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MONDIALI 2021 E OLIMPIADI 2026: GLI AGGIORNAMENTI
Corriere delle Alpi | 11 Settembre 2020
p. 27
Mw e Fondazione Unesco parti ancora distanti ma porta aperta al dialogo
CORTINA La Fondazione Dolomiti Unesco «non ci ha restituito contenuti che permettano di intravvedere l'avvio di percorsi coerenti con quanto scritto nel piano di gestione e nel rispetto delle aree protette. Nonostante questa difficile situazione Mountain Wilderness non ha comunque chiuso l'uscio del dialogo: riteniamo importante mantenere, come nel passato, un atteggiamento aperto al dialogo, sentiamo forte il dovere di spenderci sotto il profilo costruttivo e propositivo». È il primo commento dell'associazione ambientalista all'incontro con il cda della Fondazione. Il presidente Franco Tessadri fa sapere che Mw incontrerà l'Unesco a Parigi; e in quella occasione spiegherà i contenuti del dossier avviato a suo tempo sulla gestione ambientale delle Dolomiti. «Sosteniamo la speranza che l'incontro con Unesco a Parigi possa portare i decisori politici interni alla Fondazione, che si sono assunti la responsabilità di gestire il bene mondiale, ad intraprendere percorsi coraggiosi e coerenti con quanto dibattono nei convegni. Il comunicato emesso dalla Fondazione, redatto unilateralmente e quindi non discusso con noi, lascerebbe intendere un certo rilassamento della nostra azione a tutela delle Dolomiti», è quanto auspica Tessadri; osservando però contemporaneamente che «è venuto il momento che la Fondazione avvii un serio percorso teso alla attuazione, in tutte le sue parti, del piano di gestione Dolomiti 2040. Dieci anni sono già stati vanificati: le emergenze che ricadono sui fragili ambienti naturali delle Dolomiti non possono sopportare ulteriori ritardi» .A Parigi, fra l'altro, sono state segnalate le «ulteriori negatività accadute in Dolomiti dalla primavera a tutta l'ormai quasi conclusa estate 2020: e ci riferiamo in modo particolare a traffico insostenibile, inopportune iniziative turistiche in quota, inosservanza di ogni contenuto della strategia di gestione Dolomiti 2040». --f.d.m.© RIPRODUZIONE RISERVATA
Corriere delle Alpi | 2 Settembre 2020
p. 27
Cabonovia Son dei Prade – Bai de Dones: ci sono problemi tecnici e geomorfologici
CORTINA Non sono ancora ripresi i lavori di costruzione della cabinovia Son dei Prade - Bai de Dones, l'impianto che dovrebbe collegare Pocol alle Cinque Torri, con una stazione intermedia in località Cianzopé. Anzi, forse si potrebbe dire che non sono neppure iniziati. Si tratta di un'opera inserita nel piano degli interventi legati ai Mondiali 2021 in gestione al Commissario nominato per la realizzazione del progetto per un valore di 21 milioni .Nel piazzale di Son dei Prade, sulla strada che da Pocol porta al passo Falzarego, c'è al momento solo qualche mezzo dell'impresa Toninelli (che si occupa degli scavi e dei movimenti terra dell'opera), per ora parcheggiato ma non certo in azione.L'inizio dei lavori era stato annunciato per fine giugno, per terminare ai primi di gennaio, in tempo per i Mondiali che si svolgeranno dall'8 al 21 febbraio 2021. Da subito tuttavia la realizzazione del progetto ha incontrato delle difficoltà, sia di ordine tecnico, sia di ordine ambientale, tanto da indurre la Leitner Ropeways, l'azienda altoatesina che si era aggiudicata la gara d'appalto dell'opera relativa all'impianto, a sospendere i lavori e a chiedere degli approfondimenti tecnici e geomorfologici. L'escavatore che aveva iniziato i lavori nell'area della stazione di partenza in località Son dei Prade, della ditta Toninelli, (che si occupa della parte degli scavi e non di quella tecnologica) era infatti affondato nel fango e la foto aveva fatto in breve il giro del web. L'area dove sarebbe dovuta sorgere la stazione di partenza si è infatti rilevata particolarmente instabile, tanto da indurre a sospendere momentaneamente gli scavi.L'ex commissario straordinario per le opere dei Mondiali, Luigi Valerio Sant'Andrea, nella sua ultima apparizione nella sala consiliare di Cortina il 27 luglio, prima di passare il testimone al nuovo commissario Valerio Toniolo aveva preannunciato che la Leitner aveva accettato gli ulteriori approfondimenti tecnici presentati al progetto, e che i lavori sarebbero ripresi il 1 agosto, aggiungendo «sperando che tutto vada bene». Ad oggi, tuttavia, ancora non si vedono ruspe all'opera, nonostante la scadenza per la consegna dell'impianto, secondo il cronoprogramma delle opere dei Mondiali, sia vicina (31 dicembre 2020, massimo gennaio 2021). Nel frattempo comunque qualcosa si è mosso: la ditta Toninelli ha tagliato gli alberi per la linea del primo tronco, quello tra Son dei Prade e Cianzopè, dove dovrebbe sorgere la stazione intermedia. Ma ha dovuto poi fermarsi, in quanto non è stato dato il via libera da parte dei servizi forestali al taglio per la seconda parte, da Cianzopè a Bai de Dones, in quanto la linea prevista è molto ripida e su terreno soggetto a smottamenti; quindi il taglio potrebbe risultare pericoloso. A questo, si aggiungono numerose prescrizioni al progetto da parte della Regione e della Provincia di Belluno che risultano non ottemperate o solo parzialmente ottemperate. Nella determina n. 896 del 13 agosto, il settore Acque e Ambiente della
Provincia ha emesso un "provvedimento di verifica di ottemperanza in fase di progettazione esecutiva alle prescrizioni impartite col provvedimento di VIA (parere del Comitato Tecnico Provinciale n. 3 in data 22/10/2019)".Sono una decina le prescrizioni cui è subordinato il giudizio di compatibilità ambientale favorevole che non sono state soddisfatte, o solo parzialmente soddisfatte, in fase di progettazione esecutiva; queste vanno, per citarne alcune, dall'attuazione degli "interventi di diradamento selettivo secondo modalità tali da evitare lo scadimento delle locali condizioni strutturali e funzionali degli habitat delle ulteriori specie di interesse comunitario riconosciute per l'ambito indagato", alla compatibilità con i biotopi quali Le torbiere di Pocol (stazione di partenza) e il lago Bai de Dones (stazione di arrivo), fino a impatti sul terreno e sulla circolazione di acque sotterranee. --Marina Menardi© RIPRODUZIONE RISERVATA
Corriere delle Alpi | 2 Settembre 2020
p. 27
Le Regole storcono il naso: «Progetto cambiato troppo»
