Galileus 06/2014 - estate 2014

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â‚Ź 3,50 Trimestrale - Passioni, tecnica, storia e tendenze dei segnatempo

2014

anno II

deep inside terra cielo mare alla scoperta degli abissi con il TAZZOLI MARINIS AES

06





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editoriale di Paolo Gobbi ppgobbi@gmail.com

Basta

smettiamo di nasconderci

desolato poi se la vita a me, a me piace ancora tanto Jannacci - Aleotti - Jannacci

Ammettiamolo, la parola understatement ci piace, ma non la sappiamo mai pronunciare e soprattutto usare con sincera cognizione di causa. La consideriamo un pedaggio dovuto ai tempi odierni, una sorta di piccola violenza morale, una scomoda virtù figlia della necessità. Ammettiamolo che sono molti di meno di quanti immaginiamo coloro i quali sono realmente “obbligati” a comportarsi seguendo la filosofia della sottostima. Tutti gli altri cercano o sperano di non apparire, di mimetizzarsi, di far perdere il più possibile le proprie tracce. Il risultato è che c’è una buona fetta di italiani che si stanno comportando, anzi sono costretti a comportarsi, come dei latitanti ante litteram, colpevoli solamente di avere delle disponibilità economiche e una sempre più repressa propensione per il bello e per tutti gli strumenti e gli oggetti che meglio lo rappresentano. Ammettiamolo che tutto questo è triste e allucinante allo stesso tempo. E’ inammissibile, infatti, che “qualcuno” abbia deciso che interi settori economici debbano rimanere paralizzati. Un esempio è il mondo dell’orologeria e della gioielleria, che a vari livelli, dalla produzione, alla distribuzione, alla commercializzazione finanche ai molteplici servizi (comunicazione, assicurazioni, arredamenti, allarmi, trasporto merci…) dà lavoro a decine se non centinaia di migliaia di persone. Lavoro duro, difficile, dove gli spazi, anche rispetto agli agguerriti competitor esteri, sono stati conquistati con sacrificio e creatività. Tutto questo non può e non deve andare né perso né dimenticato. L’unica soluzione è che ognuno faccia la sua parte. Ma soprattutto che gli appassionati smettano di nascondersi, perché non c’è nulla da nascondere nella volontà di indossare un orologio importante, oppure di guidare un’auto prestigiosa o di andare in mare sulla propria barca. Forse è arrivato veramente il momento di ribaltare questa situazione, ma soprattutto bisogna smettere di tacere. Tutti. Nessuno escluso.

GALILEUS 9


sommario

42

La forma architettonica e il parallelo con la bella orologeria

Puntiamo l’obiettivo su quello che più ci piace (e fa rigorosamente tic-tac)

10 GALILEUS

36 eventi 16

fANGO E GLORIA - “La grande guerra”

gekko 18

i titoli di lusso

non solo orologi

windows economy

ARCHITETTURA 22

la forma del tempo

wakeup 24

il risveglio del tempo

Collaborazioni

it.saxobank.com

cuore di scheletro Il Fuller Building e lo Squelette di Zannetti

COSA c’è di nuovo Nel mondo delle lancette

Sono le 9 di mattina si accende il "computer" si guarda con apprensione l’agenda e il telefono è l’ora migliore per scegliere un orologio nuovo

Focus 32

eccellenze vincenti

focus 34

dal tempo al gioiello

Focus 36

rolling mood

focus 38

evoluzione della rivoluzione

focus 40

viaggiatore del mondo

focus 42

ritorna il maestro

the winner

precious time

on stage

turbi conquiste

globe trotter

under pressure

Hausmann & Co.

Pisa Orologeria

Zenith

Tag Heuer

Ulysse Nardin

Rolex


Montblanc Star Classique and Hugh Jackman Crafted for New Heights Prodotto in Svizzera, lo Star Classique Automatic, con la sottile cassa in oro rosso 18K di 8,9 mm e il fondello ergonomico, è il perfetto complemento di un look elegante. Per informazioni e acquisti visiti Montblanc.com


sommario

46 48

60

60 Contano più le emozioni o contano più gli orologi? Oppure sono le emozioni, quelle vere, che riescono ancora a farci sognare? Per fortuna non abbiamo la risposta e per maggiore fortuna ognuno ha la sua... (e fa rigorosamente tic-tac)

trecento sessanta cinque Chanel

emozioni 52

torna precisa l’ora italica

emozioni 56 etica preziosa coverstory 60

lectio magistralis

le voci del tempo 68

il genio vincente

le voci del tempo 74

il tempo e un’arte

le voci del tempo 82

creativita’ emozione tecnologia

le voci del tempo 88

the game is changing

12 GALILEUS

emozioni 46

#trecento65j12

mecenatismo

deep inside

bulgari

piaget

rado

timex group

Panerai

Choaprd

un corsaro stretto al polso TCM Tazzoli

Jean Cristophe Babin

Philippe Léopold Metzger

Andrea Caputo

Paolo Marai


L I F E

I S

A B O U T

M O M E N T S

C E L E B R AT I N G E L E G A N C E S I N C E 1 8 3 0

CLIFTON ORO ROSSO, 39 MM MOVIMENTO AUTOMATICO www.baume-et-mercier.it


sommario

108

94

94

96

divi 94

favino: orgoglio italiano

eventi 96

alla conquista di roma

cinema 100

aspettando il red carpet capitolino

le nostre passioni

Boutique

Due ruote oppure quattro l'importante è partire

rassegne

dueruote 104

IWC

Jaeger-LeCoultre

Festival Internazionale del Film di Roma

follia e passione

vintage style

quattroruote 108

LÁ dove osano le g

a tavola 110

l’ora del gourmet

al polso 112

le prove janvier

infanghiamoci

14 GALILEUS

110

Bylot

Mercedes

Il Liberty - Milano

Hamilton



EVENTI non solo orologi

Fango e Gloria “La Grande Guerra” Eberhard & Co. nel film di Leonardo Tiberi Da oltre un secolo, gli orologi Eberhard & Co. testimoniano la storia dell’uomo, accompagnandolo nelle imprese più significative così come nella vita di tutti i giorni, e proprio un orologio della Maison elvetica è stato scelto come segnatempo rappresentativo dell’epoca e utilizzato nel film di Leonardo Tiberi “Fango e Gloria – La Grande Guerra”. La pellicola, le cui riprese sono cominciate a fine maggio, racconta luoghi, storie e testimonianze del conflitto bellico sul fronte italiano nel centenario della Prima Guerra Mondiale. Prodotto da Maurizio Tedesco per Baires Produzioni in collaborazione con Istituto Luce-Cinecittà, con il sostegno della Regione del Veneto, il contributo di Gruppo Ferrovie dello Stato Italiane, Fondazione FS e Eberhard & Co., il film ha ottenuto il patrocinio della Presidenza del Consiglio, del Ministero della Difesa e l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica. Il cast vede come protagonisti Eugenio Franceschini, Valentina Corti e Domenico Fortunato. Un prezioso Eberhard di quegli anni verrà donato al protagonista del film, Eugenio Fanceschini, che interpreta un ufficiale dell’esercito italiano, dalla sua fidanzata (l’attrice Valentina Corti) e al suo polso si troverà a vivere uno degli eventi più importanti della storia del ventesimo secolo. “Ci ha fatto molto piacere che la produzione abbia pensato proprio a un orologio Eberhard come rappresentativo dell’epoca - dichiara Mario Peserico AD di Eberhard Italia - La nostra azienda, fondata nel 1887 e rimasta fra le poche ancora indipendenti, è stata una fra le prime a produrre cronografi da polso. Allora possedere un orologio era un lusso che in pochi potevano permettersi e donarlo, rappresentava un gesto d’amore e la nascita di un legame significativo fra chi lo regalava e chi lo riceveva. In 127 anni di storia abbiamo sempre tenuto conto di questo valore della tradizione e abbiamo dedicato alla produzione degli orologi la stessa passione, ricerca e cura di ogni singolo particolare di sempre, unendole all’innovazione costante, alla ricerca e allo sviluppo tecnico”.

Numero 06 - Estate 2014 Registrazione al Tribunale di Roma nr. 280/2012 del 19/10/2012 Direttore responsabile

Paolo Gobbi

Hanno collaborato

Valeria Altobelli, Romolo Bali, Gian Paolo Bazzani, Andrea Bono, Vasco Bretone, Daniela Fagnola, Luca Fontana, Roberto Quaglia, Francesca Vilone Art Director

Gianpiero Bertea Editore

GALILEUS Srl C.so Vittorio Emanuele II, 287 - Roma Presidente

Uberto Benedetto Selvatico Estense Amministratore delegato

Fabrizio Verdolin

Concessionaria per la pubblicità

Via Melzi D’Eril, 29 - 20154 Milano Tel. 02 76318838 - Fax. 02 33601695 info@emotionalsrl.com Responsabile di testata

Aldo Rosina Back office

Selene Merati Distribuzione Per L’italia

SO.DI.P.”Angelo Patuzzi” Spa Via Bettola, 18 20092 Cinesello - Balsamo (MI) Tel 02.660301 Telefax 02.66030320 Stampa

L’orologio utilizzato in “Fango e Gloria”, uno dei primi cronografi da polso realizzati da Eberhard & Co., è stato selezionato fra i preziosi segnatempo che fanno parte del museo storico della Maison

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di Gian Paolo Bazzani

I TITOLI DEL lusso ualche settimana fa, durante il Gran Premio di F1 di Monaco cui partecipavamo come sponsor della Lotus, ho notato come la stazza media degli yacht che abitualmente fanno da cornice al Principato sia cresciuta negli ultimi anni. Evidentemente il lusso, in questo caso nella sua massima espressione e sfarzo, non perde colpi di fronte alla crisi economica. Basta guardare la quotazione delle aziende che commercializzano beni di consumo di alta gamma per rendersi conto che, nonostante l’instabilità economica globale, i marchi più ricercati sono alle prese con una nuova età dell’oro. La crescita del settore del lusso in Europa e in America è di circa il 7 per cento, l’area del Pacifico cresce vorticosamente con un +25 per cento mentre la Cina arriva a salire del 35 per cento se si considerano anche gli acquisti fatti all’estero dai

Molti di coloro che comprano beni di lusso hanno un tenore di vita condizionato dall’effetto patrimonio

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cinesi, avvalendosi anche dei free shops, i negozi dove non si pagano le tasse come negli aeroporti. Oggi più del 70% dell’espansione del mercato dei beni di lusso è legata all’Asia e ad altri mercati emergenti e questa percentuale è destinata ad aumentare in futuro in quanto la loro domanda prima di tutto è a lungo termine e, secondariamente, cresce molto più in fretta rispetto ai mercati sviluppati. Solo in Italia il settore del lusso vanta un fatturato di circa 180 miliardi di euro con aziende che rivestono un ruolo di assoluta leadership nel mondo. Stiamo vivendo quindi una fase durante la quale i beni di consumo di alta gamma e con un marchio forte hanno sofferto molto meno dei prodotti di massa e, anzi, hanno avuto la possibilità di alzare i propri prezzi in presenza di una forte domanda: un rovescio congiunturale, come è stato definito da alcuni analisti. Per spiegare in estrema sintesi questo scenario possiamo richiamare due elementi. Il primo riguarda l’ingresso


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nell’arena competitiva di nuovi attori pronti a spendere per conquistare le eccellenze del pianeta. Pensiamo all‘avvento di nuovi mercati come Cina e India, dove è tuttora in corso una trasformazione dei modelli di consumo con la nascita di una nuova classe sociale molto abbiente e, più recentemente, la possibilità anche per le donne di acquistare brand occidentali di lusso. Ad esempio, un marchio come Hermes ricava dal settore asiatico (in particolare da Cina e Giappone), circa il 45% del fatturato annuale. La domanda sostenuta di beni di lusso da parte di questi paesi non è ciclica poiché riguarda appunto una nuova classe di consumatori in grado di avvicinarsi per la prima volta ai marchi di lusso occidentali. Il processo dura da oltre un decennio. In Cina, ad esempio, il reddito pro capite si è quadruplicato dal 2000 ai giorni nostri. E l’importanza di questi paesi tra gli acquirenti del comparto del lusso sta rapidamente crescendo: con una quota di mercato del 30% hanno già superato gli Stati Uniti. Il secondo elemento riguarda in maniera più significativa il mondo occidentale. Molti di coloro che comprano beni di lusso hanno un tenore di vita condizionato dall’effetto patrimonio, soprattutto immobiliare, piuttosto che dall’effetto reddito. Anche una quota rilevante dei percettori di alti redditi preferisce ridurre la quantità di beni acquistati, semmai compra un paio di scarpe di meno piuttosto che accettare una diminuzione di qualità solo perché l’economia è difficile. Ciò significa che il lusso piace e, chi può, è disposto ad acquistare contando sul fatto che il bene non perderà mai troppo valore. Sebbene io non sia un esperto credo si possa dire lo stesso di un bell’orologio. Anche la finanza, costantemente alla ricerca di opportunità d’investimento, ha compreso questa capacità delle aziende leader del settore di generare utili importanti e mantenere posizioni di leadership nei mercati mondiali anche in perio-

di di crisi dei consumi. Sono numerosi i trader, istituzionali e privati, che selezionano i propri investimenti nel comparto mondiale dei beni di consumo di alta gamma, sfruttando la crescente polarizzazione della domanda dei consumatori fra marche meno costose e marche di lusso. I migliori marchi hanno margini più elevati e potere di prezzo. I beni di lusso sono prodotti emozionali, acquistati non solo per la loro funzionalità, ma spesso per il messaggio insito nel marchio e per il loro design. Ciò permette ai marchi di successo di beneficiare di margini unitari più elevati, quindi di una maggiore redditività. Chi investe in azioni legate ai beni di lusso deve però tenere in considerazione che queste tendono ad essere più volatili dell’attività di base. Pertanto uno dei momenti più interessanti per investire in questi titoli è quando i mercati finanziari puntano al ribasso e scontano molte notizie negative. È, infatti, uno dei modi migliori per ottenere una buona performance degli investimenti nel medio-lungo termine. Oggi le azioni legate ai beni di lusso vengono scambiate a prezzi “bassi” rispetto alle medie storiche, considerando il tutt’ora complicato scenario macroeconomico negli Stati Uniti e nel settore finanziario. Tuttavia, i fondamentali per l’industria dei beni di lusso rimangono favorevoli nel lungo termine grazie alla crescita dei paesi emergenti e all’alta redditività, frutto del potere di prezzo di cui godono i marchi prestigiosi. Inoltre le società di successo che producono beni di lusso sono finanziariamente molto solide grazie alla capacità di generare flussi di cassa elevati. La regola nella selezione delle azioni su cui investire è quella della “ricerca della qualità”. Ricerchiamo società leader del settore, che basano il proprio posizionamento competitivo sull’eccellenza del marchio, sulla capacità di distribuzione e sulla costante innovazione del prodotto.

I beni di lusso sono prodotti emozionali, acquistati non solo per la loro funzionalità, ma spesso per il messaggio insito nel marchio e per il loro design.

in collaborazione con

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ARCHITETTura la forma nel tempo

di Roberto Quaglia

cuore di scheletro Se all’esterno il Fuller Building appare come un edificio classico all’interno invece dimostra tutta la sua modernità; il tessuto di pali e traversini in ghisa rende la struttura leggera e allo stesso tempo salda

L’impero Squelette di Zannetti, cassa in acciaio e movimento automatico scheletrato.

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idurre, alleggerire, semplificare aumentando le volumetrie interne, questo è stato il tema che ha pervaso il mondo dell’architettura a partire dai primi del ‘900; esempio di questa tendenza che spingeva sempre più a sfruttare le volumetrie in verticale per ottimizzare i lotti sempre più scarsi e piccoli fu il Fuller Building meglio noto come Flatiron Building, “ferro da stiro”. Per la sua realizzazione si fece di necessità virtù: il lotto di terreno concesso era, infatti, notevolmente più piccolo rispetto a quelli utilizzati per gli imponenti palazzi newyorkesi del periodo. Questo spinse l’architetto Daniel Burnham a disegnare l’edificio su di una pianta triangolare molto stretta, che lo costrinse a estremizzare il più possibile la struttura portante che a quel punto non poteva essere più in pietra e mattoni, bensì in ghisa. Basti pensare che la punta dell’edificio è larga solamente 2 metri e si estende invece per 86,9 metri in altezza, divisi su ventidue piani: il Fuller Building ebbe il primato di edificio più alto di New York City fino alla costruzione del Park Row Building. Se all’esterno il Fuller Building appare come un edificio classico dei primi del ‘900, con possenti pareti in muratura, all’interno invece dimostra tutta la sua modernità; il tessuto di pali e traversini in ghisa rende la struttura leggera, poco ingombrante e contemporaneamente salda a fronte degli attacchi del vento.

La copertura delle facciate con una muratura portante in pietra fu il tocco di classe che permise a Burnham di dare un look assolutamente in linea con le tendenze del periodo pur mantenendo la volumetria interna. Riduzioni e ottimizzazione delle sezioni, ingegnerizzazione dei materiali (dalla ghisa passeremo all’acciaio) per scalare sempre più il cielo è la tendenza del XX secolo: la sfida dell’uomo alla natura e alla tecnologia. Il perfezionamento dell’ingegneria dei materiali porterà ad un una nuova evoluzione della morfologia strutturale; la rete di pali e traversini in acciaio si trasformerà da semplice sostegno strutturale a parte decorativa delle facciate dando così nuove volumetrie interne e facciate con sempre più superfici finestrate. Di conseguenza lo scheletro degli edifici con linee verticali sempre più tese all’infinito diventa uno dei fattori primari per la morfologia dei grattacieli. Morfologia che cambia anche nel mondo dell’orologeria; la scheletratura conferisce un nuovo impulso alla modellistica orologiera. Questa lavorazione a mano su ponti e platina, molto delicata e costosa, elimina tutto il metallo superfluo, fino a lasciare esclusivamente una leggera intelaiatura che ancora può supportare gli organi del movimento. Per estensione, si dice “scheletrato” (o squelette) ogni organo che in orologeria presenti un’apertura effettuata per decoro o per permettere una visione sottostante. In questa pagina un esempio classico e allo stesso tempo riuscito di movimento scheletrato: l’Impero Squelette realizzato da Zannetti e caratterizzato dall’attenta lavorazione a mano sia della platina che delle finiture della cassa.


OROLOGI DI TRADIZIONE E TECNOLOGICA telefono : (+39)338 1977481 chronosdiffusion@yahoo.it


wakeup il risveglio del tempo

Il prodigio L IL NUOVO RIPETIZIONE MINUTI MILLENARY IN ORO ROSA È UN VERO PRODIGIO ESTETICO, TECNICO E SOPRATTUTTO ACUSTICO.

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’antica tradizioneAudemars Piguet nel campo delle ripetizioni a minuti, trova oggi continuità nel Ripetizione Minuti Millenary in oro rosa a carica manuale con cassa ovale e design tridimensionale. Al suo interno un sofisticato movimento dotato di scappamento Audemars Piguet, bilanciere a doppia spirale, meccanismo di segnalazione acustica e gong. Il meccanismo di carica della ripetizione è stato realizzato appositamente per questo orologio, con cursore posizionato come sempre a ore 9 e bariletto a ore 2. L’organo regolatore dello scappamento, inoltre, si compone di due spirali anziché di una, collocate in posizione «rovesciata» l’una rispetto all’altra. Questo sistema a doppia spirale piana assicura la compensazione automatica in caso di eventuali variazioni di equilibratura ed elimina la necessità di avere la classica curvatura finale. La doppia spirale e il sistema a impulsi diretti alla ruota del bilanciere minimizzano eventuali effetti perturbanti sull’organo regolatore, garantendo così un’efficienza e una precisione maggiori.


wakeup il risveglio del tempo

Patek Philippe Nautilus Cronografo Travel Time ref. 5990/1A. costa 44.240 euro

Travel Time L

a nuova referenza 5990/1A Patek Philippe Nautilus Cronografo Travel Time viene ad arricchire la collezione degli orologi Nautilus complicati aggiungendo al cronografo il meccanismo Travel Time che permette di leggere con un solo sguardo l’ora di due fusi orari. Un’unione di due complicazioni tra le più ricercate, completate con altre funzioni utili di uso quotidiano. L’orologio sportivo elegante Nautilus si è imposto, già da quasi quarant’anni, come modello-culto. Esso unisce grande funzionalità e resistenza senza pari in una cassa originale, il cui design e robustezza hanno stabilito nuovi primati. L’inserimento di complicazioni come l’indicazione a lancetta della data e le fasi lunari hanno rafforzato il suo successo e quando, nel 2006, Patek Philippe ha presentato il primo Cronografo Nautilus, l’accoglienza entusiasta riservata a quel modello ha dimostrato che gli appassionati di orologi sportivi lo attendevano da molto tempo. La manifattura oggi aggiunge, all’attrattiva della misurazione di tempi limitati, la funzione molto ricercata Travel Time per l’indicazione contemporanea di due fusi orari.

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wakeup il risveglio del tempo

Meisterstück Heritage G Montblanc Meisterstück Heritage Date Automatic. al suo interno un movimento Calibro MB 24.17 meccanico a carica automatica.

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razie alla presenza di quattro display (ore, minuti, secondi e data), i Montblanc Meisterstück Heritage Date si concentrano sull’essenzialità della funzione. Ricalcando il design associato alla linea Meisterstück Heritage, quest’orologio combina eleganza e sobrietà. Il design del quadrante incarna un’estetica basata sulla pura funzionalità, esprimendo al tempo stesso i capisaldi della filosofia Meisterstück: il quadrante bombato con sottili indici neri per i minuti lungo la periferia discendente del quadrante, gli indici applicati nettamente sfaccettati dalla lunghezza variabile il numero romano “XII” applicato, il datario con cornice lucidata e il motivo rifinito a “raggi di sole”, con riflessi radiosi generati dalla luce incidente che si propagano attraverso il quadrante. Tutto questo costituisce lo sfondo per i movimenti circolari delle lancette rodiate e lucidate dei minuti e delle ore, entrambe in stile dauphine, con sfaccettature affusolate che si armonizzano alla perfezione con gli indici applicati. La grande lancetta azzurrata dei secondi è un’altra caratteristica dei codici tradizionali dell’arte orologiera svizzera.


wakeup il risveglio del tempo

Promesse 10160 di baume & mercier. cassa in acciaio lucido Ø 30 mm, lunetta ovale, impreziosita da 30 diamanti. quadrante in madreperla con finiture drapé. costa 3.200 euro

Promesse E

ssenza di uno stile prettamente classico e preziosa espressione di forti emozioni, il segnatempo Promesse discende da un modello degli anni Settanta appartenente alla collezione storica di Baume & Mercier. Grazie a questo orologio, le donne di oggi hanno l’opportunità di capire come l’originalità di linee senza tempo possa tracciare i contorni di una tradizione da sempre cara alla Maison. Inusuale nelle forme, l’orologio Promesse si distingue per il design leggero e l’esclusivo abbinamento della lunetta ovale alle linee morbide della cassa tonda. Disponibile in due versioni molto femminili del diametro di 30 e 34 millimetri, Promesse trasforma il tempo in un turbinio di emozioni. Le curve del bracciale si riflettono armoniosamente in quelle della cassa in acciaio lucido, un trattamento raffinato che appare come l’interpretazione grafica dell’onda generata da una goccia d’acqua. In una frazione di secondo, imprigiona il movimento nell’acciaio lucido per renderne eterna la durata e consentire così a una promessa fatta in quello stesso momento di legarsi per sempre a un istante fuori dal tempo.

