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Antonio Bordoni

Altri mondi, stessa partecipazione? Passioni confrontabili? In forma di portfolio, forse, non è detto (ma), illustriamo con un passo fotografico scandito da volti caricaturati di Cosplayer che hanno animato l’edizione Duemilaventidue di Lucca Comics & Games, indirizzata e rivolta alla Speranza (per l’appunto, Hope), in tutte le proprie personalità avverabili. Ritratti (?) che prendiamo a pretesto per accompagnare e indurre con efficacia (?) considerazioni / riflessioni parallele, che ci stanno particolarmente a cuore. Ovviamente, in proiezione fotografica. Complice l’esposizione fisheye di Antonio Bordoni, che agisce qui attorno a noi e con noi, mondi, clima, personalità in confronto diretto. Per quanto, non statico

CON QUELLA FACCIA UN PO’ COSì...

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di Angelo Galantini (Franti)

Uno dei tanti momenti che hanno animato e qualificato la recente edizione Duemilaventidue di Lucca Comics & Games, fin troppo ricca di avvenimenti e appuntamenti mirati, oltre l’impianto stabile degli editori espositori, ha celebrato i sessant’anni di Spider-Man, uno dei supereroi Marvel Comics, probabilmente il progenitore di una stirpe e discendenza più che prolifica. A parte la ricorrenza acclamata, tra le strade di Lucca, migliaia di Cosplayer in costume: molti dei quali con famiglia appresso, figlioletti compresi, altrettanto in “abito” adatto, a certificare -se servisse farlo- la trasversalità, serenità e popolarità del personaggio. Parliamone, prima di affrontare altro e arrivare al nocciolo della questione, quantomeno secondo nostre intenzioni.

Il supereroe Spider-Man, che nella vita newyorkese di tutti i giorni è il ragazzo Peter Parker, senza troppe pretese o ambizioni (peraltro, nota parallela, con passione per la fotografia), è stato creato dallo scrittore Stan Lee (Stanley Martin Lieber; 1922-2018), uno dei giganti della letteratura a fumetti, e visualizzato dal disegnatore Steve Ditko (Stephen John Ditko; 1927-2018). Il suo esordio avvenne nell’agosto 1962 -ed ecco il sessantenario-, sul numero quindici del periodico Amazing Fantasy. Chiudiamola qui, rimandando semmai ad approfondimenti personali e individuali. Oltre le avventure su carta, Spider-Man è stato soggetto di film, programmi televisivi, romanzi, videogiochi e opere teatrali.

In allungo consequenziale, al Lucca Comics & Games 2022 / Hope, all’interno della fantastica e coinvolgente quantità e

qualità di Cosplayer presenti, che hanno sfilato lungo le strade entro le mura rinascimentali della città per cinque giorni (in quantità minore, martedì Primo novembre di chiusura), sono stati evocati altri supereroi, nucleo consistente di una inventiva e creatività interpretativa che non conosce confini. Se questi Cosplayer-supereroi si sono proposti ufficialmente come tali, il minimo comun denominatore che avvicina, accosta e assimila tutti i Cosplayer, fino a uguagliarli, è il loro essere autentici e convalidati... eroi.

Eroi che compiono immani sacrifici personali per esprimere la propria vitalità e, perché no?, arte. Sacrifici che si estendono lungo il tempo e oltre quanto solitamente accettabile, giorno per giorno. Per truccarsi a dovere, ed essere pronti all’appuntamento con l’avvio delle giornate del Lucca Comics & Games, per quanto riguarda il riferimento odierno, in attualità, si svegliano alle prime luci del giorno e preparano accuratamente i propri trucchi, soprattutto facciali. Quindi, nel corso della giornata, in perenne cammino lungo le strade della città, sempre sereni e allegri, sempre a disposizione di ognuno, soprattutto di coloro i quali -professionisti e pubblico generico- li vogliono fotografare, portano spesso addosso paramenti pesanti, ingombranti e non traspiranti. A domanda diretta, un Cosplayer ha risposto serenamente... per l’arte, questo e altro.

Da qui, in collegamento di dovere, i ritratti -o pseudo tali- realizzati da Antonio Bordoni, qui in portfolio; detta meglio, in passerella serrata nella propria messa in pagina. Cooperatore assiduo e costante delle nostre pagine, in misura di

testi, questa volta, Antonio Bordoni è venuto -per così dire- allo scoperto: non tanto come autore, identità dalla quale si tiene ben lontano, ma spettatore e partecipante dell’evento registrato. Con parole prima pensate e poi scritte, il percorso è analogo, perfino identico nella propria ripetizione e sostanza: osservare, piuttosto di giudicare e pensare, invece di credere. Ancora, indipendentemente da ogni individualità propria, accettare e avvicinare qualsiasi diversità possibile e potenziale, per aggiungere al proprio animo, al proprio cuore, le bellezze altrui.

