Intervista a Giovann Negri, ItaliaOggi 14 febbraio 2017

Page 1

PRIMO PIANO

Martedì 14 Febbraio 2017

7

Perché non ne può più avere, dice Giovanni Negri che fu segretario del Partito radicale

Pannella non avrà successori Anche se ancora molti vorrebbero sentirsi dire di sì dità di Pannella è un fiume carsico. R. Certo è un bagaglio di entre l’eredità di Marco Pannella idee, di storia di vita vissuta, di generà scompiglio religione della libertà. Giocare fra le sue varie ani- al continuismo nel nome dei me, la caduta di stelle e stelline radicali - so che il sottotitolo della galassia radicale, il Partito del libro ha provocato qualche e i suoi organismi contro i Ra- polemica - è un po’ triste. O c’è dicali Italiani, fino agli sfratti una rottura di continuità o non dalla storica sede di Largo Tor- ha senso, davvero diventa una re Argentina a Roma, mentre cosa mesta. D. Fiume carsico, certo. l’eredità discute e fa discutere, dicevamo, ecco che Giovanni Però lei, proprio in un’inNegri esce con un ritratto di tervista a ItaliaOggi, aveva Pannella stesso, per Feltrinel- paragonato Pannella, vivenli: L’illuminato. Vita e morte di te, a un altro fiume: l’OkaGiovanni Negri vango, un fiume maestoso Marco Pannella e dei radicali. Negri è uno che di quella che, in Africa, non sfocia in storia è parte: torinese, classe niente, se non in un’immen- sico appunto. Senza Benedetto Croce, per esempio... 1957, giovanissimo, dal D. Senza Croce? 1984 al 1988, la Rosa nel Negri intanto ha fondato R. Senza Croce non sarebbe pugno la guidò, da segretamai stato Pannella. Da giovane rio. Il penultimo, prima che La Marianna, un rassembleliberale volle andare a parlarci, si sciogliesse, l’anno dopo, ment che vuole radunare «i per sottoporgli la sua idea di in quello transnazionale, senza-tetto» della politica una marcia per la libertà da prima cioè che l’infaticabisu alcune battaglie come fare a Trieste, fra lo sconcerto le, istrionico, immaginifico, giustizia, fisco, immigrazione, dei dirigenti. irriverente leader, aprisse Europa e riforme che vedrà la D. Ce la fece? altre strade. R. Come no? Faccia come il Negri abbondò in seguito prima convenzione il 25-26 culo, riuscì: si fiondò a Napoli, il mondo radicale, si mise febbraio prossimi a Bologna parlandogli per quattro-oreprima a fare il giornalista, quattro. E Croce lo benedisse: poi a produrre ottimo vino «Va bene, ma stati attento». a La Morra, nelle Langhe. Solo sa palude. R. Certo. E ne parlo nel libro, D. Il fiume carsico che che la politica non la si lascia mai del tutto, sicché l’ex-segre- però il concetto di fiume carsico farà? R. Andrà oltre, è fatto di eretario ci sta tornando: dapprima non è solo una metafora e non con un giallo ambientato nel è solo radicale: è una religione tici, di streghe, di anarchici, di sottogoverno, Il gioco delle caste di libertà che parte molto lon- interpreti generosi e gratuiti (Piemme), poi con la costituzio- tano, da Protagora, Helvetius, che lo compongono, prima e ne de La Marianna, un rassem- Danton, senza i quali capire le dopo Marco Pannella. La noblement che vuole radunare «i affermazioni di Pannella ra- stra identità è non avere paura. senza-tetto della politica» su dicali sarebbe difficile. Senza