Bollettino giugno

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amminiamo insieme C n° 31 giugno - agosto 2012

Periodico della ComunitĂ dei Santi Pietro e Paolo in Castrezzato

Camminiamo insieme

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Sommario

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Periodico della Comunità parrocchiale dei Santi Pietro e Paolo in Castrezzato N. 31 giugno - agosto 2012

Hanno collaborato a questo numero: mons. Mario Stoppani, p. Pier Giordano Cabra, don Claudio Chiecca, p. Matteo Fogliata, Commissione Pastorale Famigliare, Silvana Brianza, Mirta Festa (A.C.) restauratori Elisabetta Arrighetti e Ivano Tomasoni. Contributi di: Settimanale La Voce del Popolo - Coretto parrocchiale - Catechisti-Educatori ACR e Assistenti, Lo storico cronista (G.L.), Fondazione Folonari di Brescia, Corale A. Moladori, Consiglio Amministrativo Parrocchiale (CPAE), Caritas parrocchiale, nipoti di Suor Josephina Zani Fotografie: Erika Zani e Ivano Tomasoni Segreteria Agostina Cavalli Impaginazione Giuseppe Sisinni

In copertina PADOVA- Basilica del Santo (interno), presbiterio. Ci introduce alla lettura del Bollettino estivo questa bella foto dell’interno della Basilica di Sant’Antonio, a Padova. Giugno ci ha fatto celebrare la memoria di questo gigante della fede, il 13 del mese. In suo onore, agli inizi del sec.XIV, si avviò la costruzione di una basilica imponente, la cui copertura è caratterizzata dalle cupole a doppia calotta, un’innovazione arricchita da varianti : da guglie e campanili. L’urna del Santo traslata qui solennemente nel 1263, nel 1350 fu collocata nel braccio sinistro del primo transetto, dove tutt’ora si trova. Il legame con Sant’Antonio è vivo nella nostra Comunità. La storia del cristianesimo a Castrezzato è caratterizzata dalla presenza della devozione a Sant’Antonio e noi abbiamo voluto ricordarla con l’intitolazione a Lui della Piazzetta del lato destro della chiesa parrocchiale. S.Antonio è nato a Lisbona , ma è morto a Padova, che era già città di grande cultura, storia ed arte. Nel 1222 vi venne fonda una Università, la più antica della Penisola italiana dopo quella di Bologna; numerose e in crescita furono le presenze monastiche e conventuali; qui morì nel 1231 il francescano Antonio, al quale i padovani riconoscenti eressero la grandiosa basilica denominata popolarmente “Il Santo”. Nella verità storica delle fonti, siamo invitati a imitare il santo, (che san Francesco già chiamava “suo Vescovo”), per quel suo amore alla Scrittura che lo rendeva non solo abile ad argomentare ma anche efficace nel persuadere, perché sapeva anche testimoniare con il comportamento. L’iconografia che ce lo rappresenta con un libro, fa riferimento a questa conoscenza solida della Scrittura; come la fiamma e il cuore sono i simboli del suo ardore nel predicare. Sovente Sant’Antonio è rappresentato con in braccio il Bambino Gesù. Questa rappresentazione richiama la divina visita di Gesù, avvenuta in una delle sue frequenti estasi. Per noi l’attualità del santo consiste nell’imitare questo ideale di fedeltà evangelica e questo suo zelo di dialogo con gli erranti, che egli attuò nella sua breve vita (visse solo 36/37 anni). Ci aiuti Sant’Antonio a rinnovare la Chiesa, innanzi tutto con la nostra conversione personale e rendendo più fraterna la società dove viviamo. (d.M)

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Sommario 3 5 10 11 20 25 28 34 36 40 45 46

Lettera del Parroco La Fede è dono e impegno

Speciale Piamarta Padre Giovanni Piamarta e la nobiltà del quotidiano

Con la Chiesa Addio a don Galli, fiaccola di fede e speranza

60 anni di sacerdozio 60° di sacerdozio di don Giovanni Tossi

Restauro della Pietà Completato il restauro della Cappella della Pietà

Spazio oratorio Un’estate aperta alla comunicazione!

Spazio oratorio Dedicato a...

Cronaca Carte rubate del Papa: “Un atto immorale di inaudita gravità”

Vita in parrocchia Pellegrinaggio a Parma nei luoghi del Conforti

Vita in parrocchia Inaugurazione della nuova cucina dell’oratorio

Vita in parrocchia In memoria di Nicola Rubaga

Calendario liturgico Calendario liturgico pastorale


Lettera del Parroco Festa dei Patroni, incontro mondiale delle famiglie, Anno della Fede

La Fede è dono e impegno

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ari parrocchiani, eccoci a giugno: mese del Sacro Cuore, mese dei Patroni. Accanto a queste scadenze tradizionali ci vengono incontro eventi significativi stanno interessando la vita della Chiesa. In primo luogo l’incontro mondiale delle famiglie a Milano con la partecipazione del Santo Padre (31 maggio/ 1 - 2 - 3 giugno scorso). Anche la nostra parrocchia ha partecipato con un folto gruppo di famiglie, di cui riferiamo nel presente bollettino. Inoltre l’Anno della fede: la Chiesa ci richiama alla necessità di rinvigorire il dono della fede attraverso l’Anno della Fede indetto dal Papa dall’11 ottobre 2012 al 24 novembre 2013. In questo anno si vogliono valorizzare le linee pastorali del Concilio e del catechismo della Chiesa cattolica. Del primo si ricorda quest’anno il 50° della sua indizione, con il Beato Papa Giovanni XXIII; del secondo il 20° anniversario della sua pubblicazione (1992). La fede è per i credenti una questione nodale: avrebbe senso un ”cristiano che non crede, non spera, non ama”? Eppure può succedere di smarrire la via della fede, di rinnegarla di fatto con una vita incoerente. Si ha l’impressione che anche il Catechismo della Chiesa cattolica sia stato collocato in fretta sugli scaffali, mentre invece “è (sono parole di Benedetto XVI) un prezioso sussidio per una conoscenza organica e completa dei contenuti della fede”. È urgente la presenza nelle comunità di adulti maturi nella fede e testimoni di umanità. La maturità della fede

non nasce principalmente dalla conoscenza teorica (pur necessaria), ma dall’esperienza di Dio. Ci rendiamo conto che davanti alla crisi generalizzata del nostro tempo (crisi che non è solo economica), è urgente guardare al futuro con responsabilità e speranza. Ad

una crisi epocale si deve rispondere con un cambiamento altrettanto epocale, di mente innanzi tutto, che è la più lenta a lasciarsi modificare. Nel cammino della Diocesi il percorso è tracciato dalla preparazione del Sinodo Diocesano sulle

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Lettera del Parroco Unità Pastorali che sarà celebrato in dicembre di quest’anno e sarà completato da disposizioni normative che riguarderanno la vita concreta delle nostre parrocchie. Occorre pregare, confrontarsi ed ascoltare il Vescovo. A livello parrocchiale abbiamo vissuto insieme il tempo pasquale e il mese di maggio dedicato alla Madonna. La Caritas parrocchiale, in collaborazione con l’Amministrazione comunale ha inaugurato il Punto Caritas per la distribuzione di alimenti agli indigenti che abitano nel nostro comune (19 maggio). Abbiamo celebrato il sacramento della prima Riconciliazione (o Confessione) dei nostri bambini; le Cresime con la presenza dell’Arcivescovo missionario Mons. Lorenzo Voltolini; il 60° di don Giovanni Tossi, parroco emerito (domenica 3 giugno). Anche il nostro concittadino Mons. Lucio

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Cuneo ricorda quest’anno i sessant’anni di Ordinazione e, in circostanza opportuna lo inviteremo per una celebrazione di questo Anniversario. Ora è alle porte la Festa dei Patroni: con le sue iniziative ci stimoli a rinsaldare i vincoli umani e spirituali che ci uniscono nonostante tante diversità e opinioni diverse. Come parroco voglio condividere con voi questa riflessione. Se l’emergenza più immediata oggi è quella del lavoro (di cui c’è urgente, urgentissimo bisogno, tanto più dopo il tragico terremoto che ha interessato migliaia di persone), alle Comunità cristiane compete di alimentare uno stile di comportamento collettivo (un’ethos diremmo in termini specifici) che renda tutti consapevoli dei limiti (“dove ci ha portati questo rifiuto del limite nel campo del profitto, del progresso, del benessere, della

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tecnologia, della competizione?”) e di riproporre la lezione del servizio. È necessario rompere il cerchio mortale dell’individualismo che corrompe il tessuto sociale; è urgente ricostruire la “cultura dei legami” che si esprime nella famiglia, nel vicinato, nell’amicizia, nei luoghi di lavoro, nel soccorrere chi è debole, nel percepire la società come parte di noi. Dio si è vincolato in Cristo con la nostra umanità e la nostra storia. È in questo vincolo che risiede la nostra speranza. Per noi cristiani Il futuro dell’evangelizzazione si apre solo per la fede. I nostri Patroni che nella fede hanno vissuto e nella fede hanno affrontato il martirio ci stimolino a scelte di vita coerenti e coraggiose. don Mario


Speciale Piamarta Speciale su Padre Piamarta, prossimo santo

Padre Giovanni Piamarta e la nobiltà del quotidiano A Brescia, città industriosa e in via di industrializzazione, nella seconda metà dell’Ottocento, si sviluppa un vigoroso movimento cattolico, teso a ridare Dio alla società e la società a Dio. La diocesi di Brescia che aveva dato nell”800 grandi figure di “santi sociali”, dal Pavoni a Crocifissa di Rosa, vede ora sorgere un movimento, ad opera di sacerdoti e laici, con l’obiettivo di rendere presente la Chiesa in una società divisa dalla questione romana, sconvolta dalla questione sociale, scossa dai venti anticlericali. Questo gruppo di cattolici impegnati, ha come animatore monsignor Pietro Capretti, “la gemma del clero bresciano”, un sacerdote esemplare e colto, che ha scelto, lui benestante, di vivere poveramente con i “chierici poveri” a San Cristo, un monastero adattato a seminario, dal quale uscirà un clero da lui formato, sensibile e attivo nei confronti dei poveri e dei loro problemi.

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e la punta avanzata del movimento cattolico bresciano è Geremia Bonomelli, futuro e prestigioso vescovo di Cremona, tra i laici emergono le forti personalità del beato Giuseppe Tovini e di Giorgio Montini. Il primo è un infaticabile e geniale promotore di nuove forme di cooperazione, di casse rurali, di istituti di credito a sostegno delle opere cattoliche, a partire da quella fondamentale della presenza cristiana nella scuola. Il secondo è l’avvocato Giorgio Montini, mente organizzativa e capo indiscusso, impegnato a promuovere la presenza dei cattolici nella politica, con quell’ampiezza di vedute che sarà respirata in famiglia dal giovane Giovanni Battista, futuro Paolo VI. Di questo gruppo, dalle diverse posizioni nei confronti della nuova Italia, fa parte anche l’umile sacerdote Giovanni Battista Piamarta, che come gli altri, saliva sovente a San Cristo per confrontarsi con l’amico monsignor Pietro Capretti.

sibile risolvere un problema che lo angustiava. Era “curato”, cioè aiutante del parroco, nella centralissima parrocchia di Sant’Alessandro, dove svolgeva un’intensa attività tra i giovani, grazie anche al suo oratorio, al quale dedicava molto del suo tempo e delle sue energie. Era stimato per la sua pietà, amato

per la sua carità, ammirato per la sua presenza rasserenante nei luoghi della sofferenza, dal letto degli infermi all’aiuto discreto a non pochi “nobili decaduti”. Eppure aveva una ferita al cuore che non si rimarginava. Una ferita che veniva dalla sua fanciullezza. Era nato in un quartiere popola-

Una ferita mai rimarginata Il giovane sacerdote saliva a San Cristo, per vedere come fosse pos-

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Speciale Piamarta

re della città, nella parrocchia dei Santi Faustino e Giovita nel 1841 da famiglia povera. Mamma Regina era una di quelle mamme che aiutano a crescere forti i loro figli, perché non la danno sempre vinta. Ma scompare presto, quando Giovannino ha solo nove anni. Povero e orfano di madre, con il padre piuttosto assente, vivacissimo e trascinatore, conosce i pericoli della strada, dalla quale è salvato dai suo oratorio, dove incontra guide esemplari. Fa il garzone presso un materassaio che lo prende a benvolere e, preoccupato della sua salute, lo invia in vacanza a Vallio, dove è notato dal parroco don Pezzana, che lo avvia verso il sacerdozio, dandogli personalmente le prime lezioni e trovandogli benefattori che gli permettono di continuare negli studi. Ordinato sacerdote nel 1865 sarà dato in aiuto proprio a don Pezzana, prima a Bedizzole, una parrocchia di campagna e poi in città a Sant’Alessandro. Sono anni in cui porta con sé la sua ferita di ragazzo abbandonato a se stesso, una ferita che lo rende sensibilissimo a situazioni analoghe di ragazzi e giovani, che si perdono facilmente a causa del disinteresse altrui, dell’interesse pericoloso di adulti senza scrupoli, ragazzi che potrebbero fare bene se avviati sulla via del bene, che non possono mettere a profitto le loro capacità per mancanza di preparazione, che potrebbero essere delle colonne di una società più umana e cristiana, se accolti con amore da chi ha fede, se messi nelle condizioni di formare ima propria famiglia, loro che non conoscono l’affetto di una famiglia. Sa di essere povero, ma sente che quella di accogliere e formare i giovani poveri e abbandonati è la missione che il Signore gli affida. E prega di non essere un servo inutile o pigro.

