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Memoria
Certamente, il film Memento, dell’apprezzato e seguìto regista Christopher Nolan, del 2000, è uno dei cult trasversali dei nostri tempi, che percorre anagrafi diverse ed esperienze individuali altrettanto differenti: a ciascuno, le proprie. Un poco lo si deve alla fama del controverso regista londinese, che ha inanellato una consistente serie di successi (tra i quali, sono obbligatorie le menzioni di Batman Begins, del 2005, The Prestige, del 2006, Il cavaliere oscuro, del 2008, Inception, del 2010, e Interstellar, del 2014); altro (tanto) dipende dalla particolare costruzione cinematografica del film, del quale il regista è anche sceneggiatore, come lo è degli altri titoli ricordati. Subito, va rilevato che la confezione Dvd di Memento comprende due versioni del montaggio: una è quella propria del film, l’altra è cronologica e consequenziale. Semplifichiamola così, Archivio FOTOgraphia perché il montaggio è qualcosa di più, è molto di più, e definisce una personalità cinematografica di grandezza non comune. Memento non scorre linearmente da un inizio alla conclusione, ma parte dalla fine per tornare indietro con avvincenti e disorientanti (?) passaggi temporali continui e accavallati, che si incrociano, intersecano e attraversano. E anche questo è Cinema.
PROPRIO, NON RICORDA
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Oltre i propri consistenti meriti, che lo proiettano nell’Olimpo della cinematografia dei nostri tempi, Memento ha un sostanzioso retrogusto fotografico in forma di polaroid a sviluppo immediato, sul quale -a nostro solito- ci soffermiamo.
Interpretato da un convincente e allettante Guy Pearce, Leonard Shelby è un californiano che -per un incidente- ha perso la facoltà di memoria breve. Cerca di rintracciare l’assassino della moglie, ma è oggettivamente limitato dalla sua deficienza. Dunque, è costantemente e perennemente armato di Polaroid 680, con la quale scatta continuamente fotografie che scandiscono la sua giornata e i suoi incontri. Fotografa tutto e tutti, perché proprio non ha modo di ricordare nulla di quello che ha appena fatto. Per dirne
una, la sua discontinuità lo porta a dimenticare una persona con la quale ha parlato, se questa esce dalla stanza. Deve fotografarla, annotando sul bordo bianco di chi si tratta (sul fronte) e le sue impressioni e considerazioni al proposito (sul retro). Così facendo, edifica una mappa esistenziale, fisicamente appesa a una parete della sua stanza in motel, sulla quale traccia linee di collegamento e consecuzioni temporali della sua indagine. Ancora, si fa tatuare sul corpo riflessioni, considerazioni e attenzioni che compongono quello che dovrebbe essere il suo bagaglio di esperienze esistenziali: al rovescio, in modo da poterle leggere allo specchio. Senza rivelare nulla che possa compromettere la corretta visione a coloro i quali ancora non avessero visto il film, e volessero vederlo, non possiamo soprassedere su una delle ovvietà di sceneggiature del tipo. Non tutto scorre liscio, e nella vicenda si intromette qualcuno che approfitta del suo oblio, per manipolarne l’azione.
FOTOGRAFIA IMMEDIATA
Comunque, e oltre i confini del film, che consigliamo vivamente, si affacciano altre considerazioni fotografiche, che dipendono tutte dal nostro particolare modo di intendere il suo linguaggio e la sua espressività esplicita, in questo caso -come in altrettanti altri- a partire da una notazione tecnica, strumentale: come e quanto gli apparecchi di ripresa influenzano, fino a condizionarla e definirIl poster di Memento sottolinea la combinazione con la fotografia a sviluppo im- la, la stessa Fotografia. mediato: polaroid integrale, mediazione indispensabile per la “memoria breve”. Per quanto ci riguarda, la vicenda polaroid è
leggendaria, oltre che significativa. Dopo l’anteprima della presentazione e annuncio, del 21 febbraio 1947, al Pennsylvania Hotel, di New York, l’autentico mito ha preso avvio con la vendita dei primi apparecchi a sviluppo immediato, ai Grandi magazzini Jordan Marsh, di Boston, Massachusetts, il 26 novembre 1948. La prima dimostrazione pubblica e relativa vendita della Polaroid Model 95 originaria stabilisce il tempo di una delle più grandi invenzioni dell’era moderna, che supera con un balzo il proprio ambito (fotografico) di partenza.
La fotografia a sviluppo immediato è una invenzione di Edwin H. Land, del suo sogno e delle sue intuizioni. Tutti coloro che l’hanno conosciuto e frequentato sono concordi nell’affermare che la sua personalità è stata magnetica, in ordine con il suo valore scientifico, che ha dato altresì eccezionali contributi allo studio della colorimetria e percezione del colore.
Peter C. Wensberg, che lavorò alla Polaroid Corporation per ventidue anni, arrivando alla carica di vicepresidente, autore della biografia Edwin H. Land e la Polaroid (Land’s Polaroid - A company and the man who invented it), pubblicata da Sperling & Kupfer Editori, nel 1989, afferma che «Quando lo si incontrava, prima di tutto, si notavano gli occhi. Solo in un secondo tempo si osservavano gli altri lineamenti. Gli occhi erano l’uomo».
Oltre tanti altri valori oggettivi, senza alcuna soluzione di continuità dalla fotoricordo all’analisi scientifica e medicale, soprattutto svincolandosi dai tempi inevitabilmente prolungati tra lo scatto e la stampa, indispensabili alla fotografia tradizionale, e acquisendo il valore della copia unica, con lo sviluppo immediato, la creatività ha guadagnato uno strumento che le ha consentito di allinearsi con i gesti caratteristici di altre espressività: con manifestazione dell’azione temporalmente coincidente con la sua rivelazione.
Dalle origini della fotografia a sviluppo immediato, qualificati e apprezzati autori (alcuni dei quali anche ben quotati là dove si vende l’arte) hanno espresso
e realizzato una fantastica quantità e qualità di immagini, che hanno arricchito la Storia della Fotografia e quella dell’Uomo. Sia aderendo alle condizioni standardizzate di utilizzo di apparecchi e pellicole, sia divergendone Perennemente armato con manipolazioni e interdi Polaroid 680, Leonard pretazioni proprie e arbitraShelby (Guy Pearce) fo- rie, ciascuno ha comunque tografa tutto e tutti, per- sottolineato i pregi e valori ché non ha modo di ricordare quello che ha appena fatto. Annota della fotografia pronta in una manciata di secondi (altresì in copia unica), con quanto significa in termini utilitasul bordo bianco di chi ristici e per l’interpretazioo cosa si tratta (sul fron- ne profonda della creatività te) e le sue impressioni espressiva: mai raffigurazione e considerazioni al pro- apparente, ma sempre rapposito (sul retro). presentazione coinvolgente. In conclusione cinematografica, le appassionanti polaroid che compongono il filo conduttore di Memento fanno il proprio paio con le altrettante polaroid del nanetto-viaggiatore di Il favoloso mondo di Amélie, di Jean-Pierre Jeunet, del 2001, complementari alle cabine automatiche per fototessera, motivo conduttore del raffinato film. In entrambi i casi... emozionanti! ■ ■