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NOTIZIE DAI RIFUGI

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NOTIZIE DAI PARCHI

NOTIZIE DAI PARCHI

Alto Adige | 1 Settembre 2020

p. 33

Al Lavarella la birra artigianale che festeggia le Dolomiti

ezio danieli marebbe Al rifugio Lavarella, nel parco Fanes-Senes-Braies. c'è da tempo un piccolo birrificio. È il più alto d'Europa, a 2.050 metri di quota tra le cime del monte Fanes. Fra i tipi di birra prodotti è recentemente nata quella artigianale che celebra il decimo anniversario dell'iscrizione delle Dolomiti nella lista del Patrimonio mondiale Unesco.A gestire il rifugio Lavarella fin dagli inizi del secolo scorso c'è la famiglia Frenner. Oggi ci sono Peter e la moglie Michela, che hanno fatto del rifugio anche una meta gourmet. A lanciare l'idea di un birrificio in quota sono stati la figlia Anna e suo marito Gabor Sogorka. Anche la birra ha contribuito a fare del Lavarella un punto di incontro.La via più semplice per salire al rifugio Lavarella è quella da San Vigilio di Marebbe, con il bus di linea che risale la val dai Tamersc (o valle di Tamores) fino al rifugio Pederù, da dove parte il camminamento. Si sale sulla ripida vecchia strada militare, costeggiando dapprima un cumulo di materiale franato, per arrivare infine nella parte alta della valle, disseminata di pini mughi. La pendenza cala e lentamente ci si immerge nel mondo dell'Alpe di Fanes piccola, in direzione del rifugio Lavarella. Accanto al rifugio è stata eretta una cappella che ricorda il primo santo ladino, Ujöp Freinademetz. Nel mezzo di un gigantesco anfiteatro naturale formato da gradoni di roccia dolomitica c'è il Parlamento delle marmotte, uno dei monumenti naturali che rendono unico questo luogo. Dal lago Verde e dal rifugio Lavarella si può poi salire in direzione del passo di Limo, con il suo omonimo lago, a 2.170 metri di quota. Si arriva poco dopo al lè de Limo (lago di Limo), dalle acque verdi e gialle, proprio sotto il Col Bechei, dove ha inizio la discesa in direzione della malga Gran Fanes. Proseguendo si può arrivare fino alla Capanna Alpina, nei pressi dell'Armentarola, in Alta Badia.

L’Adige | 6 Settembre 2020

p. 23

Pale, nuovo crollo lungo cima Canali

Ancora un crollo nel gruppo delle Pale: venerdì pomeriggio a cedere è stato un pilastrino lungo la parete ovest di cima Canali. Erano circa le 16 quando dal vicino rifugio Pradidali gestori ed escursionisti hanno sentito un rumore sordo, seguito da una nuvola di polvere. Non sono mancati momenti di apprensione, dato che le rocce e i detriti che componevano il pilastrino sono caduti a valle finendo proprio nei pressi del punto in cui si trova l'attacco della via per la cima e che poco lontano si trovano altri sentieri. «Per fortuna al momento del crollo non c'erano persone in parete e nessuno si è fatto male», ha spiegato il gestore del Pradidali Duilio Boninsegna, che quest'estate tra emergenza sanitaria, problemi di approvvigionamento idrico e frane che hanno reso difficoltoso l'uso della teleferica, le ha viste praticamente tutte. «Non a caso ieri il cedimento è avvenuto mentre era in corso poco lontano, all'attacco della ferrata del Porton, un intervento di soccorso da parte dell'elicottero per un escursionista tedesco rimasto ferito a una gamba. Una giornata tranquilla, insomma». Il crollo è stato improvviso, spiega ancora Duilio Boninsegna: «Si vedeva, con l'occhio dell'alpinista, che quella parte di parete era instabile, con roccia marcia, ma nessuno poteva immaginare che sarebbe venuta giù così. Si sentiva di tanto in tanto il rumore di qualche scarica, ma sembravano episodi nella natura delle cose, legati allo scioglimento della neve soprastante con il conseguente rilascio di massi e detriti. Invece probabilmente erano i segnali di quello che poi è accaduto». La scena è stata immortalata da numerosi escursionisti. Tra loro anche una coppia vicentina, Adriano e Moira Galvan, di Pieve del Grappa: «Erano trent'anni che non salivamo di nuovo al Pradidali - racconta Adriano Galvan - ed aver assistito al crollo è stato impressionante. Dopo aver sentito il rumore di qualche scarica, come se ne sentono spesso, è arrivato il boato». Quest'anno il fenomeno - di per sé non infrequente in quota - dei cedimenti, si sta tuttavia ripetendo con una frequenza ed una consistenza preoccupanti nelle Pale: nel maggio scorso una serie di scariche aveva interessato la zona delle torri del Cimerlo, nel settore meridionale del gruppo. I movimenti in quota erano iniziati già a partire dalle mattinata del 20 maggio, con la caduta delle prime rocce, accompagnata da boati avvertiti distintamente anche a valle. In precedenza, nel 2019, nella zona della val Pradidali si erano verificate le frane sulla cima Pradidali - a monte del rifugio - sulla Torre Giovanna, ancora dalla sommità di cima Canali, dal Sass Maor e lungo il sentiero del cacciatore nel Vallone dei Colombi, dove era crollato un consistente diedro. Erano anni che in zona non si registravano movimenti franosi tanto consistenti: per trovarne è necessario tornare al dicembre del 2011, quando una serie di crolli aveva interessato un pilastro alla base della parete est del Sass Maor.

