Bollettino Dic febb

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N° 25 dicembre 2010 febbraio 2011

Camminiamo insieme Periodico della ComunitĂ dei Santi Pietro e Paolo in Castrezzato

Camminiamo insieme

n. 25 dicembre 2010 - febbraio 2011

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Sommario

Camminiamo insieme

Periodico della Comunità parrocchiale dei Santi Pietro e Paolo in Castrezzato N.25 - dicembre 2010 febbraio 2011

Hanno collaborato a questo numero: mons. Mario Stoppani, don Claudio Chiecca, Maria Antonia Galli, Marida D’Amora, Sabino Frigato, p. Giovanni Gargano, p. Sergio Targa, Silvana Brianza, p. Lorenzo Agosti, C.P.P., A.C. di Castrezzato, Gruppo Cresimandi, C.P.A.E., Ettore Galloni e UNITALSI, Gruppo Fidanzati 2010 Fotografie Erika Zani Segreteria Agostina Cavalli Impaginazione Giuseppe Sisinni Stampa G.A.R. di Ruffini s.r.l. - Castrezzato (BS)

In copertina Con gli occhi di Maria (opera di Gianni Gueggia per il Concerto di Natale 2010) In questo Natale vorremmo provare a vedere le cose con i tuoi occhi, Maria. Quel figlio che t’è nato ci sconcerta, come uno straniero non richiesto. Perché ancora un Dio fra noi, che abbiamo ormai preso la via di un’autonoma felicità, fors’anche di una vita eterna? Eppure, a te possiamo dirlo, restiamo affamati, di senso, più: di un abbraccio. A casa nostra fa sempre freddo e non c’è amore che ce ne liberi appieno, le nostre parole sicure sono scosse da un interno tremito, e le nostre acque dolci hanno un fondo amaro. Per questo guardiamo a te, Maria, noi gente della soglia, noi che abbiamo disertato le chiese e la fila dei giusti, noi dalle vite complicate e dalle altezze ormai perse. Tu non hai giudicato né Erode né Pilato, né gli improvvidi sposi di Cana. Con te si stava bene. Ecco, ci inviti ad entrare, ci fai sedere come gente attesa. Prendi dalle nostre mani il foglio aggrovigliato dei nostri debiti e, nel nome di quel Figlio, lo getti sul fuoco e diventa luce. Tu ci fai osare incontrare il suo sguardo. Perché questa leggerezza che c’invade? Perché le nostre mani lasciano la presa? Cos’é il calore che ci riempie il cuore? Perché per la prima volta la felicità non s’aggancia alla paura? Perché finalmente ci sentiamo a casa?

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Sommario 3 6 8 10 12 14 18 20 22 30 39 42

Lettera del Parroco Natale e fede

Formazione Biblica Cristo unico ed eterno sacerdote

Con la Chiesa Maria Madre di Dio

Promuovere la vita Interruzione di gravidanza: pericolosa sfida al bene comune

Attualità Un nuovo vizio ai tempi di Facebook

Spazio missioni Bangladesh: dialogo a colori

Vita sociale Un cittadino qualunque nella bufera della crisi economica

Spazio educazione Amare i giovani come la pupilla del proprio occhio

Con la Diocesi Dalla lettera pastorale del Vescovo “Tutti siano una cosa sola” lo stile di una Comunità parrocchiale

Spazio oratorio Ciò che conta di più... ACR in festa

Brevi dalla Parrocchia La grotta era il mio cielo

Spazio amministrativo Notizie amministrative parrocchiali


Lettera del Parroco

Approfondimento del Mistero natalizio calato nella fede, oggi

Natale e fede

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arissimi, il Natale è alle porte. La sua luce e la sua grazia fanno ancora bene a tutti , vicini e lontani, ma soprattutto a chi si accosta alla grotta di Betlemme con desiderio di conoscere quel Bambino disceso dal Cielo (“Andiamo fino a Betlemme- dicono i pastori- vediamo questo avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere” Lc. 2, 15). Intendo dire che se ci avviciniamo al Natale con atteggiamenti di vera fede, ne possiamo gustare anche la gioia profonda. Questo Natale 2010 giunge al termine di un anno durissimo per la Chiesa e soprattutto per il Papa. Questa fase di acutissima prova, forse, non si è ancora conclusa. Il frutto di questo “calvario” è per tutti - soprattutto per i sacerdoti - la riscoperta di un impegno deciso di purificazione e di ripresa forte nella sequela di Gesù. Non ci nascondiamo la percezione di un “clima” culturale e sociale difficile, anzi a volte apertamente ostile alla fede. Anche oggi Gesù deve vagare non poco per trovare

dei cuori meno freddi della grotta di Betlemme, che siano disposti ad accoglierLo. La constatazione amara dell’evangelista Luca “Non c’era posto per loro...” riguarda anche il nostro tempo, anzi anche noi cristiani, che rischiamo come i contemporanei di Gesù, di non accoglierLo. L’evangelista Giovanni,

dal canto suo annota che il Verbo (Gesù) venne tra la sua gente, ma “i suoi non lo hanno accolto”(Gv. 1,11). Manchiamo di fede anche noi? Può succedere. Permettete, cari amici, che guardiamo innanzi tutto a noi che da tanto tempo abbiamo ricevuto l’annuncio della

fede. Il Natale può essere un’occasione preziosa per verificarci sulla fede. Non è forse vero che anche la nostra terra sta conoscendo una situazione di smarrimento spirituale e di silenzioso allontanamento (apostasia) dalla fede? Certo non si tratta di trovarci gusto a fare diagnosi impietose della situazione, ma piuttosto dobbiamo trovare le terapie ed accompagnare il cammino concreto della fede delle persone: un cammino - quello della fede - che si realizza su vari fronti, nel pensare, nel decidere, nel vivere. L’annuncio buono di un Dio vicino (“Vi annuncio una gioia grande”, cantano gli Angeli) trova spazio solo nel cuore libero degli umili e dei semplici, rappresentati da Maria, da Giuseppe, dai pastori, dai santi vegliardi Simeone ed Anna. La risposta degli umili però, non è stata scontata e priva di fatica. Anche per noi, pertanto, si tratta di trasformare le difficoltà in ordine alla fede (difficoltà grosse, come ognuno vede), in opportunità per una fede più matura, evitando i soliti luoghi comuni, tipo: “Oggi i giovani non credono più! Oppure la Chiesa non è più quella di una volta” ecc… È lecito infatti chiedersi se le difficoltà a credere riguardino anzitutto i giovani o ancor prima gli adulti; se il clima che respiriamo dia spazi effettivi ad una ricerca seria di Cristo o no ecc...) Anche per noi ci sono reali opportunità

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Lettera del Parroco

per fare scelte più responsabili e mature in ordine alla fede, passando da un cristianesimo di tradizione ad un cristianesimo di convinzione e di ardore missionario gioioso: perchè l’esperienza della fede deve produrre gioia! Cosa significa credere, “aver fede”? Ci rivolgiamo all’evangelista Giovanni in merito. Quando Giovanni stende il suo vangelo , precisa ai lettori che lo fa “perchè voi crediate che Gesù è il Cristo, il figlio di Dio e perchè

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credendo, abbiate la vita nel Suo nome” ( Gv. 20,31) Il verbo credere designa una realtà estremamente concreta, in cui confluiscono atteggiamenti diversi: Ascoltare, vedere, riconoscere e accogliere Dio. È un processo che rende la salvezza disponibile nell’oggi del credente, come esperienza di vita. Utilizzando espressioni tipiche di S. Giovanni, credere è “rinascere”, “venire alla luce”. Credere è consegnarsi a Cristo e, in Lui, al Padre; è scegliere il Figlio;

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è stare dalla sua parte; è aderire a Lui assumendo una mentalità filiale, facendo proprie le sue scelte, il suo stile di vita e di rapporti. Il frutto della fede è la vita, una vita nuova. La fede deve produrre una vita nuova. Gesù sembra condensare in questa parola lo scopo della propria missione “Sono venuto perchè abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza”(Gv. 10,10) e ancora “Chi crede in me, anche se muore vivrà” ( Gv 11,25); “Io sono la via, la verità, la vita” ( Gv 14,6). La principale obiezione che è stata fatta e viene fatta alla fede è che essa sia espressione e proiezione di un mondo irreale, immaginario che può andar bene per i bambini, gli anziani, i falliti, ma non per un’umanità adulta che lavora , che costruisce , che è immersa nel concreto come quella di oggi. Oggi si fa più fatica a credere perchè è cresciuta a dismisura una cultura secolarista (= materialistica) e relativistica (= niente è definitivo; la religione è un mondo immaginario adatto per un’umanità “bambina”). A questa obiezione sta rispondendo il Papa, stimolando i credenti ad una più consapevole adesione a Cristo , tra i lazzi e i sorrisi di scherno di molti “benpensanti” anche molto istruiti, che occupano con saccente sicumera le cattedre televisive e mass-mediatiche. Ad un innegabile progresso tecnico-scientifico non è seguìto quello morale/spirituale. Inoltre nuove sfide mettono a dura prova la vita sociale delle nostre popolazioni: immigrazione - nuove ”fedi”, problemi interni alla Chiesa, crisi delle vocazioni sacre, caduta a picco dei matrimoni sia religiosi che civili, approvazione di leggi contrarie alla visione cristiana della persona umana e della società (divorzio, aborto), alcuni scandali riconosciuti all’interno stesso di alcune Nazioni dove c’è il cattolicesimo (vedi l’intervento coraggioso di Papa Benedetto nel suo ultimo


Lettera del Parroco

viaggio negli Stati Uniti oppure la Lettera ai Cattolici irlandesi). Queste difficoltà sconcertano i credenti e si riflettono inevitabilmente anche sui Sacerdoti zelanti della Chiesa , chiamati a esercitare il ministero in situazioni difficili, di sospetto, di marginalità, di scarsa considerazione e a volte di aperta ostilità. Molte volte i mass-media (TV - stampa - internet) sono privi di riferimenti valoriali, contribuendo allo scadimento dei costumi. Anche oggi “Gesù fatica a nascere”! L’aria mefitica dell’incredulità e della immoralità si è estesa parecchio, anche nelle nostre famiglie. Inoltre non sempre le espressioni concrete della fede sono genuine e mature, ma puerili e contraddittorie: il che aumenta ancor più la confusione e mina la credibilità del cristianesimo. Il Natale di Gesù perciò, ci stimoli a scavare in profondità e a ripartire dalle fondamenta della Fede Cristiana. Ci chiediamo: 1- Che mondo ha trovato Gesù quando è nato? In quale società e situazione culturale ha “piantato la Sua tenda”? Il suo popolo era un gregge disorientato e senza pastore. Una Nazione senza libertà. Eppure Gesù non si perde d’animo e ha l’ardire di incoraggiare i discepoli “Voi siete il sale della terra, voi siete la luce del mondo”. Gesù ha la chiara coscienza che “il mondo dev’essere salato dalla grazia della salvezza, dal sacrificio redentore del Figlio dell’Uomo”. Anche oggi i cristiani veri (“salati e lievitati per bene loro per primi”) devono dar sapore e far fermentare la massa spesso appiattita ( se non ostile)del mondo. 2 - Sono finiti i tempi in cui cristianamente si viveva di rendita, dove riti e feste si ripetevano con ritmi cadenzati e infalli-

bili (ma era tutto oro?). Oggi bisogna scavare più a fondo e cercare le ragioni che motivino la fede, trovando con determinazione il tempo da dare alla ricerca e allo studio di una fede adulta. Bisogna puntare i piedi e uscire allo scoperto, anche a costo di prendere “qualche sassata”. Occorre una testimonianza comunitaria della fede: il vero problema non è la presenza di altre fedi, ma un cattolicesimo languido e svenato, incapace di testimonianza e di annuncio (è lecito chiedersi: quanti cristiani pregano, si formano una coscienza matura, testimoniano la loro fede, anche fuori chiesa? In quante famiglie si prega e si osservano i comandamenti di Cristo?) 3 - Gesù (che è il vero metro o parametro delle nostre scelte) - ha trovato per sè e per i suoi un percorso tutto in salita e non si è lasciato cadere le braccia (vedi il carme del Servo di Jahwè, Isaia: Ecco il mio Servo...) Egli ci ha insegnato che le difficoltà e le ostilità sarebbero state per i suoi discepoli occasione per rendere testimonianza. 4 - La Chiesa Cattolica da decenni ha dato ai suoi figli delle direttive di cammino fondamentali: la necessità imprescindibile del ritorno alla Parola di Dio proclamata, ascoltata, meditata, praticata. L’urgenza della santità personale e di popolo. Vivere insieme la Parola. La riscoperta della centralità dell’Eucaristia domenicale. Il valore del Sacramento della Riconciliazione (anche questo tutto da riscoprire e valorizzare). Il primato della grazia. L’impegno dei laici nella vita della chiesa e nella societa’. L’essere il buon lievito del vangelo nei solchi dei problemi sociali. L’equilibrio da trovare

nel confronto e nella fraternità di mondi religiosi diversi (presenza di altre fedi e altri stili di vita). 5 - Come il cuore per pompare il sangue deve contrarsi per poi espandersi, così la Chiesa oggi deve trovare in un vero rinnovamento spirituale e formativo le ragioni e la forza per affrontare il mondo che , al dire dell’apostolo Giovanni, quando si chiude ostinatamente alla luce, è sotto il principe di questo mondo (Satana). L’esperienza storica del popolo di Dio ci testimonia che nei tempi bui di crisi tremende dovute ai grandi cambiamenti culturali e sociali o ai peccati degli uomini, lo Spirito Santo ha dato energie nuove per il rinnovamento dentro e fuori la chiesa. Questo è avvenuto agli inizi con le persecuzioni dei cristiani con l’impatto tra cristianesimo e mondo romano, con l’arrivo di nuove popolazioni con le invasioni barbariche, con la riforma della Chiesa ai tempi di S. Francesco, con il luteranesimo e il Concilio di Trento nella crisi religiosa del Rinascimento e – ai nostri tempi - con il Concilio Ecumenico Vaticano II ed i Papi che lo hanno voluto, guidato e realizzato. Il Concilio con i suoi documenti e le sue istanze deve “essere per tutti una bussola per orientarci nel cammino che ci attende in questo nuovo millennio”. (Giovanni Paolo II). Carissimi: Il vero Natale non dura lo spazio di un giorno, ma si prolunga in una laboriosa rinascita interiore ed esteriore che dura tutta la vita e che ci “regala” la presenza viva di Gesù ogni giorno, ogni ora , ogni istante della nostra vita. Questo è il vero Natale e tale vuole essere il mio augurio di Buon Natale.

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Il vostro Parroco Don Mario

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Formazione Biblica Lettera agli Ebrei (1a parte)

Cristo unico ed eterno sacerdote Accolgo volentieri l’invito del nostro Parroco, che mi ha chiesto di illustrare in più momenti la Lettera Agli Ebrei, un testo molto ricco ed interessante del Nuovo Testamento. Ho scritto a proposito un articolo che ho diviso in tre parti, che verranno pubblicate nei prossimi bollettini. Il linguaggio che ho usato è un linguaggio di tipo divulgativo, senza tralasciare alcuni riferimenti di carattere scientifico, sperando di aiutare tutti ad avvicinarsi al Testo Sacro in questione e a comprendere bene il suo messaggio. Sperando che il mio lavoro vi possa essere gradito, non mi resta che augurarvi una buona lettura.

L

a nostalgia dello splendore dell’antico culto e delle celebrazioni solenni del popolo di Israele presso il grandioso Tempio di Gerusalemme, dovevano essere la situazione di lacerazione e dubbio dei destinatari cui si rivolge la «Lettera agli Ebrei». I destinatari di questo scritto del Nuovo Testamento (=NT), si ricordavano dell’altare d’oro per l’incenso e l’arca dell’Alleanza, tutta ricoperta d’oro, contenente la manna, la verga di Aronne che era germogliata e le tavole dell’Alleanza (cfr. Eb 9,1-5). E poi le vesti splendide dei sommi sacerdoti, i sacrifici che non finivano mai presso l’altare degli olocausti e il popolo che in qualche modo viveva e partecipava a queste azioni liturgiche antiche in una sorta di ebbrezza collettiva fatta di gloria e di orgoglio. Da parte sua invece, il culto cristia-

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no celebrato dentro una casa appariva povero di segni e austero, con le umili suppellettili di ogni giorno, un bicchiere, un pezzo di pane e un po’ di vino... Qui il Sommo Sacerdote aveva il volto di un Crocifisso! E anziché spargere il sangue degli agnelli, si ricordavano le parole e le opere di Gesù. E poi, invece di tanti riti, si chiedeva a ciascuno la fede nella morte e risurrezione di Gesù e un vero amore fraterno. A questi fratelli di ieri in crisi, alla crisi di tutti i cristiani di oggi che non vedono lo stretto legame tra la liturgia e la vita, tra il culto e l’azione e quindi non possono godere della straordinaria grazia delle celebrazioni liturgiche nelle dure vicende della vita, si rivolge la Lettera agli Ebrei con una parola di consolazione e di incoraggiamento.

