N. 2 - Marzo 2020 - Anno VIII - Bimestrale di informazioni sociali, economiche, attualità, cooperazione sociale, volontariato e associazionismo - prezzo di copertina euro 4,00 - Proprietà, direzione e amministrazione: Grafikamente srl via Bertini, 96/L - 47122 Forlì - Editore: Grafikamente srl, via Bertini 96/L - 47122 Forlì - Direttore Responsabile: Pierluigi Mattarelli - Iscr. Reg. Trib. di Forlì n. 4/2013 del 04 aprile 2013 - Poste Italiane Spa - sped. in abb. post. - DL 353/2003 art. 1 comma 1 - Tariffe ROC
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percorsi solidali
Gli effetti del Coronavirus
Ricerca scientifica sulla Trisomia 21
Asso, cooperativa sociale di successo Economia Sociale Associazionismo Cooperazione e Volontariato in Romagna
percorsi solidali
#EDITORIALE
Coronavirus, stravolgimento della quotidianità di Gigi Mattarelli
Chissà per quanto ancora la nostra vita sarà rivoluzionata dall’effetto Coronavirus e dalle ripercussioni sulla quotidianità imposte dal giusto isolamento, decretato dal governo italiano. Stiamo vivendo una condizione irreale e forse, solo in questo contesto, comprendiamo pienamente quanto sia vitale per ognuno di noi la socialità, l’incontro, il dialogo e la condivisione di gioie e sofferenze. L’uomo è un essere che ha bisogno di una compagnia stabile per affrontare le vicende di ogni giorno. Da solo fatica a tirare avanti. Il Coronavirus è un dramma di dimensioni impressionanti per il numero considerevole di perdite di vite umane, ma, fra le pieghe di questa tragedia, emergono anche positività in una comunità nazionale, fino a poco fa decisamente disgregata: mi riferisco al fronte comune fra cittadini, associazioni, istituzioni nelle tantissime raccolte fondi - strutturate e spontanee - che hanno preso forma per sostenere le cure sanitarie e ospedaliere, sottoposte ad un carico di lavoro di dimensioni macroscopiche.
In copertina: Trisomia 21: gli avanzamenti della ricerca scientifica condotti dal team del dott. Pierluigi Strippoli
DIRETTORE RESPONSABILE Pierluigi Mattarelli REDAZIONE Giovanni Mami, Elisa Tommasini, Giacomo Mattarelli HANNO COLLABORATO Patrizio Lostritto, Simone Valmori, Massimo Fabbri, Gianni Matteucci, Antonella Frangella, Michela Dall’Agata, Stella Segatori, Cinzia Fontana, Domenico Settanni, Mirco Bresciani, Paolo Parente, Agnese Rustignoli, Stefano Gurioli
Queste pagine sono ovviamente condizionate dall’avvento del virus e ci offrono riflessioni sulle modalità con cui alcune organizzazioni sociali convivono con questa emergenza. Il ricorso a tecnologie avanzate di comunicazione virtuale sta interessando i sistemi educativi e rappresenta una risorsa valida per mantenere viva la relazione, ma è da intendersi, alla lunga, come una soluzione provvisoria, in quanto “fredda”, perchè ci esclude la possibilità dell’abbraccio e di quel contatto reale di cui tutti noi abbiamo bisogno. In questo mare di preoccupazione e tristezza, sono comunque orgoglioso e felice di ospitare in questo numero anche un seme di speranza, che non ha nulla a che vedere con il Coronavirus: mi riferisco alle attività di ricerca scientifica del dott. Pierluigi Strippoli e del suo team all’interno dell’Università di Bologna sulla Trisomia 21. Studi avviati nel 2013 che presentano sviluppi interessanti, in merito alla possibilità futura di individuare terapie, in grado di attenuare la disabilità intellettiva in queste persone, che colorano la nostra vita, con il loro sorriso e la loro grande disponibilità affettiva.
in questo
numero
Farmacie, presidio sul territorio contro il virus Franco Sami, presidente di Forlifarma, illustra le azioni messe in campo
PROGETTO GRAFICO Grafikamente, Forlì
Home Schooling, risposta all’emergenza Coronavirus
STAMPA Gegraf, Bertinoro
CSI e Coronavirus: l’emergenza fa riflettere
FOTOGRAFIE Archivio Grafikamente REDAZIONE Grafikamente, Via Bertini, 96/L - 47122 Forlì tel. 0543 7983033 - grafikamente@grafikamente.it PUBBLICITA’ Grafikamente, Via Bertini, 96/L - 47122 Forlì tel. 0543 7983033 - grafikamente@grafikamente.it Per ricevere Percorsi Solidali in abbonamento postale gratuito invia una e-mail a: grafikamente@grafikamente.it Informativa ai sensi dell’art. 13, d. lgs 196/2003 I dati saranno trattati da Grafikamente – titolare del trattamento – Via Bertini 96/L, Forlì per le operazioni connesse alla spedizione della presente rivista I dati saranno trattati, manualmente ed elettronicamente con metodologie di analisi statistica, esclusivamente dal titolare del trattamento; non saranno comunicati né diffusi né trasferiti all’estero e saranno sottoposti a idonee procedure di sicurezza. Ai sensi dell’art. 7, d. lgs 196/2003, si possono esercitare i relativi diritti fra cui consultare, modificare, cancellare i dati od opporsi al loro trattamento per fini di invio di materiale informativo rivolgendosi al titolare al suddetto indirizzo, presso cui è disponibile, a richiesta, elenco dei responsabili del trattamento.
Si ringrazia CavaRei impresa sociale per il prezioso lavoro di postalizzazione, etichettatura e cellofanatura di “Percorsi Solidali”
Tecnologie innovative a servizio della formazione presso le Scuole La Nave
Lo stop delle attività sportive, opportunità per ripensare alcuni strumenti amministrativi
ISB, lo stop forzato a causa del Coronavirus
Malinconia per la sospensione delle attività e gran voglia di ricominciare
Coronavirus, l’emergenza che genera anche il bene
Difficoltà nei centri residenziali per disabili, ma anche idee per vivere bene questo periodo
Lontani fisicamente, ma vicini virtualmente
Presso la cooperativa Salvagente la relazione con gli adolescenti continua, seppur a distanza
Attivita’ di ricerca sulla Sindrome di Down
Gli ultimi risultati del team guidato dal dott. Pierluigi Strippoli (Università di Bologna)
Cure palliative, l’umanita’ al centro della relazione
Riflessioni di alcuni studenti, dopo due lezioni a scuola sulle cure palliative
Disagio psichico, un’emergenza in crescita
I mutamenti dei disturbi, illustrati da Monia Fantuzzi, psicologa di Domus Coop
CavaRei: nuovi spazi in accoglienza residenziale
Conclusi i lavori di ampliamento della Comunità residenziale di San Leonardo in Schiova
Un “Asso” nella manica per le persone disabili
L’esperienza della cooperativa sociale cesenate nell’inserimento lavorativo di persone disabili
Notizie brevi
News ed eventi dal Terzo Settore
Cooperazione sociale e inserimento lavorativo
Preziosa risorsa per tutto il territorio: ne parla il nostro esperto Domenico Settanni
