Intervista a Simona Bonafè, ItaliaOggi 29 ottobre 2016

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Lo dice l’europarlamentare Pd, Simona Bonafè, renziana della prim’ora, 300mila preferenze

O si rifà l’Europa oppure muore

Il parlamento Ue anzichè il logoro bimotore franco-tedesco R. Questa manovra BruxelScozia vuole un referendum credibilità che ha oggi. Sì, eraper restare, cioè è in atto una vamo un paese fondatore e, in les farebbe bene a capirla e ad gravissima crisi istituzionale, quanto tale, rispettato, ma che apprezzarla. a come dove D. Addirittura. punto primo. Punto secondo, però contava poco... sono stata tutR. Sì perché è una manovra le grandi banche della City to questo temD. Oggi, contiamo? stanno dicendo goodbye Lonpo? A lavorare R. Oggi c’è rispetto per le espansiva, pur rispettando i don. Punto terzo, l’inflazione molte riforme che abbiamo vincoli di bilancio: trova i soldi a Strasburgo». Alla domanda non mi pare vada benissimo e, fatto e Renzi è considerata una per il sociale e per le imprese, un po’ impudente del cronista, senza mandare all’aria i conti. punto quarto, la stellina oscilla leadership forte e credibile. Simona Bonafé, classe 1973, da paura. varesina a Firenze, eurodepuD. Renzi minaccia di È la ricetta per l’Unione. E la D. Cambiare registro, usare il potere di veto se Commissione lo dovrebbe catato Pd, un po’ la prende bene dunque. Il Partito socialista sull’immigrazione non si pire. e un po’ no. In effetti, l’ex-assesD. Veniamo al refereneuropeo, di cui fate parte rispettano i patti. sore dem di Scandicci (Fi), rencome Pd, ne è convinto? R. E ha ragione. Con il Mi- dum, che abbiamo lambito ziana antemarcia, sembrava R. Perfettamente. gration compact, che abbiamo poc’anzi. sparita dai radar della politica R. Un appuntamento fondaD. Sì ma i compagni del presentato, l’Europa prendeitaliana, dopo la sua elezione Simona Bonafè Partito socialista francese, rebbe impegni importanti, nel mentale. a Strasburgo nel maggio del D. Sì, ma i più accesi nel 2014, sull’onda di un bel po’ possibile per Basilea 2 o anche quando poi Hollande va a medio e nel lungo termine. Nel braccetto con Merkel, pa- breve, ognuno deve fare il suo fronte del No, sono i vostri di voti: «Duecentottanovemila, dell’unione bancaria. D. Capisco. Ma lei ha fat- iono meno d o v e r e , della minoranza Pd. eh», sottolinea, «e cioè altretR. Paradossale, infatti. Sono perché sentante persone che hanno scritto to l’assessore e avrà goduto c o n v i n t i Nella Ue oggi si sta male, nò l’Italia, quelli che, per 20 anni, ci hanno il mio nome sulla scheda. Una della governabilità che of- di questa ma fuori dalla Ue si sta fre la nostra legge «dei sin- nuova Euche la più raccontato che dal bicameralibella responsabilità». e s p o s t a , smo perfetto si doveva uscire. Domanda. Per questo va- daci», spesso elogiata anche ropa di cui peggio. Si era detto che, non ce la Era anche nel programma sto elettorato si è dedicata da Renzi. Non mi dirà che parlate. con Brexit, in UK non sadell’Ulivo come ricorderà anche R. Infatfare politica in quel monfarà. all’Europa? rebbe successo nulla. Non D . I l Achille Occhetto. Risposta. Beh certo, uno do ovattato che è il Parla- ti, dovranè vero. La Scozia adesso D. Dicono che c’è un propremier chiede i voti ma poi lavora per mento europeo sia la stes- n o c a m vuole un referendum per remagiaro blema democratico, uno riquello per cui è stato eletto, sa cosa. Insomma, decidete biare tutti. L’idea dei pochino. stare nella Ue producendo V i k t o r schio di autoritarismo. Sa, no? R. Lei direttori, di O r b a n l’uomo solo al comando... D. Di una grave crisi istituzionaA Bruxelles, Renzi è visto R. Mah, mi pare di ricordadice che un’Europa non è che si ocle. Le grandi banche della con interesse. Quando sono è f r u - a due, a trad’accor- re che D’Alema e altri fossero cupa? City si stanno preparando a per il cancellierato, per il semis t r a n t e ? zione frando. R. Sono arrivata a s Strasburgo, sbarcare nel continente. E Io non mi co-tedesca R . Gli presidenzialismo. Altri ancora, in coml’Italia non aveva sicurala sterlina perde continuanascondo va smonu n g h e - come Bersani, l’hanno votata missione mente la credibilità che dietro un tata. Per il resi e gli e rivota questa riforma. Ambienmente valore ha oggi. Adesso invece D. Lei era, con Maria Eledito, dico bene stesso altri stati te, il che c’è molto rispetto per le da tempo, dell’Uniod e l l ’ E s t na Boschi e Sara Biagiotti, vuol dire e chiara- ne. Prima lo capiranno anche faranno bene a rispettare gli nello staff delle primarie molte riforme che l’Italia occuparsi mente, che tedeschi e francesi e meglio impegni presi. L’Europa non 2012, proprio contro Berdi clima, ha fatto e quella di Renzi o l’Europa sarà per tutti. significa soltanto accedere ai sani. Che effetto le fa, vee in comviene generalmente consiD. Per stare sul Pse, ho fondi