FOGLIE n.7/2020

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Agricoltura • Agroalimentare • Turismo RURALE

TI CONOSCO MASCHERINA Agli agricoltori ne servono 1 milione e 300 mila

agricoltura

Raccolta in campagna a rischio senza voucher? Coronavirus e agricoltura: l‘intervista al sottosegretario L’Abbate agroalimentare

+80% farina, +90% spesa a domicilio

N° 7 • 15 APRILE 2020





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ditoriale

15 aprile 2020 - n. 7 - Anno 15

Quindicinale di Agricoltura Agroalimentare Turismo RURALE

Lavoro di raccolta nelle campagne a rischio senza voucher?

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a bocciatura dell’emendamento sulla semplificazione dei voucher necessari per garantire il lavoro di raccolta nelle campagne mette in pericolo la fornitura alimentare in Puglia e rischia di lasciare presto vuoti gli scaffali dei supermercati. E’ quanto denunciato da Coldiretti Puglia che in una lettera al Presidente della Regione Puglia e ai parlamentari pugliesi ha chiesto un pressing serrato affinché il mondo agricolo possa beneficiare del voucher ‘agricolo’, in riferimento alla decisione della Commissione Bilancio del Senato di dichiarare improcedibile l’emendamento per la reintroduzione dei voucher in sede di conversione del DL Cura Italia. “Dopo il blocco delle frontiere che ha fatto venire meno la presenza di gran parte dei lavoratori stranieri dai quali dipende ¼ della produzione di Made in Italy alimentare, con oltre 973mila giornate di lavoro fornite da lavoratori stagionali stranieri solo in provincia di Foggia nel 2018, il 27,61% del totale delle giornate di lavoro necessarie al settore, numeri e necessità avvertite anche nelle altre province della

Puglia”, ha spiegato il presidente di Coldiretti Puglia, Savino Muraglia, nella lettera al Presidente Emiliano e ad Onorevoli e Senatori pugliesi. In una situazione di emergenza nazionale serve una radicale semplificazione del voucher “agricolo” che possa consentire da parte di cassaintegrati, studenti e pensionati italiani lo svolgimento dei lavori nelle campagne in un momento in cui scuole, università attività economiche ed aziende sono chiuse e molti lavoratori in cassa integrazione potrebbero trovare una occasione di integrazione del reddito proprio nelle attività di raccolta nelle campagne. “Chi si oppone ai voucher per il lavoro agricoltura si assume la responsabilità di situazioni di tensione sociale generata da una parte dalla mancanza di lavoro e di fonti di reddito per sé e per la propria famiglia e dall’altra dal rischio di carenza di prodotti alimentari in negozi e supermercati. In questo momento la Puglia e l’Italia non hanno bisogno di posizioni ideologiche, ma di scelte pragmatiche per il bene del Paese, come quelle che riguardano l’agricoltura e la produzione alimentare”.



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ommario

5 13 MASCHERINE

editoriale

IN CAMPAGNA 5 RACCOLTA A rischio senza voucher?

1 mln 300 servono ad agricoltori

8 AGRICOLTURA

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GRANO La battaglia delle varietà

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MULTE Ingiuste quelle agli agricoltori

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CORONA VIRUS Deroghe ed agevolazioni per settore agricolo

24 L’ ABBATE

Agricoltura contro coronavirus

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22 ALBERTO SORDI Il cibo nei suoi film

28 vino

Grande calo nelle vendite

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agroalimentare

16 ASSOBIO

Tutelare tutta la filiera

18 CONFIMI

Misure immediate per l’economia

19 SPESA A DOMICILIO

+90% in mese di emergenza

zootecnia

21 allevatori Polemiche in tempo di virus


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gricoltura

Battaglia per il grano

Varietà “San Carlo” vince e fa da apripista

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di Avv. Vincenzo Acquafredda - Trevisan & Cuonzo

ochi giorni fa una sentenza del Tribunale di Roma ha riconosciuto piena tutela alla varietà di grano duro “San Carlo” molto apprezzata nelle produzioni di pasta Made in Italy in cui la qualità della semola è fondamentale. La decisione dei giudici romani giunge alla fine di un complesso giudizio avviato da Agroservice Spa e Sicasov, entrambe rappresentate da un team di avvocati dello Studio legale Trevisan & Cuonzo guidati dal socio Vincenzo Acquafredda. L’antefatto che ha reso necessaria l’azione legale riguarda la contraffazione della varietà protetta di frumento “San Carlo” da parte di un’azienda di sementi marchigiana che aveva moltiplicato la varietà senza autorizzazione del proprio costitutore violandone così l’esclusiva. Il Tribunale di Roma ha così accertato la contraffazione della privativa ed è andato oltre ritenendo pure sussistente l’ipotesi di concorrenza sleale

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in considerazione del fatto che tramite i funzionari dell’ICQRF (Ispettorato Centrale della tutela della Qualità e della Repressione Frodi dei prodotti agroalimentari) era stata riscontrata l’apposizione sulle confezioni di frumento contraffatto di cartellini di certificazione falsificati, in palese violazione della legge sementiera. Le società attrici Agroservice e Sicasov hanno ottenuto come risarcimento del danno la condanna del contraffattore alla restituzione degli utili realizzati con l’attività contraffattiva oltre alla rivalutazione monetaria e agli interessi legali a far data dal 2015 e la rifusione delle spese legali. Si tratta di una decisione importante per il settore agroalimentare in cui le varietà vegetali giocano sempre più un ruolo fondamentale per il miglioramento e lo sviluppo dell’intero comparto e si configurano come la nuova frontiera dell’innovazione “green”. Spiega il significato di questo successo l’avv. Acquafredda: “La decisione contribuisce a ribadire l’importanza

delle varietà di sementi protette e certificate allo scopo di garantire produzioni migliori e sempre più sicure per i consumatori” Per approfondire le specifiche del semente: https://www.agroservicespa. it/it/prodotti/view/sancarlo_frumento_duro.html

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In tutta la regione, tanti casi di possessori e conduttori di terreni sanzionati

coronavirus, il danno e la beffa: tanti agricoltori multati ingiustamente di Rino PAVONE

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n Puglia, ci sono possessori e conduttori di terreni agricoli multati mentre si recavano sui propri fondi per svolgere quelle operazioni colturali richieste, improrogabilmente, in questo periodo, pena il rischio di compromettere l’intera annata agricola, anche se solo a sostegno della propria famiglia. E’ quanto accaduto in diverse località della regione, nonostante sia il DPCM dell’11 marzo che tutti quelli più recenti garantiscano le attività del settore agricolo e zootecnico con le relative produzioni, al preciso scopo di assicurare le forniture alimentari dell’intera collettività e, con essa, naturalmente anche al produttore agricolo e alla sua famiglia. E questo, ovviamente, indipendentemente dal fatto che quanto ottenuto dallo svolgimento dell’attività agricola sia destinato in tutto o in parte al proprio fabbisogno. “Il fastidioso e costoso equivoco, viste le multe salate che sono state comminate, si è ripetuto e si sta ripetendo molto spesso in tutta la Puglia, con episodi e segnalazioni in ogni provincia”, ha spiegato Raffaele Carrabba, presidente regionale di CIA Agricoltori Italiani della Puglia in una nota. A Taranto e Brindisi, sono già state inviate due lettere ufficiali indirizzate ai rispettivi Prefetti. “Abbiamo ricevuto diverse segnalazioni da parte di nostri associati, ad esempio dal Comune di Grumo, i quali lamentavano di essere stati N° 7 - 15 APRILE 2020

fermati dai carabinieri, che hanno loro contestato le violazioni previste dal dpcm attualmente in vigore; un agricoltore, in particolare, mentre si recava nei propri fondi per svolgere le pratiche agricole veniva fermato e denunciato dai carabinieri che gli contestavano la violazione in ordine agli attuali divieti di spostamento” - sottolinea il presidente della Copagri Puglia Tommaso Battista, ricordando che “se è assolutamente vero che restare a casa è un dovere

di tutti i cittadini, svolgere un’attività essenziale quale quella agricola, è allo stesso modo un dovere, anche e soprattutto in ragione del fatto che il settore agricolo è impegnato in prima linea per assicurare i prodotti alimentari a tutte le famiglie del Paese”. “Abbiamo pertanto prontamente inviato una nota al Prefetto di Bari Antonia Bellomo perché chiarisca questi episodi che allarmano i nostri associati”, conclude Battista.

