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NEL CUORE DI ALTERNATIVI E ASSET REALI

Più asset reali e prodotti alternativi. La filiera dell’industria del risparmio gestito sembra essere concorde: gli investimenti alternativi sono giunti in soccorso dei portafogli dei risparmiatori proprio quando ne avevano più bisogno. Non è un caso che in un anno (il 2022) di ingenti perdite sia per l’azionario che per l’obbligazionario (e di correlazione tra le due asset class che non si vedeva da decenni), diversi fondi alternativi sono riusciti a chiudere con rendimento a due cifre. E che, proprio molti fondi alternativi, sono risultati anche tra i preferiti dei fund selector italiani, al momento di una selezione oculata.

Negli ultimi quarant’anni ci siamo abituati ad un mondo fatto di tassi in discesa (o negativi) di inflazione mediamente tra 1 e 3 per cento, in cui la globalizzazione era il tema chiave. Oggi stiamo vedendo un vero e proprio cambio di paradigma e questo non può che portare l’asset management a guardare al futuro con occhi diversi. Nei prossimi anni dovremo probabilmente pensare ad un mondo fatto di tassi mediamente elevati e con inflazione persistente. Bisognerà inoltre trovare nuovi equilibri geopolitici. Di riflesso, anche l’industria è chiamata a ragionare d’investimenti in modo differente. Il classico portafoglio 60/40 risorgerà dalle sue ceneri, come l’araba fenice? Quel che è certo, per gli esperti, è che la diversificazione resta importante oltre i confini di un ampio portafoglio 60/40, alla luce di rendimenti attesi positivi per le varie asset class e di una correlazione negativa meno affidabile tra azioni e obbligazioni.

In questo scenario, perciò, gli asset alternativi continueranno ad apportare un valore aggiunto agli investitori anche negli anni a venire. Secondo una survey recentemente pubblicata da State Street, il 68% degli investitori istituzionali intervistati prevede di continuare a investire sui mercati privati mantenendo gli attuali obiettivi. Non solo, anche i gestori attivi (il 66%) condividono l’idea che gli asset alternativi possano apportare un valore aggiunto agli investitori retail, alla ricerca di nuove fonti di diversificazione. Inoltre, il 72% degli intervistati ritiene che una maggiore trasparenza farà sì che gli asset del mercato privato saranno interessanti per gli investitori retail.

A maggior investimento e democratizzazione, però, corrisponderà maggiore attenzione dal punto di vista normativo e di trasparenza. La maggior parte dei gestori della survey citata prima, infatti, ritiene che le autorità di regolamentazione saranno costrette a introdurre requisiti di reportistica più stringenti con l’aumento della quota di investitori retail. Il tempo ci dirà.

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