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#SANITA’ A fianco : la Farmacia Comunale presso il Centro Commerciale Punta di Ferro Sotto: Franco Sami, presidente di Forlifarma Pagina a fianco: l’emergenza mascherine e il rischio speculazioni
Farmacie, presidio sul territorio contro il virus L’intero sistema delle Farmacie (pubbliche e private) sta svolgendo un ruolo prezioso per i cittadini a fronte dell’emergenza Coronavirus. Franco Sami illustra le iniziative del comparto e quelle specifiche messe in campo all’interno delle 9 strutture pubbliche che fanno riferimento a Forlifarma
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e farmacie, nell’ambito dell’emergenza Coronavirus, sono certamente un avamposto importante per i cittadini, smarritti e impauriti da questo nemico invisibile, quanto pericoloso. Il senso di responsabilità, a cui tutti si chiede di attenersi per il contenimento della diffusione del Covid 19, è un valore assoluto per l’azione quotidiana delle Farmacie - siano esse pubbliche o private - che si concretizza su vari aspetti a favore della collettività. “In primo luogo - afferma Franco Sami, presidente di Forlifarma, che associa 9 Farmacie Comunali - abbiamo attivato una forte relazione fra operatori del settore, tramite le nostre associazioni di categoria (Assofarm per le pubbliche e Federfarma per le private) e l’Ordine dei Farmacisti, al fine di fare squadra comune a fronte dell’emergenza. Non si tratta solo di una dichiarazione di buone prassi, ma vuole tradursi in azioni concrete a servizio della popolazione, il cui primo atto
significativo sta nella consegna gratuita a domicilio di farmaci per le categorie più fragili (ammalati, anziani, persone con disturbi respiratori), frutto di un accordo fra le due citate associazioni di categoria e la Croce Rossa Italiana. Il cittadino che necessita di tale servizio può contattare, tramite il Numero Verde 800.065510, la stessa Croce Rossa, che grazie all’apporto dei propri volon-
tari si occuperà del ritiro della ricetta, dell’approvvigionamento del prodotto presso una farmacia e della consegna a casa. Un’iniziativa, che, come Farmacie Comunali di Forlì, avevamo già attivato, all’avvio dell’emergenza, con l’ausilio di un corriere locale, che curava la consegna: con l’accordo nazionale il servizio è certamente più strutturato e può raggiungere più persone in difficoltà”. Un altro provvedimento di particolare interesse, a livello locale, è l’accordo con l’AUSL Romagna, in merito alla distribuzione diretta di farmaci che l’azienda sanitaria svolge direttamente. Vista la pressione a cui è sottoposta la struttura ospedaliera, le nostre farmacie e quelle private del territorio si sono impegnate per la gestione di questo servizio di distribuzione in forma gratuita: un fatto che accorcia le distanze con il cittadino e libera di un’incombenza l’AUSL, impegnata fortemente su tanti fronti. “Nello specifico degli interventi delle Farmacie Comunali - continua Sami desidero sottolineare il ruolo che stiamo svolgendo come sportello informativo: presso ognuno dei nostri 9 presidi un farmacista è impegnato prevalentemente a rispondere al telefono alle continue richieste di informazioni che provengono dai cittadini, con il compito di venire incontro alle esigenze e, specialmente, di tranquillizzare le persone, pur senza dimenticare che stiamo vivendo una fase di emergenza che non ha eguali, te-
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stimoniata anche dal fatto che l’accesso medio giornaliero alle nostre farmacie ha subìto un incremento nell’ultimo mese e si assesta sulle 2.500 unità/giorno. E’ un dato significativo, in quanto testimonia che, a fronte del carico di lavoro dei medici di base, delle restrizioni di movimento e della necessità di non avere assembramenti nelle sale d’attesa, le farmacie hanno assunto il ruolo di primo presidio sanitario sul territorio. Questa situazione d’emergenza impone una forte riflessione sulla sicurezza del personale delle farmacie, che ringrazio di cuore per il senso di responsabilità e la professionalità messe in campo in un contesto che non esagero nel definire di “trincea”: tutti i nostri farmacisti sono dotati dei presidi necessari (mascherine, guanti in lattice e schermi protettivi in plexiglass) e gli ambienti vengono continuamente disinfettati con prodotti idonei”. Una delle criticità nell’emergenza è senza dubbio la reperibilità di presidi sanitari (mascherine in primis) su cui c’è grandissima richiesta, spesso non soddisfatta per la mancanza del prodotto. “E’ un problema delicato - ribadisce Sami - abbiamo fatto ingenti ordini da fornitori abituali e anche di nuova conoscenza (fra cui un’azienda locale
che ha riconvertito la propria produzione tessile), in certi casi pagando il corrispettivo prima dell’arrivo della merce, proprio per soddisfare questa impellente richiesta. Purtroppo il mercato è interessato anche da speculazioni nella definizione dei costi dei materiali. Noi desideriamo tutelare, oltre che sulla qualità del prodotto, anche economicamente i cittadini, le istituzioni e le imprese che ci richiedono tali forniture, con condizioni economiche di mercato. Il prezzo equo per una mascherina modello FFP2 e FFP3 al pubblico può oscillare fra i 6 e gli 8 euro, mentre quelle monouso fra 0,8 e 1,5 euro”. L’impegno di Forlifarma, anche per fare fronte alle mutate esigenze e per migliorare la qualità del servizio, punta anche all’utilizzo delle tecnologie per favorire la comunicazione online: tutte le farmacie sono dotate di un numero telefonico da utilizzare tramite Wathapp per la
richiesta di disponibilità di farmaci, anche accludendo l’immagine degli stessi e, a breve, sarà disponibile l’APP Farmacie Comunali per gli ordini online. “Un ultimo concetto - conclude Sami - mi preme ribadire: questo virus ci sta cambiando la vita, ci azzera le relazioni sociali, ma non dobbiamo cadere nell’esasperazione del dramma, forse alimentato anche dalla continua pressione a cui siamo sottoposti dai media. Se ci lasciamo prendere dallo stress, il crescendo di adrenalina può realmente abbassare le nostre difese immunitarie e lasciare più spazio al virus. Il primo “vaccino” contro il Coronavirus, unitamente al rigoroso rispetto delle disposizioni governative, è la riscoperta delle relazioni famigliari, della musica, della cultura, della lettura e di tutto ciò che ci gratifica e che spesso mettiamo in secondo piano, condizionati dalla frenesia della vita quotidiana”.