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gricoltura

IN EMERGENZA COVID-19

AGRICOLTURA: DEROGHE E AGEVOLAZIONI PER SOSTENERE LE PRODUZIONI

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seguito delle numerose difficoltà conseguenti all’emergenza sanitaria provocata dal COVID-19, il Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali ha predisposto un decreto contenente una serie di proroghe e deroghe su cui si è raggiunta l’intesa nella Conferenza Stato-Regioni. Oltre a garantire la necessaria flessibilità al mondo produttivo, l’atto ministeriale si pone l’obiettivo di assicurare la corretta attuazione dei diversi Programmi di intervento nei settori vitivinicolo, ortofrutticolo, olivicolo e zootecnico. “In questo particolare momento che stiamo vivendo nel nostro Paese – dichiara il Sottosegretario alle Politiche Agricole, Giuseppe L’Abbate – è importante, laddove possibile, allentare le maglie

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della burocrazia per permettere alle imprese che stoicamente ed eroicamente continuano ad operare di non pregiudicare il proprio lavoro. Il comparto primario, dai campi, i pescherecci e le stalle sin alla tavola degli italiani, sta svolgendo un ruolo fondamentale per garantire i doverosi approvvigio-

namenti alimentari. Dobbiamo rendergli onore agevolandoli laddove possibile ma, soprattutto – conclude L’Abbate – sostenendo i prodotti freschi e locali, oggi che sono preclusi importanti canali di vendita come ristoranti, bar e mense”. Per il comparto vitivinicolo, il

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termine ultimo per la presentazione delle domande di aiuto per la misura della ristrutturazione e riconversione dei vigneti è fissato al 15 luglio mentre la graduatoria di ammissibilità delle domande è prevista al 15 gennaio 2021. Non verranno applicate sanzioni per chi non abbia realizzato sinora l’intera superfice oggetto di domanda di aiuto negli scorsi anni. Inoltre, sarà possibile dilazionare i tempi di realizzazione e richiedere il pagamento in forma anticipata. Per il settore ortofrutticolo e olivicolo, non si applicano le sanzioni relative alle condizioni di equilibrio stabilite dalla Strategia

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Nazionale e alla spesa minima del fondo di esercizio, si soprassiede sul mancato aggiornamento del fascicolo aziendale, viene prorogato al 30 maggio il termine per il rimborso da parte delle OP (Organizzazioni dei Produttori) ai soci delle spese rendicontate per l’annualità 2019 mentre viene prorogato al 1° giugno il termine per la presentazione delle relazioni sull’attuazione del programma di attività per il biennio 2019-2020. Si evitano i controlli in loco viste le circostanze eccezionali di pandemia in corso. Diverse, infine, le misure che interessano i comparti zootecnico e dell’apicoltura. Sono sospesi i

controlli relativi alla verifica della sussistenza dei requisiti necessari per il mantenimento delle autorizzazioni per i centri di imballaggio delle uova e il periodo di emergenza non viene conteggiato. Sono sospesi fino al 31 dicembre, poi, i controlli e le verifiche in loco sulle comunicazioni della filiera lattiero-casearia mentre sono validi fino a fine anno i tesserini per l’abilitazione alla classificazione delle carcasse bovine e suine. I controlli in loco per il comparto apistico vengono svolti, nel periodo interessato dalle restrizioni anti-diffusione Coronavirus, nella percentuale minima stabilita dalla normativa unionale in materia.

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gricoltura

Ne occorrono 1.300.000 in tutta Italia

Puglia, servono mascherine per gli agricoltori

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na mascherina al giorno per 1.300.000 agricoltori italiani, questo il fabbisogno dei lavoratori autonomi e dei loro dipendenti che non possono fare smart working, ma vogliono continuare a produrre cibo sano e fresco e assicurarlo a tutte le famiglie del Paese. Per essere messi in condizione di farlo, Cia-Agricoltori Italiani chiede al Governo e alla Protezione Civile chiarezza sui canali di approvvigionamento dei dispositivi di protezione per le imprese agricole e la certezza che le modalità di distribuzione non siano rallentate da pratiche burocratiche farraginose. La primavera è arrivata e la produzione agricola si è innescata, non c’è Coronavirus che tenga, si deve coltivare e poi raccogliere per conferire all’industria alimentare. In molte colture, anche in campo aperto, non è facile rispettare la distanza interpersonale di sicurezza, come pure in altri luoghi di lavoro lungo la filiera: dai magazzini agli spogliatoi, alle lavorazioni di confezionamento dei prodotti. Gli imprenditori sono quotidianamente impegnati a seguire le procedure e le regole di condotta necessarie a garantire la salute dei lavoratori nelle attività agricole che, per le loro caratteristiche, rendono particolarmente com-

plessa la gestione dell’emergenza. Senza i dispositivi tutto questo è di difficile attuazione. Molti agricoltori si stanno dotando autonomamente di mascherine, ma troppo spesso il mercato non è in grado di soddisfare la domanda, che sarà destinata a aumentare nelle prossime settimane, con l’arrivo della stagione di raccolta di molti prodotti. Cia chiede, dunque, di tenere in consi-

derazione le esigenze del settore agroalimentare nella ripartizione dei dispositivi, dopo avere assolto alla domanda prioritaria di ospedali e presidi sanitari. Senza mascherine, guanti, tute, occhiali, cuffie non sarà possibile garantire la fornitura di materie prime indispensabili per il Paese e si rischia di bloccare tutta la filiera, lasciando vuoti gli scaffali dei supermercati.

Fra gli effetti del Coronavirus

+80% farina, boom pane e pasta fatti in casa on un +80% degli acquisti di farina è boom di pane, pasta e dolci fatti in casa per le famiglie italiane costrette a rimanere tra le mura domestiche a causa dei limiti alla mobilità. E’ quanto emerge dall’analisi della Coldiretti su come sono cambiate le abitudini di spesa e consumo al tempo del coronavirus. A finire nel carrello della spesa degli italiani sono stati anche gli altri ingredienti tipici della pasticceria

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casalinga come lo zucchero, che fa segnare un aumento del 28% degli acquisti, ed il latte Uht con cresce del 20%, nelle prime due settimane dell’emergenza COVID 19 secondo i dati del mondo Coop. Con l’esigenza di passare il tempo fra le mura domestiche per le limitazioni alle uscite imposte dalle misure restrittive anti-pandemia si è tornati a preparare dolci, pane e pasta fatta in casa secondo una tra-

dizione che appassiona oggi quasi una famiglia su tre (32%) secondo un’indagine Coldiretti Ixè. Una scelta motivata anche dalla necessità di ridurre al minimo le uscite giornaliere da casa evitando i rischi del contagio e le lunghe file davanti a fornai e supermercati. La cucina è tornata ad essere il centro della vita quotidiana con il contributo dell’intera famiglia.

