3 minute read
Gianmarco Tamberi – Io proprio io vi racconto Rio
from "Le Marche a 5 Cerchi" 3^ edizione, a cura di Andrea Carloni. Rio 2016 - PyeongChang 2018”
by GIOCOM
Io proprio io, vi racconto Rio Gianmarco TAMBERI
Civitanova Marche (Mc) il 01/06/1992
Advertisement
Atletica Leggera – Salto in Alto
Londra 2012 – Eliminatorie
Saltare i Giochi un dolore tremendo, poi il grande regalo di Malagò e la “ciliegina” dei commenti in RAI
Il presidente Malagò al “Raffaello Sanzio” di Falconara, nel giorno dell’invito a “Gimbo” di Gianmarco Tamberi
Rio é stata un’esperienza gratificante e indimenticabile. Fin da quando mi è stato chiesto di andare, senza saltare. Come non avrei potuto più, stante quel fardello di gesso che mi portavo appresso ormai da settimane. Non scorderò mai quella telefonata e quell’invito del presidente del CONI, Malagò, a raggiungerlo all’aeroporto di Falconara (Marittima , An ndr). Aveva preso un aereo per venire ad invitarmi di persona in Brasile; aveva solo due ore di tempo prima di rientrare a Roma. Mi offriva la possibilità di essere comunque, in qualche modo, là dove avevo sempre sognato di essere da quattro anni prima, all’indomani di una Olimpiade di Londra che avevo conquistato in extremis e che forse era arrivata troppo presto. Mi precipitai all’Aeroporto. L’invito a rappresentare l’Italia come Testimonial per promuovere “Roma 2024” (che poi non si candidò più), mi sembrò un’esperienza esaltante per mitigare almeno in parte il dolore che mi provocò la rinuncia ai Giochi, dopo quell’incredibile gara di Montecarlo, il 15 luglio, in Diamond League, dove arrivò il primato personale (2,39), ma anche l’infortunio più tremendo della mia carriera: la lesione al legamento deltoideo della caviglia sinistra – quella di stacco - che mi fece andare sotto i ferri due volte. Tre giorni dopo quell’urlo straziante cacciato provando 2,41 e nel gennaio 2017, per la rimozione dell’Os Trigonum, un osso accessorio che a volte si sviluppa procurando dolori. Mi era sembrato – come in realtà fu per mano del Presidente Malagò – un risarcimento del destino, per quello che mi era incredibilmente successo. Sarei andato comunque a Rio, avrei affiancato i miei compagni in Nazionale, potendo stargli accanto e tifarli, come facciamo sempre uno con l’altro. Poi, qualche giorno dopo successe un’altra cosa che non avrei immaginato. Mi chiamò la Rai, per chiedermi se mi fossi prestato a commentare le gare degli azzurri ai Giochi, ogni volta, a fine giornata, per una mezzoretta. Accettai di buon grado e fu bellissimo dialogare con il conduttore, Franco Lauro, che purtroppo ci ha lasciati poco più di un anno fa. Anche lui come me amava soprattutto il basket e anche su questo, a microfoni spenti, ci facevamo delle belle chiacchierate, mentre la mia Chiara (Bontempi ndr) – che non aveva accesso ai mega studi delle televisioni di tutto il mondo – mi aspettava fuori, con la sua proverbiale pazienza. Non solo commenti da studio, però. Perché in realtà avevo la possibilità di vedermi anche le gare dal vivo e magari di commentarle al microfono di Elisabetta Caporale (inviata RAI ndr). Non so descrivere tutto ciò che sentivo dentro, guardando la gara di salto in alto che non mi vedeva chiedere il battimani a tempo al pubblico, come ero e sono abituato a fare, in ogni luogo delle mie gare. I sentimenti erano tanti, ma non ho mai voluto cercare di capire che risultato avrei potuto ottenere, se fossi stato dentro al campo, anziché sugli spalti. Quando cominci una gara non sai mai come andrà a finire. Una cosa però la so. Se vinci, tutti sono lì a celebrarti per giorni e giorni, dal vivo, sui social, in ogni modo. Se esci sconfitto, con quella sconfitta rimani lì, da solo, a rimuginare e a capire perché sia venuta a trovarti. Ci farai i conti, fino alla prossima gara, fino a quando non potrai scambiarla con una vittoria e metterla dietro le spalle. Tokyo? L’attesa per l’Olimpiade di Tokyo? Non riesco a contare quante volte ci penso in un solo giorno, tanto è vero che tra un po’ staccherò la spina e non ci sarà altro per me, fino a quel 30 luglio, il giorno delle qualificazioni. E spero che in tanti si preparino ad un’altra delle tante notti in bianco… e se ci sarà o no pubblico allo stadio, immaginerò che da casa facciate tutti il tifo per me e per l’Italia. Promesso?