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wakeup il risveglio del tempo

Il ribelle colpisce ancora L

a creatività e l’originalità di Bomberg, sta portando un po’ di sano scompiglio nel mondo sempre un po’ paludato della bella orologeria. Questo perché i suoi orologi riescono sempre ad interpretare dei disegni classici, quasi ancestrali, in una maniera assolutamente inusuale e coinvolgente. Ne è un perfetto esempio il Bolt-68, proposto oggi anche nell’edizione limitata Skull. Inusuale la sua cassa da 47,5 mm di diametro, realizzata in acciaio inox con rivestimento PVD nero, che presenta la corona e i pulsanti al dodici. Altrettanto non convenzionale il quadrante, che riporta stampata, con smalti policromi, l’inconfondibile sagoma del teschio. Di pregio anche la meccanica, un calibro cronografo Cocepto 99001 realizzato a La Chaux-de-Fonds. Bello il cinturino in cuoio nero, con cuciture tono su tono e fibbia ad ardiglione speciale con un teschio in rilievo. A proposito, in dotazione con l’orologio viene fornito un medaglione e catena con il teschio. Bolt68 di Bomberg, cronografo automatico, cassa acciaio PVD nero. limited edition “Skull”. Prezzi a partire da 2.500 euro.

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wakeup il risveglio del tempo

Tour Auto 2014

CRONOGRAFO CLASSIC FUSION TOUR AUTO 2014 di hublot. Serie limitata di soli 100 esemplari numerati

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n occasione del più prestigioso raduno di auto di eccezione in Europa, il Tour Auto Optic 2000, Hublot ha presentato il Cronografo Classic Fusion Tour Auto 2014, una edizione limitata di soli 100 esemplari numerati. Realizzato in titanio, questo orologio sportivo e raffinato, è dotato del movimento cronografo automatico con data HUB1143 costituito da 280 componenti, con una frequenza di 28.600 alternanze/ora e riserva di carica circa 42 ore. L’elegante quadrante nero satinato soleil con strisce verticali blu, bianche e rosse, come i colori della bandiera francese, presenta due contatori argentati con finitura satinata soleil, uno a sinistra, alle ore 9, per i minuti e l’altro a destra, alle ore 3, per i secondi, indici a bastone color titanio e datario alle ore 6. L’insieme è completato da un cinturino in vitello traforato nero cucito su caucciù con cuciture nere e un ulteriore richiamo ai colori francesi. L’orologio è impermeabile fino a 50 metri.

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wakeup il risveglio del tempo

Skull Ghost C

reativo puro, disegnatore, appassionato di auto d’epoca, Julien Mottaz è l’uomo che ha ideato Steelcraft, marchio orologiero dallo stile moderno e funzionale. Le sue collezioni, dedicate ad un pubblico giovane e attivo, si caratterizzano per le casse ben dimensionate e il grande uso della grafica e del colore, che diventano elementi esclusivi e caratterizzanti. Tecnicamente la base è sempre una cassa in acciaio, disponibile con finitura lucida, satinata oppure con trattamento PDV nero, che conferisce un look più aggressivo e sportivo. Belli i quadranti, che passano dalle livree più tecniche a disegni di forte impatto estetico. Come nel caso dello Skull Ghost fotografato in questa pagina, che mostra l’inconfondibile sagoma del teschio realizzata a rilievo nella parte centrale del quadrante stesso.

il nuovo skull ghost della collezione casual concept di Steel Craft. Cassa in acciaio da 48 mm con finitura naturale o nera PVD, cinturino in gomma colorata.costa 560 euro

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wakeup il risveglio del tempo

Più grande e rotondo, il nuovo oversize C-Type di Paul Picot. cassa da 48 mm in titanio. 500 pezzi prodotti, costa 6.475 euro

Campione del mondo C

ontinua, ai massimi livelli, l’avventura di Paul Picot nel mondo della motonautica. Lo fa con un ambasciatore di eccezione, Alex Carella, vincitore nel 2011, 2012 e nel 2013 con il Team Qatar, del titolo mondiale F1 World Championship. Il suo orologio è l’ultima versione del C-Type 48 mm, disponibile in tre versioni, attraverso le quali Paul Picot sfoggia ancora una volta l’arte con cui gioca non solo con le forme e il design, ma anche con i diversi materiali utilizzati. La versione limitata a 200 esemplari in titanio e oro rosa 18 carati è un oggetto fuori dal comune. La lunetta, le estremità, la corona di carica, i pulsanti, le anse sono in oro rosa 18 carati. L’uso di materie nobili e il felice abbinamento dei colori nero e oro fanno del CType 48 mm titanio e oro rosa un orologio estremamente elegante, molto piacevole da indossare. I due modelli fabbricati interamente in titanio e limitati a 500 esemplari hanno un carattere sportivo e si distinguono principalmente per il diverso accostamento dei colori. Nella prima versione color titanio, è nero solo il contorno della lunetta, mentre nella seconda versione, sono nere le estremità, le anse e la lunetta.

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focus the winner

Quest’anno il premio Hausmann & Co. Patek Philippe, ha scelto di essere un riconoscimento alla ricerca oncologica

eccellenze vincenti L

o scorso anno, proprio sulle pagine di GALILEUS, avevamo raccontato lo svolgimento della prima edizione del “Premio Hausmann & Co./Patek Philippe, ideato per sostenere i giovani talenti italiani che in qualche modo si sono distinti nell’ambito delle proprie discipline: arte, musica, danza, matematica, ingegneria e medicina. In concreto la celebre orologeria e gioielleria romana, assieme al colosso svizzero delle lancette di altissimo livello, sostennero le attività didattiche della Fondazione dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia e dei giovani artisti che frequentano i corsi di perfezionamento di studi musicali.

LA PREMIAZIONE Da sinistra: Laura Gervasoni (Patek Philippe Italia), Francesco Hausmann, Stefano Sechi, che ha condotto una ricerca sui meccanismi dell’oncogene, Paola Infante, prima classificata con il suo lavoro sul trattamento del medulloblastoma, Luigi Frati (Magnifico Rettore de La Sapienza di Roma), Valeria Purpura che ha condotto uno studio sul Papilloma virus e, infine, Benedetto Mauro.

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Quest’anno, per la seconda edizione del Premio, è totalmente cambiato l’ambito di lavoro, passato dall’arte alla medicina. Si è deciso di finanziare la ricerca oncologica, sostenendo economicamente l’Istituto Pasteur - Fondazione Cenci Bolognetti e il Dipartimento di Medicina Molecolare de La Sapienza Università di Roma. L’Istituto Pasteur - Fondazione Cenci Bolognetti è membro della Rete Internazionale degli Istituti Pasteur che associa 32 istituti indipendenti uniti dalla stessa missione, la stessa cultura e gli stessi valori. I ricercatori delle differenti nazioni si dedicano ad attività di prevenzione e cura di gravi patologie, attività


focus the winner

Il Nautilus Cronografo Travel Time di Patek Philippe, cronografo con secondo fuso orario. Costa 44.240 euro

Con il nuovo Cronografo con Calendario Annuale referenza 5960/1A, Patek Philippe lancia un orologio da polso che riveste il freddo splendore dell’acciaio. Si tratta di uno dei rari modelli della manifattura in cui un movimento a complicazioni è racchiuso in una cassa di questo metallo, al di fuori delle esclusive collezioni sportive Nautilus e Aquanaut.

Istituto Pasteur Roma

di ricerca volte allo studio e allo sviluppo di farmaci innovativi, attività di Sanità Pubblica svolte in collaborazione con i servizi sanitari nazionali e attività di Formazione rivolte alle comunità scientifiche dei vari Istituti nel mondo. La selezione, operata secondo principi trasparenti e oggettivi, ha premiato le tre migliori pubblicazioni prodotte nel 2013, scelte da una giuria composta da: Angela Santoni (Dipartimento di Medicina Molecolare), Paolo Amati (Istituto Pasteur), Armando Massarenti (giornalista), Francesco Hausmann e Benedetto Mauro (Hausmann & Co.) e Laura Gervasoni (Patek Philippe Italia). La premiazione è avvenuta alla metà di giugno, nella splendida cornice di Villa Medici - Accademia di Francia, dove oltre 400 invitati hanno avuto la possibilità di toccare con mano l’intera collezione Patek Philippe 2014. Durante la serata, attori, attrici e personaggi del mondo imprenditoriale e culturale si sono ritrovati insieme a tutto il mondo accademico. I tre giovani vincitori del Premio Hausmann & Co./Patek Philippe 2014 sono stati premiati con un assegno di studio e un orologio personalizzato da Francesco Hausmann,

Benedetto Mauro e da Laura Gervasoni. I premiati sono stati: Paola Infante, prima classificata con il suo lavoro sul trattamento del medulloblastoma,Valeria Purpura che grazie allo studio sul Papilloma virus ha ricevuto il secondo premio, ed infine Stefano Sechi, terzo premiato, che
ha condotto una ricerca sui meccanismi dell’oncogene. Significativo il commento di Hausmann & Co. al termine della premiazione: «Avvertiamo l’urgenza di restituire alla società qualcosa di ciò che riceviamo. L’azienda funziona, e dunque c’è la possibilità di una redistribuzione. Sappiamo che la situazione della ricerca è molto critica, ma che al contempo proprio la ricerca può essere uno dei volani sui quali far leva per la ripresa. Lavorando nel mondo del lusso, ci si può sentire colpevoli di vendere oggetti che costituiscono una contraddizione rispetto alla soddisfazione dei bisogni fondamentali. Al costo di un nostro orologio si potrebbe acquistare una casa. Questa realtà subisce critiche in parte giustificate, ma non bisogna dimenticare la sua rilevanza per l’occupazione di centinaia di migliaia di persone e l’importanza per l’economia in generale con gli introiti fiscali prodotti.»

L’impegno dell’Istituto Pasteur di Roma, unica sede italiana della Rete mondiale, è volto allo studio dei meccanismi dei processi fondamentali della vita, una ricerca di base essenziale per la comprensione e la cura di patologie umane. L’Istituto sostiene numerosi progetti di ricerca selezionati attraverso un procedimento di valutazione internazionale molto rigoroso; assegna borse di studio in Italia e all’estero; finanzia 3 borse del Corso di Dottorato in Scienze della vita che è parte integrante della Scuola di Dottorato in Biologia e Medicina Molecolare a La Sapienza Università di Roma. Svolge inoltre numerose attività di divulgazione e promozione del sapere scientifico grazie alle quali la comprensione dei risultati della ricerca di base è finalmente messa alla portata degli scolari e dei cittadini.

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focus precious time

Fermare un momento indimenticabile e farlo vivere per sempre

DAL TEMPO AL GIOIELLO [...batto sempre le stesse stradine del centro, vale a dire via S. Andrea dove abito, via Manzoni, via Montenapoleone, e via Pietro Verri, che percorro con gli occhi fuori dalla testa perché il signor Pisa per farmi avere un orologio che sia più bello di qualsiasi altro sta fabbricando qualche cosa che non ha più né nome né forma... ] Questa importante dichiarazione di Giorgio Soavi testimonia le originali sperimentazioni che Ugo Pisa sovente effettuava. La passione per gli orologi, che da sempre caratterizza la famiglia Pisa, ha portato Ugo Pisa a immaginare, sperimentare e ricreare. In particolare, questo suo interesse lo portò, quando ancora le case orologiere lo permettevano, a destrutturare un orologio, scomponendone le parti e a ricrearne un oggetto che rappresentasse maggiormente gli interessi e i gusti dei clienti. La sua passione creativa per gli orologi ha portato oggi Maristella e Chiara Pisa a presentare una collezione di gioielleria firmata Pisa Orologeria: un omaggio al Tempo che ne sintetizza l’essenza.

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focus precious time

PISA OROLOGERIA Milano

Lancette è un progetto di orologeria: l’unico mondo che Pisa Orologeria rappresenta

Nata nel primo novecento dalla passione per l’arte orologiera, Pisa Orologeria è presto diventata una bottega artigianale e negli anni una moderna azienda familiare, premiata più volte tra i migliori negozi di orologeria in Europa per tradizione, professionalità e offerta. All’interno del Quadrilatero della Moda, nello storico negozio di via Verri sono presenti oltre 40 prestigiosi marchi che rappresentano il gotha dell’orologeria mondiale, i migliori marchi underground in circolazione, le novità assolute e due moderni laboratori in grado di offrire qualsiasi intervento rapidamente e secondo i più elevati standard qualitativi. Oltre allo storico negozio, dal 2008 la Famiglia Pisa gestisce il primo monomarca Rolex in Europa su quattro piani in via Montanapoleone e la prima ed unica boutique italiana Patek Philippe.

CHIARA PISA

La collezione “Lancette” è un omaggio all’orologeria che nasce dall’incontro tra la passione per gli orologi, che da sempre anima la famiglia Pisa, e una riflessione ontologica sui segnatempo. Le lancette di un orologio rappresentano l’indicatore per eccellenza del Tempo e scandiscono l’unicità di ogni momento di vita vissuta. Proprio per questo motivo è sorta l’idea di pensare ad un gioiello che rappresenti i momenti del Tempo e la loro incommensurabilità. Le differenti forme, in oro bianco e in oro rosa, danno la possibilità ad ognuno di trovare il prodotto che esprima al meglio la propria identità. Per il gentil sesso si è giocato sulle forme che avvolgono i diamanti, lineari ed armoniose per le donne più romantiche, più appuntite ed aggressive per le donne più decise, mentre per gli uomini si è pensato ad un gioiello in oro bianco brunito che si declina cromaticamente nel rosso dei rubini o nel blu degli zaffiri. «Questa collezione - ha detto Maristella Pisa - esprime quella passione per i segnatempo che da sempre anima la mia famiglia. Le Lancette, che rappresentano l’indicatore per eccellenza del Tempo, stanno appese al collo, vicino al cuore, il motore delle emozioni, catturandone, i momenti migliori della gioia, del piacere e a volte della noia.”

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focus on stage

UN SEGNATEMPO LEGGENDARIO PER UN GRUPPO MITICO: IMPREZIOSITO DALL’EMBLEMATICO LOGO DEDICATO AI ROLLING STONES

I

lmondo dell’orologeria, sin dagli ormai lontani anni ’90, ha scelto molte volte di avvicinare ambiti produttivi e comunicativi diversi da quello della misurazione del tempo. Tanti sono stati i modelli dedicati alle automobili, oppure alle varie discipline sportive. Altrettanti i testimonial, specie attori e attrici che, in tempi diversi, hanno regalato il loro volto a collezioni più o meno esclusive. Mai però fino ad oggi, il ristretto circolo, puro e puritano, del rock si era avvicinato così tanto alle due lancette di altissimo livello. Gli unici che potevano avere la forza e l’audacia per realizzare un connubio di questo genere, che certamente presto annoterà tanti imitatori, non potevano che essere i Rolling Stones. Lo hanno fatto scegliendo Zenith, marca sempre più sulla cresta

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rolling mood


focus ON STAGE

ZENITH El Primero Chronomaster 1969 Tributo ai Rolling Stones

dell’onda, amata sia dagli appassionati europei più intransigenti, che dai nuovi acquirenti provenienti dalla Cina oppure dal Sud America. Tom Bennett, amministratore delegato della Bravado, che per la Universal Music cura proprio l’oggettistica ufficiale del gruppo, quella tanto ricercata dai collezionisti di tutto il mondo, ha così enfatizzato l’accordo: «Siamo entusiasti di unire il nostro nome a quello di un marchio prestigioso come Zenith in occasione del nostro tour 14 On Fire e siamo elettrizzati all’idea di lavorare con loro per il lancio degli orologi in edizione limitata Rolling Stones. Continuando nel nostro impegno volto a sostenere la band nel raggiungere il loro immenso pubblico, siamo felici di presentare un segnatempo che saprà far breccia sia nel cuore dello zoccolo duro dei fan dei Rolling Stones, sia in tutti i collezionisti di orologi di autentica manifattura». A proposito, ma com’è il primo orologio nato da questo inusuale connubio? Il suon nome non lascia nulla alla fantasia: El Primero Chronomaster 1969 Tributo ai Rolling Stones. Si tratta di un’edizione limitata a 250 pezzi, che riesce in maniera veramente efficace a unire il DNA della Casa orologiera svizzera con quel-

I ROLLING STONES CALCANO ATTUALMENTE I PALCOSCENICI DI TUTTO IL MONDO CON IL TOUR «14 ON FIRE»

lo del gruppo musicale britannico: i due totalizzatori del cronografo, 30 minuti al tre e 12 ore al sei, sono decorati rispettivamente in blu mezzanotte e grigio ardesia, gli stessi colori del modello originale El Primero del 1969, con una piccola ma significativa differenza: quello in basso è impreziosito dalla stampa in smalto policromo del famoso logo dei Rolling Stones, le labbra e l’inconfondibile lingua rossi. L’alta tecnologia meccanica svizzera fa invece capolino nella finestra aperta nel quadrante, attraverso la quale si può vedere il cuore pulsante del movimento: il bilanciere ad alta frequenza del calibro El Primero. Come se tutto questo non bastasse, anche il fondello è decorato con il logo della band. «Negli anni Sessanta il pensiero anticonformista diede vita al primo El Primero - ha detto Jean-Claude Biver, responsabile del settore orologi di LVMH di cui Zenith fa parte - un meccanismo cronografico con ansione al decimo di secondo. Lo stesso pensiero fuori dagli schemi diede vita alla nuova musica del blues e del rock n’roll. Oggi, sia Zenith sia i Rolling Stones sono leggende viventi. La loro alleanza quindi non deve sorprendere!».

MOVIMENTO El Primero 4061 a carica automatica. 282 componenti. 31 rubini. 36.000 A/ora – (5 Hz) Massa oscillante con motivo «Côtes de Genève» Riserva di carica oltre 50 ore FUNZIONI Ore e minuti al centro. Lancetta dei piccoli secondi a ore 9. Cronografo. Scala tachimetrica CASSA Acciaio, Ø42 mm Impermeabile fino a 10 atm. Vetro zaffiro bombato con trattamento antiriflesso, dotato di una speciale decorazione dedicata ai Rolling Stones QUADRANTE Effetto «Soleil» argentato Contatore a ore 6, impreziosito dall’emblematico logo «lingua» Indici sfaccettati in rodio con Superluminova SLN C1 Prezzo: 7.700 euro

El Primero Chronomaster 1969 Tributo ai Rolling Stones. Realizzato in edizione limitata di 250 esemplari presenta gli stessi colori del primo el primero del 1969 e si distingue per l’emblematica apertura sul quadrante, capace di rivelare il cuore del movimento.

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focus TURBI CONQUISTE

DAL PRIMO OROLOGIO AL MONDO ALIMENTATO DA CINGHIE AL PRIMO TOURBILLON AL MONDO ALIMENTATO DA CINGHIE

evoluzione N della rivoluzione

el 2004 TAG Heuer lascia il segno nella storia dell’orologeria presentando il Concept Watch Monaco V4, il primo orologio al mondo alimentato da un sistema di cinghie, con massa oscillante lineare e cuscinetti a sfere. Il nome V4 deriva dalla platina principale plasmata a forma di V, sulla quale sono montati i quattro bariletti del movimento: due serie da due su cuscinetti a sfere ad angolazione +/- 13 gradi, dall’aspetto che ricorda quello dei cilindri nel motore di una Formula 1. La trasmissione alimentata da cinghie brevettata e la massa oscillante lineare rappresentano una totale ridefinizione del concetto di trasmissione secondo i parametri dell’orologeria tradizionale. Nel 2009, contro ogni aspettativa, TAG Heuer lascia senza fiato il mondo dell’orologeria svelando quello che molti designer industriali pensavano non avrebbe mai visto la luce: un’edizione di Monaco V4 pronta per essere lanciata in commercio. 2014: Tradizione e avanguardia Grazie al suo continuo lavoro sullo sviluppo top secret delle sue cinghie di trasmissione dallo spessore non superiore a quello di un capello, TAG Heuer porta la sua creazione all’avanguardia ad un livello successivo, associando la sua tecnologia brevettata di trasmissione tramite cinghie con una delle complicazioni più emblematiche dell’orologeria tradizionale: il tourbillon. Il risultato – il Monaco V4 Tourbillon brevettato – rappresenta una netta rottura con tutti i codici e le convenzioni dell’orologeria. Grazie all’associazione unica e senza precedenti di cinghie e tecnologia tourbillon, il brevetto Monaco V4 Tourbillon è la nuova, più recente dimostrazione della continua leadership di TAG Heuer nel ruolo di marchio all’avanguardia per design e tecnologia di Alta Orologeria.

il brevetto MONACO V4 TOURBILLON: un’associazione unica e senza precedenti di cinghie e tecnologia tourbillon

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focus turbi conquiste

TAG Heuer Monaco V4 Tourbillon Questo modello “complica la complicazione”, utilizzando in una première mondiale, una microcinghia per muovere il tourbillon. Grazie alla cinghia che lo alimenta, il tourbillon non subisce alcun contraccolpo. Il maggiore vantaggio di questa architettura è l’assoluta fluidità della rotazione del tourbillon. Il segnatempo d’avanguardia è equipaggiato con un sistema di carica automatica lineare, la massa è guidata all’interno di un binario anziché da un sistema rotatorio tradizionale. Le quattro microcinghie dentate dallo spessore di soli 0,07mm, la cui segreta soluzione di design e ingegneria rimane uno dei segreti meglio custoditi dell’orologeria, creano un efficace sistema di assorbimento degli urti. Altra première, i bariletti sono montati su cuscinetti a sfera. Tra i materiali esclusivi utilizzati per la sua produzione, il titanio nero space-grade utilizzato per la cassa.