CORTINA Le Regole d'Ampezzo sono direttamente coinvolte nella realizzazione della cabinovia che collega Pocol con le Cinque Torri, in quanto proprietarie di tutta la linea dove sorgerà il nuovo impianto, a parte il terreno della stazione di partenza a Son dei Prade. C'è voluto infatti il benestare dell'assemblea dell'antico ente ampezzano che gestisce la maggior parte del territorio agro-silvo-pastorale di Cortina per poter procedere alla formulazione di un primo progetto risalente al 2011, proposto dal Comune di Cortina e sovvenzionato con i fondi pubblici dei comuni di confine (Brancher); la legge Brancher prevedeva tassativamente la partecipazione pubblico-privato. Nella fase di avvio, la società privata Ista spa si fece carico della progettazione e della richiesta dei terreni alle Regole d'Ampezzo, le quali concessero il permesso nell'assemblea del 7 aprile 2013. Per disposizione di legge, nel 2014 l'Ista spa uscì di scena e la pratica finì al Comune, che si sobbarcò l'impianto a fune come fosse un'opera pubblica. Con l'assegnazione dei Mondiali 2021, avvenuta nel 2016, le attività sulle infrastrutture del Comune sono trasferite alla gestione del Commissario nominato per la realizzazione del progetto 2021 considerato di livello 3: cioè non si ritiene indispensabile al regolare svolgimento degli eventi sportivi ma piuttosto una infrastruttura "che avrà una stretta ricaduta sul territorio e sulla comunità locale, in termini di ottimizzazione dei servizi per la cittadinanza e per lo sviluppo sostenibile del turismo". Il progetto approvato dalle Regole nel 2013, tuttavia, era diverso da quello attuale, in quanto la linea si trovava più a valle rispetto a quella attuale ed era un tronco unico fino a Bai de Dones, senza stazione intermedia. Oggi ci si ritrova con una linea diversa, più verso monte, e con la stazione intermedia in località Cianzopè, dove parte la strada che dalla SR 48 porta fino al rifugio Cinque Torri. Il progetto attuale ha fatto sorgere delle perplessità nell'ente regoliero, in quanto risulta diverso e più impattante rispetto a quello effettivamente approvato. Già durante il mese di agosto le Regole hanno messo in guardia le imprese sulla cantierizzazione a Cianzopè, dove dovrebbe sorgere la stazione intermedia, in quanto la strada che porta alle Cinque Torri non può reggere il peso dei mezzi, e se dovesse crollare i danni ai quattro rifugi in quota sarebbero notevoli. Difficile anche poi l'esbosco della seconda parte del tracciato da Cianzopè a Bai de Dones, che andrebbe ad incidere sulla fragilità del terreno. Punti, questi, che sono emersi in parte anche nelle prescrizioni della Via regionale e provinciale. -M.M.© RIPRODUZIONE RISERVATA
Gazzettino | 2 Settembre 2020
p. 2 edizione Belluno
Impianti di risalita aiuti per 11,7 milioni
La giunta regionale del Veneto ha approvato ieri un bando pubblico per finanziare nuovi impianti di risalita, oppure interventi di ammodernamento di quelli esistenti, che siano finalizzati allo sviluppo delle aree sciistiche interessate dagli eventi sportivi internazionali, con particolare riferimento ai Giochi olimpici e paralimpici invernali Cortina-Milano 2026. I finanziamenti che potranno essere distribuiti ammontano complessivamente a 11,7 milioni di euro e i contributi saranno erogati in conto capitale. Gli importi massimi di contributo erogabile sono di 4 milioni di euro per gli interventi di nuova realizzazione e di 500mila euro per l'ammodernamento degli impianti esistenti. Si tratta dunque di un aiuto, ma che potrebbe non risultare decisivo, a fronte di investimenti importanti da parte delle società: basti pensare che il costo è di circa 18 milioni di euro, per ognuna delle due nuove cabinovie di Cortina, sia quella del Col Druscié, aperta l'anno scorso a Natale, sia quella di collegamento con le Cinque Torri, che dovrà essere costruita in questo autunno.
LE CONDIZIONI
I dettagli del bando saranno noti non appena sarà pubblicato, nei prossimi giorni, nel Bollettino ufficiale della Regione Veneto. Poi ci saranno sessanta giorni di tempo per presentare alla struttura regionale le domande di partecipazione, a partire dalla data di pubblicazione. Il bando non si limita agli interventi da eseguire sul solo impianto di risalita, ma include pure le opere attive e passive per la difesa di piste da sci e impianti dal pericolo valanghe e per la sicurezza idrogeologica. Non sono invece compresi gli impianti
di innevamento programmato, a servizio delle piste da sci, e i bacini per l'accumulo dell'acqua da utilizzare con i generatori di neve artificiale.
L'ASSESSORE
La delibera della giunta veneta di ieri recepisce una proposta formulata dall'assessore al turismo e all'economia montana: «I Campionati del mondo di sci alpino Cortina 2021 sottolinea l'assessore Federico Caner ma soprattutto i Giochi olimpici del 2026 richiedono la predisposizione di adeguate infrastrutture, anche nell'ambito dell'impiantistica funiviaria. Gli impianti di risalita, oltre a essere funzionali all'organizzazione delle competizioni sportive, dovranno garantire un servizio qualificato ai numerosi ospiti e turisti presenti alle manifestazioni, migliorando permanentemente la qualità dell'offerta dei territori».
LE STRATEGIE
La Regione mira a sostenere progetti che non si limitino a un utilizzo stagionale dell'impianto, magari connesso solamente alla pratica sportiva dello sci, in inverno. Saranno pertanto privilegiate strategie più complesse, in una interazione con altre componenti dell'offerta turistica della montagna veneta, come precisa l'assessore: «Grazie a questo strumento finanziario puntiamo a creare nuovi collegamenti tra comprensori sciistici, ora separati, e a favorire il rinnovamento tecnologico degli impianti a fune, stimolando processi di aggregazione tra le imprese del settore. Saranno privilegiate le linee di trasporto che abbiano un rilevante impatto nell'offerta estiva delle località e gli impianti indispensabili per organizzare eventi sportivi di rilievo internazionale, ampliando così l'offerta di piste da sci a fini agonistici, migliorando l'accessibilità alle aree sciistiche e riducendo il traffico veicolare».
I COLLEGAMENTI
Potranno pertanto concorrere tutte le società, delle diverse aree della provincia di Belluno, dell'intera montagna veneta, dal Monte Baldo al Comelico, ma è ipotizzabile che nel bando siano privilegiati, con punteggi favorevoli, gli interventi inseriti in strategie più ampie. Lo scorso 11 gennaio, intervenuto all'inaugurazione della nuova cabinovia del Col Druscié, a Cortina, l'assessore veneto dichiarò: «Il grande sogno della Regione è puntare al collegamento fra i comprensori sciistici, con investimenti importanti, validi per il turismo, ma anche per creare una mobilità alternativa, per limitare il traffico di veicoli sui valichi delle Dolomiti, d'inverno e d'estate». Marco Dibona © RIPRODUZIONE RISERVATA
Gazzettino | 2 Settembre 2020
p. 2 edizione Belluno
A Cortina nastri tagliati, ma anche qualche ritardo
CORTINA D'AMPEZZO Lo scorso 11 gennaio a Cortina c'è stata l'importante inaugurazione del nuovo impianto a fune del Col Druscié, la prima cabinovia della conca. Si è cominciato così a colmare un divario che cominciava a farsi pesante, fra la dotazione di impianti di risalita in Ampezzo e nelle altre località sciistiche, in Italia e all'estero. Quell'opera ha sostituito il primo tronco della storica funivia Freccia nel Cielo, inaugurata cinquant'anni prima. L'indomani, il 12 gennaio, c'è stato il taglio del nastro per la pista agonistica Lino Lacedelli, alle Cinque Torri: è un'altra dotazione realizzata con le procedure accelerate, da parte del commissario di governo per le opere dei Campionati del mondo di sci alpino Cortina 2021.
