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RACCOLTA FIRME PER LA RIMOZIONE DEI RUDERI IN QUOTA
altri cantieri saranno avviati nel 2021. Molto è stato fatto ma molto deve ancora essere fatto. Continueremo senza sosta superando mille difficoltà legate alla burocrazia, al covid e molto altro. Ma è certo che ancora una volta un evento così tragico sarà una nuova rinascita per tutta la nostra montagna. E ricordiamo che grazie ai cittadini e a tutti i soccorritori il Veneto si è anche guadagnato l'elogio del presidente Mattarella».Era il 3 febbraio scorso quando lei annunciava che altre centinaia di cantieri erano pronti, per circa 280 milioni di risorse che si sommavano ai 468 milioni del piano 2019. «Dopo pochi giorni esplodeva la pandemia. Intanto la burocrazia faceva la sua parte. Allora, ad esempio, annunciavo che dei circa 45 milioni di euro destinati a opere relative al ripristino delle strade, l'intervento più importante, sul quale Veneto Strade stava già al lavoro, era lo svincolo per Cibiana. Un'opera fondamentale in vista delle Olimpiadi, che - dicevo - puntiamo possa essere realizzata prima dei Mondiali 2021. Ma solo in questi giorni si può partire».In quei giorni poneva un'altra priorità, il risarcimento dei privati. Ma i danneggiati sono ancora in attesa. «L'anno scorso sono stati distribuiti 25 milioni. Quest'anno sono stati stanziati 42 milioni per il ristoro dei danni a privati e attività produttive. Come ha spiegato a suo tempo l'assessore alla Protezione civile, Giampaolo Bottacin, la relativa ordinanza è stata emessa dalla Protezione civile nazionale il 16 maggio 2020. Prevedeva che il commissario raccogliesse le istanze entro 90 giorni e le mandasse a Roma per l'approvazione. La raccolta è stata puntuale. Ma la Protezione civile, si sa, è stata impegnata su tutt'altro fronte. Comunque dovrebbe essere questione di settimane».Qualche ritardo lo ha provocato anche la burocrazia. «La verità è che in questo Paese, per accedere a fondi pubblici, sono necessari metri cubi di carte e pratiche e questo vale anche per i risarcimenti da calamità naturali. D'altronde se si presume, che dietro ogni finanziamento pubblico ci possa essere un potenziale ladro, il risultato è che per assegnare anche i risarcimenti, vengono richiesti ai cittadini procedure farraginose che allungano i tempi».E per quanto riguarda i boschi? «Due anni fa andarono danneggiati 100 mila ettari di bosco, di cui 28 mila rasi completamente al suolo, 3 milioni metri cubi legname da recuperare, con difficoltà enormi, al riguardo, per i pendii troppo impervi. Ci sono gole mai raggiunte dall'uomo e dove abbiamo deciso che la natura faccia il suo corso».Anche in questo caso i tempi si sono allungati. «È vero, ma la mole di legname da portare via è paurosa: riempiremmo una fila di camion che dall'Alto Agordino arriva fino in Calabria. Si tenga conto, in ogni caso, delle tante imprese boschive che abbiamo riattivato. Purtroppo, anche in questo caso, il Covid ci ha pesantemente danneggiato. Alcune di queste imprese hanno interrotto i cantieri. Aggiungiamo, poi, il deprezzamento del legname».I boschi rinasceranno dov'erano e com'erano? «Non tutti. Stiamo seguendo i consigli dell'Università di Padova, del professor Cavalli in particolare. Non è saggio, ad esempio, ripristinare la monocoltura dell'abete rosso, che ha dimostrato tutti i suoi limiti. Bisogna diversificare. Le nostre foreste devono essere meticciate. Dobbiamo integrarle di abete bianco, larici, cirmolo».Che cosa temeva in quelle ore, dopo Vaia in cui è stato a Rocca Pietore e da lì ha allargato la ricognizione agli altri paesi? «Ricordo ancora quel silenzio