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Comincia a parlarne con l’amico mons. Pietro Capretti, che lo sostiene e l’aiuta generosamente. Nasce così l’Istituto Artigianelli. Seguiranno poi la celebre Colonia Agricola di Remedello in collaborazione con l’agronomo Giovanni Bonsignori, considerato l’apostolo della nuova agricoltura. Verranno poi l’Editrice Queriniana, la Congregazione Santa Famiglia di Nazareth e, assieme a Madre Elisa Baldo, le Umili Serve del Signore. “Su una via irta di triboli e spine” Si era messo su una via irta di triboli e spine, la via del terribile quotidiano che mette a dura prova la vita di buona parte delle persone: problemi economici assillanti, cose che non vanno come dovrebbero andare, difficoltà di convivenza con persone difficili, responsabilità educative nei confronti di ragazzi problematici, urgenza di aggiornarsi continuamente per non essere travolti dal progresso tecnologico, lotta con il proprio carattere non sempre facilmente domabile. Scriverà verso la fine della sua vita: “Ho cominciato quest’opera e i contrasti e i dolori, le disillusioni e le indifferenze e gli abbandoni anche per parte Padre Piamarta ha salito infinite volte i gradini della chiesa che aveva voluto al cuore dell’Istituto Artigianelli. Oggi su quei gradini si radunano spesso studenti ed ex alunni per le tradizionali foto di gruppo. Una scelta dettata non solo dalla scenografia ma anche dal valore simbolico di quelle scale e di quella “salita” che sottolineano la fedeltà agli insegnamenti del Fondatore. di persone su cui si era fondato tutto l’appoggio morale e materiale, furono il mio pane quotidiano e continuano più che mai ad esserlo tuttora”. “I dolori e le traversie d’ogni fatto, sono un pane avanzato dalla ta-

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vola di Gesù Cristo. Ed io in questi giorni, sto mangiandone la parte più dura”. “Ma le opere di Dio non prosperano che all’ombra della croce ed anche a volere che esse diano frutti copiosi, conviene che noi le andiamo innaffiando dei nostri sudori, delle nostre lacrime e perfino del nostro sangue: basta guardare a Gesù”. Come un padre non può abbandonare i suoi figli, così diventato Padre dei suoi ragazzi, affronta difficoltà e umiliazioni di ogni genere. Per ciascuno di loro deve creare un posto in refettorio ,uno in officina, uno in studio, in dormitorio, in ricreazione, in chiesa. Vive con loro e per loro, pensando al loro futuro di lavoratori preparati, di cristiani convinti, di cittadini onesti. Per vivere la nobiltà del quotidiano Le sue due fonti principali del sapere sono la Sacra Scrittura e la vita dei Santi. I suoi appunti di predicazione sono intessuti di citazioni della Parola di Dio che prende corpo e si rende visibile e feconda nella vita dei santi. “Dopo la Sacra Scrittura, non c’è pascolo più salutare delle vite dei santi”, ripeterà più volte. Da San Benedetto comprese che a Dio si va con i piccoli ma costanti passi del quotidiano vissuto davanti a Dio con la preghiera e davanti agli uomini con il lavoro. Da San Filippo Neri trasse la convinzione che una città potesse essere cambiata dedicandosi alla gioventù, con uno stile allegro ed esigente, che rendesse simpatica la virtù. Da San Vincenzo de Paoli imparò a servire i poveri, vedendo Cristo in loro. Da Santa Teresa apprese l’importanza delle preghiera prolungata che sfocia in opere ,opere, opere. Da San Francesco di Sales comprese l’arte della mitezza per toccare i cuori. Da Sant’Ignazio di Loyola ammi-


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rò e praticò il dovere di trafficare tutti i propri talenti per la missione affidata, oltre che trarre le norme essenziali per reggere la sua Congregazione. Da questi insegnamenti derivò una spiritualità atta a sorreggere e motivare la missione tra i giovani. Da discepolo divenne maestro per la sua sintesi pratica e limpida, da trasmettere ai collaboratori, sacerdoti e laici. Le due fonti della sua azione sono lo Spirito Santo e la diffidenza nei confronti di sé. Egli sa che lo Spirito Santo crea fu-turo, trasforma le crisi in nuove opportunità, non fa guardare con nostal-gia al passato, ma proietta con fiducia nel futuro, rendendo possibile anche quello che sembra impossibile. E, in certe manifestazioni, può essere chiamato col nome familiare di Provvidenza. Quando intonava il Veni Creator, lo faceva con una voce tanto possente che sembrava “tirar giù” dal cielo lo Spirito Santo. Ma l’umiltà gli impedisce di voler possedere il monopolio dello Spirito Santo e il senso del proprio limite lo induce a tenere un basso profilo, a confrontarsi con altri; si circonda di collaboratori, condivide le responsabilità, non fa il tuttologo. Manifesta la sua umiltà soprattutto nell’obbedienza e nella gratitudine. Compie gesti di eroica obbedienza, all’inizio dell’opera, quando il Vescovo gli chiedeva scelte che sembravano compromettere quanto stava per realizzare. Obbedl, lasciando fare a Dio, sapendo che Dio in questo modo fa abbandonare i nostri sentieri per immetterci sulle sue vie. Considera la gratitudine, cioè il riconoscere l’apporto degli altri a quanto ha potuto realizzare, come “la massima virtù”, nella consapevolezza che tutto è dono e tutto va preso in rendimento di grazie E mentre pratica e insegna la gratitudine verso benefattori e col-

UN SANTO CHE ONORA BRESCIA La notizia che Padre Giovanni Piamarta sarà proclamato santo non può che rallegrare Brescia, città e provincia, perché è un santo che esprime le migliori qualità della nostra gente. Chi l’aveva ben conosciuto, come il suo primo collaboratore, poi vescovo ausiliare di Brescia, Mons. Emilio Bongiorni, aveva detto di lui: “Non ricordo d’aver conosciuto un temperamento più bresciano del suo”, per la sua creatività, il suo coraggio e la fortezza nel portare avanti le sue imprese”. Piamarta è nato a Brescia, è cresciuto a Brescia, è vissuto e operato a Brescia, ha inciso notevolmente nel tessuto della città e provincia, sentendosi sempre appartenente alla società e alla Chiesa bresciana. Soprattutto ha amato la sua città, lavorando intensamente per renderla migliore, con attenzione speciale alla promozione “materiale e morale” della gioventù più bisognosa. Un amore il suo operoso, attivo, disposto a pagare in prima persona, tenace e lungimirante: doti che erano riconosciute alla nostra gente. Ha preferito i fatti alle parole. Ha compiuto sobrie ed esatte diagnosi sulla situazione della società, dedicando la maggior parte suo tempo a trovare soluzioni. Avendo compreso che il punto debole della società del suo tempo stava diventando la famiglia, prima di piangere sulla tristezza dei tempi, ha pensato che per farsi una famiglia occorreva avere dei mezzi per formarla, che ai giovani senza mezzi occorreva insegnare un lavoro qualificato, che senza la formazione di un carattere forte non si potevano affrontare le difficoltà della vita, che senza il senso di responsabilità delle proprie azioni non è facile costruire qualche cosa di significativo. E infine che la formazione religiosa della coscienza poteva garantire serietà e stabilità, ol-tre che dare il senso della meta e della direzione per raggiungerla. E si è letteralmente buttato in questa impresa, con un coraggio impressionante, che derivava non solo dal suo temperamento “tutto fuoco, tutto entusiasmo”, ma soprattutto dalla sua fede incrollabile che quella era la sua missione che Dio gli aveva affidato, per la quale valeva la pena di spendersi fino all’ultimo, perché “quello che avete fatto a uno di questi piccoli l’avete fatto a me”. In Padre Piamarta si constata l’alleanza tra santità personale e miglioramento sociale, una santità che si esprime nella mano che soccorre prima di dire la parola che aiuta, dal momento che non vuole essere giudicato come il servo del Vangelo che va a seppellire, per pigrizia o per ignavia, il talento ricevuto. In Padre Piamarta è tutta la Chiesa bresciana che si rallegra per avere formato una persona che ha mostrato ad altri contesti anche lontani, attraverso i suoi continuatori che hanno “esportato” il suo spirito, le qualità di una fede che non solo insegna il Vangelo, ma lo mostra operativo e benefico nella società, attraverso l’ individuazione delle piaghe da curare e della dignità da promuovere. A cento anni della sua morte, questo riconoscimento onora Brescia e quella parte ancora cospicua della sua gente, che applaude a chi non pensa di essere solo al mondo, ma si sente responsabile, in qualche misura, anche del suo prossimo.

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Speciale Piamarta laboratori, a partire dal Datore di tutti i beni, avverte che è necessario praticarla, ma non pretenderla. La nobiltà del lavoro Constatando che la povertà più pericolosa è quella interiore, che blocca sul presente, che smorza la fiducia e non proietta verso il futuro, ha inculcato ai suoi giovani l’orgoglio di entrare nella nobiltà del lavoro, una nobiltà aperta a tutti quelli che vogliono costruirsi un domani con le loro capacità e con l’impegno dei loro talenti, accessibile a chi ha coraggio, a chi sa lottare, a chi ha nobiltà di sentimenti e un cuore magnanimo. Nobiltà è fare bene il proprio lavoro, unendo competenza, onestà e cortesia. Nobiltà è non deprimersi nell’insuccesso, né esaltarsi nel successo. Nobiltà è essere fedeli alla parola data, pronti a chiedere perdono quando si sbaglia, pronti a concederlo quando è richiesto. Nobiltà è saper guardare a Nazareth deve il Figlio di Dio ha reso santa la fatica dell’uomo con il suo sudore e la sua pazienza. Insegna queste cose ai suoi ragazzi con le parole e con l’esempio, sempre in moto, ma senza affanno, sempre conteso, ma il più possibile allegro e sereno. Le scalinate della sua bella Chiesa Costruisce una bella chiesa, che svetta sugli altri edifici. Al mattino prestissimo sale le gradinate, entra per primo nella sua chiesa e, solo si immerge per ore (sì, per almeno tre ore) nella preghiera. Poi, rafforzato, scende le scale per incontrare ragazzi, collaboratori, inse gnanti, maestri di officina, fornitori, tecnici, per ascoltare richieste di aiuto, per discutere su nuovi macchinari, per correre dietro alle cambiali che scadono, per parlare di Dio, del quale voleva mostrare il volto di Padre nella minuta realtà di ogni

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giorno. Il suo tempo è inizialmente conteso tra pietas et labor, tra immersione nel divino e immersione nell’umano, tra salire le scale dell’intimità divina per avere poi la forza di discendere a servire l’uomo. Col passare del tempo le due dimensioni si arricchiscono e si avvicinano fino a fondersi: una vita animata dalla preghiera e una preghiera che si concretizza nei campi dell’educazione, della formazione al lavoro e alla famiglia, nel seminare il Vangelo nel cuore di chi lo avvicina.. Questa rara sinergia tra impegno umano e fiducia nella Provvidenza, sarà sorgente di creatività: l’Istituto Artigianelli preparerà abili tipografi, artigiani e artisti del ferro e del legno, meccanici ed elettricisti. E anche buoni cristiani. La Colonia agricola di Remedello sarà un faro per l’agricoltura del suo tempo, oltre che un aiuto ai parroci a promuovere la classe contadina, attraverso il periodico La famiglia agricola. La Queriniana diventerà inizialmente la tipografia della florida stampa cattolica di Brescia, poi una editrice che allargherà progressivamente i suoi orizzonti. Nel 1902 sarà approvata la Congre-gazione maschile, intitolata alla Famiglia di Nazareth, che esprime eloquentemente la sua preoccupazione per la famiglia, ma anche l’ideale di una convivenza familiare dei suoi collaboratori e del suo stile di educazione. Con Madre Elisa Baldo darà origine verso la fine della sua vita anche alla Congregazione femminile, che prenderà il nome “Umili Serve del Signore”. E come la sua presenza inciderà nella società bresciana del suo tempo, così i suoi continuatori porteranno il suo spirito, fonte di evangelica intraprendenza, in varie parti dell’America Latina e dell’Africa.