LE PROSSIME OPERE
Ora si attende l'inizio effettivo dei lavori per costruire una cabinovia nuova, la prima che non sia la sostituzione o l'ammodernamento di un impianto esistente: è il collegamento da Son dei Prade a Bain de Dones, che dovrà unire il comprensorio sciistico di Pocol, Socrepes e Tofana con l'area delle Cinque Torri, Nuvolau, passo Falzarego e Lagazuoi. L'obiettivo è dichiarato: non fermarsi lì, ma puntare a ovest, cercare di arrivare a un collegamento con le valli vicine, con il grande circuito del Sella Ronda, nel Dolomiti Superski, oppure con il comprensorio del Civetta.
I RITARDI
La nuova cabinovia per le Cinque Torri è stata ripetutamente annunciata per la fine di questo anno 2020. I ritardi nell'avvio dei cantieri suscitano però qualche apprensione sulla reale possibilità di rispettare questi tempi. All'inizio di settembre non ci sono ancora le ruspe al lavoro e pare sempre più ardua l'impresa di completare in pochi mesi un impianto di quella portata, lungo oltre quattro chilometri, in due tratti, con stazione intermedia. La nuova cabinovia sarà un'opera pubblica, finanziata per 15 milioni dai Fondi comuni di confine e per 3 milioni dal commissario di governo per i Mondiali.
ALTRI PROGETTI
L'altro intervento strategico, in vista delle Olimpiadi 2026, è il collegamento dal centro di Cortina al comprensorio di Socrepes e Tofana, con un impianto di arroccamento che salirà dai campi di tennis. Intanto sul versante orientale della conca d'Ampezzo si sta lavorando per ammodernare la storica funivia che sale dal centro di Cortina al monte Faloria, che quest'estate è rimasta chiusa. Nel contempo si sta seguendo la procedura per il nuovo impianto sul Cristallo, a sostituire la vecchia cabinovia per forcella Staunies, chiusa da quattro anni, dopo aver girato per una sessantina di anni. Si pensa di realizzare un innovativo Funifor, con le funi sui due lati delle cabine, per resistere meglio al vento, e con stazioni più piccole, di minore impatto, a valle e a monte.
p. 3 edizione Belluno
«Era atteso da tempo: una prima risposta alle nostre esigenze»
«Aspettavamo da tempo questo bando, che potrà dare risposte concrete alle esigenze del momento della nostra categoria». Il presidente veneto dell'Associazione nazionale esercenti funiviari (Anef), Renzo Minella, plaude all'iniziativa approvata dalla giunta regionale: «Questo provvedimento dimostra sensibilità nei confronti del nostro comparto di impiantisti. Nasce per far fronte alle esigenze di miglioramento delle dotazioni, nelle zone che saranno protagoniste delle gare olimpiche, fra cinque anni. Auspichiamo però che questa attenzione continui, e che possa essere rivolta anche a settori diversi, che possano così esserci presto altri finanziamenti, destinati non solamente all'impianto a fune vero e proprio, ma pure ai bacini di raccolta dell'acqua e agli impianti di innevamento programmato, che la utilizzano. Questa è una esigenza comune a tutti i comprensori sciistici della Regione Veneto».
LE RISORSE
Sull'entità dell'importo erogabile, per complessivi quasi dodici milioni di euro, il presidente Anef Veneto commenta: «Il bando arriva sino a quattro milioni per una nuova realizzazione. In realtà non se ne fanno tanti di impianti nuovi, nel Veneto, in questo periodo: c'è in programma un collegamento fra il centro di Cortina e Socrepes; gli altri due progetti riguardano i comprensori di Arabba e del Civetta. Bisognerà leggere bene il bando, quando sarà pubblicato, perché certamente ci sarà una parte del finanziamento che riguarderà il nuovo, un'altra parte la sistemazione dell'esistente. Il tetto massimo è di 500mila euro, in questi casi. Le revisioni e le scadenze sono un'incombenza che riguarda tutti noi, in tutta la regione». Sulle possibili corsie privilegiate nei confronti di iniziative che dovessero essere proposte a Cortina, Minella riflette: «È un bando pubblico, per cui tutti possono concorrere, in ogni vallata, in ogni comprensorio. È certo, come dicevo, che di grandi impianti nuovi non ce ne sono tanti. Quello previsto nel centro di Cortina avrà di certo una valenza strategica, in vista dei Giochi olimpici e paralimpici invernali del 2026».
I COLLEGAMENTI
C'è pure una riflessione sui grandi collegamenti intervallivi, auspicati dagli impiantisti, dalle categorie economiche, ma osteggiati da più parti, da amministrazioni e cittadini, così come dalle associazioni ambientaliste: «Collegamenti tra comprensori richiedono ben altri investimenti. È una realtà molto più complessa, che deve essere valutata a fondo». Nell'annuncio del bando, da parte della Regione Veneto, c'è un riferimento esplicito all'attività estiva degli impianti di risalita, con una valenza diversa rispetto alla mera pratica dello sport invernale dello sci: «È corretto che sia stata inserita questa specifica annotazione conclude Minella perché durante la stagione estiva gli impianti rappresentano spesso un determinante collegamento tra aree, diventano un mezzo di trasporto che sostituisce l'auto, sono una valida alternativa alla mobilità tradizionale, su gomma. Posso immaginare che nel bando siano previsti punti in più in graduatoria, per questo tipo di progettazione».
IL MEZZO
La validità dell'impianto di risalita come mezzo di trasporto pubblico, in Italia riconosciuta dal ministero dei Trasporti e delle infrastrutture, tramite il suo ufficio Ustif, è sostenuta con forza anche da Valeria Ghezzi, presidente nazionale Anef, che la sottolinea in ogni occasione. L'imprenditrice trentina ritiene inoltre che l'impianto di risalita consenta una fruizione della montagna anche alle persone con difficoltà motorie, che altrimenti non avrebbero modo di raggiungere determinati luoghi.
