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TOSCANINI L’INESPRESSIBILE pag
Toscanini: direttore, per forza del destino
di Marco Capra
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Toscanini a Kastanienbaum (Lucerna), estate 1939.
Da tre giorni sono qui… il sito è bello – quieto – in riva al lago – la casa comoda-grande ammobiliata bene… Ma non è il mio Isolino…
(dalla lettera ad Ada Mainardi del 6 giugno 1939)
Archivio di Stato di Milano, Fondo Arturo Toscanini Numero di protocollo: 4219 del 21.09.2022
Partecipando nello scorso mese di giugno al convegno internazionale che il Festival Toscanini ha dedicato agli esordi di Toscanini e Puccini, davo al mio intervento un titolo la cui seconda parte era «Certezze e presagi negli esordi toscaniniani». Adesso, quando nella stagione della Fondazione Toscanini figura la Quinta Sinfonia di Beethoven, con il celeberrimo motto iniziale di quattro note, che secondo tradizione lo stesso compositore definì «il destino che bussa alla porta», è impossibile sfuggire alla suggestione che crea la coincidenza tra il motto di Beethoven, che di Toscanini era, com’è risaputo, tra gli autori prediletti, e i primi passi del direttore in una carriera alla quale fin dall’inizio pareva sotto molti aspetti predestinato. Come tutti sanno, dopo aver debuttato in Brasile nel 1886, appena diciannovenne, in un modo tanto occasionale e sui generis da divenire subito leggendario, Toscanini iniziò una carriera vera e propria in Italia. Fin da allora, i primi passi del nuovo direttore erano destinati a fissare per sempre alcuni tratti della sua immagine futura. Ce lo ricordano alcune righe che la Gazzetta musicale di Milano, la più longeva e prestigiosa rivista musicale italiana dell’800, gli dedicò dopo la rappresentazione dell’Edmea di Alfredo Catalani a Torino nel novembre 1886: «Il Toscanini, direttore d’orchestra, un giovinetto pensoso, studioso, intelligente, ha posta solida base di fama duratura. Dico giovinetto, perché non ha ancora 19 anni!... [20, in realtà] Ed ha diretto dalla prima all’ultima sera senza lo spartito!». Era quella l’immagine del primo Toscanini che si sarebbe fissata per sempre nell’immaginario collettivo: quella del giovanissimo talento che alla ferma dedizione alla musica univa doti naturali non comuni. Un’immagine che, maturata così precocemente, avrebbe colpito la fantasia di tutti sino al momento della sua scomparsa più di settant’anni dopo, quando una rivista a fumetti stampata a Bruxelles, Tintin, uscì con l’«histoire complète» della sua vita. L’autore era il disegnatore italo-belga Dino Attanasio che in quattro pagine condensò tutto ciò che nel tempo aveva trasformato Toscanini in un personaggio conosciuto non solo dai cultori di musica di tutto il mondo, ma, inaspettatamente, anche dal pubblico di una rivista come Tintin: cioè i «jeunes de 7 a 77 ans», come si leggeva nel sottotitolo della testata. Ma del Toscanini delle origini e dei presagi di ciò che sarebbe diventato – quei presagi che nel mio intervento al convegno trasformavo, col senno di poi, in certezze – ci parlano ancora le cronache del tempo, quando egli era solo una giovane promessa dalla spiccata individualità. Torno allora a quel periodo, e alla prima parte del titolo che avevo dato al mio intervento al convegno – «Questo finalmente è un maestro» – che riprendeva la frase finale di un articolo del mensile Il teatro illustrato, dopo la rappresentazione della Francesca da Rimini di Antonio Cagnoni a Genova nel 1889. Il maestro era ovviamente Toscanini e quel «finalmente» non aveva il senso di una rivelazione messianica, ma era l’affermazione schietta di chi gli riconosceva una vera tempra di direttore d’orchestra: conclusione niente affatto ovvia, in un contesto storico in cui la figura del direttore in senso moderno era ancora in via di definizione. Di quella nuova figura – talmente capace e autorevole da essere in grado di assumere la piena responsabilità dell’esecuzione, in tutti i suoi aspetti – Toscanini, dopo quei chiari presagi giovanili, sarebbe diventato assai presto il modello per eccellenza. Per forza del destino, verrebbe da dire, pensando al famoso filmato che lo avrebbe immortalato a New York molti anni dopo, settantaseienne, alla direzione della NBC nella sinfonia dell’omonima opera di Verdi.