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focus GLOBETROTTER

il Dual Time Manufacture permette al secondo fuso orario e alla data di essere regolati sia in avanti che indietro

viaggiatore del mondo P

robabilmente mai prima d’ora un costruttore orologiero aveva esaudito così alla perfezione il desiderio di comfort dei frequent flyer, come è riuscito a fare oggi Ulysse Nardin con il suo celebre Dual Time. Questo orologio infatti permette – e all’epoca del lancio era una prima assoluta – di regolare il fuso orario avanti e indietro agendo semplicemente su due pulsanti. Oggi, a qualche anno di distanza, questo modello torna sugli scudi grazie ad un’importante e qualificante novità: l’adozione di un movimento automatico sviluppato, progettato e realizzato interamente in-house, il calibro UN-334. Dotato di una doppia finestra per la Gran Data, regolabile in entrambe le direzioni, dispone di uno

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scappamento in silicio, il massimo della tecnologia orologiera che soltanto pochi marchi sono in grado di realizzare. Indipendenza attraverso l’innovazione, la manifattura Ulysse Nardin costantemente persegue il ripido ma proficuo sentiero che ha scelto di seguire qualche anno fa. Offrendo ore, minuti, piccoli secondi sovradimensionati alle ore 6, una doppia finestra con gran data e secondo fuso orario, il Dual Time Manufacture è senza dubbio uno degli orologi più semplici nel mercato da leggere e da regolare. Mentre l’indicatore dell’home time avanza costantemente nel corso delle 24 ore in un’apertura alle ore 9, la piccola lancetta può essere facilmente allineata con l’ora locale, sia in avanti che indietro. Questo si ottiene semplicemente premendo i


focus globetrotter

BRACCIALE Il Dual Time Manufacture di Ulysse Nardin è disponibile con il cinturino alligatore con fibbia deployante o bracciale in acciaio

pulsanti (+) o (-) posizionati alle ore 10 e alle ore 8, senza dover togliere l’orologio dal polso o senza interrompere la sua tenuta del tempo. Il massimo nella raffinatezza meccanica, la funzione del calendario si sincronizza automaticamente con le regolazioni effettuate in qualsiasi direzione. Dietro questa semplicità di utilizzo – una vera lezione di funzionalità – il calibro Manufacture UN-334 impiega i risultati di molti anni di ricerca. Dispone di una riserva di carica di 48 ore, è dotato di un’ancora, ruota dello scappamento e cilindro in silicio. L’oscillatore a 4 Hz ha anche una molla del bilanciere in silicio brevettata, che garantisce una notevole precisione. Utilizzato per la prima volta nell’orologeria più di 10 anni fa, grazie agli sforzi pioneristici di Ulysse Nardin, questo materiale altamente contemporaneo

praticamente non richiede lubrificazione e inoltre resiste all’utilizzo più di qualsiasi altro materiale. Complesso da lavorare, le sue tecniche di manifattura rimangono la prerogativa di una manciata di orologiai. L’audace modernità di questo segnatempo è completata da alcuni tocchi indispensabili per un modello di questo livello: impermeabile fino a 30 m, la sua cassa da 42 mm completamente ridisegnata è disponibile sia in acciaio che in oro rosa, montata su cinturino alligatore o bracciale acciaio o oro rosa con fibbia deployante. Il quadrante, con fondo nero o argentè, assicura una perfetta leggibilità, mentre le lancette delle ore e dei minuti aggiungono un tocco delicato e leggero che caratterizza gli orologi davvero senza tempo.

ULYSSE NARDIN Dual Time Manufacture Movimento: carica automatica Calibro UN-334, 11 3⁄4‘’’
. Progettato in-house.
Scappamento in silicio, bilanciere inerziale brevettato con molla in silicio. 49 rubini. Riserva di carica approssimativamente di 48 ore. Funzioni: regolazione veloce brevettata del secondo fuso orario alle ore 9, home time permanente alle ore 9, display Gran Data Big Date, correttore data in avanti o indietro. Lancetta sovradimensionata del contatore dei piccolo secondi Cassa in oro o acciaio, Ø 42 mm, vetro zaffiro antiriflesso Prezzo: 8.800 euro per la versione in acciaio. 23.000 euro per la versione in oro rosa.

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focus under pressure

UN OROLOGIO ULTRARESISTENTE ALLA PRESSIONE ESTERNA E INTERNA

ritorna il maestro R olex fa rinascere un orologio subacqueo professionale leggendario presentando una versione contemporanea dell’Oyster Perpetual Sea-Dweller, un modello creato da Rolex nel 1967. Questo orologio subacqueo tecnico di 40 mm di diametro, impermeabile fino a 1.220 metri, è un concentrato delle più recenti innovazioni di Rolex: il disco della lunetta Cerachrom in ceramica, la visualizzazione Chroma-

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light luminescente a emissioni di lunga durata, la spirale Parachrom blu paramagnetica, il fermaglio di sicurezza Oysterlock e il sistema di allungamento del bracciale Rolex Glidelock. Progettato all’epoca per i professionisti pionieri delle immersioni subacquee a grandi profondità, il Sea-Dweller 4000 è dotato, naturalmente, di una delle invenzioni che ha contribuito alla sua fama: la valvola per la fuoriuscita dell’elio, brevettata da Rolex nel 1967.


focus under pressure

la valvola per l’elio consente di regolare la pressione che si accumula all’interno della cassa durante le fasi di decompressione dei sub all’interno della camera iperbarica


focus under pressure

Il fermaglio di sicurezza Oysterlock con chiusura pieghevole. Questo è dotato del sistema di allungamento Rolex Glidelock (20 mm, con incrementi di 2 mm) e della maglia di allungamento Fliplock (26 mm)

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“durante l’immersione il tempo è un dato vitale. è di capitale importanza disporre di un orologio preciso, robusto e affidabile” Henri Germain Delauze, fondatore Comex


focus under pressure

ROLEX Oyster Perpetual Sea-Dweller 4000 ref.116600 - bracciale ref. 97400 CASSA Oyster 40 mm
Superlega di acciaio inossidabile 904L. Valvola per la fuoriuscita dell’elio. Fondello a vite con scanalature Rolex. Lunetta girevole unidirezionale graduata 60 minuti con disco Cerachrom nero in ceramica, numeri e graduazioni incisi e deposito di platino mediante polverizzazione catodica magnetron (PVD). Corona di carica a vite, sistema di tripla impermeabilizzazione Triplock. Vetro zaffiro antigraffio e antiriflesso. Impermeabile f ino a 1.220 metri MOVIMENTO Calibro 3135 di manifattura Rolex, meccanico a carica automatica bidirezionale con rotore Perpetual. Cronometro svizzero certificato dal COSC (Contrôle Officiel Suisse des Chronomètres). Frequenza: 28.800 alt./ora (4 Hz).
Spirale Parachrom blu paramagnetica. Bilanciere di grandi dimensioni a inerzia variabile, con taratura di alta precisione mediante 4 dadi Microstella in oro.
Ponte del bilanciere passante.
31 rubini. Riserva di carica di circa 48 ore QUADRANTE Nero, finitura satinata.
Indici ad alta leggibilità Chromalight (luminescenza a emissioni di lunga durata) in oro bianco. Lancette Chromalight in oro bianco. BRACCIALE Oyster (3 file), maglie massicce realizzate in superlega di acciaio inossidabile 904L, finitura satinata, lucida sui lati. Prezzo: 8.550 euro

LUNETTA IN CERAMICA 
La lunetta girevole unidirezionale graduata 60 minuti è dotata di un disco Cerachrom nero brevettato e prodotto da Rolex in una ceramica praticamente antiscalfitture e inalterabile. La graduazione è rivestita di un sottile strato di platino mediante deposito PVD. Sul quadrante di colore nero trovano spazio gli ampi indici e le lancette Chromalight rivestite di una sostanza luminescente a emissioni di lunga durata di colore blu, per una leggibilità eccezionale anche al buio. LA CASSA OYSTER 
La cassa Oyster, garantita impermeabile fino a 1.220 metri, è un esempio di robustezza e di affidabilità. La carrure dalle linee caratteristiche è ricavata da un blocco massiccio di acciaio 904L particolarmente resistente alla corrosione. La corona di carica, dotata del sistema brevettato di tripla impermeabilizzazione

Triplock e protetta da apposite spallette ricavate nel corpo della carrure, è saldamente avvitata alla cassa come fosse la camera stagna di un sommergibile. IL CALIBRO 3135 
Il nuovo Sea-Dweller 4000 è dotato del calibro 3135, un movimento meccanico a carica automatica con visualizzazione della data interamente sviluppato e prodotto da Rolex. Come tutti i movimenti Perpetual di Rolex, il 3135 è un Cronometro svizzero certificato, un titolo riservato agli orologi di precisione superiore che hanno superato con successo i test del COSC. L’organo regolatore, autentico cuore dell’orologio, è dotato di spirale Parachrom blu, brevettata e prodotta da Rolex in una lega esclusiva di niobio e zirconio. Insensibile ai campi magnetici, questa spirale vanta una grande stabilità rispetto agli sbalzi di temperatura e, in caso di urto, rimane fino a dieci volte più precisa di una spirale tradizionale.

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emozioni un battito viscerale di Paolo Gobbi

trecento sessanta cinque 46 GALILEUS

l’icona trova nuove forme, materiali, finiture, ma rimane indiscutibilmente uno degli oggetti del desiderio piÚ amati di Daniela Fagnola


emozioni un battito viscerale

l J12 è un orologio eclettico: da quando è uscito, nel 2000, lo si è visto in innumerevoli declinazioni. Nato come sportivo unisex dalla penna di Jaques Helleau, in origine era un solo tempo automatico con un diametro di 38 mm, arrivati poi a 41 e 42, ma negli anni ha cambiato veste e mood. È diventato un precisissimo cronografo con tanto di certificato ufficiale di cronometro del Cosc - anche in chiave Superleggera, con fondello in alluminio e cinturino in caucciù. Uno strumento professionale per subacquei, il J12 Marine, impermeabile fino a 30 atmosfere, e per grandi viaggiatori, il J12 GMT con secondo fuso orario. Un esemplare di alta orologeria, il J12 Calibre 3125, con il movimento di manifattura firmato da Audemars Piguet. Anche complicato: il

J12 Moonphase, con le innovative fasi di luna a guichet su un disco di avventurina e il datario al centro; e prima ancora il J12 Tourbillon, con la gabbia in vetro ottico e la platina da record (2 mm di spessore, con una tolleranza di 1/100 di mm, mai raggiunta fino ad allora). Perfino super-complicato: il J12 Rétrograde Mystérieuse, con un esclusivo calibro a carica manuale sviluppato dal team di Giulio Papi. Senza dimenticare le diverse varianti del J12 Chromatic, in ceramica di titanio, e la miriade di modelli Joaillerie: dai più semplici, con gli indici incastonati di brillanti, ai più preziosi, con la lunetta, il quadrante, il bracciale in full pavé di diamanti o altre gemme di colore (anche taglio baguette), e con la cassa di tutte le dimensioni – dai 29 mm del Mini J12 in su. Eppure, oggi, ritorna in versione inedita: il J12-365. Di fatto, un orologio del tutto nuovo,

Sopra, J12-365 nella versione ceramica high-tech bianca e acciaio. Costa 4.500 euro. Nella pagina accanto, J12-365 nella versione ceramica high-tech bianca e acciaio, réhaut impreziosito da 69 diamanti, quadrante opalino guilloché con 68 diamanti. Costa 11.500 euro

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emozioni #trecento65j12

Primo orologio iconico del 21° secolo, il J12 in ceramica nera, creato nel 2000, trasforma la ceramica high-tech in un materiale prezioso e il nero intenso diventa un nuovo colore nell’universo dell’orologeria

Sopra, J12-365 nella versione ceramica high-tech nera e acciaio. Costa 4.500 euro. Nella pagina accanto, J12-365 nella versione ceramica high-tech nera e oro beige 18 carati, una nuova lega esclusiva Chanel. Costa 8.150 euro

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trasformato sia nell’estetica sia nei materiali da un completo restyling. Esplicitamente concepito per i polsi femminili, è realizzato in un’unica misura “lady size”: 36,5 mm di diametro (ma alla Maison Chanel assicurano che la coincidenza numerica tra il nome e la grandezza della cassa è puramente casuale). Via la consueta ghiera, rimane solo la lunetta scanalata e sottilissima, che sembra dilatare il quadrante in ampiezza e rendere più grande anche il réhaut.

E, per la prima volta, il movimento automatico riporta i piccoli secondi a ore 6, anziché la lancetta centrale dei secondi. Al di là di queste sostanziali differenze rispetto agli esemplari del passato, comunque, il J12-365 presenta un’assoluta novità dal punto di vista materico: l’oro beige, utilizzato per la lunetta. Una lega d’oro 18 kt dal colore particolare, più caldo dell’oro giallo e più chiaro dell’oro rosa, la cui composizione in termini di


emozioni #trecento65j12

l’orologio CHANEL J12-365

percentuali metalliche rimane segreta, ma che è stata sviluppata in esclusiva per i laboratori di La Chaux-de-Fond. Accostata alla ceramica high-tech bianca o nera, dà vita a quattro referenze: due con il réhaut e il contatore dei piccoli secondi completamente tempestati di diamanti, e due senza pietre. Il J12-365 però è disponibile anche con la lunetta in acciaio, sempre in ceramica high-tech bianca o nera, e in altrettante referenze, più basic o impreziosite dai diamanti.

Esposto a Baselworld e da poco arrivato nei negozi, per il lancio di presentazione il J12-365 è stato corredato da una ricca galleria di immagini: un calendario di istantanee, rubate dalla vita di una donna, che ne illustrano l’uso quotidiano e ne spiegano il nome. Immortalato in tutte le situazioni dalla mattina alla sera e in tutti i giorni dell’anno, si rivela un compagno fedele e inseparabile, sempre perfetto in ogni circostanza. Un orologio eclettico, appunto.

Il primo J12 creato espressamente per le donne. Cassa: da 36,5 mm di diametro in ceramica high-tech nera o bianca, con particolari acciaio oppure oro beige 18 carati (una nuova lega esclusiva Chanel). Dsiponibile anche con réhaut impreziosito da 69 diamanti. Quadrante: nero o bianco con finitura guilloché. Indici applicati. Disponibile anche nella versione con 68 diamanti. Movimento: meccanico a carica automatica. Autonomia di funzionamento: 42 ore. Funzioni: ore, minuti, secondi, data. Impermeabilità: 100 metri. Prezzi: Ceramica bianca o nera e acciaio, senza diamanti: 4.500 euro. Ceramica bianca o nera e acciaio, con diamanti: 11.500 euro. Ceramica bianca o nera e oro beige, senza diamanti: 8.150 euro. Ceramica bianca o nera e oro beige, con diamanti: 15.000 euro

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emozioni un battito viscerale di Paolo Gobbi

L’orologio del Duomo di Firenze, tra i più antichi segnatempo meccanici esistenti, è caratterizzato dallo straordinario quadrante dipinto da Paolo Uccello, uno dei maggiori artisti del Rinascimento. Foto Antonio Quattrone, courtesy Opera di Santa Maria del Fiore

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TORNA PRECISA l’ora italica

panerai restaura il meccanismo dell’orologio in santa maria del fiore, il cui celebre quadrante fu dipinto nel Rinascimento da Paolo Uccello


emozioni mecenatismo

no dei ruoli cui l’orologeria contemporanea sempre più spesso assolve, è quello del mecenatismo puro e semplice, senza nessuno scopo di lucro diretto, ma solo per l’orgoglio di scrivere una pagina di storia che non sia legata a qualche vero o presunto successo commerciale. Questo ha fatto la Officine Panerai che, memore e grata alle sue origini fiorentine, anche se oggi la sua produzione è totalmente svizzera, ha deciso di restaurare il meccanismo di uno degli orologi simbolo dell’arte e della cultura rinascimentale italiana e mondiale: quello presente all’interno di Santa Maria del Fiore a Firenze, il cui quadrante è magnificamente dipinto nel 1433 da Paolo Uccello. L’intervento di restauro è stato affidato dall’Opera di Santa Maria del Fiore, in accordo con Offi-

cine Panerai, a due dei massimi esperti del settore, i professori Andrea Palmieri e Ugo Pancani, del Centro Studi per il Restauro di Orologi dell’I.S.I.S. Leonardo da Vinci di Firenze. La particolarità di questo orologio, o per meglio dire del suo quadrante, è che si tratta di uno dei pochissimi, ancora funzionanti, a segnare l’Ora Italica, misurando il giorno da un tramonto all’altro. L’orologio è inserito in un’intercapedine tra le facciate esterna e interna del Duomo, sopra l’entrata principale e dietro il quadrante di Paolo Uccello. È raggiungibile da una porta indipendente, posizionata sulla destra del portone principale, attraverso una ripida e stretta scala. Il restauro Il movimento dell’Orologio è inserito nell’intercapedine della facciata del Duomo di Firenze e segna l’ora su un quadrante, affrescato da Pao-

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emozioni MECENATISMO

Radiomir 1940 Chronograpfph oro rosso, 45 mm, di Panerai. Edizione unica di 100 esemplari

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lo Uccello, posto sulla facciata interna. Il movimento è solo tempo ed è costruito in acciaio e ottone. Lo scappamento è detto libero ad ancora di Graham, con pendolo più sospensione di circa 150 cm, ricarica manuale settimanale e organo motore a gravità con peso di 40 kg. Dopo un’accurata analisi tecnica e scientifica, sono emerse varie problematiche che hanno compromesso il funzionamento del meccanismo. In particolare, l’analisi preventiva ha evidenziato la presenza sui vari componenti di sostanze nocive (agglomerati di ossido di ferro, sporco di deposito) posti negli interstizi dei meccanismi; la deformazione, il deterioramento e l’usura dei perni degli alberi, dei fori di rotazione, delle leve dell’ancora, dei pignoni. Questi fattori hanno causato il disallineamento di alcuni componenti e il blocco di altri. Il lavoro di restauro è iniziato con lo smontaggio completo di ciascun componente e con l’intervento di tamponatura mirata all’elimi-

nazione delle sostanze di alterazione. Le tamponature previste per asportare gli agglomerati pulverulenti sono di essenza di trementina e cicloesano. Gli interventi sui singoli componenti smontati comprendono: la rettifica dei perni delle ruote, delle superfici delle leve dell’ancora (con lucidatura finale a specchio), dei denti della ruota di scappamento, del foro interno della puleggia, posta a circa 5 metri di altezza rispetto al movimento; la rettifica delle boccole in ottone, sede dei perni delle ruote; la rettifica della parte finale del cavo in acciaio di attacco al peso; lo spostamento assiale dei due pignoni dell’indicazione delle 24 ore sui propri alberi e la successiva rettifica dell’ingranaggio per un perfetto scorrimento. Il restauro si concluderà con l’assemblaggio completo del movimento e con la messa a punto, l’armonizzazione e la regolazione della marcia del movimento. L’Ora Italica Oggi totalmente sconosciuta ai più, l’Ora Italica è un sistema che calcola le ore di un giorno da tramonto a tramonto e la 24° ora non è la mezzanotte ma quella del tramonto del sole. L’orologio che indica l’ora italica deve quindi essere regolato durante tutto l’arco dell’anno,


emozioni un battito viscerale

tecnica l’OROLOGIO DEL DUOMO DI FIRENZE Telaio quadrangolare a castello, in ferro battuto, formato da quattro piantane unite da traverse fissate a incastro con zeppe di metallo. La ruota maestra ha un cilindro in legno sul quale si avvolge un cavo di acciaio che sorregge un peso in pietra caricato a manovella. L‘autonomia della carica è settimanale e utilizza un dispositivo a carrucola posizionato sopra il movimento e arpionato ad una trave in legno sovrastante a circa 6 metri, i rocchetti del rotismo sono costruiti a gabbia di ferro. Lo scappamento è del tipo a riposo ad ancora di Graham, con ruota di ottone. Un’asta di ferro sorregge il pendolo con lente di lamiera ripiena di piombo, la grande lancetta delle ore è provvista di contrappeso.

in modo che l’ultima ora del giorno sia sempre quella del tramonto. Al contrario degli orologi moderni, la lancetta ruota in senso antiorario, muovendosi come l’ombra dell’asta (gnomone) nelle meridiane da muro e nel quadrante vengono rappresentate ventiquattro e non dodici ore. Questo modo di concepire il tempo era detto “Giuliano” (da Giulio Cesare che nel 46 a.C. promulgò il calendario, elaborato da Sosigene di Alessandria) ed è anche chiamato il tempo “dell’Ave Maria” o “all’Italiana”. L’Ora italica fu gradualmente soppiantata dopo la metà del XVIII secolo dalla cosiddetta ora “alla francese” o “oltramontana”, usata ancor oggi, che definisce le ore dodici (mezzogiorno) il momento della giornata in cui il sole è allo zenit. L’adozione di tale metodo fu favorita dalla diffusione degli orologi meccanici, i quali per essere regolati sull’ora italica richiedevano aggiustamenti continui che, vista la rudimentale tecnica del tempo, provocavano problemi di

manutenzione dei meccanismi. Il passaggio fu poi definitivamente sancito ufficialmente con il dominio napoleonico della penisola italiana. In Toscana già nel 1749 un decreto del Granduca Francesco Stefano di Lorena impose, per evitare i molti disguidi e inconvenienti tra Stati, di misurare le ore a partire dalla mezzanotte, come in tutti gli altri stati europei, anche se per molti anni l’Ora Italica continuò a essere utilizzata. A Firenze l’Ora dell’Ave Maria è segnalata con il suono delle campane del Campanile di Giotto, che durante l’arco della giornata scandisce il tempo sei volte: «Il suono delle campane alla XXIV ora – raccontano i due custodi dell’Opera di Santa Maria del Fiore, Lucio Bigi e Mario Mureddu - serviva a far rientrare le persone che lavoravano nei campi, avvertendo della chiusura delle porte della città. Mentre quello delle 11.30, detta della Misericordia, avvertiva i Fratelli della Compagnia che era l’ora della ronda di carità per i bisognosi della città».

