Intervista a Sergio Soave, ItaliaOggi 15 novembre 2017

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Mercoledì 15 Novembre 2017

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Le grandi firme di ItaliaOggi: il politologo Sergio Soave intervistato da Goffredo Pistelli

L’Italia ce la farà anche adesso Per l’innata capacità di adattamento degli italiani suoi calcoli siano giusti. ale, molto più pedissequa D. Altrimenti, come del Pci. dice spesso, «si va a sbatD. Allora tanto valeva ergio Soave ha fatto tere». E invece? due percorsi esistenzia- l’originale. R. Invece, come a scopone, R. Appunto. Diventai così li, quello dalla sinistra le carte talvolta non vanno storica al liberalismo e il primo segretario della secome lui prevedeva. Alla fine quello, leggermente sfalsato a zione universitaria. l’unica sinistra di governo, D. Era il ’68, col Movilivello temporale, dalla politica eccetto Bettino Craxi, è al giornalismo politico. Questo mento studentesco come stata quella della Dc. E analessandrino classe 1947, cre- andava? che adesso il presidente delR. I rapporti erano tesi, sciuto a Milano dall’età di 15 la Repubblica, quello del conanni, figlio di una famiglia «di anche se conoscevo tutti: siglio e il segretario del Pd lavoratori», come dice ancora da Mario Capanna a Luvengono da quella sponda. oggi per segnalare le origini ciano Pero, a Michelangelo D. Il Pci teorizzava il popolari, è uno dei notisti più Spada. Compromesso storico: D. Popi acuti in circoc’era del realismo, era Saracino? lazione, con Gli italiani sono capaci l’unico modo per andaR. Anche una capaciSergio Soave di reagire alle avversità. re al governo. A lei, che, lui, come tà di leggere Sempre lamentandosi, dopo il centro studi della Luigi Boble tensioni, bio, scompar- ma, che guidava la sezione di Cgil milanese era finito fra ovvio. Se lei pensa che, le attese, le i miglioristi, ossia la destra so di recente, e Pisa. furbizie della in pieno boom economicomunista, sarà piaciuto? D. Faceva la Normale. Guido Viale. politica polico, si facevano R. Era realismo, certo, ma R. Sì e teorizzava l’unità di Ricordo che, ticante, mele campagne elettorali da presiden- noi giovani comunisti col Mo- rovinato dal solito ideologismo: glio di molti «contro il governo della te di un’as- vimento studentesco. Io invece da partito della rivoluzione eraeditorialisti à fame e della miseria»… semblea, do- avevo scritto su Critica Marxi- vamo quelli che avrebbero fatal page. vetti leggere sta, diretta dal grande Emilio to la rivoluzione con la Dc. Se Domanda. Ci si adatta, da sempre, un messaggio Sereni, un Cosa ricorl’immagina? bestemmiando coloro scritto da loro articolo molto da dell’arriEra lo spiriche le cose le fanno Amintore Fanfani, a due, che erano duro sugli stuvo a Milano, to di Franco dispetto di tutti, fu una stati fermati denti. nel bel mezRodano, che grande personalità. TutD. Che dalla polizia. La cosa cominzo del boom economico? fondeva la ti, all’epoca, lo criticavaRisposta. Un gran disordi- ciava a non convincermi, con cosa gli imrivoluzione ne. Passare da una cittadina loro non condividevo nemme- putava? marxista a no. Era il male assoluto. R. Dicein cui ci si conosceva tutti, no la strada per andare alla quella criPerò se lei oggi si guarda vo che il Ms Alessandria, e in cui ci si pote- stazione. stiana e il in giro, ci sono ancora D. Cos’era che non le pia- non era più va trovare facilmente in corso suo anelito di la case popolari che espressivo deRoma, cercandoci, la differen- ceva? giustizia. fece lui col Piano Ina e R. Ma era la solita zuppa: gli studenti, za era notevole. D. Un Domanda. Dallo struscio ricordo interventi che teoriz- ma era ormai rigoroso c’è ancora l’Enel e altre zavano anche scenari resisten- un partitino, al tram. cattolicocose. Di Moro, oggettivaR. Beh in quel corso si po- ziali. Ricordo che quelli che più c o l d i f e t t o comunista, mente, non c’è niente. tevano incrociare anche Um- si opponevano a questi discor- dell’imitazioche ebbe berto Eco o Armando Ple- si erano proprio quelli che, poi, ne folcloristiuna grande be, però c’era anche lo struscio in clandestinità ci sarebbero ca dei grandi partiti. D’Ale- influenza su Enrico Bercerto. L’idea che si dovesse te- andati davvero. Renato Cur- ma non sentì ragione, tant’è linguer. Lei con Berlinguer lefonare alle persone per in- cio mi disse: «Ma che razza di vero che a un convegno che si ebbe rapporti? contrarle, come succedeva a teste di cazzo: la prima cosa tenne all’Istituto Gramsci, di lì R. Buoni. Quando veniva a Milano, sulle prime mi stupì. che deve fare uno che volesse a poco, fui estromesso da lui e Milano, mi chiamava qualche darsi alla clandestinità è pro- Claudio Petruccioli dalla re- volta in albergo per stendere il D. Dove studiò, Soave? lazione ufficiale, peraltro logi- discorso che avrebbe pronunR. Feci il classico al Liceo prio non parlarne». D. E poi erano molto camente, viste le divergenze. Carducci, storico istituto miciato, nel senso che mi dettava D. Come si usava allora. le cose, intendiamoci, non che filocinesi: lunga vita al lanese. D. Be’ in quegli anni i li- compagno Mao, grande Pensando a voi tre, quello li scrivessi io. rimasto più a sinistra è sencei milanesi erano vivaci: Nocchiero. D. Poi l’idea del ComproR. Eh sì, tipo Maria Anto- za dubbio D’Alema. ci fu il caso di La Zanzara, messo storico tramontò. R. Be’ di sinistra ma facendo c’era i comitati studente- nietta Maciocchi. R. Col ’78, con il sequestro D. O anche Aldo Bran- dei giri anche molto ampi. schi arrabbiati con Gioe la morte di Aldo Moro. E con D. Sì certo, ora però gui- quella linea della fermezza ventù studentesca di don dirali, che sposò Barbara da con Pier che il partito prese. Pollastrini e Luigi Giussani. Luigi BerR. Ah io partecipai anche a Renato ManD. Lei non la condivise? sani, quelli Alla fine, l’unica vera nehimer in dei raggi di don Giussani. che da siniun matrimoD. E che gliene parve? R. Ebbi molti dubbi. Oltre e autentica sinistra di stra rifiuta- alle ragioni umanitarie geneR. Fu interessante, all’ini- nio socialista. governo (eccetto Bettino no l’alleanza rali, avevamo una politica che R. Brandizio, poi quando scorsi un certo Craxi, è ovvio) è stata con Matteo faceva perno su quell’uomo e «idoleggiamento» del Medioe- rali faceva il quella della Dc. Non a Renzi. vo mi tirai indietro. Giussani maoista per lo lasciavamo ammazzare? Si caso, anche adesso, il R. D’Alema disse allora che Polizia e Cacriticava il Rinascimento per- conto proprio, è un uomo in- rabinieri, i cui uomini erano ché diceva che nella sua arte con Servire presidente della repubtelligente, io morti per difendere Moro, non c’era più Dio, ma l’uomo. il popolo. Si blica, Mattarella, quello l’ho conosciu- non avrebbero mai accettato. Io poi presi decisamente la via figuri che io, del consiglio, Gentiloni, to bene. ancora da sodella sinistra. E comunque poi, per trattare, e il segretario del Pd, D. Però? D. Nella Federazione gio- cialista, quinbisogna essere in due Renzi, vengono tutti da R. Lui ha di neanche vanile comunista? D. Craxi sostenne la linea quella sponda politica u n a t t e g - della trattativa fu Craxi, R. No, nei socialisti, dalla 18enne, gli g i a m e n t o oltre Paolo VI. quale mi allontanai per en- scrissi una caratteriale trare nel Pci, nei primi anni cosa per il suo R. Anche sei i passi concreti giornale, Falce e martello, ma per cui pensa i suoi obiettivi li fecero Giovanni Leone ma di università, a Matematica. D. Non sentì le sirene del allora non era ancora maoi- siano oggettivi e che gli altri soprattutto Amintore Fanfasi debbano allineare su quello ni che, a dispetto di tutti… Partito socialista di unità sta. schema. Come a scopone: le D. Poi lei si ricredette. proletaria, il mitico Psiup, D. A dispetto di tutti? R. Poi mi resi conto, tant’è carte andavano così e così. Lui come molti? R. Nooo, la consideravo una vero che ebbi uno scontro mol- ritiene che la politica sia una R. Fu una grande persosottomarca del socialismo re- to duro con Massimo D’Ale- scienza e lui lo scienziato, che i nalità di quel periodo. Tutti di