Corriere del Veneto | 2 Settembre 2020
p. 10
Impianti sciistici Soldi da Venezia
Belluno Soldi per le stazioni sciistiche. Grazie alle Olimpiadi. La Regione ha approvato il bando che finanzia nuovi impianti di risalita o l’ammodernamento di quelli esistenti (incluse le opere attive e passive per la difesa dal pericolo valanghe e per la sicurezza idrogeologica). Lttivo è lo sviluppo delle aree sciistiche interessate dagli eventi sportivi internazionali, con particolare riferimento alle Olimpiadi invernali Cortina-Milano 2026. A disposizione 11,7 milioni di euro. «Servono adeguate infrastrutture in vista delle Olimpiadi — spiega l’assessore regionale al Turismo, Federico Caner — e gli impianti di risalita dovranno garantire un servizio qualificato a ospiti e turisti arrivati per le manifestazioni». Con un occhio di riguardo al dopo-evento, con nuovi collegamenti tra i comprensori e il rinnovamento tecnologico, anche a favore della stagione estiva. Gli importi massimi di contributo erogabile sono di 4 milioni di euro per i nuovi impianti e di 500 mila euro per l’ammodernamento degli esistenti. (M.G.) © RIPRODUZIONE RISERVATA
Corriere delle Alpi | 3 Settembre 2020
p. 27
Il nuovo commissario Toniolo parla dell'opera Son dei Prade-Bai de Dones
«Pronti a ripartire, ma è un lavoro di terzo livello, non funzionale all'evento» «Faremo di tutto per finire l'impianto entro i Mondiali»
Marina Menardi CORTINA «Faremo di tutto per consegnare l'impianto entro i Mondiali, ma ricordiamoci che si tratta di un'opera di terzo livello, che non è funzionale allo svolgimento dell'evento».A dirlo è il Commissario per i Mondiali 2021 a Cortina Valerio Toniolo, che dal 1° agosto ha sostituito Luigi Valerio Sant'Andrea. Quest'ultimo ha dato le dimissioni in luglio per andare a ricoprire un altro incarico a Roma alla direzione di "Sport e Salute", che si occupa di distribuire le risorse all'interno del Ministero dello Sport, dopo aver seguito la maggior parte delle opere funzionali ai Mondiali. Toniolo è quindi subentrato in corsa, a pochi mesi dall'evento, in continuità con quanto è stato fatto fino ad ora, portando avanti essenzialmente le opere del terzo livello, cioè quelle che non sono indispensabili al regolare svolgimento degli eventi sportivi ma piuttosto infrastrutture che rimarranno come eredità al territorio e alla comunità locale.Tra queste opere vi è l'impianto di risalita Son dei Prade-Bai de Dones, partito a fine giugno, ma immediatamente interrotto a causa di problemi geomorfologici sul terreno nella zona di partenza, ma anche in seguito a una nota della Provincia in cui sono elencate numerose prescrizioni al progetto da parte della Regione Veneto e della Provincia che risultano "non ottemperate o parzialmente ottemperate" ai fini della Valutazione di Impatto Ambientale (VIA). La determina della Provincia è datata 13 agosto, e in essa si davano dieci giorni di tempo a partire dalla pubblicazione (17 agosto) per adempiere alle integrazioni al progetto esecutivo. «Abbiamo risposto nei tempi previsti - spiega Toniolo. Ora la Provincia ha tempo 90 giorni per verificare, ma ritengo che gli accertamenti del caso avverranno il prima possibile. Io sono entrato in corsa e sono partito da qui, dalla nota della Provincia, e ho tentato di essere il più veloce possibile». Sull'intoppo avvenuto a fine giugno, ad inizio lavori, quando un escavatore della ditta Toninelli, che si occupa della parte degli scavi, e non di quella tecnologica seguita invece da Leitner, era affondato nel fango e aveva costretto l'impresa a sospendere i lavori, non si pronuncia. «Non c'ero quando è successo quel fatto, in ogni caso ad oggi non mi risulta che ci siano varianti per quell'episodio; la Leitner è pronta per riprendere. Al momento aspettiamo le verifiche della Provincia per poter ripartire». Non sarà facile rispettare a questo punto il crono programma, che dava l'opera conclusa per fine dicembre-primi di gennaio. «Dipenderà da quando riusciamo a ripartire. Se ce la facciamo entro il mese di settembre, facendo i miracoli potremmo anche finire prima dell'evento mondiale, e noi ce la metteremo tutta. Non dimentichiamoci però che quest'opera è nel terzo livello, è complementare e di eredità per la comunità; dover correre oggi è una forzatura. È interesse mio e di tutti che le cose vengano fatte bene, in regola e in piena trasparenza, nel rispetto di tutte le parti coinvolte. Ricordiamoci che gli obiettivi per organizzare il Mondiale sono stati raggiunti, siamo un modello di buona gestione degli appalti pubblici». --© RIPRODUZIONE RISERVATA
Gazzettino | 3 Settembre 2020
p. XIII, edizione Belluno
«Opere anti-traffico in quota»
CORTINA D'AMPEZZO E' stato accolto con soddisfazione anche a Cortina il bando della Regione Veneto per finanziare, con 11,7 milioni di euro, nuovi impianti di risalita, oppure interventi di ammodernamento di quelli esistenti. I lavori dovranno essere finalizzati allo sviluppo delle aree sciistiche interessate da eventi sportivi internazionali, con particolare riferimento ai Giochi olimpici e paralimpici invernali Cortina-Milano 2026. «Questi interventi pubblici potranno sostenere importanti progetti di sviluppo che abbiamo in valle, per collegare diverse aree sciabili e per decongestionare il traffico in quota», conferma Marco Zardini, presidente del consorzio esercenti funiviari di Cortina, San Vito, Auronzo e Misurina. LA FINANZIABILITÀ «Noi parteciperemo con un progetto di fondovalle, che stiamo sviluppando, per il quale stiamo accertando la finanziabilità. Del collegamento dal centro di Cortina a Socrepes si occupa la società Rete, che riunisce diverse imprese del settore. La logica progettuale della linea della nuova cabinovia, che partirà dai campi di tennis, dovrà tutelare i centri abitati esistenti, quindi non dovrà passare sopra le case di Mortisa e Lacedel e dovrà evitare le frane della zona». I finanziamenti del nuovo bando pubblico, che sarà pubblicato domani sul Bollettino ufficiale della Regione, ammontano complessivamente a 11,7 milioni di euro e i contributi saranno erogati in conto capitale. Gli importi massimi di contributo erogabile sono di 4 milioni di euro per gli interventi di nuova realizzazione e di 500 mila euro per ammodernare impianti esistenti. ESCLUSO L'INNEVAMENTO «Io mi aspetto che tutta la Regione partecipi aggiunge Zardini in ogni area in cui ci sono esigenze di migliorare l'offerta di impianti. L'ammontare complessivo è importante, anche se è ovvio che il pubblico va a sostenere le iniziative del privato, che deve impegnarsi in prima persona». Il bando della Regione prevede contributi per gli impianti di risalita e include opere attive e passive per la difesa di piste da sci e funivie dal pericolo valanghe e per la sicurezza idrogeologica. Non sono invece compresi gli impianti di innevamento programmato, a servizio delle piste da sci, e i bacini per l'accumulo dell'acqua da utilizzare per la neve artificiale. «Noi abbiamo davvero l'esigenza di realizzare serbatoi d'acqua, pertanto ritengo che sarebbe necessario un sostegno pubblico anche per questi interventi condivide Zardini le scorte abbondanti sono una risorsa preziosa, che ci consente la tempestività nell'innevamento completo delle piste, in avvio di stagione. Questi bacini hanno inoltre un'altra valenza, perché sono comunque riserve d'acqua da