Il fenomeno della caduta di scariche e rocce, in maniera limitata, è fisiologico nelle Dolomiti, legato all'avvicendarsi delle stagioni con i movimenti causati dal disgelo. Il fatto che gli episodi siano sempre più importanti dal punto di vista dei volumi coinvolti e sempre più frequenti non può che preoccupare e rappresentare l'ennesimo segnale di quanto i cambiamenti climatici stiano facendo sentire il loro peso anche su massicci millenari.

Messaggero Veneto | 12 Settembre 2020

p. 33, edizione Pordenone

Ripristinata l'operatività del rifugio Buscada dopo i danni del maltempo

erto e casso È stata ripristinata a tempo di record l'operatività del rifugio di cava Buscada, sopra Erto. La scorsa settimana un intenso temporale aveva smosso il terreno che costeggia la struttura, spingendo una frana nelle vicinanze dei muri perimetrali. La conduttura del gas era stata danneggiata da quello smottamento e i vigili del fuoco del comando provinciale di Pordenone avevano segnalato al Comune la potenziale pericolosità dell'episodio. Di qui l'ordinanza di temporanea chiusura del sito disposta dal sindaco Fernando Carrara.I titolari Giampietro e Roberta Corona non si sono però persi d'animo, soprattutto in una stagione turistica come quella attuale che già deve fare i conti con gli effetti del lockdown e della crisi economica. A suon di badile e carriola sono stati rimossi i cinque metri cubi di fango e sassi che si erano accumulati accanto al fabbricato. Lo spazio di movimento si presenta infatti molto ridotto e non si riusciva ad accedere al sito con macchine operatrici. I tecnici hanno potuto così ripristinare la tubazione e mettere in sicurezza l'impianto. Carrara ha subito revocato l'ordinanza e l'attività del rifugio è ripresa.Cava Buscada, nel cuore della Val Zemola, è un'area in cui storia, cultura e natura si mescolano: la parete rocciosa è stata sfruttata per secoli dalla popolazione locale nella produzione di una rara venatura di marmo rosso. Dagli anni Settanta l'estrazione è cessata e i manufatti dei minatori rischiavano di andare perduti per sempre. Soltanto lo sforzo dei proprietari ha evitato il peggio e richiamato in Buscada migliaia di visitatori ogni anno. --f.fi.© RIPRODUZIONE RISERVATA