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Questo scritto del Canone cristiano al lettore o ascoltatore cristiano medio fa un’impressione ambivalente: per un verso esercita un certo fascino e curiosità, per un altro suscita sconcerto e perplessità. Il famoso biblista Rinaldo Fabris ha scritto in un suo studio sulla Lettera agli Ebrei che davanti a questo testo del NT «si ha una reazione analoga a quella che si prova guardando una vetrata medioevale: bella, ma difficile da decifrare...». Da una parte «non c’è che da ammirare — annota ancora il Fabris — la profondità e solidità della riflessione incentrata sulla figura di Cristo, proclamato “Sommo Sacerdote”. Questa sicurezza nella professione di fede in Cristo salvatore infatti si sposa con una costante preoccupazione per la prassi cristiana. L’autore cerca di saldare insieme fede e storia, culto e vita, teologia e pastorale. Dall’altra parte, immediata è la sensazione di una accentuata diversità o estraneità culturale: immagini, espressioni, modo di leggere i testi biblici, la singolare architettura della lettera, l’anonimato degli autori e dei destinatari... Un tesoro nascosto dunque e purtroppo ancora ignorato dal popolo di Dio, un tesoro però che chiede di essere esplorato». Scrive così lo stesso anonimo autore della Lettera: «Vi raccomando, fratelli, ascoltate queste parole di esortazione-consolazione, con-


Formazione Biblica

centrate in questo breve scritto» (cfr. Eb 13,22; 6,18; 12,5). Infatti la lettera si presenta come un «discorso» (cfr. Eb 5,11; 8,1), un «parlare» tra persone (cfr. Eb 6,9; 9,6; 11,32), si potrebbe dire una predica, un’omelia nell’assemblea domenicale, poi scritta e inviata con un bigliettino di accompagnamento (cfr. Eb 13,22-23). Caratteristiche di questo scritto sono le continue citazioni ed allusioni ai testi e ai temi dell’Antico Testamento (=AT) , per ciò che riguarda in particolare la liturgia (sacerdozio, sacrificio, alleanza, legge), ma poi le credenze tradizionali sugli angeli, su Melchisedek, Mosè, i profeti, ecc. Al centro, la figura «biblica» suprema: Gesù. Va anche notato il collegamento intenzionale tra esposizione veritativa-dottrinale ed applicazione esortativo-operativa, come fa il pastore sensibile ai problemi della sua gente, cui vuol dare indicazioni pratiche, ma evitando il moralismo, richiamandosi cioè alle motivazioni della fede. Ultima caratteristica da ricordare è la preminenza della tematica liturgica o cultuale intorno ai tre poli di sacerdozio, sacrificio e santuario, con un preciso intento. L’autore vuole mostrare come queste istituzioni, che erano le colonne dell’Antica Alleanza (Antico Testamento), ora trovano il loro compimento perfetto nella figura ed opera di Gesù (Nuova Alleanza, Nuovo Testamento). Dovevano intendersene di Antico Testamento e di tradizioni ebraiche i destinatari di questa lettera. Per cui, come dice il titolo di essa, si pensò che fossero cristiani provenienti dall’ebraismo, forse sacerdoti ed addetti ai riti del grandioso Tempio di Gerusalemme. È importante ricordare in ogni caso che si tratta di cristiani in diaspora, di cui la Lettera dà un interessante spaccato di vita: la prima conversione con il suo carico di

entusiasmo (cfr. Eb 5,12; 6,1-6.10; 10,26-32.35-36), l’organizzazione con capi e strutture (cfr. Eb 13,17), le prime crisi di perseveranza (cfr. Eb 3,14), la tentazione di non progredire nel cammino di fede (Eb 5,11; 6,13), come chi avesse «mani stanche e ginocchia indebolite» (cfr. Eb 12,12), arrivando da parte di certuni all’abbandono dell’assemblea (cfr. Eb 10,25-29). Ad aggravare la situazione di «crisi di perseveranza e di rilassamento spirituale» contribuisce l’ambiente esterno, che doveva essere fortemente ostile, come indicano Eb 10,32-34; 12,3-4: oltraggi pubblici, carcere e privazione dei beni. Sembra inoltre che malessere specifico della comunità fosse anche la non incidenza della pratica liturgica, con una nostalgia di situazioni diverse, di un tempo passato

all’ombra del Tempio. In questa situazione, trattare di «Cristo sacerdote», come fa la Lettera, non era solo risolvere un quesito liturgico, ma mostrare come liturgia e vita si intreccino profondamente. L’autore della lettera vorrebbe far comprendere ai suoi cristiani che il sacerdozio e il sacrificio di Gesù celebrati nelle adunanze erano assai più che riti: erano esperienze di vita di Gesù, il Pastore primo, che, attraverso il rito, toccavano esperienze di vita dei fedeli, salvandole dal male e donando la grazia della fedeltà nella fede. Dunque, niente nostalgie o rimpianti, per gli splendori esteriori dell’antica liturgia del Tempio di Gerusalemme: Gesù è la vera e definitiva liturgia. (continua) don Claudio

La redazione e i collaboratori augurano alla Comunità di Castrezzato

un sereno Natale e un felice 2011

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Con la Chiesa

Sintesi della meditazione di Papa Benedetto XVI all’apertura del Sinodo dei vescovi del Medio Oriente

Maria, Madre di Dio

L’

11 Ottobre 2010, il Papa ha aperto il Sinodo dei vescovi per il medio oriente chiedendo l’aiuto della Vergine Madre. La data non è casuale: l’11 Ottobre 1962, Giovanni XXIII inaugurava il Concilio Vaticano II il giorno della festa della maternità divina di Maria e si affidava fiducioso alle sue mani materne invocando protezione. La festa della maternità di Maria era stata introdotta da Pio XII nel 1930 per ricordare al mondo che il Concilio di Efeso, 1600 anni prima, aveva dichiarato la Madonna “Theotòkos”, “Dei Genitrix”: colei che ha generato Dio. La decisione non fu delle più semplici, infatti ci si poneva la domanda: come può una creatura umana che è nel tempo, dare vita a Dio che è l’Eterno, che sta al di sopra di tutti? I nestoriani affermavano che si poteva parlare di madre di Cristo, ma definirla madre di Dio non era possibile. Al contrario, il Concilio di Efeso dichiarò che attraverso la nascita di Cristo, Dio è uscito da sé, si è unito radicalmente con l’uomo Gesù che è Dio esso stesso ed è apparso sulla terra. Con questo gesto ha attirato in se stesso tutta l’umanità, che da allora non è più stata fuori di Dio, ma è entrata nella sua intimità. Questa nuova concezione di Dio si oppone alla dottrina aristotelica che afferma al contrario, che Dio è l’Eterno, sta in sé e come tale non può stabilire relazioni. L’uomo si

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rivolge a lui, ma non riceve risposte. Questa concezione però crea disperazione, lascia l’uomo in balia di se stesso, senza possibilità di aiuto e conforto, perché la divinità appare lontana, intangibile.

L’incarnazione di Cristo, cioè la discesa di Dio sulla terra, ha cambiato radicalmente i rapporti tra l’uomo e il divino, perché l’umanità è stata attirata in Dio stesso e ciò consente di stabilire un rapporto reciproco, una relazione interiore con Dio. L’uomo non è più solo, è entrato nell’essere, Padre, Figlio e Spirito Santo e ciò è avvenuto grazie alla Madonna. Maria attraverso la maternità ha portato l’uomo nel grembo del Padre e gli ha permesso di instaurare con Dio una relazione reciproca. L’umanità non è più sola, perché Dio è con lei. Ecco la ragione per la quale papa Giovanni XXIII ha affidato l’Assise

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conciliare a Maria: la Madre di Dio attirata dal Signore in Lui stesso, ha attirato con Lei tutto il genere umano. Il concilio, iniziato con Giovanni XXIII, che aveva indicato la Madonna come “Madre di Dio”, si è concluso con papa Paolo VI, che ha riconosciuto a Maria il titolo di “Madre della Chiesa” e queste due attribuzioni sono strettamente collegate, perché la Chiesa è parte del corpo di Cristo. Afferma il papa “ La Madre di Dio, è Madre della Chiesa, perché Madre di Colui che è venuto per riunirci tutti nel suo Corpo risorto.” Il sillogismo dichiara: se Maria è madre di Cristo e la Chiesa è parte del Corpo di Cristo, Maria è anche la madre della Chiesa. Nel primo capitolo del Vangelo di Luca si narra della discesa dello Spirito Santo sulla Vergine, la quale concepisce il figlio di Dio che nascerà a Betlemme. Nel primo capitolo degli atti degli apostoli vediamo la Madonna, dopo la morte di Cristo, nel Cenacolo, al centro dei discepoli: insieme pregano e implorano la discesa dello Spirito Santo. In quel momento nasce la Chiesa del Cristo Risorto che abbraccia il mondo e noi tutti. È chiaro il parallelismo tra le due vicende: Cristo nasce a Betlemme e rinasce dopo la morte diventando Chiesa. Tenendo conto del legame tra Maria madre di Cristo e madre della Chiesa, il papa ci chiede di puntare la nostra attenzione sull’ultimo


Con la Chiesa

libro della Sacra Scrittura: l’Apocalisse, capitolo 12. Qui la donna vestita di sole, con dodici stelle sul capo e la luna sotto i piedi partorisce con grande dolore: è il mistero della nascita di Cristo che si ripete in ogni generazione, per perpetuare la salvezza del genere umano. Questo mistero ripropone il grido della Croce e si realizza sempre attraverso il sangue dei martiri, che offrono la loro vita per testimoniare la fede e far cadere i falsi idoli. Nel Salmo 81 si vede Dio circondato da false divinità, le quali cadono a terra e perdono i loro poteri permettendo la conoscenza dell’unico vero Dio. Questo lento processo legato alla storia della religione è sempre molto doloroso; si è sviluppato in questo modo dal cammino di Abramo fino alla morte di Cristo ed è continuato nei primi tempi della fondazione della Chiesa, quando il culto dell’imperatore, il politeismo e le pratiche pagane sono decadute grazie al contributo dei martiri cristiani che hanno sacrificato la loro vita per testimoniare l’unico vero Dio. E questo processo di trasformazione continua anche oggi. Nell’era moderna si sono sviluppate false ideologie che schiavizzano l’uomo e minacciano la sopravvivenza del mondo: sono i capitali anonimi, la droga, le ideologie terroristiche, il modo di vivere della nostra società malata, che vede vacillare le fondamenta morali e religiose e con i suoi comportamenti insensati sta distruggendo la terra. Le ideologie che si sono imposte rappresentano i falsi dei che devono cadere attraverso la testimonianza di fede dei semplici, i quali nella loro saggezza non si lasciano irretire dalle correnti negative che tendono a potenziare le false divinità. Nel capitolo 12 dell’Apocalisse, si vede un dragone che mette un fiume di acqua contro la donna

che fugge, per travolgerla. La buona terra però, assorbe le acque di questo fiume impetuoso e le rende innocue. Secondo l’interpretazione del Santo Padre il fiume rappresenta le correnti negative che cercano di affossare la Chiesa, la quale sembra soccombere di fronte alla loro forza. La buona terra che salva il mondo dal male è rappresentata dalla fede dei semplici che danno forza alla Chiesa e le permetteranno di prevalere. Benedetto XVI conclude la sua meditazione con questa preghie-

ra che ha il tono di una supplica accorata: ”Signore alzati in questo momento, prendi la terra tra le tue mani, proteggi la tua Chiesa, proteggi l’umanità, proteggi la terra” Poi si rivolge a Maria e prega così: ”Tu, la grande credente, tu che hai aperto la terra al cielo, aiutaci, apri anche oggi le porte, perché sia vincitrice la verità, la volontà di Dio, che è il vero bene, la vera salvezza del mondo. Amen.”

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Maria Antonia Galli

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Promuovere la vita

A chi è affidato il compito di rimuovere le problematiche che spingono una donna ad abortire?

Interruzione di gravidanza: pericolosa sfida al bene comune

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ggi, quando si vuole interrompere una gravidanza inaspettata, indesiderata o “subita” a causa di una violenza, il dilemma cui ci si trova di fronte sembra consistere soltanto nella scelta tra intervento chirurgico o terapia farmacologica (pillola abortiva RU486). Qualsiasi altro aspetto, per drammatico che sia, appare messo in secondo piano. Eppure, il dramma che vive la donna in questa angosciosa circostanza è una ferita che non si rimargina. È lei a trovarsi al centro di questa esperienza. È lei a subirne il carico maggiore. È lei

che, troppo spesso, viene lasciata sola con il suo dolore. Un dolore non soltanto fisico, ma anche, e soprattutto, un dolore che l’annienta sotto il profilo emotivo e psicologico. Questo aspetto, tuttavia, nella discussione comune, viene fin troppo spesso messo da parte per privilegiare un’attenzione, anche mediatica, rivolta soprattutto alle tecniche più o meno “facili” o “sbrigative” da introdurre in ambito clinico per risolvere l’interruzione. La domanda da porsi dovrebbe essere piuttosto “a chi è affidato

il compito di rimuovere le problematiche che spingono una donna ad abortire?”. Questo è il vero “dilemma”, sollevato di recente anche da un articolo pubblicato sul quotidiano Avvenire. Nell’articolo si parla di Teresa, giovane donna romana che, abbandonata dal compagno e senza un’occupazione stabile, decide di portare a termine volontariamente la sua gravidanza non disponendo dei mezzi necessari per poter provvedere alla vita futura che si andava formando dentro di lei. Il caso ha fatto scalpore perché, come dichiarato da Teresa, l’assistente sociale a cui si sarebbe rivolta, l’avrebbe incoraggiata a interrompere la gravidanza, adducendo come scusa la mancanza di fondi necessari per aiutare ‘casi come il suo’. La storia di Teresa è solo una delle tante. Troppe sono le donne che scelgono di abortire e troppo spesso questa scelta viene maturata a causa di motivi discutibili, come la paura del giudizio degli altri, la paura di perdere stima e affetto dei genitori, la paura delle responsabilità o la mancanza di reddito sufficiente. Tutti questi motivi non sono altro che facili giustificazioni. Il credente, nel suo cammino, anche in questa circostanza non è solo. Il Magistero della Chiesa, al riguardo, offre alla ragione umana la luce della Rivelazione: la dottrina sull’uomo contiene infatti