strutturali, quando vi si dere l’ex-segretario dire di cambia, si missione derata una leadership forte r i n n o v a , visto che s’è schierato con entrata, e poi dire di no, e tira- no quando a voi, perdenti industria e e credibile anche se Renzi o perisce, il Sì al referendum italia- re sui muri, quando le cose non in quella occasione, intimò energia, che minaccia di usare il diritto tanto per no. Massimo D’Alema non piacciono. di rispetsignifica seusare le ne sarà contento. D. Nel tare la diguire i dosdi veto Con il Migration act che R. Beh, intanto D’Alema lungo peparole di sciplina sier dello abbiamo presentato, l’EuP i e t r o dovrebbe essere grato a Renzi riodo che di partito sviluppo. E e votare poi sono anche nell’intergruppo Nenni. E deve cambiare anche per il fatto che il Pd sia oggi c o s a s i ropa assumerebbe impegni vuol fare? per lui? che tratta degli investimenti a in questo: se Strasburgo spinge nel Pse. importanti su questo proD. Infatti, ce l’ha portato Non c’è da R. Mi rilungo termine e della reindu- e poi prevale il metodo interblema. Anche se il premier governativo, ossia decidono gli in un fiat... intervenicordo bene, strializzazione. magiaro, Victor Urban, non R. ...mentre prima erano di- re nelle si parlava D. Vabbé, molta filosofia Stati membri, questa Europa è d’accordo. Ma ai paesi non durerà. In questo fa benis- scussioni infinte. E poi, come regioni di di rispetmi pare. fa D’Alema a dire che il Pse crisi? dell’Est europeo ricordiato per la R. No, guardi che si sbaglia. simo Renzi e io sono con lui. R. Infatti, Ditta. Io Parlare di clima, oggi, significa D. Quando dice dei buro- non debba immischiarsi nelle mo che la Ue non significa vicende italiane? Mi pare abbia si tratta di feci, allora, parlare del futuro di tutti, vi- crati e degli zero virgola? solo finanziamenti generosi detto così, intervenire una scelta sto che siamo al livelli di C02 R. Esatto. a loro favore ma anche, da no? in Siria e in coerente: nell’atmosfera mai raggiunti Ma il camparte loro, il rispetto degli Bruxelles farebbe bene a D. Esat- Libia e creperdemmo prima. Parteciperò a breve b i a m e n t o impegni che non sono certo capire e ad apprezzare la to. are negli alle primarie alla conferenza di Marrakesh, non è solo R. E tri Paesi le e votammo quella in cui verranno ripresi questo, ani muri manovra Renzi-Padoan allora se condizioni Pd, votamgli impegni di Parigi sull’inqui- che sull’auperchè è una manovra la prenda che convinmo Bernamento. Sono cose meno filo- sterità è ora espansiva, pur rispettando anche con cano la gente a restare. Mi pare sani. Chi fa altre scelte, se ne sofiche di quel che si pensi di cambiai vincoli di bilanci: trova Obama, se che ormai in Europa lo stiano assume le responsabilità. D. Spieghiamolo. re. Perché, soldi per il sociale e per le la prenda capendo tutti. Basta non farsi D. Senta ma il 5 dicemR. Per esempio, se Cina e diciamolo col rifor- prendere dal panico. imprese senza per questo bre, il giorno dopo al voto, Stati Uniti, i grandi inqui- chiaramenm i s m o D. Ossia? ci sarà sempre questo Pd o natori di questo tempo, non te, sennò poi mandare all’aria i conti europeo e R. Ossia non sobillare le ci saranno scissioni? rispettano gli impegni presi, si arriva ai pubblici. E’, questa, la mondiale, persone, facendo leva sulle R. Passiamo alla domanda mentre noi imponiamo alle populismi ricetta utile per l’Unioche ha ma- loro legittime preoccupazioni. successiva? nostra aziende alti standard e a Brexit, ne. E la Commissione di nifestato di Se anche l’emergenza migratoD. Fra un po’ ci sarà un’aldi rispetto dell’ambiente, in- con le conBruxelles, ripeto, dovrebbe apprezza- ria viene governata, si può fare tra Leopolda. Lei quando neschiamo enormi problemi s e g u e n z e re queste tutto. Il Libano ha un milione ha cominciato a frequendi competitività al nostro si- che sono decidersi di capirlo riforme. di profughi a fronte di quattro tarla? stema produttivo. E vogliamo sugli occhi D. Sen- milioni di residenti. R. Beh, io c’ero alla primissiparlare di investimenti a lun- di tutti. D. Sì, ma poi a Bruxelles ma, quella del 2010. go termine? D. Mi faccia fare l’avvo- ta lassù come vedono RenD. Addirittura con PipD. Prego. cato del diavolo «antieuri- zi? Perché la sensazione è contestano le cifre che nelR. Beh significa stimolare il sta»: sembrava che finisse che lo trattino come un out- la manovra vorremo desti- po Civati quando il rendibattito dei grandi attori, da il mondo, col “leave”, ma in sider che cerca di mettere i nare all’accoglienza, tanto zismo non era ancora coche Padoan ha dovuto ri- minciato. quelli del sistema bancario a Gran Bretagna non è suc- piedi nel piatto. R. Quando sono arrivata spondere con una lettera quelli del sistema assicurati- cesso niente finora... continua a pagina 10 vo e capire quale revisione è R. No, via, non scherzi. La quassù, l’Italia non aveva la assai dura. DI

