Intervista a Diva Moriani, Corriere Fiorentino 6 agosto 2017

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Domenica 6 Agosto 2017 Corriere Fiorentino

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Alla Versiliana «Il Lago dei Cigni», classico senza tempo in versione moderna Grande danza: domani in scena la Compagnia Nazionale di Raffaello Paganini Nel ricco calendario del trentottesimo Festival della Versiliana a cura del direttore artistico Massimiliano Simoni non poteva mancare il balletto. Così, domani alle 21.30 nel parco della pineta di Marina di Pietrasanta andrà in scena un

classico senza tempo, «Il Lago dei Cigni» proposto dalla Compagnia Nazionale di danza Raffaele Paganini. Lo spettacolo, presentato in una versione del tutto nuova e moderna, nasce da un’idea del regista e coreografo Luigi Martelletta,

maturata nel corso della sua lunga carriera come primo ballerino al Teatro dell’Opera di Roma ed in tanti altri teatri italiani ed europei. I biglietti sono in vendita on line, in tutti i punti vendita ticketone e al botteghino della Versiliana in viale Morin 16.

L’intervista Diva Moriani, donna manager con una famiglia nata sotto l’ombrellone «Grazie a mio marito non ho mai dovuto scegliere tra la carriera e gli affetti privati»

«Su quell’estate toscana ci ho costruito una vita» Gallery

L’incontro Ho conosciuto Andrea in vacanza a Castiglione della Pescaia, da allora non ci siamo più lasciati

Info ● Diva Moriani è nata a Arezzo, ha 49 anni e siede in importanti consigli di amministrazione ● Si è laureata in Economia a Firenze, poi nel ‘92 il trasferimento a Milano dove ha iniziato a lavorare in Intek come analista finanziaria. Al fianco di Enzo Manes ha acquistato, gestito, ristrutturato e rivenduto più di 70 aziende ● Tra i progetti più importanti a cui ha contribuito c’è Dynamo Camp a Limestre

di Goffredo Pistelli L’incontro con Diva Moriani, 49 anni, aretina, che siede in molti consigli di amministrazione che contano, da Intek, settore finanza, di cui è anche vicepresidente, a quello di Kme, che per i toscani è l’antica Società Metallurgica Italiana-Smi, fino a quello di Eni, Assicurazioni Generali e Moncler; l’incontro con Moriani, dicevamo, avviene all’ultimo piano di un elegante palazzo milanese di Brera, che guarda l’antica basilica di San Simpliciano, il successore di Ambrogio. Moriani, c’è un’estate toscana da conservare? «Quella del 1987, a Castiglion della Pescaia. Finita la maturità, ero ospite a casa di un’amica e abbiamo incontrato un gruppo di amici fiorentini. Fra loro c’era l’uomo che avrei sposato, Andrea Romei». Galeotto fu il Tirreno. «Da quell’estate non ci siamo più lasciati, ci siamo sposati nel 2003 e nel 2006 abbiamo avuto nostro figlio Tommaso. Ma non è solo un ricordo romantico». In che senso? «Devo a lui la serenità e la tranquillità con cui ho affrontato tutte le mie sfide. Mi ha supportato e spronato tutte le volte che si presentava una nuova occasione, aiutandomi a gestire i sensi di colpa che inevitabilmente si sono presentati dopo la nascita di mio figlio. Grazie ad Andrea, non ho mai dovuto scegliere tra vita professionale e affettiva. Questa armonia ha consentito a

mio figlio, che oggi ha 11 anni, di crescere sereno». Siamo un Paese un po’ misogino? «Sì e nel mondo del lavoro questa è una sfida che si può provare a vincere, se non c’è un’altra guerra da combattere quando si torna a casa!». Ma torniamo a quell’estate, Moriani. Fresca di maturità, dove? «Allo Scientifico “Francesco Redi”. Fu una prova più difficile del previsto perché mi cambiarono una delle materie. Un imprevisto che cambiò anche la mia vita». E perché? «Volevo fare la Bocconi, a Milano, avendo il desiderio di lavorare nella finanza. Erano gli anni del boom borsistico, appariva un mondo in grande espansione e piuttosto affascinante». I capannelli fuori dalle banche a guardare le telescriventi che battevano i valori di Piazza Affari. E perché non andò a Milano? «Il voto di maturità, più basso di quello che mi aspettavo, influiva nell’accesso all’ateneo, pensai che non fosse il caso. Mi iscrissi a Economia a Firenze, a Villa Favard, luogo magico. Quante studiate su quel prato o nella biblioteca e poi tutti al Bar Curtatone. Vivevo, con alcune compagne di facoltà, in un appartamento in Piazza Santo Spirito: un bel quinto piano senza