poter utilizzare per diversi scopi: penso alle operazioni antincendio, con la possibilità degli elicotteri di attingere, ma persino all'uso potabile, in caso di difficoltà di talune comunità». Marco Dibona © riproduzione riservata
Corriere delle Alpi | 4 Settembre 2020
p. 17
Sotto la regia della guida Valerio Scarpa, a muoversi stavolta non sono gli ambientalisti ma chi in montagna vive e lavora Flash mob per dire basta a nuovi impianti «Quassù diventerà tutto un parco giochi»
CORTINA «Basta impianti». «Rispettiamo la montagna». Due striscioni calati dalla cima di due delle 5 Torri. Un messaggio iconico che, una volta tanto, non arriva dal mondo ambientalista, ma guarda caso da chi sugli impianti ci vive, ci lavora, direttamente o indirettamente. «Attenzione, non abbiamo scritto il "no", spesso fondamentalista, di gruppi ambientalisti. Abbiamo detto "basta" perché di seggiovie, telecabine, funivie, piste, ne abbiamo più che a sufficienza e non vogliamo trasformare il nostro territorio in una specie di parcogiochi». Così afferma Valerio Scarpa, l'anima del flash mob "alpinistico" che ieri mattina, senza che nessuno la sapesse, ha portato sulle 5 Torri altrettante cordate, con 10 uomini e donne ciascuna. Non era una manifestazione, si premura a precisare l'organizzazione, perché la polizia comunque è salita per identificare i protagonisti. C'erano guide alpine - come lo è Scarpa, veneziano, ma ormai stabile a Cencenighe - imprenditori del turismo come Guido Trevisan, due rifugi sulla Marmolada; suoi colleghi di altri rifugi; alpinisti noti a Cortina; professionisti, commercianti di abbigliamento sportivo sempre della regina delle Dolomiti, insegnanti, addetti alla pubblica amministrazione, pensionati. Tutti comunque appassionati di montagna e che non sono più disponibili a vederla attrezzata, quindi abusata, di nuovi impianti. Ma se chiedi loro il nome, chiedono la cortesia dell'anonimato. «Cortina», dicono, «è sempre problematico andare contro corrente, e no al lavoro ci teniamo». Il primo "basta" è per l'impianto in costruzione fino alle 5 Torri. «Serve, come dicono, per l'allenamento pre Mondiali? Non era sufficiente andare in Val Badia? », si chiede Scarpa. Il secondo "basta" è per gli ipotizzati collegamenti col Giau ed il Civetta, da una parte, e con Arabba, dall'altra. Un investimento da 80 milioni, in prospettiva olimpica (2026). «Gli impianti vanno indubbiamente rinnovati, come avverrà per l'ex cestovia della Marmolada», puntualizza Trevisan, «ma è una sciocchezza motivare nuovi progetti con la necessità di una mobilità alternativa. Con la scusa di ridurre la mobilità dei mezzi privati sui passi dolomitici si propone un'alternativa insostenibile sia dal punto di vista ambientale e sia economico, andando a compromettere in modo definitivo due fra le aree di maggior pregio ambientale e storico delle Dolomiti venete: il Giau e il Sief». E qui Scarpa esemplifica efficacemente: «Se arrivo in auto con la famiglia, posso permettermi di salire con la funivia se mi costa quanto un pieno di benzina? Ci stanno prendendo in giro». È la prima volta di un flash mob per fermare nuovi progetti impiantistici che non sia organizzato da un'associazione ambientalista, ma da semplici cittadini a titolo personale. Il fatto, poi, che costoro si siano fiondati in vetta a Torre degli inglesi, Torre latina, Torre grande cima ovest, Torre grande cima sud e Torrione di mezzo, per esporre degli striscioni, senza suonare la grancassa, fa intendere che probabilmente anche l'opinione pubblica si sta stancando. «Direi di più: ci sentiamo presi in giro», afferma Scarpa, «perché prima si sottoscrivono le Carte di Cortina e si teorizzano Mondiali e Olimpiadi sostenibili, e poi si scava nel modo in cui si è fatto, perfino lasciando le ruspe sprofondare là dove il terreno non tiene». È il caso del cantiere del nuovo collegamento. Esaurita la scalata, esposti gli striscioni, gli arrampicatori del flash mob sono scesi dichiarandosi appunto alle forze dell'ordine, ma ai piedi delle 5 Torri che la trasmissione "Un passo dal cielo" la prossima primavera farà ammirare a tutta Italia - non c'è stato alcuno sit in di protesta. -Francesco Dal Mas© RIPRODUZIONE RISERVATA
La ragione principale che anima i manifestanti è di principio «Non possiamo lasciare che gli altri decidano tutto senza neppure ascoltarci» «Né integralisti e né anti sci: solo custodi di queste terre»
CORTINA Sotto i riflettori del flash mob non è finito soltanto il collegamento transvallivo da Cortina ad Alleghe, da una parte, e ad Arabba, dall'altro, ma anche il progetto del carosello in Marmolada, che prevede la realizzazione di due nuove seggiovie che dalla diga Fedaia permetteranno di raggiungere Sass Bianchet a poche decine di metri dall'attuale stazione di Punta Rocca, di una seggiovia lungo lago a dislivello zero ed il ripristino di due seggiovie attualmente in disuso, andando a compromettere ulteriormente una situazione difficile in un ambiente molto delicato.Sulla Marmolada, fra l'altro, è in raccolta una petizione per asportare i plinti e gli altri resti degli impianti dismessi o a suo tempo oggetto di attentati. Gli operatori del turismo che hanno scalato per protesta le 5 Torri sostengono che ognuno di questi progetti - da quelli di Cortina a quelli della Marmolada, senza contare quello del Comelico inciderà sulla qualità ambientale delle montagne a discapito delle generazioni future, proponendo una idea di turismo che già dimostra i suoi limiti, e sottolineano che nessuno di questi sia stato minimamente concordato con popolazione o con amministrazioni dei luoghi d'intervento, come dimostrano le prese di posizione di alcuni sindaci. «Non siamo contro lo sci e non siamo integralisti», dichiarano Valerio Scarpa e Guido Trevisan, «ma non vogliamo che questi progetti ci vengano imposti dall'alto senza avere nemmeno la possibilità di esporre le nostre perplessità. È arrivato il momento di agire e di far sentire la nostra voce per difendere la terra che amiamo». --f.d.m.© RIPRODUZIONE RISERVATA
p. XIII, edizione Belluno
«Basta impianti» la rabbia sventola sulle Cinque Torri
