Intervista a Cesare Cavalleri, Italia Oggi 22 luglio 2016

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Venerdì 22 Luglio 2016

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È Il cavallo rosso di Eugenio Corti. Ne parliamo con il suo editore, Cesare Cavalleri

Un romanzo con ben 32 edizioni Un libro imponente imposto con il tam tam dei lettori cose di Corti e ha avuto il pregio di farlo conoscere. D. Ricordo potenti receno studio di Cesare Cavalleri, direttore di sioni de Le Figaro. R. Infatti. Livi ha dato alle Studi cattolici e critico letterario, negli uffici del- stampe di recente Italica, una la casa editrice Ares, a Milano, storia della letteratura italiache dirige, è foderato di libri e na, il cui sottotitolo è da Dante di ricordi. Ci sono foto con vari a Eugenio Corti. pontefici, GioD. Come vi vanni Paolo conosceste, Il “Cavallo” va alla II su tutti, e con Corti? grande anche se il anche un biR. Nel suo autore è morto glietto mano1974, perché scritto di Dino ci ritrovamda due anni. Fu poco Buzzati: «Fin mo entrambi recensito dalla critida ragazzo», nel comitato ca, non per cattiveria spiega Cavalper il “Sì” alla ma per stupidità. Per leri, «ritagliavo abrogazione essere cattivi bisogna tutti i suoi ardella legge essere intelligenti, i ticoli e li incolFortuna, quellavo su grandi la che aveva più pericolosi sono album. Fu luintrodotto il gli imbecilli singatissimo divorzio. Ci quando glieli presentò Gamostrai. Lo intervistai un paio brio Lombardi, il grande di volte, e nel 1970 gli chiesi giurista che animò il comitato un articolo per Studi cattolici. a livello nazionale, chiedendoci Lo mandò con quel biglietto un impegno per la Lombardia. vergato nella sua inconfondi- Corti entrò nel direttivo. bile grafia: “Caro Cavalleri, va D. Corti vi si impegnò bene così? Arrivederci”». Sia- ventre a terra. mo da Cavalleri, di Treviglio R. Ci improvvisammo confe(Bg), classe 1936, per parlare renzieri, per mesi percorremmo dell’eterno caso letterario che, la Lombardia in lungo e in larin questi uffici, vide la luce go, a difendere la famiglia. Bei nella primavera del 1983: Il ca- tempi, una stagione pugnace. vallo rosso di Eugenio Corti, Finita male. Il Cavallo lo coopera pluritradotta e pluriesal- minciò più o meno allora: un tata dalla critica straniera, e a lavoro durato un decennio. lungo misconosciuta in Italia D. Figlio di imprenditori ma che oggi si vende come il del tessile in Brianza, a un burro su Amazon.Una straor- certo punto decise di dedidinaria vicenda umana, una carsi solo alla scrittura. saga familiare, R. Aveva che abbraccia i mezzi per Corti era interessato un trentennio, poterselo peralla posterità, voleva dalla Seconda mettere, aninfatti fare un lavoro guerra agli che se viveva anni ’70. in modo strache restasse. E c’è Domanda. ordinariapienamente riuscito. Cavalleri, Il mente sobrio, Se si prende l’elenCavallo rosalla brianzoco dei vincitori dei so continua la potremmo premi letterari più a vendere, dire. Anzi, famosi si troveranno malgrado il fra le lettere suo autore che abbiamo dei nomi che non sia scompartrovato, ce n’è dicono più niente so due anni e una al padre, mezzo fa. mai spedita Risposta. Continuiamo a ma scritta quando lui era uffiristamparlo, annotando le rie- ciale sul fronte russo. Avrebbe dizioni, come ha sempre chiesto dovuto essere una risposta alle lui. Siamo arrivati alla 32a. E preoccupazioni del genitore che stiamo lavorando all’archivio, chiedeva al figlio d’essere un che Corti ha voluto andasse po’ più concreto, ossia di penalla Biblioteca Ambrosiana. sare meno alla letteratura. E Il nostro Alessandro Rivali Corti preparò una risposta in sta lavorando sugli appunti cui diceva: «Non tentate di tardella ritirata di Russia. E poi parmi le ali». ci sono le lettere scambiate, da D. Che per gli anni ’40, era fidanzati, con la moglie, Vanda effettivamente una rarità. di Marsciano, con la quale ha Cavalleri, lei aveva intuavuto un rapporto profondo e ito che potesse produrre intenso, non privo anche di mo- un’opera di quel genere? menti burrascosi, perché erano R. Eugenio aveva scritto entrambi caratteri forti. I più non ritornano, il primo D. A gennaio c’è stato un racconto sulla ritirata di Rusgrande convegno su Cor- sia, pubblicato da Garzanti ti, alla Sorbona. Perché la nel 1947, con buon successo. Francia lo ha sempre ama- Benedetto Croce ne aveva to? dato un giudizio positivo, così R. Merito di François Livi, come Mario Apollonio, titoitalianista nell’antico ateneo lare della prima cattedra di parigino, che ha tradotto molte Storia del Teatro, in Cattolica. DI

