N.10
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Testata giornalistica registrata presso il Tribunale di Milano: n° 258 del 17/10/2018
# I NOSTRI TEMI
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co m #scienza #sessualità #salute #bellezza #da leggere (o rileggere) #da vedere/ascoltare #”amo gli animali” #disabilità in pillole #in forma #intervista con ricetta #stile over #”in movimento” #volontariato & associazioni #”di tutto e niente” #lavori in corso #il personaggio #le ultime #glamour
AT THE DESK
DIRETTORE RESPONSABILE Minnie Luongo DIRETTORE ARTISTICO Francesca Fadalti LA NOSTRA PREZIOSA REDAZIONE Marco Rossi Alessandro Littara Antonino Di Pietro Mauro Cervia Andrea Tomasini Enzo Primerano Antonio Giuseppe Malafarina Paola Emilia Cicerone Maria Teresa Ruta Francesca Fadalti Michela Romano DISEGNATORI Attilio Ortolani Fotografia di copertina Josh Rinard per unsplash eleborazione di Francesca Fadalti Contact Us: https://generazioneover60.com/ generazioneover60@gmail.com https://issuu.com/generazioneover60 https://www.facebook.com/generazioneover60 https://www.youtube.com/channel/UC4pGjj4-bL8qSbgL2eMmc1A
MINNIE LUONGO
direttore responsabile e giornalista scientifica Classe 1951, laureata in Lettere moderne e giornalista scientifica, mi sono sempre occupata di medicina e salute preferibilmente coniugate col mondo del sociale. Collaboratrice ininterrotta del Corriere della Sera dal 1986 fino al 2016, ho introdotto sulle pagine del Corsera il Terzo settore, facendo conoscere le principali Associazioni di pazienti. Photo Chiara Svilpo
Ho pubblicato più libri: il primo- “Pronto Help! Le pagine gialle della salute”- nel 1996 (FrancoAngeli ed.) con la prefazione di Rita Levi Montalcini e Fernando Aiuti. A questo ne sono seguiti diversi come coautrice tra cui “Vivere con il glaucoma”; “Sesso Sos, per amare informati”; “Intervista col disabile” (presentazione di Candido Cannavò e illustrazioni di Emilio Giannelli). Autrice e conduttrice su RadioUno di un programma incentrato sul non profit a 360 gradi e titolare per 12 anni su Rtl.102.5 di “Spazio Volontariato”, sono stata Segretario generale di Unamsi (Unione Nazionale Medico-Scientifica di Informazione) e Direttore responsabile testata e sito “Buone Notizie”. Fondatore e presidente di Creeds, Comunicatori Redattori ed Esperti del Sociale, dal 2018 sono direttore del magazine online Generazioneover60. Quanto sopra dal punto di vista professionale. Personalmente, porto il nome della Fanciulla del West di Puccini (opera lirica incredibilmente a lieto fine), ma non mi spiace mi si associ alla storica fidanzata di Topolino, perché come Walt Disney penso “se puoi sognarlo puoi farlo”. Nel prossimo detesto la tirchieria in tutte le forme, la malafede e l’arroganza, mentre non potrei mai fare a meno di contornarmi di persone ironiche e autoironiche. Sono permalosa, umorale e cocciuta, ma anche leale e splendidamente composita. Da sempre e per sempre al primo posto pongo l’amicizia; amo i cani, il mare, il cinema, i libri, le serie Tv, i Beatles e tutto ciò che fa palpitare. E ridere. Anche e soprattutto a 60 anni suonati.
GENERAZIONE F
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di Minnie Luongo
Essere nonni oggi SEGRETERIA TELEFONICA DEI NONNI Non siamo in casa. Risponde la segreteria telefonica Lasciate un messaggio dopo il bip Se sei uno dei nostri figli digita 1 e poi da 1 a 5 per riconoscimento Se volete che vi teniamo i bambini digitate 2 Se vi serve la nostra auto digitate 3 Se vi serve lavaggio e stiraggio dei panni digitate 4 Se volete lasciare i bambini a dormire qui stanotte digitate 5 Se dobbiamo prendere i bambini a scuola digitate 6 Se volete il cibo cucinato per domenica digitate 7 Se volete venire domenica da noi digitate 8 Se volete che vi mandiamo le pentole digitate 9 Se vi servono soldi digitate asterisco e 0 Se volete invitarci a teatro o a cena parlate pure; siamo qui a casa e vi ascoltiamo. In questi giorni su Facebook circola questo post, che rispecchia i nonni di oggi: un bel mix di tecnologia e vecchie consuetudini, quei piaceri/obblighi che toccano, sia pur in modo molto differente, agli Over 60 che hanno figli e nipoti. Per essere coerenti con la tecnologizzazione acquisita, chi più chi meno, nonni o no, questo editoriale è volutamente molto breve. A dirla tutta, l’intento era un twitt, ma cimentarsi con 280 caratteri (che dal 2017 si possono usare al posto degli originari 140) per chi è nato negli anni Cinquanta o Sessanta è un problema. Va bene la sintesi, ma era una mission impossible. Invece di un cinguettio classico, il testo qui sopra è un twitt di 140 x 10. Non male!
AT THE DESK
DOTTOR MARCO ROSSI sessuologo e psichiatra
è presidente della Società Italiana di Sessuologia ed Educazione Sessuale e responsabile della Sezione di Sessuologia della S.I.M.P. Società Italiana di Medicina Psicosomatica. Ha partecipato a numerose trasmissioni televisive e come esperto di sessuologia a numerosi programmi radiofonici. Per la carta stampata collabora a varie riviste.
DOTTOR ALESSANDRO LITTARA andrologo e chirurgo
è un’autorità nella chirurgia estetica genitale maschile grazie al suo lavoro pionieristico nella falloplastica, una tecnica che ha praticato fin dagli anni ‘90 e che ha continuamente modificato, migliorato e perfezionato durante la sua esperienza personale di migliaia di casi provenienti da tutto il mondo.
PROFESSOR ANTONINO DI PIETRO dermatologo plastico
presidente Fondatore dell’I.S.P.L.A.D. (International Society of Plastic - Regenerative and Oncologic Dermatology), Fondatore e Direttore dell’Istituto Dermoclinico Vita Cutis, è anche direttore editoriale della rivista Journal of Plastic and Pathology Dermatology e direttore scientifico del mensile “Ok Salute e Benessere” e del sito www.ok-salute.it, nonché Professore a contratto in Dermatologia Plastica all’Università di Pavia (Facoltà di Medicina e Chirurgia).
DOTTOR MAURO CERVIA medico veterinario
è sicuramente il più conosciuto tra i medici veterinari italiani, autore di manuali di successo. Ha cominciato la professione sulle orme di suo padre e, diventato veterinario, ha “imparato a conoscere e ad amare gli animali e, soprattutto, ad amare di curare gli animali”. E’ fondatore e presidente della Onlus Amoglianimali, per aiutare quelli più sfortunati ospiti di canili e per sterilizzare gratis i randagi dove ce n’è più bisogno.
ANDREA TOMASINI
giornalista scientifico giornalista scientifico, dopo aver girovagato per il mondo inseguendo storie di virus e di persone, oscilla tra Roma e Spoleto, collaborando con quelle biblioteche e quei musei che gli permettono di realizzare qualche sogno. Lettore quasi onnivoro, sommelier, ama cucinare. Colleziona corrispondenze- carteggi che nel corso del tempo realizzano un dialogo a distanza, diluendo nella Storia le storie, in quanto “è molto curioso degli altri”.
ENZO PRIMERANO medico rianimatore
over 60 del 1958. Rianimatore in cardiochirurgia, Anestesista e Terapista del dolore, è amministratore del portale di divulgazione www.dolorecronico. org. Si occupa di bioetica e comunicazione nelle cure intensive. Appassionato di musica, satira, costume e sport motoristici. Il suo motto è “Il cuore è il motore e la mente il suo fedele servitore”.
ANTONIO GIUSEPPE MALAFARINA giornalista
nato a Milano nel 1970,giornalista e blogger. Si occupa dei temi della disabilità, anche partecipando a differenti progetti a favore delle persone disabili. Presidente onorario della fondazione Mantovani Castorina. Coltiva l’hobby dello scrivere in versi, raccolti nella sua pubblicazione “POESIA”.
PAOLA EMILIA CICERONE giornalista scientifica
classe 1957, medico mancato per pigrizia e giornalista per curiosità, ha scoperto che adora ascoltare e raccontare storie. Nel tempo libero, quando non guarda serie mediche su una vecchia televisione a tubo catodico, pratica Tai Chi Chuan e meditazione. Per Generazione Over 60, ha scelto di collezionare ricordi e riflessioni in Stile Over.
FRANCESCA FADALTI direttore creativo
laurea in Architettura, mentre passa da cantieri e negozi a cui ha dato il suo inconfondibile stile, si evolve nell’editoria con Millionaire, la Guida Io e il mio bambino e molteplici interventi di design di pubblicazioni tra cui ultima nata Style Glamping e, finalmente, Generazione Over 60!
MICHELA ROMANO
nata a Como nel 73, una laurea in Comunicazione e poi via verso il mondo. Esteta di natura, con una grande attrazione verso il bello in tutte le forme. Ama costruire relazioni d’affetto, d’affari, di cuore e di stile. Osservatrice ossessiva ed un po’ Sibilla nel leggere le tendenze ed interpretarle. Il colore viola e’ la sua passione.
ATTILIO ORTOLANI Disegnatore
storico disegnatore di Corriere Salute/Corriere della Sera. Più precisamente Artista.
MONICA SANSONE video maker
operatrice di ripresa e montatrice video, specializzata nel settore medico scientifico e molto attiva in ambito sociale.