ascensore ma, ogni giorno, traversare l’Arno, era una festa: camminavi nella storia e nella bellezza di Firenze». Nessun campanilismo aretino? «Ma no, ho amato e amo la mia città, che trovo bellissima, con le sue chiese e le sue piazze, ma Firenze mi ha sempre conquistato. E sono entrata in sintonia con la sua gente che, ammettiamolo, non ha un carattere facile». Milano era solo rimandata… «Sono arrivata a Milano nel ‘92, in Intek, dove ho iniziato la mia esperienza come analista finanziaria. Al fianco di Enzo Manes abbiamo acquistato, gestito, ristrutturato e rivenduto più di 70 aziende, nei settori più diversi». Un’acquisizione l’avrebbe riportata a Firenze: Kme. «Nel 2005: fui per la prima volta coinvolta più direttamente nella gestione, finanziaria e non, di una partecipata importante con esposizione internazionale. Un settore, la metallurgia, in sovra-capacità produttiva, nella tempesta delle commodities del 2006, con finanza da reinventare e razionalizzazioni produttive da fare. E quattro anni fa sono rientrata ancora una volta in azienda per guidare un intervento più incisivo su scala europea». Ha seguito la creazione della joint-venture con la cinese Golden Dragon, con la quale producete laminati di rame che

Colpi di sole

Diva Moriani fotografata da Stefania Malapelle

Il ricordo A mio padre piaceva viaggiare, ci portava in giro per l’Europa con la sua Fiat 130

La solidarietà Dynamo Camp è un’esperienza molto emozionante, per noi e per tanti bambini

servono per la parte elettriche dell’auto. «Un’operazione che ha aperto mercati importanti e una prospettiva extra-europea che, sono certa, ci porterà grandi soddisfazioni: tutto mercato nuovo, non togliamo niente agli stabilimenti europei, italiani in particolare». Difficile, per una donna, trattare coi cinesi? «Non più di quanto lo sia in Italia. Però in Cina i rapporti sono sempre fluidi, gli accordi richiedono sempre aggiustamenti successivi, una specie di negoziazione continua e, noi italiani, con la nostra flessibilità e capacità di adattamento, siamo forse più capaci di altri a trovare soluzioni». Che impressione le ha fatto la Cina? «Luogo dalle enormi contraddizioni: la grande energia di un Paese in crescita, dove il benessere conquista ogni giorno nuove fasce di popolazione, che genera fiducia nel futuro, soprattutto nelle giovani generazioni. Ma questo va a braccetto con continue violazioni dei diritti umani e pratiche totalmente lesive delle più basilari norme di rispetto dell’ambiente. Però...». Però? «Però, quando si danno un obiettivo, che sia di politica economica o sociale, lo perseguono con risorse e una disciplina capaci di fare la differenza. Se il piano quinquennale punta sulla cultura, sono capaci di aprire 100 grandi musei in altrettante città e portare le loro università in posizioni di tutto rispetto nei ranking mondiali. Speriamo si concentrino, rapidamente e alla stessa maniera, sul cambiamento climatico...». Una delle cose più belle che avete fatto con Intek è Dynamo Camp a Limestre (Pt), nella vecchia magione di Luigi Orlando, patron di SMI. «Una storia di cui andiamo fieri: ospitiamo oltre 1.200 bambini all’anno, colpiti da malattie gravi, nella loro fase di postospedalizzazione. Periodi brevi di vacanza in cui possono vivere un’esperienza di divertimento e serenità insieme a ragazzi come loro». Facendo cose bellissime. «Ragazzini in carrozzina si arrampicano fino a 12 metri di altezza, fanno programmi radio, musical, cavallo, piscina. Nell’Art Factory, creano progetti insieme con artisti di grande livello. Emozionante». Chi erano i suoi genitori? «Un imprenditore del ramo calzaturiero, Marcello, e un’insegnante di diritto alle superiori, Loreta Maroncelli. Una donna bella e indipendente che ha sposato un uomo intelligente, di grande cultura e apertura mentale. Amavano i viaggi: ogni agosto si partiva un po’ alla ventura, su una grande Fiat 130, io e mia sorella Roberta sul sedile di dietro pieno di giocattoli. Abbiamo girato tutta l’Europa, anche i Paesi del blocco comunista negli anni ‘70. Ho imparato molto». Si finisce brindando con Acqua Dynamo, prodotta a Careggine, Montagna pistoiese, in bottiglie di plastica dal design accattivante. «Tutto per finanziare Dynamo camp», dice. Buona acqua toscana nel cuore di Milano. Cin. 1. Continua © RIPRODUZIONE RISERVATA

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