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Maurizio Galimberti Frammenti di Storia
MAURIZIO GALIMBERTI
Dalla Grande guerra, quella del 1914-1918, che poi avremo conteggiato come Prima, alla luce di una Seconda, dal 1939, Maurizio Galimberti ripercorre la Storia del mondo, con attenzione maggiore alle vicende italiane, attraverso una serie di mosaici in ready-made ripresi da istanti del Novecento: senza soluzione di continuità, da fotogrammi del cinema a cronaca che è mutata in Storia. Il progetto Uno sguardo nel labirinto della Storia è allestito in avvincente e convincente monografia
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FRAMMENTI DI STORIA
Rivoluzione in Iran, 1979;
di Maurizio Rebuzzini
Apprezzato e quotato autore contemporaneo, Maurizio Galimberti è certamente un infaticabile creatore di immagini, di evocazioni, di sensazioni. Occultata tra le pieghe di un’apparenza dalla quale non si può più svincolare, essendo origine acquisita del suo interpretare la Fotografia contemporanea, si rivela una non comune percettibilità creativa che separa l’approvazione generica del pubblico dalla decifrazione di chi, per dovere e/o mestiere, non si limita alle sole apparenze a tutti visibili. E la distinzione tra pubblico generico e addetti è uno dei passi caratteristici dell’Arte.
Ciò detto, la duplicazione di uno stilema formale non coincide necessariamente con la replica e reiterazione di contenuti, valori e riflessioni. Tutti superficialmente e formalmente simili, i progetti fotografici di Maurizio Galimberti esprimono status di originalità, da individuare sottotraccia. Detta meglio, forse, con ripetizione marginale: siamo in presenza di una creatività che non ha eguali, di una capacità espressiva di usare metri di rivelazione che non si fermano alla sola comunicazione, ma procedono oltre. In un mondo e tempo durante il quale certe attribuzioni sono distribuite a casaccio, qui no: dalla mente (razionale)
al cuore (irrazionale), Maurizio Galimberti è un artista, a dispetto della nostra prudenza nell’assegnare e concedere tanto e tale giudizio, in sostantivo maschile.
Se il suo lungo e differenziato cammino, denso di progetti, la maggior parte dei quali raccolta anche in autorevoli monografie, non fosse ancora sufficiente a convincere qualcuno a non fermarsi alla superficie, l’autorevole editore Skira, che fa dell’arte contemporanea bandiera e motivo d’esistere ed esprimersi, ha pubblicato un volume/ progetto a dir poco rivelatore del passo artistico di Maurizio Galimberti, capace di stare accanto ai propri soggetti,
Bao Trai, Vietnam, 1966;
fotografia di Horst Faas quanto -paradossalmente- distaccato, in modo da invitare l’osservatore alla riflessione. Da cui, ciascuno può allinearsi con il suo pensiero, qui in forma fotografica d’azione (mosaici di fotogrammi a sviluppo immediato, come al solito... ma!), come pure prenderne le distanze. Ma qui, più e meglio che in occasioni spettacolarizzate precedenti, non è concessa l’indifferenza. Sia chiaro!
Allo stesso momento, il progetto Uno sguardo nel labirinto della Storia, di Maurizio Galimberti, è coerente al suo percorso, tanto quanto se ne discosta. (continua a pagina 32)
L’onorevole Aldo Moro, 1978;
Ernesto Che Guevara, 1965;
Bambini nel Campo di Auschwitz, 1944;
regia di Dennis Hopper
Maurizio Galimberti. Uno sguardo nel labirinto della Storia; design di Federico Mininni; testi di Matteo Nucci e Denis Curti; Skira Editore, 2020; settanta illustrazioni; 76 pagine 30x38cm, cartonato; 35,00 euro.
«Cerco di portare lo spettatore a una analisi sorprendente e profonda delle opere, dal progetto artistico all’orrore che molte di queste immagini provocano. «Cerco di mitigare l’orrore con la poesia che -con ostinazione- cerco anche quando va in scena la morte, la brutta morte, quella che la storia ci regala sempre».
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SOLO ON LINE
LABIRINTO DELLA STORIA
Processo ad Adolf Eichmann, Gerusalemme, Israele, 1961;
regia di Roberto Rossellini
La Storia non può insegnarci niente, se scegliamo di dimenticarla.
Anne Perry
Dal film La ciociara, 1960;
regia di Vittorio De Sica
(continua da pagina 29)
Diciamolo con chiarezza: questo progetto attuale, oggi è qui considerato, è lontano dai suoi ritratti schierati con la spocchiosa e detestabile società dello spettacolo (come dovere, da e con Guy Debord). Se dobbiamo per forza allinearlo a qualche suo precedente, estraneo a soggetti reali e dal vivo, potremmo richiamare un progetto di qualche stagione fa: Il Cenacolo di Leonardo da Vinci, del 2018, in immediato anticipo sul cinquecentenario dalla morte (2 maggio 1519), realizzato a partire da una eccellente riproduzione su carta, in dimensioni generose.
Con procedura analoga, agendo con fotogrammi dal cinema e stampe di fotografie epocali del nostro tempo, Maurizio Galimberti scandisce tempi, modi e visioni/interpretazioni di un cammino che ha scandito il Novecento. In mosaici compositivi in intenzione ready-made, l’astrazione creativa scarta a lato il crudo realismo, del quale siamo comunque ben coscienti, per approdare a evocazioni capaci di coinvolgere, appassionare e trascinare, prima il pensiero individuale, immediatamente a conseguenza la coscienza. E qui gioca un proprio ruolo fondamentale il progetto grafico della monografia, del più che bravo Federico Mi-
ninni, che dà cadenza e offre continuità al progetto Uno sguardo nel labirinto della Storia. Forma per il Contenuto (questa volta, da e con Vasilij Vasil’evič Kandinskij).
Maurizio Galimberti esorta alla valutazione individuale: realizzato su stime storiche di Paolo Ludovici, Uno sguardo nel labirinto della Storia invita a pensare, invece di credere, a osservare piuttosto di giudicare (le opere del progetto appartengono a Luchi Collection, di Giovanna e Paolo Ludovici).
Non certo in ripetizione superflua, per quanto in replica, al cospetto della Fotografia di Maurizio Galimberti, più e più adeguatamente che in altri riferimenti d’autore, non possiamo ignorare l’azione dell’arte, andando a richiamare aforismi, metafore e boutade / battute di spirito.
Con Vincent Van Gogh: «Spesso, le persone fanno arte, ma non se ne accorgono». Con Albert Einstein: «L’arte suprema di un maestro è la gioia che si risveglia nell’espressione creativa e nella conoscenza». Con Paul Klee: «L’arte non riproduce il visibile; piuttosto, crea il visibile». Con Theodor W. Adorno: «Il compito attuale dell’arte è di introdurre il caos nell’ordine». Con Eugene Ionesco: «Un’opera d’arte è soprattutto un’avventura della mente».
Arte per la Vita. ■ ■