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groalimentare

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Chiudere per sempre i wet market, basta autostrade per il virus

i chiamano wet market, i mercati bagnati. E il nome deriva dal sangue che vi scorre. Letteralmente. Sono i mercati di animali vivi, che vengono macellati sul posto, e sono particolarmente diffusi in diverse aree del mondo, soprattutto nelle zone orientali dell’Asia. Ed è proprio in uno di questi, a Wuhan, che con tutta probabilità si è verificato lo spillover, il passaggio da specie a specie, che ha portato il virus SARS-CoV-2, che secondo gli scienziati si è sviluppato inizialmente nei pipistrelli e si è poi trasferito ad altri animali come il pangolino, ad essere aggressivo e letale anche nei confronti dell’uomo, come purtroppo la pandemia in corso sta dimostrando. L’associazione internazionale Animal Equality, che si batte per la protezione degli animali allevati a scopo alimentare, ha lanciato in questi giorni una campagna mondiale per chiedere alle Nazioni Unite di vietare fin da subito

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La campagna internazionale

l’attività di questo genere di mercati. Fiumi di sangue - Nei wet market non vengono rispettate le regole di igiene a tutela delle persone. E men che meno vengono tenuti in conto i bisogni degli animali che, pur destinati alla macellazione, dovrebbero essere messi nelle condizioni di non subire inutili sofferenze. Ma in questi mercati non ci sono norme di comportamento, si fa come si è sempre fatto. Per sopperire alla mancanza di camion frigorifero, gli animali vengono condotti vivi ai banchi di vendita. E macellati al momento, senza troppi scrupoli e senza troppe attenzioni all’igiene, prima di essere consegnati al compratore. Che pensa così di ricevere carne «fresca». Il risultato, come testimoniano anche alcune riprese video con immagini particolarmente crude raccolte dall’associazione in Cina, Vietnam, India e altri Paesi dell’area asiatica (ma lo stesso avviene anche in diversi mercati africani), sono fiumi di san-

gue e acqua che scorrono sui piazzali, dove la gente cammina spesso a piedi scalzi, con carcasse di vario genere volatili, procioni, coccodrilli, cani, cervi - accatastate dentro a bidoni di latta alla mercé di mosche e insetti, a loro volta diffusori di infezioni. Nel nome della tradizione - A tutto ciò si aggiunge l’aspetto culturale, ovvero il fatto che per alcune tradizioni siano considerate prelibatezze le carni di animali selvatici che a noi occidentali suonano improbabili come cibo e che provenendo dalle foreste e dalle aree selvatiche sono più a stretto contatto con le patologie virali che proprio in quelle aree hanno sempre avuto origine. Ma che in quelle aree, se non ci fosse l’azione dell’uomo – la caccia, il prelievo di animali, ma anche la deforestazione diretta o quella indotta dai cambiamenti climatici - potrebbero restare confinate (in presenza di una ampia biodiversità, i virus finiscono con l’attaccare anche specie non ricet-

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tive e di conseguenza a non riprodursi al di là di quanto la natura è in grado di autoregolare). La carne di animali selvaggi, la cosiddetta bush meat, in alcuni casi è anche una necessità: in luoghi dove le persone faticano a sfamarsi, anche la scimmia o l’istrice sono fonte di cibo che non vengono disdegnate. Ma questo aspetto riguarda generalmente popolazioni che già vivono ai margini delle foreste. Nei mercati delle grandi città industriali come Wuhan la vendita di animali vivi, ancor di più quello di specie che dovrebbero vivere solo in ambienti in cui la presenza dell’uomo non è prevista, è solo un retaggio culturale difficile da estirpare. L’origine delle pandemie- Per questo da più parti viene invocato un intervento normativo da parte delle autorità internazionali, a partire proprio dalle Nazioni Unite. La Cina, dal canto suo, ha già annunciato di volere vietare la vendita di animali vivi e alcuni deputati stanno provando a portare avanti un bando al consumo di carne di cane, animale domestico e d’affezione nella cultura occidentale ma che nei Paesi dell’estremo oriente è invece considerato una pietanza di buon auspicio da cucinare nei giorN° 7 - 15 aprile 2020

ni di festa. «I wet market non hanno posto nella nostra società e dovrebbero essere immediatamente chiusi – commenta Matteo Cupi, direttore esecutivo di Animal Equaliti in Italia -. Non solo questi mercati sono estremamente crudeli per gli animali, ma la ricerca scientifica ha dimostrato il loro legame con le epidemie di malattie di origine animale, dimostrando che sono anche una minaccia immediata per la salute e la sicurezza pubblica». L’associazione cita studi dei Cdc, i Centers for disease control and prevention che fanno da supporto al progetto One Ealth negli Usa, secondo cui più di 6 su 10 malattie infettive conosciute dagli esseri umani sono state diffuse dal contatto con gli animali e 3 su 4 delle malattie infettive nuove o emergenti provengono direttamente dagli animali. Come, appunto, l’attuale coronavirus o, negli anni scorsi, la Sars, la Mers o l’influenza suina H1N1. «Basta autostrade per i virus» - I wet market sono da questo punto di vista degli inneschi formidabili per le pandemie, con enormi quantità di animali ammassati, uccisi e maneggiati senza la minima precauzione: catturati direttamente nelle foreste, non sottoposti a controlli veterinari, trasportati

per lunghe distanze e ammassati in gabbie per giorni prima del momento della macellazione. «Sono stressati e immunodepressi ed espellono qualsiasi agente patogeno presente in loro – ha spiegato nei giorni scorsi sul quotidiano britannico Guardian il prof Andrew Cunningham della Zoological Society di Londra - . Con la presenza di un gran numero di persone al mercato che stanno a stretto contatto con i fluidi corporei di questi animali, si ha una combinazione ideale per l’insorgenza della malattia». La petizione ha già raccolto metà delle 100 mila firme che si propone di mettere insieme per sensibilizzare le Nazioni Unite. Anche il mondo scientifico è concorde e diversi studiosi e ricercatori hanno già fatto appelli in tal senso. «Se prendi gli animali selvatici e li metti in un mercato con animali domestici o altri animali, dove c’è la possibilità per il virus di fare un salto di specie, stai creando una super autostrada per il passaggio dall’animale selvatico all’uomo – ha detto il dr Ian Lipkin, esperto di malattie infettive interpellato dall’emittente americana Cbs -. Non possiamo più farlo. Non possiamo più tollerarlo. I wet market devono essere chiusi per sempre».

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Covid-19 – Assobio suggerisce particolare attenzione a filiera agricola

IL BIOLOGICO ACCENDE LA SPERANZA

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ssobio, l’associazione nazionale delle imprese di trasformazione e distribuzione dei prodotti biologici e naturali, a fronte della gravissima emergenza in atto, se da un lato osserva che ci sono aree in grande difficoltà, specialmente per quanto riguarda il mondo della ristorazione e delle mense, che attualmente sono costrette all’utilizzo della cassa integrazione, dall’altro constata che sempre più consumatori utilizzano e apprezzano la qualità delle filiere biologiche italiane con conseguente aumento della produzione e delle vendite. Fatta salva la particolare attenzione che deve essere rivolta alla salute dei lavoratori, fornendo presidi sanitari adeguati, Assobio consiglia di utilizzare tutte quelle iniziative di job rotation che aiutano a non appesantire il lavoro di chi si trova in prima linea, grazie alla disponibilità, all’impegno e al coraggio dei quali è possibile mantenere questo servizio indispensabile alla nostra società. Oltre ad una collaborazione fra i vari reparti delle aziende, è indispensabile che, specialmente nei punti vendita, si cerchi di limitare il più possibile il formarsi di assembramenti, deleteri per il rischio di contagio, con orari adeguati alle

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necessità dei consumatori. “Per fare questo e per evitare stress eccessivi e non sopportabili da parte dei lavoratori – sostiene il presidente Roberto Zanoni – si suggerisce l’inserimento di giovani, magari a tempo determinato, per ricoprire ruoli che integrano e alleggeriscono il lavoro degli altri operatori”. In questo modo si potrà contribuire a creare nuovi posti di lavoro, anche se solo temporanei, in un momento di grande incertezza occupazionale. “Una particolare attenzione sarà rivolta anche alla filiera agricola, garantendo pagamenti puntuali e il giusto prezzo a tutti gli operatori che coraggiosamente continuano a garantirci l’approvvigionamento alimentare” aggiunge Roberto Zanoni. L’individuazione del prezzo giusto dei prodotti biologici per la salvaguardia di aziende agricole

e consumatori è un tema caro ad Assobio. Per assicurare un futuro prospero alla filiera del biologico e garantire al consumatore un prodotto sano e sicuro, è necessario salvaguardare prima di tutto gli agricoltori. Il fatto che ciò venga sostenuto da Assobio non è sorprendente per chi vuole indirizzare in modo coerente i processi produttivi del biologico, sostenere il mercato e proteggere l’ambiente. Gli agricoltori devono essere messi nelle condizioni di lavorare serenamente ed essere adeguatamente compensati, specialmente in questo momento in cui è divenuta complessa l’esportazione e sono stati vietati i mercati locali. E’ determinante per il futuro del biologico e del pianeta pagare in modo corretto chi produce in maniera coerente.