Con uso scartato a lato di entrambi i sostantivi, come autore fotografo, Antonio Bordoni si è fatto da parte. Non tanto con un passo a lato, ma -addirittura- con un passo indietro. Per motivi logistici, date le intenzioni, in origine, non ha potuto accantonare nessuno dei due sostantivi -fotografo, per forza di cose; autore, in conseguenza intenzionale, volontaria e consapevole-, ma li ha scemati di tono, fino ad annullarli quasi, per lasciare la scena ai soggetti, protagonisti autentici e unici.

Di modo che è più che legittimo escludere ogni possibile impronta autoriale (pardon), per elevare la sola personalità dei soggetti: protagonisti unici dell’intera vicenda. In fisheye con inquadratura e composizione a pochi centimetri dai volti, la pur necessaria mediazione fotografica è soltanto condizione necessaria e doverosa: nulla di più, nulla di diverso da una semplice trascrizione visiva; forse, in sola forma di copia, duplicato o riproduzione. E qui, e ora, è imposta una precisazione di metodo, che appartie-

ne a pieno diritto al lessico fotografico, alle sue intenzioni, ai suoi propositi, alla sua personalità visiva.

Ciò detto, da e con William Bayer, a conclusione del suo romanzo poliziesco Il dettaglio, che -successivamente alla prima edizione italiana, del 1996, sull’originale statunitense Blind Side, del 1989- la collana Il Giallo Mondadori, nel 1997, presenta con sottotitolo «Non è compito del fotografo rivelare il colpevole?». Testuale, con terzo passaggio risolutivo fondante, a seguito dei due precedenti introduttivi: «Di quando in quando, osservo l’ultimo scatto che le ho fatto, subito dopo averle sparato. L’ho preso in mano per l’ennesima volta proprio ieri sera. L’avrò studiato per almeno un’ora.

«Come ogni altra fotografia che le ho scattato, non mi dice nulla di lei. Niente di niente. Ma mi rivela qualcosa di Geoffrey Barnett [il protagonista del romanzo poliziesco, che sta riflettendo tra sé e sé]. Individua il momento in cui si è reso conto di poter essere implacabile.

«Comincio a pensare che sia proprio questo il senso di ogni genere di fotografia. Non è detto che una fotografia vi dica qualcosa del suo soggetto. Ma, se la guardate attentamente, e se siete stati voi a scattarla, vi può rivelare molto di voi stessi».

Conclusione che non contraddice quanto fin qui considerato sui ritratti di Cosplayer, di Antonio Bordoni. Infatti, nonostante la propria volontà di farsi da parte, sulla quale abbiamo anche fondato ed edificato questo testo di accompagnamento e presentazione e commento, non è possibile che il fotografo, qualsiasi fotografo, possa escludere

Come ampiamente commentato nel corpo centrale dell’attuale intervento redazionale, in presentazione di portfolio, l’autore (?) Antonio Bordoni ha volontariamente e consapevolmente alterato, manipolato e contraffatto i termini canonici del ritratto fotografico. Non ha registrato l’esuberante personalità dei Cosplayer che hanno animato e vivacizzato le giornate e le strade del Lucca Comics & Games 2022 / Hope rispettandone le rispettive fattezze reali; neppure, ha documentato i loro costumi; e nemmeno ha sottolineato la loro allegra leggerezza. Niente di niente. Niente di tutto questo!

Ha agito con un obiettivo fisheye, inquadrando da monitor: lui, che per il proprio solito utilizza soltanto, non già soprattutto, mirini ottici esterni (in eredità dalla Leica M2 originaria, fino alle attuali configurazioni digitali non reflex, né mirrorless). Così facendo, non ha introdotto soltanto una raffigurazione fotografica per se stessa bizzarra (singolare, curiosa e stravagante), ma ha esercitato un’azione fisica disarmante, tanto da alterare l’allegria di fondo appena sottolineata, fino a stravolgere l’apparenza dei soggetti... intimiditi, se non già addirittura allarmati, da un obiettivo tanto avvicinato ai volti, da sfiorarli nientemeno.

