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Sfiorisci bel fiore
Non abbiamo osservato in anticipo temporale, ma atteso per rilevare quanto supposto: purtroppo (?). Per il sessantesimo anniversario dalla scomparsa di Marilyn Monroe, uno dei Miti del nostro tempo (travolto da troppo presente?), poche rievocazioni e inevitabile inizio di declino mediatico. Magari, tra quattro anni, ci saranno clamorosi risvegli per il centenario dalla nascita (Primo giugno 1926-2026). Per ora, il fiore sta sfiorendo. Appassendo, forse
di Maurizio Rebuzzini (con Santi A. Urso)
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In base ai rispettivi cammini di Vita, ognuno di noi ha propri riferimenti esistenziali. In un percorso di scolarità secondaria -nessun liceo-, molti dei nostri sono stati coltivati in una cultura popolare milanese (quando e per quanto certa geografia ha avuto senso), che ha anche espresso eccellenze che ci hanno arricchiti; speriamo, migliorati. Come potrebbe essere chiaro a coloro i quali leggono e individuano anche tra le righe, a vertice di tanti riferimenti di quelle stagioni (dai secondi anni Cinquanta del Novecento), collochiamo la singolare e anomala personalità di Enzo Jannacci, ufficialmente cardiologo («E poi, secondo me, vale più un bel poster da dottore / Che imparare il belga dal babbo minatore» [in Secondo te... che gusto c’è, del 1977; con evidente richiamo al disastro minerario di Marcinelle, nella miniera di carbone Bois du Cazier, a Marcinelle, appunto, in Belgio, dell’8 agosto 1956, nel quale morirono duecentosessantadue minatori (262!), in maggior parte immigrati italiani]).
Per quanto riguarda l’incipit odierno, in rilevazione dell’indebolimento del Mito di Marilyn Monroe, registrato in occasione del sessantesimo dalla (prematura e controversa) scomparsa, il 4 agosto
Dalla consistente e approfonditamonografiaNorman Mailer. Bert Stern. Marilyn Monroe, del 20112012 [in dettaglio di edizioni, a pagina 49], Marilyn Beads,del1962,malinconico ritratto che finalizziamo all’ipotesi in titolo. Ovviamente, è opinione personale,perquantodeclinata su un dato di fatto, inqualchemodoemisura oggettivo. Forse sì, forse no.
IN EVOCAZIONE E CELEBRAZIONE
In distribuzione libraria dallo scorso ventotto luglio, La bellezza di Marilyn è una consistente celebrazione in occasione dei sessant’anni dalla sua scomparsa (quattro agosto, negli Stati Uniti; cinque agosto, in Italia): intenso racconto corale sul Mito. Pubblicato da Contrasto Books, nella collana Lampi, il volume raccoglie e presenta una eccellente e qualificata selezione di interventi e riflessioni dedicati / dedicate a Marilyn Monroe.
Quando Norma Jeane Mortenson -in arte Marilyn Monroe- morì, molte firme celebri vollero ricordarla. Come annota l’autorevole Goffredo Fofi (saggista, attivista, giornalista e critico cinematografico, letterario e teatrale; 1937-), in apertura di La bellezza di Marilyn: «Centinaia di altre [firme] continuano a spiegarcela a ogni anniversario, a interpretare la sua morte, a cercare di definire il suo fascino o a denigrare le sue qualità di attrice, la sua statura di donna. Che vasta antologia si potrebbe compilare, scegliendo il meglio e il peggio di questa prosa!».
Raccogliendo questa provocazione, il volume realizza un ritratto autentico e lontano dagli stereotipi dell’attrice che, a distanza di decenni, continua a imporsi come figura iconica, diventata mitica per la sua bellezza prorompente e il talento [?], ed esemplare per la sua vicenda personale.
La “bellissima bambina”, che viene presentata in modo inedito dal racconto-ricordo dello scrittore statunitense Truman Capote (1924-1984), dal quale emergono fragilità e splendore insieme. Quindi, elegia / poesia sentimentale, lucida e commovente, tributata da Pier Paolo Pasolini (1922-1975; altra morte-assassinio controversa e mai chiarita) a una fragile e bellissima Marilyn nel finale del film La rabbia, del 1963 (in due parti: Guareschi contro Pasolini e Pasolini contro Guareschi).