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BASF AncorA più digital

Parte la nuova edizione di “Prove in rete” di BASF In un momento di grande complessità, in cui tutte le attività non indispensabili del nostro Paese sono ferme o fortemente rallentate, l’ agricoltura deve andare avanti. In questo contesto riparte la terza edizione di Prove in rete, iniziativa di BASF in collaborazione con agronomi esperti e volta a condividere esperienze di campo e consigli imperniati su colture e areali dell ’eccellenza produttiva italiana. Quest’anno per far fronte alle restrizioni e ai limiti di spostamento dettati dall’emergenza sociosanitaria, oltre alla pagina web, BASF ha deciso di attivare un numero WhatsApp dedicato che permette di condividere con gli agricoltori i consigli mirati e tempestivi di “Prove in rete”. Il servizio è totalmente gratuito e iscriversi è facile, basta salvare il numero 366 1544955 in rubrica e mandare un messaggio di adesione. Per questo 2020, il progetto si focalizza sulla vite e, in particolare, sulle regioni Piemonte e Veneto. Da qui, grazie alla collaborazione di esperti del territorio, nel periodo fra aprile e settembre, partiranno ( attraverso messaggi WhatsApp ) videoconsigli tempestivi ed utili per affrontare al meglio la stagione in corso. Si parlerà di strategie di difesa basate sull’andamento meteo e sulla pressione delle più importanti malattie, ma anche di buone pratiche e temi caldi nell’ambito della viticoltura.

Le aziende agricole che collaborano al progetto, testando le soluzioni BASF e confrontandole con delle parcelle testimone, saranno infatti seguite dagli esperti fino alla vendemmia ed anche oltre, con un approccio a 360°, dal campo alla cantina. Per supportare al meglio il comparto della viticoltura in un’annata così particolare, in cui la presenza fisica dei tecnici è ridotta ai minimi termini, BASF punta quindi ancor di più sugli strumenti digitali e sul progetto Prove in rete. Obiettivo principale è restare vicina agli addetti ai lavori, soprattutto nei momenti apicali della stagione, e condividere l’efficacia delle proprie soluzioni mostrando, anche se virtualmente, i risultati ottenuti in campo. N° 7 - 15 aprile 2020

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IN PUGLIA 45.000 CONSEGNE A CASA DIRETTAMENTE DAGLI AGRICOLTORI

+90% SPESA A DOMICILIO IN MESE EMERGENZA di Rino PAVONE

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ell’ ultimo mese è praticamente raddoppiata la spesa a domicilio con un aumento record del 90% delle consegne nelle case soprattutto di chi come gli anziani ha maggiore difficoltà ad affrontare le lunghe file dei supermercati. E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti relativa alle ultime cinque settimane di grande emergenza Coronavirus sulla base dei dati Iri. L’ aumento esponenziale della domanda ha mandato in tilt il sistema di consegne della grande distribuzione con un allungamento dei tempi e difficoltà per i cittadini con maggiori problemi ad uscire da casa. In poco più di un mese sono state 45.000 le consegne a domicilio effettuate direttamente dalla rete delle aziende agricole di Campagna Amica in tutta la Puglia che hanno garantito alle famiglie prodotti locali, a chilometri zero, nel rispetto della stagionalità che non devono percorrere grandi distanze prima di giungere a tavola e sono quindi più freschi. Una esigenza che è stata colta dalle aziende agricole che - precisa la Coldiretti - hanno avviato appositamente la fornitura dei prodotti agricoli direttamente alle famiglie, senza intermediazioni. L’ obiettivo della Coldiretti è garantire, soprattutto alle fasce più deboli della popolazione, a partire dagli anziani e dai malati, la spesa alimentare direttamente dai contadini con prodotti freschi N° 7 - 1 5 APRILE 2020

e di qualità nell’ambito della campagna #MangiaItaliano a difesa del Made in Italy, del territorio, dell’economia e del lavoro. L’ approvvigionamento alimentare è assicurato in Puglia grazie al lavoro di oltre 100mila aziende agricole e stalle, più di 5mila imprese di lavorazione alimentare e una capillare rete di distribuzione tra negozi, supermercati, discount e mercati contadini di Campagna Amica, nonostante le preoccupazioni per la sicurezza, i vincoli, le difficoltà economiche e gli ostacoli oggettivi all’operatività, dalla ridotta disponibilità di manodopera ai blocchi alle frontiere per i trasporti con l’88% delle merci che in Italia viaggia su gomma. Un impegno quotidiano senza sosta che deve fare i conti con la chiusura di bar e ristoranti ma anche con un balzo degli acquisti delle famiglie in una situazione in cui con l’emergenza Coronavirus quasi 4 italiani su 10 (38%) hanno fatto scorte di prodotti alimentari e bevande per il timore ingiustificato di non trovali più disponibili sugli scaffali di negozi, supermercati e discount, secondo l’indagine Coldiretti/ Ixe’. La scelta - sottolinea la Coldiretti - è stata quella di privilegiare alimenti semplici alla base della dieta mediterranea con una grande attenzione però alla conservabilità che ha favorito gli acquisti di prodotti in scatola. Se la farina con un balzo dell’80% rispetto alla media del periodo è stata il prodotto

piu’ acquistato sul podio salgono anche carne in scatola con un aumento del 60% e i legumi in scatola con un balzo del 55%. A finire nel carrello della spesa degli italiani sono stati soprattutto nell’ordine la pasta con un +51% e il riso con un +39% ma si registra una crescita del 39% anche per le conserve di pomodoro mentre le vendite dello zucchero salgono del 28%, quelle dell’olio da olive del +22, il pesce surgelato del 21% e il latte Uht del 20%, nel periodo dal 24 febbraio all’8 marzo, sulla base delle vendite del mondo Coop.

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ootecnia

Polemiche in tempo di virus

Spiacevole sorpresa per gli allevatori della Murgia barese e tarantina

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piacevole sorpresa, per gli allevatori della murgia barese e tarantina. I caseifici Gioiella, Deliziosa, Artigiana e Palazzo hanno fatto recapitare ai propri conferitori una lettera in cui veniva comunicato che, a causa dell’emergenza COVID-19, e loro dire a causa della riduzione delle vendite, per il mese di marzo sarà riconosciuto a titolo d’acconto un prezzo di € 0,36 a litro, salvo conguaglio da “valutare caso per caso”. Iniziativa appoggiata anche da Confindustria, tramite un altro comunicato mentre proposta assolutamente rispedita al mittente da parte di UCI Puglia, CIA Puglia, Confcooperative FederagriPesca Puglia, LEGACOOP Puglia, AGC Puglia che pur riconoscendo un momento di difficoltà da parte di tutti, hanno ritenuto questa scelta del tutto inopportuna, tenuto conto che, proprio in questi giorni, le parti sono state convocate dalla Regione Puglia per cercare soluzioni condivise a sostegno di tutto il comparto, tanto come auspicato e condiviso nell’incontro tavolo latte istituito presso l’Assessorato Agricoltura Regione Puglia, presenti tutti i rappresentanti della filiera lattiero casearia. “Il comportamento dei caseifici lascia presupporre la creazione di un cartello, che pregiudica fortemente la correttezza dei rapporti in essere, oltre a ledere la dignità degli allevatori considerati parte sottomessa nell’ambito dell’accordo, e lascia ampi margini di segnalazione all’autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (antitrust), oltre che tende ad assumere tutti gli aspetti di una diatriba che potrebbe incrinarsi e sfociare in azioni di forti contrapposizioni tra le parti – dichiarano queste associazioni – E’ necessario pertanto, l’intervento sia il Presidente della Regione Michele Emiliano che del Ministro Teresa Bellanova a ricondurre le aziende di trasformazione a un ripensamento e a una soluzione condivisa che salvaguardano la dignità degli allevatori pugliesi”. N° 7 - 15 aprile 2020

“Risulta peraltro irrituale la nota a firma congiunta di Ara Puglia, struttura alla quale è data delega tecnica da tutte le Organizzazioni Sindacali, e Coldiretti, che fa seguito ai contatti intercorsi tra le due strutture e i rappresentanti della trasformazione e dei quali

non è stata data rilevanza pubblica. Al riguardo le Organizzazioni diffidano l’ARA Puglia dal prendere iniziative non condivise e non comunicate, ricordando il ruolo tecnico che l’Associazione deve mantenere, scevro da qualsivoglia rilevanza politica e sindacale”.