GOFFREDO PISTELLI

L

Ma certo non immaginavo che potesse tirar fuori quelle 1280 pagine. Sapevo che scriveva: ogni tanto diceva, a me o ad altri amici: «Ti ho messo nel libro». E infatti, nel periodo degli anni ’70, ci siamo in molti. D. E poi, attorno ad Ambrogio Riva, il protagonista, ci sono molti personaggi storici, da padre Agostino Gemelli a Palmiro Togliatti, da don Carlo Gnocchi a Nilde Jotti. R. Sì, perché gli anni del Dopoguerra, nel libro, sono un po’ una cavalcata nell’attualità sociale e politica del tempo. Cesare Cavalleri D. E dunque Corti se ne uscì con un mega manoscritto. Non provò a il corposo manoscritto e scrissi pubblicarlo altrove? subito una lettera a Eugenio, R. Andò da Garzanti, dove si dicendogli d’essermi commosso spaventarono per la lunghezza. davanti alla grandezza di quel Sa, anche solo stampare tutte lavoro. Il libro uscì nel maggio quelle pagine, il volume sareb- 1983 e non abbiamo smesso di be costato 40mila lire, all’epoca. ristamparlo. Venne da noi che non avevamo D. Si può sapere quante mai pubblicato narrativa, ma copie? solo saggi. R. Un calcolo difficile, perché D. Non ci fu è entrato anla congiura che nel Club Lessi d’un fi ato il editoriale, il dei Lettori corposo manoscritto boicottaggio della Mondanell’estate del 1982, dori e anche dello scrittoFamiglia Crire cattolicismentre ero in vacanstiana, delle simo, come za sul lago di Como. Edizioni San è stato scritE scrissi subito una Paolo, l’ha to? lettera a Eugenio, pubblicato R. Se prodicendogli di essermi in tre volumi prio devo dircommosso davanti allegandolo al le, mi pare settimanale. una leggenda. alla grandezza di Comunque diDico che è vero quel lavoro verse centinail 20% di quel ia di migliaia che si è detto di copie, per certo. negli anni. D. Nessun grande editore D. Però c’è stata certamente quella della critica: ve lo ha chiesto? R. No, credo davvero per il pur essendo tradotto in molti paesi, in Italia era limite della lunghezza. Proposi a Ferruccio Parazzoli, poco o punto recensito. R. Beh quella è la stupidità storico editor di Mondadori, della critica, non la cattiveria. oltre che saggista e scrittore, Per essere cattivi bisogna esse- di pubblicarlo negli Oscar, ma anche lui, che re intelligenti, è un amico, mi i più pericolosi Il “Cavallo” è un fece la stessa sono gli imbelibro storico che obiezione. Pecilli. Comunabbraccia un temraltro Parazque ci fu chi lo zoli propiziò recensì, l’Eco po cruciale che va l’uscita con le della Stampa, dalla seconda guerra Edizioni San negli anni, ci mondiale al 1970. Paolo. ha riempito C’è chi ha accostato D. Corti di ritagli. Se, Corti a Lev Tolstoj era lieto di chessò, quelli che infatti, non a questo sucdi Repubblicesso, sepca non hanno caso, ha raccontato pure sottomai recensil’assedio di Mosca traccia? to Il Cavallo, R. Eugenio peggio per loro. Peraltro il giornale, allora era interessato alla posterità, diretto da Ezio Mauro, scris- voleva fare un lavoro che rese un bell’articolo in occasione stasse, che raccontasse qualcodella sua scomparsa. sa alle generazioni che sarebbe D. Torniamo alla sua deci- arrivate dopo. sione di pubblicarlo. Come D. C’è riuscito. scaturì? R. Certamente, se lei prende R. Era l’estate del 1982, ero in i vincitori dei premi letterari di vacanza al Castello di Urio, sul più lunga tradizione, troverà Lago di Como. Lessi d’un fiato dei nomi che le risulteranno

