Intervista ad Arturo Parisi, ItaliaOggi 23 dicembre 2016

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Venerdì 23 Dicembre 2016

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Se lo domanda Arturo Parisi, cofondatore dell’Ulivo e del Pd, di fronte a una crisi devastante

Partito di massa senza le masse? Il Pd non riesce a dismettere abitudini e rendite del passato referendum sono precipitati, GOFFREDO PISTELLI d’un tratto, sentimenti e ral Pd, lui, l’ha fondato. E pri- gionamenti, appartenenze e ma ancora l’Ulivo. E aveva opinioni. D. Potremmo dire che è anche sostenuto pubblicamente Matteo Renzi, an- la disintermediazione? R. Esattamente. La disindando persino alla Leopolda del 2011, quando il Rottamatore termediazione e la personaera considerato politicamente lizzazione. Poche altre volte è appestato dalal segreteria di stato evidente, come in questo Pier Luigi Bersani. Inevi- passaggio, dalle due direzioni tabile, in questo travagliato a quest’ultima assemblea. D. Spieghiamolo. post-referendum per Renzi, R. Da una parte, la parola ma anche per il Pd, andare a parlare con Arturo Parisi, già di Renzi che, in solitudine, ministro della Difesa del gover- si è caricato la decisione, a partire da critiche e autocrino Prodi II. Domanda. Professore, tiche. D. Dall’altra? partiamo dal Pd che si lecca Arturo Parisi R. Dall’altra il silenzio le ferite. Lei ha commentato il voto dell’assemblea PD degli altri. Che esso abbia in questi termini: «Pd,voto assunto la forma implicita del mocrazia parlamentare, figlia su relazione segretario 481 silenzio assenso o il voto espli- di una legge elettorale proporSì 2 No 10 astenuti. Ecco cito, pressocchè unanime, sulla zionale senza partiti? Ma, allo stesso tempo, come il problema! Come detornare a quella definire un Paese dove il Siamo tutti di fronte a un partito mocrazia dei partiti, governo ha il 97,6% dei disorientato, incapace di darsi con partiti di questo votanti?». Insoddisfatdegli obiettivi e una rotta. Lo genere? to di come sono andati D. Forse per quei lavori di quell’assemdico con rispetto, per la fatica e sto tornano i teblea? il dolore dei suoi protagonisti ma orici del modello Risposta. Insoddisfatto? è giunto il momento di scegliere. partito: Fabrizio Diciamo pure allibito. E’ fi nito anche il tempo del “ma Barca, per esemD. Addirittura? anche” e del “come no?”. la pio, imperversa. R. Ma le sembra che, distanza tra la realtà sociale Lei, che il Pd ha dopo sei mesi così divisivi, contribuito a farlo un risultato così deludente, e le vecchie forme politiche è nascere, ci dica di due direzioni così silenti, cresciuta a dismisura cosa ci sarebbe biquello che tra i partiti consogno. sideriamo il più partito, e R. È arrivato il momento che si pretende il più democra- relazione del segretario, cioè il tico, convochi un organo che, voto sul segretario, è soltanto di scegliere. Di scegliere con un congresso urgente, con un almeno per le sue dimensioni, un dettaglio. D. È un effetto del partito congresso vero. La verità è che assomiglia a un congresso e che di Renzi? il Pd non ha ancora scelto sul finisca così?! R. No. È un processo che serio che tipo di partito vuole D. Così come? R. Con un voto bulgaro. Dopo interessa, in modo ancora più essere e che tipo di democrameno di tre ore di discussione, profondo, le altre formazioni, da zia vuole costruire. E non ha con tredici interventi e meno Beppe Grillo a Silvio Berlu- scelto perchè, nonostante i della metà di votanti. Come sconi. È da molti decenni che decenni passati, non ha preso non vedere il problema? le parole di quella che Pietro compiuta coscienza che una D. Quindi il problema è Scoppola chiamò «la Repub- fase è finita. D. Vale a dire? tutto nel Pd? R. Vale a dire che le masse R. No. Non È arrivato, per Il Pd, il momento che i partiti di rappresentansolo quello del di scegliere. E lo può fare solo za di massa rappresentavano, Pd, né della con un congresso urgente, con un mi perdoni il gioco di parole, si sua democrasono dissolte da tempo. zia interna. È il congresso vero, non come l’ultima D. Perché il Pd non l’ha problema delassemblea del Pd dove il voto sulla capito? la democrazia relazione del segretario Renzi è R. Non ne ha preso coscienitaliana. Dico il stato: 481 Sì, 2 No e 10 astenuti. za perchè il personale, che proproblema, non Come defi nire un governo che ha viene o si ispira alla tradizionecessariamenil 97,6% dei votanti? Nemmeno ne dei vecchi partiti, dei due te il dramma. principali che sono alle sue D. Ossia? nella Bulgaria di in tempo c’era spalle, fa fatica a dismettere R.Ossia è eviquesto unanimismo attitudini, abitudini, e rendite dente che qualmateriali e simboliche eredicosa è avvenuto e sta avvenendo. Da una parte blica dei partiti», hanno preso tate dal passato. Lo dico con rispetto per la loro fatica e il vediamo, sui palchi e sui media, congedo dai fatti. loro dolore. È il momento di i pochi, sempre più pochi e più D. Per colpa di chi? soli, dall’altra i tanti, plaudenti R. Direi con l’aiuto di tutti: scegliere. Il tempo del «ma ane votanti. In mezzo un confron- dagli attori in sala ai commen- che» e del «come no?» è finito. to caotico, anche se vero, dove i tatori sui media. Grazie allo La distanza tra la realtà sociadiscorsi convivono col chiacche- streaming è ora definitivamen- le e le vecchie forme politiche è cresciuta troppo. E quando riccio, le proposte ragionate con te evidente. O al liveblog. questo accade... le contumelie gratuite. Senza D. Liveblog e dove? D. Quando questo accacanali attraverso i quali i tanti R. La cronaca in diretta su comunicano con i pochi, senza L’Unità. Gliela leggo: «Ore de? R. È doveroso rendersi conpercorsi ordinati attraverso i 12.34 Matteo Orfini dice che quali i tanti si fanno pochi. Da ci sono 60 iscritti a parlare. to che l’unica strada possibile ciò l’importanza crescente del Panico in sala». Ecco, in quel è adattare le forme alla realtà piuttosto che l’opposto. Da voto, parlo di quello pubblica- «panico in sala», c’è tutto. questo punto di vista, apprezmente garantito e regolato. D. E cioè? Quei Sì e quei No, nei quali nel R. Come può vivere una de- zo molto la generosa passione DI