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Promuovere la vita

molti elementi che illuminano la problematica ed individuano ciò che realmente va rispettato. Dal momento del concepimento, la vita di ogni essere umano va rispettata in modo assoluto. perché, come già affermato dal Concilio Vaticano II, l’uomo, sulla terra, è l’unica creatura che Dio ha voluto “per se stesso” (Gaudium et Spes, 24) e l’anima spirituale di ciascun uomo è “immediatamente creata” da Dio (Cfr, Humani Generis Redemptionem). Giovanni Paolo II, nel suo Discorso ai sacerdoti partecipanti ad un seminario di studi su “La procreazione responsabile” affermò che la vita umana è sacra perché all’origine di ogni persona umana v’è sempre un atto creativo di Dio. Nessun uomo viene all’esistenza per caso; egli è sempre il termine dell’amore creativo di Dio ed in virtù di questo, rimane per sempre in una relazione speciale con il Creatore, suo unico fine”. Come già ebbe a dire Pio XII nel ‘44 nel discorso all’Unione Medica Biologica ‘San Luca’: “Dio è il Signore della vita dal suo inizio alla sua fine e nessuno, in nessuna circostanza, può rivendicare a sé il diritto di distruggere un essere umano innocente”. Interpellata da diverse Conferenze Episcopali, singoli Vescovi, teologici, medici o uomini di scienza, la Congregazione per la Dottrina della Fede, nel 1987, redigeva un’Istruzione il cui testo, approvato da Papa Giovanni Paolo II, indicava nella premessa, l’avvertenza che i termini “zigote”, “preembrione”, “embrione” e “feto”, che nel vocabolario della biologia possono indicare stadi successivi dello sviluppo di un essere umano, nell’Istruzione vengono usati liberamente, attribuendo ad essi un’identica rilevanza etica per designare il frutto, visibile e non, della generazione umana, dal primo momento della sua esistenza fino

alla nascita. Il motivo di tale scelta è tutto nell’essenza stessa dell’insegnamento della Chiesa che fa del rispetto dovuto all’essere umano fin dal suo concepimento, della dignità della persona, della sua sessualità e della trasmissione della vita uno dei suoi capisaldi. Più volte Papa Ratzinger ha attaccato la legge sull’aborto. “L’aver permesso di ricorrere all’interruzione della gravidanza - disse, nel 2008, con parole di condanna contro la legalizzazione dell’aborto rivolgendosi agli 800 delegati del Movimento per la vita riuniti in udienza al Vaticano in occasione dei trent’anni della legge 194 non solo non ha risolto i problemi che affliggono molte donne e non pochi nuclei familiari, ma ha aperto un’ulteriore ferita nelle nostre società, già purtroppo gravate da profonde sofferenze”. I moniti del Pontefice susseguitisi negli anni hanno sempre ribadito la dottrina del magistero e le accuse sono state rivolte con veemen-

za alla legislazione parlamentare che dal 1978 autorizza l’interruzione di gravidanza. Papa Benedetto inoltre, considerando l’apertura alla vita al centro del vero sviluppo, più di una volta ha invitato a diffidare di quella diffusa mentalità antinatalista che spesso viene contrabbandata quale progresso culturale. Nel maggio scorso, in occasione della visita pastorale a Fatima il Pontefice ha ribadito che “l’interruzione di gravidanza e le iniziative contrarie alla famiglia fondata sul matrimonio indissolubile tra un uomo e una donna sono tra le più pericolose sfide che oggi si pongono al bene comune”. Inoltre ha espresso “profondo apprezzamento per tutte quelle iniziative sociali e pastorali che cercano di lottare contro i meccanismi socioeconomici e culturali che portano all’aborto e che hanno ben presenti la difesa della vita e la riconciliazione e la guarigione delle persone ferite dal dramma dell’aborto”. Il Papa ha, tra queste, lodato il Movimento per la vita «che promuove la cultura della vita e concretamente aiuta tante giovani donne a portare a termine una gravidanza difficile». Dal 2003 il Movimento è presente anche a Pompei, presso il Centro Educativo “Beata Vergine del Rosario” del Santuario mariano, dove, in aderenza al principio della difesa del diritto alla vita ed alla dignità di ogni uomo, dal concepimento alla morte naturale, viene svolta un’intensa attività di promozione sociale nei confronti di ragazze madri favorendo una cultura dell’accoglienza nei confronti dei più deboli ed indifesi e, soprattutto, verso il bambino concepito e non ancora nato. Marida D’Amora

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Attualità

Oggi il senso del pudore ha perso terreno a favore del suo contrario

Un nuovo vizio ai tempi di Facebook I La spudoratezza. Un vizio antico che oggi ha spudoratamente conquistato la “hit-parade”: recitata, cantata, suonata, ballata nei luoghi più visibili, sia reali sia digitali, relegando il pudore a un sottoprodotto.

T

empi nuovi, nuovi vizi... più quelli vecchi, naturalmente! Un vizio nuovo molto visibile oggi è la dif-fusa tendenza a piazzare se stessi in pubblico come un qualunque altro prodotto. Come? Raccontando se stessi: storie di vita, tendenze, gusti individuali, inclinazioni... ben oltre ogni discrezione e riservatezza. Sembra che poco o nulla debba ormai restare nel segreto del proprio io. Tutto di sé può essere raccontato, messo in piazza, pubblicizzato: massima sincerità, minima vergogna! L’importante è offrire un’immagine di sé accattivante, possibilmente bella, sempre interessante. Un narcisismo esasperato che unisce gente comune e classi dirigenti.

È il vizio che Umberto Galimberti chiama senza mezzi termini: “spudoratezza”, vale a dire il crollo di ogni difesa del proprio mondo i interiore per proiettarlo al di fuori. E un vizio che, come ogni altro vizio capitale, deforma la percezione di sé riducendo le persone a uomini e donne di facciata, a prodotti da commercializzare. Solo esibizionismo? Il vizio della spudoratezza non è una questione di esibizionismo fisico-sessuale o di sculettamenti lascivi in TV. Più drammaticamente è il crollo della “separazione” tra il nostro interno, a noi solo noto, e l’esteriorità, dove conta in modo decisivo l’immagine. La società

dei consumi insegna che un prodotto tira quando è debitamente pubblicizzato. Allo stesso modo si pubblicizza la propria immagine. Cosa non si fa per un posto di “velina” a Striscia la notizia o da “cronista” in Amici della De Filippi? «Chi non si mette in mostra e non è irraggiato dalla luce della pubblicità non ha la forza di sollecitarci, di lui neppure ci accorgiamo»: così il già citato Galimberti. Risultato? Uomini e donne, giovani e meno giovani la cui identità è tutta fuori di sé, totalmente dipendente da quel che viene detto, rappresentato. pubblicizzato. E quando tutto ciò viene meno? Programmi televisivi di grande share si reggono sullo spogliare non tanto e non solo dei corpi, quanto degli animi. Raccontarsi in pubblico non è forse un atto di grande sincerità e coraggio? Perché vergognarsi? Non è vero che più uno si espone e più ottiene ascolto, interesse, consenso e successo? Il top dell’esporre il proprio mondo personale è fare outing: gridare ai quattro venti la propria omosessualità. Di questa ventata di sincerità dobbiamo essere grati agli USA. Da quelle parti, fare outing equivale a smascherare l’orientamento sessuale di qualche personaggio che — per motivi suoi — attacca pubblicamente i gay. È fargliela pagare! L’outing nostrano e Facebook Da noi, invece, fare outing è parlare di se stessi. Un esempio — sen-

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Attualità

za aggettivi qualificativi — di outing è stata la recente confessione dell’ormai ottantenne capo storico del movimento radicale italiano. Ha voluto comunicare a tutta la nazione i suoi amori omosessuali. Furbescamente, l’outing gli ha permesso un nuovo spazio sui media, facendo parlare di sé. Un uomo sempre intelligentemente in linea con i tempi (!). L’ outing sarebbe la nuova terapia contro l’insincerità, la vergogna, l’eccesso di riservatezza e soprattutto contro il pudore repressivo. Fare outing è come un lettino virtuale su cui uno si sdraia e confessa, in pubblico e in modo teatrale, la propria vita privata e le proprie inclinazioni sessuali, certo di ottenere non sguardi o parole di riprovazione, bensì approvazione, applauso e... rilassamento psicologico. Più o meno sulla stessa lunghezza d’onda si basa l’immenso successo di Facebook. Pare che circa 500 milioni di persone abbiano un profilo su questo fortunatissimo social network, uno su quattro di chi naviga in rete. Su Facebook finisce di tutto. E la privacy? Mark Zuckerberg, iniziatore di questo fantastico gioco comunicativo, rassicura il suo popolo che così va bene perché il concetto di privacy sta cambiando. L’importante è comunicare, raccontare di sé. Se ogni anno gli affiliati raddoppiano le informazioni messe in circolo, vuol dire che la privacy non li turba più di tanto. Oggi, il non parlare di sé, il non buttarsi in piazza può suscitare il sospetto di insincerità o di voler coprire qualcosa di poco chiaro. La spudoratezza è un vizio che “deprivatizza” la persona: vale l’apparenza esteriore e il mettersi in mostra. E chi non accetta di buttarsi in pasto a chicchessia? Troverà certamente qualcuno, magari lo psicologo di turno, che lo accuserà di essere introverso,

inibito e represso: semplicemente un disadattato sociale. È il trionfo dell’omologazione alla società dei consumi e del conformismo. Il pudore ancora lui Contro la spudoratezza, apprezzata “virtù” (?) al tempo di Facebook e dell’outing, vale solo il pudore. Una parola pressoché estranea al comune vocabolario. E, se conosciuta, con grande probabilità evocherà ansie censorie e centimetri quadrati di nudo esposti allo sguardo morboso del pubblico. Il pudore non è per nulla cosa da repressi, men che meno una questione di glutei e poppe al vento. Il pudore è la difesa del nostro “intimo”. Ogni persona normale ha una sua vita fatta di relazioni,

sentimenti, emozioni, di convinzioni, credenze, affetti, simpatie e via elencando. Il pudore non è blindare il nostro intimo rendendolo impenetrabile a chicchessia. Semplicemente si vuol essere e restare se stessi. Il cuore non si apre a chiunque. Oggi la voglia di abbattere le frontiere del “pudore” è troppo forte: soprattutto se alla notorietà seguono pure i soldi! Riaffermare con forza la necessità del pudore, vale a dire della discrezione, della difesa della propria interiorità, anche a costo di apparire introversi e disadattati sociali, è l’unico modo per non svendersi sul mercato dell’effimero e del nulla. Un sacco vuoto non sta in piedi!

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Sabino Frigato

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Letteramissioni Spazio del Parroco

Dove opera P. Sergio Targa

Bangladesh: dialogo a colori

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l Bangladesh è una nazione di 150 milioni di abitanti, il 90% dei quali è islamico e il 9% hindu; buddhisti e cristiani sono solo lo 0,5%. È un paese che ha iniziato la sua storia con la religione hindu, poi è stato governato da re buddhisti. orso la fine dell’anno mille, i santoni islamici dediti alla penitenza e alla predicazione del corano sono arrivati dai Paesi arabi del Medio Oriente attraverso l’India e hanno iniziato la loro opera di “diffusione islamica”. I santoni

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hanno avuto una larga ascendenza sulla popolazione sia rurale, sia istruita, che ha favorito la conversione all’islam della popolazione bengalese. Accanto ai santoni c’erano anche dei militari “di supporto”, desiderosi che il nome di Allah fosse conosciuto e diffuso. Il dialogo avviene tra persone Nella parrocchia di Satkhira, dove lavoro, il dialogo interreligioso è la quotidianità. Nella nostra missio-

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ne entra ed esce tanta gente tutti i giorni; molti sono musulmani e hindu. Mi piace la parola “entrare”. Infatti, se entriamo in un ambiente, l’obiettivo è quello di stabilire una relazione umana con chi vi abita e che desideriamo conoscere. È interessante vedere quando arrivano i ragazzi della Madrasa (scuola di Corano), con l’abito musulmano e il cappellino bianco. Si guardano intorno e si rendono conto che ci sono tanti bambini del nostro orfanotrofio. Restano


Spazio missioni

sorpresi fino a quando non avviene l’incontro... Dopo aver descritto le nostre attività e il mio ruolo come missionario, uno di loro mi dice: “Non capisco perché tu che sei cristiano, parli con me che sono musulmano”. Ho ammirato la sua sincerità... Nonostante alcuni dubbi, questo ragazzo aveva superato la barriera della paura e dei pregiudizi. Gli ho risposto: “Parlo con te perché anche tu sei mio fratello; questo è ciò che mi ha insegnato Gesù”. Con mia grande sorpresa, il ragazzo si congeda con il saluto cristiano “Nomoskar”. In quel momento ho capito che la paura era sparita dalla sua mente e dal suo cuore. Il dialogo avviene ogni giorno È normale in Bangladesh che i ragazzi cristiani interagiscano con i coetanei appartenenti ad altre religioni. Nel dialogo quotidiano, infatti, non incontro una religione, ma tante persone, che sul mio stesso piano desiderano condividere la propria storia, la propria cultura, le proprie preoccupazioni. Viaggiando in pullman, andando al mercato o a scuola, si percepisce e si vive il dialogo di vita. Non ci sono pullman per i cristiani e pullman per gli islamici o le scuole solo per gli hindu. Gli appartenenti alle diverse religioni vivono assieme, mischiati gli uni con gli altri nelle città e nei villaggi. Quando ci sono calamità naturali, per esempio, il primo ministro chiede a tutti i leader religiosi del Paese di pregare per quello che è avvenuto; e i leader si sentono in dovere di farlo. Il dialogo è costruire un sentiero Dialogo vuol dire dedicare il proprio tempo in modo gratuito e disinteressato: la visita di un ospite di qualsiasi religione è un dono prezioso che viene da Dio; le feste religiose sono occasioni per far partecipare anche i vicini di casa

mani. Ecco che il dialogo diventa Parola; una Parola che si manifesta in mezzo a noi e ci chiede di testimoniarla attraverso la nostra vita perché diventi segno del dialogo di Dio con tutta l’umanità. Allora il dialogo diventa arcobaleno, alleanza e unità con ogni uomo e donna che porta con sé la sete della conoscenza di Dio.

e gli amici, stando insieme e offrendo loro qualcosa da mangiare. Lo scorso anno, durante la preparazione del Natale, tanti amici musulmani hanno contribuito ad addobbare la chiesa e a terminare il presepe... Così il dialogo diventa scambio, reciprocità e confronto della propria fede, non solo a parole. Dialogo significa avere la capacità di mettersi in gioco, lasciando da parte le proprie idee; è uscire da se stessi per entrare nel mondo diverso dell’altro e insieme costruire un sentiero fatto di ascolto, rispetto e condivisione. Il dialogo diventa un... arcobaleno Una donna musulmana, vestita con un sari giallo (l’abito tipico delle donne bengalesi), si ferma ogni giorno alla stessa ora a pregare davanti alla grotta della Madonna accanto alla nostra chiesa. Questa abitudine è stata una lezione per tutti, perché dimostra che il dialogo può diventare preghiera comune, voce incessante che si innalza a Dio per l’umanità assetata di fede, amore e speranza. Lo scorso anno a Satkhira abbiamo organizzato la fiera della Bibbia, tradotta in diverse lingue. Era la prima volta e la partecipazione è stata grande anche tra i musul-

La capacità di stare insieme La presenza dei saveriani in Bangladesh ha lo scopo di annunciare il vangelo e di cercare il dialogo tra le religioni. Cerchiamo di forgiare relazioni positive tra credenti appartenenti a religioni diverse, stabilire giustizia e pace nella società, acquisire conoscenza delle altre fedi, in un clima di fiducia e rispetto reciproco. Da anni s’incontra un gruppo di persone provenienti da tradizioni religiose e sociali differenti. L’incontro è a volte formale, ma cerca di favorire la capacità di stare insieme, nonostante il pluralismo delle idee e dei punti di vista. Il dialogo in questo caso significa cercare l’unione nella diversità, per fare in modo che le differenze convivano. Sono piccoli passi verso l’arcobaleno della speranza. Stiamo cercando anche di ottenere che il governo favorisca la pubblicazione di testi scolastici con le descrizioni di tutte le religioni più importanti del Bangladesh. Attualmente, infatti, i libri di religione sono consegnati a seconda della fede professata dagli alunni. Speriamo che l’impegno a favore di una maggiore conoscenza reciproca delle religioni possa aiutare il popolo bengalese a vivere in pace, soprattutto in questo momento storico, quando anche il più piccolo conflitto può danneggiare la pace di tutto il mondo. Anche la globalizzazione può favorire la pace o accendere lo scontro.

