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Eternità
di Maurizio Rebuzzini - Ricerca iconografica di Filippo Rebuzzini ETERNITÀ
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Prodotto con finanziamenti provenienti da ventisei organizzazioni di cinque paesi del Nord Europa -Svezia, Danimarca, Norvegia, Finlandia e Germania-, il film Maria Larssons eviga ögonblick, in originario svedese ( traducibile in Il momento eterno di Maria Larsson), del 2008, è stato distribuito con il titolo internazionalizzato di Everlasting Moments, ovverosia Momenti eterni. E con questo titolo è rintracciabile in Rete, per l’eventuale acquisto del Dvd, che, diciamolo subito, è disponibile nella sola lingua originaria finlandese, con sottotitoli in inglese. Non esistono altre edizioni linguisticamente più accessibili; quantomeno, noi non siamo riusciti a reperirne altre, tenuto conto che, a livello planetario, si registrano soprattutto partecipazioni a rinomati Festival internazionali, più che programmazioni in sala.
Ovviamente, il nostro punto di vista è mirato e viziato, come al solito: relativo alla componente “fotografica” presente nella sceneggiatura, che, in questo caso, è qualcosa di più, perché meglio, di una asettica partecipazione di margine. Di fatto, anticipiamo subito che si tratta di un racconto di emancipazione femminile, nella Svezia marina di primo Novecento.
Rispetto altre osservazioni specifiche e indirizzate, in questo caso, sono fondamentali sia la trama -che ci ripromettiamo di evocare-, sia la genesi della produzione, che stabilisce termini di una cultura e una voglia di condividere -sapendolo fare- sulla quale è bene riflettere. E lo stiamo per fare, qui e ora. In ordine inverso.
GENESI
Maria Larssons eviga ögonblick / Everlasting Moments è il progetto cinematografico più maturo del regista svedese Jan Troell (1931),
pubblicamente, di Maria Larsson, vissuta all’inizio del secolo scorso. Favorita anche da una concomitanza favorevole, ha potuto avvicinare Maja Larsson, figlia di Maria, cugina di suo padre. A questo punto, sono state individuate e recuperate le fotografie che Maria Larsson ha realizzato nei primi decenni del Novecento, che hanno definito solide basi per la stesura di una sceneggiatura cinematografica attorno questa vicenda, per un film tratto da una storia vera. Nel 2004, il regista Jan Troell è entrato nel vivo del progetto, partendo dall’assegnazione dei ruoli principali all’attrice finlandese Maria Heiskanen (1970) e all’attore danese Jesper Christensen (1948), rispettivamente nei panni di Maria Larsson, protagonista, e del fotonegoziante Sebastian Pedersen, due attori con i quali si sente in sintonia; citazioni dovute per Maria Heiskanen nel cast di Il capitano (titolo originario in italiano), del 1991, e Jesper Christensen in quello di Dom över död man, internazionalizzato in The Last Sentence, del 2012. Per il ruolo dell’altro protagonista Sigfrid Larsson, discutibile marito di Maria, si è atteso altri due anni, fino all’inconche ha diretto attori del calibro di Max tro con l’attore svedese Mikael Persbravon Sydow e Liv Ullmann (in La nuo ndt (Mikael Åke Persbrandt; 1963), che va terra / Nybyggarna [I coloni], del si è proposto per la parte all’indomani 1972, e Karl e Kristina / Utvandrarna di un incontro con il regista, a un festi[Gli emigranti], del 1971). val cinematografico in Svezia. Su sua indicazione, negli anni Ottan- Una marginale differenza tra la vita ta del Novecento, la moglie Agneta Ulf- vera di Maria Larsson e la sceneggiatura sater-Troell (1941) ha condotto ricerche del film Maria Larssons eviga ögonblick sulla personalità, allora non conosciuta / Everlasting Moments è la trasposizione a Malmö, città di origine del regista Jan Troell, In formato Dvd, l’avvincente e coinvolgente film Everlasting Moments (titolo in- di quanto effettivamenternazionale, dall’originario Maria Larssons eviga ögonblick), di Jan Troell, del te avvenuto a Göteborg. 2004, è disponibile nella sola lingua finlandese, con sottotitoli in inglese. Sia in Nel 2007 di realizzazioquesta sta con veste, sia sulle locandine la macchina fotografica promozionali, la combinazione della protagoni(Contessa 9x12cm) stabilisce i protagonisti della ne, le riprese del film si sono allungate dal ventisei febbraio al Primo vicenda narrata. Infatti, complice la Fotografia, la sceneggiatura da una storia vera giugno, con esterni giracconta di emancipazione femminile, nella Svezia marina di primo Novecento. rati anche a Luleå, sempre in Svezia, e Vilnius,
capitale della Lituania. Su indicazione del direttore della fotografia Mischa Gavrjusjov, in coppia con lo stesso regista Jan Troell, il film è stato girato in 16mm e poi stampato in 35mm. Quindi, si è ottenuta un’immagine un poco sgranata, che ben si adatta al clima dell’inizio del Novecento, altresì sottolineato anche da colori tenui e tonalità seppia.
