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Mad Dog (Mastino

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Noi poveri

Noi poveri

di Maurizio Rebuzzini - Ricerca iconografica di Filippo Rebuzzini MAD DOG (MASTINO)

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Sul tavolino del soggiorno, la monografia Paul Strand. An American Vision, di attualità ai tempi della lavorazione del film; alla parete, il manifesto di una mostra fotografica di Robert Capa, illustrato con la celeberrima immagine dello sbarco in Normandia; sulla rientranza di un muro, collocato ad arte, l’ingrandimento-poster di una fotografia newyorkese di Berenice Abbott a inquadratura e composizione stretta e alta; ancora alle pareti, fotografie incorniciate scattate sul lavoro (che i titoli di coda attribuiscono a Marc Hauser, apprezzato ritrattista: www.marchauserphoto.com).

È l’appartamento nel quale vive Wayne “Mad Dog” Dobie, fotografo della polizia di Chicago, Illinois, interpretato da un seducente Robert De Niro.

Il film è Lo sbirro, il boss e la bionda, orrendo titolo italiano, che allinea i tre protagonisti in sequenza statica (Robert De Niro, appunto poliziotto, Bill Murray, vicino alla mafia cittadina, e Uma Thurman, dal colore dei capelli). In originale, la sottolineatura è soltanto doppia: Mad Dog and Glory -niente boss-, dal soprannome del poliziotto-fotografo (Mad Dog / Cane pazzo / Mastino) con il nome della co-protagonista; comunque, per risolvere i crediti di rito, regia di John McNaughton e produzione statunitense del 1993.

La trama incrocia i destini di tre persone, quelle scandite dal titolo italiano. In una concitata situazione di rapina, il fotografo della polizia Wayne “Mad Dog” Dobie (Robert De Niro) salva la vita al boss della mafia Frank Milo (l’attore Bill Murray), che -per gratitudine- gli manda a casa, per una settimana, Glory (l’attrice Uma Thurman), per tanti versi, obbligata a prestare servizi leciti per suo conto. Ovviamente, tra “Mad Dog” e Glory sboccia l’amore, e tutto si complica, per poi risolversi in lieto fine, proprio e caratteristico della commedia brillante. Prima della segnalazione della Fotografia nel film, che è poi ciò che ci interessa soltanto, quantomeno da queste pagine, richiamiamo la presenza nel cast di David Caruso, l’investigatore Horatio Caine del televisivo Csi: Miami, nelle parti di Mike, collega poliziotto, e del fantastico caratterista (italo-americano?) Mike Starr, in quelli di Harold, guardia del corpo del boss.

FOTOGRAFIA

WunderKammer MaurizioAngeloRebuzzini (2) Oltre le evocazioni scenografiche riferite in apertura, che compongono i tratti di quella eccellente attenzione ai dettagli e complementi che qualifica il cinema statunitense (non certo quello italiano), la Fotografia attraversa tutta la vicenda di Lo sbirro, il boss e la bionda. È perfino ovvio, quanto inevitabile, dato che il protagonista è un fotografo

A proposito di fotografia giudiziaria, scappatoia del film Lo sbirro, il boss e la bion- della polizia. da (dal titolo statunitense originario Mad Dog and Glory), di John McNaughton, Il film inizia proprio del 1993, un paio di retrovisioni bibliografiche possibili, due tra le più efficaci in con la spedizione di una un casellario di titoli (è il caso!) vasto per quantità e qualità. ▶ Images à charge. La construction de la preuve par l’image; a cura di Diane squadra investigativa sul luogo di un delitto. In una automobile par-

Dufour; Xavier Barral, 2015; 240 pagine 22x28,5cm, cartonato. Con contributi di un cheggiata in un quarcollettivo di esperti, costruzione e ricostruzione delle prove giudiziarie per imma- tiere periferico di Chigini. Con espliciti richiami e riferimenti ai metodi di indagine scientifica elaborati cago sono stati trovada Alphonse Bertillon (1853-1914), criminologo della Prefettura di Polizia di Parigi ti dei cadaveri, e “Mad alla fine del Diciannovesimo secolo. La monografia è stata accreditata come cata- Dog” deve fotografare logo della mostra Sulla scena del crimine. La prova dell’immagine dalla Sindone la scena del crimine. Soai droni, allestita presso Camera - Centro Italiano per la Fotografia, di Torino, dal lidarizziamo subito con 27 gennaio al Primo maggio 2016: passaggio italiano dell’esposizione francese lui e la sua scontrosità, originaria, in cartellone dal 4 giugno al 30 agosto 2015. dalla quale il sopranno▶ Scene of the Crime. Photographs from the LAPD Archive; a cura di James Ellroy, William J. Bratton e Tim B. Wride; Harry N. Abrams, 2004; 240 pagine 20,4x33cm, me (in italiano, traducibile in “Mastino”), così come induce a fare la cartonato. Tra i curatori, una firma di prestigio: James Ellroy, autore di convincen- sceneggiatura. ti vicende poliziesche ambientate nella Los Angeles degli anni Cinquanta. Foto- Comandato a fotografia giudiziaria ufficiale. grafare le persone che si sono assiepate dietro

gli sbarramenti della polizia, tra le quali individuare magari qualche sospetto («come e quanto la fotografia offra ineccepibili documenti per identificazione, classificazione e controllo»), “Mad Dog” / Robert De Niro si muove con circospezione comica. Finge di nulla, alza la reflex (Pentax), inquadra e scatta. Una, due, tre volte, da punti di vista metodicamente diversi.