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Muore il 25 aprile 1913. Il Vescovo di Brescia scriverà ai confratelli: “Voi avete perso un padre, io un amico, la diocesi un santo prete”. La stampa laica lo considera un insigne benefattore che ha dato alla città le maestranze più qualificate, i suoi ragazzi lo ricordano come un condot-tiero dal cuore di mamma, i suoi figli spirituali un Padre affettuoso e illuminato. E la Chiesa, a cento anni dalla morte, lo proclama santo, facendone uno dei maestri per il nostro tempo. Un bilancio fatto da un grande Vescovo In occasione del XXV dell’Istituto Artigianelli, monsignor Bonomelli, Vescovo di Cremona, suo insegnante, confidente e amico, scriveva ai con-fratelli: “Quali prodigi di carità, di prudenza, di destrezza, di zelo vera-mente cristiano Padre Giovanni Piamarta ci ha mostrato nel corso di mezzo secolo di vita operosissima! Egli è il sacerdote che richiedono i tempi nuovi: noncurante di sé, solo inteso al bene altrui senza distinzione, specialmente della gioventù. Alieno dalle lotte partigiane e politiche, pronto a stendere le mani amiche a quanti amano il bene, a dimenticare le offese e vendicarsi con i benefici: nacque povero, visse povero e povero ha valicato i settanta anni. Con raro esempio raccolse le simpatie e l’affetto di tutti, senza ombra di partito. Quanti giovani ha ricondotto sulla retta via! Quante lacrime ha asciugate! Quanti genitori ha consolati, restituendo loro i figli riabilitati con il lavoro e con la pietà cristiana”. Un vero maestro per il nostro tempo, che aiuta a scoprire la nobiltà del quotidiano, riscattato dal lavoro, elevato dalla preghiera, trasfigurato dall’amore. p. Pier Giordano Cabra


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DAL DIARIO DI PADRE PIAMARTA

Un fiume di benedizioni Sono alcune notti che, riuscendomi difficile il sonno, la memoria corre al passato. Come è breve la vita. Ma quanto è stata ricca di benedizioni la mia vita! Posso dire di avere fatto esperienza della verità di quanto afferma il nostro grande Manzoni: “Dio non turba mai la gioia dei suoi figli, se non per procurarne loro una più certa e più grande”. L’infanzia e la gioventù Il Signore mi ha fatto nascere povero, perché potessi capire i poveri. Mi ha lasciato orfano perché potessi immedesimarmi nei drammi degli orfani, mi ha lasciato sulla strada perché comprendessi l’importanza decisiva di un ambiente educativo, che strappi dalla strada, come lo è stato il mio oratorio. Mi ha fatto toccare con mano che senza l’interessamento di persone buone non mi sarei orientato al sacerdozio per dirmi che il Signore ha bisogno di noi poveri uomini per raggiungere le sue mete. Come pure mi ha fatto faticare negli studi perché potessi comprendere anche i meno dotati. E poi mi ha fatto attendere a lungo la realizzazione dei miei sogni di dedicarmi alla promozione dei meno fortunati, perché non pensassi di essere io che agivo, ma riconoscessi che tutto quello che sarebbe uscito dalle mie mani, in realtà era opera sua. La progettazione e la realizzazione Come sono stati tribolati quegli anni di progettazione, di attesa e di delusioni! Ero a Sant’Alessandro e sembrava che il vescovo desse il via a quanto avevamo progettato assieme a monsignor Capretti. Ma improvvisamente venne la nomina a parroco di Pavone Mella, in mezzo alla campagna. Tutti i miei sogni si dileguavano come neve al sole. Poi venne l’invito a riprendere l’iniziativa, ma secondo un progetto e una modalità che io non condividevo, per la sua evidente inagibilità. Ho accettato le due obbedienze così umanamente incomprensibili, sapendo che il Signore sa scrivere diritto su righe storte. Infatti lì stava incamminandomi in modo misterioso alla realizzazione del mio progetto secondo le sue vie più sicure. E ancora, eccomi giungere un altro colpo quando il mio amico Capretti mi ha scritto chiaro: “Se vuoi continuare, devi pensarci tu, perché io non posso aiutarti”. E così mi sono affidato totalmente alla Divina Provvidenza, lasciandomi condurre da Lei. Il Signore, mentre mi toglieva le sicurezze umane, mi induceva ad avere fiducia nel suo aiuto, perché i piccoli erano più suoi figli che miei. La costante presenza della Provvidenza Man mano passavano gli anni, ho toccato con mano che, come dice S. Ignazio, a noi tocca fare tutto quello che è possibile fare e poi lasciare i risultati nelle mani del Signore, come se tutto dipendesse da Lui. E così, cercando in primo luogo il bene umano e spirituale dei miei ragazzi, senza badare a sacrifici, non mi è mai mancato il soccorso, magari all’ultimo minuto, della Provvidenza. La cosa più meravigliosa è il vedere come il Signore, veramente grande, ha saputo trarre gioia dalla sofferenza, benessere dalla povertà, fiducia dallo sconforto. Potrei riassumere la mia vicenda come un insieme di passione e di risurrezione: ad ogni porta che si chiudeva se ne apriva un’altra, ad ogni umana delusione seguiva il Suo conforto. Ad ogni prova una benedizione. Sì, nelle mie angustie, non piccole né poche, mi sono sentito inondato da un fiume di benedizioni, che è stato riversato su di me e su quelli che il Signore mi ha affidato. Sì è proprio vero che il Signore “non turba mai la gioia dei suoi figli se non per procurarne loro una più certa e più grande”. Di Lui ci si può fidare! E mi fido anche in questo momento di attesa della Sua venuta.

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Con la Chiesa A 84 anni, dopo una lunga malattia, don Galli è andato in Paradiso.

Addio a don Galli, fiaccola di fede e speranza

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on Silvio Galli è andato in Paradiso. Ha lasciato questo mondo martedì notte, all’età di 84 anni, dopo lunghe sofferenze. È morto nella sua casa presso l’Istituto Salesiano di San Bernardino, stremato dalla malattia. Non è solo una perdita immensa per la comunità clarense, ma per il mondo intero, perché il mondo intero si rivolgeva a lui in cerca di conforto,di aiuto, di una parola buona. Il santo, così lo chiamavano. E lui, che incarnava l’umiltà, diceva sempre: “non dite che siamo bravi, siamo solo dei fratelli che fanno del bene ad altri fratelli”. Ma la realtà delle sue azioni e quanto realizzato, non sempre senza difficoltà, hanno dimostrato che non era semplicemente un fratello generoso, ma un faro per carcerati ed ex carcerati, sbandati, tossicodipendenti, senzatetto. Un sostegno per tutti coloro che, colpiti da lutti o disgrazie, malattie, si rivolgevano a lui certi che anche un solo

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suo sguardo avrebbe portato un po’ di pace. A Chiari arrivavano da ogni dove perché erano certi che lui, don Silvio, avrebbe avuto per loro parole, cibo e vestiti. Nato a Paderno Dugnano (Mi), compì gli studi teologici a Milano e Ivrea e, dopo la laurea in Lettere a Bologna, svolse il primo impegno salesiano nel capoluogo dell’Emilia Romagna dal ’53 al ’58. Giunse poi

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a Chiari e per anni insegnò latino e greco al ginnasio di San Bernardino. Ma la sua vera vocazione era aiutare il prossimo. Per questo negli anni Novanta fondò il centro Auxilium, luogo di rifugio di tutta quella umanità disperata che si rivolgeva a lui. Il premio Bulloni assegnatogli dalla città di Brescia, gli onori che Chiari gli ha conferito, gli articoli a lui dedicati e il molto inchiostro che ancora si verserà, sono nulla in confronto al senso di smarrimento che molti dovranno affrontare d’ora in poi. Il funerale di don Silvio Galli è stato celebrato il 15 giugno, presente il Rettore Maggiore dei Salesiani. È sepolto al Cimitero di Chiari. da “La Voce del Popolo”


60 anni di sacerdozio Domenica 3 giugno 2012 - S.S. Trinità

60° di sacerdozio di don Giovanni Tossi

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arissimo don Giovanni, a nome dei Parrocchiani e dei Sacerdoti presenti, le rivolgo il più cordiale benvenuto per la sua presenza tra noi per ricordare il 60° della sua Ordinazione sacerdotale avvenuta a Brescia il 12 giugno 1952. Sessant’anni di grazia e di ministero sia per chi è investito, sia per chi ne è beneficiato, cioè i nostri fedeli. Penso che il ritrovarsi in questa chiesa che l’ha visto Pastore zelante e dinamico per 18 anni, faccia emergere una marea di ricordi e di sentimenti che non si possono soffocare. Il Popolo di Dio, onorando i suoi Pastori, intende onorare Cristo

stesso, il Pastore Supremo, che attraverso il ministero dei Presbiteri opera e salva ancora oggi. Questa Festa pertanto ha un risvolto ecclesiale, perché ci richiama il ruolo della S.Chiesa, Sposa di Cristo, resa pura dal lavacro dell’acqua e del sangue del suo Signore crocifisso e risorto. Non possiamo sottacere che questa festa la celebriamo nel contesto del Raduno internazionale delle famiglie a Milano, cui pure una sessantina di nostri coniugi partecipano. Quasi a ricordarci che è all’interno delle famiglie che nascono e crescono le vocazioni al matrimonio, ma anche alla vita consacrata e al sacerdozio ministeriale.

Sessant’anni di vita sacerdotale sono tanti, ma — se vissuti nello spendersi per Cristo e per i fratelli, saranno volati in un baleno! Voglia accettare, caro don Giovanni , il nostro grazie per il bene spirituale, morale e materiale che Castrezzato ha ricevuto dal suo ministero, unito a quelli dei Curati suoi collaboratori. Mentre si appresta con l’entusiasmo della I Messa ad offrire il Sacrificio di Cristo, circondato dai suoi Confratelli, famigliari ed amici, unisca anche noi - suoi parrocchiani di un tempo - alla sua preghiera, per ottenere dal Signore una fede genuina ed una operosa carità. Grazie. don Mario

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60 anni di sacerdozio

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60 anni di sacerdozio

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Lettera 60 annidel di sacerdozio Parroco Una cordiale chiaccherata con il nostro ex-parroco don Giovanni Tossi

In una mano il Vangelo, nell’altra il giornale

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u indicazione del gruppo di redazione del bollettino parrocchiale, incontro Don Giovanni nell’appartamento in cui abita a Castelcovati, su appuntamento stabilito per le quattro. Si presta gentilmente a conversare con me su alcuni temi riguardanti la dimensione religiosa ai nostri giorni. Ero convinta di incontrare un sacerdote avanti nell’età, segnato dal tempo e dagli acciacchi che inevitabilmente l’accompagnano. Rimango piacevolmente sorpresa di trovarmi di fronte un don Giovanni per nulla sminuito nella presenza fisica e nel vigore della persona: un sorriso vivace illumina il suo sguardo che travisa un non so che di giovanile (mi sento di dire quasi “fanciullesco”, da ragazzino animato da tanta voglia di vivere). Mi scuso per il lieve ritardo e lui mi informa che alle cinque deve recarsi a far visita ad un malato. Ancora attivo ed esultante! D- Don Giovanni, Castrezzato si sta preparando a festeggiare il suo sessantesimo di ordinazione; come ha vissuto il suo ministero in questi lunghi anni? R- Sono stato informato di questa iniziativa e so che si sta profondendo impegno da parte di esponenti della vita sia religiosa che civile; sono convinto che parteciperanno tanti miei ex-parrocchiani a cui ho lasciato un buon ricordo. Sono veramente grato di tutto questo. In breve: dopo l’ordinazione sa-

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cerdotale avvenuta a Brescia nel 1952, fino al ‘56 sono stato curato a Collebeato; dal ‘56 al ‘59 curato ad Azzano Mella; dal ‘59 al ‘74 per quindici anni curato a Ghedi; dal ‘74 all’ ‘86 parroco a Palazzolo s/O nella parrocchia di S. Rocco; dall’86 al 2004 parroco a Castrezzato; dal 2004 al 2009 presbitero collaboratore a Pompiano e dal 2009 residente emerito in Castelcovati. Tuttora collaboro con il parroco celebrando la messa alla casa di riposo, con omelia tutti i giorni. D- Ci vuole raccontare come è approdato alla vocazione sacerdotale? R- Fin da piccolo sono cresciuto in un ambiente di marcata connotazione cattolica, ricevendo una formazione religiosa; sono stato attivo “aspirante” nell’Azione Cattolica; ho collaborato nella distribuzione della stampa cattolica (ricordo il giornalino di A.C. per i ragazzi), ho frequentato la scuola superiore e a diciotto anni, insieme ad altri due miei compaesani, sono entrato in Seminario, dopo aver vissuto molti aspetti della vita laicale. Sono rimasto l’unico dei tre a portare a termine quanto intrapreso ed ad approdare alla vita sacerdotale. Sono orgoglioso per essere riuscito a dire sì al Signore. D- Che significato ha avuto ed ha attualmente per lei essere un sacerdote? R- Essere un ministro di Dio è molto impegnativo ed esaltante nello

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stesso tempo. Ritengo che il ruolo del sacerdote sia paragonabile a quello di un seminatore: lascia segni nei contesti in cui è chiamato ad agire, imprime delle orme nei luoghi, nelle persone e negli eventi. Dove è passato un sacerdote non è più come prima che ci fosse stato, nei cuori, nelle menti, nei ricordi. Il mio motto, il tema dominante della mia missione, a cui ho cercato di essere fedele nel corso dei lunghi anni, è sempre stato “Mi spendo tutto per le vostre anime”. Ho parlato alle famiglie, agli individui di ogni età e condizione, invitandoli alla serenità e alla speranza. Inoltre ho condotto il mio apostolato sulla linea dell’obbedienza ai superiori, intendendola come l’espressione della volontà di Dio. D- Quali sono le doti, i doni a cui può attingere energia un pastore nel suo ministero? R- Io ritengo di aver ricevuti tanti doni. Anzitutto ho avuto la fortuna di vedere nei miei genitori dei grandi modelli di comportamento: nella mamma la dolcezza e l’affabilità, il senso dell’attesa e la virtù della pazienza, nel padre la trasparenza dell’azione e la forza del carattere; doti queste che ho esercitato anch’io nella relazione con gli altri. Penso che il connubio forza e mitezza possano giovare nel ministero pastorale. Io personalmente ho alimentato queste inclinazioni naturali alla luce della consapevolezza di essere stato


60 anni di sacerdozio scelto, di aver ricevuto una grazia infinita, un valore da mantenere: la vocazione sacerdotale. D- Nello scorrere degli anni, come è cambiato il ruolo del sacerdote? R- Un tempo i giovani avevano fame della parola di Dio e si accostavano al sacerdote con spontaneità; da curato mi trovavo circondato da tanti ragazzi che crescevano nell’ambito degli oratori. Oggi tocca al sacerdote andare a cercare i giovani là dove si trovano. Un tempo il sacerdote accoglieva, oggi deve andare alla ricerca muovendosi sul territorio. Vale comunque la regola che mi fu comunicata dai miei superiori: il sacerdote deve testimoniare con la propria vita le parole del Vangelo, proclamato con una particolare attenzione alla quotidianità, alle vicende che attraversano i nostri tempi. “In una mano il Vangelo e nell’altra il giornale”; in tal modo il sacerdote non si perde negli alambicchi del mero sapere teologico, ma sa parlare alla gente in modo comprensibile ed efficace. D- Nella società attuale così presa da problemi contingenti e di ordine materiale, come è possibile favorire la percezione della dimensione spirituale della vita? R- Sono convinto che l’attuale crisi economica possa aiutare a cambiare rotta rispetto al periodo del benessere economico appena trascorso; si sta realizzando la biblica ciclicità delle “vacche magre”! Ciò comporta la necessità che i pastori recuperino altre energie nel proprio agire, ripensando strumenti e strategie, mentre nella gente il disagio economico può offrire l’occasione per rivolgere lo sguardo verso l’altro, con una rinnovata solidarietà. Stimolare nell’uomo la fame di spiritualità? Bisogna guidare i fedeli a considerare la persona umana come un’entità “nel

mondo, ma non del mondo”, ossia appartenente alla sfera materiale per molti bisogni, ma non contaminata dalla limitatezza del contingente. Il percorso non è semplice, ma possibile...

curamente anche per l’uomo d’oggi. Dobbiamo avere e coltivare la speranza nel nome del Signore. Mi congeda con un sorriso che comunica sicurezza e conforto.