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Nel 2008 era il beniamino degli europei che l’avrebbero plebiscitato. Adesso è più così

Obama, scarso in politica estera Ha risvegliato la guerra fredda e incendiato il Medio Oriente da Washington ALBERTO PASOLINI ZANELLI

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e cronache hanno parlato diffusamente, in questi giorni, del trasloco domestico di Barack Obama allo scadere del suo doppio mandato alla Casa Bianca. Meno del suo tour degli addii al mondo e in particolare all’Europa. Hanno notato, però, che essa terminerà a Berlino, la stessa capitale con cui egli aveva concluso e coronato il suo primo periplo pre-presidenziale, come parte della sua prima campagna elettorale nel 2008. Egli lasciò l’Europa in quei giorni dopo averne riempito le onde sonore e le piazze, Parigi e Londra e soprattutto Berlino che si era riempita di folle plaudenti. I tedeschi avrebbero votato quell’anno per Obama in un rapporto di sei a uno, i francesi addirittura di nove a uno, gli inglesi e gli altri non molto indietro. Non furono gli europei a eleggere il presidente degli Stati Uniti, però una frazione del loro entusiasmo influì forse sugli umori degli americani. A quei tempi, come oggi essi votano diversamente dagli europei, con una differenza: quattro anni prima John Kerry fu trionfatore virtuale dalla parte sbagliata di un oceano sempre più largo. Andò diversamente a Barack, molto più eloquente e attraente, anche per le novità importanti che egli annunciava e incarnava. In Europa ci era andato dopo un giro nel Medio Oriente. Aveva vissuto momenti difficili