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emozioni etica preziosa di Paolo Gobbi

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Chopard lancia il primo orologio al mondo prodotto in oro Fairmined proveniente dal Sud America: un impegno verso verso il lusso sostenibile, equo e solidale


Chopard e l’Alliance for Responsible Mining (una influente ONG sudamericana attiva nel campo minerario), con la certificazione Fairmined hanno iniziato a trasformare la vita dei minatori d’oro delle piccole comunità minerarie artigiane nelle regioni remote della Colombia, assicurando loro assistenza sociale, istruzione e formazione e proteggendo al contempo le risorse naturali e gli habitat faunistici da cui queste comunità dipendono.

Chi ama il calcio ama Pelé, per quello emozioni che ha fatto e per come s’è conservato. un battito viscerale Disponibile, simpatico, molto alla mano, esattamente come quando giocava Gianni Mura

on capita tutti i giorni, forse non succede quasi mai, che parole come etico, equo oppure solidale, siano parte integrante della filosofia commerciale e soprattutto produttiva di un marchio di rilevanza globale nel mondo del lusso. Quando però ciò accade, allora forse è veramente il caso non solamente di osservare come si materializza questo impegno, ma anche quali sono le sue ricadute concrete e quali sarebbero se, a tutti i livelli, si incominciasse ad agire così. Un importante esempio di tutto ciò ci viene da Chopard. Il celebre marchio dell’alta gioielleria e orologeria dallo scorso anno sostiene lo sviluppo della cooperativa Coodmilla, nella regione di Narino in Colombia, affinché que-

sta possa ottenere la certificazione Fairmined: la garanzia che l’oro è estratto in modo responsabile e che i minatori ricevono una giusta retribuzione e un premio globale, dimostrando così che l’estrazione dell’oro può avvenire secondo standard sostenibili. Tradotto nella pratica questo progetto ha iniziato a trasformare la vita dei minatori d’oro delle piccole comunità minerarie artigiane, assicurando loro assistenza sociale, istruzione e formazione e proteggendo al contempo le risorse naturali e gli habitat faunistici. Oltre alle attività presso Coodmilla, Chopard si è prefissata di acquistare, a medio termine, una percentuale consistente del suo oro da altri stock di oro “Fairmined” e si sta interessando anche ad altre cooperative del Sud America, sempre per sostenerle e accompagnarle nel cammino per ottenere la certificazione. La prima collezione di gioielleria realizzata con l’oro Fairmined è stata la Green Carpet, presentata lo scorso anno

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emozioni etica preziosa

Il L.U.C Tourbillon Qualité Fleurier Fairmined è stato sottoposto ai test orologieri Qualité Fleurier. Unica per la sua estensione, questa certificazione indipendente ed estremamente difficile da ottenere festeggia il suo decimo anniversario. Il marchio Qualité Fleurier, oltre che da questa esperienza decennale, trae forza e legittimità dai prestigiosi enti come il Controllo Ufficiale Svizzero dei Cronometri e Chronofiable, che sovrappongono le loro procedure alle sue. Ciò le consente di rivendicare il titolo di certificazione più esigente dell’orologeria.

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emozioni un battito viscerale

l’orologio CHOPARD L.U.C Tourbillon Qualité Fleurier Fairmined Rif. 161929-5004 Movimento: meccanico a carica manuale calibro L.U.C 02.13-L, Ø 29,7 mm, 33 rubini, 28.800 alternanze/ora, 216 ore di riserva di carica, certificato di cronometria COSC, certificazione “Qualité Fleurier”, dispositivo tourbillon Funzioni: ore, minuti, indicatore della riserva di carica a ore 12 Cassa: in oro rosa “Fairmined” 18 ct. Ø 43 mm, spessore 11,15 mm, impermeabilità 50 metri, vetro zaffiro antiriflesso. Quadrante: grigio satinato soleil, lancette dell’ora, dei minuti e dei piccoli secondi dorate Cinturino: in alligatore nero mat cucito a mano e provvisto del certificato CITES. Fibbia ad ardiglione in oro rosa “Fairmined” 18 carati Edizione limitata: 25 esemplari Prezzo: costa 111.580 euro.

durante il Festival del film di Cannes. Quest’anno anche la Palma d’Oro, ambito premio della manifestazione cinematografica, sarà realizzata con il prezioso metallo in forma solidale, lo stesso che sarà utilizzato per uno dei segnatempo più importanti della Casa svizzera: il L.U.C Tourbillon Qualité Fleurier Fairmined, piccolo capolavoro di meccanica fine, realizzato totalmente in manifattura e dotato di un sofisticato dispositivo tourbillon. L’ulteriore buona notizia è che si tratta non dell’unico, ma del primo modello che utilizzerà l’oro etico. Una nuova strada è tracciata. L’orologio Il nuovo L.U.C Tourbillon Qualité Fleurier Fairmined, con l’elegante cassa di 43 mm di diametro in oro rosa “Fairmined”, esibisce superfici che alternano zone satinate e lucidate. Il quadrante grigio di grande raffinatezza è perfetta-

mente leggibile. Il leggero motivo a raggi di sole parte dal centro della riserva di carica e sembra fatto per catturare la luce. Da notare la bellezza del contrasto con le lancette dauphine dorate, il cui design si ispira agli anni 30. Gli indici assumono la forma di delicate applicazioni, numeri romani dorati circondati da una minuteria chemin de fer. Il fondello con vetro zaffiro permette di ammirare il calibro L.U.C 02.01-L. L’orologio è dotato di tourbillon e indicatore della riserva di carica. Quest’ultimo fornisce la rimanente autonomia del movimento, da un massimo di 216 ore, ossia nove giorni. Questa serie limitata, impermeabile fino a 50 metri, è proposta con un cinturino in alligatore cucito a mano e provvisto di certificato Cites. Nero opaco all’esterno, marrone a piccole squame sul lato interno, è chiuso da una fibbia ad ardiglione in oro rosa Fairmined, come la cassa.

Il processo di certificazione Qualité Fleurier prevede una serie di step il cui scopo è quello di garantire non solo la precisione del movimento dell’orologio ma anche la sua affidabilità, la sua durata nel tempo e la qualità delle sue finiture estetiche. Una volta controllato il movimento, l’orologio finito deve superare il Fleuritest, il macchinario appositamente progettato per simulare le condizioni in cui sarà indossato l’orologio. Questa ricerca di ottima fattura che riguarda ogni aspetto dell’orologio testimonia la volontà di qualità globale. Chopard, membro pioniere della Fondation Qualité Fleurier, detiene il record del maggior numero di modelli a esibire questo marchio.

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coverstory deep inside di Paolo Gobbi

UN CORSARO STRETTO AL POLSO

la storia Per il tipo di guerra sottomarina che ha intenzione di condurre, Carlo Fecia di Cossato ha bisogno di uomini che si sentano innanzitutto volontari. Non un solo muscolo si muove sulle facce, indurite dal vento e dalla salsedine, di quei marinai schierati sull’attenti. Da quel momento si sentono, sono tutti volontari. Andranno con quel diavolo del nuovo comandante, che hanno già imparato a stimare come vice nei mesi trascorsi, financo all’inferno, se necessario. E comincia la mattanza delle navi nemiche. Quando tutto finirà di Cossato con il suo Tazzoli avrà scritto pagine epocali nella storia della guerra subacquea.

un sommergibile, il suo comandante, l’orologio che li ricorda. il temerario tazzoli di tcm e qualcuno vuole sbarcare lo dica subito, io intendo partire con gente decisa a tutto. Se qualcuno non si sente venga avanti, non ha nulla da vergognarsi. Con queste parole la mattina del 5 aprile 1941, Carlo Fecia di Cossato, dopo essere stato appena promosso Capitano di Corvetta e preso il comando del sommergibile Tazzoli, si rivolgeva al suo equipaggio. Nessuno dei suoi marinai si tirò indietro e lui li ringraziò tutti personalmente con una stretta di mano. Prendeva vita in quel preciso istante la leggenda del Corsaro dell’Atlantico e del suo sommergibile Tazzoli, segnata da un numero incredibile di navi nemiche colpite, senza però mai peccare in orgo-

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coverstory deep inside

il bronzo marino è il materiale scelto da tcm per il suo tazzoli, un modello unico nel suo genere, realizzato in manifattura

Il bronzo marino utilizzato per la cassa del Tazzoli, tecnicamente è detto Bronzo Fosforoso. Si tratta di una lega composta dal 91% di Rame, 8,5% di Stagno, 0,3% di Fosforo, 0,1% di Zinco. Da notare la totale assenza del Nichel, metallo sconsigliato per l’utilizzo a contatto con la cute.

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glio e comportandosi in maniera encomiabile nei confronti dei nemici affondati. Si racconta di marinai nemici salvati poiché il mare grosso li avrebbe messi in pericolo e di emersioni - rischiosissime per l’incolumità del sommergibile stesso – per controllare che tutti i naufraghi stessero bene. La vita operativa del Tazzoli e del suo comandante si svolse nelle acque profonde dell’Atlantico dove i sommergibili italiani, per le loro ottime caratteristiche di autonomia, furono destinati. Un lavoro duro, segnato da combattimenti divenuti epici, nel quale emerge il carattere mai domo di Carletto (così era chiamato affettuosamente a bordo del sommergibile) che si ram-

marica di ogni occasione perduta e se la prende con il sommergibile ogni volta che non riesce a raggiungere una nave avvistata: «dopo ogni mancata occasione era intrattabile, si metteva a passeggiare nervosamente lungo tutta la coperta soffermandosi a prua con la speranza di riavvistare la nave che gli era sfuggita». L’orologio: il Tazzoli Naturale per TCM, giovane ma agguerrito marchio orologiero italiano, che ha fatto dell’essere “l’orologio dei temerari” la sua stessa filosofia produttiva, dedicare proprio al Tazzoli il suo nuovo e più importante modello realizzato


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A sinistra Luca Marcon, designer delle nuove collezioni e Luca Fontana, amministratore delegato TCM

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coverstory deep inside

l’orologio

TCM è la prima marca di orologi ad utilizzare il trattamento Protox (protossido di silicio) per tenere sotto controllo l’ossidazione. Il Protox presenta un’ottima resistenza nell’uso quotidiano

TCM TAZZOLI MARINIS AES

Movimento Meccanico ETA 2824-2 Swiss Made a carica automatica. Cassa Ø 44 mm, rifinita completamente a mano, in bronzo marino (altamente anallergico, 0,3% di nickel rispetto al bronzo tradizionale) con trattamento Protox. Fondello In titanio grado 2, serrato con viti, impermeabile fino a 10 atm., con incisione del sommergibile Tazzoli e inclinometro, protetto da vetro zaffiro. Sistema corona In titanio grado 2, posizionata a ore 2, con pistone che richiama la forma del siluro. Vetro Zaffiro bombato antigraffio e antiriflesso. Quadrante Con bague blu oceanico, marchiato Italian Design - Swiss Made con indicate le 24 ore; indici affondati e tagliati al laser color bronzo; lancette color bronzo e superluminova. Cinturino con fibbia in titanio rifinita a mano, proposto in due varianti: in cuoio rullato con impunture blu oceanico e in lorica blu con impunture color bronzo. Costa 3.350 euro Edizione limitata di 88 esemplari. Una placchetta, numerata, è posizionata lateralmente.

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interamente in manifattura. Un orologio per molti versi unico, originale nel disegno e nelle finiture, pensato fin nei minimi particolari per essere apprezzato e capito da una ristretta élite di appassionati. Nel Tazzoli nulla è lasciato al caso, ogni minimo dettaglio è pensato per entrare in sintonia con la storia del sommergibile, a partire dall’inclinometro riportato sul fondello, mai presentato prima nel mondo dei segnatempo: questo importante strumento permette di capire l’inclinazione dei sommergibili in navigazione. Altro particolare da non sottovalutare, è il blu oceanico stato scelto come colore del quadrante: in questo caso il richiamo è quello del colore esterno dei sommergibili atlantici, che venivano dipinti proprio di blu scuro, mentre nel mediterraneo si preferivano tonalità più chiare. Le lancette sono anch’esse realizzate per richiamare gli strumenti di navigazione. Sul quadrante sono riportate le 24 ore, indispensabili in immersione per distinguere il giorno dalla notte, mentre il pistone del sistema corona in titanio riprende, nella forma, quella di un siluro a sgancio.

A questo proposito, la realizzazione di questa complessa chiusura ha richiesto un importante lavoro di ingegnerizzazione e una grande abilità nella tornitura e finitura di tutte le componenti. La cassa dell’orologio, realizzata in bronzo Marinis Aes con trattamento Protox, impiegato per la prima volta da TCM per limitare i fenomeni di ossidazione, lasciando inalterata la piacevole sensazione tattile e tutta la bellezza del materiale. Da mettere in evidenza come, per la sua costruzione, si sia utilizzato un complesso macchinario che permette la lavorazione su 5 assi. Questo fa sì che anche le anse siano lavorate dal pieno assieme alla cassa e non saldate successivamente come quasi sempre accade. Il commento Per capire meglio le peculiarità e l’accoglienza ricevuta dal Tazzoli, siamo andati direttamente dal CEO di Terra Cielo Mare, Luca Fontana. Come è stato accolto il Tazzoli? Molto bene. Per una necessità produttiva ab-


coverstory TAZZOLI TCM

L’inclinometro posteriore del Tazzoli utilizza la massa oscillante del bilanciere per segnare l’inclinazione dell’orologio una volta messo in verticale.

biamo diviso la produzione in due consegne da 44 pezzi l’una, con la seconda in arrivo per l’autunno. Siamo molto soddisfatti poiché la prima ondata è andata a ruba e stiamo già raccogliendo le prenotazioni per la seconda. Il Tazzoli è un orologio disegnato e realizzato per i veri appassionati di orologeria e sono proprio loro ad averlo accolto con entusiasmo. Quali sono le caratteristiche più interessanti di questo modello? Dal punto di vista tecnico, la cassa, in bronzo marino, ha una costruzione unica, con un sistema corona con chiusura a siluro. Come non ricordare l’inclinometro, sul fondello, che riprende gli strumenti utilizzati dai sommergibili di quei tempi, e il trattamento Protox, che garantisce la protezione dall’ossidazione, senza rinunciare all’immagine vintage conferita dal bronzo? Il movimento è un pezzo di storia: una partita acquistata da mio nonno in tempi lontani, perduta e ritrovata, rimessa a nuovo, con un alone di leggenda.

Quali sono state le maggiori difficoltà nella costruzione dell’orologio? Il Tazzoli ha richiesto lunghi studi e test, principalmente per tre caratteristiche costruttive. In primo luogo la cassa in bronzo: materiale che subisce una naturale ossidazione. Per questo motivo abbiamo studiato un trattamento innovativo, il Protox, che permette di mantenere sotto controllo eccessivi fenomeni di ossidazione, soprattutto sul movimento, senza però bloccarlo completamente, fatto che avrebbe tolto fascino a questo materiale caldo e duttile. In secondo luogo, ci troviamo di fronte ad un sistema corona d’alta ingegneria: il copricorona è collegato alla cassa non con una semplice catenella, ma con un tubo di titanio, capace di roteare e muoversi a stantuffo. Da non dimenticare il fondello, in due livelli, il primo in vetro zaffiro, il secondo, in titanio, serrato con viti, sopra il primo, per garantire la massima impermeabilità, con un’apertura a mezzaluna, realizzata con un complesso lavoro di fresatura, che permette di osservare l’inclinometro.

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Le voci del tempo


LE VOCI DEL TEMPO BULGARi di Paolo Gobbi

“Il nostro obiettivo? Vogliamo diventare la marca che crea più desiderio al mondo” solamente un anno è passato da quando Jean-Christophe Babin è diventato l’amministratore delegato di Bulgari, eppure è innegabile che il suo spirito costruttivo e la voglia di raggiungere degli obiettivi sempre più ambiziosi stanno profondamente segnando in positivo l’immagine e la produzione della celebre maison romana. Un parigino alla guida di un’azienda romana, come si sente? Beh, come prima cosa io sono nato a Parigi, ma ormai a cinquantaquattro anni posso dire di aver vissuto molto di più al di fuori che non in Francia. Tanto più che tutta la mia giovinezza è trascorsa vicino a Versailles e quindi Parigi non l’ho mai vissuta molto. E’ da ben venticinque anni che vivo in altri paesi, specie in Italia, prima a Milano negli anni ’90.

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Jean cristophe babin

il genio vincente

Com’è il suo rapporto con Roma? Ho la cittadinanza italiana, sono sposato con un’italiana, da quando ho iniziato a lavorare in Bulgari mi sono trasferito a Roma. Ho una bella casa sull’Aventino, in una delle zone più caratteristiche di questa mitica città, che peraltro conoscevo già bene. Bulgari è un marchio importante, gestito fino ad oggi puntando sempre al massimo. Qual è il massimo al quale lei vuole arrivare? Bulgari è senza dubbio uno straordinario business-case degli anni ’90, con una crescita sempre molto sostenuta. La nostra sfida è quella di riuscire a tenere questo passo e crescere sia nelle divisioni storiche, dove siamo già presenti, come la gioielleria e l’orologeria, ma anche nei profumi e negli accessori. Una sfida difficile ed eccitante. Sta cambiando qualcosa in Bulgari? La nostra azienda è attiva da 130 anni e alla sua guida si sono succedute quattro diverse genera-


LE VOCI DEL TEMPO BULGARi

Jean-Christophe Babin è amministratore delegato di Bulgari

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le voci del tempo bulgari

Impreziosito da una cassa in platino del diametro di 40 millimetri e con uno spessore di 5 millimetri, Octo Finissimo di Bulgari cattura lo sguardo per la sua estrema semplicità, accresciuta dalla purezza del suo quadrante nero laccato, levigato ad arte.

zioni, considerando Francesco Trapani come l’ultimo in ordine di tempo. C’è qualcosa che posso cercare di migliorare. Evidenziare le aree dove l’azienda ha dei margini di crescita maggiori, per portarla su un livello ancora più alto sia come immagine che come fatturato e massa critica.

Avete investito molto nei segnatempo? La Bulgari Horologerie ha dei margini di crescita enormi, in quanto abbiamo una credibilità assoluta in questo settore, confortata dal grande lavoro di verticalizzazione condotto fino ad oggi.

Parla di aree merceologiche o geografiche? Geograficamente Bulgari è una delle aziende meglio bilanciate a livello mondiale. Da una parte siamo naturalmente molto forti in Italia, dall’altra siamo altrettanto energici in Asia, soprattutto in Giappone ma anche in Cina, e negli Stati Uniti. Certo dobbiamo ancora lavorare, come tutti, sui mercati emergenti.

Cosa vuol dire verticalizzare in orologeria? Vuol dire che possiamo utilizzare, e siamo tra i pochi a poterlo fare, delle casse e dei quadranti interamente prodotti da noi.

Quindi la vostra crescita sarà indirizzata alle aree merceologiche? Nei gioielli siamo molto forti, ma la nostra offerta potrebbe essere molto più ampia, anche ad alto livello. Lo stesso discorso vale anche nell’orologeria, che in passato è stata un’area importantissima e di alto fatturato, come negli anni ’90, dove abbiamo realizzato realmente dei cult-watches come il Bulgari Aluminium.

I movimenti? Possiamo usufruire di movimenti meccanici di manifattura sia di altissima complicazione, realizzati nella nostra unit di Le Sentier, sia tradizionali. C’è una lunga strada di crescita che, seguendo la nostra vocazione nella gioielleria, ci vedrà coinvolti anche con il pubblico femminile. A proposito di mercato femminile: come sono le donne come clienti, rispetto agli uomini? Le donne vivono l’orologio, a differenza degli uomini, come un accessorio, è un gioiello quotidiano, familiare. Per questo noi realizziamo sia dei modelli da indossare tutti i giorni, come il Bulgari-Bulgari, sia dei modelli altamente spettacolari, come il Serpenti, oppure l’Astrale. Un’offerta così a largo raggio può essere considerata una vostra peculiarità? Sono pochissimi i produttori che posseggono una indiscussa credibilità anche nell’altissimo di gamma: i diamanti e le pietre preziose colorate appartengono storicamente al nostro DNA. Realizziamo dei preziosi che segnano l’ora e questo solamente un grande gioielliere lo può fare. A fronte di un prezzo di vendita elevato ci sono anche meno compratori? Se lo vediamo dal punto di vista orologiero è vero, se invece ci mettiamo in una prospettiva diversa, osservandolo come un gioiello, la situazione si capovolge completamente. E’ più facile comunicare l’alto di gamma? L’alto, per sua natura, traina tutte le nostre vendite. Per la gioielleria partiamo spesso dall’alto, come ad esempio lo scorso anno è accaduto per la collezione Diva. Questo ci fa gioco, perché qualifica immediatamente il prodotto come eccezionale, in termini di qualità, di materiali, di eccezionalità delle pietre.

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le voci del tempo bulgari

Quando andate nei mercati lontani, comunicate solo Bulgari o anche la sua italianità? Quello che fa di Bulgari un gioiello completamente diverso degli altri, per carattere, colore, forma, è Roma. Siamo un marchio “mediterraneo”, dove primeggiano le pietre colorate, dove l’oro giallo è spesso il preferito, dove i nostri gioielli sono molto “strutturati”. Roma è quindi al centro della vostra creatività? Sì. A Roma non c’è niente di piccolo, è tutto colossale, anche i colori. I nostri codici ci vengono da questa città. Ad esempio la Basilica di Massenzio è nel disegno del nostro Octo, il Colosseo è alla base del B.Zero1. Un’affinità completa? Per forza. In 130 anni una famiglia e tutti gli artisti creativi che hanno lavorato per lei, hanno vissuto e passeggiato in questa città favolosa. Non possono quindi aver disegnato un gioiello oppure un orologio senza essere stati influenzati da questa magnificenza, dall’approccio colossale unico che qui si vive. Non può essere anche un limite? Lo è se si desidera qualcosa di classico, in quanto Bulgari è tutto tranne che un classico. Com’è stato il suo primo contatto ufficiale? La cosa che più mi ha colpito è la cultura di Bulgari, la passione e l’impegno delle persone che ci lavorano, la volontà di rendere quest’azienda sempre più importante. E la loro romanità? Gli orologi Bulgari sono unici, perché grazie all’ispirazione data dalla città di Roma, uniscono il classico savoir-faire “svizzero” inteso come padronanza tecnica, con l’audacia di un design dirompente e unico nel suo genere. Ben diverso dal mondo di La Chaux-de-Fonds? (sorridendo) Gli svizzeri sono bravissimi nella tecnologia, mentre a volte i loro prodotti tendono ad assomigliarsi nel design. Bulgari è diverso. Perché? Perché è romano! Quindi i vostri orologi sono disegnati a Roma? No, vengono disegnati nella nostra sede di Neuchatel da designer romani.

