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Povero Fenton

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Nuvole nel cielo

Nuvole nel cielo

Assente dalle Storie della Fotografia, John McCosh (oppure, John MacCosh, o James McCosh; 1805-1885), chirurgo dell’esercito scozzese che ha prestato servizio in India e Birmania, in approfondimenti di origine britannica, è ricordato anche per fotografie documentarie (calotipie) che ha realizzato a metà Ottocento. Addirittura, si sottolinea la sua presenza fotografica durante la Seconda guerra anglo-sikh, del 1848-1849, e della Seconda guerra birmana, del 1852-1853.

Entrambe queste date sono antecedenti alla Guerra di Crimea (1853-1856), per la quale le Storie della Fotografia datano la presenza di Roger Fenton (18191868), conteggiandolo come primo fotografo di guerra. E qui nasce l’inghippo; se vogliamo, la trappola. Infatti, bisogna intendersi sui termini, si deve adottare una linea di pensiero, va stabilito un minimo comun denominatore. Ma anche due.

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Anzitutto, i conflitti indiani e birmani potrebbero essere considerati locali e conteggiati a conseguenza. A differenza, la Guerra di Crimea meriterebbe l’epiteto e l’appellativo di proto Guerra mondiale, considerate le forze in campo e le trasversalità in alleanza politica e strategica. Riferiamone, per tratti generali.

La Guerra di Crimea fu un conflitto diplomaticamente complicato e articolato. Contesa per il controllo dei Balcani e del Mediterraneo, ufficialmente, oppose la Russia all’Impero Ottomano (Turchia). Se non che, per mille altre scaltre convenienze e connivenze, l’Impero Ottomano fu sostenuto militarmente da Francia e Gran Bretagna (con il moderato appoggio di una spedizione piemontese, ovverosia italiana, pre Unità).

Il 4 ottobre 1953, la Turchia dichiarò guerra alla Russia, ed estese le operazioni belliche dal Danubio al Caucaso: Sebastopoli, massimo porto russo sul Mar Nero, fu accerchiata in uno stretto assedio. Il generale principe Michail Dmitrievič Gorčakov (1793-1861) tentò di risollevare le sorti russe, ma -il 16 agosto 1855- venne sconfitto nella battaglia della Cernaia. Da qui, si giunse al Congresso di Pace di Parigi (25 febbraio - 16 aprile 1856), durante il quale, forte della partecipazione alla Guerra, il diplomatico piemontese Camillo Benso, conte di Cavour, sollevò e affermò la questione dell’unità e indipendenza dell’Italia.

WunderKammer MaurizioAngeloRebuzzini

Ora, la Fotografia.

Nel marzo 1855, su incarico della regina Vittoria, Roger Fenton, fotografo vicino alla casa reale, parte per fotografare la Guerra di Crimea; l’attrezzatura è su un carro fotografico. Data l’imponenza della propria missione e azione consapevole e professionale, Roger Fenton è nella Storia della Fotografia come primo fotografo di guerra. Meritatamente.

In Inghilterra, la Guerra in Crimea è impopolare; il clima politico e sociale è contrario alla guerra, della quale arrivano in patria le crude corrispondenze giornalistiche di William Howard Russell (1820-1907), autorevole e seguìto inviato del London Times: drammatici resoconti sulla condotta del conflitto, che puntavano il dito soprattutto sulle terribili condizioni climatiche che i soldati inglesi erano costretti ad affrontare senza l’equipaggiamento adatto.

In tempi di collodio umido, l’attrezzatura di Roger Fenton è quantitativamente impressionante. Un carro originariamente utilizzato da un commerciante di vini (leggenda metropolitana?) è adibito a laboratorio: trasporta settecento lastre di vetro (da emulsionare), cinque apparecchi fotografici, prodotti chimici per la stesa dell’emulsione e il successivo trattamento di sviluppo, seicentotrentasei casse di materiali e viveri per gli uomini e i cavalli.

Nel marzo di esordio, le condizioni climatiche sono favorevoli all’impiego delle lastre al collodio umido. In questo periodo, la luce e la temperatura erano quanto di meglio un fotografo potesse desiderare. Con l’avanzare della stagione, la luce si fa più intensa e la temperatura aumenta. Il collodio asciuga troppo

velocemente; i bagni di nitrato d’argento devono essere rinfrescati più spesso. A margine, sottolineiamo che la Guerra di Crimea è stata afflitta da condizioni ambientali avverse, con disagi conseguenti: ci furono più morti per malattie che per combattimenti e ferite. Ovvero: degli oltre seicentotredicimila soldati morti in Crimea (613.516), quasi cinquecentomila si devono a malattie (494.621) e soltanto centodiciannovemila sono morti per ferite da combattimento (118.895). A conseguenza della diversa articolazione del concentrato intervento fotografico di Roger Fenton in Crimea e della casualità sostanziale delle fotografie di John McCosh in India e Birmania, per quanto queste seconde siano antecedenti, non priveremmo Roger Fenton del suo primato. La difformità ci pare sostanziale: intervento consapevole da una parte, presenza casuale dall’altra, senza alcuna intenzione autenticamente e concentratamente professionale. Da La Settimana Enig- Ma tant’è, per qualcuno, mistica / 4314, del 27 no- estraneo al circuito del ragiovembre 2014; rubrica For- namento fotografico e relatise non tutti sanno che... vo approfondimento lessicale, le date anticipate di John Mc Cosh bastano (e avanzano?) per contarle come basi sufficienti per riconoscerlo come primo fotografo di guerra. A sostegno di questa attestazione vanno registrate analisi dello scozzese Roddy Simpson, critico autorevole. A proposito delle fotografie di John McCosh, ha scritto: «Date le circostanze, le immagini sono considerevoli e, indipendentemente dal merito artistico, sono storicamente molto importanti». Nulla da eccepire sul piano storico, per quanto rimaniamo aderenti alla nostra distinzione tra intervento fotografico consapevole e scatti casuali. A conclusione di tanto, per quanto non di tutto, la tesi della primogenitura di John McCosh è stata formalizzata, addirittura consacrata, da una voce comunque la si intenda accreditata... e non stiamo ironizzando. Sul settimanale La Settimana Enigmistica, numero 4314, del 27 novembre 2014, nella rubrica Forse non tutti sanno che..., la rivelazione numero 32.357 recita così: «Il primo reportage fotografico di guerra fu realizzato in India da John McCosh, nel conflitto tra Inglesi e Sikh del 1848-49». Ne prendiamo atto. ■ ■

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