sconosciuti. Glorie effimere. Oggi neppure Moravia è molto letto (ed è buona cosa); resistono Buzzati e pochi altri. D. Ricorda qualche presentazione che avete fatto assieme? R. Molte, al Meeting di Rimini, per esempio, era di casa. A Corti piaceva dedicare il libro, non semplicemente autografarlo, per cui chiedeva il nome e poi vergava una dedica personalizzata. Morale, poteva impiegarci anche qualche ora. L’autore ideale per ogni editore. D. Qual è la cifra di questo grande romanzo. R. La cifra è il suo grande valore letterario, fuori da ogni scuola; Corti è uno scrittore realista, di un realismo luminoso. Il Cavallo, inoltre, è un libro tutto vero, uno spaccato di vita assolutamente fedele. E il tempo ha fatto inevitabilmente giustizia. D. La Brianza sta al centro. R. Un mondo e una religiosità che non ci sono più, cancellati. L’inizio della fine fu proprio quel referendum che, come ci spiegava Lombardi, sarebbe stato il sasso destinato a diventare valanga. D. Beh, è la storia d’Italia. R. Sì, ma sulla Brianza ho un giudizio, se vuole, un po’ duro. D. Vale a dire? R. I fatti successivi fanno quasi dubitare dell’autenticità di quella religiosità raccontata anche da Corti. Era costume più che fede profonda, moralità più che vita teologica. Più che un incontro con Dio, era un incontro col prete e con la messa. D. Perché Il Cavallo rosso è un libro che va letto, ancora oggi? R. Perché è un libro storico, quindi ha la funzione dei libri di storia. Qualcuno l’ha accostato a Guerra e Pace: anche Lev Tolstoj, da storico, racconta l’assedio di Mosca, ma il romanziere esprime anche i caratteri dei personaggi, gli incontri, la vita: per questo è un libro immortale. Ne Il Cavallo Corti ha fatto lo stesso in quarant’anni di storia italiana, dal 1938 al 1975, con i fatti storici e una grande qualità letteraria. D. Ci sono in giro altri Corti? R. Mah, l’Italia nel ‘900 non ha prodotto romanzi ma racconti lunghi, se si eccettua Il Mulino del Po di Riccardo Bacchelli, peraltro dimenticato. Viceversa è stato un secolo di grande poesia. D. Le obietteranno che grandi romanzi ci sono stacontinua a pag. 12


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Venerdì 22 Luglio 2016

Volevano estrarre petrolio in mare al largo della costa abruzzese. Dopo 9 anni tutto bloccato

I triv inglesi tornano a casa E poi ci si domanda perché non arrivano capitali esteri DI

ALESSANDRA RICCIARDI

E

ra uno dei progetti di investimento estero in Italia che avrebbe dovuto beneficiare dello snellimento e della certezza dei procedimenti amministrativi promessi al suo insediamento dal premier Matteo Renzi. E invece Ombrina Mare, il giacimento petrolifero in Adriatico al largo della costa abruzzese, divenuto il simbolo della battaglia No triv, in questi giorni sta chiudendo definitivamente i battenti. Entro il 12 agosto la compagnia inglese Rockhopper, titolare della concessione, dopo nove anni dal primo via libera ambientale, ultimerà le operazioni di chiusura del pozzo esplorativo. «È la prima volta che in Italia si ottiene che un giacimento non venga sfruttato - sottolinea Augusto De Sanctis, attivista del coordinamento abruzzese “No Ombrina” - peraltro l’ultimo giacimento offshore trovato in mare in Italia dal 2008. È il coronamento di una lotta iniziata otto anni fa». Il primo via libera ambientale alla perforazione del pozzo Ombrina mare risale al dicembre 2007, a firma dell’allora verde ministro Alfonso Pecoraro Scanio. Rinvenuto il giacimento, la società Medoilgas Italia (oggi Rockhopper Italia) nel 2009 fa istanza al Ministero dell’ambiente e al Ministero dello sviluppo economico per ottenere la concessione di coltivazione e sfruttare la risorsa scoperta. Nei successivi 5 anni la