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di Barca, ma credo che la possibile proporzionale. sua battaglia per tornare D. Lei andò alla Leopolall’antico sia destinata alla da quando non andava di sconfitta. moda. Quindi ha sostenuto D. «Abbiamo straper- apertamente il segretario so», ha detto Renzi, e ha del Pd, ma senza risparparlato di giovani e Sud. miargli osservazioni critiDa sinistra si voleva più che - lo testimoniano anche autocritica. Occorreva, le interviste che ha reso in secondo lei? questi anni a ItaliaOggi. R. Quella che è mancata Quali errori ha fatto Renzi di più semmai è la critica. ma, soprattutto, quali riCi vuole pure che la critica schia di fare nei prossimi se la debba fare l’accusato. delicati mesi? Se fosse stato per me avrei R. Io posso dire solo a partire detto: «Adesso ci fermiamo dai miei desideri. Quelli che, riqua». Non tre ore, tre gior- spetto a un obiettivo sono erroni. Non per sfogarci, ma per ri, rispetto a un altro sono scelte mettere a confronto analisi corrette. Il mio obiettivo, l’unico, e soprattutto proposte. è la costruzione di una demoD. E poi? crazia decidente fondata su una R. E poi decidere puntual- investitura diretta a partire da mente e nel rispetto della de- una competizione trasparente mocrazia innanzitutto su cosa tra alternative di governo. La fare nell’immediato in parlamento. Ma Da una parte vediamo sui palchi e lei pensa che sui media, i pochi, sempre più pochi l’approvazioe sempre più soli. Dall’altra, i tanti ne, generica, plaudenti e votanti. In mezzo, un della relazione confronto caotico dove i discorsi del segretacoabitano con il chiacchiericcio, la rio ci eviti dal rischio che la proposte ragionate con le convera assemtumelie gratuite. Senza canali blea si riapra attraverso i quali i tanti possono nei prossimi comunicare con i pochi giorni sui giornali e in Parlamento? D. Fa riferimento ai dis- stessa che ispirava la riforma sensi sulla legge elettora- che Renzi ha il merito di aver le, sollevati da Roberto proposto, ma la responsabilità Giachetti? Eppure, anche di aver purtroppo portato alla dalla maggioranza, sono sconfitta. L’obiettivo di Renzi, arrivati a quell’intervento o almeno il primo, è comprensibilmente quello di attenuare commenti imbarazzati. R. Non solo a quelli ma le conseguenze della sua persosoprattutto a quelli, perchè nale sconfitta. D. Che farà, ora, secondo si riferiscono alle decisioni non solo più immediate, ma lei? R. A stare a quel che ha detto, a quelle cruciali per lo svolgimento finale della legislatura. ha deciso di ricominciare dalla Giachetti ha detto la pura ve- conquista del partito. Ripeto del partito, non semplicemenrità. D. S’è parlato di più del te della segreteria. Quella è già nelle sue mani: tocca agli altri «facce di... bronzo». R. Purtroppo il colore e il contendergliela. Se ci sono, è il calore delle sue parole hanno momento che si facciano avanti. consentito di spostare il discor- Sono gli altri che debbono apriso dal contenuto alla forma. La re la sfida. Non è a lui che tocca sfidarli. Ripeto, questo è quel che Giachetti ha detto la pura verità. ho capito. RicoPurtroppo il calore e il colore minciare dal pardelle sue parole hanno consentito, dal «partito comunità». tito di spostare il discorso dal D. Espressiocontenuto alla forma. La verità ne particolare. è che non si sa quanti, nel Pd, R. Mai ho sensono quelli che sono determinati tito, come nel suo a difendere il maggioritario e ultimo discorso, quanti invece vogliono tornare pronunciare tante volte la parola «coal sistema il più possibile promunità» contrapporzionale posta al «oopolo dei populisti». verità è che non è chiaro quanto Dal «noi» invece che dall’«io». il Pd e quanti nel Pd siano quelli Dal «partito di tutti», invece veramente determinati a difen- che dal «partito di Renzi». E, dere l’impianto maggioritario e anche se questo non l’ha detto quanti invece vogliono appro- dal congresso, non dalla Leofittare delle difficoltà prodotte polda. Una rivoluzione. dalla sconfitta nel referendum per tornare a un sistema il più continua a pag. 6


