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I comunisti

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Grazie, William

Grazie, William

/ IN IRONIA E SARCASMO / I COMUNISTI

NON QUELLI CHE HANNO ANCHE SACRIFICATO LA PROPRIA VITA PER GLI ALTRI. PER NOI

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di Maurizio Rebuzzini

A volte, mi capita di sognare che molte fantasticherie da romanzo senza pretese o cinema pettegolo possano avverarsi. Soprattutto, mi piacerebbe veder risorgere Gesù, un’altra volta (ammessa e non concessa la prima, a tre giorni dalla crocifissione): in modo che potesse costringere i cristiani-a-parole a comportarsi così come divinano, peraltro irrispettosi della Parola... che sarebbe Pietra (da e con Carlo Levi). Ma, tutto sommato, la vicenda mi è indifferente. In medesima lunghezza d’onda, sarebbe intrigante se anche Mikhail Alexandrovich Bakunin potesse resuscitare. Ribadito un certo disinteresse personale alla questione, però comincio ad avvicinarmi alla meta che mi coinvolge. Non mi riferisco a tutti e in assoluto, ma c’è almeno un profeta italiano dell’anarchia che vorrei vedere obbligato a fare per quanto dice, nascondendosi dietro espressioni incondizionate di comodo e autentica funzionalità... per se stesso.

Chiede: ma tu, ti chiami fuori da tutto, e ti elevi sopra ogni parte possibile? Certo che no! Per quanto sia consapevole che il gioco politico non è fatto per i mistici, gli utopisti, gli ingenui (io, tra questi), considero fondamentale la libera circolazione delle idee e il confronto con le opinioni degli altri.

Da cui, mi allontano e separo da coloro i quali -nei fatti- anche in Fotografia hanno e perseguono soluzioni limitate al soddisfacimento di interessi (degli interessi) di un ristretto numero di individui, loro stessi in testa a tutti (approfondiremo sul prossimo numero: anticipazione dovuta).

Le rivoluzioni (religiose, sociali, politiche) sono state tutte un insuccesso, ma non tutte sono lo stesso insuccesso. Per cui, mi esprimo nella fede in un autentico socialismo democratico e partecipe che riflette quello istintivo, per niente intellettualistico, di coloro i quali vivono e soffrono. Soffrono e vivono.

Tanti / tutti ne parlano, in un modo o in un altro. È semplicemente una questione della parte da cui si sta e delle ideologie che si perseguono: magari, senza tenere in alcun conto in termini nuovi e concreti i rapporti tra individui e civiltà industriale. Anche in Fotografia.

Preso atto dell’involuzione subìta da ogni teoria del bene e buono, rispondiamo a una profonda onestà che ci impedisce di accettare compromessi. Preferiamo continuare a lavorare, pensare, scrivere e fotografare, perché tutto questo è -comunque- un atto di adesione personale e individuale a qualsivoglia ideale di progresso sociale comune a tutti.

Proprio in questi giorni, ho riletto per l’ennesima volta La fattoria degli animali, di George Orwell, la cui prima edizione italiana è creditata Mondadori 1947. I modi individuali di lettura di un libro, di un qualsiasi libro che abbia debiti di riconoscenza con qualsivoglia at-

In prosecuzione logica e, ormai qui inevitabile, sarebbe affascinante anche la resurrezione di Karl Marx e Friedrich Engels (e, magari, anche di Lenin / Vladimir Ilyich Ulyanov), per quanto potrebbero sconvolgere la vita dei comunisti-da-salotto, che anche loro -in maniera coerente (?)- dovrebbero passare dalle parole pronunciate in completa libertà fonetica a fatti consequenziali! Ahiloro!

Personalmente, il mio quotidiano è più vicino a questo che alla sua comoda disamina dal divano di casa, dal posto a tavola mondano in una cena altera e ideologicamente superba: a conseguenza, percepisco valori e spessori di verità sociale poco teorica, ma molto partecipe alle condizioni di vita di altri (meno fortunati), alle loro esigenze e aspirazioni. Anche in Fotografia. tualità temporale, dipendono spesso dalla propria età. Non tanto in termini di esperienze e maturazione (sia verso la Vita, sia relativamente alle opinioni e convinzioni), ma anche in rapporto individuale statico.