Sarà ancora più disincantato e sopra le righe in una occasione successiva, nella sala di un ristorante italiano, nella quale si è verificata una sparatoria con morti sparsi nel locale: dopo aver selezionato sul jukebox un motivo allegro e disincantato (Just a Gigolo, nell’interpretazione di Louis Prima, del 1945), si muove tra i cadaveri a passo di danza.

Assolutamente più compassata, è la spedizione fotografica notturna con Glory, durante la quale le rivela i propri intendimenti fotografici (da sentire e risentire), mentre prepara il treppiedi e durante gli spostamenti da un luogo al successivo: «La cosa più brutta nel fotografare la morte -annota-, è che non c’è dignità nella morte. Una donna non può difendersi, non può tirare giù la gonna, non può chiudere la bocca. [...] Quello che tu stai fotografando per lavoro è la forma maggiore di impotenza». Diciamola chiaramente, oltre che in sarcasmo: per quanto sceneggiata, riflessione in esperienza professionale assai più consistente e profonda di tante/troppe parole vuote espresse da presunti “critici e semiologi dell’immagine”. È da questi momenti che l’intimità imposta dalla situazione preordinata dal boss mafioso

Frank Milo smette di essere tale, ovvero imposta, per trasformarsi in altro, forse amore. Al rientro a casa, mentre “Mad Dog” è indaffarato a riporre la propria attrezzatura fotografica, Glory gli si presenta nuda, e gli chiede di fotografarla. Poi, lei prende la macchina fotografica tra le mani, e lo fotografa in pose volontariamente curiose. Attenzione, lo ribadiamo, Lo sbirro, il boss e la Harold, guardia del corpo del boss mafioso Frank Milo, sfoglia la monografia An American Vision, di attualità ai tempi della lavorazione del film. Paul Strand. bionda è una commedia brillante, per famiglie: niente oltre il lecito.

SFUMATURE

Nel film ci sono altri quadretti fotografici degni di attenzione, in base al nostro punto di vista. Stiamo arrivando soprattutto a uno. Prima, però, è doveroso l’incrocio cinema(in alto, All’inizio su del doppia fila) film Lo sbirtografico che riguarda il protagonista Robert De Niro / Wayne “Mad ro, il boss e la bionda, di Dog” Dobie, che in priJohn McNaughton, del vato usa una reflex Leica 1993, si incontra subito R5 (oppure R4, non siail fotografo della polizia mo riusciti a identificardi Chicago Wayne “Mad la, considerata la loro rassomiglianza), Dog” Dobie (l’attore Ro- mentre sul lavoro la reflex è Pentax, come bert De Niro), che agisce abbiamo già rilevato. La Leica R5, o R4, in una scena del crimine. compare nei notturni in città e nell’intimità delle fotografie private.

(centro pagina) Le guardie del corpo del boss mafioso Frank Milo guardano le fotografie giudiziarie di morti ammazzati come ciascuno di noi sfoglia un album di famiglia.

Durante una spedizione fotografica notturna con Glory (Uma Thurman), Wayne “Mad Dog” Dobie (Robert De Niro) le rivela i propri intendimenti fotografici (da sentire e risentire), mentre prepara il treppiedi e durante gli spostamenti da un luogo al successivo.

Quindi, a seguire, mentre “Mad Dog” è indaffarato a riporre la propria attrezzatura fotografica, Glory gli si presenta nuda, e gli chiede di fotografarla. Poi lei prende la macchina fotografica tra le mani, e lo fotografa in pose volontariamente curiose.

A questo punto, è doveroso ricordare che Robert De Niro, nei panni dell’agente della Cia Sam, usa una Leica R (altrettanto, non meglio identificabile) anche in Ronin, produzione americana e inglese del 1998. Lo fa nella scena nella quale, all’esterno di un grande hotel della Costa Azzurra, fotografa di soppiatto un presunto terrorista (la semplifichiamo così, tanto basta).

A conclusione, perché non è il caso dilungarsi oltre, e neppure ripetere considerazioni sulla presenza della Fotografia in sceneggiature e scenografie cinematografiche già riferite, una sola ulteriore segnalazione. Quella del comportamento delle guardie del corpo del boss mafioso Frank Milo, che guardano le fotografie giudiziarie di morti ammazzati che, ben stampate e incorniciate, arredano le pareti dell’appartamento di Wayne “Mad Dog” Dobie.

Si danno di gomito, sono allineati tra loro, addirittura complici, di volta in volta indicano una inquadratura, sorridono: riconoscono tutti i morti, amici o nemici loro, e sfogliano queste fotografie come ciascuno di noi sfoglia un album di famiglia: ricordi piacevoli, ritratti ben riusciti.

Affetti da evocare. ■ ■

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