Mi spiace che una persone che alcune battaglie come giusti- Stuart Mill, che dice «Ciascu- come Adriano Sofri, ne abbia zia, fisco, immigrazione, Euro- no è sovrano sul proprio corpo parlato in termini contabili. D. Ossia? pa e riforme, e che il prossimo e sui diritti del proprio corpo», R. Massì in termini di sfrat25-26 febbraio, a Bologna, vedrà oggi un’apparente banalità, è la prima convenzione. impossibile capire la politica di ti, di mozioni, di soldi: avendo un’intelligenza ampia, Domanda. Negri, se non spiace che non prenda in l’avessi intervistata nel luQuella di Pannella è una reliconsiderazione il fiume glio scorso, quando mi disse gione di libertà che parte da carsico e la storia di una off the record che cominciamolto lontano. Non ci sarebbe famiglia politica. va a scrivere il suo libro su D. Torniamo a PanPannella, avrei pensato a un stata senza Stuart Mill che nella, lei lo descrive sespietata strategia di mardice: «Ciascuno è sovrano sul condo profili diversi. keting, visti i fatti radicali proprio corpo e sui diritti del R. Sì, racconto per recenti. proprio corpo». Oggi è un’apesempio il leader perché Risposta. Lo so, potrebbe parente banalità ma è così è stato questo. Leader c’è sembrare. Ma lei, appunto mi in Italia perché ci fu Pannella nato e c’è morto: da quanè testimone: questo lavoro era do entra nell’Unione gocominciato da tempo. liardica italiana, alle Lega D. Uno dei capitoli finali, del XIII maggio (pro-divorzio, «Il domani», dedicato pro- Pannella. prio all’eredità pannelliana: D. Banalità solo apparen- ndr) a quando raduna i Nobel, al suo rapporto personalissimo sembra scritto per i fatti di te, appunto. questi giorni. Inizia così: R. Sì perché oggi, un ven- con capi di Stato, come Carlo «C’è un futuro, una conti- tenne, potrebbe dar tutto per Azeglio Ciampi o Giorgio nuità per il partito che fu scontato e trovare normale che Napolitano, o con pontefici di Marco Pannella? No.». uno divorzi, che una interrompa come Francesco. D. Un leader con le sue Sibillino. una gravidanza, che uno possa R. Sì, scrivo senza mezzi ter- vivere con chi gli pare, che sen- debolezze. R. Fu anche un pokerista rimini e senza infingimenti, che timento, piaceri, droghe e non di futuro non ce n’è alcuno. droghe abbiano fatto irruzione alzista, fu un goliardo vero, fu D. Lei scrive anche: «Molti nel dibattito pubblico degli anni per certi versi bambino. D. Con le sue piccole e vorrebbero sentirsi dire di 70, lo si deve a lui. Normale un grandi ingenuità. sì». cazzo, mi scusi. R. Quando gli regalammo R. Già, che ci fosse un lieto D. Un anticipatore. fine, che il percorso avesse un R. Un marziano assoluto. un personal computer: per domani, non solo possibile ma L’ascoltavano dicendo: «Ma da settimane non ne parlò. Tanto radioso. Ma affermarlo sarebbe do’ viene?». Era l’Obi wan Keno- che ne eravamo tutti imbarazuna bugia. Il Partito radicale di bi della politica. Aveva vissuto, zati. Poi, un giorno, a domanPannella, con Pannella è finito bambino, l’Italia fascista, poi da diretta, rispose: «È che non definitivamente. attraversato quella cattolica e ho ancora capito dove si metD. Perché, lei spiega, l’ere- comunista, come un fiume car- te il foglio di carta». Oppure DI