Per esempio, solido appassionato dei romanzi con protagonista il commissario Maigret, e -in altra misura- di tutta la letteratura di Georges Simenon, nel corso degli anni e dei decenni, ho giocoforza incontrato raffronti via via modificati. Già lo scrittore belga compilò i propri romanzi di Maigret in giovane età; quindi, noi stessi vi ci avvicinammo altrettanto giovani.

All’inizio, dai primi anni Settanta, noi ventenni, condividevamo le annotazioni parallele dello scrittore, per il quale erano descritte anziane (anzi, proprio “vecchie”) le portinaie parigine di quarant’anni di età. Poi, cominciammo a prenderne le distanze; oggi, superati i settant’anni, tendiamo pure ad irritarci.

E c’è dell’altro. Ho riletto La fattoria degli animali, in tempi di profonda partecipazione al dibattito teorico-pratico sul linguaggio fotografico e le relative parti in campo. Insomma, mi è venuto spontaneo leggere in metafora alla Fotografia, soprattutto a quella italiana, animata da tante figure rapportabili ai maiali (soviet?) del libro, che -una volta attuata una rivoluzione che ha rovesciato il Potere degli Uomini, a favore degli Animali- riprendono da capo il giochetto, declinandolo per se stessi e i propri interessi momentanei.

Nella mia libreria, ho recuperato una edizione pubblicata dalle Edizioni Scolastiche Bruno Mondadori, del 1977, con ammirevole, coinvolgente e illuminante prefazione di Giuseppe Rubiola, in quello stesso 1977, Medaglia d’argento ai benemeriti della scuola della cultura e dell’arte. Sul prossimo numero, esprimeremo paralleli in metafora con l’insolenza dei nuovi Potenti di La fattoria degli animali, di George Orwell, la cui involuzione politica portò a modificare uno dei comandamenti cardini della loro rivoluzione a scapito dell’Uomo: Tutti gli animali sono uguali, trasformandola, a fine parabola, in Tutti gli animali sono uguali, ma alcuni animali sono più uguali degli altri.

In metafora... fotografica. ■ ■

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Subito interpretato per ciò che effettivamente è, con scarto a lato soltanto apparente rispetto lo stato attuale dell’arte ottica riferita alla fotografia. Slittamento intenzionale, volontario e consapevole: in conciliazione di forma (esteriore) per il contenuto (di sostanza). Progettualità e realizzazione in equilibrio gerarchico paritetico tra prestazioni fotografiche ottimali e foggia... estetizzante, L’affascinante e convincente TTartisan M 28mm f/5,6 ripropone il design che ha caratterizzato, fino a definirli -addirittura-, gli obiettivi Leitz/Leica delle origini. Nello specifico, per focale, disegno ottico e costruzione riprende parametri grandangolari che decenni e decenni fa furono coraggiosi, perfino clamorosi. Con questo, allo stesso tempo e momento, l’obiettivo soddisfa appieno esigenze irrinunciabili di alta qualità formale della ripresa fotografica (la creatività dipende, poi, dalle intenzioni dell’autore, dalla sua progettualità, dalle sue capacità). Ovviamente, sia in acquisizione digitale di immagini, sia nella fotografia chimica, con pellicola 35mm.

TTartisan M 28mm f/5,6

Per Leica M. Scala dei diaframmi da f/5,6 a f/22; sette lenti in quattro gruppi; ghiera dei diaframmi a sei lamelle; angolo di campo di 72 gradi (Full Frame); a fuoco da 100cm; 151 grammi di peso; diametro filtri 37mm; con paraluce dedicato. Con adattatori “M-”, può essere utilizzato anche con: Canon RF (M-RF), L-Mount (Leica, Panasonic, Sigma; M-L), Nikon Z (M-Z), Sony E (M-E). Ampia gamma di anelli adattatori Mirrorless.

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