Ancora: una preghiera del nicaraguense Ernesto Cardenal (1925-2020) per la giovane che “sognò di essere una stella del cinema” segue la riflessione dello scrittore italiano Piergiorgio Bellocchio (1931-2022; mancato lo scorso diciotto aprile [casuale?: «Vi ricordate quel diciotto aprile, / d’aver votato democristiano / Senza pensare all’indomani / a rovinare la gioventù», di Lanfranco Bellotti) sul suicidio della diva.
In La bellezza di Marilyn, questi eccellenti testi sono accompagnati da una adeguata selezione di immagini realizzate da fotografi di Magnum Photos. Il percorso si chiude con il formidabile testo di Truman Capote.
Sul set del film Quando la moglie è in vacanza,
di Billy Wilder, 1954 (Elliott Erwitt / Magnum Photos / Contrasto)
La bellezza di Marilyn; con testi di Truman Capote, Piergiorgio Bellocchio, Ernesto Cardenal, Goffredo Fofi e Pier Paolo Pasolini; Contrasto Books, 2022; 104 pagine 14x19cm, cartonato; 19,90 euro. 1962 (data statunitense; cinque agosto, in Italia), imperterritamente da e con Enzo Jannacci: «C’è un fiore di campo / che è nato in miniera [appunto] / per soli pochi giorni / lo stettero a guardar / di un pianto suo dolce / sfiorì in una sera / a nulla le nere mani / valsero a salvar. / Sfiorisci, bel fiore, / sfiorisci, amore mio / che a morir d’amore / c’è tempo, lo sai». 1962-2022: SESSANTA Qualcuno ci attribuisce buona memoria. Non è del tutto vero. Più che memoria, abbiamo ricordi, che percepiamo e visualizziamo in due maniere: dal nostro punto di vista originario; oppure, in visione dall’alto (zenitale? drone?), con noi stessi nella scena. Non abbiamo mai capito perché ci torni l’una o l’altra vista. Non ci spieghiamo la differenza. Ma c’è.
Comunque, nello specifico, ricordiamo bene la mattina in cui, undicenni, in vacanza con la famiglia a Riva Trigoso, frazione di Sestri Levante, in Liguria, in provincia di Genova, andando verso la spiaggia, fummo accolti dai titoli cubitali dei quotidiani che annunciavano la morte di Marilyn Monroe. In percezione coerente, mia sorella Nella accanto a me; mia madre Martina davanti a noi; e mio padre Natale, al solito, in coda.
Niente d’altro.
Probabilmente (?), ognuno di noi ha il suo film di Marilyn Monroe: Mito ben oltre il suo limitato curriculum cinematografico. Il nostro film di Marilyn Monroe -meglio, con Marilyn Monroe- è A qualcuno piace caldo, di Billy Wilder, del 1959 (Some Like it Hot; a pagina 52). Nei panni di Sugar Kane Kowalczyk (in italiano, Zucchero Kandinsky), Marilyn Monroe è dolce e coinvolgente, e non ci interessano le memorie del regista, che ha lamentato quanto sia stato difficile farla recitare... decentemente.
Tra tanto altro, in una commedia degli equivoci, Marilyn Monroe / Sugar (Zucchero) può annoverare tante battute fulminanti, frutto di una brillante sceneggiatura, compilata dallo stesso regista Billy Wilder in coppia con I. A. L. Diamond. Sopra tutte, una in assoluto: «Sto per compiere venticinque anni; è un quarto di secolo, ti dà da pensare». BIBLIOGRAFIA? Ora! Ora, qualcosa sta svanendo. A parte una lodevole edizione Contrasto Books (qui, a sinistra), oggi, non c’è modo di protocollare pubblicazioni significative proposte a ridosso del sessantesimo dalla prematura e controversa scomparsa.
Bert Stern: Crucifix 2 (1962)
Per registrare qualcosa di sostanzioso, si deve tornare al fatidico cinquantenario (1962-2012), in quantificazione più affascinante. In edizione originaria: Norman Mailer. Bert Stern. Marilyn Monroe; Taschen Verlag, 2011; 278 pagine 36,5x44cm, cartonato con sovraccoperta; in confezione di plexiglas a guscio, in Collector’s Edition (tiratura numerata e firmata dal fotografo Bert Stern; 1712 copie, da 251 a 1962; 1000,00 euro) e Art Edition (ancora tiratura numerata e firmata; 250 copie, da 1 a 125 e da 126 a 250; ogni copia comprende una stampa fotografica di Bert Stern, incorniciata in plexiglas; 4000,00 euro). E, dal 2012, in edizione standard: 276 pagine 28x33,8cm, cartonato con sovraccoperta; 80,00 euro.