società riceve 3 pareri tecnici positivi da entrambi i ministeri, ma non basta. Nel 2013 il ministro dell’Ambiente Andrea Orlando, governo Letta, chiede di integrare la procedura Via anche con l’Aia, smentendo la posizione espressa dallo stesso ministero nei parei precedenti. La cronologia degli atti racconta che a marzo del 2015, governo Renzi, giunge l’Aia. Il ministero dell’ambiente quindi pubblica il decreto di compatibilità ambientale Via/ Aia ad agosto 2015 e passa la pratica al Mise che ha l’incarico di emettere il decreto finale di concessione di coltivazione. La decisione del dicastero giunge a gennaio 2016 quando, dopo otto anni dall’inizio dell’iter autorizzativo, l’istanza viene rigettata alla luce della legge di stabilità 2016, approvata a fine dicembre, che vieta le coltivazioni di idrocarburi entro le 12 miglia. Cancellando quanto deciso dallo stesso governo nel 2014, quando con lo Sblocca Italia si definiscono strategiche e di pubblica utilità le attività di ricerca e produzione di idrocarburi eliminando così il limite delle 12 miglia. L’inversione di rotta del governo Renzi arriva dopo la dichiarazione di ammissibilità dei referendum abrogativi sulle trivelle indetti da 8 Regioni: Puglia, Sardegna, Molise, Basilicata, Marche, Abruzzo, Calabria e Veneto. A nulla valgono le rassicurazioni fornite nel tempo dalla società circa l’assoluta sicurezza

SEGUE DA PAG. 11 ti. Chessò, Italo Calvino. noris causa in Lettere. Era tutto pronto, ma R. Sì, ma io credo che Calvino non sia mai poi alcuni docenti si opposero. Però mi faccia andato oltre le 300 pagine: esilini, come ro- aggiungere una cosa. manzi. Forse è anche la nostra lingua che s’atD. Prego. taglia di più al racconto che al romanzo. R. Nel giugno scorso l’ateneo di Largo GeD. Corti a chi si ispirava? melli ha ospitato un grande convegno curato R. Ah, lui voleva essere alla scuola di Ome- dalla biografa, Paola Scaglione, e dal profesro: decise di essere scrittore al liceo, leggendo sor Giuseppe Langella. il grande narratore ellenico. D. Che tipo di criAmava, diceva, il suo modo stiano è stato? Corti voleva essere di far passare la vita nella R. Di una fede granitiOmero. Decise infatti di pagina. ca, di una religiosità traessere scrittore quando D. Negli ultimi anni, sordizionale. Ha vissuto con ancora studiava al liceo, se anche un comitato per qualche disagio la fase assegnargli il Nobel. del post-Concilio, sopratleggendo, appunto, il R. Corti era da Nobel, intutto la riforma liturgica, grande narratore elletendiamoci. Ma quell’iniziacome scrisse ne Il fumo nico. Amava, diceva, il tiva fu ingenua nei metodi: il nel tempio. suo modo di far passare Nobel non si propone con le D. Che si agganciala vita nelle pagine pagine Facebook e gli appelli va alla famosa frase pubblici. La cosa era nata a di Paolo VI sul fumo Monza, provincia istituita da di Satana che pareva poco, che sentiva l’esigenza di avere un gran- essersi insinuato in Vaticano da una fesde contemporaneo. Peraltro quell’impegno sura. ha avuto il merito di ampliare la conoscenza R. Dovremmo ripubblicarlo presto. Corti dell’opera di Corti. s’arrabbiava per certe esasperazioni, come D. Senta, Corti ha avuto un rapporto l’iniziale abolizione della festa di San Giorgio. difficile con l’Università Cattolica, che Ma come, chiedeva, il patrono d’Inghilterra lo non l’ha mai riconosciuto come scritto- cassiamo? re. D. Senta Cavalleri, ma oggi con Papa R. Ebbe un rapporto d’amore e d’odio. Le Francesco, Corti come si sarebbe trovaera legato, perché era l’ateneo dei cattolici e to? ci si era laureato in Legge, ma questa scarR. L’avrebbe preso bene. Era quel tipo di sa considerazione lo feriva. Qualche anno fa, cattolico per cui il Papa non si discute. sembrava che ci potesse essere la laurea ho© Riproduzione riservata e semplicità delle tecnologie estrattive, oltre al quasi nullo impatto visivo dell’impianto. Così come le stime sull’impatto economico e sociale del progetto: uno studio commissionato da Rockhopper a Svimez parla di un pil regionale aggiuntivo del 10% per i 30 anni di produzione, a fronte

di 300 - 400 milioni di euro di nuovi investimenti totalmente privati, per un gettito fiscale stimato intorno al miliardo di euro. Festeggiano gli ambientalisti, e in generale gli amministratori locali, a partire dal governatore abruzzese, il dem Luciano D’Alfonso, che vedo-

no cosi allontanarsi le trivelle dalla costa teatina e con esse le proteste dei movimenti nimby. A fronte di 4 cambi legislativi in 5 anni, la società inglese dal canto suo ha annunciato l’avvio di un arbitrato internazionale per danni milionari contro il governo italiano. © Riproduzione riservata

