n° 41 dicembre 2014 - febbraio 2015
amminiamo insieme C Periodico della ComunitĂ dei Santi Pietro e Paolo in Castrezzato
Sommario
Camminiamo insieme
Periodico della Comunità parrocchiale dei Santi Pietro e Paolo in Castrezzato N. 41 dicembre 2014 - febbraio 2015
In copertina
Hanno collaborato a questo numero: mons. Mario Stoppani, don Claudio Chiecca, mons. Vittorio Formenti, p. Lorenzo Agosti, Marco Piscioli, Silvana Brianza, Elena Falocchi, Ettore Galloni, Catechisti, Oratorio, Azione Cattolica di Castrezzato, Quelli del Coretto S. Maria degli Angeli Contributi di: Mons. Lorenzo Voltolini arc. di Portoviejio (Ecuador), Beppe Marinelli, Aurelio Molè, Daniele Zappalà del Quotidiano cattolico “Avvenire”, don Danilo Zanini missionario, p. Carlos Cabecinhas Rettore del Santuario di Fatima, Corale Don A. Moladori, Gruppo dei Cresimati e Comunicati del 2014, Gruppo di preghiera e Gruppo missionario, Giuseppe Zammarchi, Gruppo Presepe vivente Fotografie Erika Zani Segreteria Agostina Cavalli Impaginazione Giuseppe Sisinni
Gesù nasce per tutti (composizione fotografica) “Il Verbo si è fatto carne” Questo il lieto annuncio del Natale. Facendosi vero uomo come noi, Dio si è unito, in un certo senso, con tutti gli uomini e le donne che sono sulla faccia della terra. Natale è festa dell’umanità, di tutta l’umanità, di ogni bambino/giovane/adulto/anziano che trova nel volto di Cristo la sua stessa umanità fragile e grande ad un tempo, protesa verso una pienezza di vita che solo l’Autore della vita può donare. Le sofferenze dell’umanità e di tanti cristiani - doppiamente nostri fratelli - interpellano la coscienza di ciascuno di noi e ci impediscono di essere indifferenti. Sia davvero il Natale la festa della speranza, perché l’umanità del Verbo è in tutto simile alla nostra. (d. M.)
Papa Francesco Le omelie del mattino a Santa Marta
www.news.va/it/sites/meditazioni
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Camminiamo insieme
Sommario 3 4 8 10 17 20 26 30 36 40 45 49
Lettera del Parroco La Parola viene ad abitare tra di noi
Con la Chiesa Cristiani: 150 milioni sotto assedio
Con la Chiesa Perchè avere paura delle novità?
Natale La pecora nera
Spiritualità Liberi di credere
Testimonianze Un’esperienza di dodici anni
Anniversari 40° di ordinazione e decennio di parrocchiato di don Mario
Spazio oratorio Ti seguirò dovunque Tu vada
Spazio oratorio Cresime e prime Comunioni
Vita in parrocchia Ben riuscita l’esperienza della settimana della Madonna di Fatima
Vita in parrocchia Cittadinanza onoraria al nostro parroco
Vita in parrocchia Ricollocate le campane sulla Torre Maggiore
Lettera del Parroco Si rinnova il mistero del Natale
La Parola viene ad abitare tra di noi
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el prologo dell’evangelista Giovanni è scritto: “La Parola (il Verbo) sì è fatta carne ed è venuta ad abitare tra di noi” e …”venne tra i suoi, e i suoi non l’hanno accolta. A quanti però l’hanno accolta ha dato il potere di diventare figli di Dio” (Gv 1, 1112). Qui c’è tutto il mistero del Natale. Se la Parola stessa di Dio, fatta carne in Gesù Cristo, non è stata accolta, anzi è stata contraddetta e rifiutata fino all’evento della croce, come pensare che la Parola di Dio predicata anche oggi dalla chiesa nel mondo possa essere esente dal rifiuto, dall’opposizione, dalla negazione? Eppure va detto con forza: Dio, la cui Parola è rifiutata nel mondo, ha amato e ama questo mondo; ha inviato e continua ad inviargli la buona notizia, il Vangelo che è suo Figlio stesso Gesù Cristo! Anche oggi c’è chi l’accoglie con amore. Nel contesto culturale difficile di oggi, tutti ci rendiamo conto che le minacce più insidiose per il cristianesimo non vengono solo dall’esterno della chiesa (basti pensare ai tanti cristiani nel mondo che subiscono persecuzione...), dai non credenti o avversari (semmai costoro sono un’occasione per vivere il comandamento evangelico dell’amore ai nemici (Lc 6, 27-35), ma dai credenti stessi, quando con le loro infedeltà contraddicono il vangelo e il suo annuncio. Ci sono poi altre difficoltà legate alla secolarizzazione, all’indifferentismo della maggior parte degli uomini
delle nostre società post-cristiane e il pluralismo religioso dovuto alle migrazioni di credenti di altre religioni nel nostro continente. Ci chiediamo: “Perché il cristianesimo ha cessato di essere interessante agli occhi di molti? E ancora, sono essi stessi davvero evangelizzati, così da poter essere efficaci evangelizzatori? Il fatto che vi siano degli atei, non fa che rafforzare la scelta di libertà che sta alla base di una vita cristiana. Più che mai noi cristiani siamo chiamati oggi ad essere uomini e donne di comunione e a rendere le nostre chiese autentiche “case e scuole di comunione” (S. Giovanni Paolo II). C’è poi il problema dell’evangelizzazione delle giovani generazioni, in gran parte assenti alla vita sacramentale delle parrocchie. Questi giovani sono, in gran maggioranza appartenenti a famiglie cristiane, ma nelle quali sono presenti un’incapacità di trasmissione e una labilità nel rapporto con la comunità cristiana tali da impedire ogni “eredità” religiosa. Qui va detto che si registra “una rottura delle tradizioni” che ferisce la memoria collettiva della nostra società, con grande responsabilità del sistema educativo, familiare, scolastico e parrocchiale. I giovani di oggi non professano un’incredulità intellettuale: cercano piuttosto proposte di senso, vogliono tentare un cammino che trovi senso con gli altri, non apprezzano le soluzioni prefabbricate. Non è “riscaldando “le liturgie con effetti musicali particolari che si risolverà
il problema della trasmissione della fede o con altre sofisticate strategie pastorali! Su questo punto occorre che “i padri e le madri” si interroghino sulla possibilità di una cultura della “presenza”, sull’eloquenza della loro fede e della loro vita cristiana quotidiana. Il dialogo è possibile con i giovani: ma si ha la volontà di trasmettere loro un’eredità spirituale che anche loro hanno saputo “cogliere” dalla nostra vita? Anche oggi il Verbo si fa carne e viene ad abitare in mezzo a noi! Vorremo anche noi, bambini, giovani, adulti e anziani farlo entrare ed abitare nella nostra vita? Natale è tempo di speranza e di preghiera “Vieni, Signore di giustizia e di pace! Vieni, Signore a salvarci! Sei Tu Signore la via della vita!” Per la notte di Natale, chiudiamo gli occhi e immaginiamo un mappamondo illuminato da una varietà immensa di luci; piccole e grandi, vicine e lontane, accese in tutti i continenti: sono le luci dei volti e dei cuori che attendono il Salvatore, che gli fanno posto nella vita, che imparano da Lui ad amare il Padre celeste, ma anche il fratello di carne che gli vive accanto! Questo è l’augurio del vostro parroco. Cristo bussa ancora alla porta del nostro cuore: tocca a noi aprirgli subito, appena arriva e bussa! Mai come oggi servono uomini e donne che narrino con la loro esistenza che la vita cristiana è “buona”. Anche a Castrezzato! Buon Natale a tutti.
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Il vostro Parroco don Mario
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Con la Chiesa Analisi e reportage mostrano che oggi la religione del Vangelo è la più oppressa al mondo
Cristiani: 150 milioni sotto assedio
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erché gli amici di Cristo sono discriminati e perseguitati in così tante contrade dell’ecumene in quest’inizio del XXI secolo? Perché così spesso il mondo continua a tacere anche quando ha ancora le retine impresse dai rivoli di sangue dei nuovi martiri? Sono domande vertiginose, oltre che di un’attualità bruciante e sconcertante. Impossibili da affrontare con un unico metro. Troppo vaste, in ogni caso, per le capacità di comprensione di singoli esperti o interpreti. Da anni, un numero crescente di rapporti e relazioni cerca di quantificare il fenomeno su scala regionale e planetaria, attingendo a fatica dati da fonti che rischiano non di rado in prima persona per il coraggio di ogni testimonianza. Ma le addizioni spaventose di dati,
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così come i reportage dal vivo dagli epicentri afro-asiatici delle nuove persecuzioni anticristiane, rappresentano tasselli di un mosaico di cui si cominciano appena a scorgere i grandi elementi d’insieme. A tentare di far luce sulle analogie e i nessi profondi fra le faglie planetarie dell’odierno odio anticristiano è adesso il volume Il libro nero della condizione dei cristiani nel mondo, una raccolta articolata di studi, riflessioni e testimonianze pubblicata oggi in Francia dalle edizioni XO, prima di un’uscita italiana a inizio novembre per i tipi di Mondadori. Papa Francesco, in un’intervista al quotidiano catalano La Vanguardia dello scorso giugno, aveva affermato: «Sono convinto che la persecuzione contro i cristiani
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oggi sia più forte che nei primi secoli della Chiesa. Oggi ci sono più cristiani martiri che a quell’epoca. E non è una fantasia, lo dicono i numeri». In proposito, le oltre seicento pagine del nuovo volume possono essere lette pure come un dettagliato sviluppo delle parole del Pontefice. Un simile lavoro, durato due anni, ha richiesto la supervisione di tre curatori di fama internazionale: monsignor Jean-Michel di Falco, vescovo di Gap e Embrun ed ex portavoce della Conferenza episcopale francese, il britannico Timothy Radcliffe, già alla guida dell’ordine domenicano fra il 1992 e il 2001, lo storico Andrea Riccardi. Secondo le definizioni e gli approcci adottati, le stime sul nu-
Con la Chiesa mero di cristiani perseguitati nel mondo variano fra cento e centocinquanta milioni, ma si sale fino a duecento milioni se si allarga lo spettro alle forme gravi di discriminazione. La difficoltà nella raccolta dei dati è analoga anche per il numero di vittime. Le stime più restrittive, come quella del sociologo tedesco Thomas Schirrmacher, parlano di circa settemila martiri all’anno, mentre alcune istituzioni statunitensi come il Csgc (Center for the study of global Christianity) giungono alla stima media di centomila cristiani uccisi ogni anno per la loro fede lungo l’ultimo decennio. In ogni caso, «non ci sono dubbi sul fatto che oggi i cristiani rappresentino la confessione più perseguitata del pianeta», ricorda l’introduzione del volume. Più che soffermarsi sulle statistiche, spesso riprese da istituzioni specializzate come il Pew research center di Washington, il volume offre soprattutto chiavi di lettura preziose per nutrire il dibattito. La tesi introduttiva è che si possa ormai parlare su scala planetaria di un’autentica “guerra globale” contro il cristianesimo, espressione difesa in particolare dal saggista statunitense John Allen, vaticanista del Boston Globe. In proposito, un dato sconcerta: l’ottanta per cento degli atti di persecuzione religiosa è orientato contro i cristiani. Eppure, a fronte dell’ampiezza e profondità del fenomeno, un’impressionante cortina di silenzio ha circondato a lungo questo scenario di morte. Un puro caso? No, secondo molti autori del volume, che considerano questi silenzi come profondamente rivelatori. Nelle università e nei media, in Europa ancora più che negli Stati Uniti, l’indifferenza è stata a lungo alimentata anche da correnti laiciste o anticlericali, sostiene Allen, che cita al contem-
po i probabili effetti imprevisti del “politicamente corretto” abbracciato pure da molte istituzioni e denonominazioni cristiane, che «considerano fondamentale mantenere “relazioni di buon vicinato”» nel quadro del dialogo interreligioso. Potrebbero aver pesato anche fattori come la distanza dei teatri di molte persecuzioni o la stessa complessità degli specifici contesti culturali. Accanto a questa dimensione più sociologica, il volume esplora due altri volti del fenomeno spesso sottaciuti, legati tanto alla natura stessa del cristianesimo, quanto alla congiuntura geopolitica di quest’inizio di Terzo millennio. Fra gli interventi più controversi ma anche originali, figura un’intervista alla storica francese Marie-Françoise Baslez, che avanza la tesi di un «martirio di costru-
PAKISTAN Popolazione = 184.753.300 Musulmani = 96,2% Cristiani = 2,2% Altri = 1,6%
zione» che ha accompagnato la storia del cristianesimo fin dalle origini. Per la studiosa, è difficile scorgere nel cristianesimo tracce durature di un «martirio di disperazione». Molto più radicata pare invece una tradizione di martirio costruttivo «nel quale la persecuzione trasmette l’immagine di una Chiesa integrata». Questo segno di contraddizione opposto già alle persecuzioni dei primi secoli ha sempre permesso ai cristiani di non rinchiudersi, garantendo anche «una migliore visibilità nella repressione». Pare destinato ad alimentare il dibattito pure l’intervento del teologo ortodosso e saggista JeanFrançois Colosimo, che invita ad interpretare le attuali repressioni anche nel quadro di una nuova fase di espansione del cristianesimo nel mondo. In quest’inizio di Terzo millennio, la frontiera del cristianesimo è il Pacifico, dopo l’espansione nel Mediterraneo (I millennio) e quella nell’Atlantico (II millennio). Alcuni interventi del volume, poi, citano i primi segnali recenti di attenzione nel mondo musulmano verso le persecuzioni anticristiane. Ma su questo fronte gli interrogativi restano per il momento tutti senza risposta. Quale sarà, ad esempio, l’impatto di testi come il recente “Appello di Parigi” sottoscritto dall’islam ufficiale transalpino? E i migliaia di nuovi martiri del Terzo millennio potranno finire per favorire un confronto più franco e cooperativo fra cristianesimo ed islam?