Subito, una considerazione sovrastante. Come appena accennato, la prematura morte di Marilyn Monroe, quel quattro/cinque agosto di sessanta anni fa, è stata a dir poco controversa. Pochi hanno accettato la tesi del suicidio. Il giornalismo rosa internazionale ha sempre cavalcato ipotesi di complotto e omicidio (commissionato dai Kennedy, contro i Kennedy o dalla mafia), riprendendo sistematicamente rivelazioni nuove e sempre esclusive (?). Comunque, una morte mai chiarita, oppure arditamente alimentata da speculazioni giornalistiche che si sono distese sui decenni.
In ogni caso, in tutti i casi, oggi, nel sessantenario, evitiamo il casellario delle monografie su Marilyn Monroe che sono state pubblicate in questi ultimi decenni e che si sono editorialmente intensificate per il cinquantenario: volendola compiere, a ciascuno la propria ricerca al proposito. È facile e proficua.
Però, nell’obbligo delle date, non possiamo esimerci da due menzioni di spicco, almeno due. Anzitutto, l’ultima sessione fotografica con Bert Stern, storicizzata come The Last Sitting (tre giorni al Bel-Air Hotel, di Los Angeles, per il mensile Vogue, sei settimane prima del fatidico cinque agosto). Quindi, rievochiamo ancora Una notte con Marilyn, di Douglas Kirkland, in monografia 24ore Cultura, del 2001. RICORDI INTENSI E poi, nel concreto di quanto compreso in un casellario virtuale, ma palpitante, richiamiamo quanto rilevato da Santi A. Urso, recentemente mancato, acuto osservatore del costume e dello star system, in occasione del trentennale 1962-1992. Testuale, in estratto: «Diciamo la verità: ci ha tirato un bel bidone. “Ci” vuol dire a noi, a tutti noi, che con computer e macchina fotografica lavoriamo nel campo dell’intrattenimento e dell’informazione. Scomparsa a soli trentasei anni,
Norman Mailer. Bert Stern. Marilyn Monroe; Taschen Verlag, 2011; 278 pagine 36,5x44cm, in confezione di plexiglas a guscio. ▶Collector’s Edition: tiratura numerata e firmata; 1712 copie, da 251 a 1962; 1000,00 euro. ▶Art Edition: tiratura numerata e firmata; 250 copie, da 1 a 125 e da 126 a 250; ogni copia comprende una stampa fotografica, incorniciata (Striped Scarf, del 1962; oppure, Contact Sheet, del 1962); 4000,00 euro. ▶ Taschen Verlag, 2012; 276 pagine 28x33,8cm; 80,00 euro.
OTTOBRE 1999 ALL’ASTA
A fine ottobre 1999, nell’anno nel quale i New York Yankees hanno vinto le proprie venticinquesime World Series di baseball, giocando tutta la stagione con un piccolo numero “5” sul braccio delle casacche, in onore a Joe DiMaggio (numero 5, negli anni di propria gloria sportiva), mancato l’otto marzo, Christie’s New York ha messo in vendita una consistente quantità e qualità di proprietà private di Marilyn Monroe.
Già il catalogo The Personal Property of Marilyn Monroe è stato opera monumentale: 416 pagine 21,5x27cm, cartonato con sovraccoperta; ottantacinque dollari (ventottomila copie di tiratura esaurite in un batter d’occhio: con un incasso totale di oltre due milioni di dollari [2.380.000 dollari], ai tempi, quasi quattro miliardi e mezzo di lire; oggi, sarebbero due milioni e duecentomila euro).
Quindi, la sessione d’asta è stata superlativa: ha realizzato oltre venticinque miliardi di (vecchie) lire, equivalenti a circa tredici milioni di attuali euro. L’aggiudicazione più alta è stata raggiunta dall’abito firmato Jean Louis, in garza di seta color carne, adornato con seimila paillette, con il quale, il 19 maggio 1962, tre mesi prima della sua scomparsa, Marilyn Monroe intonò, al Madison Square Garden, di New York, un indimenticabile e appassionato Happy Birthday, Mister President, per i quarantacinque anni di John Fitzgerald Kennedy, il presidente degli Stati Uniti che sarebbe stato ucciso il 22 novembre 1963: un milione duecentosessantasettemila cinquecento / 1.267.500 dollari (due miliardi e mezzo di lire, o un milione e trecentomila euro) [al centro, a destra].