GOFFREDO PISTELLI

M

lettere al giorno, in cui gli davano dell’assassino, e non ci dormiva. La campagna contro la fame nel mondo nacque da lì, rispondendo a chi non salvava la vita che c’era già. D. Un capitolo che può stupire è quello del Pannella borghese. R. Lo era profondamente. Anzi, direi che non si può afferrare il personaggio se non partendo dalla sua biografia, dalla madre franco-svizzera. Oggi un ventenne potrebbe D. Che lo obbligava dare tutto per scontato e troai piatti sotto le ascelvare normale che uno divorzi, le, per imparare come stare a tavola... che interrompa una gravidanR. Che gli insegnava za, che possa vivere con chi come parlare allo zio o vuole. È solo grazie a Panalla signora, che gli facenella se sentimenti, piacere, va studiare il violino per droghe hanno fatto irruzione ore. Pannella fu borghese nel dibattito pubblico italiano anche nel vestire, col suo girocollo bretone, col suo loden. Gli altri avevano do credette di aver parlato eskimi e spesso passamontaun’ora col Dalai Lama, ed gna, e dicevano, è il caso di dirlo, era in realtà un monaco pacchi cazzate. Non lo capivano tibetano che passava dal e ridevano di lui. Ma la storia vostro ufficio. è appunto andata altrove. Una R. Ridevamo come cretini, volta Pannella disse: «Amo la incontenibilmente. Lui s’infu- destra storica e la rivoluzione riò come un leone. borghese», si definiva «un moD. Torniamo ai profili. derato intransigente», diceva Alla non-violenza s’è sem- di credere «a cose banali, come pre richiamato. Gandhiana, esser felici». diceva un attimo dopo. D. Si diceva prima, parR. Sì ma la sua non fu una lando del fiume carsico, scelta alla Danilo Dolci o che affrontò le due culture alla Aldo Capitini, quella di politiche dell’Italia del DoPannella fu non-violenza come poguerra: quella cattolica e strumento politico, mutuata quella comunista. da Gandhi, così come l’aveR. Si misurò e le batté. Anzi, vano mutuato gli inglesi. La stravinse. sua non-violenza è quelle dei D. Spieghiamolo. Bertrand Russell sconvolti R. Beh, cosa resta della culdall’avvocato indiano della tura cattolica? L’accusare una disobbedienza civile, prima civiltà avaloriale, laico-pagana. che dall’asceta. Quello che, E quella comunista? Trent’anni andando in tribunale a farsi condannare, anzi a Marco Pannella era profonchiedere di venir condandamente borghese. Non si nato, diventa un leader di popolo. può capire il personaggio se D. Non-violenza che non partendo dalla madre non fu un discorso franco-svizzera che gli facema fu talvolta porta va studiare violino per ore all’estremo: quando e lo obbligava con i piatti Adelaide Aglietta, vensotto le ascelle per fargli imne sorteggiata giudice popolare nella vostra parare come si sta a tavola Torino, per il processo alle Br, rifiutò la scorta. Lei, nel libro, ricorda fa, Walter Veltroni diceva che che si immaginava spesso i radicali erano una componencome vi avrebbero ucci- te insulsa che non si occupava so. della lotta di classe ma delle R. A Torino, in quei giorni, libertà borghesi, di questioni e per impedire quel processo, sovrastrutturali, e oggi spiega ammazzarono carabinieri e che non accetta la presidenza agenti di custodia. A pochi della Lega calcio e partecipa isolati da noi, uccisero il ma- a manifestazioni sulle unioni gistrato Fulvio Croce. Ma il civili. Ma questo è il trionfo di Pannella non-violento non si Pannella! capisce senza comprendere il D. Veniamo a qualche suo rapporto con la sua forza aspetto più biografico di fisica: era un colosso di 1,90, Negri con Panella. Lei scriche aveva paura della propria ve che le provocò anche forza. enormi arrabbiature, come D. Un gigante che però, quando volle candidare Ilolei ricorda, accusò il colpo na Staller. delle proteste per la legge R. Per forza, ci costò 500mila sull’aborto. giovani. R. Riceveva centinaia di continua a pag. 8 quell’altra volta... D. Quell’altra volta? R. Quando mi mostrò un vasetto di Nutella, dicendo: «Vedi ’sti vasetti? Se li svuoti, alla fine, diventano bicchieri». E me lo diceva convinto d’aver fatto una scoperta vera. Era così. D. E voi, suoi collaboratori stretti, vi divertivate come matti. Come quella volta a Strasburgo, quan-


8

PRIMO PIANO

Martedì 14 Febbraio 2017

I quattro gatti che sono ancora rimasti si stanno cannabilizzando ferocemente fra di loro

Radicali, sono pochi ma rissosi

Pochissimi iscritti, scarsissimi voti, pochi protagonisti DI

L

CESARE MAFFI

a notizia dello sfratto di esponenti radicali, Emma Bonino compresa, dalla sede di Torre Argentina, e della loro compressione nelle trasmissioni di Radioradicale, ha reso pubblico quello che quasi tutti ignoravano: esistono due formazioni radicali. Un raggruppamento, in continuità con l’antico movimento scissosi dal Pli nel 1955, era diventato, per volere di Marco Pannella, il «Partito radicale nonviolento, transnazionale e transpartito»; l’altro, costola del precedente, si denomina «radicali italiani». Il transpartito aveva ambizioni tipiche della megalomania pannelliana, quindi planetarie, ma risulta contare su appena 27 tesserati fuori d’Italia (si veda ItaliaOggi, 31 ag. 2016, «I radicali verso la scissione»). I «radicali italiani» negli ultimi tempi si erano distinti dai radicali transnazionali, finendo col costituire un gruppo contrapposto all’altro. Ovviamente i numeri sono ridotti. Il seguito popolare se n’è andato da un pezzo: alle ultime politiche, le poche liste capeggiate da Pannella rimasero sotto lo 0,2%. Gli iscritti, identificabili con i militanti, stanno sotto il migliaio. La capacità di trovare firme, vuoi per presentare liste, vuoi per referendum, è apparsa molto ridotta rispetto alle potenzialità di vent’anni addietro. Le adesioni di personaggi in vista, un tempo rilevantissima, sono quasi scomparse. In casa radicale resta un solo personaggio conosciuto, per molti aspetti popolare, di rilie-