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#EDUCAZIONE A fianco: un’insegnante della Nave in contatto gli alunni via web Sotto: Elena Morra e Simone Valmori Pagina afianco: lezione in streaming per i ragazzi della Secondaria
Home schooling, risposta all’emergenza Coronavirus Grazie alla convinta propensione verso l’innovazione tecnologica, le Scuole La Nave fanno fronte all’emergenza Coronavirus, implementando percorsi formativi virtuali, per procedere nell’attività didattica e far sentire agli alunni la vicinanza della propria scuola in un periodo così complesso e travagliato
Google. Oltre a ciò è stato potenziato anche il canale Youtube della scuola, sul quale vengono pubblicati video di carattere educativo/formativo, accessibili (tramite link dedicato) prevalentemente ai ragazzi e ai loro genitori”. Se una realtà come le Scuole La Nave, pur nell’emergenza, può considerarsi privilegiata, in quanto l’utilizzo di
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emergenza Coronavirus e la conseguente sospensione delle attività scolastiche dal 24 febbraio al 3 aprile 2020, ha implicato un ripensamento complessivo della formazione a tutti i livelli, con il duplice obiettivo di non interrompere la relazione con alunni e studenti e, nello stesso tempo, di accompagnarli in un periodo piuttosto lungo, dove sono drasticamente cambiate le abitudini giornaliere, con possibili riflessi negativi anche a livello psicologico. Presso le Scuole La Nave di Forlì, praticamente da subito, sono stati potenziati sistemi di comunicazione già in uso dal 2013, ovvero l’accesso ai servizi della suite Google, che per le istituzioni scolastiche sono gratuiti anche nella modalità professionale. “Oltre alle potenzialità di strumenti già esplorati - spiega Simone Valmori, responsabile comunicazione della Scuola - quali Google Drive (scambio di documenti, video, audio), Gmail, Calendar , Docs e Sheets (scrittura e
calcolo elettronico su web), abbiamo attivato Google Meet, che permette l’attivazione di videoconferenze in simultanea accessibili fino a 250 utenti, offrendo di fatto la possibilità di assistere a lezioni come se si fosse in classe. Tengo a precisare che per gli utenti (studenti e loro famigliari) l’accesso a questa piattaforma è gratuito ed effettuabile anche senza avere un account
strumenti tecnologici di comunicazione è in atto da tempo, c’è da chiedersi quanto questo stop forzato della didattica può influire sullo svolgimento dei programmi e sul raggiungimento degli obiettivi formativi. “Prima di tutto - sostiene Elena Morra, direttrice della Scuola - è opportuno fare una premessa basilare: la nuova visione della program-
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mazione scolastica italiana punta al raggiungimento delle competenze e non solo alla conoscenza di nozioni. Certo questa situazione imprevedibile potrà creare rallentamenti e lasciare per strada qualche aspetto: noi, però, dobbiano ragionare in un’altra ottica e vedere in questo contesto anche delle opportunità, come la possibilità di sviluppare competenze che senza l’emergenza, forse, potevano essere meno sviluppate. Mi riferisco a quelle informatiche indispensabili per essere connessi, a quelle creative, perchè i nostri ragazzi sono chiamati a mettere in campo idee innovative per rispondere agli imput che lanciamo loro e civiche, indispensabili per affrontare in maniera responsabile questo periodo assai complesso”. Nel dettaglio la proposta formativa proposta dalle Scuole La Nave per arginare l’emergenza Coronavirus si basa sull’attivazione di un collegamento digitale con tutti gli ordini scolastici tramite link su Google Drive, con la pubblicazione quotidiana di documenti, video e file audio e su Google Meet per lo streaming (riservato alla Scuola Media). “ Ovviamente - continua Elena Morra - quanto proponiamo ai ragazzi è differenziato secondo la loro età: per
i bambini dell’Infanzia proponiamo video che contengono storie adatte alla loro età, richiedendo, sempre tramite l’immagine, l’elaborazione di piccoli ‘lavoretti’ manuali con le istruzioni sulla realizzazione. Per gli alunni della Primaria vengono trasmessi compiti, esercizi e la correzione degli elaborati fatti a casa, mentre per i ragazzi della Secondaria sono attive, ogni mattina, in streaming le lezioni, come se fossimo tutti in classe: un’opportunità che allarghereno anche alle sezioni terminali della Primaria. Tengo a dire che abbiamo ricevuto grande comprensione da parte delle famiglie e anche tanto entusiasmo nell’intraprendere queste nuove forme di relazione educativa, seppur nate da una drammatica
emergenza. Aldilà di tutti gli sforzi che stiamo facendo a livello didattico ci accorgiamo, ogni giorno che passa, che i nostri ragazzi hanno bisogno di un accompagnamento educativo forte e sicuro: hanno bisogno di sentire la propria scuola vicina in un momento in cui le loro certezze si sono sgretolate e vivono un periodo di forte smarrimento. Noi stiamo mettendo tutto noi stessi per offrire una “parvenza di normalità” ad un contesto che non ha nulla di normale, sperando di riuscire a comunicare loro, tramite la nostra vicinanza, messaggi ricchi di responsabilità e solidarietà, che, a nostro giudizio, sono la strada maestra per superare, insieme, questa fase imprevista e complicata della nostra vita”.
8 #SPORT
A fianco: Stefano Gurioli, presidente CSI Forlì e Vittorio Bosio, presidente CSI nazionale
CSI e Coronavirus: l’emergenza fa riflettere Lo stop forzato di tutto lo sport italiano, nonostante le pesanti conseguenze sull’intero sistema, può essere visto anche come un’opportunità per ripensare alcuni strumenti migliorabili. E’ quello che sta avvenendo all’interno del CSI, in merito ai rimborsi sportivi, un trattamento fiscale privo di tutele per i collaboratori
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l ciclone scatenato dal Coronavirus ha ovviamente sconvolto il mondo dello sport italiano e, a inizio marzo, progressivamente l’intera macchina nazionale è stata fermata, coinvolgendo ogni espressione dal professionismo alle attività degli enti di promozione. CSI, dal canto suo, ha assunto fin dalle prime avvisaglie - a livello nazionale e locale - una posizione prudenziale, invitando le proprie società sportive alla sospensione degli allenamenti, anche quando erano consentiti, seppur a porte chiuse e, successivamente, a seguito delle direttive governative, all’interruzione di ogni campionato. Anche sulle pratiche quali il ciclismo e il podismo, consentite non in gruppo, ma individualmente, l’ente di promozione sportiva guidato a Forlì da Stefano Gurioli, ha assunto un atteggiamento cautelativo, recependo anche alcune sollecitazioni da parte delle forze dell’ordine locali. “Mi riferisco - commenta Gurioli ad una comunicazione della Polizia dell’Unione dei Comuni Rubicone Mare, che ci ha invitato a sospendere anche attività all’aperto individuali (il riferimento al ciclismo è evidente), in quanto esposte a rischi di incidenti e di conseguenza al ricorso alle cure degli ospedali, attualmente sotto pressione per l’emergenza Coronavi-
rus. Mi è sembrata una considerazione molto sensata e, seppur il DCPM del 9 marzo non l’abbia presa in esame, abbiamo inviato alle nostre società di ciclismo una comunicazione, in cui si invita alla sospensione anche dei classici giri in solitaria. Insomma di fronte ad un’emergenza mondiale così pesante, ritengo che anche i ciclisti più accaniti possano fare il sacrificio di stare fermi”. Oltre ai danni in termini di mancata attività fisica e quindi di benessere per le persone, l’emergenza in corso sta procurando, anche nell’ambito sportivo minore, pesanti svantaggi economici, che pesano su organismi come gli enti di promozione. “Penso ai tanti eventi che già annullati e che verranno soppressi nelle prossime settimane - continua Gurioli - per noi significano un minor numero di tesseramenti, specie se l’emergenza condizionerà il periodo estivo. Ciò produrrà mancanza di entrate e di liquidità e potrà mettere a rischio i Comitati con dipendenti: noi ne soffriremo certamente, ma in maniera limitata, in quanto la sede forlivese ha in carico un unico addetto a part-time. Probabilmente, per quanto ci riguarda, le difficoltà maggiori riguarderanno i collaboratori (allenatori, istruttori, arbitri) che vengono remunerati con il rimborso sportivo e che, a fronte della sospen-
sione di ogni attività, si troveranno senza un introito su cui facevano affidamento. Mi riferisco in particolare ai tanti giovani (studenti universitari e non) senza un’occupazione fissa, per i quali questo tipo di entrata significa tanto per le proprie esigenze quotidiane”. Proprio in merito ai rimborsi sportivi - su cui non c’è tassazione fino ai 10.000 euro, mentre viene applicata una ritenuta del 23% fino ai 20.658,28 - CSI ha avviato una riflessione, a seguito dell’emergenza Coronavirus. Se questo tipo di compenso presenta un vantaggio indiscutibile a livello di tassazione, d’altro canto non prevede alcuna tutela per il collaboratore, evidenziata proprio dall’emergenza in corso: di fatto se non si lavora, non si guadagna nulla. “Credo che la contingenza Coronavirus - conclude Gurioli - che presenta aspetti catastrofici, intendiamoci, ci ha dato la possibilità e l’opportunità di riflettere su questo aspetto. Nelle ultime riunioni a livello regionale (effettuate via Skipe), ad una delle quali ha preso parte anche il presidente nazionale Vittorio Bosio, abbiamo messo sul tavolo la questione e cominciato a ipotizzare proposte che prevedano un minimo di tutela previdenziale, magari riducendo il margine dell’imponibilità e caricando di qualche costo sia i nostri enti che le società sportive a tutela dei collaboratori più giovani o comunque in situazioni di mancata autonomia economica. Idee che, quando saranno elaborate in maniera più approfondita, potranno essere sottoposte al governo, per verificare se ci sono gli spazi per una riforma di questo trattamento fiscale”.
