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Naturalmente, Natura
Come tradizione più che consolidata, a fine anno, a Milano, è allestita la mostra di cento immagini abbondanti dell’autorevole e prestigioso Wildlife Photographer of the Year. In attualità temporale, in allestimento scenico, fotografie vincitrici e “menzioni speciali” alla cinquantasettesima edizione, datata 2021. A cura di Radiceunopercento, affascinante e coinvolgente selezione e passerella dal riconosciuto concorso di fotografia naturalistica più longevo e prestigioso al mondo
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(doppia pagina precedente) Cristiano Vendramin (Italia): vincitore nella categoria speciale People’s Choice Award (in italiano, si potrebbe ipotizzare Premio della giuria popolare, ma lasciamolo in inglese). Cristiano Vendramin ha fotografato presso il Lago di Santa Croce, in provincia di Belluno. «Spero che la mia fotografia incoraggi a capire che la bellezza della natura può essere individuata e accostata ovunque, intorno a noi; e che possiamo essere piacevolmente sorpresi dai tanti paesaggi vicini a casa nostra».
Canon Eos 6D con Canon 100-400mm f/4,55,6L IS II USM; filtro polarizzatore; telecomando; 200 Iso.
di Lello Piazza
Vincitrici di categoria e “menzioni speciali” (Highly Commended), cento fotografie, del Wildlife Photographer of the Year 2021 (WPY), Cinquantasettesima edizione, sono in mostra a Milano, fino a tutto dicembre. Organizzato dal Natural History Museum, di Londra, è riconosciuto come il concorso di fotografia naturalistica più longevo e prestigioso al mondo.
Dedico uno spazio particolare alla fotografia che ha procurato a Laurent Ballestra il titolo di Wildlife Photographer of the Year 2021. Si tratta di uno scatto fuori dall’ordinario. Uno dei più belli, intensi e difficili da realizzare, che siano capitati davanti ai miei occhi da che mi occupo di fotografia naturalistica... dal 1974.
Propongo, poi, commenti stimolati da un confronto tra le indicazioni della giuria (composta da “esperti”, giornalisti, photo editor, naturalisti) paragonate a quelle della giuria popolare, dalle quali dipende il consistente The People’s Choice Award.
Infine, mi permetto un intervento molto personale sul giudizio della giuria, riguardante alcune immagini premiate.
Lara Jackson (Gran Bretagna): menzione speciale nella categoria Ritratti di animali. Biologa della conservazione, l’inglese Lara Jackson (www. larawildlife.co.uk) utilizza molto la fotografia nel proprio lavoro di ricerca e documentazione. Nel Parco Nazionale del Serengeti, regione di Mara, in Tanzania, stava seguendo una femmina di leone, insolitamente in caccia solitaria, quando questa, con un balzo, ha abbattuto uno gnu e ha cominciato a mangiarlo, ancora vivo. Per un attimo, la tensione della situazione ha raggiunto il proprio culmine: la leonessa ha rivolto alla biologa il suo sguardo, mentre il sangue dell’antilope colava abbondantemente dal suo muso. Comunque la si veda e consideri, per quanto si possa essere a disagio di fronte a questo scempio, si tratta di Natura, inviolabilmente Natura in propria manifestazione. Canon Eos 750D con Sigma 150-600mm f/5-6,3 DG OS HSM - Contemporary; 500 Iso.
Partiamo ab initio. Oltre cinquantamila le immagini provenienti da novantacinque paesi, candidate al Wildlife Photographer of the Year 2021. In questa edizione, diciannove categorie; tre in più rispetto lo svolgimento precedente: Natural Artistry (Arte naturale), dedicata alle manifestazioni raffinate della natura stessa; e poi due di carattere generale Wetlands, the Bigger Picture e Oceans, the Bigger Picture (Aree Umide e Oceani, visione d’insieme).
Un compito sempre più oneroso per la giuria, che viene svolto in due momenti successivi; il secondo a seguire il precedente. Chiuse le accettazioni (10 dicembre 2020, per la corrente edizione 2021, qui in passerella), a primavera 2021, una parte della giuria ha compiuto una prima selezione delle fotografie. Qualche mese dopo, una seconda parte della giuria ha definito le cento immagini (vincitrici di categoria e le “menzioni speciali”), che sono poi riunite nella mostra finale (quella in cartellone a Milano, fino a tutto dicembre). (continua a pagina 57)
Stefano Unterthiner (Italia): vincitore nella categoria Comportamento: mammiferi. Le renne sono diffuse in tutto l’Artico, ma questa sottospecie (Rangifer tarandus platyrhynchus) si trova solo nelle Svalbard (Arcipelago di Svalbard, area non incorporata della Norvegia). Per testimoniare l’avanzare del cambiamento climatico, nel periodo 2019-2021, l’italiano Stefano Unterthiner (www.stefanounterthiner.com) si è trasferito alle Svalbard con la moglie Stéphanie e le figlie Rémi e Bahia (che, nel 2019, avevano sei e due anni). L’ipotesi era di rimanere nelle isole per un minimo di dodici e un massimo di ventiquattro mesi. Stefano Unterthiner ha scattato questa fotografia, che mostra due maschi in competizione per il controllo dell’harem, durante la stagione degli amori delle renne.
