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La storia di Frida Misul Martina Manzoni
La storia di Frida Misul
Nota Biografica
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Frida Misul nasce a Livorno da una famiglia ebraica, figlia di Gino Misul e Zaira Samaia.
Studia canto e dopo l’introduzione delle leggi razziali fasciste del 1938 continua ad esibirsi sotto lo pseudonimo di Frida Masoni mentre aiuta a gestire la friggitoria di famiglia.
Il periodo dopo l’8 settembre 1943 è molto duro sia per la morte della madre sia per la preoccupazione per le sorti dei familiari: il padre e le due sorelle minori.
Il 1 aprile 1944 viene arrestata ad Ardenza (LI) e detenuta nelle carceri di Livorno e da lì inviata al campo di transito di Fossoli e poi deportata ad Auschwitz il 16 maggio, per non aver rivelato il nascondiglio di suo cugino Umberto Misul, unitosi ai partigiani. Viene immatricolata con il numero A-5383.
Stremata dai lavori forzati viene ricoverata nell’ospedale del campo, dove riesce a scampare alla morte grazie alla sua voce da cantante. Viene adibita nel Kanada a condizioni di lavoro fisicamente meno brutali e la domenica canta per le SS. La stessa storia si ripete al campo di Villistat, Germania, dove era stata trasferita il 16 novembre.
Il suo triste viaggio la conduce al campo di Theresienstadt, fino alla Liberazione del 9 maggio 1945.
Dopo aver trascorso tre mesi in un ospedale sovietico e poi in un campo di raccolta americano, Frida può finalmente tornare a Livorno dalla sua famiglia, che era riuscita a scampare alle deportazioni.
Frida sentirà di essere stata tradita non dall’Italia ma dall’Italia fascista e deciderà di ricostruire la sua vita nel paese che rinasce dopo la guerra: si innamorerà, sarà moglie e madre, commessa in un negozio di elettrodomestici poi nella farmacia comunale.
Cittadina conosciuta e amata a Livorno, farà sentire la sua voce di testimone nel libro Fra gli artigli del mostro nazista: la più romanzesca realtà, il più realistico dei romanzi.
La sua voce di soprano invece resterà per sempre muta, come “sepolta nel campo”, come se quel dolce sogno d’arte fosse stato spazzato via per sempre dall’offesa ricevuta.
Morirà nel 1992 e le verrà dedicata una via della sua amata città natale, Livorno.
Nel breve fumetto ho rappresentato in sintesi la vita di Frida Misul, dalla sua infanzia sino al ritorno a casa dopo l’Olocausto; appunto per questo sono presenti solo i momenti significativi della sua triste storia, in particolare la deportazione nei campi di concentramento.
La sua testimonianza è una delle tante, ma dare importanza ad ognuna di esse è fondamentale per comprendere i dolori che ognuno ha provato: la persecuzione razziale ha colpito milioni di persone, ma ciascuna la ha vissuta in maniera differente, e allo stesso modo noi possiamo trarre da ognuna insegnamenti diversi. Quella di Frida è una storia di speranza: dopo i terribili anni che ha vissuto calpestata dal razzismo, è stata capace di rialzarsi e crearsi una nuova vita.
Ho accentuato la cupezza della vicenda usando chiaroscuri e una scala cromatica forte e contrastante.
Ho usato uno stile semirealistico per poter rappresentare al meglio e realisticamente i luoghi, le persone e le espressioni, in modo da far sentire il lettore il più vicino possibile alla storia.
Martina Manzoni