Poveri, relegati in baraccopoli e ignorati dallo Stato, i cristiani - spesso provenienti dalle caste più basse - si battono per la loro fede e la loro sopravvivenza. Particolarmente drammatica la situazione delle donne, come ricorda il dramma di Asia Bibi
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Daniele Zappalà Avvenire
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Con la Chiesa IRAQ Popolazione = 31.466.698 Musulmani = 97,3% Cristiani = 1,4% Altri = 1,3% Nell’ultimo decennio l’antica comunità cristiana irachena è passata da 1.200.000 a meno di 400.000 persone. Oggi a Mosul le case dei cristiani sono marchiate con la “N” di nazareno (cristiano): con quella lettera il sedicente Califfato ha marchiato le case prima di costringere i cristiani alla fuga
IRAN Popolazione = 74.733.230 Musulmani = 99% Altri = 0,8% Cristiani = 0,2% Centomila cristiani, ripartiti in diverse comunità e sempre sotto la spada di Damocle del “proselitismo”
TURCHIA Popolazione = 73.722.988 Musulmani = 97,4% Agnostici/Atei = 2% Cristiani = 0,3% Altri = 0,3% A inizio ‘900 la comunità cristiana turca era la più numerosa del Medio Oriente: oggi è ridotta a poche migliaia
SIRIA Popolazione = 23.000.000 Musulmani = 92,8% Cristiani = da 5 a 10% Agnostici/Atei = 2% I due milioni di cristiani della Siria, Paese di antichissima tradizione - qui avvenne la conversione di San Paolo - subiscono la violenza della guerra civile condotta dagli islamisti contro un regime che di fornte alla ribellione ha mostrato il suo volto sanguinario
MESSICO Popolazione = 122.000.000 Cristiani = 95,9% Agnostici/Atei = 2,7% Altri = 1,4% Vescovi e preti in prima linea contro la violenza diffusa
CUBA Popolazione = 11.241.161 Cristiani = 60% Senza religione = 23% Religione tradizionale = 17% Il processo di ritorno alla libertà di culto è ancora fragile e gli spazi pubblici dei cristiani restano ristretti
COLOMBIA Popolazione = 48.320.000 Cristiani = 95,7% Altri = 4,3% Paese cattolico, eppure che detiene il primato mondiale per numero di preti, pastori o religiosi uccisi da armi da fuoco: sono vittime di guerriglieri, paramilitari, narcotrafficanti e politici corrotti. Come, nel 2013, Bernardo Echeverri e Hector Fabio Cabrera
INDIA Popolazione = 1.252.193.422 Indù = 73,1% Musulmani = 13,7% Animisti = 4,1% Cristiani = 2,1% Quel 2% significa ben 23 milioni di persone. I nazionalisti Indù stanno moltiplicando le profanazioni di chiese, gli omicidi e i pogrom
COREA DEL NORD Popolazione = 24.900.000 Cristiani = ? L’ateismo di Stato ufficiale si è di fatto trasformato nel culto della dinastia comunista al potere. Impossibile avere dati certi sul numero e sulla sorte dei cristiani repressi e rinchiusi nei campi di prigionia del regime
LIBANO Popolazione = 4.254.583 Musulmani = 52,8% Cristiani = 37,6% Drusi = 6,7% Altri = 2,9% La più importante comunità cristiana del Medio Oriente teme l’instabilità regionale
ISRAELE E PALESTINA Popolazione = 8.050.000 Ebrei = 72,5% Musulmani = 19,3% Agnostici/Atei = 4,8% Cristiani = da 2 a 3% Altri = 1% Dal 1948 a oggi i cristiani in Terra Santa sono passati dal 10% a poco più del 2%
BRASILE Popolazione = 200.400.000 Cristiani = 91% Altri = 9% Dal 1978 il domenicano Henri Burin des Roziers difende i diritti dei contadini senza terra di fronte a latifondisti e multinazionali: sulla sua testa c’è perfino una taglia
ARABIA SAUDITA Popolazione = 27.136.977 Musulmani = 93% Cristiani = 4,9% Altri = 2,1% Nella roccaforte dell’Islam vive in clandestinità più di un milione di cristiani, per lo più immigrati
SRI LANKA Popolazione = 20.653.000 Buddisti = 68% Indù = 13,1% Musulmani = 9,6% Cristiani = 8,08% Altri = 0,5% Sorprende l’emergere di movimenti buddisti anticristiani e antiislamici, con bonzi che protestano regolarmente contro chiese e moschee
Con la Chiesa LIBIA Popolazione = 6.545.619 Musulmani = 96,6% Cristiani = 2,7% Altri = 0,7% Nel contesto di violenza seguito alla caduta del regime di Gheddafi, a pagare sono i tanti cristiani giunti come migranti dall’Africa subsahariana
TUNISIA Popolazione = 10.549.200 Musulmani = 99,5% Altri = 0,3% Cristiani = 0,2% Della fulgida Chiesa di Cartagine e delle grandi missioni del XIX secolo resta solo una manciata di cristiani
ALGERIA Popolazione = 35.423.000 Musulmani = 98% Agnostici = 1,8% Cristiani = 0,2% Impossibile dimenticare i sette monaci di Tibhirine, rapiti e poi assassinati nel 1996
CENTRAFRICA Popolazione = 4.505.945 Cristiani = 66% Animisti = 18,4% Musulmani = 14,7% Altri = 0,9% Il Paese, in maggioranza cristiano, dal 2013 è insanguinato da una guerra civile dai contorni anche religiosi
CINA Popolazione = 1.339.724.852 Agnostici/Atei = da 35 a 40% Religioni tradizionali = ca 30% Buddisti = da 20 a 30% Cristiani = da 5 a 7% Musulmani = 1,6% Il regime comunista mantiene sotto stretta sorveglianza le Chiese con intimidazioni e incarcerazioni. Eppure il cristianesimo cresce
NIGERIA Popolazione = 173.600.000 Cristiani = 45,5% Musulmani = 45,4% Animisti = 8,8% Altri = 0,3% Gli attentati e i rapimenti perpretati dal movimento islamico Boko Haram esacerba la divisione tra Nord musulmano e Sud cristiano
REPUBBLICA DEMOCRATICA DEL CONGO Popolazione = 67.827.495 Cristiani = 66% Musulmani = 18,7% Animisti = 14,7% Altri = 0,6% Tra bande di guerriglieri ed esercito corrotto la violenza è ormai endemica in un Paese enorme e ricco di risorse naturali
SUDAN Sudan del Nord (non ci sono dati
ERITREA Popolazione = 5.223.994 Musulmani = 49,2% Cristiani = 47,3% Altri = 3,5% Il regime militare considera sovversive tutte le Chiese, che vengono duramente represse
ETIOPIA Popolazione = 82.101.998 Cristiani = 56,6% Musulmani = 34,7% Animisti = 8,4% Altri = 0,3% Paese laico ma caratterizzato da gravi tensioni tra cristiani e musulmani
SOMALIA Popolazione = 9.358.602 Musulmani = 99,8% Cristiani = 0,1% Altri = 0,1% Domina l’Islam della shari’a e i pochi cristiani sono a volte vittime di una caccia all’uomo
disponibili per il Sudan del Sud)
Popolazione = 36.300.000 Musulmani = 93% Cristiani = 5% Animisti = 2% In cinquant’anni di guerra civile il Nord arabo-musulmano ha decimato le popolazioni cristiane del Sud fino alla divisione del Paese, nel 2011
EGITTO Popolazione = 83.000.000 Musulmani = da 90 a 94% Cristiani = da 6 a 10% La Chiesa Copta, che risale al I secolo, oggi per sopravvivere è costretta in misura sempre maggiore a chiudersi all’interno delle proprie comunità. Con il rischio di emarginarsi
MAROCCO Popolazione = 32.381.283 Musulmani = 98,9% Altri = 1% Cristiani = 0,1% Il recente arrivo delle comunità evangeliche sta portando anche il Marocco a interrogarsi sul tema della libertà di coscienza
VIETNAM Popolazione = 86.927.700 Buddisti = 49,2% Agnostici/Atei = 19,3% Nuove religioni = 11,1% Animisti = 10,4% Cristiani = 8,5% Altri = 1,5% Negli ultimi anni la resistenza della Chiesa cattolica ha obbligato il regime comunista ad allentare la repressione
Con la Chiesa Concluso il sinodo straordinario sulla famiglia
Perchè avere paura delle novità? In Italia si separa una coppia su tre. La durata media di un matrimonio è di 15 anni per le separazioni e 18 per i divorzi. Nel Sinodo si è molto riflettuto sulla possibilità che i divorziati risposati civilmente accedano alla Penitenza e all’Eucaristia. La questione va approfondita. Pag. seguente: in Italia nel 2013 sono nati appena 515 mila bambini, record storico negativo.
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a vera novità del Sinodo straordinario sulla famiglia e il Sinodo stesso che riprende la sua forma e vocazione originaria. Istituito il 15 settembre del 1965 da Paolo VI per mantenere vivo lo spirito di collegialità episcopale formatosi dall’esperienza conciliare, nel corso degli anni si e affievolito fino a divenire una copia piuttosto sbiadita delle intenzioni originarie. La parola Sinodo deriva dalle due parole greche syn e odos che significano letteralmente “strada comune”. È un tratto di strada fatto insieme in cui non può non riecheggiare l’eco del percorso fatto da due discepoli verso Emmaus, una cittadina distante una decina di chilometri da Gerusalemme, con Gesù stesso che spiegava loro il vero senso delle Scritture perché «non e facile essere aperti a Gesù — diceva papa Francesco nell’udienza generale del 23 aprile scorso —, non e scontato accettare la vita del Risorto e la sua presenza in mezzo a noi». Giovanni XXIII, il papa del Concilio, appuntava il 25 maggio del 1963, poco prima di morire, sul Giornale dell’anima, il suo libro di pensieri spirituali: «Non e il Vangelo che cambia, siamo noi che cominciamo a comprenderlo meglio». Potrebbe essere questa una della chiavi di lettura di un “cammino insieme” appena comin-ciato che approderà, forse, a nuove soluzioni pastorali per far risplendere la
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bellezza e sanare le ferite della famiglia. «Come in ogni cammino — ha altresì detto papa Francesco a conclusione del Sinodo — ci sono stati dei momenti di corsa veloce, quasi a voler vincere il tempo e raggiungere al più presto la meta; altri momenti di affati-camento, quasi a voler dire basta; altri momenti di entusiasmo e di ardore». 253 partecipanti, tra cui 14 coppie di sposi, hanno affrontato le sfide della famiglia oggi nei suoi problemi reali parlando con massima libertà. La dinamica della sinodalità l’aveva indicata papa Francesco stesso nel suo discorso introduttivo: «Una condizione generale di base e questa: parlare chiaro». Con parresia, cioe con schiettezza. «Bisogna dire tutto quello che nel Signore si sente di dover dire: senza rispetto umano, senza pavidità. E, al tempo stesso, si deve ascoltare con umiltà e accogliere con cuore aperto quello che dicono i fratelli». Metodo conciliare È, di fatto, il metodo conciliare che osserva le sfide della famiglia in un rapporto dialogico positivo con l’umanità non considerando più la Chiesa «cittadella assediata» a difesa dei «principi non negoziabili», ma «seme e strumento del Vangelo» attraverso la lettura «dei segni dei tempi» di una comunità cristiana in comunione. Interventi liberi a volontà, ascolto reciproco, confronto talvolta duro, in un clima
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di grande libertà e fraternità sono state le caratteristiche del Sinodo. Il papa stesso e stato sempre presente, in silenzio, per ascoltare. Eppure Bergoglio, durante il Sinodo ha parlato attraverso le omelie mattutine a Santa Marta come quando ha osservato che i dottori della legge non sono capaci di vedere i «segni dei tempi». Non comprendono perché «chiusi nel loro sistema». Gesù violava le norme perché andava incontro ai peccatori e ai pubblicani quando a loro «non piaceva, era pericoloso; era in pericolo la dottrina, quella dottrina della legge, che loro», i «teologi, avevano fatto nei secoli». «Loro non capivano che Dio è il Dio delle sor prese, che Dio e sempre nuovo; mai rinnega sé stesso, mai dice che quello che aveva detto era sbagliato, mai, ma ci sorprende sempre». Sarà un caso, ma e la stessa frase forte lanciata durante l’omelia per la canonizzazione di Paolo VI, un papa capace di leggere i segni dei tempi, appuntamento che ha concluso il Sinodo straordinario sulla famiglia. «Dio non ha paura delle novità! Per questo, continuamente ci sorprende, aprendoci e condu cendoci a vie impensate». La relazione finale La relazione dopo il dibattito, una sintesi a metà. Sinodo, introduceva già delle frasi e dei concetti che mai in precendenza erano ri-
Con la Chiesa
echeggiate in Vaticano. In un contesto segnato dall’individualismo e dall’edonismo in cui e marcato uno scarto significativo tra la dottrina cristiana e la prassi dell’esperienze affettive degli uomini e delle donne del nostro tempo, serve un adattamento pastorale che coniuga verità e misericordia per valorizzare e riconoscere «elementi positivi anche nelle forme imperfette» delle convivenze, dei matrimoni civili, dei divorziati risposati «apprezzandone più i valori positivi che custodiscono, anziché i limiti e le mancanze». Ma il vero affondo lo si trova in quei paragrafi che vanno sotto il nome di «accogliere le persone omosessuali» in cui si dice che «hanno doti e qualità da offrire alla comunità cristiana» e «vi sono casi in cui il mutuo sostegno costituisce un approccio prezioso per la vita dei partner» nelle unioni omosessuali. Sono gli argomenti più spinosi, a cui e più sensibile il mondo occi-
dentale: in tre paragrafi della relazione finale non hanno raggiunto la maggioranza dei due terzi. Il paragrafo 52 sull’ammissione alla Comunione dei divorziati risposati ha prodotto 104 sì e 74 no, il paragrafo 53 sulla comunione spirituale 112 sì e 74 no, Il paragrafo 55 sugli omosessuali 118 sì e 62 no. Gli altri 59 paragrafi, per un totale di 62, hanno raggiunto tutti una maggioranza superiore ai due terzi. Si spazia a 360 gradi sul contesto culturale dove vive la famiglia, la solitudine, gli aspetti positivi, il desiderio di famiglia che resta vivo, un’adeguata preparazione al matrimonio, l’unione indissolubile tra uomo e donna, la fedeltà e l’apertura alla vita, la sacramentalità del matrimonio cristiano, la sfida della natalità e dell’educazione, fino alla cura delle famiglie ferite. «I padri sinodali — si legge nel paragrafo 45 — hanno avvertito l’ur-
genza di cammini pastorali nuovi» per ascoltare, accogliere e accompagnare i separati e divorziati con centri di ascolto specializzati nelle diocesi e con lo snellimento delle procedure per il riconoscimento della nullità delle nozze. L’accordo non c’e sull’accesso ai sacramenti della Confessione e dell’Eucaristia. Le riflessioni proposte indicano prospettive che saranno approfondite e precisate nelle discussioni che si faranno nelle chiese di tutto il mondo fino al prossimo Sinodo sulla famiglia dell’ottobre 2015, dove si prenderanno le decisioni definitive. Ma qualcosa e già cambiato. Emerge lo sguardo del Vangelo: di chi non e possessore della coscienza, dei sacramenti, della misericordia, della verità, ma “cammina insieme” seguendo Gesù come nella via verso Emmaus.
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Aurelio Molè
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Con la Chiesa Intervista al Cardinale Muller
Tutelare la sacramentalità
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Chiesa, non può accedere alla Comunione, questi deve essere accolto e aiutato a vivere tale condizione come una croce, cioè come un’occasione propizia, anche se dolorosa e faticosa, per camminare seguendo il Signore Gesù. Egli può allora partecipare alla Messa, pregare, unirsi spiritualmente al Signore, vivere la vita della, comunità, praticare la carità, testimoniare la fede, mostrare a tutti la speranza che nasce nel cuore di chi segue sinceramente Gesù».
l card. Gerhard Ludwig Muller è prefetto della congregazione della Dottrina per la fede. Vanta un passato di 36 anni di vita pastorale, di cui dieci come vescovo nella diocesi di Regensburg. A livello personale conta 23 tra nipoti e pro-nipoti. Egli ha potuto conoscere personalmente la tensione tra fedeltà alla Parola di Gesù e situazioni pastorali particolari. Nel suo libro “La speranza della famiglia” lei scrive che, a suo parere, «l’obiettivo principale del prossimo Sinodo dovrebbe essere il compito di recuperare l’idea sacramentale del matrimonio e della famiglia». Che valutazioni e bilancio fa del Sinodo? «Penso che la più grande sfida sia quella di promuovere e tutelare la sacramentalità del matrimonio come un mezzo di grazia istituito da Gesù Cristo contro la banalizzazione dell’unione coniugale. Poi noi cristiani dobbiamo sottolineare non solo l’indissolubilità, ma anche la sacramentalità del matrimonio, la presenza salvifica di Dio in questa relazione, la quale rappresenta un salto qualitativo. In questo è fondamentale la testimonianza di tanti fedeli laici: deve diventare come una lampada, visibile a tutti, che illumina il mondo e che non può più rimanere nascosta». Data per scontata l’indissolubilità del matrimonio, che soluzioni si possono prospettare perla Comunione ai divorziati risposati?