Nikon D5 con AF-S Nikkor 180-400mm f/4E TC1,4 FL ED VR; 3200 Iso.
João Rodrigues (Portogallo): vincitore nella categoria Comportamento: Anfibi e Rettili. Circa cento chilometri a nord di Lisbona, in Portogallo, negli inverni con forti precipitazioni, quando i fiumi sotterranei traboccano, nel cuore del Parco Naturale di Serras de Aire e Candeeiros, la depressione carsica Mira de Aire-Minde si riempie d’acqua e si trasforma in una vasta laguna, definita in modo suggestivo “mare di Minde”, lunga quattro e larga quasi due chilometri. Il bosco che cresce nella depressione si trasforma in una foresta sommersa, che accoglie varie comunità di anfibi. Immergendosi in queste acque, il portoghese João Rodrigues (www. chimeravisuals.pt) ha fotografato una coppia di salamandre giganti (Pleurodeles waltl) dopo l’accoppiamento, congelando un attimo che quasi nessuno è mai riuscito, non dico a fotografare, ma nemmeno a osservare.
Canon Eos 5D Mark IV con Tokina AT-X 1017mm f/3,5-4,5; custodia Aquatica con due flash Inon Z-330; 320 Iso.
Majed Ali (Kuwait): vincitore nella categoria Ritratti di animali. Majed Ali (www.majedphotos.com) ha camminato per quattro ore, salendo nel Bwindi Impenetrable National Park, in Uganda, in un caldo insopportabile, per incontrare Kibande, un gorilla di montagna (Gorilla beringei beringei ) di quasi quarant’anni, specie in pericolo a causa della perdita dell’habitat, delle malattie e del bracconaggio. Quando iniziò a cadere una pioggia fresca, Kibande, come un umano, rimase all’aperto, godendosi la doccia.
Nikon Z6 con Nikkor Z 70-200mm f/2,8 VR S; 940 Iso.
Adam Oswell (Australia): vincitore nella categoria Fotogiornalismo. Adam Oswell (www.adamoswell. com) lavora in Asia da oltre vent’anni, ed è un fotografo specializzato nella denuncia del commercio illegale della fauna selvatica e nella sua protezione. Con questa immagine testimonia l’utilizzo di un (nobile!) elefante come forma di intrattenimento turistico. È uno dei tanti esempi di un fenomeno diffuso in tutto il mondo: animali tenuti prigionieri e privati della propria vita naturale, impiegati per intrattenere il pubblico negli zoo e negli spettacoli itineranti. Qui siamo nello zoo all’aperto di Khao Kheow, provincia di Chonburi, in Thailandia. In ogni caso, oltre questa localizzazione, bisogna considerare in quanti altri luoghi gli animali in esposizione al pubblico vengono privati della propria dignità. Eredi di terribili concezioni antiche, gli zoo mancano di rispetto alla Natura.
Nikon D810 con AF-S Nikkor 24-70 mm f/2,8E ED VR; 1250 Iso.
Vidyun R Hebbar (India): Giovane Fotografo Naturalista dell’Anno. Vidyun R Hebbar, dieci anni, ha conquistato il prestigioso titolo riservato ai giovani fotografi di età pari o inferiore a diciassette anni. «Amo la macrofotografia; per trovare soggetti selvaggi intriganti, non è necessario impegnarsi in un safari: li puoi individuare nel tuo giardino!», ha dichiarato il giovane autore ai giornalisti che l’hanno intervistato. Infatti, questa fotografia è stata scattata vicino a casa del giovane, a Bengaluru, capitale dello stato indiano meridionale di Karnataka. Il ragno appartiene al genere Cyrtophora, e misura meno di quindici millimetri, zampe comprese. A margine e in completamento, occorrerifletteresuquestopremio riservato ai giovani. È affascinante incontrareautorifotografiinerba; ancora di più, è coinvolgente leggere le loro considerazioni... mature.