Trentino | 19 Settembre 2020

p. 14

Dalla Provincia1,5 milioni per rifugi e bivacchi

L'assestamento di bilancio della Provincia autonoma di Trento, entrato in vigore il 6 agosto scorso, ha destinato oltre 1,5 milioni di euro per interventi a favore delle strutture alpinistiche. Ieri la Giunta provinciale, su proposta dell'assessore al turismo, ha ripartito tali risorse destinandole in parte ad interventi relativi ai rifugi alpini e ai bivacchi e in parte ad interventi di manutenzione straordinaria dei tracciati alpini.In particolare 1,4 milioni di euro sono destinati ad agevolazioni per investimenti fissi dei rifugi e per la costruzione di nuovi bivacchi o per la loro ristrutturazione, mantenimento in efficienza o straordinaria manutenzione. Altri 137.588 euro invece sono stanziati a favore di enti, associazioni e privati che s'impegnano a provvedere al controllo e alla manutenzione dei tracciati alpini, un fronte particolarmente importante soprattutto in seguito ai danni provocati ai sentieri da eventi meteorologici sempre più estremi.

Trentino | 19 Settembre 2020

p. 32

Piogge record in Primiero nella notte di fine agosto

raffaele bonaccorso PRIMIERO SAN MARTINO Il dottore forestale Erwin Filippi Gilli, esperto in climatologia e ricercatore di storia locale, ha segnalato al "Trentino" gli effetti delle precipitazioni temporalesche del 29 e 30 agosto 2020 nel bacino del torrente Travignolo, segnatamente in Val Venegia.«Si è trattato di un fenomeno temporalesco intenso - scrive Erwin Filippi Gilli - che ha scaricato una notevole quantità d'acqua, ma soprattutto con una intensità significativa; a differenza di altre stazioni di rilevazione presenti nel Primiero, a Passo Rolle lo scroscio è stato continuo raggiungendo la massima intensità (10,4 mm in 15 minuti) alle ore 0.15 del 30 agosto. Analogamente a quanto successo sia in Val Pradidali che nella zona di Colverde, anche la Val Venegia ha subito gli effetti della precipitazione, soprattutto nella zona del Campigolo della Vezzana poco a monte della Malga Venegiota».In sintesi, Filippi Gilli ha osservato che si sono sviluppate due colate detritiche di grandi dimensioni, «una proveniente dal canalone che si risale per raggiungere il rifugio Mulaz ed una dal vallone del Travignolo. Mentre la prima ha causato danni limitati (l'interruzione della strada e qualche inghiaiamento di un piccolo settore di

bosco), quella proveniente dal Travignolo è stata decisamente più importante. Il grande volume di materiale movimentato, almeno 30 - 35.000 mc, è andato ad alluvionare il Campigolo della Vezzana su una superficie valutata in 5,5 ettari di cui 2,7 occupati da detrito grossolano con spessori variabili dai 0,5 ad oltre 2 m, altrettanti da sabbie e limi. Oltre a ciò la strada per la Baita Segantini e stata sepolta o erosa per un lungo tratto. Più che una descrizione del fenomeno, che si è innescato poco sotto lo sperone centrale del ghiacciaio del Travignolo, credo - spiega ancora il dottore forestale - sia più interessante una analisi degli effetti ambientali a esso connessi. Oltre al fatto che si sono irrimediabilmente distrutti almeno 3 ettari di pascolo pregiato, spiace vedere quelle che una volta erano aree ad elevata biodiversità ridotte irrimediabilmente ad una landa di ghiaia e sassi. Sono andate perse superfici occupate da habitat quali le "Lande alpine e boreali - n.4060 della direttiva Cee di Natura 2000" e "Formazioni erbose calcicole alpine n.6170" che pur non essendo considerati habitat soggetti a rischio di estinzione, avevano comunque una loro valenza. Ma forse quel che è peggio è la distruzione di due delle cinque aree su cui era stata segnalata una specie non comune e minacciata di estinzione denominata Carex microglochin. Purtroppo ad eventi come questi, che non sono rari in Val Venegia (agosto 1998 e settembre 1999 solo per citarne due del secolo scorso), dobbiamo abituarci: i cambiamenti climatici in atto portano ad un intensificazione dei fenomeni violenti con danni spesso gravi a infrastrutture ed abitazioni».©RIPRODUZIONE RISERVATA