D- Vi è speranza per l’uomo d’oggi? R- Il Padre ha mandato il Figlio per la salvezza dell’umanità, quindi si-

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Silvana Brianza

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Con la Chiesa 3 giugno 2012 - Incontro Mondiale delle Famiglie a Milano

Famiglia, Alzati e Cammina

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arissimi amici, La commissione che si occupa della famiglia, è attualmente allo stadio embrionale ed ha ancora bisogno di tempo per maturare e lavorare a pieno regime. Il campo di lavoro è vasto e non privo di difficoltà, sentiamo la necessità di darci alcuni obiettivi nel settore familiare e dei figli, primo fra tutti ed è più un augurio di buon auspicio, è il ns. motto che come si legge nel titolo “Famiglia Alzati e Cammina”, è un invito a tutte le famiglie della nostra parrocchia perché vivano la loro specifica vocazione e missione favorendo la maturazione umana e di fede di ogni coppia, nella prospettiva di un loro maggior inserimento ed insegnamento nella vita ecclesiale e sociale. In occasione del tema di quest’anno, proposto dal Papa Benedetto Sedicesimo “La Famiglia, il lavoro e la Festa”, un trinomio che parte dalla famiglia per aprirla al mondo”, non abbiamo voluto farci sfuggire questa opportunità di riflessione di preghiera. Anche nella nostra parrocchia, ci sono stati incontri con le famiglie, occasioni di catechesi, che hanno avuto lo scopo di rinfrescare alcuni valori fondamentali, quali: una giusta libertà di fronte ai beni materiali, il rispetto dell’altro, il senso di giustizia, l’accoglienza cordiale, il dialogo, la disponibilità disinteressata, il servizio generoso, la solidarietà profonda che soli, possono concorrere a far crescere uomini veri, giusti, generosi, forti e buo-

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comunica, condivide, escludendo qualsiasi forma di inferiorità o di superiorità”; questo è il segreto per una lunga e duratura unione. A questo incontro hanno partecipato numerose coppie che hanno risposto al nostro invito. È stato emozionante vedere queste coppie che si sono messe a confronto tra di loro. Grazie di vero cuore a tutti!

ni, i quali costituiscono un tesoro prezioso per la garanzia più autentica di ogni comunità cristiana. E non solo, gli incontri hanno avuto come meta la preparazione all’ IMF ( incontro mondiale delle famiglie). Ecco gli incontri che sono stati organizzati : I Catechesi Questo incontro di catechesi si è svolto in oratorio l’11\02\12 con i missionari Teresa, Padre Sergio e padre Juan di Villa Regia, sul tema “la famiglia genera la vita”. La frase che può riassumere questo incontro è tratta da un momento importante della messa “Per Cristo, Con Cristo ed In Cristo” che per l’occasione, nella coppia, si trasforma in “Per Te, Con Te, In Te” ed anche, “la donna e l’uomo sono l’una per l’altro un aiuto che sta di fronte,

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II Catechesi Il secondo incontro di catechesi, anch’esso si è svolto in oratorio, è stato guidato da Padre Sergio della comunità di Villa Regia sull’argomento “famiglia e lavoro”. Il tema ci ha ribadito, come la famiglia è contesto per la formazione a molte virtù è anche scuola di riconoscenza per l’impegno profuso con gratuità e amore dai genitori. “Dono e responsabilità” costituiscono il binomio dentro il quale si colloca il lavoro della famiglia e di ciascuno in essa. Anche a questo incontro hanno partecipato numerose coppie. Grazie a tutti! III Catechesi E’ il 29-04-2012 sembra una mattina come tante ma c’è qualcosa di diverso, inizia il primo pellegrinaggio organizzato dalla pastorale delle famiglie. Siamo tutti agitati speriamo che tutto funzioni alla perfezione nel viaggio che ci porterà a S. Antonio di Padova. Già dall’inizio ci accorgiamo che la fortuna ci arriderà, infatti, se il proverbio “La fortuna aiuta gli audaci” è vero, un sole ridente volge


Con la Chiesa lo sguardo dall’orizzonte al nostro gruppo. Arrivati a Padova, seguiamo la ns. guida spirituale (Mons. Mario) che a passo spedito ci indica la via per giungere al santuario. Dopo esserci sistemati nella saletta a noi riservata, abbiamo vissuto un intenso momento di preghiera, all’interno del quale Mons. Mario ci ha parlato della Famiglia, di quanta difficoltà ed altrettante soddisfazioni si incontrano oggi all’interno del nucleo familiare, eccone un estratto:«….nella preghiera in casa la coppia prepara e irradia la celebrazione liturgica festiva. Se i figli vedono i genitori pregare prima di loro e con loro, impareranno a pregare nella comunità ecclesiale…»; potremmo continuare per molte pagine certi di rendervi la lettura più avvincente di quanto già sia, ma preferiamo invitarvi ai prossimi incontri che sicuramente inizieranno con il nuovo anno liturgico. Nella stupenda cattedrale, che abbiamo avuto la fortuna di poter visitare nel pomeriggio sempre assistiti dalla nostra guida privata (Mons. Mario), abbiamo partecipato alla S. Messa concelebrata, con tutti i pellegrini giunti da tutta Italia. Non possiamo tralasciare di descrivere il momento del convivio, che ha fatto da cornice alla nostra giornata: ad un tratto sono

spuntati cestini colmi di ogni tipo di vivande e tutto è stato condiviso all’insegna della fratellanza quindi, anche quello che poteva essere un momento di relax, in realtà è diventato un momento di condivisione importante. Tornando verso casa con il cuore colmo di gioia per l’esperienza vissuta, ringraziamo Dio per averci accompagnato durante tutto il viaggio, ringraziamo Mons. Mario per il fondamentale supporto che ci ha dato per la buona riuscita del pellegrinaggio, ma soprattutto vogliamo ringraziare con un grosso abbraccio tutti coloro che hanno partecipato confermandovi sin da ora che, la nostra pastorale intende riproporre qualche pellegrinaggio già dal prossimo autunno.. grazie a tutti! IV Catechesi Il quarto incontro di catechesi si è tenuto il 29\05\12 presso la cappella dell’oratorio, nella Solennità della Pentecoste come veglia per tutte le famiglie della parrocchia. La Pentecoste è continua nelle situazioni in cui vive la chiesa; tutta la vita dei cristiani si svolge sotto il segno dello Spirito. Ciascuno infatti “vive sotto l’influsso dello Spirito del suo battesimo e della sua confermazione; è sempre lo spirito che conferma la ns. fede e

la ns. unità ogni volta che noi partecipiamo all’Eucarestia, ci ricorda l’intervento dello Spirito non soltanto nella trasformazione del pane e del vino, ma anche per la solidità della ns. fede e la ns. unità nella Chiesa. Non vi è una riunione di preghiera, una liturgia della parola in cui lo Spirito non agisca per permettere di pregare e di dialogare col Signore reso presente in mezzo a noi mediante la forza dello Spirito che dà vita alla parola proclamata”, questo è quanto ci ha ricordato Mons. Mario durante la sua omelia. «Senza lo Spirito Santo, Dio è lontano, il Cristo resta nel passato, il Vangelo una lettera morta, la Chiesa una semplice organizzazione, l’autorità un potere, la missione una propaganda, l’agire morale un agire da schiavi. Ma nello Spirito Santo il cosmo è abilitato per la generazione del Regno, il Cristo risorto si fa presente, il Vangelo si fa potenza e vita, la Chiesa realizza la comunione trinitaria, l’autorità si trasforma in servizio, la liturgia è memoriale e anticipazione, l’agire umano viene deificato». (Atenagora) V Catechesi Siamo giunti alla tappa conclusiva del nostro anno liturgico, quella più importante, la meta, il traguar-

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Con la Chiesa do per il quale abbiamo lavorato e preparato tutti i nostri incontri: la Santa Messa conclusiva del IMF (incontro mondiale delle famiglie) celebrata dal Santo Padre Benedetto XVI, il 3 Giugno, nell’area dell’aeroporto di Bresso (MI).Tutto è pronto, settanta persone circa si sono iscritte al viaggio che la nostra pastorale ha organizzato. La partenza è fissata per le ore sei dal piazzale dell’oratorio. Ci riempie il cuore di gioia, incontrare Mons. Mario e Don Claudio ad augurarci buon viaggio, siamo orgogliosi di partecipare a tale evento, con la speranza che al ritorno, potremo portare un valore aggiunto alla nostra comunità. Dopo la benedizione data da Don Claudio, iniziamo il nostro cammino durante il quale cominciamo ad approfondire la conoscenza con le famiglie che hanno accettato il nostro invito; distribuiamo loro i pass per l’accesso all’area ed i cappellini , che abbiamo deciso di donare come gesto di stima nei loro confron-

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ti. Giungiamo presto alle porte di Bresso dove il pullman ci lascia, per raggiungere a piedi il luogo del nostro appuntamento con il Papa. E’ qui che iniziamo a renderci conto della portata dell’evento a cui stiamo per partecipare, migliaia di persone in modo ordinato, formano un cordone unico, che riempie tutte le strade adiacenti il parco. Ci immergiamo nella folla ,dopo aver srotolato, lo striscione che abbiamo preparato con tanta cura, (sembrava immenso, quasi esagerato) ma a contatto con la realtà, è un vessillo che però serve a mantenere compatto il nostro gruppo. Più ci avviciniamo al parco e più nei nostri cuori si irradia una sensazione di calore, che si espande il tutto il corpo e va oltre, fino a formare un tutt’uno con la gente a noi vicina, anche se di nazionalità diverse, ma tutti siamo qui per incontrare il Successore di Pietro. Verso le dieci la tensione aumenta, vediamo arrivare la Papa mobile , l’emozione è a livelli stratosferici,

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a qualcuno si illuminano gli occhi, molti corrono verso il luogo di passaggio del Papa per vederlo da vicino; infine ci accontentiamo di vederlo sul grande schermo, sappiamo che saranno le sue parole a far breccia nei ns. cuori. Come sempre l’omelia del Santo Padre risuona chiara e non lascia spazio a fraintendimenti: la domenica è il giorno del Signore, è il tempo di preghiera , della parola di Dio, dell’Eucarestia, dell’apertura alla comunità e alla carità. La famiglia cristiana deve vivere l’accoglienza, il servizio verso l’uomo considerato nella sua dignità di persona e di figlio di Dio. Tutto ciò deve avvenire, all’interno di ogni coppia e famiglia mediante il quotidiano impegno a promuovere un’autentica comunità di persone, fondata e alimentata dall’intensa comunione di amore. E’ soprattutto con l’educazione dei figli che la famiglia assolve la sua missione di annunciare il vangelo della vita. Con la parola e l’esempio, nella


Con la Chiesa quotidianità dei rapporti, e delle scelte mediante gesti e segni concreti, i genitori iniziano i loro figli alla libertà autentica che si realizza nel dono sincero di sé e coltivano il rispetto dell’altro, il senso della giustizia, l’accoglienza cordiale, la solidarietà e ogni valore che aiuti a vivere la vita come un dono. L’opera educativa dei genitori cristiani deve farsi servizio alla fede dei figli e li aiuti ad adempiere la vocazione ricevuta da Dio. A quanti poi «pur condividendo gli insegnamenti della chiesa sulla famiglia, sono segnati da esperienze dolorose di fallimento e di separazione» , alle persone e alle famiglie “dal cuore ferito” il Papa dedica un pensiero molto affettuoso, un balsamo per tanti «sappiate che il Papa e la chiesa vi sostengono nella vostra fatica» poi li incoraggia a rimanere uniti nelle comunità, alle quali, però, il Papa chiede di realizzare adeguate iniziative di accoglienza e vicinanza. «Famiglia, lavoro, festa: tre doni

di Dio, tre dimensioni della nostra esistenza che devono trovare un armonico equilibrio. Armonizzare i tempi del lavoro e le esigenze della famiglia, la professione e la paternità e la maternità, il lavoro e la festa, è importante per costruire società dal volto umano. In questo privilegiate sempre la logica dell’essere rispetto a quella dell’avere: la prima costruisce, la seconda finisce per distruggere. Occorre educarsi a credere, prima di tutto in famiglia, nell’amore autentico, quello che viene da Dio e ci unisce a Lui e proprio per questo «ci trasforma in un Noi, che supera le nostre divisioni e ci fa diventare una cosa sola, fino a che, alla fine, Dio sia “tutto in tutti” ». Il riposo di Dio ricorda all’uomo la necessità di sospendere il lavoro, perché la vita religiosa personale, famigliare, comunitaria, non sia sacrificata ad idoli, bisogna invece coltivare relazioni gratuite degli affetti e dei legami di amicizia e parentela. Al termine della celebrazione, pie-

ni di Spirito Santo facciamo ritorno per calarci nella realtà di tutti i giorni della nostra comunità, con la speranza di riuscire con queste parole, a trasmettervi , almeno in parte, le grandi emozioni da noi vissute. Ringraziamo calorosamente tutte le famiglie che con noi hanno condiviso questa indimenticabile esperienza, speriamo di potervi di nuovo annoverare tra coloro che partecipano attivamente alla vita della ns. comunità, grazie a Sergio che ha immortalato con i suoi scatti, alcuni dei momenti più significativi della giornata; ma soprattutto grazie al Santo Padre per averci uniti nell’amore di Dio.