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groalimentare

In occasione dei 100 anni dalla nascita

Le sette scene memorabili di Alberto Sordi con il cibo Sordi riesce sempre a rappresentare stati d’animo e situazioni psicologiche in pochi semplici gesti. Anche nei film in cui il tema non è gastronomico, lo troviamo spesso di fronte al cibo, come metafora, nel bene e nel male, delle condizioni sociali.

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cena iconica del film diretto da Steno. Sordi è Nando Mericoni un giovanotto senza arte né parte che sogna e mitizza gli Stati Uniti e cerca di comportarsi come un americano, con tanto di parlata in inglese maccheronico (e qui l’aggettivo è doppiamente giusto). Torna a casa a sera tardi e trova la tavola pronta con la sua cena. Vede la zuppiera di spaghetti e si indigna: “Maccaroni? Questa è roba da carrettieri, io non mangio maccaroni. Vino rosso? Io non bevo vino rosso. Lo sapete che sono americano, gli ameri-

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el film diretto da Luigi Comencini, si racconta la vicenda di alcuni plotoni dell’esercito italiano dopo l’8 settembre allo sbando. Sordi è il sottotenente Alberto Innocenzi, a capo di un plotone che va allo sbaraglio in giro per l’Italia. Il film è tutt’altro che comico (toccante la scena del passaggio di un convoglio che porta gli ebrei verso i campi di concentramento al nord), ma contiene una serie di siparietti godibili. Come quella del geniere Ceccarelli (Reggiani) che porta sempre con sé una

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i tratta di un film a episodi, in un certo senso prequel di Dove vai in vacanza. Nell’episodio “La Camera” la stessa coppia (lui operaio metalmeccanico) si concede una vacanza in Costa Smeralda, ma nessun albergo dice di avere una stanza disponibile per

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Un americano a Roma cani non mangiano maccheroni, non bevono vino rosso. Bevono latte, per questo vincono gli apache. Maccarone, che mi guardi con quella faccia intrepida, mi sembri un verme, maccarone. Questa è roba da americani: yogurt, marmellata, mostarda… roba sana sostanziosa”. E addenta un morso di pane e mostarda irrorato di latte. Poi sputa subito tutto, pronunciando una delle frasi passate alla storia del cinema. “Ammazza che zozzeria! Gli americani aho… Maccherone, mi hai provocato e io ti distruggo, adesso maccherone, io me te magno”. E tra

una forchettata di pasta e l’altra, ecco che fine fanno gli altri ingredienti: “Questo lo damo ar gatto”, il latte, “questo al sorcio”, lo yogurt, “con questo ci ammazziamo le cimici”, la tanto citata mostarda (che poi è la senape).

Tutti a casa valigia pesantissima: deve consegnarla a un maggiore che si trova a Napoli, la controlla sempre e rifiuta sempre di mostrare il contenuto, anche se tutti pensano che contenga particolari prodotti alimentari. A un certo punto, in vesti borghesi, riescono a prendere un treno. Ceccarelli finalmente stremato dalla fatica si addormenta e due commilitoni gli sottraggono “il pacco”. Sordi e compagni lo aprono e si rendono conto che contiene delle squisitezze, salami, tartufi neri, scatolette di tonno e conserve. Si chiudono nella toilette del treno a fare

la scorpacciata, poi riempiono il pacco di stracci e sassi per non far capire l’accaduto al povero geniere. Nello stesso film, divertentissima anche la scena della polenta.

Le Coppie loro (in realtà è chiaro che non li considerano all’altezza della loro clientela facoltosa e aristocratica). Si consolano al ristorante con porzioni pantagrueliche. E poi lui la guarda dolcemente negli occhi e le dice: “Di’ quello che te pare ma le fettuccine… so sempre le fettuccine”. www.foglie.tv


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i tratta di un film a episodi diretto dallo stesso Sordi del 1978. Alberto Sordi e Anna Longhi sono i protagonisti dell’episodio (in realtà della durata quasi di un lungometraggio) “Le vacanze intelligenti”, in cui interpretano due fruttivendoli romani, i cui tre figli, che hanno studiato e frequentano ambienti intellettuali, organizzano per loro “vacanze intelligenti”, con un programma che prevede, oltre a una ferrea dieta, visite a una necropoli etrusca e alla Biennale di Venezia. Non solo una scena ma un po’ tutto il film è carico di riferimenti al

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l marchese ama mischiarsi al popolo, vestito in abiti plebei e frequenta osterie e taverne. In una di queste porta a cena fuori una cantante francese in tournee a Roma. Il marchese ordina rigatoni con la pajata. “Che cosa sono questi?” Chiede la bella Olimpia. E lui, sapendo che le interiora potrebbero non essere gradite, la invita a mangiare: “te lo spiego dopo” dice. Mentre man-

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el film di Dino Risi, i fidanzati interpretati da Alberto Sordi e Lea Massari sono comunisti ma siederanno a tavola col ‘nemico’. Infatti si trovano a passare sotto casa di una famiglia nobile fedelissima ai Savoia. Ma i nobili, riuniti a cena in attesa dei risultati del referendum su Repubblica/Monarchia sono scaramantici: non si può essere in 13 a tavola, che porta male. In strada raccattano i due ragazzi che, affamati, accettano l’invito dai marchesi Capperoni, perché nelle loro giornate sono più i pranzi saltati

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n film di Alberto Lattuada del 1962. Sordi interpreta un siciliano che vive a Milano. Con moglie e figli biondissimi e milanesissimi torna al paese in vacanza. In una scena c’è una enorme tavolata piena di ogni ben di Dio e tutti mangiano a quattro palmenti. Evidente dal punto di vista visivo-cromatiN° 7 - 15 APRILE 2020

Dove vai in vacanza cibo: quello che i due coniugi sognano, quello che descrivono, che ricordano, che sperano di mangiare. Tra le scene più belle quella alle terme di Montecatini, dove in un ristorante con un buffet stracolmo di ogni bene, sono accompagnati nel settore dietetico e possono solo guardare ciò che mangiano nel settore “nortmale”. Poi la scena di Venezia: i due dopo essersi ribellati alla dieta si fermano in una trattoria e, con tanto di tovaglioli legati al collo, mangiano l’impossibile. Il locale è frequentato da nobili che inizialmente li prendono un po’ in giro, ma poi tutti

sono contagiati dalla coppia all’ingrasso. Principi e contesse iniziano a ordinare quello che mangiano loro: dalle salsicce con i fagioli alle pappardelle al sugo di lepre. Con la principessa che sentenzia “è un’idea divina!”.

Il marchese del grillo giano la pajata devono però fuggire perché arriva la moglie di Gasperino, un carbonaro a cui lui assomiglia molto. La donna lo aggredisce credendolo il marito fedifrago. Olimpia non vorrebbe andar via, ma Sordi le dice non importa, lascia stare è merda. Lei: “nel senso che non è cattivo, non ti piace?”. Spiazzante il marchese: “No, nel senso che è proprio merda, di vitello, sono bu-

della. Tu volevi sapere che era? Ecco”.