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Venerdì 23 Dicembre 2016

Persino le farmacie che rendono (se in mano ai privati) nella capitale causano perdite enormi

Roma perde soldi dappertutto

Il buco è delle gestioni precedenti ma M5s non sa cosa fare DI

CESARE MAFFI

L’

esistenza medesima dell’Oref, Organismo di revisione economico-finanziaria del Campidoglio, era quasi ignota prima che, questa settimana, un suo documento stroncasse il bilancio di previsione 2017-’19 di Roma Capitale. Adesso che le osservazioni di questi revisori costringono la giunta capitolina a rivedere il bilancio (poiché servirà tempo, l’amministrazione procederà dal 1° gennaio con l’esercizio provvisorio), è pubblicamente emersa, in maniera clamorosa per il rilancio mediatico, la disastrosa situazione dei conti capitolini. Diciamo meglio: è riemersa, perché moltissimo era già noto. Ai grillini non si può oggettivamente imputare il quasi dissesto, la condizione prefallimentare dell’ente: i malanni dipendono dall’incoscienza, dall’incapacità, dalla leggerezza, della spesa facile, dall’imprevidenza delle precedenti amministrazioni. Agli amministratori pentastellati si può invece imputare il silenzio sulle soluzioni, si può rimproverare l’incapacità di avviare il risanamento. I guai già noti sono molti. Ai debiti storici, per i quali bi-

sognerebbe rispettare il piano di rientro concordato col governo, si aggiungono quelli fuori bilancio. Come ha chiarito la presidente dell’Oraf, Federica Tozzi, il rischio è che non sia rispettato l’equilibrio di bilancio. Roma Capitale «non