A fianco: una serata ludico-mangereccia al Circolino dell’associazione Incontro senza Barriere Sotto: Rocco Suma e Cristina Dugheria, volontari dell’associazione
ISB: lo stop forzato a causa del Coronavirus L’associazione Incontro senza Barriere è sicuramente una delle realtà locali più penalizzate dall’effetto Coronavirus: tutte le attività sportive, la danza, il teatro e le serate in allegria sono ovviamente state sospese. A fianco di una più che giustificata malinconia, c’è però la grande attesa per rimettersi in moto e ripartire con entusiasmo
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differenza di altri organismi che hanno affrontato lo stop forzato causato dal Coronavirus con l’avvio di progetti online, l’associazione Incontro senza Barriere, impegnata in attività sportive e ricreative con ragazzi diversamente abili, si è vista costretta a sospendere ogni propria iniziativa e ad interrompere momentaneamente quel forte flusso di sorrisi ed abbracci, che lega oltre 200 persone, fra ragazzi, famigliari, operatori e volontari. “E’ un grande dispiacere - afferma Rocco Suma, storico volontario di Incontro senza Barriere - aver interrotto tutto. Mi mancano tantissimo i ragazzi, le serate insieme al Circolino, gli spostamenti in macchina, il nuoto in piscina e anche le vacanze in montagna ad Alba di Canazei, previste a fine marzo e ovviamente sospese. L’associazione è la mia vita: ora siamo costretti a casa. Spesso mi lamento bonariamente che l’associazione mi prende troppo e mi stanca: adesso ho la possibilità di riposarmi, ma senza la quotidianità vissuta in questa grandissima e
numerisissima famiglia, tutto sembra vuoto. Mi consola il fatto che con tanti amici dell’ISB ci si sente al telefono e ci si racconta come si vive questo periodo di isolamento, condividendo anche la reciproche situazioni famigliari”. Rocco, brindisino di origine, ma a Forlì da oltre 35 anni, ha una storia bellissima: si avvicinò tanti anni fa all’associazione per far partecipare il figlio Giuseppe, con sindrome di Down, ai corsi di nuoto e rimase affascinato dall’entusiasmo che i volontari mettevano, stando insieme ai ragazzi disabili: fu spontaneo per lui dare la
propria disponibilità, nel caso ci fosse bisogno di qualche servizio: da quel momento in poi l’associazione è la sua seconda casa, divenendo un tuttofare per ogni esigenza e sostegno a ragazzi e famigliari. “E’ un periodo molto triste - racconta Cristina Dugheria, volontaria dell’ISB per il progetto Circolino (le uscite
settimanali ludico-mangerecce): ai ragazzi le nostre serate in compagnia mancano tantissimo e mancano tanto anche a me, perchè sono contesti in cui si crede di dare qualcosa, ma in realtà si riceve molto di più, in termini di gratificazione ed affetto. Sono in contatto con molte famiglie e tutti speriano questa emergenza possa terminare il prima possibile. Mi ha commosso, qualche giorno fa, la telefonata di una mamma che mi diceva che suo figlio non vede l’ora di uscire, per tornare a ballare e divertirsi insieme a tutto il gruppo”.
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10 #DISABILITÀ
A fianco: Centro residenziale Domus Coop Sotto: Maurizia Squarzi, presidente CavaRei, Katia Liverani, coordinatrice Fondazione Opera don Pippo e Angelica Sansavini, presidente Domus Coop
Coronavirus: emergenza che genera anche il bene L’emergenza Coronavirus ha azzerato le attività socio-occupazionali e socioriabilitative diurne, ma non le comunità residenziali per i disabili. A fianco delle ovvie difficoltà di cui soffrono queste strutture, emergono anche tante iniziative per vivere al meglio anche questo periodo di forzato isolamento
Coop - possono sorgere anche cose belle. Mi riferisco alla creatività che i nostri operatori stanno mettendo in campo per vivere questo periodo di forzata permanenza a casa: si pensi che le nostre strutture per minori, essendo chiuse le scuole e le attività pomeridiane (sport ecc...), necessitano di un potenziamento di presenza di
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emergenza Coronavirus ha pesantemente influito sui servizi alle persone con disabilità, creando un mare di difficoltà sia agli enti gestori, che alle famiglie. Se da una parte, con l’ordinanza dello scorso 9 marzo, le strutture diurne sono chiuse, dall’altra rimangono aperte quelle residenziali, che assicurano la propria operatività. “I nostri centri residenziali - spiega Maurizia Squarzi, presidente di CavaRei - vivono in una situazione di isolamento, in quanto sono stati interrotte le possibilità di visita dei famigliari, con i quali è comunque attivo un contatto giornaliero telefonico tramite videochiamata; in più viviamo la complessità della gestione dei comportamenti delle persone ospitate, non spesso in grado di comprendere la gravità della situazione e la conseguente necessità di stare chiusi entro casa. Devo ringraziare di cuore i nostri operatori che in questa situazione a dir poco complessa, stanno mettendo tutto loro stessi per convivere con questa inaspettata emergenza. In più abbiamo attivato un Pronto Soccorso Psicologico (curato da Simonetta Giunchi), grazie al quale ogni giorno dalle 17,00 alle 19,00 operatori, volontari e famigliari possono avere un supporto per gestire l’isolamento forzato.Tengo a dire che con gli utenti dei centri diurni rimasti a casa, non si è interrotto il rapporto: abbiamo infatti attivato un’assistenza
domiciliare, tramite cui alcuni nostri operatori, dotati di presidi sanitari, si recano presso le loro abitazioni per aiutarli in alcune attività di base, come la pulizia personale e anche la fisioterapia, prima svolta presso i centri stessi”. “La situazione - afferma Katia Liverani, coordinatrice della Fondazione Opera don Pippo - è complessa. Abbiamo limitato gli accessi alla nostra struttura ai soli operatori e, per alcuni nostri utenti, l’isolamento produce sofferenza: fortunatamente disponiamo di un’area verde abbastanza grande che, unita al clima gradevole di questa primavera, è certamente una valvola di sfogo non da poco. Abbiamo potenziato, per trascorrere il tempo più seramente, le attività interne laboratoriali, che svolgiamo a piccoli gruppi per una maggior tutela sanitaria”. “In un periodo complesso come quello attuale - commenta Angelica Sansavini, presidente di Domus
educatori per poter soddisfare tutte le loro esigenze, dai contatti virtuali con i rispettivi istituti formativi, alla gestione del tempo presso la struttura. Ebbene sono nate idee come la lettura di fiabe, la gare di preparazione di dolci, la creazione di video, la scritture di pensieri: tutto materiale che verrà conservato, raccolto e sarà frutto di studi e approfondimenti futuri. Insomma, anche in questa situazione di appesantimento del quotidiano, c’è una gran voglia di fare del bene. Anche i nostri centri diurni sono chiusi: assicuriamo le attività laboratoriali per le persone dei nostri centri residenziali, ma quelle provenienti dal territorio, purtroppo sono rimaste a casa. Con loro abbiamo aperto un canale di relazione, una specie di servizio a domicilio, per aiutarli secondo le rispettive necessità: ad alcuni portiamo il pasto, ad altri le medicine o beni di prima necessità, cercando di non lasciare nessuno da solo”.