Come mai questa scelta? Disegnare un prodotto è solamente il primo passo. Bisogna poi valutarne l’industrializzazione, lo sviluppo del prodotto e quindi è importante che la parte creativa e quella produttiva lavorino a strettissimo e costante contatto. Rimane un contatto con la città eterna? Si, tutti i disegnatori tornano a Roma frequentemente, non fosse altro che per mantenere il contatto fondamentale con la divisione gioielli, che rappresenta sempre il cuore di Bulgari.

Molto raffinato, il Calibro Finissimo a ricarica manuale è stato pensato e progettato in una prospettiva di evoluzione: con il generoso diametro di 36,6mm, offre l’opportunità di ospitare in futuro altri elementi addizionali senza la necessità di modificare né le sue dimensioni ridotte né il suo spessore. La sua alta frequenza, di 28’800 A/h (4Hz), gli conferisce una grande precisione.

Un esempio di questo lavoro in comune? L’orologio Diva ha una design chiaramente derivato dalla gioielleria e quindi la sua cassa viene realizzata in Italia, a Valenza, e non in Svizzera. La sua presenza in Bulgari è legata principalmente alla volontà di rilancio dell’orologiera? No. Un amministratore delegato deve lavorare per la marca, per tutti i suoi prodotti. Non dimentico mai che Bulgari è nato nella gioielleria e questo sarà il mio primo imperativo. Con quale obiettivo? Quello di diventare la marca che crea più “desiderio” al mondo. Solamente a un livello altissimo? No, sui diamanti, sui pavé ma anche su pro-

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le voci del tempo bulgari

dotti più accessibili. Questo ci porterà un grande e innegabile vantaggio. Quale? Quello di posizionarci in prima linea anche nell’orologeria dedicata alle donne: più la marca viene vissuta come esclusiva, di altissimo livello, e più il valore percepito esalta l’orologio. Se siamo percepiti al massimo livello nella gioielleria, anche l’orologeria diventa “un sogno” per i nostri acquirenti. Com’è il confronto con i vostri concorrenti? Se facciamo un rapporto con gli stessi competitor considerando prima l’alta gioielleria e poi l’orologeria, non possiamo che osservare un enorme margine di crescita possibile nei segnatempo.

A 130 anni dalla fondazione della Casa, i maestri orologiai della manifattura svizzera hanno voluto rendere omaggio a questo passato illustre e alla storia sulla quale si fonda l’originale creatività degli artisti di Bulgari, con una serie commemorativa del celebre orologio Bulgari Roma.

Non c’è pericolo che, aumentando il numero dei pezzi prodotti, possa scendere la qualità? No. Se guardiamo i nostri più importanti competitor, sono tutti al di sopra dei 500mila pezzi venduti, eppure non c’è assolutamente un problema di qualità, sia effettiva che percepita. Aumentare le quantità nella gioielleria? I nostri volumi potrebbero essere più eleva-

ti, in quanto le persone in grado di acquistare dei gioielli dal prezzo medio, diciamo attorno ai 25mila euro, sono moltissime nel mondo. A questo si aggiunga che l’acquisto di un gioiello è pur sempre un investimento anche a lungo termine, l’oro e le pietre preziose non perdono mai di valore. Vale anche per gli orologi? Certo, tutti gli orologi di alto livello sono realizzati per durare per sempre. Voi che proposte avete nella fascia di prezzo più combattuta dell’orologeria, quella dai 5mila ai 15mila euro? A Basilea abbiamo presentato alcuni nuovi modelli della collezione Octo, che sono andati a creare un assortimento più interessante. Si parte da un automatico dalle dimensioni contenute, ideale sia per i polsi più piccoli che per il mercato asiatico, per arrivare ai nuovi cronografi, tutti dotati di un sofisticato movimento calibro “Velocissimo”, realizzato su base El Primero di Zenith ad alta frequenza. Presenteremo inoltre alcune versioni in acciaio e oro. L’automatico che meccaniche utilizza? Il calibro Bulgari di manifattura, che da quest’anno si chiamerà Solotempo. Altre declinazioni della collezione Octo? Sì. Presentiamo anche un modello dotato di un movimento denominato Finissimo, che diventa il più sottile meccanico al mondo. Per l’orologeria femminile? Fino ad oggi il nostro unico modello è stato il Bulgari-Bulgari, un orologio-logo che può piacere o meno. Ci sono, infatti, da una decina di anni a questa parte, sempre più persone che scelgono le marche per il loro stile, la qualità, ma non amano la presenza del logo. Per questo a Basilea proponiamo una linea femminile completamente nuova, pensata per essere in acciaio-oro e poi declinata anche nella versione totalmente in acciaio o in oro. Le vostre complicazioni meccaniche da uomo? Continueremo a realizzarle, e molte saranno legate al disegno Octo che diventerà il vettore della parte maschile dal basic all’alto di gamma. Non ha paura che l’Octo si trasformi in un mono-prodotto, dove la singola collezione diventa

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più importante del suo stesso produttore? L’orologeria, salvo qualche rarissima eccezione, vede tutti i modelli più importanti realizzati quaranta o cinquant’anni fa. Questo suggerisce che il forte radicamento di un design all’interno della marca non può che essere un elemento positivo: un’opportunità, non un problema. Quando Bulgari è stata venduta a LVMH, in molti hanno avuto paura che perdesse la sua italianità. E’ successo così? Assolutamente no! Bulgari è un marchio italiano e rimarrà tale. La filosofia del Gruppo LVMH è sempre stata quella di dare la priorità alla marca, con la completa autonomia della stessa: c’è fiducia nella squadra che gestisce la maison, aspettandosi che lo faccia in modo ambizioso e allo stesso tempo rispettoso del passato, dei codici principali della marca. Nessuna interferenza? No. Se ci sono basi forti, una strategia chiara, il Gruppo LVMH diventa un supporto formidabile. In Bulgari il lavoro fatto fino ad oggi è stato ottimo. C’è sempre un margine di miglioramento e io sono qui per questo. Lo Swiss Made per i movimenti è stato ed è ancora un problema per chi produce orologi? Un marchio come Bulgari è contentissimo di quello che sta facendo la Federazione Orologiera e speriamo vivamente che quanto prima di passi dal 60% odierno all’80%. Al momento ci sono vincoli bilaterali con l’Europa che non facilitano questo processo, in quanto uno Swiss Made

troppo restrittivo potrebbe essere interpretato come protezionismo. Come si riesce a far convivere l’alta gioielleria e l’orologeria, con i profumi e gli accessori? L’importante è la coerenza che Bulgari è riuscito a creare negli anni, estraendo dai gioielli dei codici forti che sono stati poi trasferiti su tutti gli altri suoi prodotti. Ad esempio dalla collezione Serpenti di alta gioielleria sono nati degli orologi straordinari, ma anche una collezione di borse che primeggia all’interno della sua categoria e degli occhiali divenuti un vero best-seller.

Lucea è la nuova collezione esclusivamente femminile di Bulgari. Inconfondibile la sua corona in corindone rosso. Il modello visibile in foto costa 7.950 euro

Dove vede Bulgari tra dieci anni? Bulgari è un marchio che già oggi fa sognare. Il mio lavoro sarà quello di continuare ad alimentarne la desiderabilità. Questo prescindendo dal fatturato, che sicuramente crescerà. Per ottenere quale risultato? Che quando una persona pensa al lusso, contestualmente pensi a Bulgari. Sia grazie a dei prodotti straordinari, che grazie a delle “esperienze sensoriali” uniche: ad esempio l’albergo Bulgari fa della haute hôtellerie l’eco all’haute joaillerie. Una particolarità unica di Bulgari? Il genio italiano. E’ la stessa particolarità che aveva Michelangelo o Leonardo Da Vinci: la capacità di essere nello stesso momento artista e ingegnere. La genialità tecnica va unita ad un gusto estetico eccezionale, che cerchiamo di esprimere nei nostri orologi più quotidiani.

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LE VOCI DEL TEMPO PIAGET di Paolo Gobbi

A colloquio con lo storico CEO di Piaget, per scoprire quali sono le nuove frontiere dell’alta orologeria

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philippe lÉopold metzger

IL TEMPO è Un’arte uando si parla di orologeria o di gioielleria ai massimi livelli è impossibile non pensare a Piaget. Le sue creazioni, sia a livello meccanico che artistico, si sono affermate sui mercati di tutto il mondo e rappresentano un esempio invidiabile di master art crafting. Abbiamo incontrato a Ginevra Philippe Léopold-Metzger, il CEO che ne guida le sorti sin dal 1999.

Guardando indietro che storia lavorativa vede? Penso di essere stato molto fortunato. Ho sempre detto ai miei figli che le opportunità, prima o poi, bussano sempre alla tua porta. Se penso che non ne sapevo assolutamente nulla di orologi e di gioielli quando ho iniziato a lavorare in Cartier... però ho accettato la sfida, ho studiato in Francia e in America, mi sono sempre mosso anche quando non era assolutamente la normalità andare via dalla propria città per lavorare altrove, specie se questa era una metropoli.

Trentatrè anni all’interno del gruppo Richemont, vuole raggiungere le nozze d’oro? Sarà un caso, ma lo stesso anno che mi sono fidanzato con quella che poi è diventata mia moglie, ho anche iniziato a lavorare per Cartier. Oggi sono passati tanti anni e tutto procede per il meglio, sia nel mio matrimonio che in quello con Richemont. Certo, pensare di arrivare a mezzo secolo di lavoro è un po’ difficile, visto che avrei raggiunto i 77 anni e forse sarò un po’ troppo grande.

Cittadino del mondo? Sì. Ho accettato il lavoro da Cartier perché mi offriva la possibilità di viaggiare, di fare esperienza. Ricordo che nel 1981 il fatturato poteva essere 1/50esimo di quello odierno, eppure eravamo già i leader del settore. Inventavate professioni mai viste prima. Ricordo che una volta Jacques Séguéla (fondatore della RSCG, una delle più grandi agenzie pubblicitarie del mondo) mi disse: “Quando


LE VOCI DEL TEMPO PIAGET

Philippe Léopold-Metzger CEO di Piaget

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LE VOCI DEL TEMPO PIAGET

vedi mia madre, non parlare del fatto che lavoro nella pubblicità. E’ convinta che io sia un pianista…”. Per quelli della mia generazione è stata tutta una scoperta, una novità, una sorta di avventura. Abbiamo visto nascere delle aziende che oggi sono diventate dei colossi. Tutte contraddistinte da un tratto comune. Quale? Sono nate e rimangono amministrate da una famiglia. Lavorando in Piaget so bene il valore che la presenza del fondatore regala ad una marca. Pensando ai grandi gruppi impossibile non notare come il Gruppo Richemont sia di proprietà della famiglia Rupert, LVMH di Arnault, Luxottica di Del Vecchio. Lo spirito familiare è importantissimo. Perché? In tempi non certo semplici come quelli odierni, ci permette di fare dei progetti a lungo termine: cinque, dieci, venti anni… Lo possiamo fare perché la proprietà ci concede il lusso di guardare il futuro. Non avete bisogno di scorciatoie. No. Ad esempio per me sarebbe molto facile fare i numeri con orologi in acciaio, oppure con l’acciaio e i diamanti. Venderei più orologi aumentando immediatamente i profitti. Le mie sensazioni però mi confermano che non sarebbe la strada giusta. Aumentare il fatturato non è la strada giusta? Nessuno negli anni ’90 avrebbe solo immaginato il fatturato che abbiamo raggiunto oggi. Siamo cresciuti in maniera esponenziale sia nel numero dei pezzi venduti che nel fatturato. Lo abbiamo fatto mantenendo un posizionamento esclusivo sia nell’orologeria che nella gioielleria. Se avessimo intrapreso una strada più semplice il nostro successo sarebbe stato così duraturo? Come sarà Piaget tra vent’anni? Saremo migliori di come siamo oggi. Abbiamo un grande margine di miglioramento. Ad esempio per la marca oggi è difficile vendere orologi d’oro in Europa, perché il loro listino è di circa 15/20.000 euro e al contrario il potere d’acquisto non è alto. La nostra presenza sugli altri mercati ci permette però non solo di compensare la flessione europea, ma anche di espanderci e aumentare il nostro potenziale. Si tratta di una virtù, ma anche di una necessità, che alcuni nostri competitor hanno capito.

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Lei è riuscito in un compito estremamente delicato: guidare un marchio come Piaget senza farlo mai diventare il marchio Metzger. L’ego è un problema per qualsiasi marca. Certo, ci sono stati degli esempi contrari. Nell’industria orologiera svizzera non possiamo dimenticare la visione che ebbe Nicolas Hayek, prendendo in mano un intero settore industriale dato per spacciato e riportandolo sulla retta via. Ma lui non era solamente un grande personaggio, era anche, forse soprattutto, un industriale. In altri casi oggi vediamo dei comunicatori che sovrastano addirittura la loro marca. Il suo approccio è diverso? Il mio lavoro oggi è di far parlare Piaget e che si pensi a Piaget. Sono dell’idea che l’egocentrismo non sia produttivo per una marca. Certo, alcuni manager saranno anche particolarmente popolari e riceveranno per questo una maggiore attenzione mediatica. Io la penso diversamente, non voglio essere in primo piano. Preferisco piuttosto che si parli della famiglia fondatrice. Minimalista? Forse. Faccio naturalmente anch’io molte cose sbagliate, ma non ho problemi di ego. Inoltre sono orgoglioso di continuare a lavorare da anni con un team di persone estremamente valido. E’ importante il legame con la produzione? Fondamentale. In Piaget realizziamo tutte le fasi produttive dell’orologio, dai movimenti, ai quadranti, alle casse, alle complicazioni meccaniche. Quando pochi anni fa un grande marchio ginevrino di altissimo livello comunicò che aveva realizzato il suo primo movimento cronografo, un rattrapante, rimasi di sasso: era per me una vera contraddizione che un produttore di cronografi non avesse mai realizzato, fino a quel momento, una sua meccanica cronografica. Come la mette con le richieste di un mercato mondiale sempre più ampio? La prima regola essenziale e imprescindibile a livello produttivo, è quella che le quantità devono per forza rimanere limitatissime e ogni lavoro deve essere eseguito da maestri orologiai o orafi. Non tutti la pensano così. Lo so bene. Ci sono dei marchi di alta gamma che assemblano parti che non costruiscono direttamente e sono spesso molto bravi a comunicare e a commercializzare. Non condivido minimamente questa procedura. Il prodotto è la cosa più


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importante, mentre il marketing spesso corre il rischio di fare più danni che altro. La produzione vince sulla comunicazione? A breve termine un prodotto non valido ma ottimamente comunicato potrebbe anche prevalere. Ma il tempo rende sempre giustizia alla qualità. In ogni caso mi sembra chiaro che la situazione stia velocemente cambiando e sono sempre di più le marche che verticalizzano e portano all’interno tutti i passaggi produttivi. Lo scoglio grande è la meccanica? Certo. Non a caso una delle prime e fondamentali regole di Piaget è quella che prevede l’utilizzo esclusivo dei nostri movimenti di manifattura, sia meccanici che non. Pretendiamo di avere il totale controllo su tutto il processo produttivo. Inoltre tendenzialmente non aumentiamo il numero dei pezzi prodotti, proprio per garantire su tutti la massima qualità. Non incrementando la produzione come conseguenza non aumentate neanche i fatturati? Sbagliato. Anche quest’anno, com’era accaduto nei precedenti, il nostro fatturato è cresciuto mentre i pezzi prodotti sono rimasti sostanzialmente gli stessi.

Avete aumentato il prezzo di listino? Assolutamente no. Il nostro sforzo è stato quello di vendere sempre più pezzi di alto valore, sia per la meccanica che per le pietre preziose. Torniamo al discorso del perché non vogliamo, anzi non possiamo realizzare orologi in acciaio.

Altiplano 38 mm 900P di Piaget, l’orologio meccanico più sottile al mondo con uno spessore record di soli 3,65 mm. Costa 23.900 euro.

Il predominio produttivo svizzero è minato dalla produzione cinese? La storia ci racconta che già una volta, con i giapponesi, l’orologeria svizzera ha vinto la guerra delle lancette. Questa piccola impresa riuscì passando per la qualità e l’esclusività dei prodotti. Lo stesso vale ancora oggi rispetto ai cinesi. Che poi loro siano vincenti in tanti settori è un inconfutabile dato di fatto. Gli svizzeri però rimangono il sinonimo di alta orologeria. Piaget è orologeria o gioielleria? Tutti e due. Abbiamo studiato a fondo tutto lo sviluppo della nostra storia per capire come muoverci nel futuro e come dosare la produzione tra gioielli e orologi. Per questi ultimi abbiamo iniziato a creare movimenti ultrasottili già negli anni ’50, allargandoci poi negli anni ’60 ai modelli più preziosi e ampliando successivamente le nostre esperienze anche nell’alta gioielleria. Oggi, a livello produttivo e comuni-

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Piaget Emperador Coussin XL Fasi Lunari Smalto, serie limitata a 8 pezzi. Cassa in oro bianco 18 carati, logo Mythical Journey applicato sotto il fondello in vetro zaffiro. Quadrante in oro bianco inciso a mano con smalto champlevé e miniatura raffigurante la mitica via cui è dedicata la collezione Calibro 860P di manifattura Piaget, movimento meccanico a carica automatica con indicatore grande delle fasi lunari. Funzioni: ore, minuti, indicatore grande delle fasi lunari a ore 6, riserva di carica di 72 ore. Diametro 46,5 mm. Costa 121.000 euro

cativo, segnatempo e gioielli hanno raggiunto un punto di equilibrio ottimale. Scelta saggia ma controcorrente. Piaget si muove con due cuori e in due direzioni: gli orologi per gli uomini, i gioielli e gli orologi gioiello per le donne. Certo, ogni paese mantiene delle peculiarità specifiche. In Italia per cosa siete conosciuti? Gli italiani amano i nostri orologi e l’Altiplano a tutt’oggi rappresenta il 90% delle nostre vendite. A dire il vero la vendita dei nostri gioielli in Italia è molto difficile, sia per i problemi comuni a tutti i paesi europei, sia per il fatto che non abbiamo ancora nessuna nostra boutique. Aprirete una vostra boutique in Italia? La nostra distribuzione italiana è numericamente interessante e ben strutturata, con un importante numero di concessionari. Se dovessimo aprire una nostra boutique dovremmo farlo a Roma e Milano. Inoltre l’esperienza svizzera ci insegna che non sempre la boutique aumenta il fatturato, specie quando si possiede una rete di concessionari di altissimo livello. In Italia ci sono dei negozi a conduzione familiare con un’esperienza così grande da fare veramente la differenza: i loro clienti sono abituati a interagire con il

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proprietario oppure con il direttore che magari conoscono da anni. Penso che questo modello sia vincente e lo rimarrà anche nel futuro. Cosa pensa dei vostri concorrenti che si lanciano nel mondo degli extrapiatti? Ogni tanto arriva qualcuno e mi informa che un nostro concorrente sta facendo un orologio extrapiatto, un altro mi dice che hanno realizzato uno scheletrato, oppure che sono in arrivo delle grandi novità per i modelli da donna. Sinceramente non penso mai che tutto ciò sia un problema, anzi il contrario. Il contrario? Sì, è la prova evidente che stiamo facendo un ottimo lavoro, che la nostra strada è quella giusta. L’importante è mantenere sempre la legittimità di quello che facciamo. Inoltre dobbiamo stare molto attenti a conservare viva l’attenzione non solo di chi ci compra in viaggio nel mondo, asiatici, russi, sudamericani, ma soprattutto dei “locali” che ci conoscono e sanno il nostro valore. Vogliamo che gli italiani non smettano mai di cercarci e di acquistarci, anche a dispetto di norme che sembrano essere eccessivamente limitanti. Un orologio di cui è orgoglioso? Penso che l’Altiplano 38mm 900P sia vera-


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mente un modello straordinario. E’ senza dubbio il mio vero orgoglio, in quanto rispetta tutti canoni che caratterizzano la nostra produzione. Inoltre indossarlo al polso è una vera esperienza: leggero, sottilissimo, comodo, bello da guardare. Non è un caso che l’Altiplano in generale sia il nostro best-seller, specie sul più maturo di tutti i mercati, quello europeo.

Senza dubbio una scelta ben ponderata. Ad esempio sono bene attento nell’orologeria a mantenere la quota di produzione dell’Altiplano a 1/3 del totale. Non voglio che Piaget si trasformi nell’Altiplano. Lo stesso nella gioielleria con la collezione Possession, la più amata e conosciuta. Abbiamo cura che i nostri best-seller non sovrastino la marca stessa.

La creatività è uno dei vostri caratteri distintivi. Non pensa di realizzare troppi modelli? No. Impieghiamo un numero sempre maggiore di progettisti e di ingegneri dedicati allo sviluppo del prodotto, in maniera tale da poter garantire sempre un altissimo livello qualitativo. Riusciamo ad avere una creatività sorprendente e il nostro problema non è quello di realizzare troppi modelli. Al contrario il cruccio maggiore è quello di non riuscire a mettere in produzione tutte le nostre idee.

Quando entrano in negozio i vostri acquirenti cosa chiedono? Nel 99% dei casi un Piaget e basta. Non conoscono esattamente il modello, ma sanno com’è fatta la nostra produzione e la filosofia che la ispira.

Ne parla quasi con trasporto. Chi crea si innamora sempre delle sue creazioni, accade anche ai direttori di produzione che vorrebbero vedere subito il prodotto, agli sviluppatori… Credo e amo quello che faccio e sento di non essere l’unico in Piaget a provare questi sentimenti. Non avete un modello iconico. Scelta o caso?