spettrale. E mi sono detto: la montagna, questa volta, rischia l'abbandono, il definitivo spopolamento. Ho deciso, insieme ai miei collaboratori, di prendere il toro per le corna e la montagna oggi può considerarsi salva».L'ingegner D'Alpaos, un'autorità nel campo dell'idraulica, riconosce che prima del 2010 questo settore in Veneto era ignorato. Dà atto ai vertici della Regione di essersi dati una strategia completamente nuova, ma ammette che tanti interventi innovativi trovano l'ostruzionismo del territorio. «D'Alpaos è il nostro referente scientifico. Lo rassicuro che le difficoltà sono spesso culturali, ma che vengono superate con la necessaria pazienza, mano a mano che maturano nuove consapevolezze». --© RIPRODUZIONE RISERVATA
Corriere delle Alpi | 28 Ottobre 2020
p. 32
Gli ambientalisti depositano le firme contro i ruderi in quota
Francesco Dal Mas ROCCA PIETORE Oggi sarà consegnata al presidente del consiglio provinciale di Trento, Walter Kaswalder, una petizione con diverse centinaia di firme allegate e molte altre arrivate on-line, da ogni parte del Veneto e numerose anche dalla provincia di Belluno. Con la sottoscrizione si richiede la pulizia (bonifica) di tutto l'areale nord della Marmolada, da Passo Fedaia alla vetta, passando per Pian Fiacconi, da tutte le strutture obsolete ed abbandonate da molti anni.Un'azione richiesta e ritenuta necessaria dai proponenti prima che venga avviata la progettata posa di eventuali altre infrastrutture funiviarie in sostituzione della cestovia storica che portava al rifugio Pian Fiacconi da Passo Fedaia, già dismessa nel settembre 2019. Ai proponenti la petizione che sono riportati sul modulo di raccolta firme (Mountain Wilderness Italia, Legambiente, Wwf e gestore del rifugio Pian Fiacconi) si sono aggiunte nel frattempo diverse altre associazioni.Il 15 settembre 2019 la storica cestovia Graffer ha fatto la sua ultima corsa dopo ben 45 anni di servizio, dal 1974 al 2019. «È un'ultima
ferita che si aggiunge ai rimasugli dei precedenti impianti mai dismessi a macchiare il vestito della Regina delle Dolomiti, la Marmolada», commenta Guido Trevisan, gestore dei rifugio Pian dei Fiacconi.Ben 3 linee di risalita ne deturpano i fianchi - spiega Franco Tessadri, di Mountain Wilderness - l'attuale impianto dismesso ma ancora in piedi; la linea di plinti di cemento di un impianto di risalita cominciato negli anni Ottanta e mai terminato, da Passo Fedaia fino ad arrivare al manufatto di cemento sopra al Pian dei Fiacconi; i plinti di cemento del vecchio impianto di risalita, mai rimossi da quando nel '74 fu realizzato l'impianto ora dismesso.Non basta ancora. Infierisce sul ghiacciaio la piattaforma di cemento armato del vecchio skilift, demolita ma anche questa mai rimossa e che giace a pochi metri dal rifugio "Ghiacciaio Marmolada". Poi ci sono i ruderi dell'impianto Sisem demolito dal Comune di Rocca Pietore ne 1973.«Tutti orrori che restano a spogliare di bellezza e naturalità un territorio selvaggio», recita la petizione, «un territorio che è possibile salvare da nuova speculazione, come minimo chiedendo che venga cancellata l'inutile e deturpante memoria delle antiche strutture».«Con questa petizione i sottoscritti firmatari», spiegano Trevisan e Tessadri, «chiedono al consiglio della Provincia autonoma di Trento che i nuovi concessionari che hanno acquisito anche i vecchi ruderi abbandonati, vengano obbligati a demolire e rimuovere tutti i vecchi manufatti nel minor tempo possibile e che qualsiasi realizzazione di nuovi impianti sia vincolata alla pulizia preventiva e completa dei ruderi ancora manifestamente sparpagliati come tristi trincee sulla Marmolada». –