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«Sinceramente non vedo un grande spazio per questa prospettiva. Non si tratta di escludere qualcuno o non volere la sua salvezza: la salvezza è anzitutto affare di Dio e, sia chiaro, noi vorremmo la salvezza di tutti! Nessuno di noi gioisce al pensiero che qualcuno si perda. Ma dobbiamo essere leali con i mezzi di salvezza che possiamo offrire ai nostri fratelli. Non è possibile accedere alla Comunione se si intrattiene un legame more uxorio con una persona diversa da quella con cui si è validamente sposati. Ripeto, “validamente sposati”, perché oggi, di fatto, tanti matrimoni sono nulli. La vera questione non mi pare sia Comunione “sì” o Comunione “no”, ma piuttosto come aiutare ciascuno dei nostri fratelli ad un autentico e sincero cammino di fede, nella sua particolare condizione. Perché, senza fede autentica, a che serve l’accesso alla mensa eucaristica? «Allora, se vi è chi, alla luce della fede e dell’insegnamento della
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Lei ha più volte espresso il pensiero che la parola misericordia spesso pronunciata da papa Francesco è a volte fraintesa... «Quando ci sono degli ostacoli per l’accesso ai sacramenti non è per una mancanza di misericordia della Chiesa. La misericordia di Dio non si limita solo al perdono dei peccati ma è un dono che ci dà una nuova vita, ci rende autentici figli di Dio. È conversione e rinnovamento del cuore e del nostro atteggiamento. Il figliol prodigo era perduto ma ha ritrovato una nuova comunione con il Padre celeste. Non si tratta di coprire il peccato, ma di distruggerne l’effetto negativo generando nuova vita: questa è la misericordia di Dio. A volte la misericordia può essere anche una croce. La vera questione, ripeto, è allora accompagnare davvero nel cammino della fede tanti nostri fratelli che portano la croce».
Con la Chiesa
Il Cardinale Kasper
Un passo avanti
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a questione pastorale dei divorziati risposati è divenuta emergente nelle discussioni in preparazione al vicino Sinodo dopo l’introduzione del cardinal Kasper, teologo, al Concistoro del 20-21 febbraio scorsi. Lei è stato in prima linea nelle discussioni in vista del Sinodo. Un suo bilancio? «La mia valutazione è molto positiva. È stato uno scambio molto fraterno perché nella sostanza c’è unità nell’episcopato ed è normale che ci sia un dibattito su alcuni punti. Si è creata un’atmosfera nuova come ai tempi del Concilio. Anche nelle questioni più discusse, come quelle che riguardano i separati, i divorziati e gli omosessuali, abbiamo raggiunto una maggioranza qualificata, anche se relativa. Non sono deluso. Penso che ora sia chiaro che le questioni sono in tavola, devono essere discusse, approfondite, devono maturare. Non è stato deciso nulla, ma è stato un passo in avanti» . Secondo lei, quali passi in avanti sono stati fatti per la “premura” verso le famiglie nella sofferenza? «Il discorso del papa alla fine del Sinodo ha mostrato che egli vuole andare avanti, vuole una soluzione pastorale. Ho avuto la sensazione che il cosiddetto “effetto Francesco” stia crescendo nell’episcopato. Si parla di più di misericordia, c’è un nuovo approccio ai problemi, si vuole essere per la
gente, con la gente. Si comincia con i problemi, ma poi si vuole accompagnare le persone non solo con una dottrina astratta. Penso che ci saranno frutti buoni il prossimo anno». Nell’episcopato ha trovato un’apertura a queste tematiche? «Non in tutti. Persistono dubbi, perplessità. È un loro diritto ed è normale che ci sia un dibattito come è avvenuto anche durante il Concilio Vaticano II. Ho l’impressione che alla fine con una buona maggioranza troveremo una adeguata soluzione verso un’apertura responsabile perché cresce l’idea della misericordia nell’episcopato cattolico». Lei ha proposto l’assoluzione per i divorziati risposati civilmente, ma viene ribadito, anche da al-
tri cardinali, che i divorziati permangono in uno stato di peccato grave per cui non possono avere l’assoluzione. Come poterne uscire? «È l’argomento centrale di coloro che si oppongono. Si deve discutere su questo punto, ma personalmente direi che se uno si pente di ciò che ha fatto, compie tutto ciò che è possibile nella sua concreta situazione. lo non avrei il coraggio di parlare di un adulterio permanente. Sono le mie domande, ma si deve approfondire. Nella pastorale molti parroci nei confessionali offrono già una certa soluzione pastorale. Senza abbandonare la dottrina, ma approfondendola, bisogna trovare non un cambiamento ma uno sviluppo dottrinale»
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Natale Aspettando il Natale
La pecora nera
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l Natale rappresenta per i credenti l’avvenimento più sconvolgente della storia: un Dio che si fa carne, nascendo in una stalla. Per i cristiani il farne memoria è fantasia, creatività, gioia e canto: il presepe inventato da San Francesco rappresenta l’esempio più poetico e coinvolgente. In tale ottica attingo alla mia memoria di bambino, quando le strade del
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paese non erano ancora asfaltate. Era allora possibile assistere nella stagione autunnale ai riti ancestrali della transumanza. Da Rovato, provenienti dagli alpeggi della Valcamonica, arrivavano i pastori seguiti dal numeroso gregge. Transitavano dal Ravellino e proseguivano per Cossirano e poi giù, fino agli ovili emiliani. Per ogni gregge un solo pastore, co-
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adiuvato unicamente da un cane fedele. Le pecore erano cariche di un manto di candida lana bianca, ma non mancavano mai alcune, rare pecore dal pelo nero, guarda caso sempre le ultime della fila e le più bistrattate dal cane di guardia. Pensando a quei lontani ricordi mi è nata nella mente una fiaba natalizia da proporre ai bambini. Anche se… il finale potrebbe inte-
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ressare pure ai grandi, pensando alla misericordia divina, tema tanto caro a Papa Francesco. *
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Nel gregge di un pastore dimorante nei pressi di Betlemme nacque un giorno una pecorina nera. La superstizione era diffusa anche ai tempi del Re Erode, per cui il pastore pensò che l’animaletto portasse male e decise di macellarlo subito. Quando ebbe in mano lo strumento di morte, si trovò davanti due occhi supplicanti rigati da lacrime. Il pastore si impietosì e, tornato sui suoi passi, cambiò idea decidendo di abbandonare la pecorina tra i boschi circostanti la cittadina della Giudea. Girovagando da sola sui colli, la pecorina crebbe brucando l’erba e nutrendosi di bacche selvatiche. Un giorno incontrò un cervo altezzoso ed elegante che bramiva presso una fonte ove si specchiava, compiaciuto per le sue belle corna ramificate. Superando la sua innata timidezza la pecora, ormai cresciuta, gli raccontò la sua triste storia di abbandono. “Peccato che tu non abbia le zanne dell’elefante per difenderti” commentò il cervo. “Ma se le avessi, non potrei più brucare l’erba fresca dei campi, né dissetarmi alla sorgente”. “Ma allora ti servirebbero due robuste corna come le mie, o magari degli artigli di leone”. “Ma poi potrei
essere tentata di attaccare gli altri animali procurando ferite”. “Allora ti sarebbe utilissimo il veleno della vipera” . “Oh no! In tale caso tutti mi odierebbero”. “Almeno tu fossi alta come la giraffa, robusta come il rinoceronte, veloce come il ghepardo…”. “Già, ma in tale modo nessuno, incontrandomi, avrebbe il desiderio di accarezzarmi!”. “Ma, insomma, tu vuoi vivere tranquilla, ma non vuoi alcun mezzo per difenderti”. “Ma nel difendermi potrei fare del male a qualcuno. No no, pecora mansueta sono nata, e tale preferisco restare!” Indispettito per il rifiuto dei suoi consigli, il cervo si allontanò. La pecora si rimise a vagare qua e là brucando la scarsa erbetta della stagione invernale. Le notti tornarono ad essere le solite, con i pensieri che talvolta non le concedevano sonno. Ma una notte… udì da lontano il delicato ragliare di un asino ed anche il leggero mugghiare di un bue. Era come se la volessero chiamare. Tese l’orecchio ed aguzzò la vista osservando la luna e le stelle: erano più lucenti del solito. Avvertì anche un profumo accattivante nell’aria tersa e serena. Ad un tratto avvertì un coro angelico e fu attratta ad oriente da una luce intensa. Seduta stante s’incamminò, curiosa ed emozionata, verso quella direzione. Incontrò pastori che portavano doni ed altre pecore, tutte bianche, per cui si vergognò un
poco del suo manto nero. Li seguì timorosa, arrivando fino ad una grotta sulla quale un gallo chicchiriava felice e due tordi zirlavano incantati. Vi entrò timorosa e guardinga. Il suo sguardo fu attratto da una giovane donna che la osservava con occhi intensi. “Da dove vieni? Sei sola?” “Si, vengo dalla collina e sono sola, poiché mi hanno cacciata dal gregge in quanto sono una pecora nera”. “Non temere! Anche per me ed il mio sposo non c’era posto negli alberghi di Betlemme. E allora ci siamo rifugiati qui, perché doveva nascere il mio Bambino, Gesù”. La pecora scrutò con aria meravigliata il Bimbo che dormiva beatamente in una improvvisata culla di paglia e fieno. “Ti prego -disse rivolta alla Mamma sussultando di gioia indicibile- prendi subito il mio latte per nutrire il tuo Bambino, e taglia la mia folta lana per riscaldarlo!”. Maria e Giuseppe, commossi, sorrisero, e parvero sorridere pure l’asino ed il bue presenti nella grotta. In quel momento il Bambino si svegliò, e tese la sua manina alla pecora nera, facendole illuminare d’immenso gli occhi, scuri come il suo pelo e lucidi per la commozione, ricolmi di gioia ormai senza più misura. Poi passarono gli anni. Quel Bambino si fece adulto, e disse un giorno: “Sono venuto al mondo per le pecore smarrite…”.
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Don Vittorio
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Natale Natale 2014
Lettera di San Giuseppe a Maria sua sposa ed al suo bambino
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io, mio Dio, che freddo stasera davanti alla grotta. Nel buio, alzo gli occhi anch'io al cielo. Troppo grande è il firmamento per non perdersi, mentre infinite stelle stanno a guardare. E uno strano silenzio ti penetra, ti addolcisce, ti placa. E facile è smarrirsi in questa quiete densa d'attesa per un povero falegname come me. Sorrido mentre penso alle mille assi piallate con tanta fatica mentre sognavo te Maria! Ora ti guardo nella grotta, fasciare il tuo “cucciolo”, fasciare ed accarezzare. Ebbra di un mistero grande a me sottratto, di un mistero ancora più grande di questo firmamento infinito. Ed io non capisco! Non ricordo, forse in sogno, forse nei miei deliri, qualcuno, forse un angelo, mi ha rassicurato, mi ha convinto a starti accanto a camminare con te, ad amarti. Ed ora, eccomi povero falegname dalle mani ruvide ad accarezzare la tua bellezza che non mi
appartiene. Quanti amori avrai Maria in eternità? Ed io a struggermi dalla gelosia.... o no!? Lascia che anch'io sia il tuo sposo Maria, lascia che anche io accarezzi questo figlio mio questo figlio di Dio! Un brivido ogni tanto mi scuote, chissà forse la paura del domani, forse l'angoscia del presente o forse la tua bellezza Maria, la tua pace! Non posso guardarti senza amarti troppo dolce, troppo smarrita, troppo fragile in quel mistero che è solo tuo! Ho deciso, anch'io voglio essere un buon padre di famiglia per voi. Mi occuperò di voi non bastano le schiere degli angeli! Dio ha bisogno anche di noi uomini! Nel tepore della grotta indago lo strano fruscio che proviene da fuori, dal buio. Ed eccola la ragione della tua venuta, figlio di Dio, figlio di Davide, figlio mio. Mille uomini inginocchiati, rapiti, uomini duri, resi forti dalle fatiche, dai mille si-
lenzi, tormentati; uomini che ogni sera, ogni notte interrogano l'anima dentro e fuori, sotto il cielo per scegliere la meta e poi all'alba ricominciare. Eccoli qui tutti inginocchiati in silenzio davanti al mistero e, tu Maria perché non sei sorpresa? Aspettavi forse qualcuno? Cosa mi nascondi con quel tuo sorriso compiaciuto? Ma lo sai o no che una spada ci trapasserà l'anima? Chissà se allora io ti sarò accanto! Mio Dio che freddo stasera! Molti anni sono passati, tanti, troppi. Da allora il mistero si è dipanato ma l'angoscia no. Io, Giuseppe padre di tanti piccoli Gesù, alle soglie del 3° millennio, sono ancora qui nella grotta del mio piccolo presepio ad aspettare te Maria. Anche a te voglio scrivere una lettera di Natale, e sai il perché? Perché non riesco mai a parlarti, perché non riusciamo mai a parlarci? E con i figli poi, tante, troppe strade da percorrere ed ognuno con il suo passo, mai insieme! Io sono troppo stanco e non alzo più gli occhi al cielo. Le stelle non sono più infinite! E tu Maria, quanto mi manca quel tuo strano sorriso pieno di mistero. Sei solo stanca non hai più meta. Dai riprendiamo ancora insieme il cammino Maria! Qualcuno ci farà da guida sono sicuro. La meta è vicina perché tardar ancora? Mio Dio che freddo stasera, stringimi a te Maria, vicino come allora! Ettore Galloni
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Natale Testimonianze di un Natale lontano
Il Natale nei nostri ricordi
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l ricordo di due coniugi alle soglie dei novant’anni, s’incentra sui momenti dei loro numerosi Natali trascorsi nella cascina tra i rigori dell’inverno e la povertà che gravava sulle loro esistenze. “Tuttavia, a Natale ci si concedeva qualcosa in più: il cappone allevato fin dalla primavera per essere servito sulla tavola della festa più solenne dell’anno, il vino di nostra produzione, fermentato nei tini in cantine odorose, il pane stesso, fatto cuocere nel forno a legna e spolverizzato con dello zucchero, prima che arrivasse il panettone. In cascina i braccianti ricevevano dal proprietario della terra qualche piccola delizia, come dei cachi da dare ai propri figli o un fiaschetto di vino buono per rallegrare la festa. Nessun lavoro era previsto per quel giorno santo se non strettamente necessario; ognuno si fermava e depositava i propri attrezzi di lavoro in onore del Cristo che nasceva. Addirittura il bestiame veniva reso partecipe di questa gioiosa festività, ricevendo in nutrimento del fieno più buono rispetto a quello usuale. Tutto doveva celebrare questo gran giorno per altro aspettato attraverso la novena, nove giornate di preghiera e di canti in attesa della nascita di Cristo. Le donne, ma anche tanti padri e fratelli, si recavano in chiesa, la sera dopo cena, sfidando il buio e l’inclemenza del tempo, per partecipare alle funzioni predi-
sposte per il Natale. Spesso vestiti in modo inadeguato, con gli zoccoli ai piedi o con abiti non certo in grado di difenderci dal gelo di quelle serate lunghe e buie. La preparazione avveniva anche nelle “adunanze” dove noi bambine di A.C., dalle piccolissime, alle beniamine, quindi alle aspiranti, fino alle giovanissime salivamo con orgoglio la scala di tutti i livelli di apprendimento. Il presepe compariva in tutte le cucine, a ridosso del 25 dicembre: si andava in cerca dell’erba “tepa”, il muschio, su cui si appoggiavano le piccole statue in gesso, sempre le stesse anno dopo anno. La giornata del Natale era anche l’occasione per un riavvicinamento tra parenti che si affacciavano sulla soglia di casa per “fare le buone feste”, dopo aver magari percorso chilometri in bicicletta, tra la neve, su strade sterrate. Oggi, i parenti non sono più disposti a tali sacrifici e spesso non si conoscono i nipoti o i pronipoti dei propri fratelli, distanti e sconosciuti. Sembra sia venuto meno il senso di appartenenza ad un ceppo familiare, ognuno chiuso in sé nelle proprie comodità e miserie.” Una vivace signora ottantenne, che essa stessa si definisce di memoria svanita, racconta dei suoi poveri natali da ragazza. “La mattina del Natale si andava molto presto in chiesa, dove si poteva pregare davanti alla sta-
tua del Bambino Gesù, dato che in casa nostra non potevamo permetterci neppure la presenza di un presepe; alle undici ci si sedeva a pranzo attorno ad un lungo tavolo su cui dominava una grande polenta, rovesciata su di un tagliere di legno; essa veniva tagliata con dello spago in tante piccole fette giusto il numero dei commensali, senza alcuna possibilità di una replica. La polenta era accompagnata da fichi secchi e ciccioli che la rendevano un poco più saporita. In alcune annate poteva andar meglio: quando qualche famiglia più facoltosa, in prossimità delle feste, ammazzava il maiale, le nostre nonne andavano alle loro case e con ago, filo e ditale cucivano le budella dei maiali da utilizzare per gli insaccati; allora loro venivano ricompensate con del lardo grasso e qualche pezzetto di lonza. Questo il grande e lussuoso Natale di chi ha vissuto i tempi bui della miseria.” Un’altra testimonianza: “L’avvicinarsi del Natale, in casa mia, era preannunciato da alcuni segnali inequivocabili e da ritualità riesumate per l’occasione. Anzitutto in cucina la credenza cominciava ad addobbarsi di panettoni dalla confezione inconfondibile: cartoni stellati e luccicanti, cordoncini intrecciati e dorati, etichette trasparenti e luminose, materiali questi che non rientravano
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Natale nella nostra quotidianità e che noi stavamo a fissare con occhi sgranati. La guerra finita da qualche anno faceva sentire ancora il suo strascico di povertà e di fame. In bella vista, venivano posizionati l’uno vicino all’altro fino a che tutta la credenza ne fosse piena. Era il periodo in cui ricevere un panettone era decisamente un grande pregio; lo si mangiava, anzi divorava con quel suo sapore nuovo fatto di canditi e di uvetta odorosa. I miei fratelli, tutti lavoratori, lo ricevevano dal loro datore di lavoro nel tempo in cui non vi era ancora la tredicesima, e questo omaggio rappresentava l’espressione di una sorta di ringraziamento per la dedizione mostrata dal dipendente nel corso dell’anno. (Nel giro di un decennio i panettoni lasceranno lo spazio ad una remunerazione più adeguata ad affrontare le necessità della vita!) Comunque, ogni giorno qualcuno tornava con quella confezione a forma di tronco di piramide di cui imparai il marchio d’origine con grande facilità. Sotto questa corona di delizie, nell’angolo in cui si poteva inserire la spina della corrente compariva l’albero, un povero abete sempre più spelacchiato con i rami sintetici che lasciavano andare polvere e pilucchi; appena aperte le misere braccia richiuse l’anno prima, lo si caricava di quei palloncini rossi come il fuoco, tutti uguali, semplici e lineari, i meno costosi trovati al mercato settimanale. Per ultimo, ma non certo per importanza, ecco il presepe, anzi le statuine che da anni animavano il nostro piccolo presepe, il cui allestimento comportava non poche fatiche.