Un altro abito, quello con il quale Marilyn ha cantato per i soldati americani impegnati nella guerra in Corea, nel 1954, è stato pagato centododicimila cinquecento / 112.500 dollari (duecentocinque milioni di lire, centomila euro abbondanti) [in basso].
Quindi, le istantanee a colori scattate da Marilyn, con Rolleiflex, al suo cagnolino, il maltese Maf[ia], sono state acquistate per duecentoventiduemila cinquecento / 222.500 dollari (quattrocentodieci milioni di lire; duecentomila euro abbondanti) [al centro, a sinistra]. con qualcosa come sedicimila fotografie alle spalle (tra posati e paparazzate), Marilyn Monroe ne ha fregate almeno altrettante alle pagine dei giornali di tutto il mondo. Certo, fosse ancora viva [?!: avrebbe compiuto sessantasei anni il Primo giugno 1992], magari sarebbe ancora al centro dell’attenzione (!?); nel caso, come una diva iperstagionata e chiacchierata, ma niente di più. Invece, non essendoci più, è un mito, anzi, per un insieme di circostanze, il Mito. [...]
«Una consolazione, comunque, ci resta: non esistono fotografie inedite di Marilyn Monroe. Restano, al massimo, in archivi sapientemente custoditi, fotografie non ancora vendute, che vengono buone pian piano, e sempre più col contagocce. Sono, tutte, scarti o diverse versioni di situazioni già note. Quindi, a rigor di termini commerciali, si potranno sempre definire inedite (in editoria, l’inedito è semplicemente il visto poco), perché, per esempio, mostreranno Marilyn con l’indice sinistro alzato, laddove nella sequenza già pubblicata, aveva quel dito ripiegato e alzava il pollice. Insomma, scatti sconosciuti ce ne saranno ancora, tutto sta a vedere quel che vi chiedono e cosa promettono di essere. L’eccezione a questa regola si trova, con molta probabilità, negli album privati di Joe DiMaggio [stella dei New York Yankees; numero 5; 1914-1999] o di qualche parente appartato e rimbambito. Tutti gli altri (tutti, meno Joe, l’unico che abbia amato Marilyn) hanno già provveduto a divulgare e quindi a lucrare.
«Analogamente: non ci sono film o video inediti. Soprattutto, non esiste nessun film porno di Marilyn (lei, le porcellerie, le faceva in privato, live ma senza obiettivi). Nel 1980, circolarono fotogrammi d’un filmino, datato 1948. Se non credete a me, ascoltate Angelo Frontoni, Piero Berengo Gardin, Claudio Masenza e Rossano Brazzi (li riprendo da un aureo libretto: Marilyn, immagini poesie canzoni, a cura di Marco Giovannini e Vincenzo Mollica; Lato Side Editori, del 1982).
«Angelo Frontoni, fotografo delle dive [1929- 2002]: “Per me non è Marilyn. Devo riconoscere che tra la Monroe e la ragazza del filmetto c’è una certa rassomiglianza di viso, ma il corpo non è assolutamente lo stesso. È nella fotografia a figura intera che si nota la differenza: le curve, i pesi non sono gli stessi. Marilyn è tutt’una altra cosa”.
«Piero Berengo Gardin, regista e storico della fotografia [mancato nel 2009]: “Non mi sembra lei e non c’è bisogno
WunderKammer MaurizioAngeloRebuzzini
di essere un esperto di fotografia per accorgersene. Intanto, mi insospettisce quell’orecchino troppo volgare all’orecchio destro e poi il sorriso e il movimento della bocca non mi sembrano i suoi: Marilyn è inconfondibile. Anche le fotografie di raffronto mi sembrano diverse. Calcolando che sono del 1948, che lei ancora non era la grande Marilyn e che probabilmente nella edificazione del mito c’è stata l’esigenza di costruire un modello più sofisticato e quindi di modificare in parte i suoi lineamenti, con tutto ciò al novantacinque percento non mi sembra lei”.