Limelight Blooming Rose di Piaget. Cassa 34 mm girevole in oro bianco con 256 diamanti (2,4 ct). Quadrante nero. Fibbia con 13 diamanti (0,1 ct). Movimento al quarzo Piaget calibro 56P. Costa 42.800 euro

Le creazioni artistiche si stanno imponendo all’interno delle vostre collezioni? Abbiamo sempre realizzato anche dei modelli al di fuori della norma, con materiali inediti. Oggi però questa ricerca si è fatta molto più strutturata e importante. Basta osservare il nostro recente lavoro sull’idea della collezione Mythical Journey per capire di cosa sto parlando. Pezzi unici, realizzati da artigiani specializzati in creazioni artistiche. Un esempio? Abbiamo realizzato alcuni pezzi unici spet-

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Non siete i soli a seguire questa vena artistica. Assolutamente no. Ma siamo quelli che da sempre realizzano pezzi unici, fatti a mano, destinati ad un pubblico fuori dall’ordinario. Basta guardare la nostra collezione storica per rendersene immediatamente conto. Quella dei mestieri d’arte è un’attitudine propria di Piaget, sulla quale lavoriamo da decenni. Come conciliate la vostra anima artistica con quella dedita alle meccaniche di prestigio? Sono due facce della stessa medaglia e seguono strade di sviluppo diverse. Ad esempio abbiamo realizzato una ripetizione a minuti che, a giudizio di tutti, viene considerata un vero e proprio capolavoro di meccanica fine. Per non parlare dei nostri extrapiatti, fino ad arrivare, ancora una volta, al nuovo Altiplano 38mm 900P.

Piaget Protocole XXL Micromosaico, serie limitata a 8 pezzi. Cassa in oro bianco con micromosaico, logo Mythical Journey applicato sotto il fondello in vetro zaffiro. Quadrante in oro bianco con micromosaico, motivo paesaggio asiatico Calibro 830P di manifattura Piaget, movimento meccanico ultrapiatto a carica manuale Funzioni: ore, minuti, riserva di carica di 60 ore (circa) Cassa: 42 mm x 46 mm. Costa 190.000 euro

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tacolari con il micromosaico. Per farlo ci siamo avvalsi di un maestro artigiano romano, che padroneggia in maniera unica questa tecnica incredibile. Provate a immaginare 5.000 tasselli microscopici in vetro che compongono una figura sul quadrante. Nella collezione ci sono poi micropitture, smalti champlevé e guilloché… Ci sono acquirenti per gli orologi artistici? Il problema è esattamente l’opposto: non produciamo abbastanza orologi per soddisfare tutta la domanda. Basti pensare che produrremo in tutto solamente 28 tipologie diverse per un totale di 250 pezzi. Pochissimi se pensiamo ad una distribuzione mondiale.

L’Altiplano 38mm 900P ha fatto parecchio parlare di sé. Qualcuno dice che si tratta di un progetto fin troppo ardito. Lei cosa risponde? Abbiamo lavorato moltissimo in fase progettuale e di prototipo, quindi sono sicuro che non ci sarà nessun problema per questo modello. Bisogna considerare che non siamo arrivati oggi agli extrapiatti, ma il nostro know-how è cresciuto con tanti decenni di esperienza pratica. Sappiamo bene quello che stiamo facendo e sappiamo anche che difficilmente qualcuno oggi può raggiungere un così alto livello qualitativo nella produzione. Ci sono dei componenti all’interno del movimento che lavorano con tolleranze inferiori al micron, impossibili da garantire se non si è al massimo livello qualitativo sia nella progettazione che nell’esecuzione. Non ci interessano i record, quanto la massima qualità e affidabilità. Cosa vede nel futuro di Piaget? Continueremo a sviluppare nuovi orologi, nuovi movimenti e piccole collezioni dove potremo mettere in risalto la nostra creatività meccanica e artistica. Crescerà poi la nostra rete commerciale, sia nelle boutique monomarca che nei rivenditori plurimarca di altissimo profilo. E nel futuro di Léopold Metzger? Il mio futuro sarà in Piaget, per due buone ragioni: ho ancora diversi anni lavorativi a disposizione e amo vivere a Ginevra. Sono anche diventato cittadino svizzero e la mia famiglia ama vivere in questa città. Cosa posso volere di più?


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LE VOCI DEL TEMPO RADO di Paolo Gobbi

Andrea caputo

CREATIVITA’ emozione tecnologia

“Quando si parla di materiali e di design, Rado è nota per la sua proverbiale intransigenza” iamo abituati a vederli al polso, magari ad indossarli, ma spesso sappiamo poco dei Rado e di che cosa ci sia dietro a questa marca tanto tecnica quanto essenziale. Lo abbiamo chiesto ad Andrea Caputo, Direttore Marketing International della Maison svizzera. Rado è sempre stato un marchio molto tecnologico, passato dalla tecnologia dei materiali a quella dell’elettronica. Perché? Nella novità di quest’anno, l’HyperChrome Ceramic Touch Dual Timer, abbiamo in realtà combinato questi due aspetti: da un lato abbiamo un nuovo colore di ceramica, grigio “cool gray”, estremamente difficile da ottenere in quanto il suo ciclo di produzione prevede una cottura a temperatura ben precisa in maniera da mantenere l’uniformità della colorazione; dall’altro l’orologio implementa la tecnologia touch, presentata per la prima volta l’anno scorso.

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La tecnologia per voi è sperimentazione? No, una conseguenza naturale: facendo parte di Swatch Group abbiamo un vero e proprio pool di tecnologie a nostra disposizione. Da una parte la possibilità di implementare nella ceramica la funzione touch e dall’altra un’expertise unica in fatto di movimenti sia meccanici che elettronici. State vivendo un momento di svolta? Rado, almeno da tre anni a questa parte, ha iniziato una svolta per uscire dalla nicchia. Siamo una marca prestigiosa a livello tecnologico e di design. Il nostro obiettivo è quello di non essere più solamente l’orologio dei designer, quanto l’orologio di chi è interessato al design. In pratica? Il fatto di lavorare con nuove tecnologie dentro e fuori dall’orologio ci permette di creare dei prodotti fuori dal comune, nello stile Rado, ma toccando un pubblico attento al design, ma sempre più vasto.


LE VOCI DEL TEMPO rado

Andrea Caputo direttore marketing international di Rado

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LE VOCI DEL TEMPO rado

Rado è certamente il produttore orologiero con la massima legittimità per competere con i nuovi smartwatch. Sentite questa sfida? Bisogna per prima cosa capire come si concretizzeranno i futuri smartwatch. Non dimentichiamoci che ci troviamo completamente nel dominio dell’emozionale e non del funzionale. Rado crea orologi di lusso e quindi il nostro utilizzo della tecnologia è sempre messo al servizio dell’emozione. Vogliamo creare qualcosa di bello, di appealing, qualcosa che abbia una storia da raccontare. Quindi non siete per la tecnologia fine a se stessa? No, siamo in una tecnologia che ci permette di creare nuovi materiali, design, emozioni. Sarà comunque una bella sfida? Sì. Non dimentichiamoci che le sfide vengono vinte da chi riesce a creare un prodotto che piace veramente. Il cliente finale è l’unico vero giudice. Il confronto con le nuove tecnologie potrebbe far riavvicinare i giovani all’orologeria? Penso di sì, anche se ci sono brand come Swatch, che rimangono fortissimi sul target dei giovani. Certo, rispetto alle passate generazioni, l’avvicinamento avviene un po’ in ritardo. Rimane comunque la considerazione che l’orologio è l’unico gioiello che un uomo normalmente riesce e può indossare. Pur non avendo dei modelli iconici, siete comunque conosciuti e riconoscibili. Come fate? Come prima cosa abbiamo scelto di non percorrere la strada del modello iconico e neanche

Una galassia di diamanti turbina vorticosamente sul quadrante e oltre del Rado Esenza Ceramic Touch Jubilé 132, fino a rivestire la cassa e le maglie del bracciale, le quali, per la prima volta nel mondo Rado, sono incastonate direttamente nella ceramica. Una minuziosa ricerca ha portato a sperimentare questa nuova tecnologia dei materiali, utilizzata per la prima volta quest’anno in orologeria.

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quella dell’attaccamento alla storia o al passato. Piuttosto la nostra missione è quella di realizzare oggetti dalla bellezza duratura. Ci siamo accorti che design e tecnologia vanno di pari passo e le nostre recenti innovazioni tecnologiche ci hanno permesso di creare modelli fino a poco tempo fa impensabili. Un esempio? Le casse in ceramica di Rado sono realizzate monoblocco, quando nel 99,9% dei nostri concorrenti la ceramica viene utilizzata per coprire una base in metallo. Con l’ HyperChrome, invece, riusciamo a fare i componenti con un’iniezione unica di ceramica. Come fa una manifattura con un DNA ben preciso come Rado a interpretare le esigenze di un pubblico sempre più globale? Mediando tra le nostra capacità tecnologica, la nostra stringente etica del design e le richieste che ci provengono dai vari mercati. Sono delle interazioni molteplici che ci permettono di realizzare un prodotto che necessita solamente di minime variazione per essere ben accolto dagli europei piuttosto che dagli asiatici o dagli americani. Un tempo forse era più difficile? Sì. Con la globalizzazione si sta creando una sorta di gusto internazionale mainstream, che avvicina sempre di più i desideri degli acquirenti, specie nella fascia media e alta. In molti sono portati a credere nella grande semplicità del processo produttivo della ceramica. E’ così? No. Per sviluppare un nuovo modello sono


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necessari dai 24 ai 36 mesi. Si comincia dall’idea di prodotto, quindi si passa al design 2D e poi a quello 3D. A questo punto intervengono gli ingegneri specializzati nella ceramica che iniziano a valutare ogni singolo componente del progetto. Si scoprono così curve impossibili da realizzare o spessori non adeguati. Quindi il progetto viene rivisitato e nuovamente analizzato: se nell’orologeria di alto livello si parla spesso di complicazioni, la nostra complicazione è proprio la cassa in ceramica. Poi arriva l’industrializzazione? Sì, altrettanto complicato. Ad esempio per realizzare la ceramica grigia abbiamo impiegato molto tempo. Il cliente Rado è spesso tanto fedele da diventare esso stesso un vostro testimonial. E’ una sensazione corretta? Sì. Chi acquista un Rado lo utilizza per tanti anni e questo avviene anche grazie al grande comfort e alla portabilità: il merito è sia della ceramica che, ancora una volta, del design altamente funzionale, studiato per garantire la massima ergonomia. Un esempio su tutti è il

nostro bracciale, realizzato con cinque maglie in ceramica, tanto complesso da realizzare quanto comodo una volta indossato al polso. Ci sono altre qualità? Certo. La ceramica è un materiale estremamente organico, nel senso che si adatta a perfezione al contatto con la pelle. Lo capiamo quando prendiamo in mano l’orologio lasciato in un ambiente freddo: con il nostro contatto la sua temperatura diventerà immediatamente quella del nostro corpo e non rimarrà freddo come l’acciaio o gli altri metalli.

Esenza Ceramic Touch Fibonacci Colours di Rado. Sul suo quadrante sono disposte 534 pietre incastonate, che seguono un disegno spesso osservato nelle piante e nei fiori. Cassa in ceramica con tecnologia touch. La versione con gli zaffiri blu costa 9.200 euro.

Il vostro design è gradito anche dalle giovani generazioni? Ci siamo accorti che alcuni nostri clienti più giovani sono diventati tali dopo aver indossato il Rado appartenuto alla madre oppure al padre. C’è una trasmissione di valori resa possibile dalla qualità sia dei nostri materiali che del nostro design. Qual è il modello più apprezzato tra le novità di questo anno? Nelle novità di quest’anno, senza dubbio

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LE VOCI DEL TEMPO rado

Il nuovo HyperChrome Court di Rado ha la cassa monoblocco da 36mm di diametro in ceramica hi-tech nera lucida, resistente ai graffi e ipoallergenica. Al suo interno un movimento automatico svizzero di alta qualità con riserva di carica di 38 ore garantisce la massima affidabilità.

l’HyperChrome Touch, grazie ai suoi due punti di forza e di originalità. Il primo è dovuto all’inedito colore della cassa. Il secondo è naturalmente l’applicazione dell’elettronica d’avanguardia nell’ambito della funzionalità touch. Quale è il modello Rado più venduto in generale? Posso dire che i modelli che rappresentano il ‘nuovo volto’ della marca – per esempio le collezioni HyperChrome e Thinline - si stanno rapidamente imponendo come i più importanti in termine di vendita per Rado. Come si spiegano i prezzi tanto diversi dei modelli in ceramica, alcuni dei quali oggi vengono venduti per poche decine (centinaia) di euro, mentre altri toccano cifre di listino anche a quattro zeri? E’ un’ottima domanda, che nessuno si pone quando si parla di orologi in acciaio, dove il differenziale di prezzo è sostanzialmente identico: evidenzia il fatto che la ceramica è un materiale nuovo, anche se noi in realtà la utilizziamo da qualche decennio. La vera differenza non è data solo dalla qualità del ma-

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teriale, quanto dalla sua ingegnerizzazione e finitura. Se proviamo a girare un nostro orologio, appare subito chiara la costruzione seamless, senza viti, senza riporti, senza bordi. Tutti dettagli che aumentano la vestibilità e invece sono presenti su modelli di prezzo inferiore. Infine non bisogna dimenticare che siamo un brand svizzero, con tutta la cultura della qualità che contraddistingue questo paese. Prima ci ha detto che i nuovi modelli impiegano anche 36 mesi ad arrivare in produzione. Cosa succede se il modello pensato due anni prima si rivela o si potrebbe rivelare, al momento del lancio, improvvisamente troppo vecchio oppure al contrario eccessivamente avveniristico? Succede a noi come a tanti altri. La nostra differenza è che non andiamo a pescare nella nostra storia, quanto negli stimoli che ci offrono tutte le nostre specificità tecnologiche. Inoltre la nostra filosofia di design, estremamente chiara, ci permette di realizzare praticamente sempre dei modelli in linea con le tendenze del momento. Per fortuna o per professionalità il nostro success rate è decisamente alto.


LE VOCI DEL TEMPO rado

Utilizzate da trent’anni la ceramica hi-tech per le casse dei vostri orologi, eppure siete quelli che ne fanno un utilizzo mediatico più discreto. Perché? Nella nostra cultura aziendale c’è decisamente una filosofia di puro understatement. Lo si ritrova sia nei prodotti che nella comunicazione che realizziamo. Siamo assolutamente self confident, sicuri delle nostre che facciamo, non ci piace fare proclami o annunciare rivoluzioni. Una questione di stile? Sì. Confortati da una risposta sempre estremamente positiva dei mercati relativamente alle nostre proposte. A questo si aggiungano più di trenta premi di design, che ci sono stati assegnati nel corso degli ultimi trent’anni. Rimane il fatto che essendo una marca proiettata verso il futuro, preferiamo non ricordare continuamente tutto quello che abbiamo fatto fino ad oggi. A proposito, quali sono i vostri numeri? (sorriso) Come sa, non divulghiamo cifre dettagliate. Siamo ai primi posti in Cina, dove pe-

raltro siamo stati - storicamente - tra i primissimi brand in assoluto ad essere presenti sia a livello commerciale che mediatico. Se non sbaglio, con le nostre pubblicità, siamo arrivati addirittura prima della Coca Cola! In Europa? Siamo ben presenti in Italia, Svizzera, Germania, Austria. Importanti sono anche gli Stati Uniti, mentre l’India e il Medio Oriente sono altri mercati dove Rado è tradizionalmente forte. Importante è comunque non dipendere mai da un solo mercato.

HyperChrome Ceramic Touch Dual Timer di Rado, permette di regolare l’ora e il secondo fuso orario con il semplice tocco di un dito: infatti non ha la tradizionale corona. La cassa è in ceramica hi-tech grigia satinata. Costa 2.570 euro.

Il futuro? Questa nuova dimensione di tecnologia touch nella ceramica ci permetterà di creare emozioni e evoluzioni sempre con l’affissione analogica, quindi con le lancette tradizionali. Continueremo a lavorare con il mondo del design: quest’anno siamo parte del progetto biennale del World Design Capital (n.d.r. gli altri partner sono Nokia e Nescafè), che si sta tenendo a Cape Town e in generale manterremo vivo il link che esiste tra questo mondo e i nostri orologi.

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LE VOCI DEL TEMPO TIMEX GROUP di Paolo Gobbi

Paolo Marai ci racconta come un grande gruppo si appresta ad affrontare le sfide produttive e commerciali dei prossimi anni ggi l’orologeria si appresta ad affrontare dei cambiamenti epocali. Per comprendere quali scenari si potrebbero prospettare nel prossimo lustro e tentare di capirne le valenze abbiamo scelto un interlocutore d’eccezione, CEO dal 2005 di un gruppo globale con una fortissima presenza a tutti i livelli commerciali: Timex Group Swiss Luxury Division, che produce e distribuisce orologi a marchio Versace, Versus e Salvatore Ferragamo. Si tratta di un italiano, Paolo Marai, con un’invidiabile esperienza nel settore tanto da aver acquisito da Ottobre 2013 anche il ruolo di Presidente & CEO di Timex brand. Per capire quello che succederà domani da dove dobbiamo partire? Senza dubbio bisogna avere ben chiara la visione dei mercati negli anni ’70, il conflitto tra analogico e digitale condotto tra Svizzera e Giappone, poi quella degli anni 2000, dove abbiamo vissuto e stiamo ancora vivendo il confronto tra l’orolo-

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Paolo marai

The game is changing

geria tradizionale e i marchi della moda. Per arrivare dove? Operando nel mondo Timex, che ha una componente tecnologica importante, sto già vivendo quello che sarà il prossimo scontro generazionale, quello fra il mondo degli orologi e gli altri big player che vogliono entrare a farne parte. Quali sono? Apple, Samsung, LG, Google… Tutti hanno messo l’orologeria nei loro programmi dei prossimi dodici mesi. Qualcuno in realtà ci ha già provato. Sì, LG e Sony hanno fatto delle realizzazioni spot. Adesso è diverso, perché abbiamo delle corazzate che si stanno muovendo tutte nella stessa direzione. Qualcosa, giocoforza, succederà. Il fenomeno Swatch negli anni ’80 riuscì a trascinare con sé la rinascita di un intero settore. Swatch ha permesso all’omonimo gruppo di far sopravvivere l’orologeria svizzera tradizionale,


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acquisendo nello stesso tempo molti marchi importanti. Non ci potrebbe essere lo stesso benefico effetto se i grandi nomi dell’elettronica riportano i riflettori sull’orologeria? Il mio timore è che ne vogliano fare un loro personalissimo business. Mentre Google ha già annunciato una sua partnership, Apple e Samsung arriveranno sul mercato con un loro prodotto. Un ennesimo concorrente? Si, ma di dimensioni astronomiche. Samsung, quando quest’anno ha lanciato il suo Gear, ha previsto una produzione di 800mila pezzi per un fatturato stimato di 250 milioni di dollari. Apple ha preannunciato un business da 1,1 miliardi di dollari, quindi con qualche milione di pezzi che potrebbero essere prodotti. C’è di che riflettere. Il mondo dell’orologeria non può rimanere neutro di fronte a una situazione del genere. Sono numeri importanti e qualche consumatore, al-

meno per un periodo, farà delle scelte di campo, decidendo di acquistare un prodotto al posto dell’altro.

Paolo Marai è Presidente e CEO del Timex Group Swiss Luxury Division e Presidente & CEO di Timex brand

I gruppi orologieri cosa faranno? Impossibile saperlo. Ci sono comunque delle notizie che manifestano come alcuni si stiano muovendo verso l’innovazione elettronica. Chi soffrirà di più? Certamente la fascia media del mercato. La via di uscita? Probabilmente trovare una maniera per realizzare una compatibilità tra contenuti elettronici e meccanici. Movimenti che combinavano funzioni digitali e analogiche sono stati già realizzati, quella potrebbe essere una strada dove si può ancora lavorare. Timex nel suo piccolo fa già tante cose in analogico che sono normalmente di pertinenz a del mondo digitale. Qual è il pericolo maggiore? Trascurare questa questione, perdendo così del

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tempo prezioso. Quando i problemi si affrontano le soluzioni si trovano sempre. Tornando allo Swatch è importante notare come i suoi contenuti non si limitassero al solo prezzo basso: alla base di questo progetto ci fu un radicale cambiamento di tutto il sistema produttivo, con un movimento con soli 51 pezzi, una grande ingegnerizzazione e la conseguente possibilità di spostare la produzione in Svizzera. E’ un importante insegnamento… L’orologio legato al mondo della moda è un’opportunità? Sì. Lo dimostra il fatto che molti produttori sono riusciti a sviluppare delle realtà produttive importanti. Chi non conosce bene l’orologeria sarebbe tentato di catalogare gli orologi moda come dei gadget o dei semplici accessori. E’ così? Nella moda ci sono due modi di operare: chi pensa, appunto, all’orologio come un accessorio, l’oggetto del desiderio, un surrogato del costosissimo vestito firmato; c’è invece chi realizza degli orologi a tutti gli effetti, con un prezzo ragionevole ma non contenuto. Noi apparteniamo a questo secondo modo. Come fate a far capire la vostra diversità agli acquirenti e di conseguenza, a far pagare il prezzo più alto? In mercati maturi, come quello europeo, dove c’è una cultura e una lunga tradizione orologiera, facciamo fatica ad assegnare al marchio moda un valore all’interno di una fascia prezzo elevata: lo ammettiamo solo come un divertente accessorio. Nel resto del mondo, dai russi, agli asiatici, agli americani, si riconosce un valore al marchio, al quale viene concessa pari legittimità anche nel mondo degli orologi.

Un nuovo esemplare entra a far parte della collezione orologi Versace, a completamento della linea Versace Couture. Protagonista è la Greca, simbolo iconico della Maison: incisa sul quadrante, trapuntata sul morbido cinturino in pelle, con i suoi inconfondibili grafismi rende l’orologio immediatamente riconoscibile. Costa 1.090 euro

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Il risultato? Nei mercati asiatici, mediorientali e americani si vendono gli orologi Versace e Salvatore Ferragamo perché viene riconosciuta al marchio una valenza positiva estesa a tutto quello che produce. Questo succede particolarmente in mercati dove l’acquirente non ha qualche decennio di storia della bella orologeria con cui confrontarsi, ma al massimo qualche anno. Per assurdo, dieci anni fa in molti in Cina non sapevano neanche cosa fosse un orologio. In India ancora in molti non lo sanno.