una legittimità a Tel Aviv, suscistorica e una tato interesse e continuità con simpatia a KaJohn Kennebul, addirittura dy («Ich bin ein dato l’impressioBerliner») e con ne di «sfondare» Ronald Reaa Bagdad. Ma fu gan («Mr. Gorl’Europa a fare baciov, tira giù la conoscenza questo muro»). più visibile con Alla signora l’uomo che poco Angela Merdopo sarebbe kel non garbava stato insignito di l’idea di essere un premio Nobel trascinata in per la pace sulla una campagna sola base delle Barack Obama elettorale amerisue intenzioni. Era come se le folle di Berli- cana, per di più dalla parte opno lo avessero previsto, anche posta a quella del presidente in se egli stato frenato nel suo carica. Lasciò che Obama parprogetto originario, di parla- lasse da un altro monumento re ai cittadini dalla porta di e lui, anche se non dal posto in Brandenburgo, a sottolineare cui crollò il Muro, auspicò che

«altri muri cadano». È successo esattamente il contrario, per colpa soprattutto del terrorismo nel Medio Oriente e nell’area musulmana in genere, laddove gli americani speravano in una caduta dei regimi autoritari o dittatoriali sotto la spinta di masse ansiose di democrazia. Fra i suoi progetti, gli andò bene soprattutto quello a Cuba, meno quello con l’Iran, poco o niente con la Corea del Nord, malissimo in Siria. E, sorprendentemente, anche con la Russia. Ed è di questo che egli questa volta parlare nel suo tour europeo, in particolare in Germania: invitare gli europei a continuare ad avere fiducia in iniziative politiche Usa che non l’hanno pienamente meritata. Perché i

suoi sforzi stavano per fallire o per essere addirittura controproducenti. Obama non è riuscito a restaurare nel Medio Oriente un ordine che non c’era mai stato. Si è arenato soprattutto in Siria, fra Damasco e Aleppo. E sull’altro «fronte», quello dei rapporti con la Russia, ha dovuto assistere, se non involontariamente cooperare, a un ritorno a temi e accenti della Guerra Fredda, tensioni di cui sono responsabili sia Mosca sia Washington con la sua strategia di allargamento della Nato a Est. Passi indietro che riportano a vicende che così spesso si sono svolte in Germania. Ricordano e le ricordano. Pasolini.zanelli@gmail.com © Riproduzione riservata

SEGUE DA PAGINA 9 R. E non ne ho mancata una. D. C’è però chi dice che voi renziani non siete più quelli della Gran Guardia a Verona, quando Renzi fece il suo primo comizio alle primarie 2012, e si vedeva Marco Carrai seduto a terra con Agnese Landini. R. Vuole dire che non siamo più quelli di una volta? D. Qualcuno lo dice. E aggiunge che il potere vi ha cambiati. R. No, siamo gli stessi. Solo che prima ragionavamo di come cambiare questo Paese, ora lo stiamo facendo. Siamo i soliti, chi ci conosce lo sa. D. Nessun rimpianto per quelle edizioni ruspanti, per così dire? Oggi è tutto un po’ più scintillante, addirittura con la regia della brava

I più ferocemente contrari alla riforma costituzionale sono i nostri uomini della minoranza Pd, D’Alema e Bersani in testa. E’ veramente paradossale rilevare che essi sono gli stessi che, per vent’anni, ci hanno raccontato insistentemente che si doveva uscire dal bicameralismo perfetto. Ne parlava anche Achille Occhetto nel programma dell’Ulivo Simona Ercolani. R. Le Leopolde sono sempre state una grande occasione di allargamento del confronto, di abbattimento degli steccati, aldilà del fatto che fossero organizza-

te alla bell’è meglio, come capitava, o con una pianificazione maggiore. Però... D Però? R. Però di molte cose che abbiamo fatto oggi, dal Jobs Act alla fine del bicameralismo perfetto si parlava là dentro. Questo conta. D. Lei è una della prima, ora, come giustamente rivendicava. Che effetto le ha fatto leggere che Renzi e la Boschi l’avevamo rottamata, quando si candidò alle europee? R. Chi disse e scrisse che rottamare una persona significava mandarla a Strasburgo con quasi 300mila voti personali, non sapeva di che cosa parlava. © Riproduzione riservata

IN CONTROLUCE

Eterna è la natura con perfidia, avidità e fame bestiale del potere che hanno da sempre (e per sempre) gli uomini. Questa è la politica DI