CORTINA D'AMPEZZO Basta impianti. Rispettiamo la montagna è lo slogan portato ieri, sulle Cinque Torri, per contrastare altre funivie e costruzioni sulle Dolomiti. Gli ideatori di questa protesta hanno allestito una decina di cordate sulle guglie del gruppo montuoso. Sono stati esposti gli striscioni con lo slogan di protesta, proprio sopra una delle opere realizzate per i Campionati del mondo di sci alpino Cortina 2021: la nuova pista agonistica Lino Lacedelli. Le Cinque Torri sono anche destinazione della nuova cabinovia da Son dei Prade a Bain de Dones; l'avvio dei lavori è atteso proprio in questi giorni. La protesta si è sviluppata con un originale flash mob verticale. «Non siamo contro lo sci e non siamo integralisti. Siamo persone che amano la montagna, che la vivono nella sua completezza, in tutte le stagioni, per lavoro e per passione, e che stanno assistendo impotenti alla distruzione sistematica delle poche aree rimaste libere da impianti nelle Dolomiti», dice, a nome di tutti i partecipanti, Valerio Scarpa, guida alpina veneziana, che da anni vive e lavora nel Bellunese. Si protesta in particolare contro i lavori per i prossimi Mondiali di sci e per le Olimpiadi invernali 2026: «Stanno avendo un importante impatto sui versanti delle Tofane e delle Cinque Torri, con sensibili ampliamenti di impianti e di infrastrutture di vario genere», lamentano i promotori della protesta, che guardano anche ad altri sviluppi: «Il progetto del carosello in Marmolada prevede due nuove seggiovie che, dalla diga del passo Fedaia, permetteranno di raggiungere Sass Bianchet, a poche decine di metri dall'attuale stazione di Punta Rocca. Ci sarà una seggiovia lungo il lago, a dislivello zero, e il ripristino di due seggiovie attualmente in disuso, andando a compromettere ulteriormente una situazione difficile in un ambiente molto delicato». Guido Trevisan, proprietario e gestore del rifugio Pian dei Fiacconi, aggiunge: «Ci indigna maggiormente il progetto No car, fortemente voluto dalla Regione Veneto, per un ambizioso collegamento tra i comprensori sciistici di Cortina, Arabba e Civetta. Con la scusa di ridurre la mobilità dei mezzi privati sui passi dolomitici propone un'alternativa insostenibile, sia dal punto di vista ambientale che economico, andando a compromettere in modo definitivo due fra le aree di maggior pregio ambientale e storico delle Dolomiti Venete: il Giau e il Sief». Il gruppo precisa: «Non siamo contro lo sci e non siamo ambientalisti ma non vogliamo che questi progetti ci vengano imposti dall'alto, senza poter nemmeno esporre le nostre perplessità. È arrivato il momento di agire e di far sentire la nostra voce per difendere la terra che amiamo». (mdib) © riproduzione riservata
Corriere del Veneto | 4 Settembre 2020
p. 10, edizione Treviso - Belluno
Dieci cordate sulle Cinque Torri «Stop a nuovi impianti di risalita» Flash mob ambientalista. «Difesa del patrimonio Dolomiti Unesco»
Attacco alle Cinque Torri. Ma è tutto calcolato. Un «flash mob» per dire stop alla proliferazione incontrollata degli impianti di risalita e al loro impatto sull’ambiente dolomitico. Imprenditori, rocciatori, addetti ai lavori (dai gestori di rifugi alle guide alpine) si sono dati appuntamento ieri mattina. Nessuna etichetta a rivendicare il gesto. «Solo la volontà — spiegano gli organizzatori — di preservare il patrimonio Unesco, troppo spesso svenduto per fini economici e turistici». Scenografica l’azione, sviluppata totalmente in verticale: dieci cordate hanno raggiunto, attraverso le vie classiche dell’alpinismo, le cime della Torre degli Inglesi, della Torre Latina, della Torre Grande Cima Ovest, della Torre Grande Cima Sud e del Torrione di mezzo. In vetta i promotori dell’iniziativa hanno esposto striscioni con scritto «Basta impianti, rispettiamo le montagne». Precisa il portavoce Valerio Scarpa: «Attenzione, non siamo contro lo sci e non siamo integralisti. Siamo persone che amano la montagna, che la vivono a 360 gradi in tutte le stagioni, per lavoro e per passione e che stanno assistendo impotenti alla distruzione sistematica delle poche aree rimaste libere da impianti nelle Dolomiti». Nel mirino degli ambientalisti anche i lavori per i Mondiali di sci alpino e per le Olimpiadi invernali a Cortina. A partire, ad esempio, dal progetto «No car». «Voluto dalla Regione e che, con la scusa di ridurre la mobilità dei mezzi privati sui Passi dolomitici, propone un’alternativa ambientale ed economica insostenibile» concludono.
L’Adige | 4 Settembre 2020
p. 39
In cordata contro impianti e infrastrutture sulle Dolomiti
CORTINA Imprenditori, professionisti e semplici appassionati di montagna si sono dati appuntamento sulle cime delle 5 Torri, a Cortina d'Ampezzo, per manifestare contro la costruzione di impianti e infrastrutture sulle Dolomiti.
Un "flash mob" verticale, nel quale 10 cordate hanno raggiunto le iconiche vette delle 5 Torri (Torre degli Inglesi, Torre Latina, Torre Grande Cima Ovest, Torre Grande Cima Sud e Torione di mezzo) per esporre degli striscioni dal messaggio chiaro: «Basta impianti, rispettiamo le montagne». «Non siamo contro lo sci e non siamo integralisti», dice Valerio Scarpa , a nome di tutti i partecipanti. «Siamo persone che amano la montagna, che la vivono a 360° in tutte le stagioni, per lavoro e per passione, e che stanno assistendo impotenti alla distruzione sistematica delle poche aree rimaste libere da impianti nelle Dolomiti». Si parla in particolare dei lavori per i Mondiali di sci e le Olimpiadi invernali a Cortina, che stanno avendo un importante impatto sui versanti delle Tofane e delle Cinque Torri, con sensibili ampliamenti di impianti e di infrastrutture di vario genere. Mentre in Trentino a preoccupare i partecipanti è il progetto del Carosello in Marmolada, che prevede la realizzazione di due nuove seggiovie che dalla diga di Fedaia permetteranno di raggiungere Sass Bianchet, a poche decine di metri dall'attuale Stazione di Punta Rocca, di una seggiovia lungo lago a dislivello zero e il ripristino di due seggiovie attualmente in disuso, andando a compromettere ulteriormente una situazione difficile in un ambiente molto delicato. Basti pensare che solo pochi giorni fa i glaciologi dell'Università di Padova hanno previsto che il ghiacciaio potrebbe avere non più di 15 anni di vita. Se dieci anni fa perdeva infatti 5 ettari di superficie l'anno, negli ultimi tre anni si è passati a 9 ettari l'anno. «Negli ultimi 70 anni - ha affermato Aldino Bondesan , coordinatore delle campagne glaciologiche per il Triveneto - ha perso oltre l'80% del volume, dai 95 milioni di metri cubi del 1954 ai 14 milioni attuali. Le previsioni di una sua estinzione si avvicinano sempre di più». «Quello che però maggiormente ci indigna è il progetto "No Car"" - dice Guido Trevisan , proprietario e gestore del Rifugio Pian dei Fiacconi - fortemente voluto dalla Regione Veneto (prevede un ambizioso collegamento tra i comprensori sciistici di Cortina, Arabba e Civetta). Con la scusa di ridurre la mobilità dei mezzi privati sui passi dolomitici propone un'alternativa insostenibile sia dal punto di vista ambientale che economico, andando a compromettere in modo definitivo due fra le aree di maggior pregio ambientale e storico delle Dolomiti Venete: il Giau e il Sief». Il gruppo sostiene che ognuno di questi progetti (Tofane-Cinque Torri, Marmolada, "No car") inciderà sulla qualità ambientale delle montagne a discapito delle generazioni future, proponendo una idea di turismo che già dimostra i suoi limiti, e sottolinea che nessuno di questi sia stato minimamente concordato con la popolazione o con le amministrazioni locali dei luoghi d'intervento, come dimostrano le prese di posizione di alcuni sindaci. «Non siamo contro lo sci e non siamo ambientalisti, ma non vogliamo che questi progetti ci vengano imposti dall'alto senza avere nemmeno la possibilità di esporre le nostre perplessità. E' arrivato il momento di agire e di far sentire la nostra voce per difendere la terra che amiamo»: è la conclusione del gruppo.
