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Editoriale

Certamente, avremmo anche potuto ignorare quanto è cambiato nel corso di venticinque anni di redazione di questa rivista. Tanto si è trasformata la materia tecnico-commerciale di riferimento: ed è questione fondante che non si esaurisce in se stessa, perquanto si manifesti anche in misura autonoma. Soprattutto, intornoanoi, l’evoluzione tecnologicacomplessiva-che si proiettasullasocietàtutta, invadendo comportamenti e consuetudini (alcuni dei quali in assuefazione passiva, altri in presenzaattiva e confortevole)- ha modificato approcci quotidiani, che ormai non possono prescindere dalla Rete e da tutto quanto viene considerato e raccontato in tempo reale. Dacui, eccoci qui, una certa riflessione sulla personalità e utilità (forse?) di una pubblicazione cartacea, quale è la nostra. Non è certo un parlarci addosso -come non intende proprio essere-, ma un partire da noi stessi perapprodare aconsiderazioni più ampie e condivisibili sull’occuparci di Fotografia: insieme, noi che compiliamo con coloro i quali ci frequentano mensilmente.

Alla meta del Duecentocinquantesimo numero di edizione, conteggiato dal maggio 1994 di (lontana / antica) origine, si è imposta una certa riflessione, con pausa collegata. Così, anticipiamo qui che, a breve, un sostanzioso restyling formale guideràunainnovativainterpretazione dellameditazione e ponderazione cartacea, in propriaproiezione “attuale”: senzaalterare la sostanza dei contenuti e degli approfondimenti che ci sono propri, terremo conto di quanto oggi possa integrarsi in un tutt’uno che potrebbe non avere alcuna soluzione di continuità.

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Ragionando in questo modo, l’attuale edizione è stata confezionatacon unanutritaserie e qualitàdi contributi sintonizzati sul concetto e valore di reputazione in forma cartacea. Molti riferimenti richiamano la nostra storia redazionale; altri hanno evitato cenni specifici. Comunque, a partire dalla statura di co- loro i quali hanno scritto pernoi, dalla sommità delle rispettive competenze fotografiche, sono tutti ragionamenti dei quali fare prezioso tesoro... lungo quel cammino, anche individuale, con il quale ciascuno di noi edifica la propria personalità.

Tante parole, soltanto parole, sia a beneficio di quel rinnovamento personale che intendiamo effettuare, siaasostegno collettivodi un pensierochesi rivolgaallaFotografia-nostroterritorio comune- come fantastico e privilegiato s-puntodiriflessione, magari proiettato verso altri approdi: a ciascuno, i propri.

Ancora, e poi basta. È inteso che, immagini a parte, piuttosto che a partire dalle immagini, è sempre la parola scritta, qui in forma cartacea, che si propone e impone come buona compagnia per le nostre (le vostre) escursioni nel mondo. Arricchiamoci delle parole che sentiamo, e riserviamo loro un posto nel nostro cuore. Così come le fotografie che incontriamo nel giardino lungo il quale siamo incamminati, anche le parole che sentiamo possono arricchirci più e meglio di quanto (non) possano farlo i denari. Non cerchiamo parole che facciano la differenza della nostra vita, ma forse le incontreremo. Maurizio Rebuzzini

Nell’ambito delle parole che in questo numero della rivista testimoniano una serie concatenata di valutazioni, soprattutto riferite alla realtà odierna della permanenza di riviste periodiche cartacee -quale è FOTOgraphiae attualità tecnologica online, da pagina 26 riportiamo la trascrizione di un tema scolastico compilato da Settimio Benedusi, fotografo di richiamo e riferimento, ai tempi del Liceo Classico, all’età di diciassette anni. Qui, in garanzia e prova sicura (se ve ne fosse bisogno), i fogliprotocollo originari. Da cui, uno diquei collegamenti neiquali spesso incappiamo. Queste antiche considerazioni sulla Fotografia (ancora oggipalpitanti) confortano l’attuale personalità dell’autore Settimio Benedusi, a integrazione della sua professione quotidiana; sono riflessioni forse acerbe (ma averne di tanta e tale frutta acerba), ma già definite da un accostamento alla Fotografia di alta concentrazione. Per cui, da e con Alberto Meomartini, a pagina 22: ogni azioneprofessionale, in fotografia, ma non soltanto, presuppone l’impegno di una vita, piùqualche ora. Insomma, chi vale... arriva da lontano.

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