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Fiorella Vair Isabella Quaranta Guardarsi allo specchio

In comunione di intenti, che le ha fatte avvicinare fotograficamente, Fiorella Vair e Isabella Quaranta declinano una Fotografia dell’anima, a partire dalla propria, curiosamente analoga, fino a completarsi una nell’altra. Sono consapevoli che ciò che ciascuno “è” influenza il modo di essere degli altri. Sono altrettanto consapevoli che le loro immagini arrivano a confondersi nella mente, fino al punto di non distinguere più i ricordi e le impressioni. Ma c’è un abisso tra il luogo dove si trovano loro Autrici e quello in cui si trovano coloro i quali avvicinano la loro opera, e nessuno può descriverlo o parlarne con franchezza, anche se tutti sappiamo di ciò che si tratta. Quindi, è indispensabile che sia qualcun altro a dirci chi siamo o a reggere lo specchio per noi. Magari, con la Fotografia

FIORELLA VAIR

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di Antonio Bordoni

Quando non è professionale, nel senso di svolgere incarichi assunti, la Fotografia concede ai propri interpreti infinite sfumature, entro le quali collocare e svolgere il proprio impegno.

In comunione di intenti, fino ad essersi avvicinate fotograficamente e fino a influenzarsi a vicenda, Fiorella Vair (1988) e Isabella Quaranta (1985) finalizzano la propria Fotografia a se stesse e al loro approccio esistenziale con l’esterno. Per dichiarazione esplicita, con la Fotografia affrontano le proprie paure, le proprie ansie. Nel farlo, non è detto che si chiudano in un mondo proprio; probabilmente, nonostante altre intenzioni, è vero l’esatto contrario: offrirsi all’osservatore, per consentirgli un avvicinamento libero da qualsivoglia rivelazione anticipata.

GUARDARSI

ALLO SPECCHIO

ISABELLA QUARANTA

Di fronte alle loro immagini inventate e chimeriche, sia in autoraffigurazione sia con la partecipazione di soggetti guidati e indirizzati verso la composizione (e spesso una è soggetto dell’altra), si prova sempre la sensazione che colpisce ogni volta che ciascuno di noi torna a casa dopo un viaggio, non importa di che durata. Le fotografie di Fiorella Vair e Isabella Quaranta sono lì ad attenderci, perché il loro intimo è anche l’inconfessato di ognuno. Il loro non è un viaggio solitario, ma un percorso condiviso, nel quale è facile riconoscersi. Ci piaccia o meno farlo.

Qual è la consapevolezza intima delle Autrici, che declina una Fotografia dell’anima, a partire dalla propria? Avere cognizione di una verità assoluta: ovvero, sapere che ciò che ciascuno “è” influenza il modo di essere degli altri.

Ma c’è un abisso tra il luogo dove si trovano loro e quello dove si trovano coloro i quali avvicinano la loro opera, e nessuno può descriverlo, anche se tutti sappiamo di ciò che si tratta. Proponendo la loro Fotografia, allestita in mostre, Fiorella Vair e Isabella Quaranta accertano le espressioni dei visitatori, degli osservatori ai quali si rivolgono, per intuire cosa provano al fine di applicare, poi, in evoluzione, in progress, le modalità visive migliori per coinvolgerli più adeguatamente. Avendo loro intuito e trovato motivi per fare ciò che fanno, rivolgono al pubblico domande, invece di offrire risposte (ammesso che ne possano esistere): la loro Meditazione, la loro Fotografia, la loro Poesia, tutto serve per giustificare l’autosufficienza esistenziale. Ecco il senso e valore di queste immagini rivelatrici. Alla resa dei conti, si impone soprattutto il rapporto con e dell’osservatore che può trarre beneficio da queste affascinanti immagini. Anche se le stesse immagini arrivano a confondersi nella mente, ognuno compone tratti di se stesso, avviati dalla sollecitazione visiva di Fiorella Vair e Isabella Quaranta. L’idea comune e condivisa delle Autrici pare essere quella di realizzare opere che possiedono le proprietà di creature viventi: capacità di adattamento, di cooperazione, di appren-

dimento e di cambiamento. Molte di queste facoltà hanno particolare valore nell’esistenza quotidiana; altrettanto, molte di queste doti e qualità sono sollecitate e affrancate proprio grazie a immagini che ciascuno di noi incontra e assorbisce.

Da cui, una condizione fondante per essere Autori Fotografi (in questo specifico, Autrici Fotografe): superare il sapere che pochi sono in grado di applicare al proprio caso. Questa Fotografia di Fiorella Vair e Isabella Quaranta sollecita in altro senso, che non questo: induce a guardarsi allo specchio. Infatti, non accade mai che ognuno di noi arrivi a migliorare la propria comprensione di sé, con il solo proprio pensiero.

Quindi, è indispensabile che sia qualcun altro a dirci chi siamo o a reggere lo specchio per noi.

Magari, con la Fotografia. ■ ■

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