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distrazione del legislatore nazionale nell’affrontare la materia. Certo, quanto poco sopra da noi affermato comporterà scelte delicate e non facili, sarà opportuno sgombrare il campo da inutili e anacronistici dubbi etici e imporrà infine l’adozione di un modello di business unico. Noi non ne sposiamo alcuno, che sia il “privato” o il “pubblico” a gestire poco importa. Il mondo offre un buon numero di case history alle quali ispirarsi e quindi non è necessario e nemmeno utile perdere tempo per studiare un nuovo modello al quale uniformare il comparto in Italia. Chiudiamo questa nostra riflessione con il solito richiamo alla filosofia che secondo noi deve sottintendere a ogni operazione di riordino e di rilancio dei Casinò, ovvero alla doverosa e inevitabile associazione di questo business al settore dell’entertainment. Le case da gioco devono diventare luoghi di divertimento per tutti, giocatori e non, purché maggiorenni.
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cedere al mercato del lavoro comunitario. Un impedimento, quest’ultimo, che grida vendetta soprattutto nei confronti dei giovani che eventualmente intendono avvicinarsi al mondo del lavoro nel settore del gioco d’azzardo. Non è tutto, serve anche un contratto nazionale che tuteli i lavoratori che non hanno oggi diritto ad alcun ammortizzatore sociale nel caso in cui le aziende, per le quali lavorano, vivano momenti di grave difficoltà economica. Infine, è doveroso riconoscere il ruolo che i Casinò svolgono in termini di attrazione turistica e, quindi, investire su un modello di autorizzazioni/ licenze che consenta l’apertura di nuove case da gioco nelle località in cui esiste un mercato potenziale, anche e soprattutto a livello stagionale. Insomma, il settore merita un riordino generale di tutte le sue peculiarità per renderlo maggiormente produttivo. Non esiste una sola motivazione valida che giustifichi ancora oggi la pluriennale
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stabilisca le regole del “gioco”. Siamo a pieno diritto membri di una Comunità europea che, seppure molto spesso discussa, con la pandemia ha dimostrato di essere la migliore scelta che gli Stati potessero fare per tutelare i propri cittadini. Certo, non tutto è perfetto, ma credere nell’istituzione europea può assicurare, su più fronti, un futuro migliore. Per tornare alla questione legislativa, norme nazionali sul gioco d’azzardo esistono in buona parte dei Paesi europei, tranne che in Italia, dove i Casinò sopravvivono grazie ad autorizzazioni rilasciate in tempi lontani dai Comuni o dalla Regione nel caso della casa da gioco di Saint-Vincent. La soluzione del problema non è più procrastinabile, perché queste aziende, che producono reddito e occupazione, devono poter operare sul mercato nazionale e su quello straniero, a pari condizioni, per sondare nuove opportunità di business che le rendano maggiormente solide e competitive. Un secondo tema riguarda i lavoratori. In Italia la professione del croupier non è riconosciuta, fatto che rappresenta un’anomalia grave e che limita anche la possibilità per chi è in possesso dei requisiti professionali di ac-
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iamo particolarmente felici di aprire questo numero della rubrica all’insegna di un pacato ottimismo. L’estate ci ha infatti regalato un po’ di leggerezza e di normalità seppure l’effetto pandemia non abbia mancato di condizionare in modo pesante la nostra vita, in modo particolare dal punto di vista psicologico. La ripresa delle attività delle case da gioco italiane ci ha finalmente restituito numeri positivi. Il trend di forte crescita degli incassi registrato nei tre casinò conferma che la voglia di divertimento da parte della gente non è diminuita, a dispetto di una situazione generale di notevole difficoltà a cui abbiamo fatto accenno poco sopra. Non solo, i dati positivi sugli incassi certificano il buono stato di salute dello specifico comparto produttivo che, a nostro parere, in futuro meriterà maggiore attenzione da parte delle proprietà e degli organi di governo. Il settore necessita da sempre di una regolamentazione che lo collochi a pieno diritto tra le attività produttive del nostro Paese. Sono diversi i fronti su cui intervenire. Citiamo in sintesi quelli secondo noi più importanti. Occorre, al più presto e in primo luogo, emanare una legge che, a livello nazionale,
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