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Cosa è normale?
A quanti anni ha perso la vista suo padre Ernesto? Come è successo?
A 14 anni perse la vista di un occhio e a 20 anni anche del secondo occhio. Questi eventi furono causati da dei traumi nella sua vita. Questi, insieme alla forte miopia congenita e alla rosolia che sua mamma aveva avuto durante la gravidanza, gli provocano la perdita permanente della vista. Lui si fece operare e rimase per sei mesi in ospedale ma non riuscì a recuperare la vista.
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Chi e in che modo lo ha sostenuto maggiormente?
I suoi amici, che gli facevano le registrazioni per aiutarlo a studiare più facilmente, ed i suoi fratelli e familiari sono stati coloro maggiormente presenti nella sua vita e coloro che lo aiutarono maggiormente. Tuttavia, Ernesto Bonvicini fu un uomo autonomo e preferiva andare da solo dove poteva e anche oltre. Non accettava i comportamenti compassionevoli delle persone. Si rifiutava di essere accompagnato dove non serviva. Nella sua vita fu molto attivo ed anche se fu cieco, scrisse tante leggi per i ciechi, gli ipovedenti e altri minorati dagli anni ’50 agli anni ‘’90.
La perdita della vista gli ha causato difficoltà nella vita quotidiana?
Lui e la sua famiglia non hanno mai visto questa condizione come un limite. Sono riusciti a vivere ogni esperienza a cui erano interessati. Egli fu anche un appassionato di montagna. La sua condizione ha cambiato il suo modo di interagire col mondo ed anche, di conseguenza, con la sua famiglia. Fra lui e la sua famiglia, c’era una relazione di vicinanza fisica maggiore rispetto al solito. Egli aveva inoltre un udito straordinario.
Quando, dove e in che cosa sembrano emergere pregiudizi su questa disabilità?
Spesso, al ristorante, capitava che il cameriere chiedesse a sua moglie cosa volesse ordinare lui oppure spesso le persone gli chiedevano se voleva attraversare la strada anche se lui non ne aveva intenzione. Questo è dovuto al fatto che le persone tendono a trattare tutte le disabilità nello stesso modo. Ernesto Bonvicini si batté per permettere ai bambini disabili di essere inclusi nelle scuole pubbliche. Dagli anni Settanta i bambini disabili cominciano ad andare a scuola affiancati da un maestro detto “d’appoggio”.
Negli anni c’è stato un cambiamento o miglioramento su come viene trattata questa disabilità e su come vengono vissute le disabilità in generale?
C’è stato un enorme miglioramento dal punto di vista tecnologico, politico e pratico per aiutare i disabili a vivere con le loro disabilità. Nonostante il progresso in campo scientifico e tecnologico sia stato eccezionale, dal punto di vista sociale ancora oggi la nostra società non è ben preparata per aiutare le persone con disabilità ad avere un’esperienza di vita migliore. Molti sono timorosi e pur cercando di non offendere una persona con disabilità tendono a stare troppo attenti e involontariamente la trattano in modo diverso. Un modo per farle stare meglio potrebbe essere stare accanto alle persone con disabilità in modo più naturale, perché possano esprimersi con le potenzialità che hanno.
Data dell’intervista: 27/04/2020 Modalità di realizzazione: videoconferenza Intervistatori: Alice Zanatta e Stefan Chavkosk Istituto: Liceo musicale e coreutico F. A. Bonporti Classe: 3 MB