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VINCOLI: IL CASO DEI TERRITORI DI AURONZO E DEL COMELICO

al top manager, Milano-Cortina può contare anche su una first lady, leggi Daniela Ferolla, ex Miss Italia e fidanzata ufficiale del dinamico genovese. –

Corriere delle Alpi | 12 Novembre 2019

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I sindaci chiedono un anno di stand-by

Francesco Dal Mas SANTO STEFANO «Signor ministro, rinvii i vincoli. Lasci procedere, nel frattempo, la Regione». Corsa contro il tempo per evitare l'ingessatura paesaggistica del Comelico e di Auronzo. Fra un mese scade il tempo delle osservazioni, a metà gennaio il decreto del Ministero e 10

della Soprintendenza diventa operativo. Ecco perché ieri pomeriggio, a Santo Stefano, si è tenuto un vertice allargato fra i sindaci di Auronzo, Comelico Superiore, Danta, San Nicolò Comelico, Santo Stefano (ha partecipato la vicesindaco), San Pietro; gli avvocati degli Studi Barel e Steccanella; i parlamentari Roger De Menech e Paolo Saviane (assenti giustificati gli altri); i tecnici comunali. Tutti ospiti dell'Unione Montana. Ed è stato proprio il suo presidente, Ianese, a sintetizzare in serata l'esito della riunione.«I parlamentari De Menech e Saviane, ma immagino anche gli altri, chiederanno un incontro al ministro dei Beni culturali, Franceschini, per spiegargli che il nostro territorio è già vincolato per il 95% e che permetta alla Regione di riordinare le misure di protezione, d'intesa con la Soprintendenza», spiega Ianese, «e, concedendo una proroga di un anno, il Governo riuscirà ad ottenere delle misure di tutela finalmente condivise». In sostanza il Comelico ed Auronzo chiedono a Roma di sospendere l'iter (sarebbe forse chiedere troppo la cancellazione) e di riprenderlo una volta che, dopo un'analisi approfondita, Comuni, Regione e Soprintendenza si accorderanno sui limiti da assumere. De Menech e Saviane hanno condiviso l'allarme del territorio perché, imposti i vincoli, «sarebbe impossibile piantare anche due chiodi», come esemplifica la sindaci di Auronzo, Tatiana Pais Becher, «senza chiedere l'autorizzazione alla Soprintendenza».La palla, dal punto di vista operativo, è in mano alla Regione, che un analogo incontro ha già promosso a Venezia. Ma i tempi stringono e in un mese - è stato osservato - non si riuscirebbe a presentare le osservazioni a tutte le prescrizioni previste e, soprattutto, a trattare sulla cancellazione di alcune e sull'ammorbidimento di altre. Verrà puntualmente informato anche il ministro Federico D'Incà, ieri impegnato in appuntamenti istituzionali (ha fra l'altro ricevuto il presidente portoghese) perché, a sua volta, ne parli con il collega Franceschini.«L'incontro è stato importante perché ci siamo chiariti le idee», sottolinea De Menech, «e i sindaci hanno puntualizzato con efficacia la loro posizione». Soddisfatto anche il senatore Saviane, perfettamente consapevole dell'improponibilità dei vincoli in un territorio già iper protetto. Resta sullo sfondo, mal che vada, il ricorso al Tribunale amministrativo dello Stato.«È l'ultima spiaggia», precisa Ianese, «e come tale intendiamo utilizzarla. Saremo costretti a rivolgerci al Tar se da Roma non arriverà nessun segnale di apertura, e cioè se a metà dicembre scadrà il tempo delle osservazioni e si andrà, entro i 30 giorni successivi, alla conferma dei vincoli annunciati».Ma questa - mette subito le mani avanti il presidente dell'Um - non vuol essere una minaccia. Fermo nella sostanza, ma prudente nei modi si è proposto ancora il sindaco Marco Staunovo Polacco che, come si sa, è proteso a chiudere positivamente un'altra delicata partita, quella del collegamento sciistico. -BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI