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P. Giovanni Gargano

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Spazio missioni

Borodol, 20 settembre 2010

Lettera di Padre Sergio Targa

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arissimi amici, in uno dei miei tanti spostamenti in moto, a rischio di causare incidenti, mi è capitato di sorprendermi nella seguente riflessione. Mentre attraversavo risaie lussureggianti di mille sfumature di verde, mi sono chiesto com’è che nonostante la nostra supposta superiorità culturale e scientifica, la nostra raffinatezza di credo religioso, il nostro livello di sviluppo o meglio, super sviluppo economico, com’è, pensavo, che l’occidente saccente e opulento, sembra arrancare dietro a culture e popoli che nonostante la rozzezza, se così si può dire, dei loro traguardi economici, culturali, filosofici,

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teologici, antropologici ecc. stanno manifestando una vitalità ed esuberanza che l’occidente ormai ha perso da decenni! E a poco servono le misure messe in atto dalle paure di stati, partiti politici, gruppi ed individui intese a marginare, in qualche modo, l’ondata di piena di culture e popoli altri da quelli europei. A poco sono servite e serviranno le guerre messe in atto per difendere interessi che giorno dopo giorno risultano sempre più indifendibili. Queste guerre sono come gli ultimi sussulti di un malato terminale che affida tutte le sue speranze di sopravvivenza al placebo delle armi o di leggi vistosamente xenofobe o, comunque, antisolidaristiche. Tutto ciò

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non fa che tristemente ricordarmi che l’occidente è diventato ormai la terra del tramonto, non solo da un punto di vista geografico ma e soprattutto da quello antropologico. Perché una cosa è certa, l’altro, lo straniero, è qui per restare, e a nulla potranno le nostre armi, in qualsivoglia modo queste possano essere intese. Ma come è potuto accadere? Qual’e stata la formula magica che ha provocato il tramonto dell’occidente e delle sue conquiste? Probabilmente le cose che hanno provocato il rimescolamento di carte che sembravano decise da sempre e per sempre sono tante. Io però in quel mio viaggio famoso in moto mi soffermai su una cosa, e una cosa sola. L’occidente sta morendo semplicemente perché ha smesso di credere. L’occidente non sogna più, si è adagiato indifferente al capezzale della sua stessa morte. L’occidente è stanco e annoiato, ha perso gli scopi, i traguardi, non vive più, sopravvive. Non sa più lottare, non conosce la sofferenza, ha dimenticato la povertà e la miseria e la fame dei suoi nonni e bisnonni. Vive come in una bolla di sapone, senza stimoli come sospeso nel vuoto, senza direzione di sorta, alla deriva. E quando dico che l’occidente ha smesso di credere non penso necessariamente ad un credo religioso, ma ad un qualsiasi credo, foss’anche una ideologia politica. Non sappiamo più credere e quindi sognare. Non abbiamo più ideologie, e cantiamo ignari alla ri-


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trovata libertà. E non ci rendiamo conto che caduti i grandi ideali ci ritroviamo ora non “più liberi”, ma semplicemente “più schiavi” di piccoli ideali che non vanno al di là di interessi immediati, giornalieri, soddisfacenti solo gli impulsi, generalmente egoistici, di un narcisismo ormai esasperato. Di fronte invece ci troviamo popoli agguerriti e pronti a tutto, che credono fortemente nella loro fede, che sono disposti anche a morire per cercare di migliorare la propria situazione. E noi non possiamo niente contro di loro. Perché loro sognano e vedono traguardi, e immaginano futuri diversi. Mentre noi siamo morti; noi siamo solo arroccati nel vano tentativo di salvare il salvabile della nostra supremazia ormai molto più che centenaria. E in quel viaggio in moto che sembrava non finire mai, pensavo a come sarebbe stata diversa la situazione se l’occidente cogliesse la pressione dell’altro sulle proprie frontiere geografiche e culturali come opportunità per lasciarsi contagiare dalla vitalità che noi abbiamo smarrita. E pensavo a come questa pressione potesse davvero diventare l’opportunità per svegliarci dal sonno profondo in cui da decenni siamo sprofondati per riprendere a sognare e a credere e immaginare un nuovo mondo solidale e accogliente per tutti, e non solo per pochi fortunati. Perché è solo l’altro che può farci riscoprire chi siamo e da dove veniamo e dove andiamo o vogliamo andare. Purtroppo la nostra Chiesa, vecchia di millenni, talvolta arranca sotto il peso dei propri peccati e diventa succube di questa realtà distorta e dei suoi sicofanti interpreti e direttori, di quella realtà che invece è chiamata perennemente a trasformare. La Chiesa deve dimenticarsi di se stessa, delle sue conquiste e dei suoi privilegi. Perché è solo perdendosi che si

ritroverà. Questo vale per il Cristiano singolo ma tanto più vale per la Chiesa come istituzione. Questa non deve difendere niente, ma proprio niente se non la dignità umana, di tutti, anche degli altri alle porte. Solo in questo modo potrà essere degna rappresentante del suo Signore. Non è un buonismo ad oltranza quello che qui è proposto. È la stessa natura della Chiesa e quindi della sua Missione che richiedono una tale strategia. Perché lo spazio dell’umano va oltre l’occidente e se davvero crediamo che è l’umano lo spazio del divino, allora c’è ancora tutta una divinità di là da scoprirsi, i cui portatori sono gli altri che pressano alle porte. Ormai vicino alla missione, aspetto il mio turno per imbarcarmi sul barcone che mi traghetterà dall’altra parte del fiume. Spengo la moto, e nell’attesa penso al mio essere missionario qui in Bangladesh. Al significato del mio operare qui. Ma, ha un significato questo mio operare? Non è che

anche io sono funzionale, come figlio dell’occidente, alle sue stesse paure? E mentre la barca si avvicina alla riva, voglio pensare e sperare di essere solamente un ponte come quello che un giorno sorgerà sulle sponde del Kopotakkho che oggi sono obbligato ad attraversare in barca. Un ponte verso un mondo immaginato come più accogliente e solidale, dove le alterità si incontrano nel rispetto reciproco e nella tolleranza. Dove sicofanti, violenti e buffoni, marionette nel teatrino di vecchie fiere di paese, saranno zittiti dal fragore di risate di uomini e donne veramente liberi perché solidali fratelli e sorelle. Scendo dal barcone e inizio a percorrere l’ultimo chilometro che mi separa dal cancello della missione. Un’ombra triste mi attraversa il cervello. O costruiremo insieme un mondo solidale per tutti o non potremo evitare uno scontro frontale che porterà inevitabilmente alla nostra fine!

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Sergio Targa Missionario Saveriano

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Vita sociale

Una testimonianza diretta

Un cittadino qualunque nella bufera della crisi economica D a tempo, in TV, sui quotidiani, negli ambienti di lavoro e sulle nostre labbra rimbalza una parola che ci rende preoccupati ed ansiosi in merito al nostro futuro e a quello dei nostri figli: crisi; una crisi che corrisponde ad instabilità, ricerca vana di un lavoro adeguato, recessione... E con essa altre parole affiorano, ancor più amare: precariato, cassa integrazione, mobilità, disoccupazione, povertà... un mare di termini tecnici che poco a poco abbiamo sperimentato sulla nostra pelle. Vengono organizzati convegni e conferenze per affrontare questi temi scottanti dell’attuale crisi economica che sta investendo gran parte dei settori lavorativi e che entra a pieno titolo tra gli argomenti di discussione all’interno di ogni famiglia costretta a modificare i propri stili di vita. “Non si arriva alla terza settimana del mese con lo stipendio fisso,!” denunciano i quotidiani; “Nove milioni di nuovi poveri (e non solo extracomunitari) si contano nella nostra Italia del benessere e del progresso”. Pare che il ceto medio, operai e impiegati, stia facendo le spese di quel vantato benessere che un tempo lo aveva reso parte attiva del boom economico. Non dimentichiamo ovviamente la piaga della disoccupazione che costringe i nostri giovani a rimanere ancorati alle famiglie di origine; fenomeno troppo complesso per essere affrontato in questo

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contesto! La Caritas e l’Assistenza Sociale dei comuni sperimenta quotidianamente il disagio dei nuclei familiari o dei singoli in difficoltà nell’affrontare la quotidianità: l’I.S.T.A.T. ci informa che il 20% delle famiglie italiane ha delle fondate motivazioni per non aver fiducia nei confronti delle istituzioni che non garantiscono più un livello di vita adeguato alla dignità umana. (Almeno come nel mondo occidente è stato sperimentato ed inteso!) Anche nei nostri paesi, si percepisce questo clima di instabilità; i giovani si adattano ad ogni occupazione, ma faticano a trovare un lavoro corrispondente alla preparazione scolastica raggiunta o alle personali inclinazioni. Ma ciò che sconvolge l’opinione pubblica, e ancor più la vita di chi è parte lesa, è la perdita di un’occupazione ritenuta per anni solida, soprattutto quando si è alla fine del percorso lavorativo. Mi capita di incontrare un “cittadino qualunque”, uno che potrebbe essere un nostro congiunto, che per ben trentacinque anni ha prestato la sua opera nel settore del terziario; tutto in regola, contributi versati, sicurezza del posto... Da un giorno all’altro è stato posto di fronte alla dura realtà. D- Ci racconti come è andata. R- Un giovedì sera, il mio datore di lavoro da oltre trent’anni mi con-

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voca insieme ad altri miei colleghi e mi avvisa che la ditta non è più in grado di assorbire la manodopera che fino ad ora ha garantito continuità di vita all’impresa; ventiquattro ore dopo sono già inserito in una lista di mobilità dell’I.N.P.S.; risulto disoccupato con un sussidio economico di gran lunga inferiore al mio stipendio maturato nel corso degli anni. D- Come si sente un uomo di cinquant’anni senza un lavoro? R- All’inizio è stata dura! Non riuscivo a capacitarmi del perché vero di una simile situazione. Anche se da alcuni anni andavo percependo che nell’economia italiana si stava aprendo una falla enorme, non avrei mai immaginato di dover affrontare la condizione di disoccupato. Ho sono sentito venir meno le certezze che mi avevano permesso di costruire una famiglia, di crescere i miei figli e dar loro una buona preparazione culturale. D- In che modo è riuscito a superare questo brutto momento? R- Una forte tensione mi divorava la mente, ero instabile e suscettibile, in casa e fuori, nella relazione con i miei famigliari ed amici che hanno fortunatamente empatizzato con me e mi hanno supportato ragionando insieme di ogni cosa. Ciò che mi ha riportato a galla è stata la mia testardaggine, il mio voler ad ogni costo contrastare la


Vita sociale

sventura. Mi sono dato da fare in ogni modo per recuperare un lavoro decoroso, ma un uomo a cinquant’anni non è considerato un buon affare per un imprenditore. D- La sua famiglia come ha reagito di fronte a questo fulmine a ciel sereno? R- Loro molto bene, a differenza di me. Non posso certo vedere nel profondo delle loro menti e percepire i loro più intimi sentimenti! Sicuramente hanno incassato brillantemente il colpo e mi hanno sostenuto con grande affetto, contenendo il mio malumore, i miei rancori e sostanzialmente il malessere che andava impossessandosi del mio animo e mi rendeva cupo e scontroso. D- Cosa significa essere inserito nelle liste di mobilità? R- Significa che non si ha lavoro e che l’Istituto di Previdenza Sociale ti fornisce un assegno mensile di mobilità; nel frattempo la contribuzione obbligatoria continua ad essere accumulata in previsione della maturazione del diritto di pensionamento. A differenza della cassa integrazione, dura molto di meno e nel mio caso non mi permette di raggiungere i contributi necessari per il raggiungimento pensione.

opera a vantaggio della comunità, senza tuttavia poter prevedere fino a quando durerà e se potrà continuare nel tempo, in quanto tutte le istituzioni sono invitate a ridurre i propri dipendenti. D- Si è chiesto il perché di questo sua situazione? Perché le ditte chiudono e c’è recessione? R- La risposta è molto complessa. Io posso solo parlare in concreto e valutare la mia contingente situazione. Per quanto riguarda la ditta in cui lavoravo, ritengo che siano stati fatti gravi errori nella gestione dell’attività, non tenendo d’occhio la situazione economica generale che da tempo mandava dei segnali preoccupanti. Senza flessibilità ed adeguamento si è destinati alla conclusione più tragica. D- Considerando che non poche sono le persone nella sua medesima condizione, che cosa consiglierebbe? R- Perdere il lavoro non comporta solo un danno economico, a cui

può essere posto rimedio attraverso delle strategie di risparmio ed attivando una certa parsimonia nell’uso delle risorse familiari, ma rappresenta per una persona il venir meno di un ruolo sociale, magari gestito con senso di responsabilità e fonte di gratificazione personale. Ci si sente svuotati ed inutili, nel vortice dell’insuccesso più deludente, con l’amarezza di sentirsi “scartati”. Cosa fare? Chiamare a raccolta tutte le energie interiori e misurare la propria personalità lottando contro le avversità. Ci vuole anche un pizzico di creatività per tentar di costruire una nuova identità lavorativa. Io ce la sto mettendo tutta. Sono disposto ad accettare tutto, fuorché lo sfruttamento e l’illecito. La dignità umana deve comunque essere salvaguardata e l’uomo non può essere ridotto a strumento di sfruttamento per arricchire chi già detiene il potere economico. Silvana Brianza

D- Quindi l’ha trovato un nuovo posto di lavoro? R- Ho cercato ovunque, ma ho trovato solo sfruttamento e possibilità di essere sottopagato. Addirittura mi avrebbero fatto lavorare per poche ore al giorno in una condizione di sottoccupazione con un incentivo economico irrisorio, considerando che un datore di lavoro, assumendo una persona in mobilità come me, ha diritto ad uno sgravio del 50% delle spese di contribuzione. In questo momento vengo utilizzato in una struttura pubblica dove presto la mia

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Spazio educazione

Spunti educativi dalla figura del beato Lodovico Pavoni

Amare i giovani come la pupilla del proprio occhio

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odovico Pavoni si sentì chiamato, interpellato da Dio nell’andare incontro ai bisogni dei ragazzi e dei giovani del suo tempo. Questi bisogni sono stati per lui come «dolci attrattive», cioè delle forti motivazioni che hanno coinvolto tutta la sua persona, orientandola al servizio dei giovani in stato di necessità. Per loro lasciò «il quieto soggiorno della casa paterna ». E così si prese cura di «educare nella religione e nelle arti tanti poveri orfani od abbandonati figliuoli, ridonando alla Chiesa degli ottimi cristiani ed allo Stato dei buoni artigiani e dei cittadini virtuosi e fedeli». Nelle sue scelte apostoliche, Lodovico Pavoni (1784-1849) «si deve ritenere il precursore di quelle opere stupende che poco dopo S. Giovanni Bosco fondò e promosse su vastissima scala» (Decreto sull’eroicità delle virtù, 1947). Anche nella sua azione educativa egli può essere considerato precursore del metodo preventivo di don Bosco (1815-1888), imperniato sul trinomio: ragione, amorevolezza e religione. Queste tre componenti, strettamente connesse fra loro, emergono in maniera costante anche nello stile e negli scritti di p. Pavoni. Alcune testimonianze ci assicurano che aveva una «cura personale dei suoi figliuoli» e li «educava per le vie del cuore». Un passo di una lettera ad un suo collaboratore, Domenico Guccini, accosta

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in modo significativo due dei tre criteri indicati da don Bosco nel suo metodo preventivo. Il Pavoni consiglia al Guccini di sapersi «comportare in ogni incontro con quella piacevolezza, che conviene molto bene al nostro sistema d’educazione; sappi agire con quella dignità che procura rispetto, ma insieme con quella dolcezza che affascina; e lascia a chi la vuole la sferza, perché la sferza per l’uomo deve essere la ragione». Padre Pavoni parla di “nostro sistema d’educazione” e mette in evidenza due dimensioni fondamentali di questo sistema: la piacevolezza e dolcezza, che traducono la realtà dell’amorevolezza, e la ragione (contro la sferza, il bastone). La riflessione e l’esperienza hanno portato padre Pavoni a tracciare un “sistema di educazione”, un vero e proprio metodo educativo, caratterizzato dalla presenza dei mezzi tipici di una pedagogia preventiva: religione e ragione, amore e dolcezza, vigilanza e rapporto personale. Padre Pavoni aveva già fatta sua, in teoria e nella pratica, l’espressione che sarà di don Bosco: «Questo sistema s’appoggia tutto sopra la ragione, la religione, e sopra l’amorevolezza». Amore e ragione sono criteri che ricorrono continuamente nelle indicazioni educative del Pavoni. Gli educatori: «Custodiranno i giovani loro affidati come un tesoro prezioso e santo e li ameranno come la pupilla del proprio occhio.

