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La storia di Luciana Nissim Giulia Weiquian Wu
La storia di Luciana Nissim
Nota biografica
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Nata a Torino il 20 ottobre 1919 in una famiglia borghese ebraica, Luciana Nissim si trasferisce a Biella per motivi di lavoro del padre, dove trascorre gran parte della sua infanzia e adolescenza, brillando negli studi a tal punto da essere ammessa alla facoltà di medicina dell’Università di Torino nel 1937. Nonostante le leggi raziali, riesce a laurearsi nel 1943. Pochi mesi dopo, nella notte tra il 12 e il 13 dicembre, Luciana viene arrestata e poi imprigionata al Campo di Fossoli insieme a Vanda e Primo Levi, due suoi coetanei conosciuti durante gli studi, poiché accusati di sostenere il movimento partigiano. I tre vengono, in seguito, deportati ad Auschwitz-Birkenau. Una volta arrivata al campo di concentramento, Luciana viene quasi immediatamente notata per la sua laurea e quindi reclutata come infermiera del Revier, non venendo costretta al taglio dei capelli e riuscendo a sottrarsi ai lavori forzati. Nell’agosto del 1944 riesce ad ottenere il trasferimento al campo di Hessisch Lichtenau, dove rimane fino alla Liberazione. Difatti, con l’avanzata degli alleati, le SS si vedono costrette ad evacuare i campi e la donna, approfittando della confusione del momento, riesce a fuggire insieme ad una compagna, trovando rifugio presso una fattoria. Scrive nuovamente a Franco Momigliano, un suo caro amico, dopo averlo precedentemente avvisato con una lettera della sua imminente fuga, trovando in lui il conforto necessario per attutire tutti i sentimenti negativi che la opprimevano. Il 20 luglio 1945, fa ritorno a Torino, dove ad aspettarla ci sono la famiglia e gli amici, tra cui anche Primo Levi, anch’egli sopravvissuto all’olocausto. Immediatamente scrive la propria testimonianza nel racconto Ricordi della casa dei morti e il libro viene pubblicato nel 1946 nel volume Donne contro il mostro, insieme alla testimonianza analoga di Pelagia Lewinska. Il 24 novembre dello stesso anno sposa Franco Momigliano, con cui lavora all’Olivetti dal 1947 al 1954. Nel 1956 i coniugi Momigliano si trasferiscono a Milano e qui Luciana inizia a dedicarsi alla psichiatria, operando nei servizi sociali e psichiatrici infantili, per poi ottenere la Specializzazione in psichiatria nel 1959. Nel 1965 diviene analista della Società Psicoanalitica Italiana e nel 1978 diventa a tutti gli effetti psicoanalista, oltre ad essere divenuta il Presidente del centro di Psicoanalisi di Milano. Si impegna a sviluppare una psicoanalisi dal “volto umano”, attenta alle emozioni trasmesse dal paziente e basata sull’ascolto rispettoso da parte dell’analista. Nel 1995, Luciana si ammala di tumore e muore il 1 dicembre 1998, nella sua casa a Milano.
Il fumetto racconta la storia di Luciana Nissim, una donna sopravvissuta ai campi di concentramento. Più specificamente, mi sono focalizzata su alcuni momenti salienti della vita di Luciana: la laurea in medicina, la sua deportazione prima a Fossoli, poi ad Auschwitz ed infine a Lichtenau; la fuga dal campo e la sua vita dopo la deportazione.
Il motivo per cui ho deciso di rappresentare la laurea di Luciana, come prima vignetta in assoluto, è per mettere in evidenza l’importanza che questo titolo di studio ha avuto nella sua esperienza come deportata. Infatti Luciana viene reclutata come infermiera al campo di Auschwitz e ciò le permette di ottenere il trasferimento all’infermeria del campo di Lichtenau, dove rimane fino alla Liberazione.
L’ultima parte del fumetto si concentra sulla nuova vita di Luciana a Milano, dove si trasferisce con il marito e dove si dedicherà alla psichiatria.
Per la realizzazione delle tavole ho utilizzato matita e china. I disegni, e in particolare i volti, sono stilizzati.
Giulia Weiquian Wu