C O N T E N U T I
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ESSERE NONNI ALL’ERA DI GRETA Enzo Primerano
NON CI SONO PIÙ I NONNI DI UNA VOLTA Paola Emilia Cicerone
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D’ESTATE SI FA DI PIÙ E FA ANCHE BENE... Marco Rossi
#Stile Over
#Salute
#Sessualità
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MAPPATURA DEI NEI DA FARE SUBITO Professor Antonino Di Pietro #Bellezza
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COS’È LA LINGUA DEI SEGNI Antonio Giuseppe Malafarina
DAL BALCONE DI CASA Andrea Tomasini #”Di tutto e niente”
#Disabilità in pillole
SCIENZA NON MAGIA Minnie Luongo #Scienza
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L’ISOSPETTABILE STORIA DI UN CENTENARIO Francesca Fadalti #Da leggere (o rileggere)
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FERMIAMO LA CECITÀ INSIEME È POSSIBILE CBM
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CBM ITALIA ONLUS
COS’È LA CATARATTTA CBM
#Volontariato & Associazioni
#Volontariato & Associazioni
#Volontariato & Associazioni
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OTTOBRE IN ROSA Michela Romano #Glamour
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ANCHE QUESTO SI CHIAMA VIAGGIO Francesca Fadalti #”In movimento”
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MAURIZIO MAGNANI Le video interviste di Minnie #Volontariato & Associazioni
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UN PIZZICO... DI RUTA Maria Teresa Ruta #Lavori in corso
ENZO PRIMERANO
Medico Rianimatore
Essere Nonni nell ’era di Greta
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#salute
Non sono ancora nonno ma talvolta, guardando il cielo, mi piace soffermarmi a pensarci. Ho detto “guardando il cielo” perché farlo mi evoca un senso ancestrale di rappresentazione del tempo dal passato al futuro e automaticamente il pensiero va ai miei nonni. Era una fredda mattina di settembre. E’ sempre difficile associare il buio delle quattro antimeridiane al mattino piuttosto che alla notte. Tuttavia, nelle zone costiere sentir salire la brezza di mare ti fa scandire ora per ora il passare della notte. Avevo 10 anni e insieme a mio nonno come ogni anno all’avvicinarsi della vendemmia era necessario andare nella vigna e sfoltire le foglie mettendo in evidenza i grappoli ormai maturi per far prendere loro l’ultimo sole oltre che renderli ben visibili all’orde di vendemmiatori improvvisati che ci avrebbero aiutato nella raccolta dei grappoli. I terrazzamenti scoscesi della Costa Viola sono balconi di terra dove da secoli viene praticata la “viticoltura eroica” in forte pendenza che contribuisce a salvaguardare il territorio e che produce vini di eccelsa qualità. Rinfrescati dalla brezza marina ci arrampicavamo sulle armacie, muracci a secco detti dei terrazzamenti soleggiati che guardano il mare, notavo di tanto, sotto qualche robusto vitigno, mucchietti di bucce d’uva raggrinzite, segno di operosità animale post succulento banchetto. “Bisognerebbe mettere delle trappole per impedire che mangino l’uva” dissi a mio nonno. Lui, non curante, continuava a sfoltire le viti ma dopo un po’ vedendomi infastidito per tutta quella serie di mucchietti di bucce, alla fine sbottò “Questa è casa loro; qui sono loro i padroni! Noi al massimo siamo degli ospiti a cui loro non possono dire di no”. Mentre diceva proseguiva a sfoltire le viti come se per lui questa simbiosi uomo-animali- piante-terra non solo fosse assolutamente naturale ma fosse qualcosa di necessario ed indissolubile. E guardando quella serie di curiosi mucchietti di bucce continuò: “ Vedi, noi tra una settimana verremo qui e raccoglieremo tutta l’uva, mentre loro si nutrono solo di ciò che è loro necessario”. Capii più tardi lo spessore di quelle affermazioni ed inconsciamente compresi come quegli animali non fossero pericolosi ma solo compagni di viaggio per vivere insieme sullo stesso pianeta. Non c’era insomma una affermazione snob nelle sue parole, bensì l’estrema genuinità delle cose semplici.
Da quel momento ricci, faine, donnole talpe e serpi, lucertole, ramarri e volpi e passeri, merli, falchi, poiane e gheppi li ho sempre considerati i fieri signori del loro territorio. Spesso ancora oggi mi fermo a guardarli per capire i segreti dei loro piccoli gesti. C’è da dire comunque che la nostra generazione ha sempre tenuto in buon conto il prezioso ruolo della natura nel tenere uniti tutti gli esseri viventi come fosse una grande ed unica filarmonica che fa respirare il nostro pianeta Terra. I passi da gigante compiuti dalla medicina in termini di prevenzione diagnosi e cura hanno determinato un radicale miglioramento dell’aspettativa di vita oltre che della sua qualità. I nonni di oggi non sono più vecchi, ma sono anche agili dinamici per interagire con i propri nipoti. Aumenta anche la loro capacità di restare autosufficienti nella vita quotidiana. Diminuisce quindi la dipendenza degli anziani, almeno quella più grave, e si sposta in avanti l’età in cui l’anziano non è più autonomo. I dati disponibili dicono che sia la speranza di vita in buona salute, sia quella senza limitazioni funzionali, sono aumentate anche in età avanzata. Insomma, vi è una porzione crescente di Over 60 assolutamente indipendenti, che non hanno bisogno di alcun aiuto e, anzi, sono spesso ancora molto attivi per gli altri. Ormai non è più l’età l’indicatore della salute e la condizione fisica degli anziani. E l’essere nonni diventa quasi come una seconda giovinezza da passare spensieratamente con i propri nipoti. Insegnare loro la natura e osservarla rispettarla nutrirla. Insegnare loro a cambiare tutte quelle consolidate abitudini che non fanno bene al nostro pianeta.
Questo sarà un compito molto impegnativo perché nel giro di poche generazioni abbiamo distrutto il pianeta. Per distruzione non intendo parlare di riscaldamento globale che è di per sé riduttivo e fuorviante, ma di inquinamento e devastazione di tutti gli ecosistemi che sono il modello ideale per far vivere la terra e chi vi abita ancora per milioni di anni. Nella fattispecie la Terra ed il genere umano non moriranno per il riscaldamento ma per tutti gli inquinanti che gli umani stessi hanno immesso nell’aria, nell’acqua, nei cibi. Diamo allora il nostro contributo da nonni ad appoggiare quei gruppi ambientalisti che hanno ripreso nuova vita dopo le esternazioni ai potenti del mondo di Greta Thumberg che per queste sue battaglie a favore della salvaguardia dell’ambiente è stata fra i papabili dell’assegnazione del premio Nobel per la pace. Un lungo filo ideale tra svedesi come Alfred e Greta - cioè tra i nostri nonni ed i nostri nipoti- per porre rimedio ai danni creati dall’uomo. Ritengo inoltre che la tecnologia non sia un fattore invalidante al rapporto, anzi. Un nipote può insegnare al nonno o alla nonna ad utilizzare smartphone, tablet o un computer, e ribaltare così piacevolmente i ruoli. Può diventare un momento di gioco, dove il nipote insegna al nonno ad utilizzare mezzi tecnologici complessi, sollecitando una persona anziana ad imparare ciò che non conosce. Ogni occasione può diventare un momento ludico: si può utilizzare la fotocamera di uno smartphone o di un tablet per scattare delle fotografie insieme, riguardarle e scrivere insieme un racconto al computer». Se per i nostri nonni era così normale entrare in simbiosi con la natura, il miglior insegnamento da dare ai nostri nipoti sarà quello di essere gli anelli di congiunzione tra il nostro passato ed il loro futuro. E troveremo sempre un bambino e un nonno con gli occhi al cielo per imparare dalle stelle i segreti della vita.
PAOLA EMILIA CICERONE
giornalista scientifica
Non ci sono piĂš i nonni di una volta
Pierce Brosnan
#stile
over
Che fine hanno fatto i nonni di una volta? La festa loro dedicata è passata da pochi giorni e le immagini ricorrenti sono quelle tradizionali: anziani sorridenti che sorvegliano benevoli i giochi dei nipoti, o signore dai capelli bianchi pronte a sfornare torte e sferruzzare golfini. Un immaginario, insomma che sta a metà tra nonna Papera e nonno Libero, il patriarca della famiglia Martini ne Il medico in famiglia. Impersonato da Lino Banfi, che nella realtà come nella finzione televisiva ha superato da un po’ gli ottanta. Anche se si è immedesimato nella parte tanto da aver chiesto, nel suo nuovo ruolo di ambasciatore UNESCO, che i nonni siano nominati patrimonio dell’umanità: forse una boutade, che però potrebbe raccogliere il consenso delle tante famiglie in cui il nonno o la nonna giocano un ruolo fondamentale. In questo caso però si parla di nonni veri, non dell’immagine proposta da media e pubblicità che mostrano nonni artrosici e ”umarell” appassionati di cantieri. Per capire che la realtà è un po’ diversa basta fare due conti, o semplicemente presentarsi davanti a una scuola all’ora di uscita, per vedere nonne e nonni che recuperano i nipoti dopo le lezioni, come fa quotidianamente, secondo un’indagine recente, più di un quarto dei nonni italiani. Oppure ci si può affidare alla statistica: scoprendo che i nonni italiani sono circa dodici milioni, e che la loro età media è di 54,8 anni. Probabile, dunque, che per loro il tempo da dedicare ai nipotini non sia il diversivo di una giornata trascorsa nella serenità di un meritato pensionamento, ma debba essere ritagliato giostrandosi tra i propri impegni di lavoro, e in qualche caso faccia concorrenza alle attività preferite per il proprio tempo libero, come palestra jogging o altri svaghi. E se diventare nonni è comunque una gioia, è possibile che a rendere un po’ più pesante accettare che, in effetti, gli anni passano sia proprio la difficoltà di identificarsi in una figura “ nonnesca” così legata all’età matura.