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Anzitutto bisognava ripulirlo dalla polvere e dalla farina dell’anno precedente e spesso era necessario armarsi di pennelli e di colori a tempera per ridare lustro a quei simpatici personaggi: i pastori con le pecore acciambellate sulle spalle, i re magi con tanto di corona in testa e cammelli al seguito, il pescivendolo col cesto dei pesci e la contadina accompagnata dalle
oche panciute, molti altri ancora, ciascuno con i propri attrezzi da lavoro. Ma soprattutto doveva essere ridato il suo splendore al manto azzurro della Madonna e a quello marrone di S. Giuseppe. Il bambino era il più difficile da ritoccare perché piccolo e rannicchiato nella paglia. Era indispensabile, inoltre, recuperare del muschio, quello vero che tappezzava i muri degli orti da cui lo strappavamo a mani nude, con le dita intirizzite per il gelo. (Sono convinta che un
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tempo il freddo inverno mostrava il suo volto più aspro e tanta era la sofferenza nell’accogliere le inclemenze del tempo con mezzi di riscaldamento decisamente inadeguati.) Infine, non poteva mancare la capanna che ovviamente non si comprava già fatta, ma la si allestiva al momento con ceppi sottratti al camino o con quattro assi dai chiodi arrugginiti. Tanta fantasia e tanta dolcezza nel sistemare questo scenario in cui non poteva comparire il Bambino, se non la notte stessa in cui sarebbe nato. I tempi erano molto importanti e dovevano essere rispettati; a volte, la sera della vigilia, se il sonno sopraggiungeva troppo presto per noi bambini e quindi non riuscivamo a sistemare il bambinello, era la mamma che attendeva l’ora tarda per completare la scena. Il mattino lo trovavamo lì, nella culla avvolto dal bagliore del lumino acceso, e avevamo la percezione che veramente fosse nato quella notte, che fosse venuto nella nostra casa proprio per noi. Il calore di quelle emozioni, così intenso e palpitante, ci invitava a desiderare e sognare, non un altro tempo, non un futuro migliore in cui avremmo visto realizzare i nostri desideri, ma che tutto rimanesse così com’era nella magia di quei momenti carichi di mistero.” Silvana Brianza
Spiritualità Contro i fondamentalismi la libertà di cercare e servire Dio nel proprio cuore
Liberi di credere
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l termine “fondamentalismo” comunemente associato dai mass media al mondo islamico, nasce invece in ambiente protestante agli inizi del secolo scorso. Venne infatti adottato dalla Chiesa battista statunitense che, temendo la secolarizzazione delle chiese riformate di un tempo, suggerì di ritornare ai “fondamenti della fede”. Un famoso sociologo ha osservato che due sono gli aspetti che caratterizzano i fondamentalismi contemporanei: l’universalità del fenomeno (all’interno delle principali religioni mondiali negli ultimi vent’anni sono nati movimenti radicali) e la loro modernità religiosa che si confronta drammaticamente con quelle forme di credo affermatesi nel tempo come per esempio l’ateismo, l’agnosticismo etc. etc. Di fronte allo smarrimento cui l’uomo sovente fa fronte ricorrendo ad una religiosità individualistica, i fondamentalismi di qualsiasi religione propongono un’identità religiosa forte, ben definita, opposta ad ogni compromesso con la modernità, che si fonde su una verità Assoluta non negoziabile. L’esito di questa scelta religiosa è molteplice: dalla nascita di comunità che decidono di vivere isolate e lontane dal mondo, o al contrario, impegnate a rifondare la vita sociale, alla formazione di veri e propri gruppi di pressione politico-militare determinati a imporre il loro credo. Ciò a fatto sì che nel tempo il fondamentalismo
assumesse una connotazione negativa. Il fondamentalismo islamico è l’esempio più eclatante della pericolosità della miscela religione-politica; ci si nasconde dietro guerre in nome di Dio, ma che in realtà sono il semplice risultato di intolleranze razziali o di pure azioni di cattiveria espressi da persone senza una morale, che compiono stragi di innocenti, o che obbligano con la forza le persone alla conversione in un credo che si scosta dai principi fondamentali proclamati nei millenni precedenti. Non va dimenticato che esistono anche delle espressioni del cattolicesimo che, se pur non del tutto assimilabili al fondamentalismo propriamente inteso, allo stesso tempo si oppongono per integralismo e determinazione alla società moderna, auspicando il ritorno di una società cristiana medioevale. Anche nel mondo ebraico assistiamo all’azione di gruppi religiosi ultraortodossi che rifiutano ogni mediazione di stampo democratico. Tutti questi atteggiamenti di netta chiusura (fondamentalismi) non costituiscono affatto la salvaguardia di una tradizione culturale o religiosa perché è proprio nella capacità di tutelare la diversità, di promuovere la varietà religiosa e culturale, di confrontarsi con altre tradizioni, che un patrimonio tradizionale di valori e conoscenze si conserva esprimendo la propria universalità. I fondamentalismi rappresentano
sempre la medicina integralista alla risoluzione di problemi irrisolvibili; alla base di essi vi sono culture e tradizioni religiose sostanzialmente indebolite, società in crisi capaci solo di individuare l’origine dei propri guai in un nemico esterno, nella diversità…da qui o sei con me o sei contro di me! Da ciò capiamo che gli integralismi non costituiscono una rivolta contro la modernità, bensì ne rappresentano un triste risvolto. Certamente è necessario l’impegno di tutti per isolare gli estremisti, a partire da quello di una reciproca conoscenza, occorre fare uno sforzo sostenuto per ascoltarci a vicenda, per imparare gli uni dagli altri, per rispettarci e cercare un terreno d’intesa. Ed allora, liberi di credere! Il messaggio che il papa emerito Benedetto XVI lanciò per la celebrazione della Giornata mondiale della pace nel 2010 dal significativo titolo “libertà religiosa, via per la pace” è lì per ricordarci che la pace si costruisce e si conserva solamente quando l’uomo può liberamente cercare e servire Dio nel suo cuore, nella sua vita e nelle sue relazioni con gli altri. Il diritto alla libertà religiosa è radicato nella dignità della persona umana e ciò significa che i diritti degli altri, anche quelli di professare una religione diversa dalla nostra, vanno rispettati non in cambio di qualche cosa, ma semplicemente per un dovere di giustizia.
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Eleonora Falocchi
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Spazio missioni L’esperienza missionaria in Messico di don Danilo
Dobbiamo ricominciare a credere
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ono don Danilo Zanini Odescalchi, nato ad Ospitaletto Bresciano, vissuto a Londra e maturato in Tijuana, Bassa California, Messico. Sono parroco e direttore di una scuola che é stata costruita con l’apporto di familiari, amici e benefattori. Mi trovo in questa parte del mondo dal 1991, quando il Buon Dio decise di riammetermi al seminario per completare gli studi teologici e ordinarmi sacerdote il 28 gennaio 1995. La parrocchia-scuola dove svolgo il ministero è una missione atipica. Mi spiego: quando venivano i missionari in parrocchia per parlare
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delle missioni, io rimanevo stupefatto e impaurito da quei racconti di foreste impenetrabili, fra animali feroci e guerrieri neri. Niente di tutto questo qui! Oggi é doveroso chiamare “missione” ogni parrocchia che pretende di annunziare con valore ed efficacia il Vangelo. E chissà che in una situazione come quella della città dove vivo, sia ancora più difficile incontrare il modo di far riecheggiare la parola del Signore. La città conta circa (le statistiche non sono molto affidabili) tre milioni di abitanti; una popolazione che fluttua continuamente a causa della vicinanza del più ricco e popoloso stato degli
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Stati Uniti d’America, la California, che funziona come una calamita per i popoli che sopravvivono al suo Sud (Messico principalmente, Guatemala, Honduras, El Salvador...). La popolazione parrocchiale è formata da 15-20 mila abitanti, la maggior parte dei quali si è stabilita definitivamente e un quarto di essa fluttua tra cercare di rimanere qui o di saltare il confine per incontrare una forma `migliore’ di vita! Pongo l’aggettivo “migliore” tra virgolette perché non è assolutamente certo che tutti coloro che raggiungono gli Stati Uniti trove-
Spazio missioni ranno una situazione migliore. Inizialmente il fattore economico avrà un effetto immediato ed evidente: guadagnare dieci dollari l’ora non è lo stesso che raccimolare qualche peso di quando in quando nel paese natio! Il fenomento che si presenta da qualche anno in qua è il contrario: vediamo ritornare migliaia di latinoamericani, rimpatriati dai vicini americani, causa la crisi economica che colpisce il mondo intero. Così la nostra Chiesa locale diventa anche rifugio per coloro che ritornano, non avendo avuto la possibilità di riportare con sé nemmeno gli effetti personali. L’evangelizzazione di un popolo con queste caratteristiche presenta degli scogli e degli imprevisti non comuni: non c’è continuità, partecipazione, crescita programmata nella fede, i sacramenti ricevuti non sono messi a frutto e perdono il loro valore di fecondità, per questo dobbiamo lasciare in disparte i “programmi” e affidarci a ciò che lo Spirito ci suggerisce e abbandonarci a Lui. La popolazione in età da catechismo è sempre florida: circa trecento bambini ogni anno si preparano per ricevere la Prima Comunione e duecento adolescenti e giovani per ricevere la Cresima. Cifre che fanno sussultare di gioia, però una gioia effimera: pochissimi rimangono e continuano sul cammino della fede! É forse più facile evangelizzare da zero che “ricominciare a credere”. Ricevere la fede come dono è ancora fattibile per la maggior parte dei “cattolici” latinoamericani le cui radici cristiane sono evidenti, forse troppo evidenti perché troppo in superficie, ma conoscere e vivere la fede è una sfida; il dover anche difenderla presenta un altro scoglio da affrontare giorno dopo giorno: -le sette protestanti che pullulano in questa frontiera, importate dai vicini americani,
supportate dal buon fattore economico dei dollari, fanno stragi fra i cattolici! Operano nella parrocchia i Missionari Servitori della Parola, una congregazione fondata da un padre Comboniano, p. Luigi Butera, che si dedica alla evangelizzazione e difesa della fede cattolica. Penso che il lavoro più importante e immediato sia quello di far “ricominciare a credere”. La presenza dei fedeli alla messa domenicale ancora ci rallegra: cinque messe in parrocchia che vedono i banchi
pieni (500-600 fedeli ogni messa). Ma cosa riportano indietro questi fedeli? Il nostro ministero raccoglie frutti? Siamo ancora capaci di far piacere il Vangelo di Gesù? Sono interrogativi che ci poniamo tutti: parroco, catechisti, ministri e laici impegnati.Solamente un’opera di credibile esempio e forte testimonianza, che sono i doni dello Spirito Santo, potranno far ricominciare a credere.
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don Danilo Zanini
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Testimonianze Padre Lorenzo Agosti racconta la sua esperienza di Superiore generale
Un’esperienza di dodici anni
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erché non mandi per il Bollettino parrocchiale una testimonianza sul tuo servizio di Superiore generale?». È stata la proposta che mi ha rivolto don Mario al termine della concelebrazione del 5 ottobre, quando egli ha ricordato, in una chiesa gremita di fedeli, i 40 anni della sua ordinazione sacerdotale e i 10 del suo incarico come parroco. Ci ho pensato, ho accolto il suo invito e condivido volentieri con voi, miei comparrocchiani di Castrezzato, alcuni sentimenti e vicende che ho vissuto in questi dodici anni. Era infatti il 22 luglio del 2002 quando sono stato eletto come Superiore generale della mia Congregazione religiosa, quella dei Figli di Maria Immacolata – Pavoniani, di cui faccio parte dal 1969. Un mandato che mi è stato rinnovato nel luglio del 2008, sempre durante il Capitolo generale, che è l’assemblea principale che ogni sei anni una Congregazione religiosa convoca, per verificare il proprio andamento e per eleggere la Direzione generale. Il sostegno del Signore e la collaborazione dei fratelli religiosi Sono stati dodici anni intensi, in cui ho vissuto un’esperienza nuova e particolare della mia vocazione di religioso e di sacerdote, in quanto chiamato ad assumere un compito di guida, di animazione e di decisione per tutta la Congregazione. Mi è stata affidata una grande responsabilità, che mi richiede-
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va un nuovo modo di affrontare i miei impegni. Ma subito ho sentito il sostegno del Signore Gesù e ho sperimentato la collaborazione e la vicinanza dei miei fratelli religiosi (padri e laici coadiutori), che non mi hanno fatto sentire solo in questo incarico. È proprio vero che, se il Signore ci chiama ad assumere un impegno, ci dà anche l’aiuto per realizzarlo. Ed è bello che nella comunità religiosa, come dovrebbe essere in ogni comunità cristiana, ci si senta uniti e ci si dia una mano nello svolgere i compiti che ci sono affidati per il bene di tutti. La vicinanza alle persone Ogni Congregazione religiosa ha una missione da compiere nella Chiesa, seguendo l’esempio e continuando quanto ha iniziato il proprio Fondatore. La missione è portata avanti dai religiosi riuniti in varie comunità, con incarichi
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complementari e attraverso attività e opere che la realizzano. Il Superiore generale ha la responsabilità ultima di tutta la missione della Congregazione. Ma, prima delle opere, vengono le persone. Ed è stata proprio la mia principale preoccupazione quella di stare vicino alle persone, di ascoltarle e di incoraggiarle. Quanti fratelli hanno aperto il loro cuore e mi hanno edificato con la loro fede nel Signore, con il loro entusiasmo nel vivere la vocazione religiosa, con la loro dedizione appassionata all’educazione dei ragazzi e dei giovani, che costituisce il centro della nostra missione di Pavoniani! Il cammino della Congregazione In questi dodici anni, nonostante una diminuzione di vocazioni, con la disponibilità di parecchi fratelli, abbiamo potuto estendere la presenza della Congregazione in altre nazioni del mondo. Nel 2004 si è aperto in Messico, nel 2007 nelle Filippine in Asia e nel 2011 in Burkina Faso in Africa, mentre si è chiusa l’attività in Germania. Così si sono aggiunte queste nuove frontiere ai luoghi dove la Congregazione era già attiva: Italia e Spagna, Brasile e Colombia in America Latina ed Eritrea in Africa. Ogni anno ho potuto visitare le comunità presenti in queste nazioni del mondo. Queste visite hanno costituito per me dei momenti privilegiati nell’attuazione del mio servizio e mi hanno giovato umanamente e spiritualmente. Due
Testimonianze
aspetti, fra i tanti, mi hanno colpito in modo particolare in queste visite. La familiarità di molti laici Anzitutto la familiarità di molti laici con i religiosi delle comunità. Per lo svolgimento della sua missione, la nostra Congregazione si avvale della collaborazione di laici. Ed è bello notare come tanti di questi laici sono vicini ai religiosi della comunità, hanno assorbito lo spirito della Congregazione, si impegnano nel compito educativo riferendosi al progetto pavoniano, si sentono parte della Famiglia pavoniana. Vivono la loro partecipazione alla missione pavoniana come una vera vocazione, che arricchisce il loro cammino di fede e il loro impegno di cristiani all’interno della famiglia, della società e della Chiesa. Nella mia visita alle comunità, soprattutto all’estero, ho sempre sperimentato un’accoglienza calorosa da parte dei laici collaboratori, come pure da parte dei ragazzi e dei giovani che trovano nelle nostre comunità, come in una famiglia, il luogo di riferimento per la loro istruzione e per la loro formazione alla fede, alla vita e al lavoro. Una viva devozione verso il beato Lodovico Pavoni, nostro Fondatore Un altro aspetto che mi ha toccato in profondità è stata la constatazione della grande devozione e del grande amore che le nostre comunità diffondono verso il Padre Fondatore, il beato Lodovico Pavoni, sacerdote ed educatore, vissuto a Brescia nella prima metà del secolo XIX. I laici che incontrano la figura di padre Pavoni restano affascinati dalla sua santità e dalla sua genialità e dedizione educativa. Lo pregano, lo fanno conoscere, cercano di imitarlo, lo sentono vicino e vivo anche attraverso la testimonianza dei religiosi
che continuano la sua opera. In questo senso mi sono considerato fortunato, perché padre Pavoni è stato beatificato nel 2002, proprio quando stavo per iniziare il mio servizio come Superiore generale. Quell’evento ha intensificato la devozione verso padre Pavoni, tanto che speriamo che giunga presto la sua canonizzazione, cioè la sua dichiarazione a santo, in seguito ad una guarigione straordinaria avvenuta in Brasile nel 2009 e per la quale si sta svolgendo il necessario processo. Durante le visite alle comunità non posso non ricordare, tra le molte, due esperienze significative, che hanno segnato il mio spirito.