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La Pastorale della Famiglia

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Restauro della Pietà Preti che fanno parlare bene della Chiesa

Completato il restauro della Cappella della Pietà

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on l’autorizzazione della Soprintendenza per i Beni architettonici, nel mese di aprile di quest’anno sono stati completati i lavori di restauro del dipinto murale raffigurante la “Pietà”, opera di autore ignoto eseguita nel 1400. I lavori di restauro, diretti dall’arch. prof. Valentino Volta, sono stati eseguiti dalla ditta Arrighetti & Tomasoni. Di seguito pubblichiamo la relazione finale. Stato conservativo prima del restauro Lo stato di conservazione del di-

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pinto murale di limitate dimensioni apparriva precario. Si notavano infatti già ad una prima osservazione numerose problematiche di degrado che possono essere così semplicemente riassunte: - efflorescenze, gore e macchie causate dalle infiltrazioni d’acqua piovana e da umidità di risalita più evidenti nella parte superiore; - numerose cadute di pellicola pittorica e distacchi nella zona inferiore dei dipinto, in particolare in corrispondenza delle campiture blu azzurre del man-

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to della Vergine. Al contrario gli incarnati si presentavano in generale in buono stato di conservazione; localizzate carenze di adesione dell’intonaco un’ampia caduta con successiva reintegrazione dell’intonaco in presunta malta cementizia sul lato sinistro in basso. riprese di colore localizzate depositi di pulviscolo di probabile natura carboniosa che offuscava e anneriva le campiture gocciolature di cera nella zona inferiore del dipinto


Restauro della Pietà - totale ridimensionamento del dipinto attraverso copertura con scialbo di calce lungo tutto il perimetro. Operazioni ed interventi di conservazione e restauro effettuati Tutte le operazioni di restauro, così come Io stato conservativo iniziale sono state documentate con riprese fotografiche professionali. In primo luogo si è eseguito un fissaggio con carta giapponese e velatino di garza a protezione sulle parti in pericolo di caduta al fine di sostenere l’intonaco durante le operazioni di consolidamento. Per tale operazione si è impiegato Ciclododecano. Messe in sicurezza le parti pericolanti, si è proceduto con iniezioni di calce per consolidare sia in profondità che le scaglie superficiali distaccate. Per la rimozione dei Sali, individuato che si trattava di Sali solubili, si é proceduto con degli impacchi di acqua demineralizzata per la solubilizzazione ed estrazione degli stessi; i sali erano principalmente presenti nella fascia alta del dipinto ed erano dovuti ad infiltrazioni d’acqua che percolava dalla copertura, alcuni anni orsono. (La problematica realtiva alle infiltrazioni era già stata risolta da diversi anni.) Nelle situazioni di distacco di intonaco si è ristabilita l’adesione tra supporto murario ed intonaco mediante iniezioni di adesivi riempitivi, a base di calce. Gli interventi sono proseguiti con la rimozione di depositi superficiali incoerenti (quali terriccio, polvere, ecc.) a secco con pennellesse e spugne wishab e nei casi di maggior tenacità con bisturi. E’ seguita la detersione localizzata delle superfici mediante impacchi di polpa di cellulosa e acqua distillata (incarnati e campiture ben compatte).

Per le stesure che si presentavano degradate/assottigliate si è proceduto solo a secco con wishab. Le riprese localizzate sono state asportate con metodi a secco o con l’aiuto di soluzione tampone a ph conttrollato (pH 7,5-8). Per le stuccature e sovrammissioni si sono effettuati dei campioni di rimozione a cui è seguita in accordo con la direzione lavori la rimozione manuale delle stuccature e degli intonaci sovrapposti alla superficie originale dipinta, consolidando man mano i bordi, Nella zona inferiore della parete ove si individuava l’ampia stuccatura realizzata con materiali non idonei, si è proceduto nella demolizione delle malte cementizie,

delle stuccature, progredendo per piccoli settori e consolidando man mano i margini dell’intonaco liberati. La rimozione della stuccatura ha comportato anche la rimozione di materiali che riempivano la cavità presente nella parte bassa a sinistra del dipinto. Eseguito il riempimento si è proceduto con la stuccatura delle cadute degli strati d’intonaci, mediante l’applicazione di più strati sottili d’intonaco: strato di arriccio con malta idraulica a basso contenuto di sali solubili; velo di finitura con malta composta di calce idrata, e sabbia a granulometria non eccessivamente fine (a base di formulati già preparati privi di sali). In accordo con la D.L si è deciso

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Restauro della Pietà di non ricostruire nulla lungo le linee di contorno del dipinto. Si è effettuata la reintegrazione e I’ armonizzazione tonale nelle lacune di superficie integrabili con colori esclusivamente ad acquerello. Le stuccature come da indicazione della D.L. sono state velate per smorzare il tono eccessivamente chiaro. In presenza di abrasioni, cadute della pellicola pittorica e lacune dell’intonaco, al fine di restituire unità di lettura cromatica dell’opera, si è effettuato l’abbassamento di tono, ovvero la riduzione dell’interferenza visiva con acquerelli. Su tutta la superficie infine si è applicato un velo sottilissimo di alcool polivinilico (al 2% in alcool etilico puro) al solo scopo di fissare il ritocco ad acquerello. I restauratori Arrighetti Elisabetta Tomasoni Ivano

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Restauro della Pietà

Resoconto fotografico del restauro della Pietà Le fotografie pubblicate in queste pagine mostrano l’affresco, come si presentava prima delle opere di restauro: ampie parti dell’affresco quattrocentesco rovinate, in particolare nelle zone del manto della Vergine; sporcizia, infiltrazioni d’acqua, muffe rendevano quasi illeggibile questa preziosa opera conservata nella nostra parrocchiale. Dopo le opere di restauro, tanti particolari sono tornati visibili, come ad esempio le lacrime della Madonna. (Fotografie di Ivano Tomasoni)

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Spazio oratorio Estate 2012

Un’estate aperta alla comunicazione!

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ari adolescenti e giovani, un’altra estate sta per cominciare e sono ormai alle porte nuove esperienze per tutti, dai bambini, ai ragazzi, agli adolescenti, ai giovani, alle famiglie della nostra comunità parrocchiale. L’estate deve essere per il nostro Oratorio un tempo forte di crescita nella fede, di formazione educativa e di servizio, per quanti decideranno di mettere le loro energie e le loro forze a servizio dei più piccoli, nelle esperienze proposte. Mi auguro che il tempo d’estate riesca a coinvolgere tutta la nostra comunità attraverso le molteplici iniziative messe in cantiere, e che esse siano momenti belli per vivere e far crescere in noi le dimensioni della comunione, della condivisione, della gratuità, dell’amicizia, della condivisione e della fraternità, così come ci ha insegnato Gesù. Il tema del Gest 2012, proposto dal Centro Oratori della nostra diocesi bresciana è “Passpartù...dì soltanto una parola”. Questo progetto gira intorno all’intenzione educativa di dare valore alla parola. Siamo in mezzo alle parole e per certi versi abbiamo a disposizione molti strumenti che potrebbero favorire la comunicazione e il dialogo tra le persone. Ma – come

dicono i Vescovi negli orientamenti pastorali per questo decennio – c’è un’emergenza educativa che riguarda anche il tema della comunicazione. Per qualcuno la parola è obsoleta: è una forma comunicativa largamente superata dalle immagini e dalla tecnologia. Ma ne siamo proprio così sicuri? I linguaggi per comunicare sono molti. È però attraverso la parola che possiamo dare corpo a pensieri e immaginazione; esplicitare e comunicare quello che ciascuno ha vissuto o porta nel cuore. È con la parola che possiamo entrare dappertut-

to (passepartout, appunto): nel nostro cuore per dare un nome ai sentimenti e consistenza ai pensieri, nel cuore delle cose per usare le parole giuste e adatte, nel cuore degli altri per costruire relazioni buone e positive, nel cuore di Dio se impariamo a capire quando e come ci fa arrivare la sua Parola. Noi esistiamo grazie alle parole: abbiamo capito di esserci, proprio quando qualcuno ha cominciato a rivolgersi a noi, a chiamarci, a dire qualcosa di noi e del mondo. Da parte sua, il cristianesimo presenta la figura di Gesù come Parola di Dio offerta agli uomini; essi non sono semplicemente di fronte alla novità di Dio che offre parole al suo popolo. La novità vera è nella sua figura: in lui Dio è anche Voce e Presenza in prima persona. Facciamo in modo che nel periodo estivo il nostro Oratorio sia una Casa (come indica il nostro progetto formativo) aperta sul mondo, che accoglie, coinvolge, propone ed accompagna, affinché la grazia di Dio e la sua Parola possano dimorare abbondantemente tra di noi creando legami significativi. Buona estate a tutti: con affetto vi ricordo e vi accompagno!

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vostro don Claudio

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Spazio oratorio Una riflessione dell’A.C.

Andate e annunciate il Vangelo ad ogni creatura (Mc 16,15)

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iamo in un anno particolare in cui ci hanno atteso importanti appuntamenti: l’apertura dell’anno della fede, il Sinodo diocesano per le Unità pastorali, i 50 anni dall’apertura del Concilio Vaticano II, i 20 anni del Catechismo della Chiesa Cattolica. Prendendo in prestito le parole della Novo Millennio Ineunte di Giovanni Paolo II, sembra che sia giunta «l’ora di una nuova fantasia della carità»: e quale maggiore carità potremmo esercitare nei confronti del mondo contemporaneo se non quello della Evangelizzazione? Il mandato di Cristo consegnato ai suoi discepoli risuona oggi urgente più che mai: «andate e annunciate il vangelo ad ogni creatura». I vescovi italiani nel documento

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“Educare alla vita buona del Vangelo” per il decennio 2010-2020, sottolineano a più riprese come quella dell’educazione sia la vera sfida che attende la comunità cristiana in un tempo particolare assetato di verità e di carità.Come ci

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ricordano i vescovi, ogni cristiano è «chiamato a compiere la scelta del proprio stato di vita a concretizzare nella chiesa e nella varietà dei ministeri, il suo specifico apporto alla redenzione del Mondo». In questo orizzonte presento alcuni punti degli Orientamenti Pastorali - (sigla O.P.)/ (educare alla vita buona del Vangelo) riguardante la parrocchia quale luogo della generazione della fede.La parrocchia deve essere il luogo della generazione della fede e dalla fede devono emergere i tratti dell’uomo contemporaneo (come evidenziano gli O.P.) ,il desiderio della chiesa di impegnarsi attraverso un rapporto quale sia quello con l’AC, deve sottolineare come l’incontro con il Cristo Maestro e Pedagogo, educa i discepoli