Ornella Muti In questo caso, la cronaca rosa ci può aiutare a dare un volto a questa inedita immagine di nonni giovani. L’immagine di Natalia Estrada, per dirne una, non è la prima che viene in mente quando si pensa a una nonna, eppure la popolare soubrette quarantacinquenne ha appena avuto un nipotino dalla figlia ventitreenne. E non è un caso isolato, visto che nonne giovanissime sono state Ornella Muti (41 anni) e Lucrezia Lante della Rovere (51 anni), non proprio volti che siamo abituati ad associare all’idea dì nonna. Per i nonni la faccenda è più complicata, perché prestiamo meno attenzione alla loro età anagrafica, ma non mancano esempi, come Harrison Ford, diventato nonno nel 1993 a cinquantuno anni o Pierce Brosnan, nonno nel 1998 a quarantacinque anni. Personaggi, insomma, ben diversi dal nonno di Heidi o da quello del piccolo Lord, per citare altre due figure che definiscono l’iconografia del nonno,
legata a un’epoca in cui un uomo di cinquanta anni poteva tranquillamente definirsi anziano. D’altronde, possiamo consolarci pensando che nella storia dell’umanità l’invenzione del nonno è comunque relativamente moderna. Secondo uno studio degli antropologi della Central Michigan university la figura del nonno risalirebbe a circa 30mila anni fa: prima di quell’epoca, infatti, gli umani morivano troppo giovani per vedere i propri nipoti. In ogni caso, oggi come ieri i nonni restano fondamentali, anche se forse per motivi differenti. Uno studio recente della Concordia University evidenzia come il tempo che i nipotini trascorrono con loro abbia un ruolo fondamentale nel rafforzare i legami familiari. Oggi però per molte famiglie i nonni rappresentano un sostegno pratico, ma anche economico. Perché spesso sono costretti a farsi carico di figli che non hanno ancora trovato una piena autonomia economica (secondo una recente indagine Ipsos succede al 61% dei nonni italiani, una percentuale drammaticamente elevata rispetto alla media europea) oltre che occuparsi dei propri genitori, loro sì davvero anziani. E’ pur vero che oggi come ieri la relazione con i giovanissimi aiuta a mantenersi giovani, anche se forse in modo diverso. Il tempo trascorso con i nipotini, e il desiderio di tenersi in contatto con loro, è la molla che spinge anche i più restii a familiarizzare con le nuove tecnologie e a navigare su Internet. Uno studio recente indica che il 26% dei nonni fa shopping on line e il 28% ha un profilo social, aperto nel 66%dei casi con l’idea di usarlo per mantenere un contatto più stretto con i propri familiari. Anche se può succedere di scoprire che il profilo Facebook creato per vedere le foto dei nipotini può servire poi a organizzare una rimpatriata con i compagni di scuola...
DOTTOR MARCO ROSSI sessuologo e psichiatra www.marcorossi.it
Con l ’ora solare cala il desiderio. Per uomini e donne
Foto di Luidmila Kot da Pixabay
Sapevate che con l’ora solare si verifica il calo del desiderio? Purtroppo è così e quindi attenzione, perché alle 3:00 di domenica 27 ottobre le lancette dovranno essere spostate indietro di un’ora. Abbiamo però ancora un po’ di tempo per abbandonarci al sesso … Scherzi a parte, il dottor Marco Rossi ci spiega perché , almeno in linea di massima, diminuisce la voglia di fare l’amore. Indifferentemente per gli uomini come per le donne.
#sessualità
In effetti, in pochi sanno che l’ora solare incide anche sul desiderio sessuale. E’ esattamente il contrario di quello che succede nei mesi primaverili ed estivi: la diminuzione di luce solare aumenta la produzione di melatonina, che influenza alcuni ormoni - come il testosterone - e tende ad abbassare il nostro desiderio sessuale. Un meccanismo che condiziona sia gli uomini sia le donne, e tende a protrarsi per tutto l’autunno e l’inverno. Non è solo una questione “di chimica” A condizionare la voglia di fare l’amore non è, inoltre, solo la “chimica” del nostro organismo. Nei mesi più freddi tendono a diminuire le occasioni di incontri sociali. La pioggia, il freddo, il fatto che fa buio prima, ci spingono ad uscire di meno e rimanere di più a casa. Si rischia di diventare meno attivi, più annoiati, e magari pure con un pizzico di frustrazione in più. Tutti fattori che condizionano la nostra voglia di fare l’amore. La fantasia è il motore del desiderio, e le attività sociali sono tradizionalmente tra le più stimolanti. Viene sfatato il cliché del sesso sotto il piumone quando fuori piove e c’è la bellezza di ritrovarsi con il proprio partner senza fretta? Ebbene sì: pur trattandosi di un’immagine molto poetica, non sempre è facile da mettere in pratica poiché implica un’idea costruttiva del riposo, non facilmente raggiungibile in un’epoca sempre più frenetica come la nostra. Come riaccendere il desiderio? Intanto non bisogna allarmarsi: basta pensare al concetto di “letargo” per concludere come un po’ di “raffreddamento” del desiderio sia più che comprensibile. Ma a chi volesse combattere il “jat lag” d’autunno e tornare con entusiasmo sotto le coperte, ecco qualche consiglio facile da mettere in pratica. Primo tra tutti: non restare troppo tempo chiusi in casa. Anche in inverno, infatti, le attività da svolgere al riparo dal freddo e la pioggia sono diverse. Si può scegliere una mostra, un teatro o un cinema. L’importante è uscire e non rinunciare alle attività sociali. E anche una semplice lampada solare può aiutare: dermatologi permettendo (il professor Antonino Di Pietro in primis, ndr), una lampada stimola la produzione di melatonina, grazie alla quale si registra un aumento del desiderio.
PROFESSOR ANTONINO DI PIETRO
dermatologo plastico
Mappatura dei nei. Da fare subito dopo le ferie
CINDY CRAWFORD
#bellezza
Direttore dell’Istituto Dermoclinico Vita Cutis www.istitutodermoclinico.com
Non è solo una questione di bellezza. E’, in primo luogo, una faccenda – e molto importante - di salute. Per questo, dopo le vacanze, è bene andare a farsi controllare i nei (nevi) dallo specialista. La mappatura dei nei può essere considerata una sorta di “mappa salvavita”. Questa metodica preventiva rappresenta, infatti, un valido supporto nella diagnosi delle neoformazioni pigmentate cutanee. I dati scientifici disponibili confermano che una periodica mappatura dei nura dei nevi facilita la diagnosi del melanoma in fase precoce. Questa tipologia di controllo consente, inoltre, di evitare numerose asportazioni chirurgiche non necessarie di lesioni in realtà benigne. Ma come si effettua la mappatura dei nei? Per realizzarla, il dermatologo utilizza il dermoscopio, ovvero un piccolo microscopio, posizionandolo sulla pelle. Lo strumento permette di esaminare le caratteristiche di ciascun neo in profondità, cosa che spesso non è possibile attraverso un semplice controllo a occhio nudo. L’esame viene generalmente svolto in mezz’ora circa e non provoca alcun tipo di dolore. Durante il controllo, il dermatologo può visionare i nei o attraverso il dermoscopio o, ancor più frequentemente, da un monitor collegato a esso. Le immagini dei nevi vengono poi archiviate sul computer, in modo tale da poter essere confrontate in seguito, per verificare se hanno avuto un cambiamento di colore, di forma o qualsiasi altro mutamento potenzialmente pericoloso.
Quali sono i tumori della pelle più comuni? I tumori della pelle sono classificati in base alla natura delle cellule da cui hanno origine. I più diffusi sono i carcinomi basocellulari che originano dalle cellule basali, nello strato più profondo dell’epidermide. Appaiono come piccoli noduli di aspetto perlaceo, spesso duri al tatto, che aumentano lentamente di dimensioni. Ma possono anche essere pigmentati e di conseguenza scambiati per dei melanomi. Esistono poi i carcinomi spinocellulari che si sviluppano dalle cellule più superficiali dell’epidermide e hanno sembianze di noduli ulcerati, ma non sanguinanti, generalmente con margini poco definiti. I carcinomi spinocellulari e basocellulari costituiscono insieme oltre il 90% di tutti i tumori della pelle, sono facilmente curabili, molto raramente mortali. I nevi possono subire trasformazioni visibili anche ad occhio nudo e trasformarsi in melanomi. Essi sono più pe ricolosi in quanto hanno la capacità di invadere i tessuti circostanti e di diffondersi nell’organismo attraverso la circolazione sanguinea e linfatica, dando origine a metastasi a livello dei vari organi. Quali sono gli aspetti da tenere sotto controlli in un neo? Esiste una facile regola, nota come regola dell’ABCDE che consente di individuare alcune peculiari caratteristiche dei nei e valutare le loro condizioni. Ognuna delle lettere indica una condizione che dovrebbe allertare la nostra attenzione e spingerci ad effettuare, nei casi sospetti, un controllo specialistico.
A – Asimmetria dei nei: Se si prova a dividere idealmente con una linea centrale i nei e si nota che le due metà ottenute non hanno una forma simmetrica tra loro, è il caso di farli controllare. B – Bordi irregolari: Se anziché essere regolarmente tondeggianti, i nei cominciano ad avere delle frastagliature, delle irregolarità, potrebbero essere melanomi. C – Colore: I soggetti con la pelle chiara hanno dei nei meno pigmentati, alcuni di colore roseo. I soggetti con la pelle scura hanno, invece,nei più pigmentati, alcuni di colore quasi ardesiaco. Se i nei da chiari diventano scuri o viceversa, vanno guardato con sospetto. D – Dimensioni: Se le dimensioni sono elevate (in genere, quando hanno un diametro maggiore di 6 millimetri) è il caso di fare ulteriori indagini. E – Evoluzione progressiva: Questa è la caratteristica più importante. I nei che diventano asimmetrici, acquisiscono bordi irregolari, variano di colore o aumentano di dimensioni, sono a rischio. Quanto è diffuso il melanoma? E le altre forme di tumore? Il melanoma è rarissimo prima dell’adolescenza; colpisce infatti di prevalenza soggetti di età compresa tra i 30 ed i 60 anni e oltre. Il melanoma può insorgere in qualsiasi parte del corpo, comprese le mucose della bocca e dei genitali. Tuttavia le sedi più comuni sono la testa, il collo e il tronco per gli uomini, gli arti per le donne. Le lesioni più insidiose sono quelle a livello di sedi che normalmente sfuggono alla nostra attenzione, come per esempio il cuoio capelluto o la piega tra le dita dei piedi.