A fianco: Roberto Giunchi, tutor della cooperativa Salvagente, durante una lezione online, tramite Skype, con un adolescente
Lontani fisicamente, ma vicini virtualmente La cooperativa sociale Salvagente, a fronte dell’emergenza Coronavirus, dopo un primo comprensibile momento di smarrimento, ha riorganizzato le proprie attività con il supporto della tecnologia, al fine di rimanere in contatto con i ragazzi e assicurare, seppur in forma diversa, il supporto educativo e il sostegno negli studi
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l ciclone Coronavirus ha letteralmente creato uno stravolgimento totale all’interno del Salvagente, in merito alle attività di sostegno allo studio in programma ogni pomeriggio presso la sede della cooperativa sociale. Appena è stato dichiarato lo stop alle attività scolastiche (dallo scorso 24 febbraio), prudenzialmente i responsabili hanno sospeso anche tutte quelle pomeridiane per una settimana, per poi riaprirle nei 7 giorni successivi, osservando tutte le norme di sicurezza sanitaria (distanze, presidi ecc..). Il DPCM del 9 marzo ha rivoluzioanto nuovamente le attività della cooperativa con la chiusura definitiva e la ridefinizione dei servizi, rimodulati in modalità online”. “Abbiamo innanzitutto - spiega Roberto Giunchi, uno dei tutor della cooperativa - dato la disponibilità ai nostri ragazzi di mettersi in contatto con noi, per ogni loro singola esigenza (correzione esercizi, studio, brevi spiegazioni e chiarimenti di dubbi),
nei consueti orari di attività, ovvero tutti i pomeriggi dalle 15,00 alle 17,00. Ognuno di noi tutor da casa è disponibile, tramite gli strumenti informatici (Skype su tutti, ma anche videochiamate su Wathapp), secondo le specifiche materie che cura durante le normali attività: io mi occupo di matematica e fisica, Mandy Barucci di materie umanistiche e inglese, Mariangela Troiano di latino e lingue straniere, Agnese Rustignoli di materie umanistiche, Giuditta Senni di lingue straniere e Marco Poggi di italiano, diritto ed economia”. Questa nuova modalità è stata accolta positivamente dal 40% dei ragazzi che frequentano le attività del Salvagente, mentre la percentuale è del 100% per quanto concerne le lezioni individuali, che, di fatto, non hanno subìto alcune flessione, ma solo modificato il sistema di attuazione. “Tengo a dire - continua Roberto - che, fedeli alla nostra mission che abbraccia non solo lo studio, ma l’intero percorso educativo dei ragazzi,
il contatto virtuale con loro, non si limita all’attività di sostegno scolastico, ma punta anche al dialogo e alla relazione, per cogliere gli umori e le difficoltà che riscontrano nel vivere questo periodo a dir poco irreale. Ebbene sono emerse sensazioni molto diversificate fra loro: i ragazzi hanno colto dapprima il fatto di restare a casa come una sorta di una vacanza fuori stagione, poi, con prolungarsi dell’isolamento, è emersa la noia e anche la preoccupazione per questa situazione inaspettata. Sono venuti in luce, infine, anche alcuni aspetti molto positivi, quasi tutti legati alla riscoperta dei legami famigliari, specie in contesti di rapporti difficili fra genitori e figli”. “Vorrei - conclude Roberto - raccontare anche un’altra iniziativa messa in campo: Marco Poggi, uno dei nostri tutor ha cominciato, di sua iniziativa, a leggere ogni giorno il primo capitolo di un libro (classici, letteratura ecc...) e a condividere il video di tale lettura sul proprio canale Youtube e sul proprio profilo Facebook. Ci è sembrata un’idea molto valida, quindi abbiamo deciso di estenderla ai nostri ragazzi, condividendola a nostra volta, al fine di suscitare interesse per la continuazione della lettura dei libri proposti, un’opportunità interessante per trascorrere il tempo in maniera produttiva e stimolante”.
12 #RICERCA
A fianco: bambini con Sindrome di Down: è possibile una cura per la loro disabilità intellettiva? Sotto: il prof. Pierluigi Strippoli
Attivita’ di ricerca sulla Sindrome di Down Dal 2013 un team di ricercatori del DIMES (Università di Bologna) studia la Sindrome di Down e la cause della disabilità intellettiva ad essa connessa. Il prof. Pierluigi Strippoli, coordinatore del gruppo, illustra gli sviluppi attuali di tale attività e le prospettive a medio lungo termine anche a livello di terapie.
E’
auspicabile in un prossimo futuro una cura per la Sindrome di Down? Era, questo, il sogno del pediatra francese Jérôme Lejeune, che nel 1959 scoprì le cause genetiche di questa malattia tanto diffusa, dovute alla particolare conformazione del cromosoma 21. Dal 2013 questa possibilità è perseguita con forza da Pierluigi Strippoli, biologo e docente presso l’Università di Bologna, che ha avviato un gruppo di ricerca sulla malattia all’interno del Dipartimento di Medicina Specialistica, Diagnostica e Sperimentale (DIMES) dell’Alma Mater Studiorum, al fine di comprendere le basi biologiche della disabilità intellettiva associata alla sindrome di Down. “Nel corso del 2019 - afferma Strippoli - si sono concretizzati interessanti sviluppi nell’attività di ricerca, quali la conferma dell’esistenza di una “regione critica” per la sindrome di Down sul cromosoma 21, l’azione di forme differenti di acido folico sulle cellule con trisomia 21, l’espressione di micro-RNA nel plasma di bambini con sindrome di Down. Risultati che sono in linea con quanto sostenuto dal prof. Lejeune, ossia che la trisomia 21 presenti un’alterazione del metabolismo, che causa un accumulo di sostanze con il risultato finale di “intossicare” le cellule, quali i neu-
roni, provocando, così, la disabilità intellettiva. Quanto da noi studiato è stato illustrato in più ambiti nazionali e internazionali: congressi scientifici (Barcellona, Milano e Napoli) ed eventi (Londra e Villach), dai quali è emersa la grande responsabilità che abbiamo, nel proseguire gli studi sulla relazione tra genetica e metabolismo nell’uomo”. E’ interessante ricordare che il gruppo di ricerca coordinato dal prof. Strippoli opera su un campione di 230 bambini con sindrome di Down (età media 10 anni) provenienti da tutta Italia e di 80 loro famigliari (fratelli e sorelle) che partecipano come gruppo di controllo: questi numeri ne fanno
la più significativa ricerca clinicosperimentale a livello continentale. “Attualmente - continua Strippoli siamo impegnati su diversi fronti: innanzitutto stiamo completando l’analisi CRISPR/Cas9 per eliminare la terza copia della “regione critica” del cromosoma 21 dalle cellule con trisomia 21, coltivate in laboratorio, al fine di comprendere il funzionamento di questo segmento di cromosoma: osservando le differenze nel metabolismo cellulare, in presenza o in assenza di una copia in più di tale regione, speriamo di capirne il ruolo fisiologico e di poter associare gli squilibri metabolici da noi osservati nella trisomia 21 a determinati geni che possano diventare bersagli di terapie innovative, unendo così il filone “genetico” e quello “metabolico” in una sola visione complessiva. In secondo luogo continuiamo lo studio della correlazione tra genotipo e fenotipo nella sindrome di Down, attraverso l’analisi di sintomi clinici, aspetti cognitivi e del metaboloma di persone con trisomia 21 e di soggetti di controllo”. Le attività di ricerca coordinate dal prof. Strippoli vengono finanziate quasi esclusivamente da donazioni di privati e associazioni: chi desidera contribuire al progetto può farlo destinando, in fase di dichiarazione dei redditi, il proprio 5x1000 all’associazione “Vola con Martin oltre il 21” (Mandello del Lario, Lecco - Codice Fiscale: 92077220132), impegnata nel sostegno al gruppo di ricerca sulla trisomia 21. Per approfondire i temi sugli studi del prof. Strippoli e del suo team, è possibile consultare la pagina web del gruppo di ricerca, al link: http://apollo11.isto.unibo.it/gruppo/.