Tutti questi potenziali acquirenti stanno però maturando, culturalmente, in maniera molto veloce. Sì, stanno maturando molto velocemente, sviluppando però un valore di marchio molto diverso. Un mio retailer indiano mi ha detto recentemente: «Riesco a vendere molto più facilmente un Versace piuttosto che un orologio storico svizzero. Questo perché il mio cliente arricchito, vedendo continuamente Versace in tutte le riviste che sfoglia, ha una percezione del marchio completamente diversa rispetto agli occidentali». Nei paesi più maturi? Si sta muovendo qualcosa, specie con il cambio generazionale. I miei genitori mai si sarebbero immaginati di poter comprare un orologio moda. Oggi la situazione è completamente cambiata: l’orologio ha perso la sua valenza di segnatempo e si sta trasformando in un accessorio che deve prima di tutto piacere e in base a questo viene scelto. Nessuna paura quindi della concorrenza tradizionale? Non troppo, specie sui nuovi mercati dove giochiamo ad armi sostanzialmente pari. C’è anche da considerare che noi ragioniamo sempre sui dieci nomi più conosciuti, quando nella realtà l’orologeria sembrerebbe contare circa ottocento marchi attivi. Tutti competitivi? Oggi ci sono centinaia di marchi svizzeri che non hanno più modo di poter competere. I nuovi marchi sono sempre più potenti, specie quando orbitano nella galassia dei grandi gruppi. Quali sono i vantaggi di un grande gruppo? Proviamo ad immaginare la forza che può avere un gruppo importante nell’acquisizione degli spazi in un nuovo department store: per tutti i suoi marchi può acquistare ad esempio 20mila metri quadrati; il marchiettino piccolo verrà schiacciato, riuscirà ad ottenere nel mall uno spaziettino defilato … eppure la sua storia meriterebbe ben altro. Da solo non riuscirà più a competere, a comunicare. Risultato? Sono in corso dei cambiamenti assolutamente inarrestabili. I marchi al top rimarranno sempre.


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Gli altri si troveranno schiacciati in una fascia di prezzo che sta velocemente cambiando pelle. Anche il mondo della moda sta cambiando? Certamente! Prima ci sono stati i francesi, poi gli italiani, poi gli americani… prima o poi arriveranno anche i marchi cinesi. Per i cinesi si è sempre detto che sono dei produttori ma non hanno dei marchi famosi. E’ ancora vero? Farò un esempio. Bosideng, nome assolutamente sconosciuto a tutti gli europei: si tratta del più importante produttore al mondo di piumini da abbigliamento. Non esiste un solo marchio occidentale che non abbia acquistato dei propri piumini da Bosideng, anche i nomi più conosciuti. In Cina ha 8mila negozi di proprietà, ai quali oggi si aggiunge un importante store a Londra, al quale seguiranno New York, Parigi, Roma. Probabilmente tra quattro o cinque anni avrà superato qualsiasi barriera intellettuale e sarà conosciuto e apprezzato anche qui da noi. Abbiamo parlato degli orologi moda, eppure in tanti si avvicinano al mondo dei segnatempo. Sì, lo fanno tutti, dai designer agli architetti, ai costruttori automobilistici. Da un lato si trat-

ta di una situazione positiva, in quanto aiuta a mantenere vitale il nostro settore, dall’altra alle volte soffoca il mercato. Tutti vogliono soprattutto vendere i proprio orologi. Sì. Il problema è che di polsi ne abbiamo solo due (sorridendo) e per di più sono poche le persone che indossano due orologi contemporaneamente. La considerazione importante è un’altra: il settore dell’orologeria è in continua evoluzione e nessuno si può permettere di dormire sugli allori. Di conseguenza quello che si è conquistato oggi non rimarrà tale per i prossimi vent’anni.

Sintesi di forza e dinamismo, Mystique Sport di Versace è un cronografo funzionale e performante dal gusto inequivocabilmente maschile. il trattamento IP rose gold mette in rilievo la lunetta, la corona, i pulsanti, i dettagli sul display e le maglie centrali del bracciale. Costa 1.490 euro

Si tratta di una connotazione specifica dell’orologeria oppure le stesse cose accadono anche negli altri settori? Trovo che il nostro abbia una componentistica maggiore. In che senso? Ci sono sempre meno barriere all’ingresso e quindi arrivano sempre dei player nuovi che vogliono “giocare” in maniera facile e veloce. Questo ad esempio, ci differenzia dal settore automobilistico, che ha delle continue evoluzioni ma con delle barriere d’ingresso così alte,

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dei costi di star-up così elevati, che le new entry si contano sulle dita di una mano. I colossi dell’elettronica stanno lavorando con il mondo dell’automotive. Cosa c’è di diverso rispetto alla loro entrata nel mondo dei segnatempo? La base è la stessa: l’automotive come l’orologeria sono delle importanti fonti di reddito e di espansione. La differenza è fondamentale: proprio per la sua difficoltà intrinseca, con il mondo delle auto si può al massimo cooperare, ben diverso è il discorso quando si parla di lancette, dove la presenza a certi livelli può avvenire in prima persona. Il gioco sta cambiando e bisogna avere gli occhi bene aperti. Non pensa che sarebbe utile una joint-venture tra i marchi dell’orologeria e i colossi dell’elettronica? (sorridendo) Non penso che loro la vogliano fare! La mia sensazione è che vogliano diventare dei player completamente indipendenti. Non sono aziende che fanno partnership di nessun tipo, non è nella loro mentalità. Allora quali sono le vie di uscita per l’orologeria? Ci sono varie strade. Ad esempio Google è proprietaria di idee, di software, ma non vuole fare prodotti in senso stretto, perché vuole concentrarsi sul suo: è importante che su di un device ci sia Google Maps che indica le strade all’interno della città, null’altro. Esempio ne sono i Google Glass, dove a una sperimentazione iniziale seguirà una commercializzazione con Luxottica. Ci sono però anche altri ambiti nei quali muoversi.

Ferragamo Buckle Collection, il nuovo progetto che abbraccia il mondo Eyewear e Timepieces e reinterpreta il concetto di fibbia in tutta la sua modernità, mettendo in luce la valenza non solo puramente estetica ma anche funzionale. Costa 890 euro

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Quali? Partiamo da un dato di fatto: anche Apple e Samsung non sono proprietari di tutta la loro tecnologia, ma comprano e usano dei microchip realizzati da fornitori esterni. Noi, ad esempio, come Timex saremo i primi a lanciare un orologio con uno schermo assolutamente innovativo, che inevitabilmente nel giro di sei mesi tutti adotteranno, ma intanto… Come siete riusciti ad ottenere questa vittoria? Fatalità, simpatia o forse semplicemente il fatto di non essere monopolisti come altri big players dell’elettronica.

Timex è un colosso. Assolutamente sì. Ma non un monopolizzatore di prodotto o di un segmento di mercato. Tutto quello che abbiamo detto fino ad adesso cambia un po’ il senso di come immaginiamo l’orologeria tradizionale. Se pensiamo alla tradizione, che vuole l’orologiaio al lavoro nel silenzio di un laboratorio, nella valle del Jura, circondato dalla neve, ci accorgiamo che stiamo pensando oggi ad uno stravolgimento completo. Ci saranno delle regole che neanche si assomigliano. Credo che abbiamo davanti un decennio straordinariamente challenging. La comunicazione cambierà? E’ un altro capitolo interessante. La distribuzione sta infatti cambiando, le vendite si fanno ormai sempre di più via internet. La distribuzione online, e non sto parlando a livello orologiero quanto globale, sta letteralmente esplodendo. Qualche anno addietro si diceva che Wallmart avrebbe annientato tutta la distribuzione tradizionale, mentre oggi ci accorgiamo che Amazon ha realmente la possibilità di fare ciò. Il retail tradizionale si trova davanti ad una situazione davanti alla quale non sa come reagire. Può cercare di rincorrere chi, in realtà, sta già anni luce avanti. Un esempio di comportamento sempre più frequente che vede i commercianti trasformati in una sorta di ambasciatori delle marche: gli acquirenti entrano in un negozio, provano una scarpa cercando il numero corretto, escono e l’acquistano su Amazon. C’è una via di uscita per evitare questo? Estremizzando dovrebbero arrivare al punto di far pagare anche il semplice provare o verificare un determinato articolo. Ma questo discorso non sarebbe neanche valido per un oggetto, come l’orologio, dove in teoria non c’è bisogno della prova. Probabilmente esiste una sola via di uscita. Quale? Partendo dalla considerazione che ogni nuovo acquisto è anche un’esperienza, il negozio dovrebbe essere in grado di garantirne la massima godibilità. Un fatto però merita di essere evidenziato. In Cina i Department Store, che per inciso vedono oggi le loro vendite diminu-


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ire a favore di Alibaba (n.d.r. l’Amazon cinese), per combattere questo trend negativo stanno aumentando, anche del 30%, lo spazio dedicato al food e all’entertainment. In pratica si fa vivere un’esperienza ludica all’acquirente che, incidentalmente, si trova anche a contatto con dei negozi. Di conseguenza la vendita sarà più veloce e meno mediata o posticipata. Inoltre, a quel punto, la sola logica del prezzo perde di significato… Siamo sicuri che la direzione giusta siano questi grandi department stores, dove c’è di tutto ma c’è anche una competizione di prezzo con i vari Amazon e similari? Non siamo tutti tecnologici e non tutti amiamo questi grandi centri commerciali. Per fare ancora un esempio, Wallmart negli Stati Uniti sta creando i proximity shop, piccolissimi ma “sotto casa”. In pratica, dopo aver sostanzialmente ucciso tutto il piccolo commercio, lo sta ricreando a suo uso e consumo. Questo perché si sono resi conto che c’è una fetta di clientela la quale, potendo, andrebbe solamente a fare acquisti nel negozio sotto casa. Anche a costo di pagare di più.

Il futuro? Non sappiamo esattamente quale sarà il prodotto che andremo a vendere e dove lo andremo a vendere. The game is changing. Quello che accadrà domani è difficile da prevedere. Dobbiamo essere solamente molto attenti e pronti al cambiamento.

Il Lungarno di Ferragamo monta un sofisticato movimento cronografo automatico realizzato dalla svizzera Dubois Depraz. La cassa da 44 mm è in acciaio e il cinturino è in pelle blu traforata con finiture rosse a contrasto. Costa 2.390 euro

Un’ultima domanda. Michele Sofisti è a capo dell’orologeria del gruppo Sowind (Kering), Gianriccardo Marini è CEO di Rolex. Francesco Trapani ha guidato fino a qualche giorno fa l’intero settore orologi e gioielli di LVMH, lei è CEO del Timex Group Luxury Division. Cosa sta succedendo? Gli italiani si stanno imponendo alle leve di comando dell’orologeria? I manager italiani sono stati bistrattati per tanti anni e hanno dovuto sopportare delle pesanti etichette legate al nostro paese di origine. Oggi c’è una rivalutazione generale di queste professionalità. Nello specifico dell’orologeria, forse si tratta anche di un allineamento casuale. In ogni caso la passione che gli italiani mettono in quello che fanno è una cosa che non trova paragoni nel resto del mondo.

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DIVI LE NOSTRE PASSIONI di Valeria Altobelli

FAVINO ORGOGLIO ITALIANO

Lo scorso dicembre IWC ha organizzato presso la boutique di Piazza di Spagna a Roma una lettura del Piccolo Principe: protagonista d’eccezione Pierfrancesco Favino, attore e Friend of the Brand di IWC.

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l sapere genera personalità. La personalità consente la libera scelta. Nessuno mi toglie dalla testa che questa libertà spaventa chi punta all’omologazione. Se avessi il potere assoluto, farei in modo che cinema e teatro diventassero materie scolastiche. Pierfrancesco Favino dixit. Romano e romanista doc, Pierfrancesco Favino nasce il 24 agosto 1969. Diplomato all’Accademia Silvio d’Amico, allievo di Orazio Costa e Luca Ronconi, esordisce al cinema nel 1995 con Pugili di Lino Capolicchio. Il successo arriva nel 2001, con L’ultimo bacio di Gabriele Muccino. Arriveranno poi El Alamein di Monteleone e Da zero a dieci di Luciano Ligabue: la sua stella è sempre più in ascesa grazie a una faccia “alla Volontè” e al suo talento poliedrico. Raggiungerà la vera notorietà nel 2005, interpretando il Libanese in “Romanzo Criminale” e anche grazie alla tv, con Bartali e Ferrari, Generale Della Rovere e Padre Pio. Ufficialmente riconosciuto uno degli attori italiani più apprezzati anche all’estero, nel suo curriculum vanta collaborazioni con i più grandi: tra gli altri Spike Lee e Tornatore, Ozpetek e Placido, Lucio Pellegrini, Gianni Amelio e Ron Howard, che lo ha diretto in Angeli e Demo-

Talento, passione e tanto impegno dietro Al successo di uno dei nostri attori più apprezzati all’estero ni. Nella vita è sposato con l’attrice Anna Ferzetti ed è padre di due figlie. Per capire quanto merito e quanta dedizione vi siano alla base del successo di questo attore, vanto italiano, basti pensare che, per interpretare il suo primo personaggio, Gino Bartali, Favino ha tappezzato un’intera stanza con tutte le foto del grande ciclista e ci si è chiuso dentro. Qualora non fosse abbastanza, ha percorso 5 mila chilometri in bici “per capire cosa volesse dire pedalare ore ed ore su una bicicletta che pesa appena 17 kg.” Eppure, se gli si chiede cosa prova nel rivedersi nei suoi film, Picchio (soprannome datogli dal papà, per la sua grande vitalità, con cui tutti conoscono Pierfrancesco) risponde: “Soffro. Sono allergico a me stesso. Mi vedo troppa bocca, troppa faccia, troppi peli.. La verità è che dentro sono biondo e glabro.” Viso volitivo e sorriso sicuro, la voce allo stesso tempo confidenziale e stentorea, Pierfrancesco Favino è uno “tosto”, che non ha mai avuto paura di dire la sua, anche sul proprio paese, ma non vuole passare per un guru ed un saccente. “Dico solo quello che penso”. Ama il suo lavoro più di qualsiasi altra cosa e lo affronta in maniera seria, proprio come affronta la vita. Morbosamente affetto da una


DIVI LE NOSTRE PASSIONI

passione cronica per quelli che lui stesso definisce “due bacilli dello stesso virus”: il cinema ed il teatro, non ha mai nascosto il viscerale trasporto che prova per quest’ultimo. “La sensazione che hai quando percepisci il pubblico davanti è unica. Inizi a sentire l’aria che cambia, la densità delle molecole, una cosa molto erotica che la macchina da presa non ti dà. Penso che un attore a tappe deve tornare al teatro, perché solo così può capire qual è il suo percorso.” Pare che, tra gli innumerevoli pregi - cucina anche, e bene, menu differenziati per la moglie, le figlie e per lui - il suo peggior difetto sia la forte rigidità: Favino si definisce menoso, incline ai retropensieri.. insomma, l’opposto della leggerezza! Pare che abbia assorbito queste caratteristiche tipicamente femminili proprio perché nella sua vita è stato sempre circondato da donne: la moglie e le due sue figlie oggi e le sorelle da piccolo. Queste ultime ridevano delle sue barzellette “forse perché erano troppo lunghe”, dice, già da quando, all’età di 6 anni, deliziava tutti con il suo estro, il suo intrattenimento e le sue imita-

zioni. Favino, però, ci tiene sempre a precisare che, per riuscire a perseguire il sogno di diventare attore, occorre studiare, facendo, se necessario, tutti i lavori di questo mondo per riuscire a mantenersi e non perdendo mai di vista l’obiettivo. Ed è quello che consiglia anche ai giovani che volessero intraprendere la sua stessa strada: di prepararsi più del dovuto, di non aspettare che il telefono squilli, di non stare con le mani in mano. Proprio come tutti i grandi veri, Pierfrancesco, non si considera arrivato: “Mi sono sentito arrivato quando sono andato a vivere per conto mio e ho potuto permettermi un affitto. Si può sempre migliorare ed io ho un ideale di recitazione che mi tiene impegnato. Penso che Daniel Day-Lewis sia un bravo attore, ma quelli che non sono al suo livello possono essere considerati bravi attori? Io non penso di essere un bravo attore. Però penso che se qualcuno volesse diventare un bravo attore, allora dovrebbe aspirare a quei livelli di recitazione, talento permettendo.” Proprio così: da “bullo”, Picchio, ha solo la faccia! Chapeau!

Pierfrancesco Favino a Ginevra, durante il SIHH2014, nello stand IWC

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eventi jaeger-lecoultre di Paolo Gobbi

alla conquista di Roma abbiamo incontrato daniel riedo in occasione dell’apertura della seconda boutique jlc nella capitale n Svizzera la chiamano “la fabbrica”, perché da sempre è il sinonimo stesso di alta orologeria. Stiamo parlando di Jaeger-LeCoultre, marca storica nel mondo delle lancette, che dopo aver recentemente aperto la sua prima boutique romana in Via Veneto, fa oggi il bis nella prestigiosa Piazza di Spagna. Abbiamo incontrato il suo Ceo, Daniel Riedo, per capire assieme a lui le motivazioni di una presenza così importante nella nostra capitale.

Nella pagina accanto, in alto Daniel Riedo è il Ceo di Jaeger-LeCoultre, marchio storico dell’alta orologeria, attivo da oltre 180 anni. In basso, Grande Reverso Ultra Thin 1948, un grande classico con la cassa in acciaio reversibile e personalizzabile. Costa 7.550 euro.

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Come si riesce a trovare un equilibrio tra l’innovazione e la tradizione in una marca con una storia iniziata nel 1833? Dal 1833 la Manifattura ha creato oltre 1200 calibri diversi. Creatività e invenzione sono da sempre principi fondanti di Jaeger-LeCoultre. L’altro elemento fondante del marchio è la sua ubicazione nella Vallée de Joux: la tradizione orologiera di questa valle è estremamente presente in tutte le creazioni di Jaeger-LeCoultre.

In un mondo sempre più globalizzato, contano più le richieste dei mercati forti oppure il DNA proprio di ogni marca? Questi due fattori non sono affatto in contraddizione, anzi, spesso si incontrano. Infatti oggi tutti i mercati in crescita richiedono l’unione di bella orologeria tradizionale e un forte valore aggiunto del marchio. Tuttavia privilegeremo sempre il DNA della nostra Maison, presente nelle nostre linee che valorizzano la creatività. Questo è il concetto che proponiamo con il nostro orologio Master Ultra-Thin, ma anche con gli orologi Duomètre. Il successo si conferma anche nel segmento femminile con la nostra icona Reverso, ma anche con il nuovo Rendez-Vous: due linee che riflettono alla perfezione l’identità di Jaeger-LeCoultre, unendo un’estetica molto femminile a un contenuto orologiero di Manifattura. L’Europa e l’Italia vi conosce e vi ama da sempre per la vostra icona, il Reverso. Questo modello continua ad essere al centro del-


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le vostre attenzioni? Il Reverso si conferma ambasciatore dei valori del marchio. Questo modello è unico e permette di creare innovazioni orologiere caratterizzate da un design molto distintivo. È un’icona dell’orologeria e abbiamo scelto di rielaborarne il patrimonio. A questo proposito stiamo preparando grandi sorprese per l’85° anniversario di questo modello, che sarà nel 2016. Come riuscite a conciliare l’alta orologeria, che richiede tempo e pazienza per realizzare ogni singolo componente, con un mercato abituato al tutto, tanto e subito? L’anticipazione e la pianificazione sono parole fondamentali in una Manifattura come Jaeger-LeCoultre. Tuttavia, quando si tratta di orologi con grandi complicazioni, gli amanti della bella orologeria sanno sempre pazientare qualche mese. Roma si sta trasformando in una delle ca-

pitali europee dell’alta orologeria e dello shopping del lusso. Jaeger-LeCoultre, con l’apertura di due boutique monomarca nella capitale, è la conferma di questa tendenza? Da sempre l’Italia è un paese vicino a JaegerLeCoultre. È il paese della moda e gli italiani sono veri e propri trend-setter che amano la bella orologeria. Per questo l’Italia è fortemente attratta dallo shopping di lusso. Proprio in Italia il nostro marchio si è sviluppato costantemente e per noi è un grande orgoglio.   C’è una differenza tra l’acquirente della boutique e quello dell’orologeria multimarche? L’orologio Jaeger-LeCoultre che riceverà il cliente sarà lo stesso, ma l’esperienza nelle nostre boutique, spazi dedicati interamente al marchio, sarà completamente differente. Tuttavia Jaeger-LeCoultre intende mantenere una rete di distribuzione multipla: miriamo infatti a stabilire un equilibrio fra le boutique e i distributori multimarca.

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LE VOCI DEL TEMPO jaeger-le coultre

Sopra, il CEO di Jaeger-LeCoultre Daniel Riedo, assieme a Claudio Angè, direttore JlC Italia

eventi una maison globale

Parigi, Ginevra, Pechino, Shanghai, Londra, Mosca, Singapore, Vienna, Milano, Venezia, Roma, Madrid ... Nelle grandi città di tutto il mondo, Jaeger-leCoultre trasforma le sue boutique in imperdibili luoghi di incontro per appassionati di orologeria. La Manifattura di Le Sentier ha così organizzato una serata nel segno dell’eccellenza e nel nome del Cinema, per celebrare l’ultimissima nata, in Piazza di Spagna, nel cuore di Roma. L’attrice Cristiana Capotondi, ambasciatrice italiana della Maison di Le Sentier, insieme al CEO Jaeger-LeCoultre Daniel Riedo, a Claudio Angè, Direttore Jaeger-LeCoultre Italia, e a Claudia Cianfrocca, Direttrice del nuovo negozio nella Capitale, hanno tagliato il nastro, aprendo le porte della boutique Jaeger-leCoultre in Piazza di Spagna 92, agli appassionati ed ai collezionisti d’alta orologeria.