Virginia Raggi ha abbastanza soldi in cassa da spendere»: mancano i mezzi per coprire le spese previste. Il commissario Francesco Paolo Tronca aveva avviato iniziative per recuperare imposte e tariffe, per riscuotere canoni, per togliere opacità (che è poi il buio totale) sulla gestione degli immobili pubblici, in cui domina la presenza di occupanti senza titolo, di morosi, di raccomandati specie per parentopoli. Che cosa fa la giunta Raggi per incidere questo bubbone, che trova

SEGUE DA PAG. 5 D. È stato saggio, secondo lei? Non era D. Ecco perché? meglio celebrare il congresso a marzo e R. Ecco perché, a ogni evenienza, avrei preandare al voto, con un segretario rielet- ferito mettermi avanti col programma, fato? cendo della ultima R. Certo, questo saassemblea nazioLe leggo la cronaca in diretrebbe stato il copione del nale del partito una vecchio Renzi, del Renzi vera assemblea di ta de l’Unità della direzione che faceva il leone. Prima un vero partito. In nazionale del Pd: “Ore 12.34 la segreteria attraverso il ambedue le linee di Matteo Orfi ni dice che ci sono congresso, poi il governo azione alternative. 60 iscritti a parlare. Panico attraverso le elezioni, inDi essa ci rimane in sala” Ecco, in quel “panico fine il partito a partire dal invece solo l’interin sala? c’è tutto. Come si può governo. vento di Giachetti, D. Invece? come sempre autornare alla democrazia dei R. Invece ha preferito tentico, e il discorso partiti con dei parti di questo invece partire dalla condi Renzi, come semgenere? Chi pensa di tornare al quista del partito, dalla pre impareggiabile. passato è sconfitto in partenza conquista delle menti e Resta invece ancora dei cuori. Forse l’impresa aperta la domanda più ardua. Di certo non ricruciale. ducibile alla road map ravvicinata, riassunta D. Quale, professore? nella impaziente slide proiettata alle sue spalle. R. Sarà Renzi a conquistare il partito con Non saprei proprio chi, se non Renzi, potrebbe la «P» maiuscola, o sarà invece il partito con mai pensare di riuscire a costruire una comu- la «p» minuscola a conquistare Renzi? nità e a ri-conquistarne cuori e menti in soli 45 giorni e quattro eventi, comprese le feste. twitter @pistelligoffr Ecco perchè... ©Riproduzione riservata in affittopoli l’esempio più clamoroso di spreco? Le aziende partecipate sono quasi tutte esempi di tracollo. Dieci di queste società non hanno nemmeno depositato il bilancio: fra queste, l’impresa cui fanno capo le farmacie comunali, mirabile esempio di gestione rovinosa in un settore nel quale non si ha notizia di

privati in dissesto. È vero che a occuparsi del tragico settore è stato designato Massimo Colomban, personaggio sul quale Davide Casaleggio ha puntato tutto, al punto di officiarlo come vicesindaco; però i mesi passano e fra una quarantina di giorni scadrà il tempo del tagliando dallo stesso Beppe Grillo annunciato per la giun-

ta capitolina. È indubbio che se i pentastellati in Campidoglio non sono nemmeno in grado, come ha rilevato l’Oref, di esprimersi per procedere nella direzione di risanamento intrapresa dal commissario, mentre perdono tempo a litigare sulle nomine, il giudizio semestrale dovrà essere negativo. © Riproduzione riservata

IN CONTROLICE

Gli amministratori miracolati M5s si impegnano a baciare in eterno la pantofola di Grillo. E a scucire 150 mila euro in caso di apostasia DI