Spazio oratorio fino a diventare comunità. Particolarmente significativo risulta essere il brano di Luca (24,13-53) che narra l’incontro tra il Signore Risorto e i discepoli di Emmaus,un incontro che si consuma all’interno di una pluralità, (erano infatti due) e che conduce,attraverso la Parola e il pane spezzato a tornare in una comunità composta da tanti volti. Gli O.P., si soffermano sul volto dell’educatore,quale testimone del Vero, del Buono, e del Bello incontrati nel Signore risorto. L’educatore è un testimone competente,capace di dare ragione alla speranza che lo abita,attraverso la coerenza della sua vita comunitaria.Il cammino educativo è un cammino di rinascita che prende le mosse da una relazione,quella con l’educatore e con la comunità educante: come un bambino non può darsi da sé stesso ciò che non possiede,cioè la vita, ma la riceve dalla relazione con colui che lo genera,allo stesso modo è all’interno delle relazioni comunitarie che si cresce nella fede.Questa ricchezza è data dai doni spirituali o , per meglio dire,dal dono dello Spirito del Risorto che abita in ogni battezzato e che si manifesta attraverso frutti di santità e carismi.Gli O.P. ricordano che «Ogni chiesa dispone di un potenziale educativo straordinario. In quanto luogo d’incontro con il Signore Gesù e di comunione tra fratelli, la comunità cristiana alimenta una autentica relazione con Dio. La parrocchia in particolare, vicina al vissuto delle persone, rappresenta la comunità educante più completa in ordine alla fede. Mediante l’evangelizzazione e la catechesi, la liturgia e la preghiera, la vita di comunione nella carità, esso offre gli elementi essenziali del cammino del credente verso la pienezza della vita di Cristo». Se il punto di partenza di ogni autentico cammino di fede e la premessa stessa del suo maturo compimen-

to non può che essere l’incontro con il risorto, il maestro e pedagogo della sua chiesa. In questo anno pastorale passato in un batter d’occhio, fatto di impegno ed anche sacrifici, il gruppo di AC ha percorso il suo cammino puntando sempre in alto, (com’era il tema annuale dell’ACR “punta in alto”, infatti proprio questo tema ci ha permesso di scalare la montagna stando“ insieme nonostante ci siano stati degli ostacoli, dove ci siamo dovuti fermare, unirci per aiutarci a superare questi ostacoli, è stata dura ma è proprio da questi che ogni volta li abbiamo superati per raggiungere la “Vetta”, all’incontro personale e comunitario con il Signore che è un incontro Alto, e proprio in questa scalata del percorso ci ha portati alla pienezza nel cuore, allo stare insieme ogni volta, per un momento di festa, un momento di preghiera, anche di dolore, avendo sempre il coraggio di guardare avanti senza voltarsi indietro seguendo l’esempio di Cristo senza dimenticare che siamo sempre amati dal Padre, che non siamo soli; che la Chiesa cammina con noi e ci sostiene. Vorrei fare una riflessione su come a volte ci affatichiamo o preoccupiamo per questi ostacoli che incontriamo nel nostro cammino, senza mai pensare che al mondo ci sono persone in cui la loro vita è un ostacolo per loro stessi, ma semplicemente lo affrontano giorno per giorno accettando senza piangersi addosso, anzi! Voglio proporvi le parole di Simona Attori, una disabile, senza braccia dalla nascita, nota pittrice e ballerina classica. «(…) Spesso i limiti non sono reali: sono solo negli occhi di chi ci guarda(…). Non importa se hai le braccia o non le hai, se sei lunghissimo o alto 1 metro e un tappo, se sei bianco,nero,giallo o verde, se ci vedi o sei cieco o hai gli occhiali spessi così, se sei fragile o una

roccia, se sei biondo o hai i capelli viola o il naso storto, se sei immobilizzato a terra o guardi il mondo dalle profondità più inesplorate dal cielo. La diversità è dovunque, è l’unica cosa che ci accumuna tutti. Tutti siamo diversi, e meno male, altrimenti vivremmo in un mondo di formiche. Non c’è nulla che non possa essere fatto, basta trovare il modo giusto per farlo. Io tengo il microfono con i piedi, altri con le mani, altri ancora sull’asta. Sta a noi trovare il modo giusto per noi (…). Ringrazio il Signore non per la vita in generale ma, per avermi disegnata esattamente così. Il mio grazie quotidiano è cercare di rendere questa mia vita un capolavoro, come Lui ha voluto che fosse». Non ho altre parole da aggiungere se non quelle di prendere esempio da questa ragazza e, riflettere sul nostro vivere quotidiano. Ringrazio tutti i miei educatori, assistenti, i responsabili di ogni settore di AC, tutti i bambini e i ragazzi dell’ACR, i ragazzi dell’ACG, ovviamente ringrazio anche i loro genitori che hanno seguito e incoraggiato i loro figli nella scelta del loro cammino di AC, anche per la loro collaborazione e disponibilità a seguirci nelle varie iniziative annuali. Ringrazio don Claudio e Monsignor Mario per essere stati presenti nell’Associazione al momento del bisogno, sia nelle difficoltà che nei momenti di festa. A tutti auguro una buona estate ricca di serenità e voglia di stare ancora tutti insieme facendo comunità mantenendo viva la nostra fede alimentando un’autentica relazione con Dio e tutte le persone che abbiamo e incontreremo nel nostro cammino di fede.

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La presidente Mirta

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Spazio oratorio Il musical di “Quelli del Coretto”

Dedicato a...

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così ce l’hanno fatta! Ancora una volta hanno vinto la gioia di vivere, l’esuberanza e la voglia di mettersi in gioco! È piacevole e gratificante rendersi conto che i nostri giovani ancora, nonostante tutto, sappiano impegnarsi gratuitamente per costruire dal nulla un’esplosione di gioia di vivere come quella alla quale abbiamo assistito domenica 20 maggio alle ore 20.30 presso l’Oratorio: lo spettacolo ”Dedicato a…” un coinvolgente musical che “Quelli del coretto” ci hanno preparato con impegno e determinazione. L’avventura comincia circa sei mesi fa, quando Angelo (Lupatini) fatica a contenere l’esuberanza della ventina di bambine e ragazzine che ogni Sabato si ritrovano per preparare e animare la S. Messa delle 9,30. Le abbiamo ascoltate con piacere, ma ora vogliono qualcosa di più… Perché non provarci? Facciamo qualcosa per la Festa della mamma? L’idea viene accolta con gioia da tutte le coriste che naturalmente

si danno un gran da fare. Passaparola e il gruppo si allarga a macchia d’olio; vengono coinvolte molte altre persone che danno volentieri il loro contributo: il coro, le soliste, i costumi, la regia, la scenografia, il trucco, le musiche… Il tema trainante dello spettacolo, l’amore della mamma che ci ha dato la vita, contribuisce a rinforzare e far crescere l’entusiasmo e l’impegno di tutti. La narrazione, semplice ed efficace allo stesso tempo, racconta attraverso il dialogo di una mamma con la sua giovane figlia le diverse tappe della vita: la fanciullezza, l’adolescenza, il primo amore e poi l’incontro con il vero amore, quello che le ha dato la vita. Così con scenografici remake e efficaci allegorie la bambina si rende conto che la sua mamma è un’amica preziosa e leale, alla quale fare riferimento in ogni momento. Per impreziosire il tutto vengono interpretate alcune bellissime canzoni a tema mentre, sullo sfondo appaiono in proiezione le fotografie di giovani mamme e papà, di baci, di carezze e di sorrisi, rubate dai cassetti,

perché tutto deve essere una sorpresa. Una sorpresa che è stata graditissima, che ci ha resi orgogliosi di voi e ci ha dimostrato ancora una volta che la voglia di fare e di costruire qualcosa insieme é contagiosa, travolgente e gratificante. Grazie per le emozioni che ci avete fatto provare, grazie per averci ricordato la nostra giovinezza, grazie per averci dimostrato il vostro affetto e grazie anche per la grande lezione di determinazione e di impegno che ci avete dato! Un grandissimo ringraziamento ad Angelo, Chiara, Francesca, Milena e a tutti quelli che si sono impegnati nell’organizzazione di questo evento che ha contribuito ad allargare e rinforzare i legami di affetto, stima ed amicizia reciproca. Una mamma

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Spazio oratorio Lettera di ringraziamento di Catechiste, Educatori ACR e Assistenti ai ragazzi che hanno ricevuto la Cresima

Ragazzi, Dio vi ama

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agazzi… Dio vi ama, da sempre, ma da oggi ancora di più perché ha scelto di avere bisogno di voi. Vi chiede di portare il suo messaggio d’amore ovunque andrete, a tutte le persone che incontrerete. Vi chiede di testimoniare nella vita di tutti i giorni il vostro impegno come cristiani e di farlo con l’energia, l’entusiasmo e l’esuberanza tipica della vostra età. Con il sacramento che da poco avete ricevuto, Voi avete scelto consapevolmente di rispondere a questa chiamata e vi siete assunti un compito che – seppur bellissimo – é difficile ed impegnativo. Dio questo lo sa: perciò non vi ab-

bandonerà mai, sarà vicino a voi anche nei momenti di sconforto, aspetterà il vostro ritorno a braccia aperte se e quando vi allontanerete da Lui. Come catechiste noi abbiamo cercato di fare del nostro meglio per trasmettervi tutto questo, a costo di essere a volte … pesanti ed insistenti, ma vi possiamo assicurare che dentro ad ogni nostro gesto e parola, persino dietro a quelle che a voi sembrano sgridate, c’era un profondo amore e rispetto nei vostri confronti. Nel corso di questi otto anni vi abbiamo visto crescere, non solo fisicamente: ed è stata un’esperienza indimenticabile! La nostra speran-

za é che possiate continuare il vostro cammino di maturazione personale e spirituale sotto la guida dello Spirito Santo. Il nostro augurio – infine – è che la gioia di questa giornata si prolunghi nei giorni a venire e che per voi e le vostre famiglie ci sia sempre pace e serenità. Il Signore vi benedica e vi protegga sempre e ovunque. Catechiste, Educatori ACR ed Assistenti.

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13 maggio


13 maggio


27 maggio


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Cronaca Un po’ di chiarezza sulla nota vicenda di cronaca

Carte rubate del Papa: “Un atto immorale di inaudita gravità”

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n po’ di onestà intellettuale e di rispetto della più elementare etica professionale non farebbe certo male al mondo dell’informazione.” Così ha risposto l’Arcivescovo Angelo Becciu, Sostituto della Segreteria di Stato, in un’intervista pubblicata su “L’Osservatore Romano” di ieri, alla domanda su cosa ri-

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spondere a chi rivendica il diritto di cronaca, in merito alle carte rubate del Papa. Il 23 maggio scorso, Paolo Gabriele, aiutante di camera di Benedetto XVI, è stato arrestato per il possesso di un gran numero di documenti riservati appartenenti al Papa e di questo moltissimi media in tutto il mondo hanno dato

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notizie più o meno attendibili. L’Arcivescovo Becciu approfitta di questa intervista per fare chiarezza, sgomberare il campo da equivoci e ribadire che la pubblicazione delle lettere trafugate è “un atto immorale di inaudita gravità. Benedetto XVI ha visto pubblicate carte rubate dalla sua casa, carte che non sono semplice corrispon-


Cronaca denza privata, bensì informazioni, riflessioni, manifestazioni di coscienza, anche sfoghi che ha ricevuto unicamente in ragione del proprio ministero. Per questo il Pontefice è particolarmente addolorato, anche per la violenza subita dagli autori delle lettere o degli scritti a lui indirizzati. Soprattutto, ripeto, perché non si tratta unicamente di una violazione, già in sé gravissima, della riservatezza alla quale chiunque avrebbe diritto, quanto di un vile oltraggio al rapporto di fiducia tra Benedetto XVI e chi si rivolge a lui, fosse anche per esprimere in coscienza delle proteste. Ragioniamo: non sono state semplicemente rubate delle carte al Papa, si è violentata la coscienza di chi a lui si rivolge come al vicario di Cristo, e si è attentato al ministero del Successore dell’Apostolo Pietro”. Ma si sa che quando di mezzo vi è la Chiesa, la sua gerarchia e la sua opera l’attenzione dei media si fa pressante, le parole perdono peso e la malizia prende il sopravvento. In questi giorni abbiamo letto e sentito molte notizie, a volte fantasiose e surreali, che narravano di complotti e guerre correntiste interne al Vaticano o di presunte dimissioni papali. Riguardo all’espressione “mondo torbido”, riferito alla Santa Sede, che qualche creativo giornalista aveva coniato per descrivere la situazione emersa dai documenti trafugati, il Sostituto della Segreteria di Stato afferma che: “Dietro ad alcuni articoli mi pare di trovare un’ipocrisia di fondo. Da una parte si accusa il carattere assolutista e monarchico del governo centrale della Chiesa, dall’altra ci si scandalizza perché alcuni scrivendo al Papa esprimono idee o anche lamentele sull’organizzazione del governo stesso. Molti documenti pubblicati non rivelano lotte o vendette, ma quella libertà di pensiero che invece si rimprovera alla

Chiesa di non permettere. Insomma, non siamo mummie, e i diversi punti di vista, persino le valutazioni contrastanti sono piuttosto normali. Se qualcuno si sente incompreso ha tutto il diritto di rivolgersi al Pontefice. Dov’è lo scandalo? Obbedienza non significa rinunciare ad avere un proprio giudizio, ma manifestare con sincerità e sino in fondo il proprio parere, per poi adeguarsi alla decisione del superiore. E non per calcolo, ma per adesione alla Chiesa voluta da Cristo. Sono elementi basilari della visione cattolica.” All’Arcivescovo è stato fatto notare che si è “voluta giustificare la pubblicazione dei documenti in base a criteri di pulizia, trasparenza, riforma della Chiesa”, ha risposto sottolineando che “i sofismi non portano molto lontano. I miei genitori mi hanno insegnato non solo a non rubare, ma a non accettare mai cose rubate da altri. Mi sembrano principi semplici, forse per qualcuno troppo semplici, ma certo è che quando qualcuno

li perde di vista, facilmente smarrisce se stesso e porta anche altri alla rovina.” L’Arcivescovo Becciu ha affermato di aver trovato il Papa “Addolorato, perché, stando a quanto sinora si è potuto appurare, qualcuno a lui vicino sembra responsabile di comportamenti ingiustificabili sotto ogni profilo. Certo, prevale nel Papa la pietà per la persona coinvolta. Ma resta il fatto che l’atto da lui subito è brutale.” Sempre ieri, Benedetto XVI si è rivolto così ai fedeli presenti al termine dell’Udienza Generale: ”Gli avvenimenti successi in questi giorni, circa la Curia e i miei collaboratori, hanno recato tristezza nel mio cuore, ma non si è mai offuscata la ferma certezza che, nonostante la debolezza dell’uomo, le difficoltà e le prove, la Chiesa è guidata dallo Spirito Santo e il Signore mai le farà mancare il suo aiuto per sostenerla nel suo cammino”. “Si sono moltiplicate, tuttavia, illazioni, amplificate da alcuni mezzi di comunicazione, del tutto gratuite e che sono andate ben oltre i fatti, offrendo un’immagine della Santa Sede che non risponde alla realtà. Desidero, per questo, rinnovare la mia fiducia e il mio incoraggiamento ai miei più stretti collaboratori e a tutti coloro che, quotidianamente, con fedeltà, spirito di sacrificio e nel silenzio, mi aiutano nell’adempimento del mio Ministero”. In conclusione, per usare proprio le parole del Pontefice sappiamo che: ”tutta la storia della salvezza è un progressivo rivelarsi di questa fedeltà di Dio, nonostante le nostre infedeltà e i nostri rinnegamenti”. E come ha concluso l’Arcivescovo Becciu “il vento si abbatte sulla casa, ma questa non crollerà. Il Signore la sostiene e non vi saranno tempeste che potranno abbatterla”. “Et portae inferi non praevalebunt adversum eam.”