vo anche fuori d’Italia: Emma Bonino, alla guida degli Esteri nel governo Letta. La titolarità dei soli beni concreti dei radicali, cioè la sede e la radio, è in capo, direttamente o indirettamente, alla «Lista Marco Pannella». I pannelliani, chiamiamoli così per chiarezza, attraverso la lista (da loro detenuta) hanno ora lanciato il loro anatema. Ovviamente gli altri radicali, a

Emma Bonino parte proteste e doglianze, dovranno ora porsi il problema di come rimediare alla riduzione o all’assenza degli strumenti che hanno finora consentito di svolgere propaganda e divulgare attività. Dovrebbero procurarsi una sede, con relativi costi. Ammesso che riescano a finanziarsi, come potrebbero, invece, rimediare alla riduzione di spazi o addirittura al silenzio di Radioradicale? Già oggi l’eco mediatica delle iniziative dei due tronconi radicali è più che limitata; domani, come potreb-

SEGUE DA PAG. 7 Vittorio Sgarbi. D. O come quando la mandò a canD. Lei era già fuori. didarsi nel Psdi, mentre chiese a R. Certo. Ma pensai che con così tanti Francesco Rutelli di creare una lista seggi, forse uno poteva starci anche per me. dei Verdi Arcobaleno. E poi scopriste Poi, un giorno, lo incrociai in Transatlanentrambi... tico, dove accedevo come cronista politico. R. ...che aveva detto anche a Marco TaCercai di scansarlo, perché non ci parlaradash di creare una lista antiproibizionivamo da tempo. Invece fu lui a venirmi sta che ci portò via un bel po’ di voti. incontro. D. E poi c’era stata quell’altra volta, D. Dicendole? che un noto ergastolano s’era iscritto R. Dicendomi, in romanesco: «Leva ‘e al partito... mane, nun è pe’ te». Io R. Lui mi disse di non rimasi di sasso, non gli rivelarlo, «prudenza», per Una volta Pannella disse: avevo chiesto nulla. E poi attaccarmi pubblica«Amo la destra storica e la anche molto deluso, per mente, sul Manifesto, rivoluzione borghese». Si settimane mi sentii un l’indomani, come segrecane bastonato: «Ma che tario di partito, accusandefiniva «un moderato intranstronzo!». Poi, mesi dopo, domi di vergognarmi di sigente», diceva di credere la trattativa col Polo falquell’adesione. «a cose banali, come essere lì all’alba, con Pannella D. Eppure sulla menfelici». Riuscì a distruggere infuriato che rifiutava i zogna le aveva dato pedue culture egemoni: quella posti mandando affansanti lezioni personali, cattolica e quella comunista culo tutti e portandosi come quando scoprì che via, per sbaglio, il loden lei aveva assicurato a di Rocco Buttiglione, suo padre di far politica che girò per ore, disperato, visto che in quel ma senza trascurare gli studi. O quando cappotto aveva le chiavi di casa. le contestò di aver tenuto nascosto il D. Vuol dirmi che quel «non è per raggiungimento degli 11mila iscritti, te»... obiettivo di non so quale anno. R. Sì, era un gesto fraterno: sapeva R. Certo. Mi disse duramente come ritenegià quale fosse il finale e mi voleva rivo di poter fare politica: «Pensi di essere un sparmiare un’inutile, enorme aspettadecente uomo pubblico con questo rapporto tiva. con la tua parola?». Le bugie che Pannella D. Fu allora che Bettino Craxi, da non tollerava erano quelle della parola pubHammamet, disse che doveva esseblica. Lui stesso fu un adorabile bugiardo, re lui, Pannella, a guidare l’area però... laico-socialista, mentre crollava deD. Però? finitivamente la prima repubblica. R. Però la volta che mi ha fatto rimanere Perché non volle farlo? più male non l’ho scritta nel libro. R. Onestamente, ancora oggi, non lo so. D. E quando fu? E se lo sapessi, il mio animo sarebbe molto R. Quando ci fu l’accordo col Polo delle più in pace. libertà, nel 1996. E si parlava di 50-60 seggi per esponenti radicali, in una lista con twitter @pistelligoffr bero i dirigenti di radicali italiani svolgere opera di proselitismo o almeno rendere nota la propria esistenza? Non paiono nelle condizioni che hanno reso

