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Sandro Vermini - Pillola A modo suo

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Dalla politica

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A MODO SUO

Pensiamo a Sandro Vermini, fotografo genovese, conosciuto come Pillola, e non importa perché. Ha compiuto i novant’anni, oltre settanta dei quali vissuti con occhio attento e mente partecipe alla Fotografia e ai suoi intrecci. Da e con Paul Anka (e Gilles Thibaut e Claude François): Rimpianti, ne ho avuto qualcuno / Ma poi di nuovo, troppo pochi da menzionare / Ho fatto quello che dovevo fare e l’ho portato a termine senza esenzione / Ho pianificato ogni itinerario tracciato, ogni passo attento lungo la strada / E di più, molto di più di questo, l’ho fatto a modo mio

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Manhattan, sabato 30 ottobre 1999, incontro casuale (?) con Sandro Vermini - Pillola, all’Annex Antique Market, sulla Twenty Third street. Lui scende da un taxi, mentre noi stiamo arrivando. Tra le mani, l’identificazione di Douglas Kirkland, recuperata (sottratta?) allo speech che il celebre fotografo canadese ha svolto in città (New York City), al quale Pillola ha partecipato [pagina accanto]. Quindi, lui documenta un nostro ritrovamento: copia di Life Magazine, del 27 ottobre 1972, con in copertina Edwin Land e la Polaroid SX-70.

di Maurizio Rebuzzini

Conosco Sandro Vermini, di Genova, identificato più come “Pillola” che per nome-cognome, da talmente tanti anni, che nessuno di noi due ha modo e intenzione di quantificarli esattamente. In un certo senso, clamorosamente autentico, ho la sensazione di conoscerlo da sempre, per quanto attribuisca questa quantificazione assoluta al mio tempo fotografico, ovvero alla dose di decenni che spartisco con la Fotografia, a partire dai primi anni Settanta del Novecento. Sono certo che Pillola ci sia sempre stato, in relazione e dipendenza del suo vivere le trasversalità fotografiche, oltre lo svolgimento della professione. In ogni occasione di incontro -per fiere nazionali e internazionali, mercatini, conferenze stampa, visite mirate e altro ancora-, la sua partecipazione è sempre curiosa, sia nel senso della sua osservazione attenta, sia in quello del suo comportamento. In due tempi: fotografa tutto e tutti e poi, all’incontro successivo, consegna immancabilmente copie colore a ciascuno. Quindi, il ciclo riprende la propria corsa: altre fotografie e relative stampe successive; altre fotografie ancora e relative stampe successive... all’infinito.

Però, lo confesso, per quanto sia cosciente degli approcci sociali e conviviali di Sandro Vermini - Pillola, conosco poche sue fotografie professionali, che ho potuto avvicinare, in tempi sostanzialmente recenti, attraverso due intense raccolte monografiche, entrambe a cura di Vittorio Sirianni; in questo ordine temporale: Quella meravigliosa Genova. Le foto[grafie] inedite di Pillola raccontano gli anni ’50 e ’60, del 2017, e, a seguire, Le belle e le feste. Le foto[grafie] inedite di Pillola raccontano gli anni ’70 e ’80, del 2018. Dalla cui sequenza, estraiamo una personalità fotografica presente in cronaca... che è diventata anche Storia. (continua a pagina 30)

Leica M6 Platino, coniata nel 1989: per i centocinquant’anni della Fotografia (1839-1989), coincidenti con i settantacinque della Leica (19141989), con personalizzazioni finalizzate. È la Leica che Sandro Vermini - Pillola ha usato per anni e anni, infischiandosene del suo prestigio e valore collezionistico, a favore -invece- della sua eleganza, allineata a quella della sua personalità di fotografo. Segnaliamo la presenza dell’impugnatura M-Grip, di Larry Marcus [su questo stesso numero, anche a pagina 35].

Senza ombra di dubbio, al mondo, questa dovrebbe / potrebbe essere l’unica Leica M6 Platinum / “150 Jahre Photografie - 75 Jahre Leica” - con Summilux-M 35mm f/1,4- ad aver scattato almeno una fotografia. Le altre sono esposte/custodite in bacheca.

Ancora sabato 30 ottobre 1999, a Manhattan, New York City, la mattina dell’incontro casuale (?) con Sandro Vermini - Pillola, all’Annex Antique Market, sulla Twenty Third street, già evocato in apertura di intervento redazionale, a pagina ventiquattro. Ancora una sua fotografia, in testimonianza del nostro vagabondare per bancarelle, con attenzione “fotografica”. In queste occasioni, non si trovano oggetti; quanto, in percorso inverso, sono gli oggetti che trovano e scelgono noi. Nello specifico, dubbi (?) sul manuale Graphic Graflex Photography, in settima edizione 1945. Dubbi? Forse, sì... per qualche attimo; da allora è, nella nostra biblioteca: WunderKammer MaurizioAngeloRebuzzini. (continua da pagina 24)

Per i novant’anni anagrafici di Sandro Vermini - Pillola, ci siamo incontrati a Genova. È venuto a prendermi alla stazione ferroviaria di piazza Principe, presentandosi in pantaloni bianchi, blazer blu e cravatta a vistose righe trasversali rosse e blu, su fondo bianco. Molto elegante, per una calda giornata estiva. Improvvisamente, mi sono reso conto di non averlo mai visto senza giacca e cravatta (e macchina fotografica appresso): «Se dovessi essere convocato di fretta, per un servizio fotografico, devo essere sempre presentabile, in qualsiasi luogo o situazione». Perentorio... e âgée, in un mondo, quale è questo attuale, nel quale garbo e rispetto non sono più considerati valori.