Presentato in anteprima al qualificato Toronto International Film Festival 2008, Maria Larssons eviga ögonblick / Everlasting Moments ha vinto il Guldbagge Award 2009 per il miglior film. Alla stessa quarantaquattresima sessione dell’autorevole premio svedese, il più importante del paese, assegnato dallo Svenska Filminstitutet (Istituto cinematografico svedese), si sono affermati anche i tre attori di spicco: Maria Heiskanen, migliore attrice protagonista, Mikael Persbrandt, miglior attore protagonista, e Jesper Christensen, miglior attore non protagonista. Quindi, si segnala anche il premio speciale per la miglior musica, consegnato a Matti Bye. E, poi, altri premi e riconoscimenti, sia all’opera sia ai suoi sceneggiatori, regista e interpreti.
LA TRAMA
Maria Larssons eviga ögonblick / Everlasting Moments è uno di quei film nei quali non succede molto. Ma è comunque pieno di carattere e incidenti. È una vita -solo una vita-, ma Maria Larsson è così empatica e dipinta con un tale amore, che veniamo proiettati e immersi in quella vita... come lei.
Svezia, primo decennio del Novecento. In un momento di cambiamenti e fermento sociale, di povertà, Maria, una giovane operaia finlandese, trasferitasi a Malmö (nel film; a Göteborg, nella realtà), a una lotteria, vince un prezioso apparecchio fotografico Contessa. È un premio ex aequo con un uomo di nome Sigfrid Larsson. L’incontro è fatale e, complici mille e mille disagi esistenziali, per condividere il premio, i due si sposano.
Dal matrimonio, nascono quattro figli, tra i quali Maja, come già rilevato, cugina del padre di Agneta Ulfsater-Troell, moglie di Jan Troell, regista del film, la cui sceneggiatura la eleva a ruolo di narratrice: nell’interpretazione dell’attrice Birte Heribertson, e con la presenza e partecipazione delle attrici Nellie Almgren, nei tempi della sua adolescenza, da otto a dieci anni, e Callin Öhrvall, in quelli immediatamente successivi, da quindici a ventidue anni.
Conteggiata e considerata anche per il proprio valore economico potenziale e
possibile e probabile, la Contessa a soffietto viene portata da Maria nel negozio del danese-svedese Sebastian Pedersen, al quale chiede una valutazione monetaria. Tenendola con sé, ai fini della stima richiesta, il fotonegoziante scatta una fotografia a Maria nel momento in cui si allontana dalle sue Certa scenografia del film vetrine. Quando lei torna al Everlasting Moments, di- negozio, è stupita di vedere pendente dalla sceneg- la sua fotografia, ne rimane giatura, si basa su fotoammirata e si chiede come funzioni la tecnica per ottegrafie ritrovate, realizza- nere tanto realismo (visivo). te da di Maria Larssons, Sebastian Pederson le improtagonista. partisce una breve lezione, spiegandole i princìpi della Fotografia e della rappresentazione per immagini. Quindi, si rende disponibile a fornirle l’attrezzatura fotografica complementare, per poter agire in proprio comodo con la Contessa. Sebbene Maria non abbia soldi per pagare l’equipaggiamento, il fotonegoziante accetta la macchina fotografica stessa come pagamento, permettendole di utilizzarla in comodato d’uso (concetto attuale, utile per definire l’accordo). Maria usa la Contessa per fotografare i suoi quattro figli, avvertendoli loro di non dirlo a nessuno, compreso al padre Sigfrid. Quindi, la utilizza per una fotografia post mortem (argomento foto-
grafico che qualcuno ha ben approfondito) della giovane Ingeborg, donandone una copia alla madre. A seguire, Maria mostra un’altra copia della stessa fotografia commemorativa a Sebastian Pederson, che -colpito e impressionato dal talento e dalla sua capacità espressiva naturale- la accetta come pagamento per la Contessa.
Quando il marito Sigfrid viene arrestato, e presto rilasciato, dopo un’esplosione durante uno sciopero, che uccide un manifestante, ferendone altri sei, Maria gli rivela il proprio impegno fotografico, mostrandogli i ritratti dei loro figli.
Cinque anni dopo, dal 1914, la Grande guerra devasta l’Europa, lambendo anche il sud della Svezia. Maria si rivolge di nuovo a Sebastian Pederson, presentandogli un suo progetto fotografico relativo a ritratti di soldati in uniforme. Allo stesso tempo, quando i monarchi della Scandinavia si incontrano per discutere di come tenere i propri paesi fuori dal conflitto, Maria partecipa all’incontro, e scatta una fotografia dell’apparizione pubblica dei re. È scioccata nell’apprendere che la sua fotografia dei regnanti è stata acquistata e pubblicata da un giornale.
La vita privata della famiglia Larsson è sempre più compromessa dalla brutalità di Sigfrid, che tradisce la moglie e la picchia sistematicamente; comunque, pur tra mille e mille disagi e conflitti, rimane unita per salvare le apparenze, in una società estremamente convenzionale. Quando, infine, Maria viene a mancare, la figlia Maja scopre un suo autoritratto allo specchio, unica fotografia della madre che le rimane come ricordo eterno.