Dunque, la base tecnica e strumentale della dotazione fotografica va presentata, in quanto porzione fondamentale dell’azione intrapresa e applicata. Presto detto: su corpo macchina Fujifilm X-Pro2, il TTartisan APS-C 7,5mm f/2 Fish Eye [in questo riquadro, al centro, in alto], sistematicamente regolato su aperture medio-chiuse di diaframma (f/8 e f/11, apertura minima), con accomodamento della distanza di messa a fuoco per sollecitare anche eventuali sfocature sul fondo della composizione / inquadratura, in sola funzione di supporto.

Solitamente, in passo cadenzato e rispettoso di canoni generali (e generalizzanti?), l’esperienza fotografica con obiettivi fisheye è abbondantemente originale ed esclusiva; addirittura, irripetibile rispetto ogni altra interpretazione ottica consueta. In propria intenzione basilare, gli obiettivi fisheye raggiungono e offrono angoli di campo estremamente ampi, che -invece di produrre immagini con linee di prospettiva coerenti- conferiscono un aspetto convesso / non rettilineo alla composizione. La resa fotografica del fisheye si basa ed edifica sulla propria capacità di distorsione, in relazione della quale si raggiungono suggestive opportunità creative. Questo, in assoluto. Se, poi, ci si avvicina a pochi centimetri dai volti, come è stato fatto da Antonio Bordoni, si slitta verso rappresentazioni intenzionalmente grottesche: questo il passo del suo progetto con i Cosplayer.

Con i sensori digitali in dimensioni APS-C, quale è quello della Fujifilm X-Pro2 (23,5x15,7mm), ai quali è destinato, il TTartisan APS-C 7,5mm f/2 Fish Eye produce un’immagine a pieno formato: in rapporto 3:2 e con diametro di copertura di 31,15mm. Invece, quando è utilizzato con sensori digitali Full frame (24x36mm), produce circa il classico cerchio completo, su fondo nero, al quale viene riconosciuta la particolare identificazione fotografica “Fisheye a tutto tondo”. Nello specifico dei ritratti di Cosplayer tra le strade di Lucca Comics & Games 2022 / Hope, l’autore (?) Antonio Bordoni ha interpretato arbitrariamente le proprietà dell’intrigante TTartisan APS-C 7,5mm f/2 Fish Eye: «Comincio a pensare che sia proprio questo il senso di ogni genere di fotografia. Non è detto che una fotografia vi dica qualcosa del suo soggetto. Ma, se la guardate attentamente, e se siete stati voi a scattarla, vi può rivelare molto di voi stessi» (in Il dettaglio [Blind Side], di William Bayer; Mondadori, 1996). Comunque sia, e in assoluto, qualsiasi fotografia magari esprime qualcosa del suo soggetto. Ma, se la guardate attentamente...

Ma, se la guardate attentamente, può rivelare molto del suo autore.

la propria presenza tra la realtà (ovvero, la vita nel proprio svolgersi) e la sua raffigurazione, che -inevitabilmente- assume la qualità di rappresentazione.

Volendo approfondire, in analisi niente affatto trasversale, ma per se stessa di sostanza e fondamento, questa condizione è gioia e dolore dello stesso esercizio della Fotografia, con qualsiasi intenzione venga frequentata, quantomeno in riferimento alla fotografia del e dal vero (altro discorso, forse, per le ricostruzioni in sala di posa, magari nello still life; per quanto, non nella moda). Con franchezza: la Fotografia è l’unico esercizio creativo che, in teoria, non richiede alcuna abilità di base. Per e con “creatività”, intendiamo la realizzazione / produzione di qualcosa che prima non c’era. Da cui, per disegnare plausibilmente, non bastano matite e fogli, o pennelli, colori e tele; per scrivere, non sono sufficienti gli strumenti adatti, penna stilografica (meglio di altro) e carta... e via esemplificando.

La Fotografia è diversa, soprattutto oggi, in tempi di acquisizione digitale di immagini, meno selettivi dell’uso di pellicola fotosensibile e di apparecchi fotografici anche penalizzanti nel proprio impiego. Schiettamente: le macchine fotografiche assolvono! Basta premere il pulsante di scatto, e qualcosa di plausibile accade. Però, il passo fondante presuppone termini e valori che distinguono la casualità, il nulla, dal senso e valore dell’immagine. Dunque, per quanto sia autentico che le macchine fotografiche assolvono, sono le capacità degli autori che risolvono.

Cosplayer in fisheye. ■ ■

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