Trentino | 27 Settembre 2020

p. 33

Impianti e rifugi restano aperti anche in ottobre

SAN MARTINO DI CASTROZZA L'Azienda per il turismo di San Martino di Castrozza, Passo Rolle, Primiero e Vanoi ha buone notizie per gli amanti delle escursioni in alta quota: gli impianti di risalita Tognola e Colverde -Rosetta di San Martino di Castrozza anche quest'anno prolungano il periodo di apertura e saranno in funzione oltre che in questo fine settimana anche nei weekend del 3 e 4 e 10 e 11 ottobre. Se i rifugi Mulaz e Pradidali chiudono questa domenica, i rifugi alpini Rosetta e Velo della Madonna resteranno aperti anche nei weekend successivi per accogliere i trekker sull'Altopiano delle Pale, mentre il rifugio Canali Treviso rimarrà aperto tutti i giorni fino all'11 ottobre. Il periodo a cavallo tra settembre e ottobre regalerà agli amanti della natura lo spettacolo del foliage, un'esplosione di colori da ammirare in sella a una mountain bike, mentre si pratica downhill o semplicemente a piedi, immersi nel silenzio della natura; si possono vivere i magici colori dell'autunno in Val Canali e nella valle del Vanoi, scrigni naturali di meravigliosa bellezza.Segnaliamo che dal 3 al 4 ottobre è programmata una giornata di cammino in compagnia dello scrittore e barefooter (camminatore a piedi scalzi) Andrea Bianchi e del fotografo naturalista Alessandro Gruzza, immersi nella bellezza travolgente delle Dolomiti e impreziosita dai primi colori dell'autunno. La Val Canali, ai piedi delle Pale di San Martino, aiuterà a stimolare, grazie all'originale approccio proposto dai due artisti, l'innata empatia per la Natura. Un'occasione per imparare a cogliere l'armonia con l'occhio del fotografo naturalista, e l'equilibrio interiore ed esteriore con l'appoggio del piede scalzo sul terreno naturale. "Non sono richieste né competenze di tecnica fotografica - spiegano gli organizzatori - né precedenti esperienze di cammino a piedi nudi in Natura, ma solo il desiderio di immergere se stessi in un mondo fatto di sensazioni". Per informazioni e prenotazioni: info@jointhebeautymovement.com oppure info@sanmartino.com

Corriere delle Alpi | 27 Settembre 2020

p. 15

Prima neve, freddo e ghiaccio sui sentieri Chiusa la strada che porta alle Tre cime

Francesco Dal Mas BELLUNO Prima neve e primi freddi dell'autunno sulle Dolomiti. Ghiacciate le strade che portano in quota. Inaccessibile quella che da Misurina sale alle Tre Cime di Lavaredo. Chiusa ieri, lo resterà anche oggi. Al rifugio Auronzo era possibile avvicinarsi solo con i ramponi. Difficoltà anche sul Falzarego e sugli altri passi. «Quassù al Pordoi abbiamo avuto delle difficoltà fino alle 10, forse 11 del mattino, poi la strada è diventata di nuovo percorribile e nel pomeriggio sono arrivati anche numerosi motociclisti», informa l'albergatore Osvaldo Finazzer.La precipitazione, iniziata venerdì sera, è stata limitata, fra i 5 e i 10 centimetri, solo in Alto Comelico si è arrivati a due spanne di neve. Una decina di centimetri anche sul ghiacciaio della Marmolada. «Se nei prossimi giorni la temperatura continuerà a rimanere bassa e il sole non bucherà le nuvole, questa sarà un'ottima protezione per il ghiacciaio», afferma Guido Trevisan, gestore del rifugio Pian dei Fiacconi, a un'ora e mezza dalla vetta. «Ma noi quassù auspichiamo nevicate più abbondante per recuperare un po' di massa».Tutto nella norma o c'è stata qualche anticipazione addirittura dell'inverno? «Direi nella norma degli ultimi 20 anni», risponde Thierry Robert-Luciani, fisico e meteorologo del Centro valaghe di Arabba/Arpav. «In media ad anni alternati è arrivata la neve nell'ultima decade di settembre. Correnti settentrionali d'aria fredda e ancora un po' umida ha interessato le Dolomiti, con particolare riguardo tra l'Alto Comelico e Sappada». Oggi, prevede Luciani, «avremo un temporaneo aumento della

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