trionfanti i grillini, con il ricorso alla rete. Probabilmente, dovrebbero affidarsi a qualche intervento specifico operato dal-

la Bonino, sempre che ella lo volesse. Fra i radicali, è l’unica capace di trovare ancora spazio sui mezzi d’informazione. © Riproduzione riservata

NON A CASO CASINI È DURATO MOLTO A LUNGO. MA ADESSO COL SUO MOVIMENTINO DOVE VUOLE ANDARE?

Pier Ferdinando era un grande stratega politico Centro frazionato come il mercurio uscito dal termometro DI

F

MARCO BERTONCINI

rancamente, non se ne sentiva il bisogno. Pier Ferdinando Casini ha fondato un nuovo movimento, che possiamo (momentaneamente, molto momentaneamente) considerare l’ultimo portato della diaspora dell’antica Balena bianca. Un personaggio come lui, fra i più esperti politici, sempre a galla, con un curricolo fuori del comune, dove diavolo pensa di trovare uno spazio autonomo? Il suo odierno comportamento sarebbe in continuità con la decisione assunta fin dalla primavera del ’94, quando rifiutò di fondere con Fi il proprio Ccd (Centro cristiano democratico). Respinse perfino la profferta di Silvio Berlusconi per assumere il ruolo di

numero due nel partito del Cav. Va bene che la distanza dal numero uno era galattica, tuttavia si trattava pur sempre di una formazione che, proprio perché appena nata, avrebbe richiesto un’opera assidua di sistemazione. No: Casini preferì sempre dirigere un proprio movimento, per piccolo che esso fosse. Coerentemente, non volle entrare nel partito del predellino. Oggi, però, si trova a guidare un partito davvero micro, dall’incerto destino. L’ha fondato al teatro Quirino di Roma: pessima scelta, visto che Mario Mauro, con svariati altri parlamentari, vi fondò popolari per l’Italia, un partito con ambizioni simili o eguali a quelle oggi propugnate da Casini, oltre che aspirante a raggruppare più o meno gli stessi settori centristi. Popolari per l’Italia è oggi una

delle troppe sigle che si ritrovano al centro, eredi spesso della Dc, mitizzanti la rifondazione dell’antico partito di maggioranza, a volte frantumi delle minori formazioni del centro laico, altre volte torrenti emissari del fallito montismo. Perfino il nome del movimento casiniano è incerto. A Camera e Senato, restando unito al Ncd, la dizione assunta è stata centristi per l’Italia. L’assemblea costitutiva ha invece puntato su centristi per l’Europa. Naturalmente, qualche parlamentare si trova sempre, magari recuperato nell’antico granaio di voti che era la Sicilia: infatti, la guida del nuovo movimento è affidata a Giampiero D’Alia, siciliano, fondatore, nell’autunno scorso, dei centristi per la Sicilia, scissi dall’Udc. Più difficile sarà trovare gli

elettori. Per ora, Casini, come Alfano, come Tabacci, come Dellai, come Quagliariello, come Mauro, come Verdini, come Zanetti, come Cesa, come non pochi altri titolari di questa o quella sigla nella miriade che inzeppa i gruppi di Camera e Senato (per tacere della periferia), può soltanto attendere la legge elettorale. Se essa avrà soglie basse, ma proprio basse, e ammetterà le coalizioni, allora si avvieranno le grandi manovre per comporre cartelli elettorali, da anni annunciati e mai attuati (anzi, come nel caso di centristi per l’Europa, forieri di nuove etichette). Altrimenti, molti di questi movimentini faranno la fine dei coriandoli a Carnevale: nuovi in bell’involucro, presto calpestati, infine spazzati via. © Riproduzione riservata


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.