A fianco: la prof.ssa Lisa Ricci ed alcuni studenti che hanno partecipato agli incontri con i medici dell’Hospice sulle cure palliative
Cure palliative, l’umanita’ al centro della relazione Un gruppo di studenti del Liceo Scientifico Fulcieri Paulucci di Calboli di Forlì ha incontrato Marco Maltoni e Elisabetta Sansoni, medici presso gli Hospice del territorio. Dalle loro osservazioni la scoperta del valore delle cure palliative per i malati oncologici e della dignità umana anche nell’ultima fase della vita
L
e cure palliative sono state oggetto di due incontri fra un gruppo di studenti del Liceo Scientifico di Forlì e i medici Marco Maltoni e Elisabetta Sansoni, all’interno di un percorso di Alternanza Scuola Lavoro. “Il progetto, promosso in collaborazione con l’Ordine dei Medici di Forlì-Cesena e l’AUSL Romagna - spiega Lisa Ricci, insegnante al Paulucci di Calboli - ha rappresentato un potenziamento a finalità orientative, tramite 50 ore di formazione, per 30 ragazzi di V liceo, che hanno manifestato l’intenzione di intraprendere gli studi universitari in Medicina. Gli incontri con Marco Maltoni e Elisabetta Sansoni, sono stati, dunque, una tappa di questo percorso per approfondire il concetto di cure palliative e riflettere sul rapporto fra medico, paziente e famigliari in contesti di malattie spesso irreversibili. “Mi ha colpito - afferma Tommaso Fera - il profondo rapporto umano che si instaura in Hospice fra professionisti e malati, un aspetto che non ho avvertito
negli incontri con altri medici, dai quali sono emersi solo gli aspetti sanitari nella relazione. Per me è stata una doppia scoperta, in quanto non conoscevo gli Hospice e l’approccio che in questi contesti viene proposto ai pazienti”. “Ho rivisto le mie idee - commenta Filippo Sabetta - sul suicidio assistito, dopo aver ascoltato i medici dell’Hospice: prima lo ritenevo positivo, quando non c’è speranza di guarigione. Ascoltando quello che avviene tramite le cure palliative, ho capito che esiste un’altra forma di accompagnamento verso la fine della vita, più rispettosa del malato. Avevo già affrontato la questione del suicidio assistito negli USA, dove ho frequentato la IV liceo in uno stato dove questa pratica è legale. Rimango sorpreso che allora, trattando questi argomenti, non si sia accennato alle cure palliative”. “Gli incontri con i dottori dell’Hospice ricorda Rebecca Ruggerini - mi hanno fatto capire che la medicina non riguarda solo la cura, ma anche questioni di carattere etico. Il rapporto con il malato va inteso come la somma di atteggia-
menti sanitari e umani. Di rilievo sono stati anche gli approfondimenti sulle leggi vigenti in Italia, che mi hanno fatto capire quanto la medicina sia connessa con tanti aspetti della vita quotidiana”. “Con Marco Maltoni e Elisabetta Sansoni - sono concetti espressi da Giulia Di Nunzio - abbiamo discusso molto di aspetti umani e psicologici, condizioni basilari per stare a fianco di malati terminali. Mi ha colpito molto anche il fatto che le cure palliative non intervengono solo sul paziente, ma su tutto il nucleo famigliare. Ho capito che in Hospice si riscopre la dignità delle persone, un aspetto che probabilmente in altri ambiti ospedalieri non è così sentito”. “Ho studiato la medicina come una scienza asettica - sostiene Gaia Rossi mentre nelle cure palliative ho trovato un’analisi del paziente nella sua interezza umana. Mi hanno colpito anche alcune immagini che i medici ci hanno mostrato, da cui si desume che l’Hospice è concepito per l’accoglienza, anche nella definizione degli arredi e degli spazi”. “Grazie alle competenze dei medici dell’Hospice - conclude la prof. Lisa Ricci - sono stati incontri molto arricchenti: mi ha molto impressionato il lavoro di team che viene svolto (non sempre facile fra professionisti). A livello formativo li ritengo molto preziosi, anche in vista dell’esame di stato, in cui sono spesso presenti tematiche etiche e di educazione alla cittadinanza, una delle priorità formative del sistema scolastico italiano”.
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14 #DISABILITÀ
A fianco: attività ludico-sociali presso le comunità di Domus Coop Sotto: Monia Fantuzzi, psicologa e responsabile della Casa S. Francesco
Disagio psichico giovanile: un’emergenza in crescita I mutamenti del fenomeno, che interessano sempre più le giovani generazioni, richiedono un nuovo approccio che, a fianco di specifiche terapie mediche, abbraccino tutti gli aspetti relazionali. Monia Fantuzzi (Domus Coop) racconta le tipologie di intervento sui minori svolte in comunià e insieme ai loro famigliari
I
l disagio psichico, dai dati in possesso della cooperativa Domus Coop, presenta un mutamento rispetto al passato: se prima le patologie erano controllabili con terapie specifiche, oggi si registra una crescita di persone verso le quali è necessario un approccio relazionale completo, dove non si agisce solo sul sintomo, ma sulla creazione di condizioni ambientali e di “contenitori” dove le persone possano assumere comportamenti funzionali. Questo tipo di disagio interessa anche i giovani, a cui Domus Coop offre risposte tramite l’accoglienza presso Casa San Francesco, comunità educativa integrata maschile, che ospita bambini e ragazzi fino alla maggiore età”. “Il nostro intervento - spiega Monia Fantuzzi, psicologa e responsabile della Casa - mira a creare innanzitutto una consapevolezza della fragilità delle persone che accogliamo, condizione necessaria per costruire insieme la relazione con se stessi e con gli altri:
cerchiamo di realizzare tutto ciò in un ambiente sereno e stimolante per accompagnarli verso comportamenti adattivi. L’aspetto relativo all’ambiente di vita è molto importante, in quanto molti dei ragazzi provengono da situazioni famigliari di disagio, che possono, in certi casi, non aver favorito un loro sviluppo armonico. In quest’ottica è fondamentale il lavoro che viene svolto, parallelamente
al ragazzo, con la famiglia, al fine di creare le condizioni per una relazione più funzionale con il proprio figlio”. Si tratta di un processo lungo che deve partire da un presupposto chiaro: gli operatori devono conquistarsi la fiducia della famiglia che, a sua volta, deve fidarsi e affidare loro pienamente la cura del figlio. Se scocca questa scintilla è possibile avviare un percorso. “In effetti è proprio così - continua Monia - all’inizio, pur in situazioni disgregate, noi cerchiamo di vedere nei genitori tutte le positività residue e di valorizzarle, mostrando loro i bisogni dei figli e stimolando risposte in termini di riattivazione di una relazione educativa positiva. I contatti fra ragazzi e famiglie vengono dapprima filtrati (telefonate in viva voce o incontri mediati) e, successivamente ampliati quando le condizioni lo permettono (incontri liberi) e le finalità del progetto vanno in questa direzione (week end a casa o vacanze). Ma, ripeto, alla base di tutto, c’è la fiducia: quando la percepiamo nei genitori, il terreno diventa più fertile, per la crescita dei loro figli e per la relazione fra genitori e figli, ben coscienti che il nostro compito non è quello di sostituirli, ma di affiancarli nel loro ruolo educativo, supportandoli laddove presentano maggiori fragilità”.