re che lì essi si trovano bene, che per alcuni è la prima volta che si trovano come in casa, in famiglia, che si sentono capiti, aiutati e non giudicati, è un’emozione intensa. E in tal modo, proprio per l’esperienza che vivono, questi giovani e meno giovani esprimono riconoscenza verso padre Pavoni. Essi sono desiderosi di conoscerlo, di saperne di più, convinti che, se coloro che lo seguono si comportano così nei loro confronti, tanto più lui, il loro fondatore, doveva avere un cuore grande ed essere veramente appassionato al riscatto e all’educazione dei giovani maggiormente esposti al fallimento della vita.
La riconoscenza di chi sta liberandosi dalla droga Anzitutto l’incontro annuale con gli ospiti della nostra comunità di S. Sebastián in Spagna, che si stanno ricuperando da varie dipendenze (droga, alcol, ecc.). Ascoltare le loro drammatiche vicende e problematiche e percepire la loro riconoscenza verso i religiosi della comunità che li accoglie e li accompagna è sempre stato per me qualcosa di commovente. Ascolta-
Qual è la missione della Chiesa? Far incontrare all’uomo l’amore di Cristo Ricordo poi un episodio che risale al marzo del 2013, pochi giorni prima dell’elezione di Papa Francesco. Mi trovavo a Villavicencio, una città della Colombia, dove la nostra comunità, in un quartiere di grande povertà, ha la cura di una parrocchia e anima un centro giovanile dedicato a padre Pavoni. Al termine di una simpatica
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Testimonianze festicciola che i ragazzi del centro avevano organizzato per la mia visita, mi si avvicina un giovane e mi chiede: «Padre, qual è la missione della Chiesa?». La sua domanda mi ha sorpreso positivamente e mi ha stimolato a cercare una risposta adeguata. Ho dialogato un po’ con lui, gli ho chiesto come lui vede la Chiesa. Si rischia di vedere la Chiesa come un’organizzazione al pari di altre realtà a livello mondiale; un’organizzazione che gestisce attività e iniziative non solo di carattere religioso, ma anche di carattere umanitario, assistenziale, sociale, culturale, economico, ecc. In quel momento mi è venuto da dirgli che la missione fondamentale della Chiesa è di far incontrare all’uomo l’amore di Cristo. Tutto quello che la Chiesa fa deve essere orientato a questo, deve far trasparire questa finalità. Sono profondamente convinto di questa verità. E credo che sia proprio questo
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anche l’insegnamento che Papa Francesco sta proponendoci in modo forte e convincente in questi primi mesi del suo pontificato; un insegnamento che tutti siamo chiamati ad accogliere e ad attuare sempre meglio. A proposito di Papa Francesco, ricordo con particolare intensità l’incontro avuto con lui, per tre ore, insieme agli altri Superiori generali (poco più di cento persone) il 29 novembre dello scorso anno, quando tra l’altro ha annunciato per il 2015 l’anno della vita consacrata. L’umanità si vuole male? Che dirvi ancora? L’esperienza di questi dodici anni mi ha fatto toccare con mano tante situazioni di povertà della gente del Sud del mondo, dove opera la Congregazione di cui faccio parte. Nello stesso tempo mi ha colpito la grande dignità con cui spesso viene vissuta questa povertà. Quante
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volte, constatando le enormi disparità tra le condizioni di vita di chi sta bene e di chi si trova nella povertà, mi sono detto: l’umanità si vuole male. Noi, e molti come noi, ci diamo da fare per migliorare le condizioni di vita di queste persone, ma quanta strada l’umanità deve ancora compiere per garantire a tutti quel minimo di dignità, di libertà e di giustizia, di cui ogni persona ha diritto! Mentre portiamo Cristo e il suo vangelo, portiamo anche quell’amore che diventa solidarietà e impegno ad alleviare le sofferenze e a dare nuove possibilità e speranza: a tutti, e in particolare alle famiglie, agli adolescenti, ai sordomuti, agli emarginati, secondo lo specifico della missione della nostra Congregazione. La preghiera di tante persone Non tutto mi è stato facile. Non sempre sono stato all’altezza di quanto mi veniva richiesto. Ho
Testimonianze affrontato momenti di prova, di fronte a situazioni che non corrispondevano a quanto ritenevo giusto e buono. Ma devo ringraziare il Signore, che non mi ha mai fatto mancare la speranza e la serenità nel cuore. Ho cercato ogni giorno di fare al meglio quanto era nelle mie possibilità e poi mettevo tutto nelle mani del Signore e nelle mani di Maria Immacolata e di padre Pavoni: «Adesso pensateci voi». In questo ho sentito il sostegno della preghiera di tante persone, che mi hanno assicurato il loro ricordo. Mi ha commosso il sentirmi dire a volte, anche da chi non me lo sarei aspettato, che pregava per me. Soprattutto varie comunità di monache di clausura, che vivono a contatto con le nostre comunità, mi hanno ripetutamente garantito il loro ricordo nella preghiera al Signore. A loro e a tutti sono immensamente riconoscente. Grazie a tutti e un appello ai cresimati del 2011 E il contatto con i miei familiari e con il mio paese? Ho cercato di non trascurarlo, compatibilmente con la priorità che ho sempre dato ai miei impegni fondamentali. Ho potuto condividere momenti significativi con i miei familiari e conoscenti ed esprimo gratitudine a quanti nel paese hanno mostrato delle attenzioni nei miei confronti e verso il Fondatore della mia Congregazione. Grazie all’amministrazione comunale, guidata dal sindaco Enrico Corna, che nella primavera del 2004 ha dedicato al beato Lodovico Pavoni la nuova piazza centrale del paese. Grazie al parroco, che nel 2007 ha collocato sulla stessa piazza una lapide in suo onore e ricordo. Grazie ancora a don Mario, che il 29 maggio del 2011 mi ha dato l’opportunità di conferire il sacramento della cresima ad oltre 50 ragazzi e ragazze della parroc-
chia. A loro ho lasciato un messaggio, ricordando una grande sfida che avevano davanti: costruire la vita sulla sabbia oppure costruirla sulla roccia. Io spero che stiano costruendola sulla roccia, cioè su valori veri e autentici, sulla fede e sull’amicizia con Cristo, sull’impegno a realizzare qualcosa di veramente bello per sé e per gli altri. Io spero che stiano costruendola su un progetto, sulla vocazione che il Signore ha su ciascuno. Per loro continuo a pregare ogni giorno. E sono disponibile ad entrare in contatto con quelli di loro, o di altri, che lo desiderano e quando lo desiderano, iniziando magari attraverso la posta elettronica, all’indirizzo l.agosti@pavo-
niani.it Questo ricordo e questo appello mi offrono lo spunto per ribadire la gioia con cui vivo la bellezza e l’impegno della mia vocazione e per rivolgere a tutti voi, giovani e adulti, l’augurio di poter approfondire sempre di più la vostra fede nel Signore Gesù, di gustarla e di saperla testimoniare con coerenza nella vita di ogni giorno. È l’augurio che accompagno con la mia preghiera costante per la comunità di Castrezzato, dove sono cresciuto nella fede e dove è nata la mia vocazione.
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Padre Lorenzo Agosti Religioso pavoniano Superiore Generale emerito
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Vita in Parrocchia Il lavoro visto da protagonisti diversi
Siamo tutti nella stessa barca
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n questi ultimi anni, a causa della crisi economica e della attuale stagnazione del mercato, è cambiato molto il modo di percepire il valore della persona in ambito lavorativo: un tempo il non avere un impegno lavorativo di qualsiasi tipo destava sospetto, oggi ci si è tristemente abituati a conoscere molte persone che sono “a casa”, in attesa di riprendere un’attività che non arriva. Questa condizione genera sicuramente problematiche economiche facilmente immaginabili, ma le preoccupazioni si fermano qui? Quali altri aspetti della vita quotidiana rimangono pieni di incognite? Ho provato a chiedere delle rispo-
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ste a questi quesiti a due persone che vivono diversamente la problematica del lavoro. La prima domanda che faccio a Francesco (nome di fantasia), imprenditore nel settore edile, riguarda i suoi affetti: è cambiato il rapporto con i tuoi famigliari? Purtroppo non sono riuscito a slegare i problemi lavorativi dalla mia vita privata e, quando rientro, porto con me le ansie del dover gestire situazioni complesse. I n un quadro dove nulla è certo e i ritardi nei pagamenti sono all’ordine del giorno, ho la consapevolezza che sto facendo il possibile per arginare il problema, ma non sempre ci si riesce e alcune situazioni ti
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appesantiscono anche quando sei a casa. E con le persone con le quali lavori? Fortunatamente non abbiamo problemi con i nostri dipendenti, ma percepisco una certa diffidenza nei miei confronti o, meglio, di ciò che ai loro occhi rappresento: quello che in fondo non sta poi cosi male! Non parliamo di chi invece a fronte di un debito fa finta di niente: purtroppo ho interrotto anche dei rapporti di amicizia con persone che si sono sempre comportate correttamente, ma nel momento della prova hanno preferito prendere la strada meno impegnativa,
Vita in Parrocchia adeguandosi ad un sistema malato che continua a fare danni. E tu, come sei cambiato? Ho deciso di fare un passo indietro recuperando un po’ di sobrietà anche negli aspetti esteriori e mi impongo di voler andare avanti, nonostante non ci siano segnali che possano giustificare grandi speranze di miglioramento. Ho poi fatto una lunga chiacchierata con Benedetto che vive la situazione da dipendente in cassa integrazione e la famiglia è sempre al centro dell’attenzione: L’idea del dover garantire economicamente la propria famiglia è sempre al primo posto e la paura di non farcela è viva e pesante. Anche alcuni capricci dei miei figli ora non ci sono più, il papà non ha più un lavoro fisso quindi ci si deve adeguare, si deve capire che non è tutto dovuto. Lo si può considerare un aspetto positivo! In effetti il maggior tempo a disposizione mi ha permesso di avvicinarmi di più ai miei famigliari e questo mi ha permesso per esempio di capire meglio alcune problematiche che prima mi sfioravano solamente, nel poco tempo che rimaneva dopo il lavoro. Ora sono impegnato anche nei piccoli lavori domestici alleggerendo il carico di lavoro a mia moglie e quando vado a letto sono più stanco di prima, ma soddisfatto del rapporto che si è rinnovato con lei e con i figli. Hai avuto un supporto da amici e conoscenti in questo periodo? Purtroppo spesso il primo modo di porsi nei miei confronti è di compatimento e il mio orgoglio porta a scontrarsi con questo atteggiamento, rendendo tutto ancora più difficile. Grande soddisfazione provo, però, quando hanno biso-
gno di una mano e mi apprezzano per le mie doti di tuttofare. E tu come sei cambiato in questi anni? Il morale è a terra, il primo periodo l’ho vissuto come se fossi circondato da persone che mi consideravano un lazzarone e mi domandavo che esempio stavo dando ai miei figli. Poi ho dovuto prendere una decisione: o piangersi addosso o rimboccarsi le maniche per tentare di venirne fuori: mi sono messo a fare piccoli lavori pur di dimostrare a me stesso e alla mia famiglia che ero comunque impegnato. Ho dovuto cambiare modo di pensare e ho dovuto capire che molte cose non sono più scontate: bisogna adattarsi, ma è una situazione mentale per cui devi riuscire ad accettare di fare un lavoro che non è secondo le tue speranze …ma lo devi fare! In questo modo ho scoperto di avere doti organizzative che prima non pensavo di avere, ma sto vivendo un tempo difficile e spesso mi ritrovo a riflettere sulla mia situazione. Alcune volte capita anche di sentire di gesti estremi, capisco bene
ciò che prova una persona in quelle condizioni e fa paura il pensiero che possa succedere anche a te. Cerco di non cadere in un vortice depressivo e vivo comunque la situazione con un sorriso: spesso è indispensabile per affrontare i piccoli problemi quotidiani. La tua fede ti ha supportato in questa fase? Istintivamente direi di no, ma pensandoci bene non è forse grazie all’insegnamento di Cristo che noi elaboriamo inconsciamente tutte le nostre decisioni? La speranza passa anche attraverso le persone che mi stanno vicino e che mi aiutano a condurre la barca durante la tempesta. In questo tempo affiorano nitidamente i nostri valori veri, quelli che ci permettono di sostenere il peso della prova e ci permettono di guardare al futuro con un filo di speranza: l’amore e l’amicizia rivestono da sempre un ruolo indispensabile per la nostra vita e sembrano essere l’unica via d’uscita per condurre la barca “fuori” dalla tempesta.