In auto, ad accogliermi, Frank Sinatra con le note di New York New York, in merito e onore ai nostri trascorsi comuni a Manhattan, in occasione di appuntamenti fotografici mirati. Dopo una prima esecuzione, una seconda, una terza e via all’infinito, in loop.

Da cui, giocoforza, il nostro dialogo si è presto indirizzato a riferimenti dal passato, che entrambi sappiamo essere in comune. Anzitutto, le biografie di stimati fotografi, soprattutto statunitensi (che si possono raccontare, che possono essere raccontati, grazie a un’attenzione pubblica e una coerenza bibliografica assenti in altre geografie); quindi, il fantastico mondo dei fumetti (comics) dai decenni scorsi, ancora statunitense, sulle cui strisce lui ed io, a distanza e indipendentemente l’uno dall’altro, ci siamo in qualche misura formati: a partire da Milton Caniff e il suo fantastico Steve Canyon [in incompetenza di richiamo, più che legittima, oggi, è facile andare a informarsi, soprattutto dalla e con la Rete].

E, poi, inevitabile, il casellario scandito a doppia voce, e in alternanza di richiami: Jack Kirby, prima con Marvel e poi con DC Comics, per The Fantastic Four e X-Men; Bill Watterson, di Calvin and Hobbes; William Hanna [Hanna-Barbera, con Joseph Joe Barbera], di Tom and Jerry, i Flintstones e Scooby-Doo; Gary Larson, di The Far Side; Charles M. Schulz, dei Peanuts (Charlie Brown, Linus, Snoopy e compagnia); Robert Crumb, fondatore anche della prima major di settore, la Zap Comix; Jim Davis, di Garfield; Garry Trudeau, di Doonesbury; Charles Addams (Chas Addams), di The Addams Family; Art Spiegelman, di Maus (Premio Pulitzer, per aver reso popolare il nesso dei fumetti tra gli studiosi); Al Capp, di Li’l Abner. E tanto altro, ancora.

Qui e oggi, sono sufficienti queste rievocazioni (anche comuni) per garantire di una personalità fotografica degna di grande nota e attenzione assoluta. A parte corollari distribuiti a ornamento e per presentazione, una sola fotografia di Sandro Vermini - Pillola. Una commossa osservazione trasversale dalla fiera tecnico-commerciale Photo East, a New York City, al Jacob Javits Convention Center, dell’autunno 1992: uno dei più emozionanti dietro-le-quinte della vita quotidiana della fotografia mercantile per come anche noi l’abbiamo frequentata e attraversata... spesso in compagnia di Pillola, al quale calza a pennello, come un elegante abito su misura, di prestigiosa sartoria, il testo che Paul Anka ha declinato per Frank Sinatra (dal 1969), sulla musica del motivo francese Comme d’habitude, composto da Jacques Revaux, con testi di Gilles Thibaut e Claude François, che l’incise nel 1967. Già: My Way... A modo mio. In traduzione plausibile.

«E ora, la fine è vicina / E così affronto l’ultimo sipario / Amico mio, lo dirò chiaramente / Esporrò il mio caso, di cui sono certo / Ho vissuto una vita così piena / Ho viaggiato in lungo e largo per ogni autostrada / E di più, molto di più di questo, l’ho fatto a modo mio

«Rimpianti, ne ho avuto qualcuno / Ma poi di nuovo, troppo pochi da menzionare / Ho fatto quello che dovevo fare e l’ho portato a termine senza esenzione / Ho pianificato ogni itinerario tracciato, ogni passo attento lungo la strada / E di più, molto di più di questo, l’ho fatto a modo mio

«Sì, ci sono state delle volte, sono sicuro tu lo sapessi, / in cui ho preso un boccone più grande / di quello che fossi in grado di masticare.

«Ma nonostante tutto, quando c’era il dubbio / l’ho mangiato e poi l’ho sputato fuori. / Ho affrontato tutto e ho puntato alto e fatto a modo mio

«Ho amato, ho riso e pianto / Ho avuto le mie soddisfazioni, anche la mia parte di sconfitte / E ora, mentre le lacrime si placano, trovo tutto così divertente / Pensare che ho fatto tutto ciò / E posso dire, senza timidezza / io, l’ho fatto a modo mio

«Cos’è un Uomo, che cosa gli appartiene? / Se non se stesso, allora non ha niente / Per dire le cose che davvero sente / E non le parole di uno che si inginocchia / La storia mostra che ho preso i miei colpi / E l’ho fatto a modo mio.

«Sì, era la mia strada».

A modo suo. ■ ■

Conclusione che, come la pagina accanto, in sequenza analoga, riprende l’apertura di questo intervento redazionale dedicato alla personalità -non soltanto fotografica- di Sandro Vermini - Pillola [da pagina ventiquattro]. Individuata una Speed Graphic all’Annex Antique Market, di New York City, sulla Twenty Third street, inevitabile (!) fotoricordo con accompagnamento di Leica M6 (questa volta, non Platino), sempre con M-Grip aggiuntiva. Sinceramente, non ricordiamo (ed è più unico che raro); ma escludiamo che Sandro Vermini l’abbia acquistata, dopo la fotoricordo. Non fosse altro perché di Speed Graphic, anche allora, già ne possedeva una certa quantità e qualità. Come potrebbe essere altrimenti?

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