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Offrite dei servizi particolari ai vostri clienti? Siamo fieri dei corsi di orologeria e dei Master Class che offriamo ai clienti nelle nostre boutique. Speriamo quindi di poter organizzare molto presto questo tipo di eventi anche nella nostra boutique di Roma. Abbiamo anche a disposizione una linea telefonica di servizio Concierge che risponde a tutte le richieste riguardanti il marchio 7 giorni su 7 e 24 ore su 24. Tutti i proprietari di orologi Jaeger-LeCoultre possono accedere ai servizi della boutique? Tutti i clienti Jaeger-LeCoultre, ma anche quelli che non possiedono ancora i nostri segnatempo, sono i benvenuti nella nostra boutique. Quale clientela vi aspettate di incontrare? La clientela Jaeger-LeCoultre è piuttosto varia, perché le nostre linee di prodotti coprono segmenti differenti: orologi con grandi complicazioni, modelli con lancette delle ore e dei minuti in acciaio, ma anche una collezione

femminile preziosa. Tuttavia i nostri clienti sono certamente accomunati dall’amore per gli oggetti esclusivi e rari che vengono realizzati interamente in una manifattura come la nostra. Se fosse uno dei suoi addetti alla boutique, quale modello vorrebbe vendere per primo? Sarò sempre felice di vendere il Reverso e di proporre al cliente un’incisione che possa personalizzare il suo orologio, trasformando così l’acquisto in un momento unico. Se fosse un acquirente, quale JLC sceglierebbe? Se dovessi scegliere un modello avrei qualche difficoltà. Ma alla fine penso che sceglierei sicuramente un Reverso Duoface con secondo fuso orario sul secondo lato. E se potessi concedermi un secondo modello, sceglierei il Master Ultra Thin Minute Repeater Flying Tourbillon, che abbiamo presentato quest’anno al SIHH, per la complessità che si esprime attraverso la massima eleganza dello stile Jaeger-LeCoultre.


eventi jaeger-le coultre A sinistra, Cristiana Capotondi . Sotto, Rendez-Vous di Jaeger-LeCoultre, modello femminile con cassa e bracciale in oro rosa, lunetta con diamanti. Costa 28.300 euro.

In molti vorrebbero lavorare nel mondo dell’orologeria. Come si diventa un venditore all’interno di una delle vostre boutique? Si diventa sicuramente dei buoni venditori acquisendo esperienza nel settore orologiero o sviluppando una particolare predilezione per il lusso, ma quello che ricerchiamo prima di tutto è il giusto comportamento nei confronti del cliente e l’intuizione dell’esperienza che possiamo offrire ai nostri visitatori. Assumiamo in tutto il mondo e i candidati appassionati sono sempre i benvenuti. Il suo lavoro è fatto di tanti momenti diversi, da quello creativo quando si preparano le nuove collezioni, a quello strettamente economico, fino a quello comunicativo, dove si realizza il contatto anche con i vostri clienti e appassionati. Lei quale momento preferisce? Sono un uomo interessato al concetto di “prodotto” e l’orologeria è la mia passione. Per questo sono particolarmente attirato dalla

fase in cui i nostri esemplari vengono creati e sviluppati: dallo schizzo al lancio sul mercato delle nostre collezioni, passando attraverso la comunicazione sulla nostra Maison. Attribuisco anche una grande importanza allo scambio di idee con i nostri team presenti nella manifattura e in tutto il mondo. Il futuro dell’orologeria di prestigio è tutto nelle boutique monomarca oppure c’è ancora spazio per i punti vendita plurimarca? Il futuro dell’orologeria risiede nell’equilibrio fra le diverse offerte e le varie reti di distribuzione. È la diversità che fa la forza e che permette di rispondere alle aspettative dei vari tipi di clientela. Venendo a Roma per l’apertura ufficiale della boutique, cosa consiglierebbe di fare, ai nostri lettori? Se il tempo lo permette, godetevi il panorama di Roma e ammirate le illustrazioni delle favole di Esopo a Villa Medici.

boutique jlc gli indirizzi

Boutique Milano Via Montenapoleone 1 Boutique Roma Piazza di Spagna 92 Boutique Roma Via Vittorio Veneto 134 Boutique Venezia Piazza San Marco 65

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CINEMA Dal Grande schermo al polso di Romolo Bali

ASPETTANDO IL RED CARPET CAPITOLINO Un appuntamento che anno dopo anno ha saputo trovare una sua sempre più definita identità, tra glamour e grandi eventi popolari, ed è diventato un punto di riferimento nel panorama cinematografico guardare indietro, spostando il calendario al 2006, la prima cosa che viene da dire è che la scommessa è vinta. Anzi, l’azzardo. Perché così tutti accolsero l’annuncio della creazione della “Festa del Cinema di Roma”, (per le prime edizioni si chiamò così, poi con l’avvento di Gianluigi Rondi a Presidente della Fondazione il nome cambiò in Festival Internazionale del Film di Roma, ancora attuale): un azzardo assoluto, voluto fortemente dall’allora sindaco capitolino Walter Veltroni, in un panorama di Festival a livello europeo già estremamente denso e con l’ombra a dir poco ingombrante delle oltre sessanta edizioni (allora) che poteva vantare la Mostra del Cinema di Venezia.

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E invece Roma, “sorniona” come nel suo stile, ha saputo cucirsi addosso un abito personalizzato che, seppur tra mille difficoltà, ha resistito nel tempo e, va detto, diventa più brillante anno dopo anno, seppur dovendo fare i conti con la crisi economica ed i tagli degli ultimi anni. Una formula originale In fondo, se si guarda con occhi acritici quanto successo in tutte le passate edizioni e i principi a cui si ispira anche il direttore artistico Marco Müller, il Festival rispecchia in pieno l’indole e il carattere della stessa città. Una sorta di “caos popolare organizzato”, in cui tutto sembra sempre in forse ma che al momento di andare in scena stupisce anche i critici più feroci per la varietà e la molteplicità delle proposte messe in campo. Da una parte


CINEMA Dal Grande schermo al polso

Premi Marc’Aurelio d’Oro

Tra i numerosi partner del mondo del lusso che si sono avvicendati nel corso degli anni come partner della rassegna capitolina, spicca senz’altro il nome di Damiani. La Casa gioielliera italiana è stata infatti l’unica, in queste prime otto edizioni, a poter realizzare i premi più prestigiosi dal Concorso.Nel 2006, oltre a quelli in argento previsti per le categorie maggiori, Damiani realizzò anche il Marc’Aurelio d’oro che fu consegnato al Teatro Sistina a Sean Connery la sera prima dell’inizio del Festival, come “Acting Award 2006” (il premio si ripete da allora ogni anno ed è stato consegnato, tra gli altri, a Robert De Niro e Meryl Streep)

Dal 16 al 25 ottobre si svolgerà, presso l’Auditorium Parco della Musica, la nona edizione del “Festival Internazionale del Film di Roma»

le congenite difficoltà burocratiche e anche sostanziali (in questi ultimi anni in particolare) legate ai finanziamenti degli enti pubblici (in primis Regione e Comune), dall’altra professionalità di altissimo livello che hanno saputo richiamare, con un lavoro certosino, centinaia di sponsor privati. E, ancora: da una parte il clima nazional-popolare, con l’Auditorium invaso da migliaia di persone a “caccia” del biglietto o soltanto di una foto al divo di turno e dall’altra un’atmosfera glamour ed esclusiva per divi e addetti ai lavori, quasi separata dal resto del Festival. E le mille sfaccettature di una rassegna che ha saputo far sedere attori e registi di fama internazionale davanti a platee di cosiddette persone normali per raccontarsi in diretta, senza rete, e magari rispondere alle domande più insidiose senza scomporsi. Altri due aspetti, appare qui opportuno sottolinea-

re: il Festival Internazionale del Film di Roma ha saputo imporsi anche con strategie di lungo termine, inserendo sin da subito una sezione Mercato dal taglio concreto ed efficace, e – soprattutto – sapendo coinvolgere con eventi e manifestazioni tutta la città. Come nella sua proverbiale indole, la capitale appare rispetto al Festival quasi sonnolente e scettica fino a poche ore dall’apertura: poi si alza il sipario e scopri che non avrai mai il tempo per seguire le miriadi di convegni, retrospettive, mostre a tema, omaggi ed iniziative che – al di là del programma ufficiale – rendono quasi di “celluloide” l’intera città. C’è da scommetterci che sarà così anche il prossimo ottobre, quando, dal 16 al 25, andrà in scena la nona edizione. Magari con qualche sorpresa “speciale”, che saremo proprio noi di Galileus a svelarvi molto presto…

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CINEMA Dal Grande schermo al polso

Il Festival a “Expo Milano 2015” La Fondazione Cinema per Roma - che organizza il Festival del Film capitolino - e il Centro Sperimentale di Cinematografia parteciperanno a Expo Milano 2015 (1 maggio – 31 ottobre) con un progetto dal titolo Short Food Movie Feed your Mind, Film your Planet.

lo sapevi che NCN

Sono da qualche settimana aperte le iscrizioni per il NCN (New Cinema Network), il mercato di co-produzione del Festival, che si terrà dal 17 al 21 ottobre. NCN selezionerà anche quest’anno circa 25 progetti cinematografici, offrendo ai talenti e ai produttori indipendenti più interessanti del panorama internazionale una piattaforma ideale per presentare i propri progetti in sviluppo.

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Attraverso questa iniziativa, saranno raccolti contributi video provenienti da tutto il mondo sul tema della prossima Esposizione Universale: “Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita”. Il materiale collezionato diverrà parte di un’installazione artistica composta da 752 monitor che sarà esposta nel Padiglione Zero dell’Expo, curato dal regista e direttore artistico Davide Rampello. Nelle intenzioni dei progettisti, questo inedito mosaico globale e virtuale basato sul binomio “Nutrizione-Vita” costituirà il più grande video wall mai realizzato. Short Food Movie è aperto a tutti, dai videomaker ai non professionisti. Per realizzare il proprio filmato, è possibile utilizzare qualsiasi dispositivo di ripresa (telecamere, tablet, smartphone). I formati ammessi sono tutti quelli

conosciuti: AVI, MPG, MPEG, MOV, MP4, WMV. Le uniche indicazioni a cui il regista deve attenersi riguardano il tema, “Nutrizione-Vita”, e la durata, compresa fra i trenta e i sessanta secondi. I cortometraggi dovranno essere poi caricati su una piattaforma dedicata, shortfoodmovie.expo2015.org, consultabile in sette lingue (italiano, inglese, francese, spagnolo, portoghese, tedesco, cinese) allo scopo di accogliere video provenienti da tutto il mondo. Le opere realizzate, oltre ad essere proiettate presso Expo Milano 2015 per l’intera durata dell’evento, potranno partecipare anche a un concorso: l’autore più votato dagli utenti entro il prossimo 10 settembre sarà ospite della nona edizione del Festival Internazionale del Film di Roma, che si svolgerà dal 16 al 25 ottobre 2014 all’Auditorium Parco della Musica. Il vincitore potrà vedere i film in anteprima, vivere il red carpet, assistere agli incontri con i protagonisti e partecipare agli eventi che si svolgeranno durante i nove giorni della manifestazione. Il video sarà poi proiettato durante il Festival nell’ambito di un apposito evento.


CINEMA Dal Grande schermo al polso

L’A uditor i um ,

una location

F estival Una struttura unica al mondo, quella dell’Auditorium Parco della Musica di Roma. D’altra parte non potrebbe essere altrimenti, considerato che l’ha disegnata fin nei minimi dettagli Renzo Piano. Una struttura che in occasione del Festival Internazionale del Film di Roma riesce ad offrire spazi e servizi di grande qualità: tutte le sale dell’Auditorium (ad iniziare dalla Santa Cecilia e dalla Petrassi), dotate di un’acustica sublime, vengono infatti messe a disposizione della rassegna, che così può contare su ben 4.000 posti su misura per i l

a sedere. Da segnalare, come curiosità, che i 1.300 metri quadri del viale che conduce alla Cavea si trasformano ogni anno in uno dei più grandi red carpet del mondo. Un’ultima curiosità: non tutti sanno che Renzo Piano, nel firmare l’accordo per la progettazione e il coordinamento dei lavori, ha “preteso” che dopo l’inaugurazione anche la più piccola modifica doveva essere autorizzata da lui o il suo staff. Regola che vale ancora oggi, anche per la scelta degli arredi o del posizionamento interno di vetrine o bacheche.

La passerella sul red carpet più apprezzata è stata quella di Jessica Biel nel 2008, che seppe incantare per grazia e bellezza le migliaia di fan presenti.

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DUERUOTE vintage style

La grande passione per le moto storiche unita alle spiccate capacità meccaniche, hanno portato Enrico Farina a realizzare il progetto Bylot

follia e passione a moto non la capisci se la guardi “da fuori”. La capisci la mattina presto, quando è ancora tutto umido di brina, fa freddo, sei solo davanti alla pista che entra dove nessuno passa. Il tuo due tempi è appena partito con un calcio che ti renderà più che volentieri al primo dosso, l’odore che si sente

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Il gusto delle due ruote ritorna vivo grazie alla lucida follia di enrico farina e della sua bylot


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DUERUOTE vintage style

UN DISEGNO TANTO CLASSICO DA SEMBRARE PERFETTO E Materiali tecnologici in linea con la migliore prodizione odierna: moto bylot

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DUERUOTE vintage styleI

lamoto bylot Motobylot Six Days 175 cc Il nome Bylot è preso da un termine tipico del dialetto monzese, che significa “sciocco” e pare derivi dal nome del generale francese Billott, comandante la piazza di Monza ai tempi della dominazione francese, che amava emanare proclami ritenuti spesso frivoli

Motore Daytona 190 FDX 4 V 4 valvole unicam, cilindro orizzontale, raffreddamento aria olio. Cilindrata 187,18 Potenza 20 cv a 6000 giri Frizione a 6 dischi bagno d’olio Cambio a 4 marce Carburatore Keihin 28 mm Telaio a doppia culla rialzata imbullonata anteriormente in acciaio peso Kg 13. Serbatoio alluminio 9,5 litri Parafanghi in alluminio. Cassetta filtro in alluminio. Interasse 141 mm Lunghezza alla ruota 208 mm Peso 77 kg

Accessori

Orologio riserva di carica 8 giorni Borsa porta attrezzi in cuoio Gonfleur Targa parafango anteriore.

è quello dolciastro della combustione imperfetta e del carburatore che prende più aria del normale. Parti e il vento freddo riesce anche a entrare anche dentro al casco, ma sei solo e vivo. La moto non la capisci se la senti da fuori. La capisci quando sei fermo al semaforo, e il rumore si trasforma in mille vibrazioni diverse, il motore urla perché vorrebbe partire, andare via, lasciare alle spalle tutte quelle ingombranti quattro ruote fatte per portare, quasi sempre, una persona soltanto. La moto non la capisci se la annusi da fuori. La capisci quando l’olio si trasforma in fumo e l’asfalto è così caldo che la ruota lascia il segno come uno sci sulla neve fresca. E poi la benzina, che ti stordisce e ti manda in dipendenza. La moto non la capisci se non ci sei mai montato sopra, se non hai provato l’adrenalina di due

ruote che sanno di libertà e di indipendenza. La moto è viva quando unisce tradizione e tecnologia, quando il suo disegno sembra essere sempre esistito e i suoi materiali sono quanto di più innovativo si riesca oggi ad immaginare. La moto, quando è frutto della passione, può prendere la forma della Six Days 175 fotografata su queste pagine. Un progetto unico e originale, realizzato da Enrico Farina, che prende il nome di Moto Bylot. Alla base di tutto un concetto semplice ma ineluttabile: costruire moto d’epoca utilizzando pezzi attualmente in produzione. Sintetizzando, contenuti e stile retrò, accanto a loro materiali moderni per consentirne sia l’omologazione sia prestazioni al passo con i tempi. Il risultato è affascinante e merita di essere seguito anche in futuro, ed è quello che faremo nei prossimi numeri di Galileus.

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quattroRUOTE

infanghiamoci

là DOVE OSANO LE G l consiglio di chi è più saggio è prendere esempio da chi ha più esperienza. Per questo motivo, in occasione dell’ultimo G Day, la nuova GLA ha deciso di farsi scortare dalla Classe G, vera icona offroad, con oltre 35 anni di fango, roccia, sabbia e sterrato alle spalle. Un fine settimana all’insegna di muscoli e passione che ha visto protago-

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il G Club Italia ha riservato un posto speciale alla nuova GLA, il primo Crossover della Stella

Mercedes GLA 45 AMG


quattroRUOTE

infanghiamoci

niste oltre venti Classe G, dalla capostipite 460 del 1979 all’attuale 463. Venti regine della guida in fuoristrada che si sono date appuntamento a Casole d’Elsa per una sfida all’ultimo guado che le ha portate fino a Radicondoli. Un percorso ricco di ostacoli e difficoltà di diversi livelli, che ha permesso di esprimere a pieno le potenzialità della trazione integrale e dei tre bloccaggi del differenziale inseribili manualmente che da sempre equipaggiano di serie la Classe G. “Il G-Factor è nel DNA della gamma off-road della Stella”, ha dichiarato Stefano Gatti, Presidente del G Club Italia. “Per questo motivo,

abbiamo accolto con entusiasmo nella nostra famiglia la nuova GLA, che si è comportata egregiamente dimostrando che dove c’è una G fuori, c’è anche dentro. La beniamina di questa edizione del G Day ci ha accompagnato fino alle porte di quel regno inospitale dove osano solo le G.” La nuova GLA completa l’ampia offerta Mercedes-Benz a ruota alta. Con Classe GLA, Classe GLK, ML, Classe GL e Classe G la Casa di Stoccarda dispone della gamma più ampia tra tutti i costruttori premium europei e riesce quindi a soddisfare tutte le esigenze di mobilità dei suoi Clienti.

Il G-Factor ha contagiato anche la neonata della famiglia 4x4 della Stella, la GLA, vera e propria mascotte per i quaranta appassionati che hanno animato il week-end toscano del G Day, nello scorso giugno.

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A TAVOLA di Luca Fontana

L’Ora del Gourmet IL LIBERTY - MILANO

I

n occasione del Taste of Milano (www.lucianopignataro.it/a/grandenotizia-taste-of- milano-2014/72061/), colpiti da una sublime Tarte Tatin, ci eravamo ripromessi di visitare al più presto il Liberty, dove Andrea Provenzani propone una cucina semplice e “senza tranelli”, come recita il manifesto del ristorante. L’occasione è un’uscita di lavoro a pranzo, per la quale chiediamo un “rito abbreviato” del classico menù degustazione di 6 portate. Formula classica: antipasto, primo, secondo e dolce, dritti al punto, nessun intermezzo, nessun entreè, o la va o la spacca.

• Tarte Tatin di pomodoro all’origano con burrata e sorbetto al limone. Andrea stesso ammette che questo è un piatto ruffiano. Le note acide del limone e del pomodoro sparano al palato la nota grassa della burrata. Un inizio col botto! • Gnocchi di patate arrosto, ripieni di fiori di zucca allo zenzero, tartare di gamberi rossi, zucchini e cipollotti con bisque di gamberi. Una portata che definirei rassicurante, con lo gnocco che riporta alla cucina della mamma, a cui fa da contrasto una tar tar freschissima rinforzata dalle note del finocchietto selvatico. • La Mia Sicilia: cous cous, cipolle al marsala, pesce spada e bagnetto al finocchietto selvatico. Piatto vincitore del Cous Cous Fest Preview. Ben misurato, fin troppo. Una spinta acida avrebbe aiutato gli ottimi accostamenti ad emergere, rendendo la portata più graffiante. • Gelato al fior di panna, ciliege al vino e croccante alle nocciole. Dessert di una semplicità disarmante, approvato!

Menù degustazione “breve” di 4 portate: 45 € bevande escluse

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Il Liberty Viale Monte Grappa, 6 20124 Milano Chef: Andrea Provenzani In sala: Anna Sala www.il-liberty.com

Un percorso estremamente semplice, grazie al quale abbiamo potuto apprezzare gli essenziali della cucina di Provenzani. Una cucina senza troppi fronzoli, che, come ci spiega Anna, viene riconfermata nel menù serale di più ampio respiro, in cui poco spazio viene concesso agli intermezzi tra una portata e l’altra. In un mondo in cui molti chef si stanno facendo prendere dal manierismo, ricercando la sorpresa ad ogni costo, arrivando al pre-pre-pre-pre-dessert, questa esperienza è un sollievo, e fa includere il Liberty negli indirizzi di spicco su Milano.


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Le prove di Janvier HAMILTON Pan Europ

C

ome qualcuno di voi sa, ho un occhio di riguardo per gli orologi Hamilton: vuoi per il loro rapporto qualità/prezzo, vuoi perché ne ho un paio regalatimi da persone care in passato, vuoi per la mia stima nei confronti del loro Ceo Sylvan Dolla, che ben conosco e che di tanto in tanto incontro. Così, appena la divisione italiana del brand (da anni facente parte del Gruppo Swatch) mi propone qualche modello in prova, non me lo faccio di certo ripetere! E questa volta ho avuto la possibilità di provare per voi il nuovo Pan Europ, lanciato quest’anno con un nuovissimo movimento automatico, l’H-30, con ben 80 ore di riserva di carica. I Pan Europ di oggi mantengono la tradizione 795 euro: Decisamente di ospitare al loro interno gli ultimi progres- un ottimo prezzo, si della tecnologia come l’originale Hamilton pensando alla qualità Pan Europ che, lanciato nel 1971, racchiudeva dell’orologio uno dei primi movimenti cronografici automatici di tutto il mondo. Una volta al polso, la mia prima impressione è stata di indossare un orologio dal design sportivo, ma al contempo elegante. Ideale sia che vogliate concedervi un weekend al mare o in montagna, sia che decidiate di scorrazzare in moto o bicicletta. Io ad esempio l’ho portato anche mentre falciavo l’erba in campagna! Ma anche al mare non avrete di che temere, essendo impermeabile fino a 5 bar (50 metri). L’orologio è indubbiamente piacevole a vedersi, come testimoniatomi pure da amici e colleghi: il suo aspetto vagamente retrò credo contribuisca al giudizio positivo. Altra nota decisamente positiva, il (non) peso: l’ho trovato più leggero di quello che pensavo inizialmente, soprattutto una volta indossato. Questo nonostante una cassa di 42 mm di diametro. Il quadrante circolare fluisce verso le anse angolari facendo da cornice alla lunetta girevole dotata di anello di alluminio, mentre il réhaut bianco sul quadrante e le lancette rivestite di Superluminova trovo facciano risaltare ore e minuti. Il rosso fuoco svetta sugli indici da ore 12 a ore 3 e sulla lancetta dei secondi, oltre ad apparire sulla superficie dei fori rotondi del bellissimo cinturino in pelle nera. E anche la chiusura a deployante, che io di solito non amo (forse per il mio polso sottile), in questo caso oltre che pratica l’ho trovata pure comoda. Ah! Giorno e data hanno il loro posto a ore 3. Il prezzo? 795 euro quello consigliato al pubblico. Decisamente (una volta di più per questa Casa) un ottimo prezzo, pensando alla qualità dell’orologio.

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