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Marco Piscioli
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Anniversari Doppio anniversario per il nostro parroco
40° di ordinazione e decennio di parrocchiato di don Mario
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gli inizi del 2014, nel corso della riunione del Consiglio pastorale parrocchiale del 31 gennaio, il nostro Parroco, presentando le varie ricorrenze dell'anno che si apriva, esprimeva il desiderio di voler ricordare il suo 40° di Ordinazione presbiterale (anno 1974) e il 10° di Parrocchiato che ricorrevano nel 2014, con la sola celebrazione eucaristica domenicale, con la partecipazione di tutta la Comunità parrocchiale affidatagli dal Vescovo dieci anni prima. La data più opportuna era quella di domenica 5 ottobre, data più vicina al suo ingresso in Castrezzato (3 ottobre 2004). Cosa che è avvenuta con viva soddisfazione di tutti. A concelebrare con don Mario c'erano don Osvaldo e P. Lorenzo Agosti. All'inizio della solenne concelebrazione, conde-
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corata dalla nostra benemerita Corale Don Arturo Moladori, il Sindaco Gabriella Lupatini, ha rivolto a Mons. Stoppani il saluto di tutta la Comunità civile, riallacciandosi alle motivazioni della già conferita cittadinanza onoraria a don Mario (29 settembre 2014). Per dovere di cronaca riportiamo in questo numero del Bollettino gli interventi di quella ricorrenza:* Il saluto del caro amico e condiscepolo di don Mario, Mons. Lorenzo Voltolini, vescovo in Ecuador (Arcidiocesi di Portoviejo); * il saluto di un parrocchiano in rappresentanza della Comunità cristiana; ed altri interventi spontanei (La Presidente e il Gruppo educatori di Azione cattolica, Gruppo di preghiera e missionario, Ragazzi e catechisti del Gruppo Antiochia, Coretto S. Maria degli Angeli (precedentemente
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espresso nel giugno 2014) e infine, l'intervento-graditissimo al nostro parroco- dell'illustre cittadino e veterano Giuseppe Zammarchi (sempre vivace e lucido). Alla fine della celebrazione è intervenuto Mons. Osvaldo che ha sottolineato l'urgenza e l'impegno, anche per la Parrocchia di Castrezzato, di pregare e operare per le vocazioni sacerdotali, perché "da troppi anni non c'è nella nostra parrocchia chi entri in Seminario e giunga all'Ordinazione sacerdotale". Da parte sua don Mario, ha ringraziato con commozione i presenti e tutti i parrocchiani che lo hanno ricordato ed hanno pregato per lui, ribadendo che un parroco è per tutti, senza distinzione e che tutti i fedeli sono la "sua famiglia". M.G.S.
Anniversari
Portoviejo 24 settembre 2014 Festa della Madonna della Mercede Carissimo Mons. Mario, Sono contento per te e con la tua parrocchia perché celebrerete la prossima domenica i tuoi 40 anni di sacerdozio ed i 10 di guida della comunità di Castrezzato. Ho avuto la gioia e l’onore di essere tra voi alcune volte e mi sono accorto che pastore e gregge vanno d’accordo e si meritano mutuamente. Ora meriti il segno che una volta ti ho lasciato: l’anello. É un segno di alleanza e il Signore vi ha dato la grazia di fare questa esperienza di vera e mutua donazione. Il Signore vi ha concesso fare un cammino insieme e di crescere come comunità che ama forte il Signore. Per questo meritate festeggiare il Sacerdozio di Cristo fatto amore e ministero nella tua capacità di servire imitando il Maestro Gesù che si é fatto servo per farci conoscere il Padre misericordioso. Parola e Sacramenti, Carità e Missione... questo il tuo lavoro nella comunità che ti ha seguito e ti continua ad accompagnare. Come il buon Pastore descritto da Papa Francesco, a volte stai davanti a tutti per guidare ed indicare il cammino, a volte stai in mezzo al gregge per animarlo, stimolarlo e accompagnarlo con cuore di fratello e a volte stai dietro tutti per spingere chi si stanca e curare chi si ferisce e cade per qualche motivo. Quanto mi sarebbe piaciuto accompagnarvi, per gioire come l’amico dello sposo che gioisce della gioia dello sposo amico. Vorrei dire a te ed alla tua comunità che vi sono vicino e che gioisco del vostro camminare insieme nella formazione di quella comunità che anticipa nel tempo quella che formeremo nel cielo e per sempre. Sono con voi per augurarvi quel “ad moltos annos” nella missione di essere quella luce, quel faro, quella certezza che il mondo cerca e solo in Gesù ed insieme si può gustare e vivere. Vi prometto un ricordo vivo e caro con i miei diocesani e con i canonici perché l’unione sigillata tra Castrezzato e Portoviejo ci faccia sentire veri e universali nel Signore. Auguri di cuore. + Lorenzo Voltolini di Portoviejo
Carissimo don Mario, auguri per i suoi 40 anni di sacerdozio. Lei è una gemma preziosa della nostra Santa Chiesa Cattolica, è un figlio santo di Dio che gli dona un po’ di consolazione in un momento tanto cattivo e sofferente. Lei compie in questi giorni 40 anni di sacerdozio. Don Mario, con la sua vita e la sua opera ha fatto tanto bene a molte persone. Quanta consolazione offre la sua visita ai malati, agli anziani, ai sofferenti di corpo e di mente e a tutti quelli che desiderano aprire il loro cuore a Dio. Inoltre il Vangelo attraverso la sua parola, è un campanello che può suonare nella casa di chiunque si trovi all’ascolto in quel momento. Sapesse carissimo don Mario quanto bene hanno fatto anche a noi le sue parole. Ci hanno aiutato e ci hanno fatto conoscere la bontà di Dio. Le parole dolci dei catechisti sono state motivo di riflessione e ci hanno insegnato cose che nemmeno immaginavamo. Carissimo don Mario grazie per tutto e che Dio la benedica e le doni ancora tanti anni da vivere con noi per aiutarci e confortarci in questo cammino! Un bacio a lei e a tutti. Dal concerto “Le stagioni della vita” del Coretto S. Maria degli Angeli
Con gioia il gruppo di Preghiera ed il gruppo Missionario si uniscono al coro di Auguri per questo traguardo importante per la sua vita ma soprattutto per l’intera comunità cristiana. Grazie per aver accettato la chiamata del Signore. Con stima e riconoscenza Gruppo di Preghiera e Gruppo Missionario
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Anniversari
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ev. don Mario, è un grande onore porgerti a nome di tutta la Comunità cristiana di Castrezzato l’augurio più sincero ed il ringraziamento più sentito per II tuo 40° anniversario di ordinazione sacerdotale e per i 10 anni di vita pastorale come Parroco della nostra comunità. Il tuo è stato un laborioso e quotidiano Impegno di vicinanza alle nostre famiglie e di sostegno umano e spirituale ad ogni persona si trovasse nel bisogno, specie in questi ultimi anni particolarmente difficili anche per II nostro Paese: ma ancor di più vorrei ricordare che questo tuo servizio è stato e viene generosamente fatto con amore. E questo dono del tuo amore ci è stato sempre di esempio parchè si fonda su un tuo rapporto quotidiano e profondo con la preghiera. Colgo l’occasione, in questa giornata di festa, per unire al nostri saluti e ringraziamenti le parole pervenuteci dal tuo carissimo amico Vescovo di Portoviejo Mons Lorenzo Voltolini: “Sono contento per te e per la tua Parrocchia perchè celebrate domenica i tuoi 40 anni di sacerdozio e 10 anni di guida della Comunità di Castrezzato. Ho avuto la gioia e l’onore di essere tra Voi alcune volte e mi sono accorto che Pastore e gregge vanno d’accordo: il Signore vi ha concesso di fare un cammino insieme e di crescere come comunità che ama forte il
Signore. Parola e Sacramenti, Carità e Missione questo il tuo lavoro nella comunità che ti ha seguito e che continua ad accompagnarti. Come il buon Pastore descritto da Papa Francesco a volte stai davanti a tutti per guidare ed indicare li cammino, a volte stai in mezzo al gregge per animarlo, stimolarlo ed accompagnarlo con cuore di fratello ed a volte stai dietro tutti per spingere chi si stanca, e per curare chi si ferisce e cade. Vorrei dire a te ed alla tua Comunità che Vi sono vicino e che gioisco del vostro cammino insieme nella formazione di quella comunità che anticipa nel tempo quella che formeremo in cielo e per sempre. Auguri di cuore ----Mons Lorenzo Voltolini Vescovo di Portoviejo “ Ci uniamo anche noi all’augurio dei tuo amico Vescovo, con la promessa - che è un impegno - della nostra Comunità a collaborare con te nostro Parroco per edificare una comunità cristiana sempre più secondo il cuore di Cristo. Vogliamo infine affidarti alla Vergine Maria perchè possa sorreggere il tuo cammino pastorale e darti la forza di stare fra noi operando nel servizio ai fratelli come un padre che ama, che guida e che educa. Dal profondo del nostro cuore, grazie e tanti auguri.
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ev. Mons. Mario stoppani Non posso fare a meno di fare due righe per farle gli auguri di questo suo anniversario. Tutti noi, o in bene o male, abbiamo la nostra storia da raccontare. I suoi anni di sacerdozio li avrà trascorsi a secondo i luoghi e i paesi dei suoi parocchiani. Non sarà stata cosa facile anche per lei iniziare una vita parocchiale per conoscere ogni persona e famiglie da avvicinare. Avendo scelto e seguito la sua vocazione sacerdotale passando da un paese all’altro dove il vescovo gli comandava di fare. Ora da 10 anni si trova come parroco nella parrocchia dei Santi Apostoli di Castrezzato. La sua missione pastorale la tiene sempre giovane così facendo tenga duro a non invecchiare fino a quando Dio vorrà . Prima o dopo arriverà anche per lei quel giorno. Non pensiamoci prima del tempo, non pensiamoci prima del tempo, stiamo sempre preparati senza fretta ; la sua età è invidiata da tanti, anche da chi scrive queste poche righe. Augurandole ogni bene e tanta salute, il buon Dio lo aiuti in ogni avversità dandole lunga vita fino a quando non si sa. Giuseppe Zammarchi
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Beppe Marinelli
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arissimo Monsignor Mario, noi del Gruppo Antiochia vorremmo, attraverso queste poche righe, farle i nostri migliori auguri per i suoi primi 4Oanni di vita sacerdotale. Festeggiamo oggi, anche i suoi primi dieci anni alla guida della nostra Parrocchia. Una ricorrenza nella ricorrenza che acquista per questo ancor più significato e valore. In questi anni, come un buon pastore, ha conosciuto ad una ad una le sue pecorelle e si è fatto conoscere e voler bene dal suo gregge. L’icona evangelica che riassume questo suo percorso tra noi ci sembra proprio quella del servo di Dio, contadino infaticabile nel gettare ovunque il seme della speranza. Noi catechisti abbiamo ben presente come la sua tenacia, nel ricordare a tutti che senza preghiera il cuore del fedele è destinato inevitabilmente ad a inaridirsi ed intristirsi, sia stata una leva importante per smussare diffidenze e intolleranze. Nella preghiera anche Lei sicuramente ha cercato le risposte alle mille preoccupazioni di cui questo tempo non facile è portatore. E per rispondere meglio ai
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l Sacerdozio ha le sue peculiari responsabilità, dovunque venga esercitato, ma la funzione di parroco, così come la Chiesa l’ha strutturata, incide fortemente su tutta la comunità. Ogni parroco da la propria impostazione pastorale alla porzione di Chiesa che gli viene affidata. Ringraziamo Dio perchè don Mario è stato per l’Azione Cattolica lampada di testimonianza e perchè il suo “Sì Signore, eccomi, non sono più io che vivo, ma è il Tuo amore che mi ha sedotto” ravvivi
tanti problemi della nostra Parrocchia ha attivato un’intensa azione educativa in una comunità già molto ricca di iniziative che, tuttavia, se non ben coordinate rischiavano di diventare auto referenziali e poco incisive. Così sono nati i Centri d’Ascolto della Parola e varie altre occasioni di incontro in cui anche i catechisti degli adulti hanno potuto mettere a frutto gli insegnamenti ricevuti nei tre anni di corsi organizzati dalla Diocesi. Quaranta è un numero biblico importante che indica un passaggio e nel contempo una piena e consapevole maturità per affrontare nuove mete che il Signore pone davanti agli uomini. L’augurio che noi oggi le facciamo è di continuare il suo servizio senza lasciarsi scoraggiare dalle apparenti sconfitte, confidando sempre nella pazienza del bravo contadino, il quale sa bene quanto la forza di quel seme che da quarant’anni semina tra le persone, sia veramente straordinaria. Raffaella, Anna, Roberta, Laura, Mirta, Giorgio, Carlo e tutti i ragazzi
in lui, quotidianamente, la gioia e l’entusiasmo di essere sacerdote. Il presidente ed il gruppo educatori AC, in questo giorno per lei ricco di emozioni e ricordi, le porge i migliori auguri di cuore. Grazie ancora per tutto quello che fa per questa sua grande “famiglia”.
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Spazio Oratorio Un concerto per riflettere sulle figure di papa Paolo VI e di Chiara Luce Badano
Ti seguirò dovunque Tu vada
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omenica 9 Novembre, presso il Teatro del nostro Oratorio, “Quelli del Coretto di Santa Maria degli Angeli” hanno invitato la comunità castrezzatese alla, ormai tradizionale, Commemorazione dei Santi. Naturalmente lo hanno fatto a modo loro: raccontando la vita e gli insegnamenti di due persone che recentemente sono state proclamate Beate. Due persone apparentemente diverse tra loro, sia per l’età che per la loro posizione, ma accomunate dalla piena fiducia in Dio. Si tratta di papa Paolo VI e Chiara Luce Badano.
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Paolo VI Il Papa bresciano, Giovanni Battista Montini, nato nel 1897 a Concesio, prima segretario di Stato con Papa Pio XII, poi successore di Sant’Ambrogio a Milano, viene scelto nel 1963 come successore di Pietro. “Mi chiamerò Paolo”, dice, e tutti pensano all’Apostolo che ha portato il Vangelo alle genti. Il 1° gennaio del 1968 istituisce la “Giornata della pace”. Egli dichiarerà: “Sulla terra deve essere costruita la Civiltà dell’Amore”. Poco prima di morire scrive: “La scena del mondo è un disegno, oggi tuttora incomprensibile per la sua maggior parte, di un Dio Creatore che si chiama Pa-
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dre nostro che sta nei cieli. Grazie o Dio. Grazie e gloria a Te, o Padre.” Paolo VI aveva con i giovani un dialogo speciale. Ecco come li interpella nell’omelia delle Palme del 1971, lo stesso anno di nascita della beata Chiara Luce. Fa riflettere la conclusione del suo intervento in cui sprona i giovani ad avere coraggio e a seguire la luce di Cristo. “Parlo a Voi, Giovani, specialmente: mi ascoltate? (…) Sentite: si può vivere senza principi? La domanda può presentarsi così: si può camminare al buio? E quanta gente cammina al buio! Voglio credere che voi siate tanto intelligenti da com-
Spazio Oratorio prendere, d’intuito, che la nostra vita è piena di oscurità, di dubbi, di misteri. Essa è più simile ad una notte che ad un giorno; si intravedono tante cose, tantissime bellissime cose; ma è proprio ciò che noi conosciamo, anche con lo studio, con la scienza, con la pratica, che ci dà l’impressione, l’esperienza d’essere in un mondo notturno, dubbioso, ignoto, segreto, muto, e forse nemico, forse vano, forse privo di senso. Ebbene: occorre una luce. Una luce per la vita. La luce vera. Chi ha detto: «Io sono la luce del mondo»? È Gesù, la vera guida spirituale della vostra vita! Ricordatevi che tocca a voi, figli di questa nuova generazione, a fare riconoscere intorno a voi il vero Cristo, il Messia, Gesù! (…) Coraggio! Tocca a voi!” Chiara Luce E la giovane Chiara Luce ha reso attuale e concreta la sua esortazione. Non vi è nulla di straordinario o prodigioso nella vita di Chiara Badano. Eppure, in questa ragazza che amava il nuoto, lo sci, la musica e lo stare con gli amici, Dio è sempre stato presente. A nove anni conosce il movimento GEN e, coinvolgendo anche la famiglia, diventa parte attiva del movimento, occupandosi dei bambini e degli anziani. A 17 anni le viene diagnosticata un osteosarcoma con metastasi, ma nonostante la malattia continua ad essere attiva nel movimento. Scrive a Chiara Lubich: “Questo male Gesù me lo ha mandato al momento giusto, me l’ha mandato perché io lo ritrovassi”. Vive momenti di totale contatto col Signore: “Voi non potete neppure immaginare qual è adesso il mio rapporto con Gesù. Avverto che Dio mi chiede qualcosa di più, di più grande …”. Rifiuta la morfina perché le toglie lucidità: «Io non ho più niente e posso offrire solo il dolore a Gesù». Non chiede il miracolo della guari-
gione e si rivolge alla Vergine Santissima scrivendole un biglietto: «Mamma Celeste, tu lo sai quanto io desideri guarire, ma se non rientra nella volontà di Dio, ti chiedo la forza per non mollare mai. Umilmente, tua Chiara». Chiara raggiungerà il suo “Sposo” una domenica di inizio Ottobre del 1990. Giovane e coraggiosa Chiara, che affronta la prova della malattia, senza paura, affermando “Dio mi ama immensamente!”; pastore, testimone instancabile in un mondo in evoluzione Paolo VI, definito da Papa Francesco “il grande timoniere”. Quale profondità di spirito nelle loro parole rivolte a Dio! Dice Chiara: “Se lo vuoi tu, lo voglio anch’io” E Papa Montini confida: “La vita sei tu, Dio, sospeso come una lampada beatificante sulla penombra della nostra balbettante esperienza”.
loro genitori e ai musicisti, il loro impegno è sempre encomiabile. Grazie a chi ha preparato i testi, ai genitori che hanno letto e a quelli che a vario titolo hanno collaborato. È un nostro piccolo e umile contributo alla formazione e al consolidamento di una vera “comunità”. Grazie anche a don Mario e a don Claudio per il sostegno che ci danno. Naturalmente il nostro impegno nella parrocchia continua con l’animazione delle celebrazioni domenicali ed, in attesa del Santo Natale, il 20 Dicembre 2014, partecipiamo al Concerto Natalizio della “Schola Cantorum Don Arturo Moladori”. Nuova importante sfida che affronteremo, come sempre, al meglio delle nostre possibilità. Un grazie al Maestro Gelmini, ad Angelo Treccani e ai coristi “grandi” per la grande opportunità che ci hanno dato.
