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LA GESTIONE DEL RISCHIO, DAI TESCHI ALLA FINANZA

Dopo la crisi finanziaria, l’obiettivo è stato costruire uno strumento quantitativo che permettesse di individuare in che fase si trovano i mercati, per poter approfondire tematiche che possono avere un impatto futuro sui prezzi.

L’impatto economico della diffusione, a livello globale, della Covid-19 ha portato gli investitori ad una forte reazione, come non si vedeva dai tempi della crisi finanziaria dei mutui subprime. I mercati azionari sono scesi di oltre il 30%, con le volatilità implicite “schizzate” a livelli di crisi e gli spread creditizi, sul debito non investment grade, in forte ampliamento a causa della riduzione dei rischi da parte degli investitori. Erano giornate in cui il mercato era completamente “paralizzato” e operare era quasi impossibile.

All’indomani di tale shock, e delle conseguenze in termini di drawdown, gli eventi accorsi hanno posto al centro della nostra attenzione la necessità di individuare indicatori che potessero evidenziare tali fasi di turbolenza finanziaria.

Ci siamo posti come obiettivo quindi di costruire uno strumento di tipo quantitativo che permettesse, all’interno dei nostri comitati di gestione, di individuare in che fase si trovino i mercati in modo da poter approfondire eventuali tematiche che possono avere un impatto futuro sui prezzi per poi agire sulla parte tattica dei portafogli. Questa scelta è stata fatta in quanto siamo convinti che i metodi quantitativi servano da suppor- to per ulteriori analisi di tipo qualitativo essendo consapevoli del fatto che, per quanto si possa ricercare la perfezione quest’ultima non è di questo mondo che per definizione è finito e impreciso, pertanto si avranno sempre alcuni falsi segnali. Compito umano è approfondire gli output forniti ed eventualmente confermarli. Per l’obiettivo che ci eravamo prefissati siamo partiti dal concetto che nella costruzione di un portafoglio la diversificazione dei rischi rappresenti

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