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Li renderanno amici del lavoro, e li abitueranno ad operare più per amore che per timore. Studieranno bene il carattere e le forze dei loro allievi per condurli sul loro verso. Tratteranno i loro allievi con molta affabilità e dolcezza. Con la persuasione e con la dolcezza li esorteranno all’esatto adempimento dei loro doveri. Occorrendo di dover correggere qualcuno dei giovani di qualche difetto, studieranno di farlo con maniere amorevoli e con sagge persuasioni». La religione, afferma il Pavoni, è «scopo essenzialissimo e principale dell’educazione». Nell’Istituto si avrà «cura speciale di ben formare il cuore dei giovinetti, di istruirli rettamente secondo la fede e la religione, e di fondarli in quella pietà vera che onora Iddio, santifica le anime, edifica i prossimi, felicita le famiglie; in una pietà soda, robusta, sciolta, ben intesa, che mira all’esatta osservanza dei propri doveri». Culmine dell’impegno educativo è aiutare il giovane a scoprire e realizzare il progetto di Dio su di lui: «L’ispirare la vocazione ad uno stato di vita sta esclusivamente a Dio; a noi resta solo di assecondarne i movimenti». In un tempo, come il nostro, di un accentuato pluralismo di proposte, che costituiscono un disorientamento per i ragazzi e i giovani (e non soltanto per loro), diventa ancora più necessario, per i genitori, gli insegnanti e tutti gli adulti che sono in rapporto con la gioventù,


Spazio educazione

impegnarsi in un autentico lavoro educativo, senza scoraggiarci per la difficoltà che questa sfida comporta. In questa prospettiva, il sistema preventivo di Lodovico Pavoni continua a mantenere grande validità. Ragione significa offrire motivazioni convincenti ai propri interventi. Sono necessarie le regole, ma non basta dare delle regole ai ragazzi. Oggi esiste un’enfasi sulle regole. Si sostiene che occorre dare delle regole ai ragazzi. Ma se queste regole non sono motivate, non incidono in profondità; sono accolte superficialmente e temporaneamente e poi vengono disattese, senza lasciare traccia nella loro formazione. “I provvedimenti normativi non bastano: è necessario educare l’anima, la testa, il cuore”. Ciò che incide nella formazione dei nostri ragazzi sono i modelli che hanno davanti. A quali modelli si ispirano i nostri ragazzi? Riusciamo a presentare loro dei modelli alternativi rispetto a quelli del guadagno facile, del successo, della ricerca della perfezione fisica, della prestazione al massimo in ogni momento? Riusciamo ad elaborare delle proposte educative, che facciano comprendere come sia più degno e gratificante costruire la vita su un progetto e non sulla ricerca spasmodica del piacere? Usare la ragione è far sperimentare in modo esistenziale che la gioia e la felicità vengono dalla fedeltà ad un progetto di vita valido e significativo e non da esperienze che costituiscono soltanto delle illusioni di libertà. Amorevolezza dice vicinanza ai ragazzi, rispetto per loro, coinvolgimento nella loro vita. Dice, insieme, autorevolezza ed empatia. Educare più che una professione è una vocazione. Implica amare i ragazzi, far sentire loro che gli si vuole bene, ascoltarli personalmente e sostenerli nelle loro difficoltà e nei loro sogni. Implica

spendersi per loro, stare con loro, senza porsi al loro livello, ma mantenendo sempre un atteggiamento educativo. Amorevolezza non coincide con permissivismo. Il permissivismo è stato senz’altro uno degli elementi che ha indebolito il processo educativo. Per paura dell’autoritarismo e per superarne una certa forma che in passato poteva sembrare esagerata, si è caduti nell’eccesso opposto, nel concedere cioè troppa libertà e nel tollerare comportamenti inaccettabili. Nonostante si siano riscontrati e riconosciuti i fallimenti di questa impostazione educativa, si continua in generale nella stessa direzione, forse per paura o per incapacità di assumere altri atteggiamenti. Prosegue una tendenza a concedere tutto ai ragazzi, ad accontentarli in modo eccessivo, ad alleviarli da ogni difficoltà, a non richiedere loro alcun sacrificio. Qui sta il peccato originale dell’educazione degli ultimi anni. Si confonde l’autoritarismo con l’autorevolezza, si confonde il permissivismo con l’amorevolezza, si confonde il pugno con il polso. L’educazione richiede autorevolezza, amore e capacità di guida con polso. Non è un amore vero e illuminato quello dei genitori che fanno crescere i figli nella bambagia, preservandoli da ogni difficoltà, da ogni prova o

sacrificio. In questa maniera non crescono in modo integrale, non diventano responsabili, non sviluppano le proprie doti; permangono in uno stato di immaturità. Non diventano in grado di affrontare le sfide e gli impegni che la vita richiede. Religione: esprime il vertice degli interventi educativi. Implica l’apertura verso l’alto, verso Dio, verso Gesù Cristo, con tutta una serie di momenti formativi e di culto nell’ambito della vita religiosa e cristiana all’interno della Chiesa. È una dimensione essenziale nella vita dell’uomo, che, ben compresa e sviluppata, dà senso e completezza a tutta l’esistenza. Leggiamo nel salmo 33: “Venite, figli, ascoltatemi; vi insegnerò il timore del Signore”. Questa espressione, se non è più scritta sui muri delle nostre istituzioni, è scritta nel “dna” di un vero progetto educativo cristiano. Il timore del Signore è il dono culminante dello Spirito Santo; non è la paura, ma il senso di Dio, la fede in lui, che abbraccia e dà significato alla nostra vita e al suo futuro. Il senso di Dio illumina il cammino e aiuta a fare ordine nelle scelte e a stabilire le priorità e la gerarchia dei valori; contribuisce a dare consistenza agli impegni quotidiani e a comprendere dove sta e come trovare la vera gioia, tanto nei doveri quanto nelle sane occasioni di distensione. Guidati da questi consigli, che sono il frutto attualizzato della saggezza pedagogica e del cuore del beato Lodovico Pavoni, confidiamo di saper realizzare anche noi oggi, con l’aiuto di Dio, un’azione educativa efficace e valida per il presente e per il futuro delle giovani generazioni che ci sono affidate.

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Padre Lorenzo Agosti Religioso pavoniano Superiore Generale

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Con la Diocesi

Sussidio per il C.P.P. Anno past. 2010/ 2011

Dalla lettera pastorale del Vescovo “Tutti siano una cosa sola” lo stile di una comunità parrocchiale Il fine che ci si propone è di trarre dalla lettera del vescovo alcune linee di orientamento nella pastorale parrocchiale.

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È fondamentale l’esempio di Gesù nell’ultima cena: la regola del servizio dev’essere centrale nell’agire ordinario del discepolo. “Lavare i piedi” sta per “spendere la vita”(paragrafi 2 e 3). La configurazione a Cristo equivale alla santità (par. 12).La scarsità delle vocazioni al presbiterato richiede alla Comunità cristiana un’attenzione particolare (pr. 17) Obiettivi e mezzi In parrocchia, prima ancora delle cose da fare, deve stare a cuore l’impostazione complessiva, evangelica, trasparente della natura e dello stile della comunità parrocchiale: centralità visibile del Cristo/ fiducia nell’azione dello Spirito/ primato della grazia/ interazione di doni e compiti diversi/ senso ecclesiale. Vita spirituale parrocchiale intensa e armonica; conoscenza ed accoglienza del ministero dei ministri ordinati; preghiera personale o di gruppo costante; formazione permanente; centralità della messa domenicale; adempimento fedele degli impegni legati alle proprie scelte di vita (famiglia - lavoro- incarichi in parrocchia); tensione verso una misura alta di vita cristiana;

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capacità di perseveranza; cura delle vocazioni al presbiterato .

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I fedeli laici (= i battezzati) siano coscienti del sacerdozio comune ricevuto (compito profetico/sacerdotale/regale: il triplice munus). Tutti i battezzati possono e debbono annunciare la Parola di Dio (par. 18) Obiettivi e mezzi Promuovere l’autentica dignità dei fedeli laici e il loro ruolo nella chiesa, senza equivoci. “Unità interiore del battezzato” tra il pregare e l’agire; Amore alla Parola di Dio - alla Meditazione; Svolgimento generoso del compito di catechista, educatore e “proclamatore” della Parola, di operatore della carità e animatore del tessuto sociale.

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È necessaria un’effettiva fraternità tra i preti. (par. 19)

Obiettivi e mezzi Qualche esperienza di vita comune - preghiera comune - comunicazione e comunione tra preti che lavorano nello stesso territorio, nella stessa parrocchia, nella stessa unità pastorale. Franchezza e confronto nel valutare le situazioni. Interessarsi l’un l’altro del ministero che si svolge; recitare insieme la

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Liturgia delle Ore o parte di essa; Rispettarsi e volersi bene tra preti; correzione fraterna;

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Quando predica o celebra il prete agisce “in persona Christi”. Cristo stesso parla e agisce attraverso di lui. Da qui la necessità che i preti vengano trattati con rispetto e con onore perché attraverso il loro ministero Cristo è continuamente operante nella sua Chiesa. Da parte loro i preti devono essere sinceramente umili, consapevoli di portare un tesoro di cui non sono proprietari ma solo amministratori. Il tesoro è Cristo. Ma ancor meno è sopportabile l’arroganza di un prete che si faccia grande di ciò che appartiene ad un altro.(par. 22 ) Obiettivi e mezzi: Rispettare e stimare da parte dei laici il ministero dei sacerdoti e il loro ruolo di annunciatori della parola, di presidenza dei sacramenti e di guida pastorale della comunità. Avere una visione di fede dei preti; non essere maldicenti e pregiudiziali verso i preti; Affrontare nelle sedi opportune i problemi pastorali e le eventuali divergenze tra preti e laici., nel rispetto dei ruoli e dei compiti di ciascuno.


Con la Diocesi

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Grande fiducia e speranza verso i laici, i quali hanno il compito primario di trasformare il mondo. Infatti, sono soprattutto i laici che intercettano le strutture essenziali dell’esistenza del mondo: l’impegno politico/ la vita economica/ la sessualita e la vita familiare/ la cultura. Se la chiesa rinunciasse a trasformare il mondo diventerebbe sterile e verrebbe meno al comando di cristo che manda i suoi discepoli nel mondo. ( Par. 26) Obiettivi e mezzi: Aiutare i laici a scoprire e valorizzare la loro vocazione. Non creare antagonismi impropri tra ministri ordinati e laici. Incentivare sempre piu’ cammini formativi per laici e affidare loro responsabilità ecclesiali di loro competenza, stimolandoli a verificarne lo svolgimento ed i risultati. Tener sempre presente la legge della complementarietà: consacrati( religiosi), preti e laici hanno bisogno gli uni degli altri per comprendere e vivere il senso della loro vocazione. I laici che non fanno riferimento a religiosi e preti, rischiano di diventare mondani; i consacrati che non interpellano, non ascoltano e non si confrontano con i laici rischiano di estraniarsi dal mondo e di non potergli più giovare.

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I due criteri generali cui attenersi nella vita ecclesiale sono la fedeltà a Cristo e il bene della comunità. I ministeri , infatti, non sono mai per l’esaltazione di colui che li esercita, ma solo per il bene di coloro per i quali sono esercitati; li si esercita nella misura e nel modo che è richiesto dal bene della Comunità cristiana stessa. Condizione essenziale perché i ministeri laicali siano ecclesiali è la comunione con il ministero ordinato. Anche i miracoli più grandi, se non avvengono nel-

la comunione, sono sterili; anche i ministeri più umili, se contribuiscono alla comunione, sono preziosi e fecondi.( par. 30) Obiettivi e mezzi: Far funzionare bene gli organismi di comunione, soprattutto il C.P.P., il quale deve avere un orecchio alle vere esigenze della Comunità e “mani e cuore” per lavorare pastoralmente. Evitare personalismi e obiettivi pastorali paralleli a quelli decisi nelle sedi legittime. Riferirsi all’immagine evangelica del “buon lievito” che fa fermentare tutta la pasta.

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L’indole della nostra vita non è l’uniformità, ma non è nemmeno la pluralità dispersa. Il nostro ideale è la pluralità unita nell’amore: un corpo solo e molte membra. La scoperta della diversità fa comprendere il bisogno che abbiamo degli altri. La comunione è la forma della Chiesa: è il suo motore.(par. 45) Obiettivi e mezzi Allargare sempre più la schiera dei collaboratori in parrocchia e in oratorio senza gelosie e impuntature personalistiche. Curare la preparazione specifica nei vari campi della collaborazione.Stimare il lavoro altrui.

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Diverse sono le espressioni dell’unica Chiesa : la famiglia/ la Parrocchia/la piccola comunità territoriale/ l’Unità pastorale/ la Diocesi/ la Chiesa universale. Nella famiglia il legame di amore e di fedeltà( proprio di questa realtà), umanizza la differenza sessuale, diventa rivelazione concreta dell’amore e della fedeltà con cui Cristo ha amato la Chiesa e ha dato sé stesso per lei. La famiglia è la prima cellula nella formazione della Chiesa.

Obiettivi e mezzi: La realtà della famiglia, anche da noi- è molto “variegata” e problematica (separazioni, convivenze, ecc) e presenta dati positivi e negativi: assistiamo ad una erosione della sua compattezza e e della sua indole sacra e “trinitaria”. Occorre intensificare la pastorale della famiglia; dar vita a gruppi familiari che aiutino i coniugi a riscoprire la grazia del sacramento ricevuto; coivolgere sempre più i genitori nei cammini di iniziazione cristiana. Promuovere qualche iniziativa di accompagnamento dei coniugi separati o divorziati. Essere vicini alle famiglie “sofferenti”.

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La Parrocchia unisce più famiglie e le raccoglie attorno alla medesima Eucaristia. È quindi l’Eucaristia domenicale - ben celebrata e vissuta - che dà forma alla Parrocchia e la fa espressione precisa di Chiesa. La celebrazione eucaristica domenicale deve manifestare e generare il tessuto della Parrocchia. Valorizzare gli organismi di corresponsabilità, CPP, CPAE,commissioni (par. 48) Obiettivi e mezzi Aver cura della “salute umana e spirituale” della parrocchia, perche sia davvero segno di salvezza tra noi. Incoraggiare tutto cio’ che favorisce la concordia e la collaborazione in parrocchia e tra le famiglie. Operare per una chiesa “tutta ministeriale”. Aprire la mentalità dei parrocchiani ad una collaborazione nell’unità pastorale. Agganciare sempre l’attività pastorale della parrocchia all’eucaristia = Dall’Eucaristia celebrata, all’Eucaristia vissuta.

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Vi sono poi le piccole Comunità territoriali. Si tratta di gruppi di famiglie all’interno del territorio

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Con la Diocesi parrocchiale, che stabiliscono tra loro legami concreti di conoscenza, di frequentazione per realizzare “Centri di ascolto della Parola , del Vangelo, o prepararsi ai sacramenti dei figli, o vivere momenti di carità e di impegno per anziani, bambini o altro di positivo. (par. 49) Obiettivi e mezzi Anche se questa forma di vita ecclesiale sembra piu’ adatta ad un contesto urbano, non e’ da escludere nel nostro contesto di “paese”. Puo’ presentare alcuni pericoli (trovarsi per motivi prevalenti di simpatia umana e spirituale; uscire dall’anonimato frustrante della parrocchia; fare una vita spirituale più autonoma e senza la vigilanza dei pastori; fare esperienze spirituali molto legate alla propria sensibilità religiosa ecc…); tuttavia in sè è positiva, perchè facilita un confronto più sincero e condiviso tra i membri; permette interventi personali di approfondimento; crea un clima più familiare e partecipativo. Va pertanto incoraggiata con senso di responsabilità e sotto la guida dei pastori. Deve portare anche questa alla maturità cristiana ed esssere attenta e sensibile ai “lontani” dalla vita di fede: deve avere insomma una marcate sensibilità missionaria.

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L’unità pastorale. È la vera novità e necessità dei nostri anni. Il Vescovo la presenta ampiamente al paragrafo 38 e ne fa un obiettivo centrale del suo episcopato. ”Non si tratta di eliminare le parrocchie (anzi, l’unità pastorale è proprio la via per non dover sopprimere parrocchie); nemmeno si tratta di centralizzare l’attività pastorale (i luoghi e i tempi dell’attività pastorale vanno decisi insieme); si tratta piuttosto di esprimere la comunione tra parrocchie vicine unificando la progettazione pastorale

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e cioè di discutere e decidere insieme (presbiteri e laici) quello che dobbiamo fare e come dobbiamo farlo…(vedi il prosieguo del paragrafo a pag. 50)

Occorre una rete di “Ministri straordinari della S. Comunione e di cristiani impegnati nella pastorale dei malati e degli anziani . (par. 4243-44)

Obiettivi e mezzi In questa nuova prospettiva è tutto da realizzare. Molto dipende dai preti e dal Vescovo. Ma molto dipende anche dalle parrocchie. Il progetto è molto complesso. Bisognerà dedicare a questa prospettiva incontri più approfonditi. Pertanto gli obiettivi andranno ricercati insieme, sia a livello diocesano, sia a livello di Vicaria. Occorre promuovere esperienze concrete di comunione. La fraternità e la colllaborazione tra i preti e tra tutti i ministeri; il discernimento comunitario per cui le scelte pastorali sono pensate e decise insieme; la preghiera perseverante gli uni per gli altri; l’ospitalità reciproca; l’adozione di uno stile ecclesiale di rapporto tra persone di diverse Comunità, superando eventuali paure, gelosie o invidie di persone o parrocchie.