Quali sono i fattori di rischio per il tumore della pelle? L’esposizione cronica alla luce del sole è uno dei principali fattori di rischio. Infatti, i raggi ultravioletti, responsabili dell’abbronzatura, ma anche delle scottature, sono quelli che possono danneggiare il Dna delle cellule della pelle. Nella maggior parte dei casi questi danni vengono riparati, oppure portano alla morte delle cellule stesse. A volte, però, possono trasformare qualche cellula in senso canceroso, provocandone una crescita incontrollata. Altri fattori di rischio sono il contatto con l’arsenico, l’esposizione a radiazioni ionizzanti, anomalie genetiche e un’insufficienza del sistema immunitario dovuta a precedenti chemioterapie, trapianti oppure all’AIDS. Anche per il melanoma? Per il melanoma i fattori di rischio sono noti soltanto in parte. Alcuni di questi sono strettamente legati alla persona: una predisposizione familiare; la presenza di lentiggini o di nei, soprattutto se sono grossi, dai bordi irregolari, di forma e colore variabile o in gran quantità (più di 50); occhi, capelli e pelle chiara che dà una maggiore predisposizione alle scottature. Tuttavia, nel caso del melanoma il legame tra l’esposizione ai raggi solari e l’insorgenza del tumore è meno forte rispetto agli altri tumori della pelle. È comunque un dato di fatto che molti pazienti che sviluppano melanomi avevano avuto ustioni solari in età giovanile, oppure avevano mostrato un aumento del numero dei nevi a seguito dell’esposizione ai raggi ultravioletti. Come si effettua una diagnosi di melanoma? La diagnosi certa dei tumori della pelle viene effettuata solo con una biopsia: viene cioè prelevata una porzione di tessuto e analizzata al microscopio. Anche l’esame visivo da parte di un dermatologo esperto naturalmente è molto importante ed è reso più accurato grazie all’uso dell’epiluminescenza, una speciale tecnica di ingrandimento e illuminazione della pelle che consente di osservare anche gli strati più profondi.
Quali sono oggi i trattamenti per i tumori della pelle? Naturalmente dipende dalla natura del tumore. La terapia dei carcinomi basocellulari e spino cellulari è chirurgica e l’asportazione può avvenire, oltre che con la chirurgia tradizionale, anche con tecniche di microchirurgia, chirurgia al laser o con azoto liquido. A volte può essere necessaria un’applicazione locale di farmaci chemioterapici. Se operati nelle fasi iniziali, questi tumori guariscono nel 95% dei casi: la tempestività è essenziale, in quanto anche questi carcinomi, soprattutto quelli spinocellulari, possono dare metastasi o espandersi fino a causare deformità irreversibili. Nel caso del melanoma, invece, il tipo di terapia viene scelto in base a diversi parametri: la sede della lesione, lo stadio, l’età e lo stato di salute del paziente. Il principale trattamento è l’asportazione chirurgica, la cui entità dipende dallo stadio del tumore, mentre la chemioterapia è particolarmente efficace quando il tumore è localizzato agli arti. I melanomi di stadio avanzato sono piuttosto difficili da curare: anche in questo caso si procede asportando chirurgicamente le metastasi operabili e fornendo una terapia di supporto a base di chemioterapici o trattamenti sperimentali come l’immunoterapia, ovvero la somministrazione di fattori in grado di stimolare il sistema immunitario del paziente a reagire contro il tumore, o vaccini che stimolano le difese immunitarie portate avanti dai linfociti contro il tumore stesso. Quali accortezze occorre avere per cercare di prevenire i tumori della pelle? Seguire alcuni comportamenti può ridurre, ma non annullare, il rischio di sviluppare tumori della pelle. Certamente il più importante riguarda l’esposizione al sole, che andrebbe preso in maniera moderata fin dall’età infantile, evitando gli eccessi e le conseguenti ustioni. In generale bisogna proteggere la pelle evitando di esporsi durante le ore più calde (tra le 10 e le 16) e limitando l’uso di lampade o lettini abbronzanti a scopo cosmetico (non più di 10 esposizioni all’anno). Infine, si può ridurre il rischio con una dieta povera di grassi e ricca di sostanze antiossidanti come le vitamine A, C, E, il coenzima Q e il betacarotene, ma anche il tè verde e il ginger.
ANTONIO GIUSEPPE MALAFARINA
giornalista
Cos’è la lingua dei segni?
#disabilità
in pillole
La lingua dei segni non è da confondere con il linguaggio dei segni. La lingua italiana dei segni (lis) è una lingua vera e propria, codificata, dotata di una sua grammatica e di regole da rispettare doverosamente. Ha radici nella nostra cultura come ogni lingua dei segni ha radici nella cultura della popolazione da cui proviene, dunque ogni nazione ha la sua lingua dei segni come ogni nazione ha la sua lingua scritta e parlata. Come detto, non è da confondere con il linguaggio dei segni, cioè quello liberamente gestuale, che consiste in quell’insieme di movimenti, segnali, atteggiamenti che compiamo con il corpo per farci intendere. La lingua dei segni è usata prevalentemente dalle persone sorde ed è, appunto, una lingua, non un linguaggio qualunque. Per questo è sbagliato parlare di linguaggio dei segni in relazione alla gestualità codificata legata alla comprensione delle persone sorde. Ha origini ben precise, l’uso è promosso dalla convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità e da noi tale appello non è ancora stato accolto. Nel nostro Paese la lingua dei segni non è ancora stata riconosciuta soprattutto perché si ritiene che stabilire che esiste una lingua a sé coincide con l’affermare che esiste una popolazione a parte, cioè quella dei sordi, e questo apre al dibattito sulla discriminazione di queste persone. Un ragionamento forse capzioso ma ammissibile, anche in virtù della tradizione italiana sull’uso della lingua dei segni. Si deve sapere, infatti, che nel congresso di Milano del 1880, propriamente detto Congresso Internazionale per il miglioramento della sorte dei Sordomuti, la lingua dei segni fu bandita dal mondo della comunicazione. E non fu estromessa da persone qualunque, bensì da esperti provenienti da tutto il mondo presso il Regio istituto tecnico di Santa Marta. Il congresso stabilì che la parola aveva la supremazia sul segno e che continuare a insegnare attraverso i segni avrebbe potuto estromettere le persone sorde dalla comunità.
Erano quelli anni in cui avanzavano due scuole di pensiero: una prevedeva l’uso del gesto nell’educazione della persona che non sentiva e l’altra la lettura del labiale. Entrambe avevano ragione di esistere. Il metodo del gesto era entrato a pieno titolo nei metodi di insegnamento un secolo prima, con l’abate Charles-Michel de l’Épée che, a Parigi, aveva costruito la lingua francese dei segni, dopo che già Platone aveva osservato i benefici comunicativi dell’espressione gestuale per le pressione sorde. D’altro canto in quegli anni nasceva il metodo oralista, che si basava prevalentemente sulla lettura del labiale e consentiva alle persone sorde di inserirsi nella società senza ricorrere a un apposito linguaggio. Con il congresso la lingua dei segni veniva bandita dagli specialisti a livello internazionale, ma i disaccordi restavano. Il congresso sembrava essere stato organizzato ad arte per l’affermazione del metodo oralista e le obiezioni avanzate durante il dibattito vennero ignorate. Tant’è vero che negli Stati Uniti si continuò a insegnare la lingua dei segni. In Italia la lingua cadde in disuso solo ufficialmente e nel 1988 la risoluzione del Parlamento europeo del 17 giugno stabilì che questa era la lingua ufficiale dei sordomuti (allora questo termine era ampiamente in uso, benché oggi sia stato rigettato anche a norma di legge). Lo scontro fra oralisti e segnanti, cioè fra chi sostiene il primato della lettura delle labbra e chi quello della lingua dei segni, in Italia non si è ancora placato nonostante giustamente si vedano sempre più segnanti all’opera durante le manifestazioni. Il buonsenso vorrebbe che i metodi venissero usati entrambi, perché la lingua dei segni è un patrimonio da non disperdere e la lettura delle labbra offre molti vantaggi. La lingua dei segni deve essere riconosciuta anche in Italia in maniera ufficiale. Lo vuole la convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità e lo vogliono tante persone sorde, che hanno diritto di esprimersi nella modalità a loro più consona.
ANDREA TOMASINI
giornalista scientifico
Dal balcone di casa
Foto di StockSnap da Pixabay
Anche stasera stavano là – allineati, impettiti, immobili a proiettare l’ombra sul prato, prendendo, dopo tanta acqua e il tanto vento che li aveva scossi e inzuppati, gli ultimi raggi del sole al tramonto. Tepore residuo. In piedi nonostante tutta la pioggia sferzante, grati comunque a tutti gli elementi, acqua, vento, fuoco – i raggi del sole che colorano, a inizio ottobre, sublimano cromaticamente il calore che in essi manca, ma uscendo da dietro le nuvole a fine giornata con una manciata di secondi di sereno rassicurano per il domani. Certo, grati anche alla terra, cui sono ancorati inestricabilmente e dove tutto si va a poggiare e trasformare.
#”di
tutto e niente”
A fine giornata sembra l’adunata per l’ammaina bandiera del giorno trascorso. Quando ero bambino e poi ragazzo su quel campo cresceva il grano. In questo periodo le grosse zolle scosse dal vomere attendevano la semina. Era un marrone intenso quasi gustoso. Si capiva bene che là il grano sarebbe stato tanto e poi pane. A maggio c’erano i papaveri e poi qualche fiordaliso che galleggiavano tra le onde bionde. Poi la mietitura, che si faceva prima che finisse il Festival dei due Mondi – all’epoca non era lo scampolo di spettacoli a cavallo di tre fine settimana. Si mieteva certo perché era il momento in cui il peso dei chicchi incurva le gli steli, ma anche perché da là – allora come ora- partono a mezza notte dell’ultima domenica del Festival i fuochi di chiusura. Gli alberi quanto sono cresciuti in quel campo dove non c’è più il grano, tanto raccontano del tempo trascorso. Il contrario dei fuochi, bellezza colorata che dura un attimo. Partono verso l’alto, esplodono, illuminano la notte, si spengono e torna il buio. Occorre un anno per rivedere e sentire quei botti. In quel terreno i fusti frondosi invece durano, verrebbe da dire che durano senza smettere. Di anno in anno è bello vederli vestirsi lentamente di verde e più rapidamente consumar le foglie ingiallite, rossicce, che prima di cadere prendono un colore che evoca il marrone delle zolle rivoltate per far respirare la terra, alla quale fanno ritorno. All’adunata dell’ammaina bandiera di fine giornata, ritto come quegli alberi ancora verdi- con tutti i miei ricordi di quel campo davanti casa, oltre le mura di Spoleto, di là dalla Flaminia, ai piedi di Monteluco – dal balcone di casa partecipo anche io.
