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L’Ape di Giulietta, ortaggi tutto l’anno realmente green

La cooperativa veronese produce all’interno di serre tecnologiche Eugenio Felice

L’Ape di Giulietta è una cooperativa veronese che grazie alla produzione all’interno di serre tecnologiche è in g r a d o d i o f f r i r e d i v e r s e t i p o l o g i e d i o r t a g g i p e r d o d i c i mesi all’anno. Si parte con peperoni, melanzane e cetrioli. Una produzione che, grazie alla tecnica del fuorisuolo e all’ambiente protetto, è nickel free e in buona parte a residuo zero Lucio Fedrigo, il responsabile di produzione, ci ha accompagnato nelle serre per spiegarci il metodo di produzione e le prospettive del progetto

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Sono anni difficili, tra consumi di ortofrutta in calo, inflazione a doppia cifra, l’economia che arranca, una possibile guerra alle porte Se guardiamo poi al mondo della distribuzione, è in corso una concorrenza spietata tra formati diversi, con gli ormai ex discount che crescono in modo inarrestabile, aprendo in continuazione nuovi punti vendita ed erodendo anno dopo anno quote ai supermercati tradizionali

In tutto questo il consumatore finale è impulsivo, disorientato e sospettoso. Internet ha democratizzato l’informazione, i social sono diventati per le persone normali la prima fonte di notizie, mancano i punti di riferimento, perché in rete si trova tutto e il contrario di tutto Il caso della discussione accesa dalla biologa e ricercatrice Antonella Viola a metà gennaio, con la sua tesi per cui il vino è cancerogeno e riduce il cervello, ne è un esempio.

In questo scenario come dovrebbero comportarsi le aziende del settore ortofrutticolo? In generale bisognerà ridurre i quantitativi, altrimenti si corre il rischio di trovarsi in eccesso di offerta, con ricaduta sui prezzi di vendita. Ma non è sufficiente. è necessario interpretare il cambiamento da una parte modulando l’offerta su ciò che la grande distribuzione e il consumatore finale richiedono e dall’altra efficientando e ottimizzando i processi produttivi. E oggi il mercato premia le produzioni sostenibili, in termini di salubrità e impatto ambientale, le produzioni quanto più a kilometro zero, le produzioni in grado di soddisfare il palato

Nella foto le serre tecnologiche della Società Agricola Napoleonica, che fa parte della cooperativa L’Ape di Giulietta Si trovano tra Albaredo d’Adige e Arcole, in provincia di Verona Nella serra della foto si coltivano peperoni, su una superficie di 4 ettari Nelle serre adiacenti si coltivano melanzane e cetrioli La tecnica è quella del fuori suolo Nei vasi il substrato è 100% vegetale

I primi giorni di gennaio abbiamo avuto l’opportunità di visitare le serre tecnologiche della Società Agricola Napoleonica ad Albaredo d’Adige, comune della provincia di Verona a elevata vocazione orticola. Ad accompagnarci c ’ era Lucio Fedrigo, il responsabile di produzione, colui che segue lo sviluppo delle coltivazioni con tecniche innovative per la cooperativa L’Ape di Giulietta

La serra in questione si estende su 40 mila metri quadrati ed è dedicata interamente alla produzione di peperoni, per dodici mesi all’anno, a ciclo continuo. Come è possibile? è lo stesso Fedrigo a spiegarcelo: “Le serre sono sul modello olandese, anche se adattate ai nostri climi Grazie al riscaldamento, reso possibile dalle serpentine in cui scorre acqua calda e da sistemi evoluti di ventilazione forzata che stiamo mettendo a punto per efficientare il consumo energetico, siamo in grado di produrre anche nei mesi invernali” dodici mesi

All’interno delle serre ci sono oltre 100 mila vasi, ognuno dei quali ha due piantine di peperoni I vasi sono allineanti e, nei mesi freddi, le tubazioni sopra i vasi producono il calore con l’acqua calda. Nella serra si fanno trapianti in diversi periodi dell’anno, in modo scalare, così da mantenere la produzione stabile per 12 mesi Fuori ci sono, o subito adiacente o nella vicina Oppeano, altri 60 mila metri quadrati di serre tecnologiche dedicate alla produzione di melanzane e cetrioli. E il metodo di produzione?

“è il fuori suolo - spiega Fedrigoche oggi è il metodo più green, dato che non richiede i trattamenti necessari nelle coltivazioni in suolo Diamo alle piante in vaso solo il nutrimento di cui hanno bisogno, con un’irrigazione a goccia che permette un risparmio idrico del 90% rispetto all’agricoltura tradizionale. Delle centraline regolano e controllano tutti i processi, in modo da ottimizzare ed efficientare la produzione Abbiamo scelto per i vasi un substrato completamente vegetale, composto da torba e cocco, anche questa scelta sostenibile dato che ha un impatto zero al momento dello smaltimento. L’ambiente poi è protetto, quindi i trattamenti sono ridotti al minimo”.

“Si tratta di una start-up - sottolinea Fedrigo - a tutti gli effetti è un continuo processo di apprendimento e miglioramento, per trovare le migliori condizioni di crescita nel luogo preciso in cui insistono le serre. Per il prossimo autunnoinverno stiamo studiando anche un sistema di illuminazione artificiale alimentato da pannelli solari, perché nei mesi freddi non cambia solo la temperatura ma cambiano anche le ore di luce L’obiettivo è quello di riprodurre le migliori condizioni possibili per la crescita delle piante, minimizzando il con- sumo di risorse e l’impatto ambientale, portando al consumatore finale ortaggi non solo buoni ma anche sani al 100%. Peraltro - commenta Fedrigo - il fuori suolo ci permette di produrre nickel free, mentre il sistema di coltivazione ci permette di poter offrire, oltre a tutte le varie certificazioni oggi richieste dalla grande distribuzione, anche il residuo zero che dà comunque una rassicurazione in più al consumatore finale Si parte con peperoni, melanzane e cetrioliconclude Fedrigo - ma la prospettiva è di crescere sia nelle superfici coltivate in serre tecnologiche che nelle tipologie di ortaggi coltivati”.

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