L’Adige | 29 Ottobre 2020
p. 8
Firme per ripulire la Marmolada
Una petizione per ripulire la Marmolada da quello che rimane degli impianti funuviari dismessi negli anni passati, chiedere di rivedere il piano di sviluppo turistico della montagna e interrompere i progetti di infrastrutturazione in corso, per valorizzare l'ambiente naturale e il paesaggio dolomitico. E' quanto depositato nella mattina di ieri, presso la presidenza del Consiglio provinciale di Trento, dagli esponenti dell'associazione Mountain Wilderness Italia, che nelle ultime settimane hanno raccolto 4.500 firme, di cui 1.700 su moduli cartacei, mentre le restanti attraverso una campagna sul «web». Obbiettivo dell'iniziativa è la bonifica complessiva di tutto l'aerale Nord della montagna, compreso tra Passo Fedaia, pian dei Fiacconi e la vetta, da tutte le strutture e i basamenti in calcestruzzo rimasti in completo abbandono dopo la chiusura delle linee funiviarie. La petizione è stata consegnata al presidente del Consiglio Walter Kaswalder dal presidente dell'ente promotore Franco Tessadri e da Guido Trevisan , gestore del rifugio di Pian Fiacconi. La petizione è supportata anche dalla sezione locale di Legambiente, del Wwf e da numerosi esponenti della Sat, che invece non si è ancora espressa formalmente sul punto. «Prima di partire con nuovi progetti - ha spiegato Tessadri, in conferenza stampa - chiediamo alla politica locale di completare la rimozione di tutti i manufatti dismessi e in abbandono presenti sulla Marmolada, una delle vette più belle delle Dolomiti patrimonio dell'umanità Unesco. Attualmente, le vecchie strutture obsolete si sovrappongono a quelle nuove, creando un panorama alpino decisamente degradato, di cui non possiamo certo andare fieri. Prima che venga progettata la posa di nuovi impianti o infrastrutture funiviarie, in sostituzione della cestovia storica che, fino al settembre 2019, portava al rifugio Pian dei Fiacconi, partendo da passo Fedaia. Alla richiesta di rimozione delle strutture abbandonate e ripristino dell'ambiente naturale (tra cui edifici, tronconi di pilastri, basamenti e terrazzamenti in calcestruzzo), si aggiunge anche l'invito a sospendere la programmazione per ulteriori impianti nella zona e avviare un confronto aperto sul futuro della montagna. L'istanza riguarda, nello specifico, la possibilità di evitare nuove opere di consistente impatto ambientale, per favorire piuttosto un turismo più consapevole e attento all'ambiente, puntando su un nuovo modello economico incentrato sulla sostenibilità. «I tempi sono maturi perché anche il nostro territorio riveda i propri piani di sviluppo alpino sulla base delle nuove sensibilità della popolazione - ha aggiunto al riguardo Tessadri. Crediamo sia arrivato il momento per riflettere sulle alternative ai tradizionali impianti funiviari, trovando nuove modalità di promuovere le realtà della zona, attraverso l'economia circolare e un nuovo modo di concepire il turismo in quota. La possibilità non mancano, e, come dimostrato dall'ultima stagione estiva, è evidente che la gente inizia a prediligere nuovi modelli di vivere la montagna, lontani dagli sport di massa». Dello stesso avviso anche Trevisan, che, da gestore di un rifugio, si è detto favorevole ad un nuovo modello turistico per la Marmolada. «Da anni gli amanti dello sci diminuiscono - ha concluso - mentre aumentano le persone che apprezzano l'escursione, la passeggiata estiva e invernale, magari con le ciaspole. Sappiamo da tempo che i grandi impianti spesso non sono sostenibili, quindi è arrivato il momento di promuovere un turismo diverso, più attento all'ambiente».