MINNIE LUONGO
giornalista scientifica
Scienza non magia
Foto di StockSnap da Pixabay
C l i c c a s u l l e f o t o e V a i a l n u o v o s p o t t e l e v i s i v o Yakult
SCIENZA NON MAGIA
#scienza
Le indagini sociali di AstraRicerche sorprendono sempre. Anche l’ultima, commissionata per Yakult Italia in collaborazione con il Museo della Scienza e della Tecnologia di Milano, che rivela come gli italiani vogliano più scienza, mentre alla magia riservano uno sguardo divertito e leggero. Il che, tuttavia, non esclude una serie di gesti e riti scaramantici; tra i più classici praticati in Italia: possedere un amuleto (12%), non dire auguri a chi deve sostenere una prova (10%), non passare mai sotto una scala (9%), evitare impegni di venerdì 13 o 17 (6%). Ad ogni modo se la fiducia per gli scienziati sembra fuori dubbio, l’interesse per la scienza non è da meno: dei 1.010 intervistati – un campione rappresentativo di 18-65enni residenti in Italia – ben 5 su 6 si dichiarano incuriositi dalla materia, il 74% segue documentari o programmi di divulgazione scientifica, e oltre il 51% cerca di tenersi aggiornato attraverso riviste cartacee o online a carattere scientifico. Pertanto, si tratta di un interesse diffuso quello mostrato dagli italiani verso la scienza, ma non sempre ripagato con sufficiente chiarezza dei contenuti: infatti, le persone intervistate sono risultate pressoché equidistribuite fra chi trova troppo difficili le informazioni ricevute (38%), chi le trova comprensibili con qualche difficoltà (31%) e chi le considera del tutto chiare (31%). “C’è più interesse che comprensione - dice Cosimo Finzi, direttore di AstraRicerche - e questo dato dovrebbe essere un stimolo per la comunità scientifica. Perché, se da un lato conferma ampio spazio per la divulgazione scientifica, dall’altro induce a riflettere sul disorientamento del pubblico davanti a contrapposizioni, spesso inconciliabili, fra istituzioni ed esperti del settore”.
Inatteso e allarmante è invece lo spaccato anagrafico, che evidenzia la fascia giovanile tra i 25-34enni, come quella maggiormente in difficoltà. Il rapporto tra giovani e scienza rivela tratti a prima vista controintuitivi: sono i meno curiosi verso la materia (la percentuale degli under 34 con un interesse limitato è una volta e mezza quella degli over 55) e, in aggiunta, quelli che meno le attribuiscono un ruolo nel progresso sociale. I 18-24enni, ad esempio, concordano molto meno della media con l’idea che la scienza stia facendo grandi progressi soprattutto in campo medico (69% vs 79% del totale campione) o che molte scoperte scientifiche siano alla base delle nuove tecnologie (72% vs 83%). Le ragioni possono essere ricercate soprattutto nel diverso vissuto delle giovani generazioni rispetto a quelle più adulte. In pratica, si è perso l’”effetto wow”, quell’effetto sorpresa che noi Over 60, invece, conosciamo bene. “ Per i Millennial e la Generazione Z, è infatti probabile che l’essere nati in un mondo già digitale e iperconnesso stia rendendo scontato l’avanzamento scientifico e tecnologico - conferma Finzi -. Lo stupore e l’interesse generati dall’arrivo sul mercato della lavastoviglie, del pc, del primo cellulare non sono replicati presso i più giovani dall’arrivo degli ultimi device che, tuttavia, devono il loro sviluppo a recenti avanzamenti in campo scientifico”. Una generazione, quindi, che forse paradossalmente - è meno in grado di attribuire il reale contributo della scienza alle applicazioni tecnologiche di uso comune. In un quadro anagrafico più generale, un interessante quesito è pertanto: che cos’è la scienza? Un suggerimento è offerto dalla classifica degli scienziati considerati più importanti per la storia dell’umanità: emergono infatti maggiormente i rappresentanti di discipline che parlano di equazioni e di forze, come la fisica o l’astronomia, a discapito di figure legate alle cosiddette scienze della vita, risultate meno iconiche. Sul podio degli scienziati-simbolo troviamo infatti un atteso Einstein, indicato spontaneamente da quasi un intervistato su due, e Galileo (circa 10%), preceduto,
per soli pochi decimi, dal genio italico Leonardo da Vinci, nonostante quest’anno sia al centro di innumerevoli eventi celebrativi per i 500 anni dalla sua morte. Il nome di Darwin, per contro, è stato citato solo dal 3% degli intervistati (5° posto), mentre bisogna aspettare addirittura il 13° posto, con poco più dell’1% di citazioni, per la figura di Pasteur, che pur ha portato vantaggi estremamente tangibili e di enorme impatto nella quotidianità delle persone, dal campo sanitario (vaccini) a quello alimentare (pasteurizzazione). E proprio la nutrizione sembra essere tra le discipline che soffrono di credibilità più limitata: solo il 53% degli intervistati dichiara infatti di ritenere vere le notizie scientifiche in quest’area, contro il 73% di cui gode il settore medico. “Quello della nutrizione è uno degli ambiti in cui le fake news si diffondono con maggior velocità e frequenza - osserva Arianna Rolandi, Direttore Scientifico e Relazioni Esterne di Yakult Italia - di fatto mettendo a dura prova la credibilità del settore. Per questo sosteniamo da anni iniziative educazionali, rivolte sia alla cittadinanza sia ai professionisti della comunicazione, in stretta collaborazione con le istituzioni scientifiche più accreditate, tra cui spicca il Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia di Milano”. Non è un caso che Yakult Italia abbia commissionato questa ricerca su scienza (e magia). La storia di questo prodotto si deve ad uno scienziato giapponese, il dottor Minoru Shirota, che nel lontano 1930 riuscì ad isolare e coltivare un particolare fermento lattico, in grado di sopravvivere ai succhi gastrici e ai sali biliari, per raggiungere vivo e attivo l’intestino. Ed ecco una bevanda a base di latte vaccino, realizzato grazie ad un processo di fermentazione lento, che dura sette giorni e che avviene ad opera del fermento probiotico LcS (Lactobacillus casi Shirota). SCIENZA NON MAGIA è anche il claim dell’ indovinato spot televisivo di Yakult
FRANCESCA FADALTI
L ’ insospettabile storia di un centenario
#da
leggere (o rileggere)
“In qualche caso essere morti ha i suoi vantaggi” è una delle frasi pronunciate da Allan, il protagonista del romanzo “Il centenario che saltò dalla finestra e scomparve” del giornalista svedese Jonas Jonasson. Il libro è stato il più letto in Svezia nel 2009, anno di uscita, ed è stato tradotto in più di 30 lingue, vendendo oltre 6 milioni di copie in tutto il mondo. Dal libro è stato tratto il film- commedia diretto da Felix Herngren, dove il vecchio Allan è interpretato da Robert Gustafsson. Per tutti, indipendentemente dall’aver visto o meno il film, un’esortazione: leggere il libro! La fortuna del volume è sicuramente data dall’ironia (che esplode già nel titolo) espressa come pensiero o come parola dallo stesso Allan Karlsson: uomo dal passato interessante che all’età di 100 anni scappa, il giorno del suo compleanno durante i preparativi per una festa in suo onore, dalla casa di riposo dove alloggia. Imparando dalla madre che “le cose vanno come devono andare” affronta la vita così com’è senza troppo indagarla, senza pensarci troppo, raccontando solamente la verità fino a diventare protagonista, involontario, anche della storia mondiale. Tutto questo lo scopriamo perché l’incredibile avventura del centenario è narrata intrecciandola con flashback che raccontano la sua vita passata. Insomma, una storia nella storia dove il racconto di una vita passata e l’inizio di una nuova che sta per cominciare. Mentre si procede con la lettura abbiamo un quadro sempre più chiaro di chi era Allan prima di finire in quell’ospizio. Dietro il banale vecchietto svampito, dotato di ciabatte marroni con scritto in stampatello il suo nome e a cui manca il suo gatto Molotov, si cela una persona che con dolcezza e discrezione si sta semplicemente ribellando al fatto di finire i suoi giorni dentro quattro mura grigie.
Inoltre, la scelta del nome del gatto ci svela la sua vera passione: far esplodere le cose. Così in gioventù diventa dinamitardo nella guerra civile spagnola, collabora al progetto Manhattan, scappa dalle prigioni di Stalin grazie ad una granata e fa del controspionaggio la sua professione fino all’involontario ruolo nella caduta del muro di Berlino. Allan passa attraverso esplosioni, intrighi, campi di concentramento, generali, invenzioni e morti accompagnato da un bicchiere di liquore e dagli scatti, apparentemente insulsi, della sua macchina fotografica. Ma tutto, nel surreale, ha senso perché è un gioco della vita che ben ci spiega con la metafora della spia: “Non so nulla di spie ma non c’è stato mai niente di segreto in quella borsa. Sia gli russi che gli Yankee ci vuotavano i secchi della spazzatura; questo causò qualche decesso...le persone prime sembrano un cosa e all’improvviso si rivelano tutt’altro”. Il messaggio è chiaro: non illuderti di aver capito perché non c’è niente da capire. In tutta la sua vita la dinamite è stata simbolo di cambiamento. Così ritorniamo all’inizio del racconto e di come può un uomo anziano che vive da solo col suo gatto vendicarne la morte per mano di una volpe. Facendo saltare in aria la volpe, cosa che gli comporta la seconda reclusione della sua vita nell’ospizio, dopo la prima avvenuta da ragazzino per aver fatto accidentalmente saltare in aria il sindaco del suo paese. Ma nonostante ciò la vita di Allan sembra sfuggire alle regole del buonsenso e del giudizio perché raccontata come l’ha sempre vista lui: con la normalità e la semplicità di un bambino. E alla fine, con le pantofole ai piedi, scappa saltando da una finestra, dirigendosi alla stazione degli autobus, dove incontrerà un giovane criminale, a cui ruberà una valigia per salire sul primo autobus diretto, ovunque si possa arrivare, con un biglietto da cinquanta corone. Da qui hanno inizio una serie di situazioni rocambolesche che lo condurranno a conoscere nuovi amici, occultare cadaveri, essere inseguito dalla mafia e a viaggiare in aereo fino a Bali con Sonya, un elefante.