Una vita difficile di quelli consumati. Non hanno una lira, Elena e Silvio: lui fa il giornalista in un quotidiano comunista – Il lavoratore – e prende uno stipendio da fame. A tavola c’è una vecchia centenaria, un nipote cieco, un assortimento di nobili aggressivi. Chiede l’anziana signora: “Ma perché la gente vuole tanto male al re? Perché?». Silvio dice: «Forse perché se n’è andato a Brindisi invece di salire in montagna con i partigiani». Per fortuna arriva un colossale vassoio di pasta al forno. Elena ne serve a Silvio una porzione gigantesca: «L’ho abituato così, a casa. Polpetti-

na?». Una ragazza sussurra al nonno cieco: «Si stanno mangiando tutto il pasticcio».

IL MAFIOSO co la distinzione nord-sud: i siciliani vestiti di scuro e capelli neri, gli ospiti milanesi biondi e dagli abiti colorati. A un certo punto lei si accende una sigaretta, tutti si bloccano a guardarla. E lei si rende conto di essere al centro dell’attenzione e si giustifica: “Scusate disturba il fumo?”. Il marito le spiega: “No Marta è che non sono abituati

a vedere una femmina che fuma”. “Ah se non disturba, allora, sapete, ognuno ha le sue abitudini. Io a fine pasto mi fumo una sigaretta”. Tutti scoppiano a urlare e avvertono: “ma era solo l’antipasto. Dobbiamo ancora cominciare”. E dalla cucina inizia una processione di vassoi stracolmi e una zuppiera di spagehtti al nero di seppia.

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gricoltura

Il punto con il Sottosegretario al Mipaaf l’On. Giuseppe L’Abbate

Xylella Fastidiosa e Coronavirus: due facce della stessa medaglia? di Paola DILEO

In Puglia reduci di un’emergenza fitosanitaria ancora irrisolta, quella da xylella fastidiosa che ha decimato un intero patrimonio, quello olivicolo salentino, ci troviamo ora ad affrontare un’emergenza ben più grave, quella sanitaria da coronavirus.

Nella prima, a causa di un patogeno da quarantena importato in Salento dal Centroamerica, presumibilmente da palme infette, nella seconda da persone positive al Covid 19 provenienti dalla Cina.

Possiamo considerare le due epidemie facce della stessa medaglia, appunto effetti perversi della globalizzazione e della velocità d’interscambio tra persone e merci?

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ertamente rappresenta uno degli effetti collaterali di un mondo sempre più globalizzato e che ha aumentato i propri scambi di merci e persone in maniera esponenziale. In un recente studio Agrinnova, il centro per l’innovazione agroambientale dell’Università di Torino, ha contato ben 63 nuovi patogeni sbarcati nel nostro Paese, un po’ per colpa della globalizzazione degli scambi, un po’ aiutati dal cambiamento climatico e dal surriscaldamento terrestre. Tutti minacciano seriamente le produzioni agricole italiane con una conta dei danni stimata in 1 miliardo di euro. Tra questi spicca la cimice marmorata asiatica al nord Italia che ha colpito il comparto ortofrutticolo e al Sud, oramai da anni purtroppo e senza un possibile antagonista naturale, la Xylella fastidiosa veicolata dall’insettovettore la cosiddetta Sputacchina. A fronte di questo scenario, che ci

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vedrà sempre più contrastare fitopatie provenienti da altre parti del Pianeta, siamo al lavoro per una riorganizzazione ed un efficientamento del Servizio Fitosanitario Nazionale: c’è bisogno di una regia condivisa tra tutte le Regioni per rendere davvero efficace le azioni. Dovremmo gestire le crisi virali che colpiscono gli umani organizzando un sistema europeo condiviso, imparando dalla crisi sanitaria correlata alla BSE (Encefalopatia Spongiforme Bovina). Le conseguenze non furono non per nulla differenti da queste del Covid-19 con decessi umani, chiusura di attività produttive, interruzioni di approvvigionamenti, decapitazioni di allevamenti. Ne uscimmo con una solida unità di crisi presso il Ministero della Salute oggi punto di riferimento mondiale e demmo impulso in Europa alla nascita dell’EFSA e al rafforzamento del Sistema di Allerta Rapido RASFF. Anche da questa crisi, l’Ue deve

uscirne più forte di prima dando valore alle proprie istituzioni. Con l’emergenza xylella fastidiosa, la produzione e commercializzazione di piante è stato oggetto di una serie di restrizioni (es. campionamenti, analisi preventive e certificazioni di laboratori accreditati, limitazione alle movimentazioni delle piante), il “dopo coronavirus” vedrà scenari analoghi con restrizioni nei flussi di persone da e per i paesi extra UE? O comunque sarebbe auspicabile? Quando giungerà finalmente la cosiddetta “Fase 2” di questa emergenza Covid-19 lo sa soltanto Dio, per chi è credente, o il fato. Quanto sarà possibile allargare le maglie delle attività concesse, ce lo dirà di volta in volta il Comitato TecnicoScientifico che supporta e sostiene il percorso che intraprendono le decisioni del Governo, nell’interesse dell’intera nazione. Il nostro comwww.foglie.tv


pito è quello di farci trovare pronti per rilanciare la nostra economia. Quasi tutta la filiera agroalimentare sta continuando ad operare, nonostante le tante difficoltà di questa emergenza, ma necessita liquidità nonché di una programmazione futura, soprattutto in ottica esportazioni. Proprio in tal senso, abbiamo creato con il Dl Cura Italia un fondo apposito presso il Ministero degli Esteri, denominato Fondo per la promozione integrata, che avrà una dotazione iniziale per il 2020 di 150 milioni di euro. All’inizio del mese di marzo, poi, il ministro Di Maio aveva già annunciato un Piano straordinario per il Made in Italy che può contare complessivamente in risorse per 716 milioni di euro. Nel caso della xylella fastidiosa che ha visto focolai circoscritti al territorio pugliese con danni a livello ambientale, paesaggistico ed economico, ci siamo arresi ad una fatalistica rassegnazione, senza poter individuare un responsabile. Per il coronavirus a crisi conclusa, il nostro Paese seguirà lo stesso copione? La richiesta di un risarcimento per disastro ambientale e strage colposa può trovare un senso? O in forza di un’azione diplomatica dobbiamo supinamente accettare solo qualche simbolico gesto di solidarietà? C’è colpevolezza laddove la politica e chi amministra non ascolta i pareri scientifici e le indicazioni che il mondo della ricerca dà per fronteggiare le diverse emergenze, che riguardino un virus che colpisce gli umani o un batterio che porta al disseccamento degli olivi. L’Italia questa volta ha preso decisioni in maniera pressoché immediata: si poteva fare meglio e fare prima? Certo, col senno del poi è sempre facile parlare. Ma ai proclami dell’ “aprite tutto” il Governo Conte ha tenuto la barra dritta: le decisioni draconiane sono state appoggiate dagli italiani che sono stati resi via via sempre più consapevoli dell’importanza dell’attuazione delle misure. Altri Paesi che, in un primo momento, ci hanno deriso, hanno in breve tempo posto riparo N° 7 - 15 aprile 2020

copiando i nostri decreti governativi. Ciò, negli anni scorsi, in Puglia per fronteggiare la Xylella non è accaduto e si è preferito ascoltare voci di piazza piuttosto che quelle tecnico-scientifiche: il risultato è sotto gli occhi di tutti, con patrimonio olivicolo compromesso. Reddito e bellezze paesaggistiche che difficilmente torneranno presto. La tempestività è importante ma siamo ancora in tempo anche sul versante Xylella per non pregiudicare definitivamente la situazione. Le responsabilità, però, vanno individuate in un secondo momento, successivo a quello dell’agire immediato. Avremo occasione di capire come è andata ed ognuno dovrà guardarsi allo specchio, facendosi un esame di coscienza. I gesti di solidarietà che stiamo ricevendo rappresentano un indubbio riconoscimento alla nostra rete diplomatica che è stata in grado, nei primissimi giorni dell’emergenza Covid-19, a fronteggiare i blocchi alle frontiere, le guerre commerciali e le pratiche sleali messe in campo da altri Stati nei confronti dei nostri prodotti. Il destino vuole, almeno nel caso pugliese, che il contenimento della xylella fastidiosa (ancora in atto) e quello del coronavirus sopraggiunto, debbano coesistere. Le misure di contrasto alla batteriosi dell’olivo prevedono interventi agronomici e trattamenti insetticidi autorizzati contro il vettore, già a partire dalla primavera. Possono gli agricoltori muoversi liberamente per esercitare queste attività