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Vita in parrocchia Resoconto di un viaggio per certi versi memorabile

Pellegrinaggio a Parma nei luoghi del Conforti

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a Parrocchia aveva annunciato un pellegrinaggio alla Casa Madre dei Saveriani di Parma e alla tomba del loro Santo Fondatore Guido Maria Conforti per il giovedì 22 marzo. Prima di aderire al pellegrinaggio parrocchiale al Santuario di S. Guido Maria Conforti, recentemente proclamato Santo, ci ho pensato due volte, e dissi tra me: “Perché non a un Santuario della Madonna?”. Poi la curiosità, il desiderio di vedere, ma soprattutto di pregare mi hanno persuasa a partecipare! Arrivate al luogo destinato, ancora fuori dell’ambiente, lo sguardo si è fermato al maestoso fabbricato, un edificio meraviglioso: la Casa Madre dei Saveriani con relativi ambienti idonei alla funzione di seminario. Ad aspettarci il Padre Superiore che ci ha descritto in modo assai dettagliato la vita e le intenzioni del Fondatore. In tempo successivo è stata celebrata la santa messa dal nostro Parroco ; il quale poi per impegni parrocchiali (c’era un funerale) ha dovuto rientrare in Parrocchia e noi abbiamo sentito la sua mancanza. La chiesa dei Saveriani ha struttura architettonica di elegante stile basilicale con tre spaziose navate,

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suddivise da alte colonne. La navata centrale costituisce lo spazio di preghiera per il popolo di Dio. Il grande mosaico del catino absidale fa da sfondo al presbiterio che abbraccia lo spazio celebrativo . Al centro sta il sarcofago che contiene le spoglie mortali di S. Guido Maria Conforti. Alle 12,30 abbiamo pranzato al sacco, poi il tempo fino alle ore 16,00 dove ognuno disponeva del tempo consentito come credeva opportuno: o in chiesa a prega-

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re, o a confessarsi, oppure fuori al sole, ma sempre assorta nei miei pensieri di riflessione; non è mancato la cordiale conversazione tra parrocchiani. Alla partenza il Padre Rettore presente al pullman per salutarci e con una stretta di mano l’auspicio per un presto arrivederci! Ora per continuare la storia del Conforti è bene sottolineare l’indole del ragazzetto, il suo comportamento. Prima di andare a scuola aveva preso l’abitudine di entrare nella Chiesa della Pace e sostare in preghiera davanti a un grande crocifisso ( dirà poi a sua volta).” Io lo guardavo e Lui guardava me e pareva mi dicesse tante cose”. «Quel crocifisso gli fece sentire la vocazione sacerdotale e missionaria». Il sogno di suo padre era quello di fare di lui un bravo amministratore della sua azienda agricola,ma il giovincello Guido nei suoi undici anni, fortificato dai suoi colloqui con il Crocifisso si mostrò irremovibile. Fin dagli inizi egli unì la vocazione al sacerdozio quella missionaria e in modo misterioso Il Signore lo aiutò a realizzarla pienamente. Il giovane Guido poi,leggendo la biografia di San Francesco Saverio


Vita in parrocchia ( grande missionario gesuita)ebbe l’intuizione di essere missionario alla maniera di s.Francesco Saverio. Una malattia di natura nervosa sembrò precludergli il Sacerdozio. Ma lui si aggrappò alla Madonna visitando i Santuari della Guardia di Bologna e di Fontanellato (Parma). Alla Madonna Guido attribuì la sua guarigione e venne ordinato Sacerdote. Come ringraziamento il giorno successivo celebrerà la sua prima Messa proprio nel Santuario di Fontanellato. In questo giovane prete di 23 anni

è maturò la decisione di fondare egli stesso una congregazione totalmente dedita alla causa missionaria. Niente e nessuno hanno poterono distogliere don Guido dal suo progetto: prodigarsi per la Chiesa Universale, soprattutto per la grande Cina. Nel Natale del 1889 scriverà all’amico sacerdote don Venturini : Nella Parma rossa di allora il Conforti sentiva ancora più impellenti le esigenze della Chiesa universale. «Ad ogni modo tu devi serbare il

più alto silenzio, perché potrebbe tornare pregiudizievole anche il solo sapersi che un temerario qualunque ha osato concepire e accarezzare un sì audace disegno»! Dalla fede forte e mite del Conforti è cresciuta la grande Famiglia Saveriana che ne continua l’opera nel mondo. Preghiamo perché lo spirito missionario non si spenga nel cuore dei credenti.

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Lo storico cronista (G.L.)

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Vita in parrocchia Ottenute tutte le autorizzazioni

Inaugurazione della nuova cucina dell’oratorio

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opo aver messo in sicurezza la “cascina” dell’oratorio, sono stati ultimati i lavori della nuova cucina dell’oratorio localizzata nella cosiddetta “corte”. La messa a norma di quella struttura aggiornandola ai nuovi standard di legge era assolutamente richiesta e soggiaceva al vincolo dei Beni Ambientali e della Soprintendenza. Il cammino è stato lungo ed irto di ostacoli, ma, grazie a Dio, tutto è stato superato ed i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Agli ideatori ed esecutori dell’opera va la nostra sincera gratitudine. Ottenute tutte le autorizzazioni necessarie per il suo concreto funzionamento (la procedura, come possiamo intuire è molto complessa e laboriosa, la struttura sarà benedetta ed inaugurata con il pranzo della Comunità, previsto per Domenica 1 luglio, nel contesto della Festa dei Patroni 2012.

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Vita in parrocchia Bilancio economico

Resoconto amministrativo ordinario parrocchiale relativo all’anno 2011 ENTRATE

TOTALE

Elemosine S. Messe Festive e feriali

€ 47.635,52

Offerte Ceri, candele e benedizioni

€ 17.321,19

Offerte per Sacramenti ( Battesimi, Comunioni, Cresime, Matrimoni (e Funerali)

€ 24.325,00

Offerte per manutenzioni ordinarie immobili e interessi attivi

€ 18.557,42

Partite di giro : Giornata Missionaria, Giornata del Seminario, Giornata Malati di lebbra Contributo Comunale ( 8% oneri secondari)

€ 9.026,53 € 4.665,62

Offerte per restauro (erogazioni liberali)

€ 18.335,00

Abbonamenti al Bollettino parrocchiale

€ 14.260,00

Altre offerte

€ 11.168,13

TOTALE ENTRATE

€ 165.294,41

USCITE

TOTALE

Utenze ( Enel, Gas Metano, Servizio Idrico ,Rifiuti, Telecom), Fornitori, compensi sacerdoti, collaboratori del culto e contributo diocesano Manutenzioni ordinarie

€ 44.190,15

Manutenzioni straordinarie immobili e arredi

€ 10.885,70

Partite di giro : Giornata Missionaria, Giornata del Seminario, Giornata Malati di lebbra Assicurazioni

€ 4.420,72

€ 9.026,53 € 10.600,00

Saldo per restauro Chiesa Parrocchiale (finestroni, portale, antipiccioni, rilievo geometrico sistema laser Chiesa Parrocchiale Per Bollettino parrocchiale

€ 75.005,00 € 10.568,14

TOTALE USCITE

164.696,24

N.B. Il presente resoconto relativo all’anno 2011 non comprende la gestione dell’oratorio, il quale, pur essendo parte integrante della Parrocchia, gode di amministrazione distinta.

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Spiritualità La Casa dei Rogazionisti vuole sfamare 100 persone al giorno

Progetto “Mensa del Povero” a Varsavia, in Polonia

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arissimi Amici, siamo Congregazione Religiosa - Rogazionisti - il cui servizio nella chiesa offre aiuto ai meno abbienti. Da 20 anni a Varsavia aiutiamo le persone povere nella periferia della città. Da anni organizziamo la mensa del povero. Abbiamo iniziato con i pranzi domenicali preparati da volontari. Adesso abbiamo la cuciniera e distribuiamo il pranzo per 70 persone da lunedì a venerdì. Purtroppo la cucina non è secondo le condizioni richieste per un tale numero di persone e per l’igiene (Sanepid). Abbiamo timore che non potremo continuare così. L’attuale sala in via Olgi Boznanskiej 21 riesce a contenere solo 40 persone. Per questo abbiamo stabilito due turni per chi asporta e per chi mangia sul po-

sto. Siamo obbligati ad aprire una nuova ala e ulteriori spazi adiacenti all’ attuale stabile per la cucina e la mensa con più ampio magazzino e relativi servizi igienici. Data l’attuale crisi finanziaria ci sono evidenti difficoltà. Non vogliamo intanto desistere e per questo ci rivolgiamo a voi - cari Amici per ottenere un aiuto, grande o piccolo, fiduciosi che a poco a poco qualcosa si potrà realizzare. Il progetto prevede un edificio con cucina, depositi, servizi igenici e una sala per 100 posti. Più avanti avverrà, se Dio permette, la costruzione della cappella - Santuario di Sant’Annibale Maria Di Francia. Il numero dei poveri e dei senza dimora sta aumentando. Noi cerchiamo di aiutarli secondo l’esempio del nostro Fondatore. Le forme di povertà incontrate nella

periferia di questa città sono aggravate dalla mancanza di igiene, di sorda violenza e di impossibilità di ritorno alle relazioni famigliari e sociali normali. I nostri superiori di Padova, da cui dipendiamo come Provincia Religiosa, sono informati di questa iniziativa, ma purtroppo non possano aiutarci. Confidiamo nella generosità degli Italiani convinti che la Provvidenza esiste. Per iniziare abbiamo bisogno di una certa quota in denaro: 70.000 € per la prima fase del progetto. Siamo riconoscenti per qualsiasi contributo, anche modesto. Le persone e le Ditte che vogliono aiutarci saranno nominate in una lapide di fondazione all’entrata del nuovo edificio. Ci permettiamo di indicare il numero del conto bancario: PKOPPLPW PL 28 1240 1040 1978 0010 2791 6956 “mensa povero” Zgromadzenie Ksiczy Rogacjonistów ul. Stroma 30, 01-100 Warszawa, POLONIA Come Congregazione siamo esenti e possiamo rilasciare ricevuta riconosciuta dall’ufficio del demanio pubblico (Urzqd Skarbowy). Cari amici, vi ringrazio di cuore per la vostra generosità e vi auguro ogni bene dal Signore! P. Giovanni Matteo Fogliata RCI

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Spiritualità Castrezzato, 19 maggio 2012

Inaugurato il punto Caritas per la distribuzione degli alimenti

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o scorso 19 maggio, a Castrezzato è stato inaugurato il nuovo Punto CARITAS per l’ erogazione degli alimenti agli indigenti, in locali messi a disposizione gratuita dall’Amministrazione comunale. L’attuale crisi economica sta mettendo a dura prova non poche famiglie che devono ricorrere alla richiesta dei beni essenziali, tra i quali gli alimenti. L’apertura di questo Centro caritativo è il risultato di una collaborazione su problemi concreti tra Amministrazione e Parrocchia. La Caritas parrocchiale di Castrezzato è attiva da alcuni decenni ed ha svolto prevalentemente compiti di distribuzione di vestiti o di assistenza su problemi particolari ( materiale domestico per famiglie in difficoltà; offerte in denaro per situazioni particolarmente gravi). Ma l’attuale congiuntura economica nella quale non pochi hanno perso il lavoro, sia tra i locali che gli stranieri residenti da anni tra noi, ha acuito la problematica della povertà. Ecco allora la necessità di trovare una collaborazione concreta per alleviare la gravità della situazione, tenuto anche conto che gran parte di queste famiglie hanno dei minori a carico. Se per un verso è da rilevarsi che la Caritas è l’organo ufficiale per aiutare la Comunità cristiana a vivere il precetto evangelico della carità in faune credibili, adatte ai tempi ed ai bisogni, per un altro verso deve anche suscitare volontari della

carità e dell’assistenza morale e umana del bisognoso; educare al rispetto e all’accoglienza, in sinergia con tutti quanti hanno a cuore la giustizia e la solidarietà. Lo Statuto della Caritas parrocchiale (varato nel 2005) prevede tra le sue finalità, quella di assistere le famiglie in difficoltà,anche in collaborazione con i servizi sociali (Art. I). Non basta perciò rilevare i bisogni, ma portarvi gli opportuni rimedi. L’iniziativa di mettere a disposizione gratuita alcuni ambienti di proprietà comunale per la distribuzione degli alimenti è pertanto positiva ed è il risultato di quanto l’Assessorato ai Servizi sociali dell’Amministrazione ha desiderato realizzare in collaborazione con

la Parrocchia che mette a disposizione gli alimenti e il personale addetto alla distribuzione. I criteri di erogazione degli alimenti sono quelli dell’effettivo bisogno, rilevato attraverso parametri trasparenti e legali. L’inaugurazione è avvenuta con la presenza del Sindaco Gabriella Lupatini, dell’Assessore ai Servizi Sociali Paganotti Eugenio, dell’Assistente sociale Laura Gatti e della collaboratrice Daniela, del Parroco don Mario Stoppani, che alla fine ha benedetto i locali dando avvio concreto alla distribuzione dei pacchi alimentari. La popolazione è invitata a sostenere l’iniziativa con donazione di alimenti di prima necessità.