C B M Italia Onlus
10 ottobre 2019 Giornata Mondiale della Vista
CBM Italia Onlus lancia la campagna
“ Fermiamo la cecità. Insieme è possibile.”
#volontariato
& associazioni
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Leah ha tre anni e fin dalla nascita è affetta da cataratta bilaterale congenita. In Uganda, dove vive insieme ai suoi genitori e al fratellino Lincoln, essere cieca significa rischiare di morire ogni giorno a causa di incidenti, maltrattamenti e abusi. Leah trascorre le sue giornate seduta fuori casa, non ha amici, non va a scuola, è esclusa e presa in giro. È per bambini come lei che, in occasione della Giornata Mondiale della Vista (10 ottobre), CBM Italia Onlus lancia la nuova campagna di sensibilizzazione e raccolta fondi “Fermiamo la cecità. Insieme è possibile.” con l’obiettivo di salvare dalla cecità 1.6 milioni di bambini, donne e uomini che vivono in 12 Paesi di Africa, Asia e America Latina attraverso 26 progetti di prevenzione e cura. Screening visivi nelle scuole e nei villaggi, visite oculistiche, operazioni chirurgiche, percorsi di riabilitazione, allestimento di cliniche mobili oftalmiche, distribuzione di antibiotici, costruzione di pozzi, attività di formazione professionale di medici e operatori e sensibilizzazione le attività previste dai progetti. “Nei Paesi nel Sud del mondo essere ciechi significa non poter andare a scuola, non potersi difendere dai pericoli, non poter lavorare. Significa vivere isolati ed emarginati. Ma la cecità si può prevenire e curare, con interventi tempestivi e mirati. 8 casi su 10 possono essere prevenuti, ma anche risolti: ecco perché da 110 anni CBM si prende cura delle persone con disabilità visive che vivono in Paesi come quello di Leah” ha dichiarato il Direttore di CBM Italia Onlus Massimo Maggio.
Secondo uno studio pubblicato nella Rivista Lancet (agosto 2017), nel mondo sono 253 milioni le persone con disabilità visive. Di queste 36 milioni sono cieche e 217 milioni hanno disturbi visivi gravi o moderati. Il 90% vive nei Paesi del Sud del mondo. Nel mondo il 55% dei casi di cecità sono dovuti a cataratta: di questi il 5% sono presenti nei Paesi occidentali, il restante 50% in quelli del Sud del mondo. Dona ora • Con 35 euro si contribuisce a far operare un bambino cieco a causa della cataratta. • Con 75 euro si sostengono i costi dell’anestesia totale dell’operazione di cataratta. • Con 125 euro si coprono tutti i costi dell’operazione.
CONTATTI CBM Italia Onlus Via Melchiorre Gioia 72 - 20125 Milano Tel 02/720.936.70 e-mail info@cbmitalia.org WhatsApp 392/52.97.380 Ufficio stampa CBM Italia Onlus Anita Fiaschetti - Tel. +39 3471661436 anita.fiaschetti@cbmitalia.org
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C B M Italia Onlus
C B M Italia Onlus
Chi siamo CBM è la più grande organizzazione umanitaria internazionale impegnata nella cura e prevenzione della cecità e disabilità evitabile nei Paesi del Sud del mondo. CBM Italia Onlus fa parte di CBM, organizzazione attiva dal 1908 composta da 10 associazioni nazionali (Australia, Germania, Gran Bretagna, Irlanda, Italia, Kenya, Nuova Zelanda, USA, Sud Africa e Svizzera) e che insieme sostengono progetti e interventi di tipo medico-sanitario, di sviluppo ed educativo. Dal 1989 CBM è partner dell’Organizzazione Mondiale della Sanità nella lotta contro la cecità prevenibile e la sordità. CBM opera nei Paesi nel Sud del mondo in sinergia con i partner locali in un’ottica di crescita e sviluppo locale. Lo scorso anno CBM ha raggiunto oltre 60 milioni di persone attraverso 525 progetti in 55 Paesi di tutto il mondo. CBM Italia ha sostenuto 64 progetti in 24 Paesi, raggiungendo oltre 2.6 milioni di beneficiari dei 35 milioni dell’intera federazione CBM.
#volontariato
& associazioni
Gli ambiti di intervento nei Paesi del Sud del mondo ► Salute della vista e formazione di medici (prevenzione della cecità, cura della vista, chirurgia, sostegno ed equipaggiamento di ospedali e centri oculistici, distribuzione di occhiali, cliniche mobili, formazione di medici e operatori, riabilitazione su base comunitaria). ► Salute fisica, mentale e uditiva (prevenzione, cure e chirurgie, sostegno ed equipaggiamento di ospedali e centri ortopedici, distribuzione di ausili, formazione di medici e operatori, riabilitazione su base comunitaria). ► Educazione (sostegno a scuole per allievi con e senza disabilità, programmi di educazione inclusiva e di avviamento al lavoro, formazione di insegnanti e operatori sull’educazione inclusiva). ► Emergenza (programmi di risposta alle emergenze umanitarie e ambientali inclusivi delle persone con disabilità, formazione degli operatori sul campo). ► Sviluppo inclusivo nelle comunità (promozione dei diritti e inclusione delle persone con disabilità, inserimento lavorativo, programmi di sicurezza alimentare per persone con disabilità, microcredito, attività generatrici di reddito). Le attività in Italia In Italia, CBM Italia Onlus è impegnata in numerose attività per informare e sensibilizzare l’opinione pubblica sul proprio lavoro e sulle condizioni di vita delle persone con disabilità che vivono nei Paesi del Sud del mondo. Negli ultimi anni, CBM Italia Onlus ha rafforzato e ampliato il proprio impegno verso i bambini italiani e le loro famiglie attraverso il progetto didattico “Apriamo gli occhi!”, i laboratori sensoriali, il cartone animato “Le avventure di Cibì” e la collana editoriale CBM #logosedizioni, con cui sono stati pubblicati tre libri: “BLIND” di Lorenzo Mattotti, “Lucia” di Roger Olmos e “Anna dei Miracoli” di Ana Juan. A questi progetti si aggiunge la tournée del “Blind Date”, il concerto al buio ideato nel 2009 dal maestro Cesare Picco. Un evento unico al mondo, un viaggio sensoriale nel buio più assoluto che ben interpreta quello che CBM fa ogni giorno grazie all’aiuto di tanti sostenitori: ridare la luce della vista a milioni di persone cieche che vivono nei Paesi del Sud del mondo.
Dati cecità Ad agosto 2017, la rivista scientifica anglosassone Lancet ha pubblicato i risultati di un’analisi realizzata dal gruppo di esperti internazionali Vision Loss Expert Group (VLEG) condotta dal 1990 al 2015. Questi i risultati principali: ► 253 milioni le persone con disabilità visive, di cui:
► 36 milioni le persone cieche
► 217 milioni le persone con disturbi visivi gravi o moderati
► l’89% delle persone con disabilità visive vive nei Paesi del Sud del mondo ► Il 55% delle persone con problemi visivi sono donne. Delle 36 milioni di persone cieche nel mondo le cause principali sono: ► Cataratta (12.6 milioni) ► Errori refrattivi non corretti (7.4 milioni) ► Glaucoma (2.9 milioni). Tra le 217 milioni di persone i disturbi visivi gravi o moderati sono: ► Errori refrattivi non corretti (116.3 milioni) ► Cataratta (52.6 milioni) ► Degenerazione maculare (8.4 milioni) ► Glaucoma (4 milioni) ► Retinopatia diabetica (2.6 milioni) Gli errori refrattivi non corretti e la cataratta si confermano come cause prevenibili di cecità/ipovisione nel 77% dei casi.
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Inoltre: ► Circa l’80% di tutti i deficit visivi potrebbero essere evitati o curati. ► 19 milioni di bambini con età inferiore ai 5 anni sono ipovedenti. Di questi 12 milioni sono ipovedenti a causa di errori refrattivi (miopia, astigmatismo, ipermetropia), una condizione che può essere facilmente diagnosticata e corretta. ► La principale causa di cecità rimane la cataratta, che si può risolvere con un intervento chirurgico efficace. ► 1 miliardo e 100 milioni di persone hanno presbiopia (non vedono bene da vicino): eppure bastano semplici occhiali da vista per correggerla. IL FUTURO – Anche se gli ultimi dati dicono che cecità e ipovisione sono globalmente diminuite, il numero delle persone cieche è destinato a triplicare entro il 2050 passando a 115 milioni per 3 motivi:
1. Crescita e invecchiamento della popolazione
2. Aumento della miopia
3. Picco della retinopatia diabetica
LE PREVISIONI ENTRO IL 2020 ► Il numero di persone cieche passerebbe da 36 milioni a 38.5 milioni. ► Il numero di persone con disturbi visivi gravi o moderati passerebbe da 217 a 237 milioni.
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Che cos’è la cataratta ?
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& associazioni
LA CATARATTA CHE COS’É LA CATARATTA ?
ANATOMIA DELL’OCCHIO UMANO
La cataratta è un’opacizzazione della lente naturale contenuta nei nostri occhi: il cristallino, che serve a mettere a fuoco sulla retina l’oggetto fissato.
Cristallino
Muscolo ciliare
Sclera
Coroide
Cornea
Ci sono diversi tipi di cataratta, dovuti a una modificazione nella composizione chimica del cristallino e comportano tutti una riduzione della sua trasparenza. La causa più comune è l’invecchiamento, ma ci sono anche traumi oculari, malattie oftalmiche o sistemiche (come il diabete), difetti ereditari o congeniti.