Corriere delle Alpi | 29 Ottobre 2020
p. 29
Sono 4.500 le firme in calce alla petizione sui ruderi in Marmolada
ROCCA PIETORE Una montagna di firme per liberare la Marmolada dal cemento. Sono oltre 4.500 quelle raccolte in un mese in calce alla petizione per pulire il ghiacciaio strutture obsolete, consegnate ieri al presidente del consiglio provinciale di Trento, Walter Kaswalder. A consegnare la petizione sono stati Guido Trevisan, gestore del rifugio Pian dei Fiacconi, e Franco Tessadri, presidente di Mountain Wilderness. La raccolta è stata molto ampia anche nel Bellunese e soprattutto nell'Alto Agordino. «La regina delle Dolomiti», hanno detto Trevisan e Tessadri, «versa in una desolante situazione di degrado ed abbandono, a causa dei numerosi vecchi impianti sciistici dismessi, demoliti e poi abbandonati sul posto. Liberare la Marmolada dalle strutture obsolete è l'obiettivo del documento che parte dall'osservazione dei mostri di cemento che deturpano tristemente il paesaggio, una serie di orrori che spogliano di bellezza e naturalità un territorio selvaggio, un territorio che è possibile salvare da nuova speculazione, come minimo chiedendo che venga cancellata l'inutile e deturpante memoria delle antiche strutture».La petizione chiede dunque al Consiglio provinciale trentino di attivarsi per obbligare i nuovi concessionari a rimuovere i vecchi manufatti nel minor tempo possibile e che qualsiasi nuova realizzazione di impianto venga vincolata alla pulizia e rimozione dei ruderi di quello precedente. Il presidente Kaswalder, che si è detto personalmente sensibile al tema, ha spiegato che il documento sarà sottoposto prima all'attenzione dell'Ufficio di presidenza e poi alla commissione competente del Consiglio, che procederà con l'esame. Contro i rimasugli di cemento sulla Marmolada si è pronunciato anche Mario Tonina, presidente della Fondazione Dolomiti Unesco. --francesco dal mas
Gazzettino | 30 Ottobre 2020
p. 13, edizione Belluno
Mondiali di sci: 100 giorni all'alba
l grande orologio che conta alla rovescia il tempo che manca ai Campionati del mondo di sci alpino Cortina 2021, posto in piazza, oggi segna cento giorni. E' una scadenza vissuta con qualche apprensione, in questo periodo di emergenza sanitaria, ma che comunque sarà celebrata. Si inizia il 7 per chiudere il 21 febbraio. Questo pomeriggio alle 17, sarà proposto un incontro in diretta streaming, sui canali social della Federazione italiana sport invernali e della Fondazione Cortina 2021. Ci saranno i campioni di sci Sofia Goggia e Dominik Paris, assieme a Zoran Filicic e Jacopo Pozzi. Questo simbolico cancelletto di partenza vuole dare inizio allo sprint decisivo, per completare l'organizzazione dell'evento. Sofia Goggia ha legato il suo nome ai Mondiali di Cortina; Paris è il discesista italiano che ha vinto di più e attende le gare di febbraio, per aggiungere una perla, sulla Tofana. Entrambi racconteranno che cosa significhino per loro questi cento giorni ai Mondiali: emozioni e ambizioni.
L'INCOGNITA PANEDEMIA
L'imprenditore veneto Alessandro Benetton, presidente di Fondazione Cortina 2021, assicura: «Affrontiamo con grinta e fiducia queste ultime settimane che ci separano dal nostro traguardo iridato. Non ci auguravamo certo di affrontare quest'ultima fase nel pieno di una pandemia, ma stiamo facendo ogni sforzo per organizzare l'evento in piena sicurezza e poter portare le bellezze di Cortina e la forza sportiva del nostro Paese alla ribalta internazionale». C'è la consapevolezza che ci potrebbero essere ulteriori chiusure: «Continuiamo quotidianamente ad analizzare tutte le opportunità, preparandoci a tutti gli scenari possibili, che potrebbero prospettarsi di qui al prossimo febbraio, per far fronte nella maniera più efficace e tempestiva a ogni eventualità. Questi cento giorni ai Mondiali sono il segno della resistenza, della resilienza e della caparbietà del team Cortina 2021 e della grande fiducia di tutto il territorio in questo appuntamento da lungo tempo atteso».
PIÙ TECNOLOGIA DIGITALE
Il sindaco ampezzano Gianpietro Ghedina dice: «Siamo orgogliosi del lavoro fatto sin qui: i Mondiali sono un evento tanto atteso e desiderato da tutta la nostra comunità. Affrontiamo quest'ultima fase con sentimenti contrastanti di preoccupazione ed emozione, ma abbiamo capacità organizzative tali che in qualsiasi scenario sapremo onorare il nostro Paese e far fare bella figura a Cortina». Valerio Toniolo, commissario del governo per le opere dei Mondiali, aggiunge: «La grave crisi pandemica non ha frenato gli sforzi di Fondazione Cortina 2021, di Fis e del Governo, per celebrare questo importante evento internazionale. Grazie a questo lavoro di grande sinergia, che ha coinvolto tutto il territorio, Cortina è ormai pronta a ospitare i Mondiali con opere sportive che hanno puntato al rilancio del territorio, alla rigenerazione urbana e alla sostenibilità ambientale. L'emergenza che stiamo vivendo ci spinge a riconsiderare anche l'approccio ai grandi eventi, attraverso l'uso del digitale e delle nuove tecnologie, nel rispetto delle regole di distanziamento, preservando il bene primario della salute, di cui lo sport è veicolo indispensabile». Marco Dibona