Nikon D5000 con AF-S DX Micro Nikkor 85mm f/3,5G ED VR; treppiedi Manfrotto; 200 Iso.
AUTORE DELL’ANNO
L’ho anticipato nel corpo centrale dell’odierno intervento redazionale: «uno scatto fuori dall’ordinario. Uno dei più belli, intensi e difficili da realizzare, che siano capitati davanti ai miei occhi da che mi occupo di fotografia naturalistica... dal 1974». Questa rara e orgogliosa fotografia merita un supplemento di informazioni: in quale ambiente è stata ripresa? cosa c’è intorno al fotografo? chi è e dove vive la specie fotografata? Per spiegare cosa è registrato dalla fotografia, rimando alla didascalia, a seguire. Qui, presento brevemente la specie fotografata, l’ambiente della fotografia, l’impegno per realizzarla. La cernia mimetica (Epinephelus polyphekadion) è un pesce della lunghezza media di cinquanta centimetri e del peso massimo di dieci chilogrammi. Il suo habitat va dalla costa dell’Africa orientale all’Oceano Pacifico, fino alla Polinesia francese. In questo habitat, la specie corre un crescente rischio di estinzione -nel breve o medio termine- a causa della pesca eccessiva. Nessun rischio, invece, per la cernia nell’atollo di Fakarava, un rettangolo sbilenco di sessanta per ventuno chilometri, il cui perimetro, per lunghi tratti composto di sabbie appena affioranti, racchiude una laguna che fa parte delle Riserve della Biosfera Unesco. La fotografia è perfetta: deposizione e fecondazione delle uova -una grande orgia ultraterrena- sono avvenute a Fakarava. È il risultato di cinque anni di spedizioni, ogni luglio, tremila ore di immersioni notturne e ottantacinquemila scatti. Nell’evento, sono coinvolte circa ventimila cernie, che vivono nell’atollo.
Per motivi alimentari e non sessuali, all’orgia partecipano gli squali grigi del reef (Carcharhinus amblyrhynchos): diverse centinaia che accorrono al grande banchetto, ghiotti di cernie.
Note finali: uno, fuori dalla portata di molti biologi, la fotografia rappresenta un enorme valore aggiunto all’impegno di uno scienziato marino come Laurent Ballesta. Infatti, gli permette di documentare eventi naturali che l’osservazione da sola non cattura definitivamente; due, come Wildlife Photographer of the Year 2021, l’autore riceve diecimila sterline (quasi dodicimila euro). I premi... attuale fonte di reddito per i fotografi.
Creation è il titolo con il quale il biologo e fotografo francese Laurent Ballesta ha definito la propria fotografia: un momento di orgia primordiale, come ne avvengono per molte specie animali in natura. Durante la marea della luna piena di luglio, le femmine di cernia mimetica depongono nuvole di uova dall’aspetto lattiginoso. Ogni maschio, in competizione con altri maschi, si fionda tra le uova per essere lui il primo a lasciare il proprio seme e fecondarle. La sensazione è che i pesci fuggano da una esplosione, ma -ovviamente- non è così. Siamo nell’atollo di Fakarava, nelle Isole Tuamotu, nella Polinesia francese.
Nikon D5 con AF-S Zoom-Nikkor 17-35mm f/2,8D IF-ED a 17mm; 1/200 di secondo a f/11; custodia subacquea Seacam con flash dedicato Seacam; 1600 Iso.
Una nuvola di squali grigi del reef a caccia di cernie nuotano attorno al fotografo Laurent Ballesta, in postazione di scatto. Nell’ambito del suo progetto svolto nell’atollo di Fakarava. Rielaborazione di un’immagine satellitare dell’atollo di Fakarava, appartenente al gruppo delle isole Tuamotu, nella Polinesia francese: sessanta per ventuno chilometri. Niente di più.
Zack Clothier(Usa):vincitorenellacategoriaAnimali nel proprio ambiente. L’autore ha preparato una trappola fotografica per documentare il comportamento di un orso grizzly (Ursus arctos horribilis), la cui dieta è costituita principalmente di radici, frutti e bacche; ma, all’inizio della primavera, quando esce dal letargo invernale, si nutre anche di carogne di alci e cervi (che è anche in grado di attaccare e uccidere). Zack Clothier ha intuito che i resti di un alce fossero situazione ideale per collocare la sua fototrappola. Tornato dopo alcuni giorni sul luogo (in Montana, negli Stati Uniti), ha trovato la sua attrezzatura fatta a pezzi, probabilmente dall’orso stesso. Si è salvato solo questo fotogramma. Nikon D610 con Nikkor AF-S 18-35mm f/3,5-4,5 G ED; trappola fotografica autocostruita con due flash Nikon Speedlight SB-28; 1000 Iso.