Corriere delle Alpi | 19 Novembre 2019

p. 28

Vincoli, approvata in consiglio la prima delibera per dire di no

Francesco Dal Mas AURONZO No ai vincoli paesaggistici. Lo ha deliberato ieri il consiglio comunale di Auronzo, sulla base di una delibera proposta dalla giunta che farà il giro anche di altri enti locali. Recentemente, infatti, la Provincia ha auspicato, con il suo presidente Roberto Padrin, che vi sia un concorso di solidarietà con i Comuni di Auronzo, Comelico Superiore, Danta, San Nicolò Comelico, Santo Stefano e San Pietro, che rischiano di rimanere ingessati con le nuove misure di protezione a loro carico. Il Comune di Auronzo ha presentato una relazione a firma del sindaco, Tatiana Pais Becher, sulla base di un'istruttoria tecnica del competente ufficio comunale. I motivi del no ai vincoli? Anzitutto l'infondatezza della motivazione di necessità di continuità del vincolo per decreto al fine di garantire "un aspetto unitario e uno spiccato carattere d'identità" piuttosto che "singoli episodi di pregio estetico-percettivo". È infondata, inoltre, la motivazione di necessità di vincolo per "le dinamiche di trasformazione in atto - così viene descritto - i fattori di rischio e gli elementi di vulnerabilità ... ascrivibili al processo di abbandono dei versanti, al declino del settore primario, a fenomeni di spopolamento e a una crescente necessità di sviluppo turistico".Secondo il Comune, poi, il territorio è già tutelato per circa il 96,6%. Quindi sono improponibili ulteriori vincoli. Vi è conflitto tra le nuove prescrizioni - è un'altra motivazione - con la normativa di tutela già esistente e fondata sul Piano d'area Auronzo - Misurina, redatto e approvato dalla Regione e con le previsioni e prescrizioni del Regolamento edilizio e delle norme urbanistiche attuative.I vincoli, insomma, non si coordinano con questa strumentazione. Per il Comune vi è anche incompatibilità in materia edilizia ed urbanistica nella definizione delle norme prescrittive della disciplina d'uso, che spesso sconfinano in prescrizioni di tipo architettonico-edilizio e di assetto e pianificazione territoriale. E tutto questo anche relativamente alle infrastrutture, la cui competenza, peraltro, è esclusiva della Regione e dei Comuni. La delibera parla poi di ridondanza nelle proposte ulteriori di tutela paesaggistica rispetto agli strumenti di vincolo esistenti e di dati insufficienti relativi alla conoscenza dell'area. Mancano pure dati che siano acquisiti con criteri di scientificità e tracciabilità, in grado di individuare e quantificare le pressioni in atto nei confronti del sistema ambientale conseguenti alle diverse forme di utilizzo del territorio. Per la giunta Pais Becher manca soprattutto una valutazione preventiva di altre disposizione di legge e di regolamentazioni relative alla sicurezza antisismica e idrogeologica, alla gestione dei boschi, alla disciplina ambientale, alla regolamentazione sulla qualità delle acque e alla coerenza con le aree a tutela ambientale SIC e ZPS presenti. La delibera denuncia pure la sproporzionalità dell'estensione territoriale vincolata rispetto all'entità delle aree nelle quali si dichiarano i rischi.Ieri, intanto, sono intervenuti gli ambientalisti di MW per sottolineare che "è molto grave che un consiglio comunale voti contro delle prescrizioni di un Ministero, cioè dello Stato" . Avere la tutela dell'ambiente è una ricchezza, non un danno, afferma Mw, che poi estende la sua riflessione all'impianto da sci tra Valgrande e Val Pusteria. «Questo impianto di fatto risulta non approvabile e alla fine potrà creare 20/30 posti di lavoro; quindi non c'è nemmeno la giustificazione di nuovo lavoro. Inoltre non stimolerà l'imprenditoria privata, perché attori di questo business saranno terzi, estranei al Comelico». --

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