Goffredo Pistelli

S

lo criticavano, all’epoca. Era il male assoluto, però, se lei oggi si guarda in giro, ci sono ancora le case che fece lui, col Piano Ina, e c’è ancora l’Enel, e altre cose. Di Moro, oggettivamente, non c’è niente. D. Comunque l’unità nazionale finì e il Pci lasciò. R. E fu fatto, di nuovo, in modo molto ideologico. Con quella prima pagina dell’Unità che diceva: «Basta con la Dc». E poi, soprattutto, la rottura sulla questione morale, che era poco credibile. D. Ci fu un famoso discorso del segretario e si parlò di una «seconda svolta di Salerno», dopo quella togliattiana, per il fatto che fosse stato pronunciato laggiù. E poi anche un’intervista a Eugenio Scalfari. R. Il moralismo in politica coincideva con la fine della politica. D. Perché? R. Perché se fai alleanza sulla base della moralità degli altri, non ti allei più nessuno. E poi, mi scusi, un partito che prendeva i soldi di Mosca ed era percepito, dai tre quarti degli italiani, come mandatario di una potenza straniera, come poteva moralizzare? In un certo senso fu un precursore di Beppe Grillo. D. Spieghiamolo bene, prima di incorrere negli strali di molti. R. Intendiamo, non voglio dire, perché non lo penso, che Grillo fosse della stessa statura morale e politica di Berlinguer, per carità. Se ci pensa, però, l’approccio era lo stesso: il M5s non si allea con nessuno perché sono tutti indegni. Lo ha ribadito anche di recente. D. Lei, come dicevamo prima, stava coi miglioristi, ossia Giorgio Amendola e Giorgio Napolitano, tanto per citare i più famosi. Che rapporti ebbe con loro? R. Di Amendola ho un ricordo commovente. Stavo ancora alla Cgil e andai a trovarlo per scrivere un articolo su Agostino Novella (segretario del sindacato fra Giuseppe Di Vittorio e Luciano Lama, ndr). D. Che cosa le disse? R. Alla fine gli chiesi come stesse e lui mi rispose di star male, sarebbe morto di lì a due mesi, ma soprattutto perché pensava che la moglie Germaine, non avrebbe potuto vivere senza di lui. E lo diceva senza alcuna esibizione sentimentale, non era un’affermazione da rotocalco. D. Infatti la moglie gli sopravvisse di poche ore. Una circostanza che colpì l’Italia. R. Amendola sapeva esattamente di cosa parlava. continua a pag. 10


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