Obiettivi e mezzi Potenziare l’esistente. Rivedere e riorganizzare il servizio della Caritas parrocchiale, attualmente impegnata quasi esclusivamente nella distribuzione di vestiti usati ai poveri. Curare di più la formazione della Comunità alla carità. Incoraggiare tutte le espressioni e forme di carità e di solidarietà presenti nel paese ( per es. i servizi svolti da alcune Associazioni), cercardo la collaborazione degli Enti Pubblici. (a cura di don Mario)

Rinnovo abbonamento al bollettino per l’anno 2011

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Gli ultimi, forza di comunione. Dice testualmente il vescovo: “Chi ha qualche autorità, può intenderla solo come responsabilità nei confronti degli altri. Le diverse qualità dei singoli non sono motivi di divisione, ma forza di coesione. Le conseguenze per la Comunità cristiana sono rilevanti: i bambini, gli anziani, i malati devono essere messi al mentro delle cure della Comunità. Se nelle nostre Comunità ci sono tensioni o liti è perché abbiamo messo al centro non i deboli, ma i forti. Dobbiamo riconoscenza infinita a quanti lavorano con passione negli Oratori. Dobbiamo inoltre provvedere perché i malati possano avere frequentamente l’Eucaristia (soprattutto la domenica).

Camminiamo insieme

Le Incaricate passeranno a ritirare la quota di abbonamento per l’anno prossimo, che rimane ancora di € 15,00. Vi ringraziamo per la fiducia che ci accordate! Camminiamo Insieme, il nostro bollettino, rimane ancora la via più diretta per seguire la vita della Parrocchia e dell’Oratorio e offrire occasioni di formazione cristiana delle famiglie. Alle Incaricate per la distribuzione il nostro vivissimo ringraziamento.


Vita della Parrocchia

Il Vescovo Monari scrive alla Parrocchia di Castrezzato

Verbale della riunione del C.P.P del 27 ottobre 2010

L

a riunione del C.P.P., presieduta dal Parroco Don Mario Stoppani, ha inizio alle ore 20,50, nei locali dell’oratorio. L’Ordine del Giorno viene allegato al presente verbale. Dopo la preghiera segue la lettura e relativa approvazione dei verbali delle due sedute precedenti. In seguito Don Mario ricorda ai componenti del C.P.P l’importanza e il dovere morale di mantenere una certa riservatezza (segreto d’ufficio) riguardo ad alcuni argomenti e “dati sensibili” che potessero essere affrontati nell’ambito del C.P.P. e si appella alla maturità e alla discrezione dei singoli membri. Inoltre, invita gli stessi membri del C.P.P. ad impegnarsi, non solo nella fede personale, ma altresì nell’attiva e approfondita conoscenza delle differenti realtà che caratterizzano la vita della nostra comunità di Castrezzato. Infatti, le commissioni di lavoro, formatesi all’interno del C.P.P., richiedono ai consiglieri l’impegno di essere fedeli all’identità di discepoli di Cristo. Essi devono indirizzare la propria azione sulla base delle reali esigenze e problematiche che caratterizzano il contesto sociale ed ecclesiale nel quale viviamo, allo scopo di aiutare concretamente le persone ad incontrare Cristo nella Chiesa e a testimoniare il precetto della carità sia materiale che spirituale. Proprio per questo è di fondamentale importanza che i membri del C.P.P. siano testimoni sereni e coerenti di vita cristiana,

ancor prima che collaboratori e animatori della comunità. È infatti importante saper annunciare Gesù nella propria vita quotidiana spinti dall’Amore e dal desiderio di offrirsi per aiutare gli altri, piuttosto che dalla smania di fare o di comandare. Del resto, “per proclamare in modo fecondo la fede, è richiesto anzitutto che si faccia una profonda esperienza di Dio. La nuova evangelizzazione presuppone un costante rinnovamento all’interno della Chiesa”. Ordine del giorno 1 - Lettera pastorale del Vescovo Il Parroco sottopone e consegna ai membri del C.P.P uno strumento di lavoro, ispirato alla lettera pastorale del vescovo, elaborato allo scopo di trarre da essa indicazioni di orientamento concreto. Tale strumento operativo presenta, riassunti brevemente, dodici punti fondamentali della lettera pastorale con l’aggiunta di alcuni obiettivi concreti da raggiungere attraverso adeguati itinerari e mezzi all’interno delle singole Commissioni, le quali hanno il compito primario di animare e far lievitare evangelicamente l’intera Comunità con stile missionario. Durante l’esposizione del suddetto strumento di lavoro, Don Mario si sofferma a commentare alcuni punti in particolare, sottolineando per esempio l’importanza rilevante da dare alla Parola di Dio e all’Eucaristia domenicale; di riservare ai sacerdoti il rispetto dovuto per il ministero che svolgono;

di promuovere concretamente la collaborazione e l’apostolato dei fedeli laici per i vari ministeri o servizi all’interno della Comunità. I cristiani devono distinguersi per condotta retta e saggia, evitando maldicenze malevole ed acquisendo l’attitudine a curare la personale preparazione e competenza specifica nei diversi ambiti della collaborazione. In seguito viene fatto un breve cenno alla delicata prospettiva dell’unità pastorale (U.P.), passaggio obbligato che chiama in causa non solo i sacerdoti, ma l’intera comunità dei fedeli delle diverse parrocchie e della Zona pastorale. L’Unità pastorale costituenda che si prevede per noi è quella che unirà le tre Parrocchie di Castrezzato, di Trenzano e di Cossirano. Al termine dell’esposizione, Don Mario invita i presenti a intervenire o ad esprimere il proprio pensiero riguardo all’Ordine del giorno. Accogliendo tale invito, Emanuela Roncali , Presidente dell’A.C. mette in risalto l’attinenza e la congruenza delle indicazioni date dal Vescovo con gli obiettivi e i principi ispiratori dell’Azione Cattolica. Inoltre puntualizza l’importanza della preghiera quale elemento d’unione e sostegno reciproco affinché si realizzi una concreta collaborazione tra i vari membri del C.P.P. Don Mario ribadisce l’intento di aprire anche ad altre persone volenterose le commissioni di lavoro, estendendo la collaborazione a tutti i parrocchiani che desiderano partecipare e contribuire alla rea-

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Vita della Parrocchia

lizzazione delle diverse iniziative che verranno proposte. 2 - Avvio delle commissioni Per facilitare l’avvio delle commissioni e agevolare la comunicazione al loro interno, don Mario propone di individuare dentro ciascuna di esse (esclusa la commissione dell’oratorio che ha come Responsabile Diretto il Vicario parrocchiale) un paio di referenti che avranno il compito di contattare i membri di ciascuna commissione, di coordinare gli incontri, di contattare e curare le relazioni tra i membri del gruppo di lavoro con i Sacerdoti che le seguiranno da vicino. A tale proposito Don Mario ricorda che la collaborazione dei sacerdoti faciliterà il raggiungimento corretto degli obiettivi. Pur essendo le singole Commissioni affidate alla responsabilità di uno o tutti e due i presbiteri, ambedue potranno partecipare ai lavori e al confronto nelle Commissioni pastorali. Segue la lettura dei nominativi dei membri che compongono le diverse commissioni e l’individuazione dei rispettivi rappresentanti/referenti: 1. Commissione catechesi Felice Manenti e si ipotizza la disponibilità di Pontoglio Cristina (al momento assente); 2. Commissione caritas Bordonali Donatella e Mariangela Genocchio; 3. Commissione missioni Elena Biloni, Monica Ramera e Bordonali Donatella; 4. Commissione oratorio Don Claudio. Viene inoltre stabilito quale giorno di incontro della commissione il Lunedì sera; 5. Commissione bollettino parrocchiale Silvana Brianza e Antonia Galli; 6. Commissione pastorale sociale Casali Sergio, Milena Zotti e Casali Adriano; 7. Commissione anziani e am-

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malati: Luisa Butti e Felice Manenti; 8. Gruppo culturale: Iore Giuliano e Paola Ungaro; 9. Presepio vivente: Don Claudio; 10. Volontariato I referenti di questa commissione saranno i sacerdoti, aiutati da Andrea Cavalli (per l’oratorio) e Luisa Butti (per la chiesa); 11. Consiglio parrocchiale per gli Affari economici (CPAE) Tiziano Bissolotti e Mambretti Francesco. (Tale Consiglio gode di uno Statuto proprio). 3 - Programma liturgico-pastorale mesi di novembre-dicembre 2010 e gennaio 2011. Il Parroco ricorda alcuni importanti appuntamenti liturgici delle prossime settimane: La Solennità dei Santi e la Commemorazione dei Defunti con il relativo Ottavario (sante messe al Cimitero alle ore 15,00 e 20,00 dei giorni feriali). La Festa del Ringraziamento sarà celebrata Domenica 14 novembre. Domenica 21 novembre il rev. nostro concittadino P. Lorenzo Agosti ricorderà in mezzo a noi il 35° di Ordinazione presbiterale e per l’occasione inaguerà i restauri della facciata e del portone centrale della Chiesa parrocchiale. Viene riconfermata anche l’iniziativa dei “Centri di ascolto della Parola” che si svolgeranno nelle famiglie durante il periodo d’Avvento e di Quaresima. La data di inizio è il 30 novembre 2010. I catechisti degli adulti che li seguiranno sono già stati convocati per la preparazione dei sussidi degli incontri. Il Libro biblico che farà da guida è il libro degli Atti degli Apostoli. Don Mario illustra brevemente il programma liturgico-pastorale dell’Avvento e del periodo natalizio, il Mese della Pace, la Festa degli Anniversari di Matrimonio (16 gennaio 2011), i Sacri Tridui dei Defunti (alla fine di gennaio 2011).

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Informa che nella seconda metà di settembre ha preso avvio il 2° Corso Zonale di preparazione dei Catechisti degli Adulti. A tale corso partecipano anche alcuni nuovi adulti di Castrezzato: Tripodi Loredana, Suor Ernesta Gobhe, Mulè Anna, Frialdi Dolores, Treccani Angelo, Noli Gabriella, Morelli M. Grazia, Bissolotti Tiziano, Galloni Ettore. Inoltre, parlando del “mese della pace” i Sacerdoti propongono ai membri della “commissione cultura”, di organizzare un incontro sulla “cultura della pace”. Nel mese della pace alune iniziative saranno portate avanti dalla Parrocchia, altre dall’Associazione A.C., particolarmente sensibile a questo obiettivo ecclesiale e civile. 4 - Varie ed eventuali Don Mario fa un resoconto dettagliato dei lavori di restauro della chiesa parrocchiale e della cascina dell’oratorio. Egli informa il CPP che si sta studiando in collaborazione con i competenti Uffici di Curia e con la Soprintendenza ai Beni storico-ambientali la messa a norma della cucina dell’Oratorio. Al termine della riunione Don Mario richiama che l’ obiettivo dei prossimi mesi è quello di “far funzionare” le commissioni di lavoro, allargando il numero dei collaboratori.Viene infine individuata e stabilita la data del prossimo incontro del C.P.P. per Lunedì 21 febbraio 2011. La seduta è tolta alle ore 22,45. Allegati: - L’invito ai Membri del CPP, riportante l’Ord. del Giorno . - Lo strumento di lavoro per avviare la messa in opera della Lettera del Vescovo - La nota dei Responsabili e dei Referenti di tutte le commissioni il segretario supplente


Vita della Parrocchia

Gli operatori per la crescita umana nella Parrocchia di Castrezzato

Fai il bene e fallo conoscere Facciamo conoscere a tutta la nostra Comunità l’elenco dei laici impegnati nel Servizio della trasmissione della Fede cristiana, indicandone il nome; il tipo di cammino (Ordinario o Associativo di AC) che seguono e quando esercitano il loro ministero di catechisti ed educatori della fede. Ringraziamo di cuore e stimiamo quanti operano con fede per la crescita umana, religiosa e spirituale delle famiglie, dei bambini, dei ragazzi, degli adolescenti e degli adulti. Tempo preliminare di evangelizzazione dei genitori e di primo contatto con i bambini Gruppo Betlemme I anno nuovo modello ICFR - Gruppo unico (domenica pomeriggio dalle ore 15 per sette incontri annuali) Catechisti dei bambini: Renata Zotti, Loredana Tripodi, Maria Luisa Vescovi (ACR), Federica Noli (ACR) Assistenti: Michela Botticini, Chiara Ondei, Matteo Delaidini Catechisti dei genitori: Butti Maria Luisa, Pini Stefania, Marinelli Giuseppe, Gatta Bruno Gruppi Nazaret II anno nuovo modello ICFR: alla scoperta di Gesù Catechisti cammino Ordinario: (gruppo A) Zammarchi Barbara sabato pomeriggio dalle 14.30 (ogni 15 gg.) Assistenti: Paganotti Roberta, Garibotti Anna, Mombelli Sonia (gruppo B) Lanzanova Raffaella domenica mattina dalle 10.30 (ogni 15 gg.) Assistente: Sala Laura Educatrice cammino ACR: (gruppo C) Gini Elisa sabato pomeriggio dalle 14.30 (ogni 15 gg.) Assistenti: Mombelli Elisa, Margarita Annalisa Catechisti dei genitori: Gatta Bruno, Roncali Manuela, Marinelli Giuseppe Gruppi Cafarnao III anno nuovo modello ICFR: alla scoperta del Dio di Gesù

Catechisti cammino Ordinario: (gruppo A) Milizia Giovanna sabato pomeriggio dalle 14.30 Assistente: Fettolini Roberta, Di Natale Anna (gruppo B) Versace Tiziana, Morelli Maria Grazia domenica mattina dalle 10.30 Assistenti: Noci Elena, Taverniti Rocco Educatrici cammino ACR: (gruppo C) Premoli Paola, Zanetti Raffaella sabato pomeriggio dalle 14.30 Assistenti: Gozzini Elisabetta, Zotti Denise Catechisti dei genitori: Butti Maria Luisa, Pini Stefania, Lanzanova Raffaella, Grassi Chiara

Gruppi Gerusalemme IV anno nuovo modello ICFR: la storia della Salvezza Catechisti cammino Ordinario: (gruppo A) Ungaro Paola domenica mattina dalle 10.30 Assistente: Gobhe suor Ernesta (gruppo B) Putignano Alessandra domenica mattina dalle 10.30 Assistente: Rampinelli Alessandro (gruppo C) Merlini Maria domenica mattina dalle 10.30 Assistente: Putignano Itala Educatrici cammino ACR: (gruppo D) Zotti Damiana, Facchetti Monica domenica mattina dalle 10.30 Assistenti: Festa Andrea

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Catechisti dei genitori: Casali Sergio, Gandaglia Elena, Marinelli Giuseppe, Genocchio Mara

(gruppo A) Zotti Milena sabato pomeriggio dalle 14.30 Assistenti: Bassini Stefania, Blasi Veronica

Gruppi Emmaus V anno nuovo modello ICFR: Lo Spirito santo, la Chiesa e i sacramenti dell’iniziazione cristiana

(gruppo B) Maifredi Agnese, Tripodi Loredana sabato pomeriggio dalle 14.30 Assistenti: -

Catechisti cammino Ordinario: (gruppo A) Pontoglio Cristina, Robolini Severina sabato mattina dalle 9.30 Assistente: Caruna Antonella, Mombelli Sonia

Educatrici cammino ACR: (gruppo C) Platto Giovanna sabato pomeriggio dalle 14.30 Assistenti: Lupatini Francesca, Lupatini Sara

(gruppo B) Guerrini Bruna sabato mattina dalle 9.30 Assistenti: Volpi Mara

(gruppo D) Lancini Elisa domenica mattina dalle 10.30 Assistente: Andrea Bosetti

(gruppo C) Grazioli Nerina sabato mattina dalle 9.30 Assistenti: Invernizi Marilena Educatrice cammino ACR: (gruppo D) Zerbini Mara sabato pomeriggio dalle 14.30 Assistenti: Zanella Annarita, Mombelli Federica, Lupatini Laura Catechisti dei genitori: Gatta Bruno, Tarantello Carmen, Lupatini Angelo