«Claudio Masenza, fotografo e critico cinematografico: “Che non è Marilyn salta agli occhi. Basta confrontare queste fotografie con quelle del famoso calendario in cui lei posò completamente nuda, che fu realizzato dal fotografo americano Tom Kelley, a cavallo tra il 1948 e 1949. Il seno è completamente diverso e così i capezzoli: anche a Playboy lo sanno, tanto è vero che le fotografie di raffronto non sono con quelle in cui lei è nuda, ma sul sorriso. Poi, un’altra cosa: si è sempre saputo che Marilyn aveva fatto un film porno, probabilmente quel filmino è lo stesso inserito in Blue Movie, di Andy Warhol, e in Five Times, di un pittore americano underground, che in Italia non abbiamo mai visto. Anche nelle biografie di Marilyn si è sempre parlato di questo film, ma si è sempre citata una sequenza scabrosa in cui lei gioca con una Coca-Cola, non di queste che sono oscene”.
«Rossano Brazzi, attore [1916-1994]: “Ho conosciuto Marilyn, nel 1951, a Hollywood. Io lavoravo in America alla Fox, e lei arrivò per seguire un corso di recitazione organizzato dalla Fox. Ricordo che erano duecentocinquanta ragazzi e ragazze, presi a duecento dollari al mese. Divenne subito grandissima amica di mia moglie e mia. Non crederò mai a lei come attrice di filmini porno. Era una ragazza serissima, una donna molto equilibrata; film porno non li ha mai fatti, ne sono sicurissimo”. [...]
«Ma, lontana dai riflettori e dagli obiettivi, Marilyn Monroe com’è stata? Parlandone da viva, una rompicoglioni. Pochi la sopportavano, e tra questi c’è stato Joe DiMaggio, che tollerava paziente i suoi modi di fare, che consistevano, nell’intimità, essenzialmente nel non controllare nessun orifizio: in altre parole, Marilyn ruttava e scoreggiava in libertà. Si lavava poco (era convinta che gli odori del corpo fossero afrodisiaci, e non aveva torto, solo che esagerava, a sentire i racconti degli amici), ma quando lo faceva, passava ore in bagno. Si ossigenava tutta, per sembrare bionda naturale. A
Già dal primo anniversario della morte di Marilyn Monroe, nell’estate 1963, il settimanale italiano illustrato Epoca ha dato avvio a speculazioni giornalistiche: nello specifico, promettendo un album di fotografie inedite, distribuite su quattro numeri consecutivi, a partire dall’undici agosto. E poi: diciotto e venticinque agosto e Primo settembre. Ovviamente, il motivo conduttore e lo svolgimento trasversale della somma degli interventi giornalistici furono condizionati, se non già dettati, dalla poca chiarezza sulla vicenda, con relative indagini e conclusioni personali, molte delle quali di pura fantasia e invenzione. Del resto, i modi della prematura scomparsa di Marilyn Monroe possiedono tutti i connotati del mistero che dischiude mille porte. Tutte plausibili.
A QUALCUNO PIACE CALDO!
Il nostro film con Marilyn Monroe: A qualcuno piace caldo, di Billy Wilder, del 1959. Some Like it Hot può essere considerato l’apoteosi cinematografica di Marilyn Monroe, che qui raggiunge l’apice del proprio fascino. Allo stesso tempo, la sceneggiatura di Billy Wilder, anche regista, e I. A. L. Diamond è semplice e avvincente: ricca di tutti gli elementi della commedia americana, sofisticata quanto serve, brillante quanto basta. Non manca nulla: il travestimento di Jack Lemmon e Tony Curtis, i jazzisti spiantati che si trasformano in Josephine (Shell Oil Junior) e Daphne; il gioco degli equivoci e delle seduzioni; le situazioni di contorno; la partecipazione di caratteristi eccezionali; un dialogo spumeggiante.
Il richiamo storico è realistico, quanto ironico. La vicenda dipende in larga misura dalla strage di san Valentino, del 14 febbraio 1929 (che Billy Wilder e Jack Lemmon citeranno anche in Prima pagina, del 1974), ma i giorni e le notti di Miami sono pura invenzione. Fanno da contorno e danno plausibilità alla conseguenza della storia. Da Chicago, Tony Curtis e Jack Lemmon fuggono a Miami per scantonare dai gangster che li vogliono eliminare, in quanto testimoni oculari del massacro (tra bande rivali; nella realtà, ordinato da Al Capone). I jazzisti spiantati Joe e Jerry diventano Josephine e Daphne e si uniscono a un’orchestra femminile. Cantante solista delle Dame del ritmo di Susy è -eccoci- Marilyn Monroe: perfetta e indimenticabile nel ruolo di Zucchero Kandinsky (nell’edizione italiana), che accompagna le proprie performance con un curioso ukulele.