Un grazie particolare ai coristi, ai
Angelo
Un’idea originale e solidale Ciao a tutti, da qualche mese il Gruppo Missionario Parrocchiale si è messo al lavoro per preparare delle creazioni originali, si tratta di porta confetti per le cerimonie creati artigianalmente da mamme volontarie. Nel bar dell’Oratorio trovate esposti alcuni simbolici campioni. Chi volesse dare un’occhiata da vicino può chiedere ai baristi oppure ai membri del Gruppo Missionario. Un dolce pensiero per gli invitati al vostro evento (battesimo, cresima, anniversario, matrimonio, laurea...) e nello stesso tempo un bel gesto d’aiuto concreto verso i nostri missionari. Passate parola!
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Spazio Oratorio Il programma annuale di Azione Cattolica
Coraggio, sono io!
È
terminata l’estate e l’A.C. è pronta a riprendere con gioia il cammino insieme a tutta la comunità cristiana. Quest’anno, l’icona biblica che sarà per noi un punto di riferimento, si colloca nella prima parte del Vangelo di Marco in cui si definisce un percorso di ricerca sull’identità di Gesù il quale, salito sulla barca con i discepoli, chiede loro di stare con lui. Essere suoi discepoli è trovare nell’Eucarestia e nella Parola i segni e la forza della sua presenza d’amore per rendere Gesù costantemente presente nella nostra vita. Non si può però iniziare bene l’anno associativo se non c’è una seria programmazione, ecco allora che educatori A.C.R e animatori A.C.G si sono ritrovati per confrontarsi e pensare insieme alle attività e ai momenti di preghiera da proporre e realizzare con l’intento di valorizzare le potenzialità e le ricchezze dei bambini e ragazzi che ci vengono affidati e aiutarli a gustare la bellezza di diventare dono l’uno per l’altro.
Il primo momento vissuto insieme è stato il Mese del ciao che si è concluso con la Festa del Ciao alla quale hanno partecipato con entusiasmo genitori e i giovanissimi ai quali va il nostro caloroso grazie. I ragazzi, con modalità diverse, sono stati invitati a salire sulla barca della loro esistenza per scoprire gli strumenti che Dio ha donato a ciascuno, per realizzare l’invenzione unica e originale della propria vita. Si sono scoperti ricchi di talenti inespressi e di potenzialità nascoste da scoprire e coltivare. Durante l’anno, verranno aiutati a capire che sono un piccolo “elemento” di un ingranaggio più grande: il progetto d’amore che
Nelle foto di questa pagina alcuni momenti della Festa del Ciao 2014
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Dio ha per tutta l’umanità. Insieme ci siamo messi in cammino consapevoli che con Gesù c’è “Tutto da scoprire” così come recita lo slogan che accompagnerà per quest’anno, il cammino dell’A.C.R. Prossimo impegno importante sarà l’8 dicembre, festa dell’Immacolata e giornata dell’Adesione e del ritiro di avvento. L’Adesione all’A.C. è una scelta di impegno, passione e coerenza che ciascun associato rinnova ogni anno. E’ un modo in cui uomini, donne, bambini e ragazzi scelgono di vivere appieno la loro vocazione nella Chiesa a servizio della comunità e del territorio in cui si trovano. Aderire all’A.C. significa scegliere di essere parte di una storia di passione per il bene comune, per la Parola che parla alla vita, per l’impegno nella missione. Il nostro cammino sarà ricco di altri importanti momenti quali il Mese della pace, il Mese degli incontri e il Meeting. Ci affidiamo alla Madonna ricordandoci delle parole di Papa Francesco “in ogni occasione dovremo saper guardare la realtà dal punto di vista di Gesù, con i suoi occhi”. L’Azione Cattolica
Vita in parrocchia 16 novembre 2014
Cresime e Prime Comunioni
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omenica 16 novembre, dopo ininterrotte giornate piovose, un bel sole ha accompagnato la giornata delle Cresime e Prime Comunioni, conferite da Sua Ecc.za Rev.ma Mons. A. Vincenzo Zani, arcivescovo Segretario della Congregazione per La Scuola e l’Università della Chiesa. Dopo l’incontro in oratorio con i ragazzi, i genitori e i padrini, in corteo si è raggiunta la chiesa parrocchiale, parata a festa. La celebrazione è stata molto sentita, ben preparata, devota e partecipata, con viva soddisfazione di tutti. Il vescovo si è mostrato molto contento e compiaciuto per come la celebrazione è stata vissuta. Al Coretto S. Maria degli Angeli che ha accompagnato e sostenuto il canto, va il nostro grazie sincero. Ecco qui riunite le foto più belle dell’evento.
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Vita in parrocchia 7 - 13 ottobre 2014
Ben riuscita l’esperienza della settimana della Madonna di Fatima
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ell’ambito delle attività pastorali, promosse in collaborazione da parte delle tre parrocchie che si apprestano a riunirsi nel futuro in Unità Pastorale (Castrezzato, Cossirano, Trenzano), c’è sta quella della permanenza tra noi — per ben tre settimane- della Statua della Madonna di Fatima: prima a Trenzano, poi a Cossirano e infine a Castrezzato. È un dato di fatto che la Madonna richiama tutte le fasce di età e di sensibilità religiosa dei nostri paesi. La risposta è stata grande, nonostante il tempo inclemente (nella settimana di Castrezzato), ininterrottamente molto perturbato e piovoso. La Madonna di Fatima ha visitato l’Oratorio, la sede degli Alpini in via Valenca, la Casa di Riposo Maggi, la nostra chiesa parrocchiale, che ha accolto numerosissimi fedeli. Anche i bimbi della Scuola per l’Infanzia T. Speri Le hanno fatto visita, recitando qualche Ave Maria e fissando a lungo la graziosa statua. Nella celebrazione conclusiva del 13 ottobre sera, si sono riunite le tre Parrocchie di Castrezzato, Cossirano e Trenzano per l’Atto di Consacrazione aI Cuore Immacolato di Maria, ed hanno accolto esortazioni del Pro-Vicario Generale della Diocesi Mons. Cesare Polvara, che ha colto l’occasione per incoraggiare queste iniziative pastorali condivise. A tutti coloro che hanno collaborato al buon esito della Settimana Mariana ed hanno accolto tanto volentieri la
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Madonna, va il nostro grazie sincero, particolarmente ai chierichetti, agli Alpini (ricorderemo per sempre l’abbondante pioggia della processione dalla Sede degli Alpini alla chiesa parrocchiale!), ai Cantori della Corale Moladori, ai Vigili Urbani, alle Autorità Amministrative, alle fioriste, a tutte le famiglie che hanno addobbato con buon gusto e leggiadria le case e le strade. Particolarmente suggestivo è
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stato il saluto/addio alla Madonna dell’ultima sera, nella Piazza S. Maria degli Angeli quando tutti fedeli si sono stretti attorno al furgone che trasportava la statua di Maria nella parrocchia del Sud cui era destinata. La Madonna di Fatima benedica e protegga il nostro paese. Nel presente Bollettino, trovate alcune foto dello straordinario evento.
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Vita in parrocchia Un percorso dedicato ai giovani fidanzati che intendono avvicinnarsi al sacramento del matrimonio
Concluso l’itinerario di fede dei fidanzati in preparazione al matrimonio
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iciannove coppie di fidanzati hanno partecipato quest'anno al Corso in preparazione al sacramento del Matrimonio. Provenivano da Castrezzato e dai paesi vicini. I fidanzati hanno dimostrato interesse e capacità di coinvolgimento con quanti hanno animato e intrattenuto le coppie a riflettere sul significato della loro decisione. Gli incontri si sono tenuti all'oratorio, nei sabati sera di ottobre e novembre ed hanno impegnato le coppie un paio d'ore per volta. Gli argomenti fondamentali affrontati sono stati: Le ragioni dello sposarsi e dello sposarsi in chiesa; il fondamento biblico e teo-
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logico del matrimonio e della famiglia; le dinamiche psicologiche della vita di coppia; l'aspetto giuridico del matrimonio; la procreazione responsabile e il rito del matrimonio. Il corso si è concluso con la S. Messa serale di domenica 30 novembre. Nelle foto pubblicate in questa pagina vediamo le coppie partecipanti alla cena conclusiva in oratorio. Ringraziamo i fidanzati per la loro collaborazione e disponibilità. È stato un gruppo simpatico, vivace e partecipe alle proposte del corso. Li ringraziamo ed auguriamo loro una unione felice e duratura.
Vita in parrocchia Don Mario è cittadino di Castrezzato
Cittadinanza onoraria al nostro parroco
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unedì 29 settembre 2014, in una Sala consiliare molto gremita, all'unanimità del Consiglio comunale,in occasione del decennio di Parrocchiato a Castrezzato, è stata conferita al nostro Parroco mons. Mario Stoppani la cittadinanza onoraria. Nel suo intervento il Sindaco Gabriella Lupatini, ha illustrato le motivazioni di questo spontaneo e condiviso riconoscimento civico: " Con la sua opera ha contribuito — oltre al suo ministero specifico di sacerdote e di parroco- allo sviluppo umano, sociale e culturale del paese. Per la ricchezza dei suoi valori, per la pluralità dei suoi interessi, per l'efficacia dei metodi, per la
genuinità della sua umanità e per l'autenticità del suo servizio, ha dimostrato uno spiccato senso di appartenenza e legame con il nostro paese, al quale continua a donare il meglio di sé stesso". Da parte sua, don Mario, ringraziando il Sindaco e il Consiglio comunale ha manifestato stupore e riconoscenza verso un tale riconoscimento, affermando di “fare soltanto il proprio dovere, nel rispetto dei ruoli e dei compiti delle Istituzioni e di ciascuno e di lavorare con l'intento di far avanzare la Parrocchia verso una vera maturità cristiana e il paese verso una rispettosa e solidale socialità."
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Vita in parrocchia PELLEGRINAGGIO INTERPARROCCHIALE CASTREZZATO, COSSIRANO, TRENZANO IN
TERRA SANTA
DAL 13 AL 20 MAGGIO 2015 VIAGGIO SPIRITUALE E CULTURALE SUI LUOGHI PIÙ IMPORTANTI DEL CRISTIANESIMO
Il costo, comprensivo di volo, è di mille euro. Per ulteriori informazioni e dettagli rivolgersi al parroco o ritirare l’opuscolo in chiesa.
LA PRENOTAZIONE DEVE ESSERE EFFETTUATA ENTRO FINE GENNAIO NELLE RISPETTIVE PARROCCHIE 46
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PROPOSTA PROGRAMMA DI VIAGGIO IN TERRA SANTA 8 GIORNI DAL 13 AL 20 MAGGIO 2013 HOTEL 4 STELLE: 3 NOTTI A NAZARETH, 4 NOTTI A BETLEMME 35 PARTECIPANTI PAGANTI EURO 1000 LA QUOTA DI PARTECIPAZIONE COMPRENDE: • viaggio aereo con volo diretto da Milano Malpensa; • franchigia bagaglio kg. 20 per persona, (non cumulabilij; • tasse aeroportuali attualmente in vigore; • intero circuito con pullman granturismo; • circuito in Terra Santa con guida specializzata in itinerari culturali - spirituali, elemento fondamentale per il buon esito di questo viaggio • trattamento di pensione completa dalla cena del primo giorno alla prima colazione dell'ultimo giorno; • ingressi indicati nel programma; • sistemazione prevista in camere doppie in hotel 4 stelle; • assicurazione medico-bagaglio. LA QUOTA DI PARTECIPAZIONE NON COMPRENDE: • bevande, ingressi supplementari, mance, extra di carattere personale; • tutto quanto non indicato nel 'COMPRENDE" SUPPLEMENTI: • camera singola € 230 (camere singole salvo disponibilità e comunque in rapporto 1/5 doppie) • Polizza assicurazione annullamento viaggio vivamente consigliata € 35 da stipulare all'atto di conferma del viaggio • escursione a Masada con salita in teleferica € 25 • Le mance sono di consuetudine in Israele ed è da prevedere circa € 30 dipende dal numero dei partecipanti CONDIZIONI: • verifica interesse del gruppo al 20 gennaio • ALLA CONFERMA DEL VIAGGIO acconto di € 200 per ogni persona confermata • SALDO 30 GIORNI DATA PARTENZA * DOCUMENTO NECESSARIO: PASSAPORTO INDIVIDUALE CON VALIDITÀ DI ALMENO SEI MESI OLTRE LA DATA DI EFFETTUAZIONE DEL VIAGGIO. IL PASSAPORTO DEVE ESSERE IN PERFETTE CONDIZIONI (PULITO, NON SCIUPATO, NÈ AVERE PAGINE STRAPPATE). * CAMBIO DOLLARO APPLICATO: 1 EURO = 1,27 U$D **VALIDITÀ DEL PRESENTE PROGRAMMA: AL RAGGIUNGIMENTO DEL NUMERO MINIMO DEI PARTECIPANTI Condizioni di partecipazione e regolamento allegati al programma. Programma presentato all'Ufficio Turismo della PROVINCIA DI VICENZA ORGANIZZAZIONE TECNICA: ORGANIZZAZIONE TECNICA TONELLO VIAGGI VACANZE & TURISMO S.R.L. VICENZA Licenza Amministrazione Provinciale di Vicenza nr. 2850/6688 rilasciata il 09.32.1988 Polizza ass.ne Alliaz Global Assistance nr. 182539
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PROGRAMMA 1° GIORNO: ITALIA TEL AVIV - NAZARETH Ritrovo all'aeroporto e partenza per Tel Aviv. All'arrivo visita di Cesarea Marittima (salvo operativo aereo) e partenza per la Galilea. Visita alla chiesa di Stella Maris. Arrivo a Nazareth in serata. Sistemazione: cena e pernottamento. 2° GIORNO: NAZARETH Pensione completa. Al mattino visita di Nazareth: basilica dell'Annunciazione, chiesa di San Giuseppe, museo Francescano, Fontana della Vergine. Nel pomeriggio sosta a Cana di Galilea e proseguimento per il Tabor, monte della Trasfigurazione. 3°GIORNO: LAGO DI GALILEA Pensione completa. Giornata dedicata alla visita dei luoghi della vita pubblica di Gesù attorno al Lago di Galilea. Si raggiunge il monte delle Beatitudini, poi a Tabga visita delle chiese del Primato e della Moltiplicazione dei pani e dei pesci. Arrivo a Cafarnao per la visita degli scavi dell'antica città con la sinagoga e la casa di Pietro. Traversata in battello del lago. Rinnovo delle promesse battesimali presso il fiume Giordano e sosta a Tiberiade. 4° GIORNO: NAZARETH- GERICO - BETLEMME/GERUSALEMME Colazione. Scendendo la valle del Giordano si giunge al Mar Morto: sosta. Visita di Qumran dove, nelle grotte, furono trovati antichi manoscritti della Bibbia. Pranzo a Gerico. Salendo a Gerusalemme sosta a Wadi el Qelt dove il panorama sul deserto è particolarmente suggestivo e transito nei pressi del caravanserraglio del Buon Samaritano. Visita alla chiesa dell'Amicizia di Betania ed arrivo a Betlemme/Gerusalemme. Sistemazione in albergo: cena e pernottamento. 5° GIORNO: BETLEMME - GERUSALEMME Pensione completa. Al mattino si raggiunge Betlemme: visita del Campo dei Pastori e della basilica della Natività. Nel pomeriggio prima visita di Gerusalemme: valle del Cedron, chiesa di S. Pietro in Gallicantu, il Sion cristiano con il Cenacolo, il Cenacolino e la chiesa della Dormizione di Maria. 6° GIORNO: BETLEMME/GERUSALEMME Pensione completa. Al mattino visita del monte degli Ulivi: edicola dell'Ascensione, grotta del Padre Nostro Dominus Flevit, basilica del Getzeimani. Si termina con la visita alla tomba della Madonna ed alla grotta dell'arresto di Gesù. Nel pomeriggio: chiesa della Flagellazione, via Dolorosa, basilica della Resurrezione con il Calvario ed il Santo Sepolcro. 7° GIORNO: BETLEMME/GERUSALEMME Pensione completa. Al mattino salita alla Spianata del Tempio, visita al Muro della Preghiera, quartiere Ebraico, chiesa di 5. Anna e Piscina Probatica. Nel pomeriggio giro panoramico della città moderna e visita ai santuari di Ein Karem che ricordano la visita di Maria a S. Elisabetta e la nascita di 5. Giovanni Battista. 8° GIORNO: BETLEMME/GERUSALEMME - TEL AVIV - ITALIA Colazione. In mattinata trasferimento all'aeroporto di Tel Aviv per il rientro.