A fianco: l’ampliamento del Centro Residenziale di San Leonardo in Schiova Sotto: Michela Schiavi, responsabile raccolta fondi di CavaRei
CavaRei: nuovi spazi in accoglienza residenziale L’ampliamento del Centro Residenziale di San Leonardo in Schiova di CavaRei, consentirà di ampliare l’accoglienza dagli attuali 9 a 20 posti. Contestualmente sarà avviata la coltivazione di piante di Paulownia, nell’area agricola adiacente alla struttura, quale attività socio-occupazionale per gli ospiti
L’
impresa sociale CavaRei sta ultimando un importante progetto finalizzato all’accoglienza di persone con disabilità, tramite l’ampliamento della propria casa di San Leonardo in Schiova, sita nella campagna fra Forlimpopoli e Pievequinta, già adibita a residenzialità con 9 posti e anche a centro diurno socio occupazionale. “L’intervento, avviato a luglio 2018 spiega Michela Schiavi, responsabilie raccolta fondi di CavaRei - consiste nella costruzione con struttura in legno di un edificio di 1150 mq, che è collegato alla porzione già esistente edificata nel 2006, anch’essa con tecniche di bioedilizia. Oltre a ciò è stato creato un collegamento coperto fra la parte originale della casa e lo stabile che ospita il centro socio-occupazionale. Questa nuova costruzione ci permetterà di ampliare l’accoglienza residenziale dai già citati 9 posti a 20, offrendo risposte alle famiglie con persone disabili, specie in vista del Dopo di Noi, una fase molto complessa per ogni contesto famigliare, che va preparata nel tempo con estrema delicatezza. Se poi sommiamo questa disponibilità con quella presso il centro residenziale di via Bazzoli, la ricettività complessiva della nostra impresa sociale si attesa sui 32 posti”. Il Centro residenziale San Leonardo ha una storia importante per il nostro
territorio: la casa fu acquistata a inizio anni ‘90 dalla cooperativa sociale Il Cammino (una delle realtà poi confluite in CavaRei) e adibita a centro diurno socio-occupazionale, nel quale furono attivati percorsi flessibili e personalizzati sulle esigenze di ogni singola persona accolta. Dal 2000, poi, emerse con forza le esigenze di residenzialità di tante persone con disabilità, è stato attivato questo servizio, consolidato ed ampliato nel 2006, come si è detto, con una nuova porzione di edificio, per poi giungere all’attuale intervento di allargamento della struttura. Gli attuali lavori di ampliamento, finanziati con risorse proprie e con
donazioni, frutto di campagne di raccolta fondi, sono terminati come da programma a fine marzo: rimane un punto interrogativo sull’attivazione delle nuove accoglienze, fissate per luglio 2020, a causa dell’emergenza Coronavirus, che potrebbe, se si protrarrà nel tempo, farne slittare in avanti l’avvio”. “Di particolare importanza - continua Michela Schiavi - a latere del progetto di ampliamento, anche l’avvio di una nuova attività di coltivazione nell’area agricola (4000 mq) antistante la casa, sulla quale saranno messe a dimora piante di Paulownia, una scelta motivata dalla forte produzione di ossigeno da parte delle foglie di questa specie, che migliorerà la qualità dell’aria e dalla forte richiesta da parte del mercato, per utilizzi come biomassa e complementi di falegnameria, per via della sua struttura morbida e facilmente lavorabile. Altro vantaggio di questo tipo di coltivazione, per noi preziosissimo, sta nella semplicità della manutenzione di queste piante, che potrà essere curata anche da persone con disabilità ospiti della casa, aumentando di fatto le attività socio occupazionali ed affiancarsi alla coltivazione di erbe aromatiche, già praticata da tempo presso la struttura”. Per avviare al meglio questa nuova attività produttiva, CavaRei ha aderito a “Paulownia-Crescere in rete”, soggetto associativo che garantisce supporto e assistenza per la piantumazione, per la crescita e per la commercializzazione del legname, un’operazione che consolida la propensione di CavaRei alla creazione di network con soggetti del territorio, per avviare progetti con ricadute benefiche sull’intera comunità.
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#COOPERAZIONE
A fianco : i membri del consiglio di amministrazione della cooperativa sociale ASSO. Sotto: Cristina Gallinucci, presidente della cooperativa
Un “Asso” nella manica per le persone disabili La cooperativa sociale ASSO è un’esperienza imprenditoriale probabilmente unica sul territorio nazionale, in grado di coniugare l’inserimento lavorativo di persone con disabilità e una mirata professionalità, al fine di offrire servizi di qualità in contesti sanitari. Ne parla la presidente Cristina Gallinucci
S
embra cucita su misura la denominazione ASSO per la cooperativa sociale di Cesena guidata da Cristina Gallinucci, per il vertiginoso trend di crescita che questa struttura ha raggiunto dal 1996, anno di fondazione, ad oggi. Ma in realtà ASSO è semplicemente l’acronimo di Agenzia di Servizi e Supporto Organizzativo, una cooperativa di tipo B, che ha stravolto il comune concetto di inserimento lavorativo di persone svantaggiate, creando una sinergia vincente fra professionalità e disabilità. A Cristina, anch’essa portatrice di una disabilità (ndr: è paraplegica), è sempre andato molto stretto il concetto che una persona disabile dovesse essere relegata a mansioni semplici e non specializzate: ASSO ha rappresentato (e rappresenta tutt’ora) una sfida alla comunità locale e, in definitiva, all’intero Paese, sul ruolo lavorativo delle persone con di-
sabilità e sulla possibilità di formarsi al pari dei cosiddetti “normali” in attività non residuali, ma professionalmente stimolanti. “In effetti - spiega Cristina - i servizi che offriamo alla nostra clientela presuppongono spiccate competenze: ci occupiamo di contabilità, ammi-
nistrazione, gestione di call center e sportelli sanitari, dichiarazione dei redditi, tutte attività che non possono essere lasciate al caso, ma necessitano di professionalità, precisione e di una predisposizione al rapporto con il pubblico e alle relazioni umane. Dai 9 soci fondatori del 1996 oggi siamo una realtà che offre lavoro a circa 300 addetti, il 70% dei quali con disabilità: la nostra attività non si limita all’ambito locale, dove gestiamo i call center dell’AUSL Romagna e dell’IRST di Meldola, gli sportelli CUP di Cesena, Savignano e di altri comuni del ravennate, ma si sviluppa anche a Salerno e Caserta (ASL locali), Milano (Istituto Neurologico Carlo Besta), dove siamo impegnati sempre nell’ambito dei call center e in Piemonte (ASL TO4) dove 20 nostri addetti si occupano dei Centri Prelievi. Proprio in questi ultimi mesi, poi, la nostra attività sta avendo un ulteriore incremento, a seguito dell’aggiudicazione del bando per la gestione degli sportelli CUP della città metropolitana di Torino e della stessa ASL TO4: un’operazione che porterà alla creazione di 100 nuovi posti di lavoro, creando nuova occupazione per persone con disabilità”. Ciò che stupisce dell’esperienza imprenditoriale di ASSO è l’intraprendenza della presidente Gallinucci,
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un’energia fuori dal comune che è certamente uno dei motivi principali della forte ascesa della cooperativa. “Ho la fortuna di fare un lavoro che mi piace - continua Cristina - e non ho perso un briciolo di entusiasmo in tutti questi anni. C’è un aspetto in particolare mi gratifica tantissimo: quando incontro persone con disabilità spesso vengo a contatto con storie di delusione e scoraggiamento in ambito professionale, anche dopo anni di studio e di ricerca di un lavoro. Qui ad ASSO trovano una possibilità per riscattarsi, per riscoprire la propria dignità, per crearsi una professionalità e un reddito: quando avviene tutto ciò e leggo nei loro occhi il rifiorire della vita, provo una gratificazione infinita. Questa nostra società non lo ha ancora capito, ma la disabilità non è una condizione ancorata unicamente a concetti di assistenza, ma deve essere considerata un’opportunità, in cui si può vivere pienamente una professionalità e una pienezza di vita. ASSO, in fin dei conti, è lo strumento per vivere questa opportunità e io mi batterò perchè questo modello possa essere sempre più condiviso e, possibilmente, esportato”.
CONFCOOPERATIVE FORLI’-CESENA: A FIANCO DELLE COOPERATIVE ASSOCIATE, NONOSTANTE L’EMERGENZA L’emergenza Coronavirus non trova affatto impreparata Confcooperative Forlì-Cesena. Certamente gli obiettivi 2020, usciti dall’assemblea dello scorso 7 febbraio, sono stati del tutto rivoluzionati dalla comparsa del virus, specie in merito al progetto di creazione di un unico organismo a livello romagnolo. Oggi la priorità è altra, ovvero quella di mantenere un presidio efficace a servizio delle cooperative associate, nel rispetto delle disposizioni vigenti, ed avviare politiche di pressione nei confronti delle Istituzioni, al fine di giungere a corposi provvedimenti di sostegno alle imprese, la cui produttività è letteralmente massacrata dal Covid 19. “Dall’avvio dell’emergenza - spiega il direttore Mirco Coriaci (nella foto) - abbiamo fatto scelte, in modo che a livello operativo nulla venisse meno: tutti gli operatori del Centro Servizi assicurano le prestazioni agli associati, operando da remoto presso le loro abitazioni. I collaboratori che sovrintendono la componente di rappresentanza politica del settore
sono al lavoro, seguendo scrupolosamente le dispoziioni di prevenzione sanitaria disposte dal Governo. Ma tutto questo non basta, se ci limitiamo ad una vicinanza per così dire ordinaria: le nostre cooperative sono tutte in grossa difficoltà, perchè, improvvisamente, tutto si è fermato. Una situazione cento volte più grave della crisi economica dalla quale con fatica siamo usciti. Oggi serve molto di più. In quest’ottica lo scorso 10 marzo abbiamo inviato una comunicazione alla Provincia, alla Camera di Commercio e ai Comuni di Forlì e Cesena, al fine di attivare un tavolo virtuale permanente (in videoconferenza) per condividere i gravi problemi che interessano le imprese ed avviare processi indirizzati al loro sostegno. Tengo a dire che questa proposta è certamente emersa in un contesto di emergenza, ma che va considerata un’opportunità permanente di confronto per lo sviluppo dell’economia locale, anche quando il Coronavirus sarà stato completamente debellato”.