o rischiano di incorrere nelle violazioni previste dal DPCM Covid 19 del 24 marzo 2020? Gli agricoltori sono esclusi dalle limitazioni del decreto “Chiudi Italia”? L’ art. 1, comma 1, lettera f), del Dpcm del 22 marzo 2020 ammette espressamente l’attività di produzione, trasporto e commercializzazione di “prodotti agricoli”. Questa attività, infatti, rientra tra quelle produttive e commerciali specificamente comprese nell’allegato 1 dello stesso Dpcm “coltivazioni agricole e produzione di prodotti animali”, con codice ATECO 0.1, per le quali è ammessa sia la produzione sia la commercializzazione. Le attività agricole e quelle correlate alla produzione, pertanto, sono escluse senza alcuna ombra di dubbio dai limiti imposti dal cosiddetto “Chiudi Italia”. Per quanto riguarda, invece, gli interventi di aratura e trinciatura per le aree delimitate per il contenimento da Xylella fastidiosa, dopo il mio appello, il Dipartimento regionale Agricoltura ha comunicato ai Prefetti che le misure fitosanitarie da attuare devono essere ritenute “attività indifferibili” e di “pubblica utilità” e, pertanto, devono essere

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assicurate con la massima tempestività, pur nel rispetto di ogni precauzione tesa a contrastare il contagio del virus. Tutti i soggetti, pubblici o privati, pertanto sono obbligati nel mese di aprile ad effettuare le lavorazioni dei terreni necessarie all’eliminazione della coltre erbosa su cui vive lo stadio giovanile dei vettori. Ivi inclusi i cosiddetti “hobbisti”. Sempre in tema di pandemia da Coronavirus, è di questi giorni la proposta, giunta da diversi fronti, politici e non, di utilizzare i percettori del Reddito di Cittadinanza in attività agricole, per fronteggiare il fabbisogno di manodopera, carente per le misure Covid 19. Può concretizzarsi data l’emergenza e la conseguente crisi economica? È necessario provvedere sotto diversi aspetti al reclutamento di personale da impiegare nelle operazioni agricole che il comparto necessita. Questa emergenza COVID-19 non ha fatto altro che acuire e portare a galla le difficoltà che nel settore primario ci sono da tempo. Manca un vero punto d’incontro tra domanda e offerta, specie nelle regioni più inefficienti e meno strutturate. Piattaforme dedicate potrebbero incrociare con facilità le richieste delle imprese agricole con le necessità di impiego di forza lavoro italiane e straniera, percettori di reddito di cittadinanza o di altre forme di sostegno al reddito o persino fuoriuscita da poco da altri settori rimasti fermi a causa delle

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misure di contenimento. Ciò può già avvenire attraverso l’utilizzo dello strumento dei voucher ma non escluderei la possibilità di dar vita a strumenti più agevoli per l’ingaggio immediato di manodopera a breve tempo. Nel frattempo, nel Dl Cura Italia abbiamo dato un sostegno ai piccoli produttori estendendo sino al sesto grado di parentela le prestazioni ritenute gratuite, oggi permesse sino al quarto grado. Tali prestazioni, svolte in modo meramente occasionale o ricorrente di breve periodo, non integrano in ogni caso un rapporto di lavoro autonomo o subordinato e sono effettuate a tiolo di aiuto, mutuo aiuto, obbligazione morale senza corresponsione di compensi, salvo le spese di mantenimento e di esecuzione dei lavori. Ma continuiamo ad adoperarci affinché queste problematiche si risolvano in maniera definitiva e risolutiva per il futuro. Quali le iniziative in cantiere postpandemia a sostegno del settore primario (agricoltura, pesca, vivaismo, turismo enogastromico)? Come detto in precedenza, sarà fondamentale e cruciale essere pronti per la ripartenza. Mentre fronteggiamo le tante emergenze in corso, nei diversi comparti, stiamo al contempo seminando attraverso misure di sostegno alle esportazioni agroalimentari. Ci sono ampi margini e spero di poter dare presto notizia di importanti risultati rag-

giunti. In tal senso mi piacerebbe accennare all’ afflusso di liquidità per il settore primario, permettendo alle aziende agricole l’accesso diretto al Fondo di Garanzia per le PMI, comprendendo ovviamente i benefici previsti dal Dl Cura Italia, rappresenterebbe in questo momento un importante sostegno alla nostra agricoltura. Attualmente, infatti, il comparto primario può accedere solo attraverso i Confidi agricoli che, però, di fatto non esistono a livello nazionale e riescono a far erogare finanziamenti in poche province e per importi di entità modestissima. Basterebbe una copertura di 100 milioni di euro a valere sul Fondo di Garanzia per permettere la erogazione di prestiti di liquidità, ripianamento passività e investimenti al settore agricolo di oltre 1,3 miliardi di euro. Nel settore agroindustriale, collaterale a quello agricolo, il Fondo ha svolto un ruolo fondamentale negli ultimi anni, erogando quasi 1 miliardo di euro solo nel 2019, come dimostrano i dati dello stesso Mediocredito Centrale.

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Nonostante Covid 19 stia mettendo a dura prova le catene produttive

IL CONSORZIO DI PACHINO IGP ASSICURA LA TUTELA DI TUTTA LA FILIERA

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icurezza e tutela di tutta la filiera produttiva prima di ogni cosa” - commenta Salvatore Lentinello, Presidente del Consorzio del Pomodoro di Pachino IGP, intervenendo in merito all’emergenza sanitaria dovuta alla pandemia del Covid 19 che il nostro paese si sta trovando ad affrontare. “La catena produttiva, logistica e distributiva del distretto IGP Pomodoro di Pachino è riuscita a garantire le forniture ai propri clienti della GDO per fare fronte alle richieste dei nostri consumatori fidelizzati; il tutto è avvenuto nel rispetto delle condizioni lavorative dei dipendenti, ai quali i datori di lavoro hanno assicurato la fornitura di dispositivi di protezione individuale (mascherine, guanti e disinfettanti). Nel corso delle attività lavorative precisiamo che sono rispettate le distanze imposte dall’emergenza (almeno un metro) e che i locali sono sanificati con regolare periodicità. Al personale, a cui va un particolare ringraziamento per l’impegno profuso in questo momento di emergenza, viene poi sempre assicurato N° 7 - 15 APRILE 2020

un opportuno e adeguato periodo di riposo”. Sicurezza prima di tutto quindi. In questi giorni più che mai indispensabile per preservare non solo tutta la filiera agricola, ma anche la salute della cittadinanza e della collettività. La grave emergenza sanitaria richiede ancora più tutela nei confronti dei consumatori, non solo con prodotti agroalimentari di qualità, ma anche con controlli particolarmente attenti e capillari in merito alla sicurezza. “In questo momento storico così difficile - prosegue Lentinello - riteniamo più che mai necessario proseguire le nostre attività - rispettando tutte le norme messe a punto dal Governo - e fornire assistenza ai produttori garantendo la sicurezza dei prodotti e intensificando i controlli necessari a vigilare sul mercato, affinché non si verifichino irregolarità, speculazioni o contraffazioni”. In questo senso il Consorzio di Pachino è già attivo con l’utilizzo della tecnologia Blockchain, di cui si serve per tracciare, con la massima trasparenza, le sue coltivazioni,

la qualità dei prodotti finali e le condizioni di lavoro. Il consumatore finale, proprio a garanzia della sicurezza alimentare, ha accesso - tramite un semplice QR code - a tutte le informazioni sul prodotto, rendendo così immediatamente trasparente tutta la filiera. “Si tratta di una tecnologia - precisa il Direttore Sebastiano Barone - che da quest’anno, già prima che scattasse l’allarme Covid 19, abbiamo ottimizzato con la Pmi innovativa EZ Lab, pioniera nell’applicazione della Blockchain per l’agrifood, attraverso il suo partner locale TechNrgy srl, per tracciare i nostri pomodori dal campo al supermercato e combattere così le contraffazioni e le sofisticazioni alimentari, garantendo sicurezza alimentare e sostenibilità ambientale”. Per quanto riguarda quest’ultima, l’impegno del Consorzio si concretizza nel packaging sostenibile utilizzato a partire dall’inizio della campagna di produzione di quest’anno, realizzato in cartone e ricoperto con film PLA biodegradabile al 100% ricavato dal mais.