Retina
Iride
Disco ottico
Pupilla Umor acqueo Fibre zonulari
Corpo vitreo
Nervo ottico
TIPOLOGIE
I sintomi che più comunemente vengono riferiti sono: visione offuscata (come attraverso un vetro smerigliato/appannato), visione doppia, ipersensibilità alla luce e sensazione di abbagliamento, alterazione della percezione dei colori. Per diagnosticarla è necessario un esame oculare alla lampada a fessura dopo l’istillazione di uno speciale collirio.
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di persone sono cieche per cataratta.
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LA CATARATTA: COME SI CURA La cataratta si cura con un intervento chirurgico. Negli ultimi 25 anni è diventato l’intervento più eseguito in medicina in tutto il mondo! La tecnica più utilizzata nei Paesi ricchi è la facoemulsificazione che consiste nella frantumazione del cristallino attraverso l’emissione di ultrasuoni; poi si procede all’aspirazione di tali frammenti. Dopodiché si impianta una piccola lente artificiale (IOL) detta anche “lentina”. Negli adulti l’intervento si esegue in anestesia locale o topica, per i bambini è necessaria l’anestesia totale.
CATARATTA
Macula
SINTOMI E DIAGNOSI
MILIONI
CRISTALLINO LIMPIDO
casi % deidisonocecità dovuti
alla cataratta.
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Cataratta senile è la più comune e riguarda una progressiva perdita di trasparenza del cristallino, tipica dell’età avanzata. Cataratta congenita è presente alla nascita o che compare nei mesi successivi. Può colpire uno o entrambi gli occhi. Può dipendere da fattori genetici, nascita prematura, assunzione di farmaci in gravidanza o di stati infettivi o infiammatori, prima fra tutte la rosolia. Cataratta da trauma è dovuta a un trauma dell’occhio o ferite perforanti.
percentuale dovuta % èdiallalacecità cataratta nei
Paesi occidentali.
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percentuale dovuta % èdiallalacecità cataratta
COSA FA CBM
CLINICHE MOBILI
SCREENING VISIVI
SENSIBILIZZAZIONE
Effettua screening visivi nelle scuole e nei villaggi per identificare i bambini e gli adulti ciechi e con problemi di vista.
OPERAZIONI CHIRURGICHE
Sostiene visite oculistiche, operazioni chirurgiche e percorsi di riabilitazione visiva.
FORMAZIONE SPECIALISTICA
La formazione specialistica di oculisti, infermieri e personale sanitario locale.
SALE OPERATORIE
La costruzione e l’equipaggiamento di sale operatorie e ambulatori oftalmici.
STRUMENTAZIONE
La fornitura di strumenti, attrezzature, materiali consumabili e medicinali.
nei Paesi poveri.
L’allestimento di cliniche mobili oftalmiche, per visitare e curare anche chi vive lontano dagli ospedali.
L’organizzazione di attività di sensibilizzazione e informazione alla popolazione sull’importanza della vista e su come prevenire e curare cause di cecità/disabilità visive.
COSA PUOI FARE TU AIUTACI A SALVARE DALLA CECITÀ 1,6 MILIONI DI BAMBINI E ADULTI.
MICHELA ROMANO
Ottobre in rosa
Clicca sulle foto e Vai al sito di Nicole Spose dove l’ottobre si tinge di rosa #nicolepink
#glamour
Ne è passata di acqua sotto i ponti, fortunatamente, da quando non si poteva pronunciare, né tantomeno scrivere nero su bianco, la parola “cancro”. Per troppo tempo definito- e a torto- come un male incurabile, la parola fu finalmente sdoganata, forse per la prima volta, dalla compianta Ada Burrone alla quale, a soli 36 anni, fu diagnosticato un cancro al seno. Dopo questa esperienza e con l’appoggio del suo chirurgo Pietro Bucalossi (sempre ricordato in ogni sua intervista) e il sostegno di Umberto Veronesi, nel 1973 fondò l’Associazione Attivecomeprima con psicologici, medici, ex pazienti. Da allora il suo lavoro, inizialmente limitato alle persone colpite dal tumore al seno e in seguito esteso a tutti i pazienti oncologici, si è svolto nell’ambito dell’Associazione, di cui è stata presidente fino al 2013. E’ mancata cinque anni fa, ma la sua opera viene portata avanti con il medesimo vigore e secondo il suo esempio sotto la presidenza del dottor Alberto Ricciuti. Diceva Ada: “A chi mi chiede se sono guarita dal cancro, rispondo che non lo so. Ma sicuramente sono guarita dall’altra malattia che il cancro porta con sé: la paura. E la paura di morire e di soffrire spesso diventa la paura di vivere”. Chi l’avrebbe mai detto? Dalla oltremodo ingiustificata “paura” di dire di avere un tumore, si è passati a fare da testimonial ai vari tipi di cancro, con tanto di spillette rosa e altro. Quest’anno si è andati oltre: dal momento che la prevenzione contro il tumore al seno è l’arma migliore di cui disponiamo per sconfiggere un male che, solo in Italia, colpisce oltre 52.000 donne all’anno e considerato che, per l’appunto, Ottobre è il mese dedicato alla prevenzione, molti colossi della moda 2019 si sono uniti per sostenere le attività di tutti gli enti che investono il 100% delle loro energie nella lotta al tumore al seno e alla prevenzione.
Clicca sulle foto e Vai al sito di Pronovias dove l’ottobre si tinge di rosa #PRONOVIASPINK
“Ottobre rosa” è dunque il mese giusto per programmare visite di controllo, ma poi si passa al divertimento, cioè alla fase di “shopping consapevole” con la moda in rosa di progetti di aziende che con impegno si affiancano a tutte le donne. Gioielli, occhiali da sole, reggiseni, non tralasciando vestiti eleganti da red carpet: questo ottobre, mese della prevenzione, regala parecchie sorprese per il guardaroba invernale, senza mai farci dimenticare che per sconfiggere i tumori femminili c’è bisogno di sostegno, ricerca e prevenzione. Qualche esempio? Eccone qui ben nove. Per il quarto anno consecutivo, GUESS e Marcolin Group sostengono l’opera di sensibilizzazione nei confronti del cancro al seno promossa dalla fondazione non-profit Americana, The Get In Touch Foundation, con una capsule collection di occhiali da sole e da vista impreziositi dall’iconico nastro in metallo oro rosa che valorizza i terminali delle aste, come emblema della lotta contro il cancro al seno. Malo, storico marchio fiorentino specializzato in maglieria di cashmere, e l’artista Paola Citterio, celebre per le opere realizzate con oggetti di lavoro e di riuso e lana tinta di rosa, insieme per il progetto “Woman” promosso da La Tenda Experience, format ideato dalla boutique meneghina La Tenda Milano, mette in dialogo brand e artisti per veicolare messaggi importanti. Dal 7 al 20 ottobre 2019, nelle vetrine de La Tenda Milano, gli intramontabili capi di cashmere firmati Malo trovano la loro perfetta collocazione all’interno di un’installazione site specific di Paola Citterio, creata proprio con i filati utilizzati dall’azienda che l’artista ha lavorato con la tecnica del feltro a secco e assemblato con il ferro. La filosofia del brand Malo, la sua storia e quella dei suoi talenti artigiani, specialmente donne, sono gli spunti da cui Paola è partita per realizzare questa collaborazione.
Nicole Milano, celebre brand di abiti da sposa e da sera eleganti, donerà il 100% del ricavato delle vendite del suo abito Best Seller NIA20341 alle Associazioni che lottano, al fianco delle donne, per sconfiggere le forme di cancro femminile. Nicole Milano presenta la campagna #NicolePink. L’iniziativa solidale del Gruppo Pronovias International che sostiene le maggiori associazioni che lottano per sconfiggere i tumori femminili attraverso il Sostegno, la Ricerca e la Prevenzione.Durante il mese di ottobre. Il ricavato proveniente dalle vendite dell’abito Best Seller NIA20341 in Italia sarà interamente devoluto a LILT Milano. KIABI, assieme alla sua Fondazione, rinnova l’appuntamento con i giorni più rosa dell’anno, quelli di ottobre: con A.N.D.O.S. Onlus (Associazione Nazionale Donne Operate al Seno) sostiene la lotta contro una malattia che affligge una donna su otto. Per ogni capo venduto contrassegnato dal nastrino rosa, KIABI s’impegna a devolvere 1 € all’associazione partner dell’operazione a sostegno di tutte le attività di recupero fisico, psicologico e sociale delle donne colpite da questo male. Continua inoltre la realizzazione della collezione post-operatoria, una linea ad hoc dal nome evocativo “Girls are strong” che permette alle donne, che hanno subito un intervento, di sentirsi contestualmente comode, femminili e alla moda. Anche Yamamay rinnova per il quarto anno consecutivo il proprio impegno con LILT, Lega per la Lotta ai Tumori, per sensibilizzare le donne sull’importanza della prevenzione e della diagnosi precoce dei tumori della mammella. Oltre alla programmazione di attività Nastro Rosa Lilt – Pink is Life per il mese di ottobre, come uno sconto speciale del 20% su tutti i reggiseni senza ferretto, e l’introduzione del nuovo reggiseno ‘INNERGY’, nato per sostenere le donne nella fase post-operatoria, ideato in collaborazione con il Professor Rocco Cerra, senologo esperto in Chirurgia Plastica ed Oncologica Ricostruttiva. Per le attività ottobre rosa 2019 finalizzate alla lotta contro il tumore al seno, Momonì rinnova il suo impegno a sostegno di Airc, Fondazione Italiana per la Ricerca sul Cancro.