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#NOTIZIE BREVI
DIRITTI SCOLASTICI DEI DISABILI: SENTENZA DEL TAR DEL VENETO
Giovanni Ponti: una medaglia in sua memoria
L’
o scorso 31 gennaio 2020, presso il teatro comunale di Predappio si è tenuta la commemorazione della Giornata della Memoria, alla presenza del Prefetto di Forlì-Cesena Antonio Corona, del sindaco di Forlì Gian Luca Zattini e dei primi cittadini di Predappio e Castrocaro, Roberto Canali e Marianna Tonellato. L’evento ha visto la presenza degli alunni delle scuole medie del territorio di Predappio, Castrocaro e Premilcuore, per mantenere viva la memoria della Shoah e di tutti coloro che furono fatti prigionieri nei campi di concentramento nazisti, nel corso del secondo conflitto mondiale. Alla celebrazione erano presenti Germano Salvatorelli, rappresentante della comunità ebraica di Ferrara, Mario Proli, storico forlivese e alcuni studenti del territorio che avevano preso parte al Treno della Memoria, per riflettere sui quei drammatici anni. Durante l’iniziativa sono state consegnate le medaglie d’onore concesse ai cittadini italiani, militari e civili, deportati e destinati al lavoro coatto per l’economia di guerra. Il sindaco Zattini ha ricordato Giovanni Ponti (Forlì, 1924 – 2016), consegnando la
medaglia alla figlia Daniela. Come documentato nel “Foglio matricolare e caratteristico”, “il babbo – racconta Daniela – fu catturato a seguito di rastrellamento, mentre prestava servizio militare all’aereoporto militare di Forlì il 22 dicembre 1943: si stava recando con un suo commilitone a Predappio alla Caproni. Di quegli anni non amava parlare tanto, ma ricordava la lontananza, la fame, il freddo, l’assoluta mancanza di igiene, i pidocchi, la paura di non tornare a casa”. Dopo quella tedesca, subì, insieme ad altri italiani, la prigionia a Pola sotto il regime comunista di Tito, che tentava di estendere i confini oltre l’Istria. Riuscì a tornare a casa il 22 luglio 1945: pesava meno di 50 chili, lui che era alto circa 1,75 m. Durante la manifestazione sono stati insigniti anche altre due persone: il novantenne Guido Chiossi, presente alla cerimonia e lo scomparso cesenate Guerrino Sbrighi.
SOSTENGONO IL PROGETTO “PERCORSI SOLIDALI”:
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IL TAR del Veneto (nella foto la sede), in materia di diritto allo studio, ha recentemente condannato l’Ufficio Scolastico regionale, per aver assegnato in modo illegittimo le cattedre di sostegno ai disabili della Provincia di Venezia. Nello specifico il provvedimento sostiene che il diritto allo studio risulta una priorità, non assoggettabile a esigenze di bilancio, rileva un numero di insegnanti insufficiente ad assicurare un adeguato sostegno agli studenti disabili iscritti e ribadisce che il diritto all’istruzione dei disabili, sancito dall’art. 38 della Costituzione e dai principi di solidarietà (art. 2 e 3) deve assicurare un numero di ore di sostegno pari a quelle indicate dal GLHO, sulla base valutazioni delle condizioni e delle esigenze del minore disabile. Il TAR ha, quindi, dichiarato l’illegittimità dell’attribuzione di un monte ore settimanale di sostegno inferiore a quello individuato dal competente GKHO.
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La parola
Domenico Settanni
all’esperto //
#LEGISLAZIONE
Cooperazione sociale e inserimento lavorativo Una preziosa risorsa a livello di occupazione per tutto il territorio: ne parla il nostro esperto Domenico Settanni
Le attività della cooperazione sociale, sia in ambito socio educativo che di inserimento lavoritivo per persone svantaggiate, rappresentano un polmone importante sotto l’aspetto occupazionale. Entrambe le attività, negli anni, hanno dato la possibilità di occupare centinaia di lavoratori normodotati e/o disabili, che hanno trovato nella cooperazione sociale un segmento importante per poter sviluppare le loro attitudini professionali.
Domenico Settanni esperto di cooperazione sociale
L’evoluzione normativa ha poi fatto sì che alcune cooperative si trasformassero anche in “impresa sociale” dove spiccano ancora di più caratteristiche, quali la democrazia interna, la solidarietà, la sussidiarietà e una gestione trasparente, in una visione imprenditoriale e di progettualità diffusa. Ciò detto è fondamentale che tali valori vengano preservati, evitando la triste realtà delle cosiddette “cooperative spurie” che perseguono attività irregolari (mancanza di una gestione collegiale, non perseguimento degli scopi sociali statutari, salari non rispettosi del CCNL di categoria, falsi in bilancio, lavoro nero ecc,..): si tratta di fenomeni da bandire in quanto nuocciono a una cooperazione sociale sana e rispettosa delle regole. Bene ha fatto il Ministero del Lavoro e la Regione Emilia-Romagna, istituendo un apposito organismo di controllo e studiando da vicino questa grave anomalia. Entrando nello specifico dell’inserimento di persone svantaggiate, un recente convegno organizzato a Bologna da parte delle tre centrali cooperative ha reso pubblici alcuni dati che appaiono più che confortanti. Da tale indagine conoscitiva risulta, infatti, che grazie all’attività delle 243 cooperative di inserimento lavorativo presenti in regione, la Pubblica Amministrazione ha risparmiato circa 20 milioni di euro all’anno, offrendo una prospettiva occupazionale a oltre 5.300 addetti con svantaggi certificati, che, in caso contrario, sarebbero stati a completo carico della collettività. Su questi aspetti, quindi, è importante che le Istituzioni e le parti politiche prestino sempre maggiore attenzione superando steccati ideologici e dando il giusto peso alla lodevole attività delle realtà in campo. Delle 5.300 persone svantaggiate, 3.800 sarebbero stati assunti con CCNL delle cooperative sociali, mentre gli altri 1.500 tramite tirocini. E’ evidente quindi il doppio beneficio che questa situazione genera: da una parte la valorizzazione delle persone tramite il lavoro, dall’altra la drastica riduzione dei costi assistenziali per l’ente pubblico. I lavoratori svantaggiati inseriti nelle cooperative sociali risultano per metà afflitti da disturbi fisici e per metà psichici, spaziando in tipologie di disabilità molto diverse fra loro: a questo proposito c’è da registrare il fatto che anche soggetti ritenuti gravi, ma inseriti in un giusto contesto, raggiungono risultati insperati. Nell’area dello svantaggio sociale sono ricomprese anche persone in condizione di fragilità, detenuti e minori. Infine si sottolinea che l’inserimento lavorativo di tali soggetti, che restituisce dignità e sviluppa l’autostima, viene favorito anche dalla presenza delle nuove tecnologie, valore aggiunto per il lavoro anche negli ambiti della vulnerabilità.
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