Tutto questo, e tanto altro, è il succo di una gustosa monografia realizzata dall’editore tedesco Taschen Verlag. Dedicata alla figura del regista Billy Wilder, di fatto, la raccolta Billy Wilder’s Some Like it Hot celebra Marilyn Monroe. Il volume illustrato prende avvio dal copione del film appartenuto alla stessa Marilyn Monroe, venduto in asta da Christie’s New York, a fine ottobre 1999, dove le proprietà private dell’attrice hanno totalizzato oltre venticinque miliardi di (vecchie) lire [precedente pagina 50].
La struttura del libro merita di essere commentata.
La prima parte riproduce le pagine del copione del film, attorno alle quali scorrono corrispondenti fotografie di scena. Tutte in bianconero, come il film, sono perlopiù di piccole dimensioni, ma non mancano gli ingrandimenti a formato pieno (40x25cm) di qualche passaggio particolarmente significativo: per esempio, il bacio finale tra Zucchero e Joe e qualche altra scena topica. A seguire, la seconda parte del libro ripercorre la vicenda cinematografica, proponendo altre fotografie di scena, molte delle quali a colori, e innumerevoli “fuori scena” di grande fascino.
Billy Wilder’s Some Like it Hot; a cura di Alison Castle; testi in inglese, tedesco e francese; Taschen Verlag, 2001; 384 pagine 40x25cm, cartonato. questo bisogna aggiungere un carattere difficile. Forse, a sparire a trentasei anni, non ci ha rimesso.
«In più, ha lasciato una contabilità precisa ed elaborabile. Intanto, le date: 19261962. Vorrà pur dire qualcosa per la cabala quel numero rovesciato (26-62). Poi, c’è l’oroscopo: non c’è astrologo che non abbia spiegato come il suo destino fosse segnato. L’ha spiegato dopo, naturalmente. Poi ci sono i mariti: tre, Jim Dougherty, Joe DiMaggio, Arthur Miller, che, però, come i moschettieri, sono quattro. Nella lista, s’è infilato Robert Slatzer, un giornalista, che una volta (dice lui), in Messico, la sposò e poi bruciò subito dopo il documento dello stato civile. Con questa storia ci campa ormai da anni, da quando pubblicò un libro su Marilyn (edito in Italia da Mondadori). Poi, ci sono gli amanti: numerosi come asteroidi. I più clamorosi sono noti: i fratelli John Fitzgerald e Robert Fitzgerald Kennedy. Qualcuno dice che c’entrino con la sua morte, nel vero senso dell’espressione.
«Marilyn Monroe è morta in modo misterioso, probabilmente suicida o comunque non ostacolando la fine (aveva preso barbiturici in quantità industriale). Ma c’è chi ha detto e scritto che l’hanno uccisa (per togliere un fastidio ai Kennedy, visto da destra; per incastrare i Kennedy, visto da sinistra), con un clistere oppure con una supposta. Per metterle la supposta, vennero in quattro, la tennero ferma, le misero un cerotto. Poi si sedettero ad aspettare la sua fine. Sarebbero stati assoldati da Sam Giancana, uno dei padrini più forti dell’epoca. [...]
«Rimangono certe, le misure vitali, che furono, quasi per tutta la sua vita, 9456-89. Quando dimagriva, il petto arrivava a ottantanove. Era alta un metro e sessantasei. Tra le sconfitte della sua vita, va messa anche la love story con Yves Montand, che ci fece l’amore e tornò dalla moglie (Simone Signoret). Perché Marilyn, che oggi tutti sognano, in vita rimase sempre l’altra, cioè l’estranea. Per questo morì».
Insomma, volente o nolente, tutti ci siamo incontrati con Marilyn Monroe. Il nostro ricordo personale è leggero, ma forte e solido (Riva Trigoso, in Liguria, la mattina del cinque agosto di sessant’anni fa). Tra le tante altre parole possibili, quelle appena riportate, del non dimenticato Santi A. Urso -e ci mancherebbe!-, sono abbaglianti e scintillanti. Degne di essere considerate tra le più intense sul Mito. Forse, le più sgargianti.
Marilyn: 4 (5) agosto 1962-2022. ■ ■