GLI ATTIVISTI ORGANIZZANO UN FESTIVAL CON GRUPPI MUSICALI, ATTORI E SCRITTORI IN PIEMONTE

Sta iniziando la Woodstock dei No Tav A Torino la Appendino fa i conti con i contrari all’alta velocità DI

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FILIPPO MERLI

arà una sorta di Woodstock dei No Tav. Tre giorni di musica, dibattiti e visite guidate nei cantieri dell’alta velocità sotto la regia di 250 volontari. Da oggi a domenica, i contestatori dei treni veloci si ritroveranno a Venaus, tra le montagne del Piemonte, per il festival dell’Alta felicità. Il luogo non è casuale: a Venaus, nel 2005, sarebbero dovuti iniziare i lavori della tratta Torino-Lione, poi sospesi dopo le proteste e gli scontri tra gli attivisti e le forze dell’ordine. Per i No Tav, una storica vittoria. La manifestazione prende spunto dai versi di una canzone dell’avvocato e musicista Antonio Pascuzzo: «A cosa serve un treno supersonico, ci porta in fretta via dalla felicità». I gruppi musicali e i singoli artisti saranno i protagonisti del festival. Sul palco di Venaus si esibi-

ranno, tra gli altri, Eugenio Finardi e i Subsonica, oltre ai 99Posse e ai rapper Rocco Hunt e Clementino. Saranno presenti anche scrittori e attori, come Nino Frassica e Franco Neri. Guide specializzate accompagneranno i partecipanti sul possibile percorso della Torino-Lione. Meta finale: Chiomonte, il piccolo comune della Valsusa che, dopo le proteste a Venaus, ospita il nuovo cantiere del percorso italofrancese dell’alta velocità. «L’iniziativa nasce sui temi portati avanti dai No Tav da sempre», hanno spiegato gli organizzatori all’edizione locale della Stampa. Una battaglia «tenace e continua che non è soltanto la difesa di una valle alpina, ma un modo di vivere diverso, a passo d’uomo, comunitario e collettivo, alla riscoperta del territorio». I volontari del festival saranno comuni cittadini, commercianti, artigiani, contadini. Tutti

impegnati per la buona riuscita della kermesse di Venaus. Ogni cosa è stata studiata con cura: dal logo della manifestazione al video promozionale, realizzato da Elio e le Storie Tese. «L’idea è di far venire in Valsusa tutti i protagonisti del mondo dello spettacolo e della cultura che, in questi anni, singolarmente, si sono espressi contro il Tav», ha sottolineato l’attivista Andrea Bonadonna. Quello dell’alta velocità è stato uno dei temi principali affrontati dal sindaco M5s di Torino, Chiara Appendino, subito dopo l’elezione. La grillina è contraria al tunnel di base della tratta Torino-Lione, «un’opera inutile e costosissima». Pochi giorni fa, per la prima volta nella storia del comune di Torino, il vicesindaco della giunta pentastellata, Guido Montanari, ha partecipato a una manifestazione di protesta contro il Tav. Da lunedì, i No Tav, grazie ad

Appendino, hanno anche un loro rappresentante alla guida del consiglio comunale di Torino: è Fabio Versaci, convinto contestatore dell’alta velocità. Proprio Versaci, però, durante la prima seduta in aula, ha espresso solidarietà alle forze dell’ordine dopo alcuni scontri che si sono verificati a Chiomonte nello scorso fine settimana. Una presa di posizione che ha spiazzato gli attivisti, secondo cui il ventinovenne Versaci è incappato in un «trappolone teso abilmente da politici più navigati». Sul sito notav. info, i contrari all’alta velocità si sono rivolti direttamente all’amministrazione di Appendino: «Visto che vi dite No Tav, e avete ribadito la contrarietà all’opera anche in questi interventi, spiegateci un po’ come lo fermereste, perché a oggi (e dopo oggi) non l’abbiamo ancora capito bene». Il sindaco No Tav, ora, fa i conti coi No Tav. ©Riproduzione riservata


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