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Alla Zeiss

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Dentro la guerra

Dentro la guerra

Annotazione d’obbligo, in forma di confessione. Nonostante qualcuno mi accrediti altro percorso scolastico, magari scandito da studi classici, ho frequentato un istituto tecnico, indirizzato all’Ottica. Dopo il biennio introduttivo, che superai in tre anni, al momento di scegliere la specializzazione, mi indirizzai senza alcuna coscienza. Scartando perfezionamenti decisamente sgraditi (per esempio, Elettrotecnica e Meccanica, che mi avrebbero permesso di rimanere al VII Istituto Tecnico Industriale, di Milano) e ignorando quelli che mi erano preclusi da regolamenti scolastici del passato (primi tra tutti, Fisica e Chimica), ripiegai sull’Ottica, guidato da considerazioni almeno grottesche. Da cui, casualmente, mi avvicinai a un argomento che, poi, avrebbe guidato e vincolato la mia vita adulta; ma tutti sappiamo bene che -per quanto sia tale- il Caso è anche indirizzato e favorito dai comportamenti individuali. Forse.

Comunque, per precisione dovuta, il rapporto tra Ottica e Fotografia, con la quale ho condotto la mia esistenza (nel bene, probabilmente, come nel male, certamen-

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te), non è affatto lineare; per quanto, in Quarta e Quinta fosse previsto agire in sala di posa per Fotografia (insegnante Domenico Grazia). Infatti, l’Ottica studia sistemi che non producono immagine reale, come invece fanno gli obiettivi fotografici, che proiettano su un piano focale. Per esempio, ci si riferisce al microscopio, al telemetro, agli strumenti geodetici e/o topografici (livelle, teodoliti, tacheometri...), ai cannocchiali e binocoli, con allungo d’accompagnamento all’optometria e oftalmologia (oculistica).

All’Istituto Tecnico Industriale Statale Galileo Galilei, di Milano, in indirizzo Ottica, le materie fondamentali erano tutte legate al soggetto primario di studio: dunque, Ottica, Strumenti ottici, Officina ottica, Matematica e Disegno. Il resto era in subordine. Se non che, oltre queste materie -nelle quali mi dimostrai eccelso, dopo anni e anni di risultati scolastici più che modesti-, qui e ora, come sempre faccio, non dimentico l’insegnante di lettere Arturo Cannetta.

Certifico: averlo incontrato in una grigia mattina di ottobre, nel Sessantotto (!), ha fatto la differenza nella mia Vita. E tanto basti, quantomeno in questa rievocazione di un cinquantenario.

In ogni caso, la Fotografia è stata estranea alla mia famiglia di nascita, come anche i libri (nessun rimprovero, nessun rammarico: erano i tempi e le possibilità). Crescendo, alle scuole superiori, cui sto facendo riferimento e richiamo, in anni di agitazione e sogni, sono capitato in una classe nella quale di sedici che eravamo, almeno quindici erano interessati alla Fotografia e pensavano di orientarsi verso il mondo fotografico: uno solo, no di certo. Chi, tra i sedici? La vita è proprio curiosa. Già... curiosa.

Torniamo al triennio di Ottica, superato con brillantezza e ottimi risultati scolastici, scanditi da una alta media di voti. Se non che, già allora, si manifestarono quelle diversità che danno fastidio, incutono timore e fanno paura (e che persistono ancora oggi): quindi, il mio valore scolastico non era ben accetto alla Casta di insegnanti che gestivano il loro potere discriminatorio con modalità estranee alla sola didattica... del resto, condizione e storia che definiscono la Vita in ogni propria manifestazione. Torniamo al triennio di Ottica, negli anni scolastici 1968-1969, 1969-1970 e 19701971, di diploma. A fine giugno, inizio luglio del Millenovecentosettantuno, una volta conclusa la Maturità tecnica, si sarebbe piantata una ulteriore pietra miliare della mia vita (poi, professionale), e ne riparleremo a cinquantenario debito. Ora e qui, in attuale coincidenza di date, rievochiamo il 30 aprile 1971 scandito da due testimonianze direttamente collegate tra loro. In viaggio/ visite di istruzione, accompagnato/e da due insegnanti (Gianmario Reverdy e Umberto Leoni, rispettivamente di Ottica e Strumenti ottici), una parte della Quinta A (V A; oggi, dovremmo essere tutti in pensione!) raggiunse tre mete programmate: a Vienna, in Austria, per la produzione di microscopi Reichert; a Monaco di Baviera, in Germania, per

la linea di produzione delle compatte Agfa Optima (dismesse le quali, l’edificio è stato abbattuto negli anni Ottanta del Novecento); infine, a Oberkochen, sempre in Germania, nel land del Baden-Württemberg, sede della Carl Zeiss. In precedenza, forse addirittura in altro Non tutta la classe V A anno scolastico, si era stati in Svizzera, (Quinta A), dell’Istituto andata e ritorno in giornata, con parTecnico Industriale Stata- tenza appena dopo la mezzanotte (e, le Galileo Galilei, di Mila- per tirare tardi, quella sera, con Egidio no, anno scolastico 1970- Lavezzari e Massimo Gagliardi, andam1971. 30 aprile 1971, davanti all’ingresso degli stabilimenti Carl Zeiss, di Oberkochen, in Germo al cinema -all’Anteo, di Milano-, a vedere Frankenstein, film del 1931, con Boris Karloff nella parte del “mostro”). Visitammo la produzione ottica Wild, di Heerbrugg, nel Cantone di San Gallo, mania. Chi sono io, an- conosciuta soprattutto per i suoi famosi cora prima di compiere microscopi e per eccellenti strumenti vent’anni? Chi è Maurizio topografici; quindi, nella stessa giornaRebuzzini? ta, fu la volta della accreditata Scuola di Fotografia Aerea, nello stesso Cantone. Ma arriviamo all’attuale cinquantenario. Il trenta aprile di quel lontano Millenovecentosettantuno, fummo accolti alla Carl Zeiss di Carl Zeiss, Egidio Lavezzari, dirigente Carl Zeiss, Piero Delvò, Umberto LeOberkochen. Come visualizziamo, lo testimonia una fotografia di gruppo, accanto all’ingresso dello stabilimento Sergio Cappa, dirigente (da notare il pulmino sulla dy (insegnate di Ottica), destra dell’ampia inquadraOriggi, Gianmario Rever tura, da fotogramma 6x6cm gnatrice Carl Zeiss, (?) scattato con la Rolleiflex, op-Rebuzzini (!), accompa pure Rolleicord, di proprietà Alfonso Biotti, Maurizio dell’Istituto). Ma, soprattutSoluzione. Da sinistra, to, lo certifica una cartolina che inviai a me stesso, datata e timbrata, firmata insieme con il mio compagno di banco Egidio (Lavezzari). La cartolina ci fu regalata dalla stessa Carl Zeiss: lo stabilimento di Oberkochen in vista aerea, con logotipo aziendale in attestazione. 30 aprile 1971. ■ ■

oni (insegnante di Stru-

Alvaro Cogliati. relli, Massimo Gagliardi, -menti ottici), Aldo Viva

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