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Vita in parrocchia

In ricordo di Suor Josephina Zani

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l suo nome era Angela, ma tutti la conoscevano come Suor Josephina. Nata a Chiari nel 1924, Suor Josephina ha trascorso la sua infanzia e giovinezza a Castrezzato, nella zona del paese che tutti conoscono come “Palazzino”. Ispirata dal motto di Don Luigi Palazzolo, che invitava le sue religiose ad “accogliere il rifiuto degli altri, facendo nostre le tante povertà”, guidata dal parroco Don Bonfadini ad intraprendere uno stile di vita basato sull’umiltà, rinuncia e sacrifici, Angelina emette la sua professione di fede religiosa solenne il 5 Ottobre 1957. Da quel momento si fa conoscere come Suor Josephina e inizia a prestare servizio in differenti case, sempre con incarichi riguardanti l’educazione dei bimbi della scuola materna e la catechesi nelle parrocchie. Particolare cura le è stata chiesta nell’aiuto ai ritiri spirituali per adolescenti e giovani. Gli ultimi anni della sua intensa

vita li ha trascorsi a Brescia, nella parrocchia dei SS. Nazaro e Celso, dimorando nella grande casa delle Suore Poverelle di via Fratelli Bronzetti, sede di accoglienza per le giovani in difficoltà. Qui Suor Josephina, tra altri importanti incarichi, aveva quello di accudire con

particolare zelo la cappella dell’Istituto, ove pregava per la sua amata Comunità di Castrezzato. Quando i numerosi impegni lo permettevano, Suor Josephina tornava sempre nel suo paese nativo, dall’amata sorella Caterina, dalle cognate e nipoti. Di lei le consorelle ricordano con affetto l’estremo rigore e precisione con cui era solita ordinare gli ambienti e tutto ciò che la circondava; la sorella racconta dell’attenzione quasi maniacale per la cura e la pulizia del corpo e degli indumenti. Suor Josephina era fisicamente piccola e minuta, soprattutto negli ultimi anni, a causa della malattia che la ha colpita e che ha recato molte sofferenze, ma sino alla fine ha dimostrato una grande forza interiore, una tenacia, una ostinazione al non arrendersi mai; una dimostrazione di coraggio, ma anche di fede, quella fede che l’ha sempre sostenuta e accompagnata per tutta la vita. Ai giovani, ai nipoti e pronipoti che le facevano visita nella sua “casa” raccontava che la vita è da intendere come un viaggio da percorrere su un treno... Il suo treno è stato speciale: costituito da 87 vagoni di generosità, umiltà, silenzio, rifiuto del male... Si è spenta in una fredda serata d’inverno il 15 febbraio 2012 a 87 anni dopo un periodo di malattia che, nonostante tutto, non le ha tolto quel dolce sorriso che sempre l’ha contraddistinta. Grazie di tutto cara Suor Josephina. Siamo certi che anche in Paradiso sarai un’ottima educatrice di anime. I tuoi nipoti

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Vita in parrocchia

In memoria di Nicola Rubaga

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rande cordoglio ha suscitato , in paese e fuori, la morte improvvisa per incidente di Nicola Rubaga, di soli 29 anni. Nicola aveva un grande senso dell’amicizia e moltissimi amici sono venuti a salutarlo a casa e il giorno del funerale. I famigliari e gli amici vogliono ricordarlo con questo testo tratto dal libro “Il Profeta” di Khalil Gibran. Un ragazzo disse: Parlaci dell’amicizia. E lui rispose dicendo: “Il vostro amico è il vostro bisogno saziato. E’ il campo che seminate con amore e mietete con riconoscenza. E’ la vostra mensa e il vostro focolare, poiché affannati, vi rifugiate in lui e lo ricercate nella vostra pace. Quando l’amico vi confida il suo pensiero, non negategli la vostra approvazione, né abbiate paura di contraddirlo. E quando tace, il vostro cuore non smetta di ascoltare il

suo cuore: nell’amicizia ogni pensiero, ogni desiderio,ogni attesa nasce in silenzio e viene condiviso con inesprimibile gioia. Quando vi separate dall’amico, non rattristatevi. La sua assenza può chiarirvi ciò che in lui più amate,

come allo scalatore la montagna è più chiara dalla pianura. E non vi sia nell’amicizia altro scopo che l’approfondimento dello spirito. Poiché l’amore che non cerca in tutti i modi lo schiudersi del proprio mistero non è amore, ma una rete lanciata in avanti e che afferra solo cio’ che è vano. E il meglio di voi sia per l’amico vostro. Se lui dovrà conoscere il riflusso della vostra marea, fate che ne conosca anche la piena. Quale amico è il vostro, per cercarlo nelle ore di morte? Cercatelo sempre nelle ore di vita. Poiché lui può colmare ogni vostro bisogno, ma non il vostro vuoto. E condividete i piaceri sorridendo della dolcezza dell’amicizia. Poiché nella rugiada delle piccole cose il cuore ritrova il suo mattino e si ristora. (K. G.)

Settimana dei patroni Santi Pietro e Paolo SABATO 30 GIUGNO 2012- ore 21.00 CHIESA PARROCCHIALE CONCERTO DEI PATRONI “Inni di Lode” Saluto delle autorità religiose e civili DOMENICA 1 LUGLIO 2012 dalle ore 12.15 ORE 12.15 - ORATORIO: Benedizione della nuova cucina ORE 12.30 - ORATORIO: PRANZO DELLA COMUNITÀ (iscrizioni presso la Segreteria dell’Oratorio del 18 al 29 Giugno costo per adulti € 15,00 per bambini fino a 6 anni € 10,00). ORE 20.30 - PIAZZA PAVONI Esibizione ginnastica artistica del Gruppo “ESTATE 83”. ORE 21.15 - PIAZZA PAVONI Esibizione canora del coro di Pompiano “I Gnàri dé ièr”canti popolari accompagnati da Fisarmoniche. LUNEDI 2 LUGLIO 2012 - ore 20.45 CHIESA DI SAN LORENZO: Serata a cura del gruppo culturale parrocchiale “Quando l’Europa cattolica incontrò il Giappone: storia dei Gesuiti nella terra del Sol Levante”- Relatore Prof. Guido Pontoglio.

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Calendario liturgico

Calendario liturgico pastorale Giugno N.B. Con mercoledì 20 giugno, inizia la celebrazione serale della S. Messa del mercoledì al Cimitero, fino alla fine del mese di agosto. Festa liturgica dei Patroni 2011 29 Venerdì: Festa liturgica dei S.S. Pietro e Paolo Apostoli Ore 8,00 S. Messa. Ore 10,00 S. Messa solenne (Inizio GREST). Ore 20 S.Messa distinta, seguita dalla breve processione in onore dei Patroni, con questo itinerario: Chiesa - Piazza S. Maria - Piazza Zammarchi - Via Roma - Via Torri - Chiesa. 30 Sabato: Ore 18,30 S. Messa festiva della vigilia. Ore 21: Concerto dei Patroni.

Luglio 1 Domenica XIII del T.O. Sante messe con orario festivo: ore 8,00 - 9,30 - 11,00 - 18,30. In Oratorio: ore 12,15 Benedizione della nuova cucina dell’Oratorio. Ore 12,30: Pranzo della Comunità aperto a tutti (Costo € 15,00) N.B. Per le altre iniziative per la Festa dei Patroni si veda l’apposita locandina. 2 Lunedì Ore 20,45 nella chiesa di S. Lorenzo, serata a cura del Gruppo culturale del CPP: “Quando l’Europa cattolica incontrò il Giappone: Storia dei Gesuiti nella Terra del Sol Levante” (Rel. Prof. Guido Pontoglio) 6 Memoria liturgica di S. Maria Goretti 8 Domenica XIV del T. O. – Ore 11,00: Battesimi comunitari 11 S. Benedetto da Norcia, monaco. 14 S. Camillo de Lellis, operatore della carità. 15 Domenica XV del T.O. 16 Festa della Beata Vergine Maria del Monte Carmelo. 20 Memoria liturgica di S. Elia Profeta 22 Domenica XVI del T.O. 23 Memoria di S.Brigida religiosa. 25 Festa di S. Giacomo apostolo. 26 Memoria dei S.S. Gioachino e Anna, genitori della B.V.M.

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29 Domenica XVII del T.O. 31 Memoria di S. Ignazio di Loyola

Agosto 1 Memoria di S.Alfonso M. de’ Liguori 4 Memoria di S.Giovanni M. Vianney, sacerdote. 5 Domenica XVIII del T.O. 6 Festa della Trasfigurazione del Signore. 34° anniversario del transito del Servo di Dio Papa Paolo VI. 8 S. Domenico religioso. 9 Memoria di S.Teresa Benedetta della Croce. 10 Festa di S. Lorenzo diacono, titolare della chiesa in S. Maria degli Angeli. Ore 9,30: S. Messa solenne pro populo nella chiesa a Lui dedicata. 11 Memoria di S. Chiara d’Assisi. 12 Domenica XIX del T.O.- Battesimi comunitari. Inizio del Triduo di S.Rocco: Ore 16,00 nella chiesa del Cimitero - Vespri e Benedizione eucar. 13 Triduo di S. Rocco: Ore 15,00 e Ore 20,00 S. Messa al cimitero.(II) 14 Triduo di S. Rocco: Ore 15 S Messa al cimitero(III). Ore 18,30 S. Messa festiva della vigilia in chiesa. 15 Solennità dell’Assunzione: S .Messe con orario festivo. Ore 18,30: Processione dal cimitero alla chiesa parrocchiale con la statua di S. Rocco. 16 Festa di San Rocco: Messe Ore 8,00 - 9,30 18,30 (seguita dalla processione di ritorno). 19 Domenica XX del T.O. 20 Memoria liturgica di S. Bernardo 21 Memoria liturgica di S.Pio X. 22 Festa della Beata Vergine Maria Regina. 23 Memoria liturgica di S. Rosa da Lima, religiosa. 24 Festa di S.Bartolomeo apostolo. 26 Domenica XXI del T.O. 27 Memoria liturgica di S. Monica madre di S. Agostino. 29 Martirio di S. Giovanni Battista.


Anagrafe Lettera parrocchiale del Parroco

Anagrafe parrocchiale Rinati in Cristo (battesimi) Zotti Mattia di Cristian e Toninelli Antonella Goffi Lara Chiara di Stefano e Baresi Silvia Corsini Giulia di Onorio e Quarantini Mara Valentino Natasha di Giuseppe e Bertozzi Samantha Gareffa Giorgia di Simone e Formenti Michela Casaletti Lorenzo di Ezio e Festa Ileana Magoni Simone di Matteo e Buratti Elisa Zammarchi Edoardo, Giulio di Fabio e Costanzo Cristina Carmela Nardo Mattia di Angelo e Marzo Giuseppa Platto Isabella di Mario e Olivari Elena Briola Sofia di Simone e Frosio Gloria Chiappa Luca di Mauro e Praderi Mara Coelli Laura di Fabrizio e Danesi Rosangela Formenti Emma di Alessandro e Serina Erica Guerrini Ginevra di Moris e Toninelli Noemi Lenza Anastasia di Luigi e De Biagi Ornella Marchesi Carlo di Sergio e Machina Fabiana Rossini Alessia di Christian e Noli Sabrina Rrotaj Pietro di Mirjan e Rrotaj Emanuela Verzeletti Leonardo di Gianluca e Ferrari Simona

Rizzo Francesco di Gabriele e Cavalieri Marzia D’Amico Massimo di Claudio e Maifredi Maria Rosa Formenti Noemi di Luca e Terlisio Anna Gallerini Gloria di Mario Emilio e Marini Cinzia Marchini Aurora Maria di Andrea e Bono Simona Petito Emanuele Giuseppe di Marcello e Vallone Caterina Zotti Simone di Marco e Mingotti Fausta

Nella luce di Cristo (defunti) Corsini Ilario di anni 62 Ghilotti Carlo di anni 76 Ruffini Mario di anni 85 Buratti Caterina di anni 96 Rubaga Nicola di anni 28 Zammarchi Maddalena di anni 92 Briola Angelo di anni 69 Zotti Gianfranco di anni 57 Lupatini Pietro di anni 82 Parma Giulia di anni 84 Zampietri Emma in Solazzi di anni 74 Barucco Mauro di anni 54

Matrimoni Gareffa Simone con Formenti Michela Barucco Aldo con Zanotti Daniela Migliorati Giovanni con Manzoni Claudia

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