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URGENTE PIANO SALVA VIGNETI

-90% VENDITE VINO PER CHIUSURA RISTORANTI E BAR

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nche per il vino serve una trincea nella lotta all’emergenza Coronavirus per cui Coldiretti Puglia ha inviato un ‘Piano Salva Vigneti’ alla Regione Puglia che si articola negli interventi per sostenere agricoltori e cantine, creando al contempo le condizioni per la ripartenza quando il momento di criticità sarà superato. Coldiretti Puglia ha stimato un danno di oltre il 35% a carico del settore vitivinicolo, con punte fino al 90% per le cantine storicamente impegnate nei canali di vendita Ho.Re.Ca, con la richiesta alla Regione Puglia di dichiarare lo stato di calamità anche per il settore vitivinicolo. “A pesare sul mercato interno è stata anche la chiusura forzata di ristoranti e bar e considerato lo stato di crisi per cui abbiamo chiesto che specifiche agevolazioni fiscali e previdenziali si applichino a tutte le imprese agricole operanti nel settore vitivinicolo che ha subito effetti particolarmente negativi per l’emergenza epidemiologica COVID -19, una necessità che va sostenuta anche garantendo liquidità alle imprese del settore con interventi emergenziali a livello regionale, nazionale e comunitario senza appesantimenti burocratici”, dichiara Savino Muraglia, presidente di Coldiretti Puglia. “E’ necessario sostenere un settore che è il fiore all’occhiello della Puglia, con il vino di qualità che è stato volano di promozione e sviluppo del turismo, dell’agriturismo, anche nei ristoranti e negli alberghi e che paga a caro prezzo il blocco delle strutture ricettive e della ristorazione”, insiste il presidente Muraglia. “Lo scenario del settore vitivinicolo va analizzato – spiega Gianni Cantele, presidente di

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Coldiretti Lecce e responsabile del settore vitivinicolo di Coldiretti Puglia - a seconda dei canali di vendita su cui le diverse strutture di produzione e commercializzazione indirizzano le proprie produzioni. Si registra il 90% delle disdette degli ordini di vino destinato al canale Ho.Re.Ca per la chiusura di ristoranti, bar, pizzerie, la riduzione del 15% degli ordini dalla Grande Distribuzione Organizzata, mentre per quanto attiene la commercializzazione sui mercati internazionali si sono accumulati ritardi negli ordini sottoscritti prima della pandemia e il rinvio di circa il 30% degli ordini in corso di conferma durante la pandemia, con lo slittamento del pagamento delle fatture per ordini di vino già consegnato”. Lo scenario è aggravato – aggiunge Coldiretti Puglia - dal problema della manodopera, con i disagi dal punto di vista logistico e degli spostamenti e l’aggravio dei costi per fornire quotidianamente DPI e igienizzante e una sostanziale riduzione della produzione giornaliera, causata dalla rivisitazione dei carichi di lavoro, considerate le rotazioni dei dipendenti in ferie e cassa integrazione. “Abbiamo chiesto di attivare la distillazione dei vini non ad indicazione IGP e DOP, da attuarsi esclusivamente nel periodo antecedete alla prossima campagna vendemmiale, per svuotare le cantine e scongiurare possibili frodi durante le fermentazioni, il premio allo stoccaggio per i vini IGP e DOP o DOCG, tutte le semplificazioni che risultano tuttora inattuate e gli indennizzi alla imprese, anche per quelle di trasformazione, attraverso fondi regionali, nazionali e comunitari per dare liquidità immediata, con regole commerciali che riportino trasparenza e

corretta nei rapporti”, insiste il presidente Cantele. Inoltre, Coldiretti Puglia ha chiesto di attivare prestiti di conduzione garantiti dallo Stato con una possibilità di benefici in conto capitale e/o conto interesse, da erogare direttamente alla cantina in rapporto agli ettari di superficie vitata risultante dal fascicolo aziendale alla data dell’inizio della pandemia, le proroghe scadenza autorizzazioni impianti vitivinicoli, l’attività finanziata e coordinata di promozione e valorizzazione in Italia e all’estero dei vini di Puglia, l’accelerazione dei collaudi e della liquidazione del PSR e dell’OCM e l’abbattimento totale o almeno parziale dei contributi per i lavoratori agricoli. Per far recuperare nell’immediato liquidità alle aziende vitivinicole sono stati richiesti tra l’altro – conclude Coldiretti Puglia - forme di accesso al credito agevolato e finanziamenti ponte di almeno 5 anni con estensione a titolo gratuito delle garanzie statali.

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“Manteniamo la calma e confidiamo nel nostro paese”

Agricoltura: Mipaaf, iscrizione virtuale per Sos manodopera.

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er agevolare il reperimento della manodopera in agricoltura stiamo pensando a una lista di iscrizione virtuale per chiunque voglia proporsi sul lavoro, che potrebbe essere gestita da noi e condivisa con il ministero del Lavoro, le Regioni, i centri per l’impiego e le organizzazioni agricole”. Ad anticiparlo è la ministra delle Politiche agricole, alimentari e forestali, Teresa Bellanova in un incontro in video conferenza con gli Assessori regionali, dove ha indicato la strategia a tutto tondo su diversi temi agricoli, perché segnerà anche i provvedimenti successivi del governo. “La nostra parola d’ordine è lavorare per reperire la manodopera - ha detto la ministra - e sulla base dell’anagrafica che avremo faremo in modo di ragionare sullo strumento ottimale per impedire che i raccolti restino nei campi”. In tema

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di florovivaismo, la ministra ha anticipato la circolare che il ministero dell’Interno sta inviando ai Prefetti per rafforzare lo spirito dell’interpretazione autentica sulle vendite al dettaglio e il lavoro in atto perché nel “Decreto Cura Italia bis sia presente un fondo dedicato per l’indennizzo dei danni subiti”. A questo proposito secondo la ministra “potrebbe essere opportuno avviare una stima regionale dei danni effettivi”. Sul versante suinicolo, Bellanova ha confermato che “è allo studio degli uffici un intervento sui prosciutti e una valutazione su un incremento della compensazione Iva” e che domani si terrà la riunione tecnica del Tavolo suinicolo. Sul fronte del biologico, infine, la ministra ha ricordato la firma del “Decreto Rotazioni”, provvedimento molto atteso dalle aziende, punta a fare chiarezza sugli avvicendamenti colturali, tra gli aspetti più importanti del metodo dell’agricoltura

bio. Avviati i pagamenti da parte dell’Inps, controllate il vostro conto. “Sono in corso i pagamenti e già da questa mattina quasi due milioni di autonomi troveranno nel loro conto corrente i 600 euro ed entro venerdì tutti i pagamenti saranno ultimati”. A confermarlo è il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri, che ha confermato anche i prestiti garantiti al 100% per le piccole imprese: “Abbiamo avuto l’autorizzazione della Commissione europea a questo nuovo schema, quindi questo nuovo strumento è operativo ed è possibile online mandare la richiesta di questo prestito garantito”. Anche il ministro Catalfo assicura: “Circa il 50% di coloro che hanno presentato la domanda riceveranno l’indennizzo sul proprio conto corrente nella giornata di mercoledì 15 ed entro la fine della settimana si chiuderanno tutte le restanti pratiche”.

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