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Vita in parrocchia Un atteso ritorno
Ricollocate le campane sulla Torre Maggiore
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omenica 16 novembre sono state portate in bella vista le campane restaurate, davanti alla chiesa parrocchiale e nella settimana successiva sono state riportate in cima al campanile nei loro alloggiamenti. Tante persone sono passate a guardarle da vicino, data la straordinarietà dell'evento. Dopo un po' di prove sonore, sono entrate in esercizio per le funzioni liturgiche. Nella foto in basso le
vediamo tutte in fila, pronte per essere ricollocate; nella foto a lato un particolare della 1a campana. La popolazione sta rispondendo con generosità all'estinzione del debito contratto di € 15 mila e ne stiamo dando resoconto puntuale sulla carta della chiesa. Ringraziamo i generosi offerenti. In tempi brevi, l’Amministrazione Comunale provvederà all’impianto di allontanamento dei piccioni dalla cella campanaria.
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Vita in parrocchia I coniugi Romano Frusca e Rosy Rivieri
Cinquant’anni insieme Uomo e donna sono conchiglie nell’oceano della vita: nell’incontro di coppia avvertono nello sciacquio dell’acqua il sussurro dei loro sogni quotidiani, ed il rumore impetuoso, attraverso l’onda, delle loro recondite speranze.
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olti castrezzatesi ricorderanno quando la bella chiesa-oratorio di San Lorenzo, dal Vescovo di Brescia Mons. Verzeri chiamata “el dumì” (piccolo duomo) ospitava la biblioteca parrocchiale, e ogni domenica apriva la sua porta ai parrocchiani per l’acquisto della “buona stampa”. Da alcuni anni anche l’interno, dopo il restauro esterno, è stato ripulito e opportunamente riaperto alla liturgia per anniversari e celebrazioni particolari. In tale chiesa sabato 20 settembre scorso i coniugi Romano Frusca e Rosy Rivieri hanno inteso rendere grazie al Signore in occasione del 50° anniversario del loro matrimonio. Circondati dai figli, dal nipote e dai parenti hanno assistito alla Santa Messa celebrata da Monsignor Vittorio Formenti, al termine della quale hanno ricevuto il dono della Benedizione Apostolica
di Papa Francesco. Cinquant’anni insieme per fare memoria di tante vicende liete, ma pure di ineludibili momenti in salita nella vita di coppia. Nel 1964 non era certo ancora arrivato il grande benessere, oggi peraltro ridimensionato dalla grave crisi economica in atto. L’auspicio è che siano tante le coppie che possano usufruire della stessa chiesa, caratterizzata dalla ricca soasa barocca raffigurante il martirio di San Lorenzo e dalla statua della Madonna di Lourdes. Il recente Sinodo dei Vescovi ci ha ricordato che, quando il matrimonio è celebrato come sacramento, il Signore non lascia mancare le grazie sufficienti per vivere in serenità ed armonia di coppia il si pronunciato davanti all’altare.
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Vita in parrocchia L’elenco dei Ministri Straordinari per il triennio 2014-2017 inviato dalla Curia Diocesana
Ministri Straordinari della Comunione Eucaristica Parrocchia di Castrezzato 2014 -2017 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7.
Butti Maria Luisa Funay Sr. Margareta Galloni Ettore Manenti Felice Marinelli Beppe Tarantello Carmen Wathun Teti Suor Margaretha
Date dei Battesimi dell’anno 2015
Camminiamo insieme
RINNOVO ABBONAMENTO AL BOLLETTINO PER L’ANNO 2015 Le Incaricate passeranno a ritirare la quota di abbonamento per l’anno prossimo, che rimane ancora di € 15,00. Vi ringraziamo per la fiducia che ci accordate! Camminiamo Insieme, il nostro bollettino, rimane ancora la via più diretta per seguire la vita della Parrocchia e dell’Oratorio e offrire occasioni di formazione cristiana delle famiglie. Alle Incaricate per la distribuzione il nostro vivissimo ringraziamento.
11 Gennaio Festa del Battesimo del Signore
Ore 11,00
15 Febbraio
Ore 11,00
4 Aprile Sabato Santo Veglia Pasquale
Ore 21,30
10 Maggio Ascensione
Ore 11,00
14 Giugno
Ore 11,00
12 Luglio
Ore 11,00
13 Settembre
Ore 11,00
11 Ottobre
Ore 11,00
8 Novembre
Ore 11,00
13 Dicembre
Ore 11,00
Avvertenze Le famiglie dei battezzandi contattino il Parroco almeno due mesi prima della data desiderata. Si faccia in modo di non spostare oltre i tre-quattro mesi il battesimo dei bambini, salvo giusta causa o per motivi di salute dei piccoli o della mamma. La preparazione è normalmente comunitaria a cura del Parroco e dei Catechisti degli adulti e consiste in tre incontri concordati insieme: il primo per i soli genitori, il secondo per i genitori e i padrini, il terzo, serale, nell’immediata celebrazione del Sacramento, in chiesa. Nel concordare la data con il Parroco verrà consegnato il libretto per la preparazione in famiglia. Per i Padrini vige la dichiarazione di idoneità. I Padrini e le Madrine siano persone di chiara testimonianza cristiana, in modo da poter accompagnare con l’esempio i loro figliocci. Il Parroco
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Vita in parrocchia 9 novembre 2014
Festa del Ringraziamento
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uest’anno il maltempo ci ha accompagnato in tutta la giornata del Ringraziamento . Le campane- ben allineate davanti alla chiesa- sono state “battezzate” prima, dall’acqua battente! Tuttavia questo inconveniente non ha impedito la
solennità della Celebrazione delle ore 9,30 e la dovizia dei bellissimi cesti con i prodotti della terra e del lavoro. Quando siamo usciti dalla chiesa dopo la messa dei ragazzi delle ore 9,30 per la benedizione delle campane e delle macchine agricole, diluviava letteralmente.
Tuttavia, tutto si è svolto regolarmente. Il Parroco ha benedetto prima le campane e poi tutte le macchine agricole. Ai coltivatori, agli allevatori e alle loro famiglie va il nostro grazie. Anch’essi hanno dato un valido contributo per il restauro delle campane.
In ricordo di mons. Lucio Cuneo I parenti di Mons. Lucio Cuneo hanno donato alla chiesa del Cimitero in memoria di don Lucio un bel calice d’argento moderno e una patena eucaristica, a lui appartenuti e da lui usati in questi ultimi anni. Li ringraziamo per il gentile pensiero che terrà vivo il suo ricordo nella nostra Comunità e nella preghiera dei sacerdoti e dei fedeli di Castrezzato.
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Calendario liturgico
Calendario liturgico pastorale Dicembre 2014 7 Domenica II di Avvento. 8 Solennità dell’Immacolata Concezione. Rinnovo adesione dell’Azione cattolica (ore 9,30) 13 Sabato – S. Lucia Vergine e Martire. 14 Domenica III di Avvento. Ore 11,00 Battesimi comunitari. 21 Domenica IV di Avvento. 22 Lunedì Ore 9,30 nel Salone della Casa di Riposo: Natale dell’Anziano. 23 Martedì Dalle ore 8,00 alle 11,00 Confessioni per le donne (è presente il Confessore esterno) 24 Mercoledì Vigilia di Natale Tempo utile per le confessioni per tutti, mattino e pomeriggio. Vi sono anche confessori esterni, oltre che i sacerdoti della Parrocchia. Ore 24,00 Messa della Notte Santa. Partecipa il Presepe vivente e la Corale Don Arturo Moladori. 25 Solennità del Natale. Orario festivo delle S. Messe. Ore 17,30 Vespri solenni di Natale. 26 Venerdì Festa di S. Stefano. Orario festivo delle S. Messe 28 Domenica Festa della Santa Famiglia di Nazareth. Messe animate dai Collaboratori della Pastorale familiare. 31 Mercoledì S. Silvestro Papa. Ore 18,00 S. Messa solenne. Canto del Te Deum di ringraziamento (Indulgenza plenaria). Si nominano tutti i Defunti dell’anno 2014. Gennaio 2015 – Mese della Pace 1 Solennità di Maria Santissima Madre di Dio. Giornata mondiale della Pace. (Orario festivo S. Messe) 4 Domenica II dopo Natale. 6 Solennità dell’Epifania. Giornata dell’Infanzia missionaria (S. Infanzia) Messe con orario festivo. Ore 16,00 circa Messa con i bimbi e con la partecipazione del Presepe vivente. 11 Festa del Battesimo del Signore. Ore 11,00: Battesimi comunitari. 14-15-16 Benedizione delle stalle e degli animali per la festa di S. Antonio Abate. 17 Sabato S. Antonio Abate.
18-25 Ottavario ecumenico di preghiera per l’Unità dei Cristiani. 18 Domenica II del Tempo Ordinario. Ore 11,00 Festa degli Anniversari di matrimonio: S. Messa e pranzo in Oratorio. 21 S. Agnese Vergine e Martire. 22 S. Vincenzo diacono e Martire. 25 Domenica III del Tempo Ordinario - Festa della Conversione di S. Paolo Apostolo 27 Martedì S. Angela Merici, Patrona secondaria della Diocesi di Brescia. 31 S. Giovanni Bosco, Padre e Maestro dei Giovani (Bicentenario della nascita 1815-2015) Febbraio 2014 1 Domenica IV del Tempo Ordinario. Giornata nazionale per la VITA. 2 Lunedì - Festa della Presentazione del Signore (Candelora). Sante messe Ore 8,00/9,30/19,00 e 20,00. 3 S. Biagio vescovo e martire. Benedizione della gola per tutti. Sante Messe: Ore 8,00/9,30/ 16,00 (Casa di Riposo)/17,00 e 19,00. Dal 5 sera (giovedì) all’8 sera (domenica): Sacri Tridui dei Defunti. Iscrizione dei Defunti al Sacro Triduo. 8 Domenica V del Tempo Ordinario. 11 Mercoledì Beata Vergine di Lourdes. Giornata Mondiale del Malato. Ore 9,30: S. Messa alla Casa di Riposo e conferimento dell’Unzione dei Malati. 15 Domenica VI del Tempo ordinario. Ore 11,00 Battesimi comunitari. 17 Memoria dei Sette santi Fondatori dei Servi di Maria (festa al Convento di Rovato). 18 Mercoledì delle Ceneri - Inizio della Quaresima - Imposizione delle Ceneri a tutte le messe: Ore 8,00/9,30/16,00 (Casa Riposo) /17,00/ 19,00/20,30. 22 I Domenica di Quaresima. N.B. Durante la Quaresima è sospesa la celebrazione dei battesimi. Riprendono nel Tempo pasquale. È fortemente raccomandata la celebrazione dei battesimi nella Veglia pasquale del Sabato Santo ( 4 aprile)
N.B. Le celebrazioni liturgiche, nei loro dettagli, sono richiamate nel foglio settimanale dato di volta in volta in chiesa.
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n. 41 dicembre 2014 - febbraio 2015
Camminiamo insieme
Anagrafe parrocchiale
Anagrafe parrocchiale Rinati in Cristo (battesimi)
Nella luce di Cristo (defunti)
Botticini Enea di Giorgio e Andrini Elisa
Piantoni Irene di anni 78
Capitanio Martina di Jonathan e Badinelli Sara
Gigante Antonio di anni 77
Foro Giada di Luigi e Pionna Elena
Barboglio dott. Giuseppe di anni 56
Gatti Leonardo di Alessandro e Saffiotti Gessica
Zani Felice di anni 74
Pagani Davide di Ezio e Andrini Laura Presti Nòah Roberto di Ugo e Gervasoni Sara
Olivini Maria di anni 77 Magoni Paola di anni 84 Metelli Giovanni Mario di anni 78 Gritti G. Battista di anni 38 Robolini Bruno di anni 88 Buizza Luigi di anni 81 Soligo Giuseppina di anni 84
Venturini Tommaso Agostino di Simone e Lameri Laura
Fogliata Severina di anni 88
Pizzamiglio Luca di Ruggero e Danesi Gessica
Piantoni Marta di anni 100
Sbordone Giovanni di Salvatore e Devita Marika
Uniti in Cristo (matrimoni)
Scarpella Giona di Marco e Recaldini Sara
Platto Marrico con Sarnico Ilaria
Gatti Rita di anni 80 Chiari Vincenzo di anni 61
Donghi Gian Luca con Genocchio Elisa
Diocesi di Brescia Sito ufficiale www.diocesi.brescia.it
Festa degli Anniversari di Matrimonio Domenica 18 gennaio 2015 celebreremo in Parrocchia la festa degli Anniversari di Matrimonio secondo le modalità già collaudate. Le coppie che nel corso del 2014 hanno celebrato degli anniversari significativi di nozze sono invitate alla Messa delle ore 11. Informazioni presso l’Ufficio parrocchiale, nelle giornate di lunedì e martedì (mattino e pomeriggio). Sul tavolino, in chiesa sono disponibili i fogli informativi sull’iniziativa. Le iscrizioni devono pervenire entro la Festa dell’Epifania. Invitiamo le coppie di sposi che hanno ricordato gli anniversari di matrimonio e soprattutto il 25° e il 50° a prendervi parte, estendendo l’invito a parenti e amici. Ai partecipanti sarà dato un ricordo della ricorrenza.
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Foto storica (Castrezzato 1949): il “Padrino� della campana maggiore, sig. Cassago Antonio, sindaco, al momento della benedizione delle nuove campane. (per gentile concessione della figlia Maria)