(continua da pagina 52)
Da qualche anno, e indipendentemente dalle valutazioni della giuria, il Natural History Museum, di Londra, seleziona venticinque fotografie, che vengono proposte a una giuria popolare per una votazione su Internet. Le prime cinque più votate di questa categoria speciale (The People’s Choice Award) vengono aggiunte, se già non ci sono, alle cento immagini in mostra. È curioso che le scelte della giuria popolare, spesso, non coincidono con quelle della giuria ufficiale!
Lo stesso fenomeno si verifica nella maggior parte dei concorsi nei quali sono previste due giurie, istituzionale e popolare. Ci siamo chiesti, e non abbiamo una risposta, cosa ci sia dietro questa evidente discrepanza: lo riteniamo un argomento di riflessione rilevante e perfino inquietante. A quale giuria credere? Vox populi, vox dei (Voce del popolo, voce di Dio)? Riformulando il detto latino: la specializzazione e le qualifiche (?) non valgono nulla, come afferma -da molti anni- anche un considerevole movimento politico in Italia?
Non sappiamo, non so. Per ora, mi consola il fatto che il People Wildlife Photographer of the Year sia un italiano, Cristiano Vendramin, trentanovenne, avvocato (e, quindi, neppure fotografo professionista), autore di Lake of Ice, vincitore con oltre trentamila preferenze (31.800). Mentre la sua fotografia non era stata neppure notata e presa in considerazione dalla giuria; le altre quattro provengono dalle “menzioni speciali”.
Wildlife Photographer of the Year / Portfolio 31 - 2021 - Cinquantasettesima edizione, a cura di Rosamund Kidman Cox; The Natural History Museum; 2021; 160 pagine 26x25,4cm; 36,00 euro. Le oltre cento immagini allestiste in mostra.
Jennifer Hayes (USA): vincitrice nella categoria Oceani, visione d’insieme. La foca della Groenlandia (Pagophilus groenlandicus) utilizza la banchisa di ghiaccio come luogo di parto. A causa del riscaldamento globale, è bastata una tempesta per riempire la banchisa del Golfo di San Lorenzo, in Quebec (Canada), di una ragnatela di fratture, rendendola fragile e instabile. Ci sono volute ore di elicottero per riuscire a testimoniare, con una fotografia, lo stato inquietante di questa superficie ghiacciata così importante per i parti delle foche. Ancora Antropocene? La fotografia è di Jennifer Hayes (www.jenniferhayesimages.com), una biologa acquatica specializzata in storia naturale e ambienti oceanici. Saggista, fotografa e autrice di pubblicazioni e libri, ha anche ricevuto un Presidential Award for Environmental Education (Usa). Spesso, lavora in coppia con il famoso fotografo subacqueo David Dubilet.
Nikon D4 con AF-S Nikkor 24-120mm f/4G ED VR; 200 Iso.
Wildlife Photographer of the Year - Diary; The Natural History Museum.
Concludo con alcune osservazioni personali su tre sentenze della giuria che trovo sovrabbondanti e sproporzionati. Comincio dalla vincitrice della categoria Animal Portraits (Ritratti di animali): Reflection (che traduco con Meditazione), del kuwaitiano Majed Ali, una immagine intensa di un gorilla di montagna (Gorilla beringei beringei) di quasi quarant’anni, individuato e fotografato nelle foreste del Bwindi Impenetrable National Park (Uganda). Certo, una immagine molto bella, ma già vista e, per questo motivo, forse non meritevole, oggi, di vincere un primo premio di categoria di un concorso prestigioso come il WPY. Nella medesima categoria, per Raw Moment (traduco Natura nuda e cruda), dell’inglese Lara Jackson, la qualifica “menzione speciale” mi sembra smisurata. Immagini di questa forza visiva non sono assolutamente nuove nei concorsi di fotografia naturalistica.
Infine, Head to Head (letteralmente, Testa a testa), dell’italiano Stefano Unterthiner, vincitrice nella categoria Behaviour: Mammals (Comportamento: mammiferi) è un’immagine tratta da un eccellente lavoro realizzato durante una permanenza di mesi nelle Isole Svalbard. L’immagine è molto bella, ben composta, ma -anche in questo caso- non ci sembra abbia quella eccezionalità che una vincitrice di categoria del WPY dovrebbe possedere.
Fine della predica. ■ ■
Wildlife Photographer of The Year 2021. Palazzo Francesco Turati, via Meravigli 7, 20123 Milano; www. radicediunopercento.it. Fino al 31 dicembre.