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DIEGO GABUTTI

ick Tosches è uno scrittore bravo ed eclettico, dunque doppiamente bravo. Newyorchese, classe 1949, ha esordito nel 1982 con una splendida (e sulfurea) biografia di Jerry Lee Lewis, il pianista invasato di Great Balls of Fire, uno dei padri del rock and roll (Con me all’inferno, Alet 2010). Dopo il rock roll, la finanza mafiosa: Il mistero Sindona, una biografia sul tamburo del finanziere siciliano «salvatore della lira» (SugarCo 1986). Ma il suo libro più bello è forse una magnifica (e sorprendente) biografia di Dean Martin, grande crooner (o cantante melodico) e ancor più «amico degli amici» dello stesso Frank Sinatra, suo partner cinematografico e compagno di memorabili sbronze (Dino, Dalai 2004). Tosches ha scritto anche alcuni romanzi, uno (Le triadi, Longanesi 1997) sul conflitto tra tong cinesi e mafia italiana a New York, l’altro (La mano di Dante, Mondadori 2004)

una storia complicata (mai letta fino in fondo) che ha per protagonisti, su due diversi piani temporali, Dante Alighieri e lo stesso Tosches. Esce adesso un suo nuovo romanzo, bello e sacrilego, Sotto Tiberio, i cui protagonisti sono Gesù detto il Messia (un piccolo imbroglione miscredente che a poco a poco prende gusto alla parte che recita e si converte alla triste scienza filosofica) e Gaio Fulvio Falconio, ex ghostwriter del dissoluto imperatore Tiberio che entra in società con Gesù e inventa il cristianesimo per fare un po’ di soldi e tornare a Roma da uomo libero, che per campare non deve più mettersi al servizio dei politici. «Noi siamo uomini d’affari, come tutti gli altri. Affari, tutto qui. Semplicemente affari», spiega a Gesù, da uomo che la sa lunga. Più tardi, quando scriverà da vecchio le sue memorie affinché un suo giovane nipote conosca la sua avventura in Giudea, Gaio Fulvio spiegherà, insieme all’abicì degli affari, anche l’abicì della politica, valido ai tempi di Tiberio come ai nostri.

«A meno che i tuoi precettori non ti abbiano dipinto bei quadretti a mo’ di palinsesto della verità», scrive Gaio Fulvio, «conoscerai gl’intrighi di potere della fine del periodo repubblicano, dell’inizio dell’Impero e delle gens Giulia e Claudia. Sono l’emblema di tutti gli intrighi di potere. Non serve imparare la storia politica della nostra epoca: è sempre la stessa, che si ripete continuamente. Nomi diversi, facce diverse. Ma sempre e comunque la stessa, tranne che per i dettagli esteriori del ricamo. Ti basta imparare un breve periodo di tempo, e impararlo bene, per comprendere l’eternità. Perché eterna è la natura della perfidia, dell’avidità, della fame bestiale di potere che hanno gli uomini ed esse, ben camuffate, costituiscono l’essenza e il riassunto della politica». Tutto, dunque, anche gli affari, che dopotutto «sono escrementi», pur di stare alla larga dalla politica. Arricchirsi alle spalle degli uomini, che per paura hanno inventato gli dèi, in particolare il dio biblico, che con i suoi

comandamenti («non rubare», «onora il padre e la madre», «non commettere adulterio», «non uccidere») contesta agli uomini il diritto d’essere ciò che sono. Gesù, per un po’, è della stessa idea. Ma «era diffusa nell’aria un’ansia, un’aspettativa. Per oltre un migliaio di anni il Libro aveva promesso la salvezza finale, un redentore. La sua ora, così molti sentivano, era giunta. A loro insaputa, quell’attesa infinita poteva essere stata benissimo la loro più reale e durevole prigionia. Ne avevano abbastanza di quell’antica promessa, di quell’eternità passata nell’attesa, nel lamento, nel pianto. Volevano il compimento di una profezia millenaria. E lo volevano subito». E allora ecco che Gesù si stufa di miracoli fasulli e di seguaci pecoroni e decide di tentare la sorte prendendo sul serio le prediche «prive di senso» che gli scrive Gaio Fulvio. Ciò cambia la storia del mondo. Nick Tosches, Sotto Tiberio, Mondadori 2016, pp. 322, 22,00 euro, eBook 9,99 euro © Riproduzione riservata


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