I anno Scuola Secondaria Catechisti del cammino Ordinario: (gruppo A) Ramera Monica sabato pomeriggio dalle 14.30 Assistenti: Lancini Daniela, Bonardi Giulia (gruppo B) Mulè Anna sabato pomeriggio dalle 14.30 Assistente: Bevilacqua Vanessa (gruppo C) Cavalli Claudia domenica mattina dalle 10.30 Assistenti: Spadafora Ilaria, Bariselli DesireÊ Educatrice cammino ACR: (gruppo E) Ronchi Enrica domenica mattina dalle 10.30 Assistente: Loda Camilla

II anno Scuola Secondaria Catechisti del cammino Ordinario:

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Camminiamo insieme

III anno Scuola secondaria Catechisti del cammino Ordinario: (gruppo A) Gandaglia Elena domenica mattina dalle 10.30 Assistenti: Mombelli Giada (gruppo B) Casali Sergio domenica mattina dalle 10.30 Assistenti: Ferrantello Daniela (gruppo C) Pini Stefania domenica mattina dalle 10.30 Assistenti: Formenti Laura, Bevilacqua Valentina Educatori cammino ACR: (gruppo D) Lupatini Giulia, Saronni Simona domenica mattina dalle 10.30 Assistenti: -

Itinerario di fede per genitori dei ragazzi che si preparano a ricevere il sacramento della Confermazione Coordinatori e catechisti: don Mario Stoppani, don Claudio Chiecca

Itinerario ACG (adolescenti) Assistenza spirituale: Chiecca don Claudio Educatori: Danesi Stefania, Roncali Manuela, Piscioli Marco, Festa Mirta, Delaidini Matteo


Vita della Parrocchia

Logistica: Vermi Aldina, Barucco Antonella, Berardi Angelo

Catechisti: Galloni Ettore, Casaletti Paolo, Brianza Silvana

Itinerario di catechesi per donne (tutti i mercoledĂŹ mattina)

Equipe ministri ordinari e straordinari della Santa Comunione e per gli itinerari di fede verso gli ammalati

Coordinatore: Stoppani mons. Mario

Coordinatore: Stoppani mons. Mario

Collaboratore: Chiecca don Claudio

Ministri ordinari: Stoppani mons. Mario Chiecca don Claudio

Itinerario per fidanzati in cammino verso il matrimonio cristiano Coordinatore: Stoppani mons. Mario Collaboratori: Relatori vari

Ministri straordinari: Funay suor Margareta Gobhe suor Ernesta Pisciali Antonietta Galloni Ettore Manenti Felice Tarantello Carmen Butti Maria Luisa

Equipe Battesimale Centri di Ascolto in Avvento e Quaresima Coordinatore: Stoppani mons. Mario

Coordinatore: Stoppani mons. Mario

Collaboratori: Gatta Bruno, Casaletti Paolo, Brianza Silvana, Tarantello Carmen, Butti Maria Luisa, Manenti Felice.

Collaboratori: Lupatini Angelo, Lanzanova Raffaella, Marinelli Giuseppe, Pini Stefania, Gatta Bruno, Galloni Ettore, Frialdi Dolores, Tarantello Carmen, Butti Maria Luisa

Itinerari di fede per gli adulti che si preparano a ricevere i sacramenti dell’iniziazione cristiana Coordinatore: Stoppani mons. Mario

Buon cammino a tutti

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Spazio oratorio

Accoglienza festosa in ACR

Ciò che conta di più... ACR in festa!

C

ome sapete l’Acr da avvio al suo cammino annuale attraverso la Festa del Ciao, la prima delle quattro tappe di cui si compone l’anno Associativo di Azione Cattolica: oltre alla festa del Ciao, ricordiamo infatti il “Mese della Pace”, il “Mese degli Incontri” e il Tempo “Estate Eccezionale”. Così cogliamo l’occasione del primo “evento” per raccontarci alla comunità, in modo particolare quest’anno, dal momento che proprio la comunità cristiana viene posta al centro del cammino formativo diocesano. Nell’anno della compagnia, si vuole aiutare i ragazzi a vivere attivamente la vita della Chiesa, a sentirsi parte importante di tutto il popolo di Dio a cui appartengono attraverso il battesimo e a giocarsi in prima persona nell’annuncio del Vangelo. I ragazzi scopriranno che anche

a loro il Signore chiede di vivere nel quotidiano la Sua Parola, sentendosi protagonisti della Chiesa e del mondo, portando tutta la loro freschezza, gioia e creatività. Questo obbiettivo comune viene adattato alle diverse fasce di età: così i bambini esprimono il desiderio di sentirsi parte di qualcosa di grande, che li renda partecipi, amati, preziosi, protagonisti; e i ragazzi, per i quali contare vuol dire fare esperienza, capiscono che si può essere dei leader soprattutto mettendosi in discussione alla luce del Vangelo, il che equivale a dire andare controcorrente. Lo slogan del cammino di quest’anno: Ciò che conta di più, vuole esprimere essenzialmente tre cose:una promessa, un impegno e una scelta ben precisa; perchè la promessa d’amore che Dio

Padre rivolge a ciascuno dei suoi figli, la fa a ciascuno nella sua originalità ed unicità ed ha un posto privilegiato nel cuore di Dio. È un impegno per tutti a scoprire, scegliere e mettersi ogni giorno in cammino per ritrovare ciò che conta e che è veramente essenziale. La scelta di voler scoprire sempre più il valore unico che ciascun ragazzo è. Per questo, nel “Mese del Ciao” i ragazzi hanno scoperto che sommandosi vengono chiamati a realizzare un progetto per la Chiesa e per il loro paese. Nel “Mese della Pace” impareranno a fare la differenza eliminando tutto ciò che non è parte del progetto di Dio su di loro. Nel “Mese degli incontri”, invece, i ragazzi scopriranno quanto possano essere importanti per gli altri. Ed infine, nel tempo “Estate eccezionale”, condividendo giornate di divertimento e confronto tramite i Campi-scuola e il Grest, impareranno a crescere non solo nel rapporto con il gruppo ma anche con Gesù. La festa del Ciao è stata solo l’inizio. Con la nostra presenza di Educatori abbiamo risposto positivamente alla chiamata di Gesù, che riconfermeremo in occasione della Festa dell’Adesione l’8 dicembre, solennità dell’Immacolata Concezione, per ritrovarci di nuovo tutti insieme a condividere il tempo di Avvento, aspettando il dono più grande. A presto. Gli educatori ACR

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Spazio oratorio

Il vescovo Luciano ha incontrato i cresimandi della zona pastorale VIII e le loro famiglie

Saldi nella fede...

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abato 20 novembre 2010 alle ore 20.30 noi cresimandi di Castrezzato, con altri cresimandi dei paesi limitrofi, ci siamo recati presso la palestra dell’istituto salesiano di San Bernardino a Chiari, per incontrare il Vescovo di Brescia, mons. Luciano Monari. La serata si è aperta con dei canti e con la lettura del Vangelo, seguita da una breve omelia del Vescovo; dopodiché alcuni ragazzi hanno acceso dal Cero Pasquale sette candele colorate ognuna delle quali simboleggiava uno dei sette doni dello Spirito Santo. Questo incontro si è concluso con la

risposta da parte del Vescovo ad alcune domande poste dai cresimandi, padrini, madrine, genitori e catechisti circa il significato e l’importanza del sacramento della Cresima. I due consigli più importanti emersi da questo nostro incontro con il Vescovo sono stati: ricordarsi di leggere tutte le sere qualche paragrafo del Vangelo comprendendone il significato; frequentare la S. Messa tutte le domeniche e le festività. Prima di concludere l’incontro i sacerdoti della nostra zona pastorale, presenti all’incontro, hanno

distribuito ad ogni ragazzo una collana con appeso un mattoncino in terracotta che ha come significato profondo quello di rappresentare “uno dei tanti mattoni che insieme costruiscono la casa della fede di ognuno di noi”. Questa esperienza e stata, per noi cresimandi, nuova e significativa: un grazie sincero ai nostri sacerdoti, ai Catechisti ed agli educatori ACR per avercela proposta! Per il gruppo dei Cresimandi Paolo Baresi, Alessia Zotti, Ilaria Cavati

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Il 40° dell’Associazione AVIS di Castrezzato Il 12 settembre 2010 si sono svolte le celebrazioni per i 40 anni di attività dell’Associazione AVIS di Castrezzato. Nelle immagini di questa pagina alcuni dei momenti più significativi.



Padre Lorenzo Agosti, 35 anni di sacerdozio In queste immagini alcuni momenti delle celebrazioni per il 35째 anniversario di ordinazione sacerdotale di padre Lorenzo Agosti. In particolare, nella prima fotografia, padre Lorenzo benedice la facciata restaurata della Parrocchiale.



Brevi dalla Parrocchia

Lourdes 14-20 ottobre 2010 Cronaca di un pellegrinaggio UNITALSI

La grotta era il mio cielo

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i questo pellegrinaggio non aspetterò l’arrivo a casa per parlarne, per sciogliere dal cuore le nuove emozioni. Voglio fissarne subito gli sciolti pensieri in questa sera meravigliosa, di ritorno dalla grotta, proprio come faceva Bernardette, quando scalpitando dalla gioia, dimenticando la tristezza dei suoi giorni, correva là, alla grotta, al suo cielo! E nessuno riusciva a tenere il suo passo tale era il suo desiderio di quel cielo! Staccava tutti, anche i suoi pensieri, per quegli incontri d’amore, unici! Ed anch’io sfiorato dalla gioia di Bernardette, questa sera faccio il percorso inverso, lasciando la grotta per correre a fissare le mie emozioni! Per poi poterle condividere. Eravamo in tanti, come sempre, depositari alla grotta delle nostre tante stanchezze fisiche e morali, ma anche di tante speranze! Non è facile un Pellegrinaggio a Lourdes, nè da vivere, nè da descrivere. Si giunge qui accompagnati non solo dalla stanchezza del viaggio, ma anche carichi delle speranze nostre ed altrui affidateci. È una sera splendida, magica, come solo il cielo di Lourdes ogni volta ti porge nel silenzio di preghiere sommesse, tra questi silenzi maestosi, innaturali quasi. Qui tutto si placa, nella certezza di una fede finalmente ritrovata, nella speranza di un nuovo giorno. Ed allora ci si inginocchia là sotto, sommersi da emozioni e lacrime finalmente ritrovate.

E lì inginocchiati a fianco di Bernardette, si avverte una presenza divina, una presenza che va oltre ogni ragione, una presenza che ti accarezza, ti consola, senza chiedere niente. Quest’anno a Lourdes hanno definito il 2010 “l’Anno della Croce” Tornando questa sera, sotto questo cielo, mi soffermo qui davanti a questa spianata, dove ogni pellegrino ha depositato la sua croce piccola o grande, fatta di semplici legnetti intrecciati, o di grandi crocifissi. Sono migliaia le Croci, proprio come le Croci del Cuore! Anche qui sotto questo cielo, mi inginocchio nella sera! Il colloquio con il Divino non è ancora finito! Non si può! Ci riuscirò mai a condividere con i fratelli il peso di tutte queste croci? Raccolgo anch’io nel Prato di Bernardette due piccoli legnetti, intrecciandoli, poi li deposito assieme all’amico Loris, in questo prato di Croci. Bernardette di tutte queste Croci ne faceva parte.

Poi sospirando negli ultimi suoi giorni a tutti diceva “La grotta era il mio cielo”! Passo tra le mani il braccialetto colorato che indosso al polso. Ne farò regalo ai tanti amici. Su di esso c’è proprio stampata questa frase di Bernardette”. Per l’ultima volta alzo gli occhi al cielo, questo cielo divino di Lourdes. Poi domani il ritorno a casa, tra gli affetti, tra le croci di ogni giorno tra le speranze mai sopite, tra i miracoli, quelli sì, di una fede ritrovata. Nel silenzio di questo mistero, davanti a queste mille croci intrecciate nel prato, immerso anch’io nella sofferenza di questi tanti fratelli, anch’io grido nel cuore “Io Credo”. Buona notte Lourdes, buona notte fratelli. Domani a casa, come Bernardette, sussurreremo piano piano “La grotta era il mio cielo”.

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Ettore

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Brevi dalla Parrocchia I fidanzati portano a compimento il proprio itinerario di fede

Concluso il corso dei fidanzati 2010

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i è svolto nei mesi di ottobre e novembre scorsi, in Oratorio, l’itinerario di fede per i fidanzati che intendono celebrare prossimamente il sacramento del Matrimonio. Tredici coppie hanno seguito ogni sabato sera un incontro formativo, seguito dalla condivisione comunitaria dei temi trattati.

la cosiddetta “pratica matrimoniale”. Alle simpatiche coppie va il nostro grazie e il nostro augurio per

L’itinerario ha comportato la partecipazione ad una decina di incontri i cui contenuti hanno stimolato i presenti ad approfondire i seguenti aspetti della vita coniugale e familiare: - Le motivazioni dello sposarsi e dello “sposarsi nel Signore”. L’aspetto biblico e sacramentale del matrimonio. - Le dinamiche psicologiche della vita di coppia. - La procreazione responsabile e i metodi naturali. - La spiritualità della coppia e i compiti della famiglia cristiana, oggi. - La celebrazione del sacramento. - L’aspetto giuridico del Matrimonio. L’itinerario è stato concluso in chiesa domenica 28 novembre con la celebrazione della s.messa animata dai fidanzati. Alla fine della messa è stato consegnato loro l’attestato di partecipazione, necessario per istituire presso il Parroco che presiederà le nozze,

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un matrimonio sereno e per tanta felicità. don Mario


Brevi dalla Parrocchia

Uniti semplicemente nell’amore “Un sacramento non cerca di strapparci dal mondo, ma ci chiede di entrare nel cuore del mondo osservandolo più da vicino e più profondamente”, scrisse Foley, questo è il matri-monio che non si esaurisce in un sol giorno di preghiere, canti, danze, banchetti con amici e parenti ma continua nella vita quotidiana, ogni giorno nel ricordo di un amore che è diventato divino, cioè eterno, fedele e fecondo. È chiaro che non si può fare del matrimonio una vita, ma una vita per il matrimonio, questo sì, e certamente, richiede impegno e qualche sacrificio. La vita di coppia può riservare momenti difficili, prove inaspettate, domande a cui rispondere. Questo millenio sembra porsi sempre più l’interrogativo: “Perchè continuo a stare con te”? Sembra quasi che i rapporti duraturi e stabili spaventino l’animo umano e allora è necessario cercare risposte, non farsi prendere dalla sfiducia e credere. “Solo vivendo completamente nel mondo si impara ad avere fede”, scrisse il teologo Bonhoeffer ed è questa la chiave del matrimonio credere a quell’amore benedetto da Dio, forte come lo Spirito Santo per cui ci si è uniti, condividendo tutte le esperienze della vita. L’amore è come un fuoco: se non aggiungi legna muore, per cui deve essere alimentato. Uno sguardo, un abbraccio, una parola sono gli ingredienti di questo sacramento, la testimonianza di un Gesù che continua a schierarsi dalla parte dell’amore e dell’unione. Perché continuo a stare con te non sarà più una domanda, ma la miglior risposta di un amore vero.