Corriere delle Alpi | 6 Settembre 2020
p. 29
Nuovi impianti: gli ambientalisti con la Provincia
CORTINA Le associazioni ambientalisti scendono in campo a sostegno della Provincia che, insieme alla Regione, impone il rispetto delle normative per i nuovi impianti di Cortina.«La Provincia di Belluno con la sua determina è stata molto chiara e ha riaffermato da un lato la fragilità dell'ambiente in cui si va a operare e dall'altro la necessità di indagini ben più accurate di quelle finora proposte», scrivono a proposito del nuovo impianto di risalita Son dei Prade-Bai de Dones diverse associazioni (WWF Terre del Piave BellunoTreviso, Italia Nostra Belluno, Mountain Wilderness Italia, Ecoistituto del Veneto "Alex Langer", Gruppo promotore Parco del Cadore, Comitato Peraltrestrade Dolomiti) e ricordano che, a fronte delle puntuali richieste degli uffici tecnici della Regione e della Provincia preposti alle valutazioni ambientali, il Commissario per i Mondiali 2021, proponente del nuovo impianto di risalita, ha risposto in modo incompleto e comunque tale da non soddisfare le prescrizioni impartite. Eppure - fanno notare - si tratta di prescrizioni che impongono il rispetto di normative comunitarie fondamentali che, se non osservate, aprono la strada a ricorsi in sede europea e conseguentemente a pessime figure del Paese, oltre che a sanzioni economiche.«La Provincia, in particolare, si è soffermata sulle problematiche delle torbiere e delle zone umide di Pocol, del lago di Bai de Dones e delle aree circostanti, chiedendo approfondimenti sulla circolazione idrica sotterranea e sul sistema di alimentazione delle sorgenti, in quanto è tutto il versante a soffrire di problematiche di carattere idrogeologico. Il rischio è grosso e può comportare l'alterazione di ambienti umidi protetti di grande valenza. Insomma: si sta camminando con gli scarponi chiodati sopra un quadro di Van Gogh», esemplificano gli ambientalisti. «Confidiamo», concludono, «che gli organismi preposti si mantengano saldi e rigorosi nello svolgimento delle loro funzioni a difesa dell'ambiente». --f.d.m.
Corriere delle Alpi | 10 Settembre 2020
p. 27
Cortina 2021, «spettatori dimezzati»
Francesco Dal Mas VENEZIA Tutto è pronto, a Cortina, per i Mondiali di sci, nel prossimo mese di febbraio. Lo ha assicurato Alessandro Benetton, presidente della Fondazione Cortina 2021, facendo il punto a margine della Mostra del Cinema, durante l'evento denomincato "Ciak si scia". Mancano 150 giorni al 7 febbraio, il primo giorno di gara. Eppure, ha rassicurato Benetton, «siamo in perfetta tabella di marcia, le piste e gli impianti saranno pronti e non ci saranno problemi per l'aspetto sportivo». Eppure a Cortina, l'euforia dell'attesa - ben 20 alberghi sono in ristrutturazione su 50 - è attraversata dalla grande paura, quella del ritorno del Covid. Per motivi di sicurezza, è stato annunciato ieri, gli spettatori sono già stati ridotti a metà: «Stiamo lavorando con le autorità sanitarie per accogliere gli spettatori in sicurezza», fa sapere Valerio Giacobbi, l'amministratore delegato di Cortina 2021. «È difficile dare numeri, diciamo che, per ora, rispetto ai 120 mila spettatori che ci aspettavamo nei 15 giorni prima del Covid, la capacità massima a disposizione sarà di circa la metà: 50 mila, massimo 60 mila persone complessive, cioè 5 mila al giorno nel periodo di massima frequenza». L'avvio del ticketing sarà il 19 ottobre. E già per quella data si potrebbe capire se l'evento si svolgerà in presenza di pubblico, seppur ridotto, o a porte chiuse. Oppure, nella peggiore delle ipotesi, rischierà di essere annullato. Un'eventualità che già tutti vogliono rimuovere. «Anche perché il rinascimento di Cortina», come ha confermato il sindaco, Gianpietro Ghedina, «passa per i grandi eventi internazionali e la regina delle Dolomiti punta all'apertura tutto l'anno, quindi alle quattro stagioni, trascinando l'intera area dolomitica». L'effetto palla di neve, come lo ha definito Benetton. E non solo per le Dolomiti, per tutto il Veneto, fino a Venezia. «Venezia è con voi», ha detto il sindaco Luigi Brugnaro, «ed è pronta a dare una mano per la comunicazione ed eventuali iniziative specifiche». «Penso che il legame tra Venezia e Cortina», ha risposto il presidente Benetton, «sia tanto tangibile quanto intangibile. C'è un'occasione di scambio di visibilità, in concomitanza con i grandi eventi come il Festival del Cinema e il Carnevale. Ma, a lungo termine queste iniziative serviranno a rafforzare il concetto di fare le cose insieme, come Paese. Possiamo dimostrare che, anche nel nostro Paese, un grande evento può fare la differenza nel lancio del territorio, con il cosiddetto effetto palla di neve».Gli impianti sportivi sono pressoché ultimati (tra qualche contestazione ambientalista), le infrastrutture stradali ancora no; il sindaco di Longarone, Roberto Padrin, ha chiesto scusa ai turisti per i cantieri che hanno comportato lunghe code ed ha confermato che proprio ieri è iniziato lo studio della variante olimpica per la città del Vajont. Cortina è in corsa per portare la banda larga, come la prospettiva di diventare la capitale alpina dello smart working, come ha suggerito il sindaco. A questo punto Lorraine Berton, presidente del Gruppo tecnico sport e grandi eventi di Confindustria, ha colto la palla al balzo per sollecitare investimenti non solo lo sport, ma anche per l'infrastrutturazione di «quel gioiello di imprese che ci sono in provincia», a cominciare da quelle dell'occhiale e che i grandi eventi contribuirebbero a rilanciare. --© RIPRODUZIONE RISERVATA
Corriere del Veneto | 10 Settembre 2020
p. 6
Venezia e l’assist a Cortina Mondiali con gli spettatori ma non più di sessantamila
VENEZIA «Il grande evento deve essere l’occasione per il rilancio di tutto il territorio, di tutto il Paese, come una palla di neve che si gonfia rotolando da una scarpata». Alessandro Benetton, presidente della fondazione Cortina 2021, evoca a più riprese questo «effetto palla di neve», nella speranza che i Mondiali di sci del prossimo anno possano davvero avere ricadute positive a cascata per ogni comparto, dalle Dolomiti fino all’Adriatico. E, per spingere giù dalla discesa questa futura valanga economica, chiama in aiuto proprio la forza della laguna: «Nei giorni di sole, d’altronde, anche da Venezia si vedono le Dolomiti». Ieri mattina, a 151 giorni dall’avvio delle gare, il comitato organizzatore ha chiamato a raccolta sponsor e addetti ai lavori e l’ha fatto a breve distanza dalla Mostra del Cinema, nell’hotel liberty Ausonia Hungaria del Lido di Venezia. Non una scelta casuale: nell’anno della pandemia, i pochi appuntamenti che non sono stati cancellati si sostengono e si promuovono a vicenda, in un lungo assist che Venezia ripeterà a febbraio, sfruttando il palco del Carnevale, come d’altronde già fatto ai festeggiamenti di quest’anno, quando dal campanile di San Marco si è calato l’ambasciatore dei mondiali, il campione discesista Kristian Ghedina. A Cortina, intanto, tutto procede secondo i programmi, almeno per quanto