Per farlo ha trasformato il simbolo della Fondazione AIRC, il nastro rosa in braccialetti intrecciati realizzati a mano che, nella sola giornata del 24 ottobre, verranno venduti nelle boutique del brand – Milano, Roma, Firenze, Bologna, Treviso, Vicenza, Verona, Padova – al prezzo di 10 euro. Quattro modelli differenti, realizzati in colori diversi e declinati anche al maschile, tra i quali spicca, naturalmente, il rosa che assume, nell’asola di chiusura, la forma del nastro simbolo della prevenzione. Durante tutto il mese di ottobre, Pronovias donerà il 100% del ricavato delle vendite degli abiti #PRONOVIASPINK a LILT MILANO per lottare al fianco delle donne contro le forme di cancro femminile. Sostegno, Ricerca e Prevenzione: in questo mese rosa di sensibilizzazione scegliendo e acquistando uno di questi modelli di abiti A Touch of Sparkle 51, A Touch of Sparkle 58, A Touch of Sparkle 64, The Drapes 88 “si contribuira’ a una grande rivoluzione”. Con il progetto Shopping4Good QVC vuole rendere anche lo shopping un momento di riflessione ed aiuto per contribuire a cambiare le cose, per disegnare un futuro diverso, un mondo che non ha bisogno di chiedere aiuto alla ricerca perché quella ricerca ha sconfitto per sempre il tumore. Nasce così la campagna #Disegniamounfuturosenza per creare un futuro senza tumore per dare un contributo concreto e supportare la ricerca scientifica e in particolare il progetto Pink is Good di Fondazione Umberto Veronesi attraverso la vendita di prodotti e, novità edizione 2019, una charity funding in partnership con la piattaforma DeRev. Anche Acqua Vitasnella si schiera al fianco delle donne con AIRC per sostenere il mese della prevenzione del tumore al seno con una nuova limited Edition di acqua tutta rosa. “Love Your Boobs” è l’iniziativa “disruptive” di Acqua Vitasnella per il mese dedicato alla sensibilizzazione sulla prevenzione del tumore al seno. Donne più Associazioni di pazienti più shopping intelligente fanno senz’altro la differenza. E la cosa vale per le donne di ogni età, Over in primis.
FRANCESCA FADALTI
Anche questo si chiama viaggio
Elle Decor Grand Hotel, ‘Design Therapy’ Palazzo Morando. Costume Moda Immagine via Sant’Andrea 6, Milano Dal 4 al 20 ottobre, con ingresso gratuito. Tutti i giorni dalle 10.00 alle 21.00.
#”in
movimento”
Si viaggia anche con la mente (usando al massimo tutti i sensi a disposizione) e gli Over 60 lo sanno bene, avendo cominciato a farlo molto presto, già da bambini, quando non ci si spostava facilmente né spesso da casa, e neppure, una volta adulti, si trovavano i dispositivi supertecnologici attuali. Ecco perché siamo andati a visitare Elle Decor Grand Hotel, giunto alla sua quarta edizione. Il progetto-installazione si trova nel cuore di Milano, in via Sant’Andrea 6, all’interno dello storico Palazzo Morando, dimora settecentesca che custodisce una parte dello straordinario patrimonio artistico del Museo di Milano e delle Raccolte d’Arti Applicate del Comune. L’edificio accoglie, durante la Fall Design Week di ottobre, l’Elle Decor Grand Hotel: un allestimento temporaneo che indaga le nuove frontiere dell’hôtellerie e del nuovo senso che si vuole affiancare al concetto di ospitalità. Il turismo all’ombra della Madonnina continua a crescere e il tema dell’accoglienza di qualità è molto sentito. Elle Decor Italia ha trasformato il piano terra di questo palazzo in un luogo d’incontro con salotti e giardini aperti al pubblico, facendo “uscire” dalla carta i temi che il magazine propone per creare un’esperienza interattiva, immersiva e coinvolgente con i propri lettori. Il progetto architettonico degli interni è firmato da Matteo Thun & Partners in collaborazione con l’architetto paesaggista Marco Bay per il verde, che hanno creato una Botanical Architecture, una visione olistica dove la natura assume un ruolo fondamentale e si intreccia con il benessere fisico e mentale degli ospiti. Sostenibilità, ambiente, integrazione tra interno ed esterno, armonia, gioco e cura del dettaglio sono le prime parole chiave che ci sono venute in mente attraversando gli spazi. Entrando nel cortile si è accolti da un paesaggio scandito da quinte verdi con scelte botaniche dalle colorazioni violacee che racchiudono gli spazi in isole di privacy.
Il giardino interno è trasformato in un Hortus sospeso con grandi sfere di ortaggi per ricordarci i circuiti virtuosi della produzione a km zero. Tra le sedute esterne proposte non mancano le altalene che ci riportano ad essere bambini. È possibile consultare una selezione di libri su paesaggio, giardino, nutrizione e benessere perché è bello poter avere una “scusa” e fermarci approfittandone per nutrire anche la nostra mente. L’olfatto è uno dei sensi che viene solleticato lungo tutto il percorso e che trova la sua massima espressione nella sorprendente stanza dell’Aroma arredata solo del suo profumo. Uno spazio di transizione in cui un “ponte” con doghe di legno passa in mezzo a due vasche profumate, la cui superficie è rivestita da centinaia di lenticchie d’acqua, pianta tipica dei luoghi lacustri. Verde e arredo si esaltano e completano e come ci racconta l’architetto Marco Bay: “I giardini per ‘Design Therapy’ determinano una sequenza di esperienze, legate da un sottile filo conduttore, secondo la bellezza dei colori e dei grafismi che regala la stagione dell’autunno. Il visitatore e potenziale fruitore del Grand Hotel può non solo godere esperienze visive e tattili, suggestive e di gran fascino negli ambienti di natura, ma anche entrare a stretto contatto con micro paesaggi in cui perdersi”.
La sosta e la convivialità, inoltre, fanno parte del progetto per cui è stato allestito un ristorante Déjeuner sur l’herbe dove si pranza su lunghe tavolate, tra nicchie a boschetto, vasoni con cespugli di mirto e pergole verdi. Qui viene proposto un menù tutto da scoprire con bevande e cibi salutari sviluppato con la consulenza del noto nutrizionista Nicola Sorrentino. “Design Therapy vuole documentare il processo in atto - spiega Matteo Thun -. L’idea è di unire natura e naturalezza, freschezza e stimolazione dei sensi, aspetti nutrizionali, oltre che artigianato locale e regionale. Tutti elementi che concorrono a un benessere fisico, mentale e si traducono in un progetto di interior design improntato a una grande semplicità”. “Perché - come afferma Thun - l’icona che noi abbiamo nel subconscio è fatta di semplicità”. Gres porcellanato effetto marmo, legno e materiali naturali dominano tutti gli ambienti fino alla palestra Active Body, che non presenta attrezzi meccanici o tecnologici, ma che ricorda invece le sale da ginnastica di una volta, con gym ball, anelli, spalliere e pesi. La tecnologia, che a noi piace tanto, entra in bagno e una parete tutta a specchio nasconde un assistente digitale con riconoscimento facciale. Questo rappresenta la nuova frontiera nel campo della tecnologia per comunicare e interagire con l’utente. Così avremo lo specchio delle mie brame che ci aiuterà a ricordare i nostri appuntamenti o consiglierà quale ginnastica facciale fare. Tutti gli ambienti sono ricchi di spunti che possono essere riprodotti anche all’interno dei nostri ambienti casalinghi. E inoltre diventa estremamente facile individuare gli arredi che più ci sono piaciuti perché i produttori-partner dell’evento sono descritti nel catalogo che si trova all’ingresso. Ultimo, ma non meno importante, durante il percorso si è accompagnati da tecnici a cui poter chiedere consigli di fitness e per la cura del sé, informarsi su prodotti e materiali naturali, ricevere un trattamento di bellezza ed essere omaggiati con prodotti Davines per la cura del corpo che, in sinergia con il progetto, sono attenti a promuovere uno stile di vita consapevole. Una visita è caldamente consigliata!
MARIA TERESA RUTA conduttrice e giornalista
Con un pizzico di … Ruta
#lavori
in corso
Foto di di Maurizio Maule
Poteva Maria Teresa Ruta stare con le mani in mano? Mai più! Dal 7 ottobre la nostra testimonial, dopo aver scritto due libri di cucina, è passata dalla teoria alla pratica, diventando conduttrice del programma “Chef per passione”. Dove? Su ETV tutti i giorni, dal lunedì al venerdì alle 13,30 e alle 18,30 canale 11/12/13/15/18 DT- e, in replica, alle 12 e 19 sul canale 615 del DT. Ideato e prodotto da Telenord, il programma nazionale è visibile tutti i giorni in 10 regioni italiane. Si tratta di un cooking show nel quale Maria Teresa, con la consueta allegria ed ironia, prepara in diretta una ricetta della Accademia Italiana della Cucina, in un set che è una cucina con dispensa a vista. I piatti vengono spiegati al pubblico passo dopo passo, fornendo consigli sulle ricette, su come servirle, sugli ingredienti, ma anche offrendo spunti utili per cucinare in casa, per la famiglia e per gli amici, in modo sano e naturale, con un occhio attento alla storia della gastronomia italiana. Le ricette utilizzate in tv vengono poi pubblicate sul portale Chefperpassione.it e sui canali social.
Clicca sulle foto e Vai alle puntate di Chef per passione Ricetta:Smacafam, una torta salata rustica che appartiene alla gastronomia trentina
LE VIDEO INTERVISTE DI MINNIE giornalista scientifica
MAURIZIO MAGNANI PRESIDENTE AILAR Il professor Maurizio Magnani, presidente di AILAR, Associazione Italiana Laringectomizzati, che quand’era un giovane studente di medicina di soli 22 anni - senza essere né un fumatore né un bevitore (triste eccezione che conferma la regola, potremmo dire)- fu colpito da un tumore alla laringe che gli venne asportata, osserva: “Purtroppo questi tumori impattano notevolmente sulla qualità di vita, e le Associazioni come la nostra, laddove è possibile, svolgono una funzione preziosa nel prendersi cura del paziente e dei suoi familiari, offrendo una funzione di sostegno essenziale che ne aumenta la serenità nella vita di tutti i giorni”. Da oltre 70 anni AILAR si occupa attivamente dell’attività di recupero dei pazienti ed è impegnata in circa 80 Centri di Riabilitazione distribuiti sull’intero territorio nazionale in altrettanti presidi ospedalieri gestiti direttamente da Caregiver Riabilitatori. Tante le sue attività concrete, compresa la promozione e la realizzazione di campagne contro alcol, fumo e inquinanti ambientali.
#volontariato
& associazioni
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Foto di Umberto Cofini da Unsplash
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DISEGNO DI ATTILIO ORTOLANI