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Spie 007 Fbi

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AL KODAK PARK, DI ROCHESTER. A MEMORIA, NEL E DAL FEBBRAIO 1997. STORIA INFINITA?

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di Giulio Forti

Da anni, le maggiori industrie del mondo cercano di proteggere i propri segreti da un vero e proprio esercito di gente specializzata nello spionaggio industriale. Se ci pensate, è molto più comodo rubare i segreti di un concorrente che investire in ricerca. Così, vengono trafugati documenti dalla valigetta del presidente addormentato in first class, applicate cimici telefoniche, prezzolati impiegati infedeli. E chissà quante avvenenti nipotine di Mata Hari sono in azione nelle suite dei grandi alberghi, durante congressi o convegni.

Con un’operazione rocambolesca, Kodak ha recentemente denunciato l’ex-dipendente Harold C. Worden per aver sottratto documenti di massima segretezza, per averne successivamente acquistati altri dal suo successore Kurt Strobl e da sessantatré ex colleghi, e di averli venduti a terzi in nove occasioni.

Harold C. Worden, cinquantacinque anni, ingegnere meccanico, aveva lasciato Kodak nel 1992, dopo ventotto anni. Il suo ultimo delicato incarico, nel 1987, fu legato alla progettazione dalla Macchina 401, un impianto chiave per la produzione del supporto in acetato per le pellicole non professionali grazie al quale la casa americana ha ridotto sensibilmente i costi di produzione. Era tra i pochi a conoscere i segreti della 401, in particolare quelli che, per la propria importanza, non vengono brevettati, per impedire alla concorrenza di ottenere risultati simili aggirando i brevetti con soluzioni alternative.

Lasciata Kodak, Worden apre un’agenzia di consulenza industriale, raccogliendo attorno a sé decine di ex-dirigenti e ex-tecnici Kodak. Il segreto della Worden Enterprises consiste nel disporre di un folto gruppo di esperti specializzati in settori che spaziano dalla fotografia alle vernici (identificati con sigle come gli agenti segreti) pronti a fornire consulenza specifica alle industrie al costo di quattrocento-settecento dollari al giorno (parcella di Worden a parte).

Nel 1994, alla Kodak fischiano le orecchie. Da un lato, Konica e Agfa la informano discretamente di essere state avvicinate da mister Worden, dall’altro fiuta intermediario e un ingegnere “cinese” con familiarità sul tema. I due, in realtà, sono dipendenti Kodak in veste di agenti segreti. Secondo la denuncia della casa gialla, nel corso del meeting, raccolgono la sua profonda conoscenza delle vicende interne Kodak. Infatti, avrebbe passato ai due 007 gialli informazioni riservate sui processi di

Lasciata Kodak, Harold C. Worden apre un’agenzia di consulenza industriale, raccogliendo attorno a sé decine di ex-dirigenti e ex-tecnici Kodak. Il segreto della Worden Enterprises consiste [...]

che qualcuno stia tramando ai propri danni. E così, medita di incastrare l’ex-collaboratore. Lungamente preparato, il piano diventa operativo nell’estate 1995. Sembra che Worden sapesse che Kodak si stava occupando dei suoi affari, ma non si preoccupa quando i rappresentanti di un’industria cinese si rivolgono alla sua agenzia, per la costruzione di un impianto per produrre acetato per pellicole o, in subordine, per rimodernare una macchina esistente a Shantou, in Cina. Per Worden non ci sono problemi, e -come prima mossa- invia ai “cinesi” una lista di quarantuno consulenti esperti nella faccenda: praticamente tutti ex-dipendenti Kodak. Poi, incontra un produzione dell’acetato, dettagli confidenziali sulla Macchina 401 e un rapporto relativo ai costi di produzione.

Sempre secondo la denuncia Kodak, pochi giorni dopo l’incontro, qualcuno dall’interno della stessa Kodak telefona a Worden che, poco dopo (coincidenza?), invia una lettera ai “cinesi” elencando tutti i passi necessari per costruire una fabbrica in Cina con i relativi costi e un’indicazione di massima delle sue spettanze (da centoventicinquemila a cinquecentomila dollari). Questi elementi sono evidentemente sufficienti perché, una bella mattina di maggio dello scorso anno, sei automobili dell’Fbi, con numerosi agenti, si presentino nel ranchufficio di Worden, nella Carolina del Sud, con un mandato di perquisizione. La ricerca dà i propri frutti: oltre quarantamila documenti vengono sequestrati (alcuni dicono centomila), ma nessuno che possa provare la vendita «ad almeno quattro concorrenti» di segreti industriali Kodak.

A fine dicembre, il tribunale di Rochester fornisce qualche dettaglio sul materiale sequestrato Tra disegni originali, rapporti di produzione, analisi dei costi e studi -tutti provenienti da Kodak- c’è un vero e proprio manuale con le formule per la produzione delle pellicole, dei supporti e dei processi di stesa dell’emulsione; un altro manuale con le specifiche di un tunnel di stesa del valore di settecentocinquanta miliardi di lire (forse proprio quello entrato recentemente in funzione a Kodak Park [in riferimento di date: inizio 1997]); e, infine, un prontuario nel quale sono annotate le procedure per risolvere i problemi di produzione dell’acetato con allegate le tecniche per l’ispezione ed i test di qualità del supporto.

Nel caso, è coinvolto anche Kurt Strobl, che Kodak ha licenziato il giorno stesso in cui ha presentato la denuncia. Secondo alcune indiscrezioni, in un colloquio con Kodak, Strobl avrebbe ammesso di aver ricevuto pagamenti da parte di Worden, ma, a differenza di quest’ultimo, che ha depositato in tribunale un documento nel quale respinge ogni addebito e ha assicurato i suoi associati che risponderà punto su punto alle accuse, per ora, resta in silenzio. E, mentre la denuncia ha lasciato increduli conoscenti ed estimatori di Worden, il mondo fotografico si interroga sui danni che l’ex ingegnere potrebbe aver arrecato a Kodak e sui nomi delle industrie eventualmente coinvolte nell’affaire. ■ ■

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