DA CUI E PER CUI
Se la vita è bella, lo è anche questo film: commovente e coinvolgente come non molti riescono a esserlo. È un ritratto vivido, non sentimentale, ma al tempo stesso tenero e amorevole, di una famiglia svedese di mare all’inizio del Ventesimo secolo. Perfino il padre, volgare e bruto come i tempi (forse) imponevano ai ruoli sociali, finisce per essere anche divertente e... talvolta affettuoso. L’eroina è Maria, che soffre molto, ma che non riesce mai a liberarsi del tutto dal marito, dalla vita che lui ha disegnato per lei. Comunque, durante i quindici anni dello spazio temporale del film, i bambini crescono e prosperano, modestamente. E arriviamo a vedere che questa è praticamente la storia più comune di una famiglia della classe operaia di quel periodo, ovunque. E, poi, come già annotato, è un racconto di emancipazione femminile, nella Svezia marina di primo Novecento. [Con ulteriori considerazioni ben svolte e declinate, sull’autorevole sito www.feministphoto graphynetwork.com].
Dal nostro punto di vista interessato, c’è una partecipazione in più, perché Maria scopre la Fotografia e il suo lessico visuale. Intervallate nel corso degli anni, le scene in cui scatta fotografie e le sviluppa in una camera oscura improvvisata sono affascinanti; tra l’altro, e per fortuna, non sono esagerate in qualcosa di epocale e artisticamente profondo.
Uno dei nostri campi d’azione, anche professionali, è la Storia della Fotografia, che pure insegniamo a livello universitario: così che, con competenza acquisita, possiamo affermare che il film ha bilanciato molto bene l’accuratezza storica, per quanto la Contessa 9x12cm, co-protagonista della vicenda, sia di produzione successiva ai tempi evocati [con obiettivo Extra Rapid Aplanat 135mm f/7,7... lo stesso usato dal fotografo ceco Josef Sudek (1896-1976)]. In assoluto, le dimensioni, la chiarezza, la cura nell’impugnarla (anche ruotandola orizzontalmente) e la procedura di impiego sono
fedelmente consone alla realtà. È così che anche noi avremmo potuto consigliare il regista e lo scenografo. Tanta accuratezza aiuta non solo gli spettatori che sanno (non ce ne sono così tanti, ci rendiamo conto), ma sostiene e garantisce validità storica nelle trasversalità specifiche del film. Soprattutto, e ben più rilevante, affermiamo che lo stile delle fotografie d’epoca, richiamate nel film, da originali di Maria Larsson, è davvero caratteristico di una non professionista di talento, seria e appassionata come la protagonista (per piacere, si eviti l’abbinamento alla personalità della statunitense Vivian Maier [1926-2009], che agì in epoche successive, della quale è in corso l’arbitraria beatificazione). Personalmente, siamo grati a questo film, che ha presentato una fotografa che ci era ignota, i cui momenti eterni congelati nelle sue immagini erano rimasti tali solo per la sua famiglia, nascosti e quasi dimenticati in un cassetto. In conseguenza, una storia sul fragile potere della Fotografia di preservare la Vita e impossessarsi della propria Vita. In trasposizione cinematografica, il film è raffinato ed elegante, quasi all’eccesso, fino a un uso semplice e incantevole della luce. In ripetizione doverosa, il film è bello, ma la vita è bella... forse. Non è facile, implica perdere alcune battaglie, significa rinunciare a un poco di dignità, ma se mantieni la rotta, come fanno questi protagonisti in modi che la maggior parte delle famiglie contemporanee non farebbe, c’è qualche altro tipo di ricompensa. Si può scegliere cosa vedere: scegliamo sempre e davvero cosa vedere, ma cerchiamo di non mentire a noi stessi. Con amarezza, in conclusione dovuta e ricercata. Come mai, soprattutto al nostro Tempo, governato da imperativi di globalizzazione, anche culturale, si intende integrazione soltanto verso modelli spettacolari, soprattutto provenienti dagli Stati Uniti, e non avvicinamento verso espressioni formative matuPer la sua interpretazione di Maria Larsson, l’attrice finlandese Maria Heiskanen rate altrove? Fotograè stata valutata migliore attrice protagonista al Guldbagge Award 2009, il più fia a parte, Maria Larimportante premio cinematografico svedese, assegnato dallo Svenska Filmin- ssons eviga ögonblick stitutet (Swedish Film quarantaquattresima Institute sessione, / Istituto cinematografico svedese). premi per il miglior film e a Mikael Nella stessa Persbrandt, / Everlasting Moments è uno di quei film che dovrebbe raggiungere miglior attore protagonista (nei panni del marito Sigfrid) e Jesper Christensen, mi- l’anima di molti, probaglior attore non protagonista (nei panni del fotonegoziante Sebastian Pedersen). bilmente di tutti. Se non che...! ■ ■