V

DIEGO GABUTTI

a bene essere commissariati. Può capitare al migliore dei sindaci. Uno sbaglia le nomine, o meglio non imbrocca una mossa, al punto che gli bocciano persino la previsione di bilancio? È naturale, in questo caso, che qualcuno lo assista con i suoi consigli, dall’alto delle sue competenze. Ma se il commissario è un comico di varieté, oltretutto un po’ bollito? O un «Dibba» decisamente precotto? O un indipendentista veneto? E quali sono le competenze d’un capopartito per diritto dinastico come il ragazzo Casaleggio? Forse Virginia Raggi non è il peggio che potesse capitare ai romani dopo Brenno re dei galli e il Sacco dei visigoti. Forse è adesso che viene il peggio, con la carica dei commissari. Autoproclamati salvatori del mondo, tronfi come tacchini o capponi che s’illudono di poter sopravvivere a qualsiasi Natale, i commissari mezzapippa s’accingono a prendere il potere nell’Urbe (sempre che la sindaca non ci riservi qualche sorpresa politica o giudiziaria dell’ultimo minuto). Entrano in

Campidoglio sventolando nell’aria commissari non meno avidi e insulsi il «contratto» demenziale che Vir- dei parlamentari, delle sindache e ginia Raggi e gli altri Miracolati 5 dei sindaci, dei consiglieri regionali e Stelle hanno firmato con l’Azienda: comunali che sono dilagati nelle istiun impegno a baciare in eterno la tuzioni dopo il 2013. Commissariati pantofola di Beppe Grillo (tra tante e commissari oggi dominano la scena mezze pippe, una pippa quasi intera) politica come ultracorpi da film di e a scucire 150.000 euro sonanti alla fantascienza. Non c’è da sperare che Grillo e Casaleggio Associati in caso queste mezze pippe addormentate nel bosco d’apostasia. vengano riUn impesvegliate dal gno costituPerché c’è questo di notevole nel combacio d’un lezionalmente missariamento di un’amministrazione ader azzurro. fuorilegge e eletta (specie quando gli amministraGli elettori, giuridicatori, come pure i commissari, sono dei che hanno mente grotsomari che non distinguono il Cile dal votato per tesco che, da Venezuela, l’astrologia dall’ufologia simili parosolo, avrebbe die della podo vu to im e Roma dalla Città del Vaticano): litica, adesso pedire agli a essere commissariati non sono gli devono conelettori con amministratori pubblici, per non aver viverci. la testa sul saputo governare la città, ma gli eletPerché collo di votare tori, per non aver saputo votare c’è questo un candidato di notevole così idiota e nel commissprovveduto da firmarlo. E non stiamo parlando sariamento di un’amministrazione d’un firmatario solo ma di centina- eletta (specie quando gli amminiia o meglio di migliaia di firmatari. stratori, come pure i commissari, Dietro ogni firmatario – invidiando- sono dei somari che non distinguone la sorte e le sinecure da contratto- no il Cile dal Venezuela, l’astrologia farsa – scalpitano legioni d’aspiranti dall’ufologia e Roma dalla Città del

Vaticano): a essere commissariati non sono gli amministratori pubblici, per non aver saputo governare la città, ma gli elettori, per non aver saputo votare. Roma è finita nelle mani di questi anti-amministratori e anti-commissari inetti e vaneggianti (un personale politico cubista, tra Ubu Roi e Kim Jong-un) perché i romani li hanno eletti. E almeno li avessero eletti perché li apprezzavano o anche soltanto perché sapevano qualche cosa di loro. No, li hanno eletti nella stravagante convinzione d’inguaiare i partiti tradizionali. S’è rivelata, ahinoi, la stessa convinzione del marito famoso, quello armato di forbici, e determinato – zac zac - a fare dispetto alla moglie. Nei guai – con le sindachesse e i commissari del partitoazienda al governo della capitale – è finito l’intero paese. Non se ne uscirà facilmente. Grillo e Casaleggio Associati non intendono mollare l’osso, e l’Italia continua a pullulare d’elettori autolesionisti, di populisti fanatici e di disoccupati disposti a firmare qualsiasi cosa pur di garantirsi uno stipendio a sbafo. © Riproduzione riservata


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