riguarda le strutture per le gare: «Ancora più importante, speriamo di riuscire a ospitare tra i 60 e i 50 mila spettatori in presenza - sottolinea Valerio Giacobbi, l’Ad della fondazione - sono la metà di quanto avevamo programmato e dobbiamo ancora confrontarci con le autorità sanitarie, ma questi eventi si fanno per questo». In ogni caso, sono previsti 500mila collegamenti da tutto il mondo per seguire le gare, motivo per cui tra gli investimenti sul territorio c’è anche la fibra ottica per il digitale. «Le nostre imprese hanno sofferto per la mancanza di infrastrutture - rimarca la coordinatrice del tavolo Sport e grandi eventi di Confindustria, Maria Lorraine Berton - adesso i soldi stanno arrivando, meglio tardi che mai. Vanno spesi bene però, questa è la nostra eredità». Il capitolo strade è più complesso, come non ha mancato di ricordare il presidente della provincia bellunese Roberto Padrin: «Stiamo lavorando anche in vista delle Olimpiadi per completare la variante di Longarone e la circonvallazione di Cortina». Proprio la variante alla Statale 51 potrebbe in realtà trasformasi in un tunnel: già finanziata con 270 milioni di euro nella Legge olimpica, ieri l’opera è stata protagonista di un primo incontro tecnico tra Comune di Longarone, Anas e Regione. Nulla di definitivo, per ora, ma ci sono almeno tre scenari che verranno presi in considerazione: il punto fermo è il prolungamento dell’A27 (in forma di superstrada) fino alla
zona industriale di Longarone; da lì si ipotizza un tracciato totalmente in sinistra orografica del Piave, lambendo Codissago per poi ricollegarsi all’attuale SS51 prima della galleria di Termine di Cadore. Oppure sulla sponda destra del fiume, sotto l’abitato di Longarone, con destinazione sempre la galleria dopo Castellavazzo. L’ultima ipotesi prevede la realizzazione di una galleria sotto Longarone e Castellavazzo, prima di tornare a immettersi nell’Alemagna attuale. Ma è lo scenario meno probabile, sia per i tempi che per i costi, e risparmiando si potrebbero usare i fondi per sistemare anche la viabilità di contorno. Tutto il territorio comunque aspetta le nuove strade: «Quest’anno, dopo la brusca interruzione della stagione invernale, abbiamo avuto un agosto straordinario, con più presenze del 2019 e cento eventi in calendario - incalza il sindaco di Cortina Gianpietro Ghedina - siamo proiettati al futuro». Il primo cittadino veneziano, Luigi Brugnaro, assicura: «Lavoriamo per semplificare le cose, noi vi aiuteremo tantissimo. Il ponte tra Venezia e Cortina esiste già, siamo noi che siamo qui con un obiettivo comune». I primi effetti della «palla di neve» si vedono già: «Su cinquanta alberghi di Cortina, venti stanno ristrutturando. È qualcosa che non succedeva da trent’anni», ha ricordato Benetton.
Corriere delle Alpi | 11 Settembre 2020
p. 27
Il Cai Veneto boccia la progettazione dei Mondiali: «Un mare di errori»
CORTINA La campagna del Club alpino italiano a protezione dell'ambiente unico di Cortina si eleva di tono. Renato Frigo, presidente regionale, ha affidato alla rivista nazionale del club, "Montagne 360" una lunga analisi, corredata di foto, dei cantieri in corso.«Tutto il Cai», fa sapere Frigo, «non esprime la contrarietà alle grandi manifestazioni sportive ma evidenzia preoccupazione sulla sostenibilità e sull'impatto ambientale del progetto, ritenendo che durante la fase progettuale non siano state adeguatamente valutate le conseguenze, con i risultati che abbiamo visto».Frigo, dunque, fa una precisazione importante: il Cai non è contrario ai Mondiali e alle Olimpiadi, come invece lo sono altre associazioni ambientaliste. Nella sostanza, secondo il Cai, il fatto è che è stata tradita la "Carta di Cortina", quella della sostenibilità, che la stessa Fondazione si era data. Frigo è stato sul posto, ha osservato, ha fotografato tutto quanto.«L'ampliamento delle piste del Col Drusciè e i grandi lavori effettuati, in un contesto geologico estremamente instabile e storicamente interessato da frane come Rumerlo», scrive, «per predisporre il territorio all'arrivo e alle tribune, è l'impatto sicuramente più evidente. Ma paradossalmente suscitano più stupore alcuni lavori di contorno. La strada provinciale sopra Gilardon e i collegamenti pensati fra le varie strutture sciistiche prevedono una larghissima carreggiata, la messa "in posto" di numerosi micropali e di muri di contenimento che impongono grandi costi sia economici e sia ambientali». Si chiede il presidente del Cai: non era possibile trovare soluzioni meno invasive e più sostenibili? Salendo verso le Cinque Torri si trovano inoltre i cantieri per l'impianto di risalita che collegherà Pocol a Bai de Dones.«Proprio a Pocol stupisce l'enorme buco lasciato da un mezzo meccanico che aveva iniziato a scavare all'interno di terreni torbosi, quindi soffici, prima di venire quasi completamente inghiottito dagli stessi».Ma soprattutto colpisce - secondo Frigo - l'impatto ambientale che un impianto del genere, la cui utilità non è ben chiara, potrà generare sui 4 chilometri di percorso interessando persino il fiabesco laghetto di Bai de Dones.Infine - riferisce ancora il dirigente Cai - alla base degli impianti esistenti di risalita alle Cinque Torri, l'impatto prodotto dalla nuova pista, pensata solamente per l'allenamento degli atleti, è forse ancora maggiore in quanto incide su uno dei luoghi più famosi e rinomati dell'Ampezzo. A questo punto il presidente regionale del Cai si chiede se anche la Fondazione Dolomiti non avesse potuto dire la sua. «Va precisato che i territori interessati dai lavori non fanno parte delle zone riconosciute dall'Unesco come patrimonio dell'Umanità. Forse un adeguato coinvolgimento della Fondazione, visto che gli interventi avvengono proprio ai confini dei territori riconosciuti, avrebbe dovuto esserci fin dall'inizio, utilizzando la Fondazione come piattaforma di dialogo e, nel caso, come luogo di negoziazione dei conflitti».A livello sociale - si legge nella Carta di Cortina - si prevede l'avvio di un processo partecipato con le comunità locali, promuovendo iniziative di innovazione. Ma proprio questo non è avvenuto. Almeno a parere di Frigo."Montagne 360" è la rivista alpina più letta non solo in Italia ma in tutto il mondo. Il servizio sulla preparazione dei Mondiali lascerà il segno. Anche per quanto riguarda la conclamata sostenibilità delle Olimpiadi. --Francesco Dal Mas© RIPRODUZIONE RISERVATA
Corriere del Veneto | 13 Settembre 2020
p. 10
Il Cai Veneto boccia i progetti «Troppi errori»
Cortina Un mare di errori. Il Cai Veneto non fa sconti ai lavori in corso per i Mondiali di sci 2021. In un dettagliato articolo pubblicato nell’ultimo numero della rivista del club, «Montagne 360», è lo stesso presidente regionale Renato Frigo ad elencare i punti neri dei progetti in via di realizzazione. L’analisi si sofferma sui lavori a Col Druscié «in un contesto geologico estremamente instabile e interessato da frane come Rumerlo». Anche salendo verso le Cinque Torri i progetti lasciano perplesso il Cai. «L’impatto prodotto