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Spazio amministrativo Resoconto dei lavori eseguiti

Notizie amministrative parrocchiali

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el Bollettino di Natale dell’anno scorso, davamo comunicazione dell’inizio dei lavori di restauro e di conservazione della facciata della chiesa parrocchiale, del portone e dei finestroni della chiesa, e dell’esecuzione del progetto definitivo di messa in sicurezza della cosiddetta “cascina dell’oratorio” e dell’istallazione sulla facciata della chiesa di un moderno sistema di allontanamento dei piccioni. I lavori preventivati sono stati portati a termine, ad esclusione del recupero dell’affresco della Pietà (di limitato onere finanziario), posizionato nell’ex-sacrestia, (vicino al presbiterio). Nel frattempo si è preso atto della necessità di recupero e messa a norma dell’edificio chiamato “corte” (annesso alla cascina) adibito a cucina e magazzino dell’Oratorio. Sentito il parere del CPAE, dei competenti Uffici di Curia e del Soprintendente, si è convenuto di affrontare questo problema nei prossimi mesi, per la messa a norma della struttura ”cucina”. È nostro dovere informare i parrocchiani sulla situazione finanziaria allo stato attuale. Presentiamo pertanto un prospetto riassuntivo, veritiero ed oggettivo di quanto è stato pagato fin’ora e di quanto ci rimane da pagare. Ci premureremo a tempo opportuno di fornire gli ulteriori dati di cui, allo stato attuale, non possiamo disporre. Per affrontare l’onere finanziario, abbiamo fatto ricorso ai cespiti di risparmio messi insieme dalla gestione ordinaria della parroc-

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chia e dell’oratorio di questi sei anni, alle offerte dei parrocchiani (piuttosto limitate in verità, ma… i tempi sono difficili e pochi sono generosi..) Qualcuno infatti si ferma ai buoni consigli e non va oltre. Confido molto di più nell’aiuto della Provvidenza, che non è mai distratta ed è generosa. La discrezione mi impone la dovuta riservatezza nel campo della generosità di cui sono depositario (anche – e ancor più verso chi è passato a miglior vita). Questo lo esige la mia condizione di sacerdote e di parroco. Va precisato che per quanto riguarda i lavori fatti in oratorio in oratorio, abbiamo fatto ricorso al finanziamento regionale (denominato frisl) per interventi strutturali negli oratori lombardi (L.R. 33/ 91) per un importo di € 144 mila, rimborsabile in anni 20, senza interessi. Per le nostre opere abbiamo chiesto anche un contributo a fondo perduto all’Amministrazione comunale (vedi richiesta qui riprodotta e inviata ancora nel febbraio del 2010); contributo che ci è stato accordato con parere positivo dell’Amministrazione comunale in carica, con l’astensione delle Minoranze. Tale contributo a fondo perduto è stato di € 100 mila. Esprimiamo la nostra gratitudine. Occorre rilevare che la richiesta di contributo è abbastanza frequente da parte delle Parrocchie quando devono affrontare spese ingenti per opere di interesse storico-artistico collettivo. Pertanto questo contributo non è stato erogato “al prete” (come qualche

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“gentile” persona sostiene), ma alla Comunità Cristiana Parrocchiale di Castrezzato, che non è nata ieri, ma ha alle spalle secoli di storia e di glorioso servizio e non ha finalità di lucro. I risparmi che la parrocchia mette insieme sono frutto delle libere elargizioni di gente semplice e buona e del sudore di tanti volontari che con i loro sacerdoti lavorano in parrocchia e in oratorio e sanno benissimo come e dove vanno impiegati. Ci scandalizzeremo per questo? Penso proprio di no, con buona pace di chi vorrebbe confinare la Parrocchia nel privato comune e come un privato qualsiasi trattarla. Ripeto: i tempi sono gravi e difficili; a ciascuno la libertà di collaborare nei modi più consoni e possibili. Niente è piccolo di ciò che è fatto con amore. Per ora, dunque, presentiamo la situazione finanziaria allo stato attuale. Effettuati anche gli altri pagamenti delle opere fatte e concluso anche l’intervento di messa a norma delle cucine dell’Oratorio (la cui autorizzazione a procedere da parte della Soprintendenza è giunta proprio in questi giorni) daremo un resoconto definitivo. Intanto ringraziamo i parrocchiani per l’attenzione prestata e ci auguriamo che il vicino Natale spinga qualche anima buona ad essere generosa. Grazie. il Parroco Mons. Mario Stoppani


Spazio amministrativo

Invito all’impegno nel volontariato organizzato Penso, Signore, che anch’io posso svolgere un servizio per i miei fratelli nel bisogno. Anch’io posso vegliare una notte, lontano dal tepore della mia casa e dall’abbraccio dei miei affetti per i miei fratelli nel bisogno. Anch’io posso rinunciare ad una domenica di sole, all’aperto con gli amici per i miei fratelli nel bisogno. Anch’io posso fare il Buon Samaritano e chinarmi sui fratelli nel bisogno Penso, Signore, che Tu stia guidando i miei passi, verso fratelli nel bisogno. Spronami ad ascoltare la Tua voce; proteggerai i miei passi quando correrò alla loro chiamata. Rendi il mio intervento caritatevole, tempestivo, determinante. Fa’, Signore, che ti ascolti! (letta dal C.O.S.P. l’8 dicembre 2010)

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Spazio amministrativo Situazione restauro Chiesa parrocchiale aggiornata al 06/12/2010 Professionisti - Imprese Contratto Importo

Pagato

Da pagare

Progetto - Direzione - Lavori - Sicurezza GF PONTEGGI Ponteggi ASTARTE Facciata SIRANI Antipiccioni IL FRATINO Finestroni SPINELLI Portone

€ 14.746,40 € 24.589,40 € 67.825,65 € 12.650,00 € 34.100,00 € 17.435,00

€ 11.944,83 € 19.089,40 € 67.825,65 € 5.500,00 €€ 6.435,00

€ 2.801,57 € 5.500,00 €€ 7.150,00 € 34.100,00 € 11.000,00

Totali Parrocchia

€ 171.346,45

€ 110.794,88

€ 60.551,57

Situazione restauro cascina oratorio aggiornata al 06/12/2010 Professionisti - Imprese Contratto

Importo

Pagato

Da pagare

Progetto - Direzione - Lavori - Sicurezza Progettazione struttura antisismica SP.A.M. Cascina

€ 32.589,89 € 7.545,92 € 242.918,48

€ 28.602,62 € 6.545,92 € 174.427,68

€ 3.987,27 € 1.000,00 € 68.490,80

Totali Oratorio

€ 283.054,29

€ 209.576,22

€ 73.478,07

Raccolta offerte parrocchiani ........................................................................................................................................ € 24.011,00 Contributo ricevuto dal Comune di Castrezzato ................................................................................................ € 100.000,00 Contributo ricevuto dalla Banca Creber Castrezzato ............................................................................................. € 2.000,00 Totale .................................................................................................................................................................................. € 126.011,00 Il portone della Chiesa Parrocchiale è stato interamente offerto da un privato in memoria del proprio defunto

Festa degli Anniversari di Matrimonio Domenica 16 gennaio 2011 celebreremo in Parrocchia la festa della Famiglia e degli Anniversari di Matrimonio. Le coppie che nel corso del 2010 hanno celebrato degli anniversari significativi di nozze sono invitate alla Messa delle ore 11 e al pranzo che seguirà presso Villa Valenca ( Località San Giuseppe di Rovato). La quota del pranzo è di € 35,00 tutto compreso (aperitivo-2 primi-2 secondi-torta-caffè). Le iscrizioni si raccolgono in canonica, da lunedì 3 gennaio 2011 a mercoledì 12 gennaio 2011 (escluso i festivi). In caso di rinuncia avvisare entro il 12 gennaio. Invitiamo le coppie di sposi che hanno ricordato gli anniversari di matrimonio e soprattutto il 25° e il 50° a prendervi parte, estendo l’invito a parenti e amici. Ai partecipanti sarà dato un ricordo della ricorrenza..

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Brevi dalla Parrocchia

In memoria di un antico prodigio

Inaugurata la piazzetta dedicata a Sant’Antonio di Padova D omenica 31 ottobre 2010, festa della Dedicazione della Chiesa parrocchiale, dopo la Santa Messa delle ore 9,30 con la partecipazione del Sindaco e dell’Amministrazione comunale, il Parroco mons. Mario Stoppani ha benedetto la piazzetta situata al fianco orientale della chiesa, intitolata a Sant’Antonio di Padova. A togliere il “velo” che copriva la pietra della intitolazione è stato il nostro negoziante Antonio Zani: non poteva essere che un “Antonio” ad onorare Sant’Antonio! È legittimo chiedere quali motivazioni abbiano spinto la Parrocchia, a mezzo del suo titolare parroco pro-tempore, a chiedere all’Amministrazione di dedicare questa piccola piazza al santo di Padova. Ecco le ragioni. L’ostensione dei resti mortali di Sant’Antonio, avvenuta lo scorso febbraio ha attirato l’afflusso di una marea di devoti di ogni ceto e di ogni età. A noi di Castrezzato ha ricordato un’antica tradizione relativa a Sant’Antonio che è degna di essere custodita nel vissuto del nostro popoloso centro urbano. Anticamente, quando Castrezzato era ancora configurato come Castello, in fondo all’attuale Via Cesare Battisti c’era una delle tre porte di accesso, denominata Campolungo. Una tradizione orale, pur non confortata da documenti storici in nostro possesso o irrimediabilmente andati perduti, vuole che intorno al 1378 il nobile Giovanni Oldofredi di Iseo con le sue truppe si presentasse alla porta di Campolungo per ottene-

re le chiavi e per conseguenza la resa e il saccheggio del castello di Castrezzato (Non dimentichiamo che la costituzione del Comune di Castrezzato è documentata da una pergamena autentica custodita a Brescia nel cosiddetto “cassone ferrato”, datata 1210, come ha scoperto l’Arch. V. Volta). Davanti a quella minaccia, gli abitanti si rifugiarono in chiesa a pregare. Contemporaneamente sulle mura del castello apparve una moltitudine di armati che dissuase l’Oldofredi ad insistere e a sopprassedere al saccheggio. Il miracolo fu attribuito a Sant’Antonio e a ricordo di questo evento gli fu dedicato il primo altare a destra entrando in chiesa, nonché un piccola tela raffigurante l’apparizione sulle mura del castello (l’originale è stato rubato circa 40 anni fa ed è stato sostituito da un’altra piccola tela molto simile alla precedente, dipinta dal nostro concittadino il pittore Pietro Manenti. Ecco perché si è pensato di dedicare questa piccola piazza al santo di Padova, che è tra i più venerati

del mondo. Le ragioni di questa titolazione sono di natura religiosa, oltre che storica e civica. Un ringraziamento va all’Amministrazione comunale che ha seguito l’iter burocratico della pratica, fino all’autorizzazione della Prefettura. Quando transitiamo per quella Piazzetta, o per entrare o per uscire dalla Chiesa, non manchiamo di invocare il “Santo dei Miracoli”, che è stato un grande evangelizzatore dei suoi tempi difficili e un vero difensore dei poveri e dei sofferenti.

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Calendario liturgico

Calendario liturgico pastorale Dicembre 2010 18 Sabato ore 20,45 Concerto di Natale del Coro e Orchestra Don Arturo Moladori. 19 Domenica IV° di Avvento 22 Mercoledì ore 9,30 Messa delle donne (N.B. dalle ore 8 alle ore 10,30 c’è il Confessore forestiero) 23 Giovedì ore 9,30 S. Messa natalizia alla Casa di Riposo; ore 20,30 Liturgia penitenziale per tutti e confessioni. 24 Venerdì Vigilia di Natale. Giornata dedicata al Sacramento della Riconciliazione. C’è il Confessore Forestiero (dalle ore 8 alle ore 11,30 e dalle ore 15 alle ore 19). Ore 22 Rappresentazione del Presepe vivente in Oratorio. Ore 23,30 Canto dell’Ufficio delle Letture. Ore 24,00 S. Messa solenne della Notte santa di Natale. Partecipa la Corale e il Presepe vivente 25 Solennità del Natale di nostro Signore Gesù Cristo. Sante messe con orario festivo: Ore 8,00-9,30-11,00-18,00. N.B. Ore 17 Presepe vivente in Oratorio. 26 Festa della Sacra Famiglia. Sante messe con orario festivo. 27 S. Giovanni Apostolo ed Evangelista. 28 Santi Innocenti Martiri. 31 S. Silvestro Papa.Ultimo giorno dell’anno civile. Ore 18,00 S. Messa pro populo. Canto del Te Deum (Indulgenza plenaria). Ore 21,0022,30 Adorazione di Ringraziamento al termine dell’anno 2010. Trascorriamo l’ultimo dell’anno nella gioia e nell’amicizia, senza eccessi e con sobrietà.

Gennaio 2011 1 Sabato. SOLENNITA’ di MARIA MADRE DI DIO. Giornata mondiale della Pace. Orario Festivo delle sante messe. Ore 17 Vespri - Adorazione - Canto del Veni, Creator (Indulgenza plenaria) 2 Domenica II del Tempo di Natale. 3 Lunedì Festa del Santissimo Nome di Gesù. 4 Memoria di S. Angela Foligno.

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5 Vigilia dell’Epifania. Ore 18,00 Messa festiva viviliare. 6 Giovedì Solennità dell’Epifania di Nostro Signore. Giornata per l’Infanzia missionaria. Ore 15,00 Presepe vivente dall’oratorio verso la chiesa. Segue la Messa per i bambini e le famiglie. Benedizione dei bimbi. Ore 18,00: S. Messa solenne con la Corale. 9 Festa del Battesimo del Signore. Battesimi comunitari (Ore 11). 13 S. Ilario vescovo. 16 Domenica II del Tempo Ordinario. Ore 11 Festa della Famiglia e degli Anniversari di Matrimonio (vedi programma a parte per iscrizioni al pranzo ) 17 Memoria liturgica di S. Antonio Abate, patrono delle stalle e del bestiame. N.B. La tradizionale benedizione delle stalle avrà luogo nei giorni di martedì18, mercoledì19, giovedì 20. 18 - 25 Ottavario di Preghiera per L’unità dei Cristiani. 19 Memoria dei santi Mario - Marta - Audifax Abacuc. 21 Memoria di S. Agnese Vergine e Martire 23 Domenica II° del Tempo ordinario. 24 Memoria di S. Francesco di Sales, vescovo. 25 Festa della Conversione di S. Paolo Apostolo. 27 Festa di S. Angela Merici, vergine bresciana. Patrona secondaria della Città e Diocesi. Ore 20 S. Messa di inizio Sacri Tridui (a suffragio dei Defunti) 28 - 29 e domenica 30 Sacri Tridui per i Defunti. (Il programma dettagliato sarà pubblicato sul foglio settimanale). 31 Festa di S. Giovanni Bosco, Padre e Maestro dei giovani. Ore 20,30 S. Messa per tutti i giovani defunti nella chiesetta dell’Oratorio.


Anagrafe Lettera parrocchiale del Parroco

Anagrafe parrocchiale Rinati in Cristo (battesimi) Podestà Giacomo di Giuseppe e Berardi Sonia Pensa Emilia di Giovanni e Trenta Nadia Sirani Giorgia di Demis e Regazzoli Simona Vescovi Giulia di Massimo e Danesi Elena Abiendi Arianna di Alessio e Buratti Alessandra Delbarba Alessia Delbarba Alice (gemelle) di Mario e Machina Claudia Capitanio Leonardo di Jonathan Angelo e Badinelli Sara

Andersson Anthon Lorenzo di Boharald Magnus e Isabel Rossini Turrà Filippo di Luca e Pedrinelli Eliana Sbordone Maria di Salvatore e Devito Marika Zanini Camilla di Alberto e Mainardi Michela Olmi Beatrice di Simone e Andreis Elisabetta Turra Arianna di Alberto e Pintossi Stefania Cusimano Gaetano Antonio di Salvatore e Calvaruso Alessandra

Matrimoni

Nella luce di Cristo (defunti)

D’Amico Claudio con Maifredi Mariarosa

Bianchi Bruno di anni 72 Barucco Angelo di anni 86 Brescianini Pietro di anni 84 Belloli Pierina di anni 70 Cavalli Ettore di anni 71 Nembrini Giuseppina di anni 68 Massetti Alvaro di anni 90 Bianchi Francesco di anni 70

Date della celebrazione dei battesimi nell’anno 2011 Domenica 9 gennaio: (Festa del Battesimo del Signore) Domenica 13 febbraio: (domenica VI del Tempo Ordinario) Domenica 6 marzo: (domenica IX del Tempo Ordinario) Sabato 23 aprile: (solenne Veglia Pasquale nella Risurrezione del Signore) Domenica 8 maggio: (domenica III di Pasqua) Domenica 12 giugno: (Solennità di Pentecoste) Domenica 10 luglio: (domenica XV del Tempo Ordinario) Domenica 7 agosto: (domenica XIX del Tempo Ordinario) Domenica 11 settembre: (domenica XXIV del Tempo Ordinario) Domenica 9 ottobre: (Festa della Madonna del Santo Rosario) Domenica 6 novembre: (domenica XXXII del Tempo Ordinario) Domenica 4 dicembre: (domenica III di Avvento)

Camminiamo insieme

n. 25 dicembre 2010 - febbraio 2011

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Pensiero di Natale Natale di Cristo: freddo e calore insieme. Amore e indifferenza a confronto. In fondo è solamente Lui la pace e la gioia, il senso e il sapore. Quanto è forte a Natale il richiamo al Divino contemplando l’umano! È Gesù questa sintesi, quasi colata di lava incandescente che distrugge il male e rende fecondo d’amore l’arido cuore dei figli. Buon Natale.


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