Intervista a Tino Oldani, ItaliaOggi 7 dicembre 2017

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Le grandi firme di ItaliaOggi: il saggista Tino Oldani intervistato da Goffredo Pistelli

L’Ue rischia di commissariarci Il pretesto glielo può dare l’elettore con il suo voto

pografia grande, che serviva D. Lei prima citava il Pa- pagina. Venivo dalla facoltà di più giornali, dove mio padre rini, liceo che, a fine anni lettere, e di economia non salavorava al cattolico L’Italia ’50, registrò gli albori delle pevo nulla. L’ho imparata sul e conosceva Rozzoni, uomo prime lotte studentesche. campo, aiutato moltissimo da chiave nella storia del GiorLa politica l’appassionava, Giacomo Vaciago, un signor no. Pietra scelse gli opinionida giovane? economista. sti, ma fu Rozzoni, carattere R. A venti anni ero democriD. Chi scriveva con voi? forte e grande organizzatore, stiano, iscritto alla Dc, anche R. Tra i collaboratori più a costruire la spina dorsale se poi, emigrato a Roma, vidi brillanti c’era anche Pierluidel giornale, dai redattori ai all’opera certi ministri e decisi gi Magnaschi, che poi prese tipografi, conoscendoli tutti di starne alla larga. All’inizio il mio posto quando partii per da tempo. mi aveva condizionato l’espe- il militare. La nostra amicizia D. Che cosa ricorda di rienza di mio padre, che era nacque così. quel giornale? Sarà stato stato un partigiano bianco: D. Ma lei non si fermò ad un bambino ma credo che dopo la caduta del fascismo, Avvenire. suo padre le avrà racconera stato lui a ricevere in CoR. Appena diventai profestato. mune le prime liste per l’ele- sionista mi chiamò Lamberto R. Del Giorno e dei suoi zione del sindaco. Sechi, offrendomi un posto a Tino Oldani D. Che cosa le racconta- Panorama su indicazione di giornalisti conservo bei riFranco Serra, capo servicordi. Al centro del tavolo, mento romano dalla forma va, della Liberazione? R. Che rimase di stucco zio dell’economia. Confessai nel salotto di quadrata, regalato da Roma casa mia, c’è alla famiglia Serogonum, da quando vide che la lista so- a entrambi che non mi sencialcomunista era formata tivo ancora pronto, sul piano sempre stato cui ha preso il nome. In Italia ci sono molti sostenitori D. Un’immersione nelle tutta dagli ex fascisti del pa- professionale, per una sfida un posacedella cessione di sovranità nazionale ese, convinti che mio padre così impegnativa. E rifiutai. nere in por- sue radici. alla Ue e della necessità del governo R. All’esame di latino, fa- fosse comunista. Invece era Ma Serra non mi perse d’occellana che delle élites, in testa Giorgio Napolitano, riproduceva coltà di Lettere della Statale, un partigiano cattolico, di un chio, e qualche anno dopo mi definito da Kissinger «il mio comunista la prima pa- mi bastò questa spiegazione gruppo guidato da Malvesti- convinse a passare con lui a gina del pri- sull’origine di Zelo, più una ti, amico di Mattei, che poi Espansione, mensile economipreferito», e affiliato alla Three Eyes: se mo numero traduzione a vista di Tacito, diventò deputato Dc. Per me, co della Mondadori, per fare il non bastassero i governi da lui insediati del Giorno: eredità pariniana, per avere allora e per anni, comunisti e corrispondente da Roma. senza passare per le elezioni, si vadano D. Ma poi a Panorama ci 2 1 a p r i l e un buon voto dal tremendo fascisti diventarono la stessa a rileggere le sue note sulla crisi della 1956. Avevo professor Cazzaniga, uno cosa: fautori di dittature, ne- sarebbe arrivato democrazia, dove il voto popolare è R. Sì fui assunto qualche dieci anni, che di solito bocciava tutti al mici della democrazia. D. Poi sarà arrivato il anno dopo, quando avevo mae mio padre primo appello. visto come un pericolo per le istituzioni giornalismo. turato altre esperienze anche portava R. Il praticanta- nei settimanali. Credo di essea casa Mio padre rimase di stucco quando to l’ho iniziato a 22 re l’unico giornalista italiano tiamo dalle origini. Che ogni notte una mazzetvide, subito dopo la guerra, che anni al quotidiano che ha lavorato nei quattro ta di giornali italiani e famiglia era la sua? la lista social comunista nel suo comucattolico Avvenire. grandi settimanali del doRisposta. Gente semplice. stranieri, che sfogliavo Il direttore che l’ha poguerra: Tempo Illustrato, Madre casalinga, padre tipo- con curiosità, a volte ne, era formata tutta dagli ex fascisti fondato, Leonardo L’Europeo, L’Espresso e Panografo. Lavorava a Il Giorno, di senza capirci nulla. del paese, convinti che mio padre fosse Valente, veniva dal rama. A L’Espresso sono rimaD. Cosa le piaceva cui si considerava tra i fondacomunista. Invece era un partigiano Giorno, dove aveva sto soltanto un anno, mentre a di più? tori, e con orgoglio. cattolico, di un gruppo guidato conosciuto mio pa- Panorama per più di venti. R. Quello che aspetD. Perché? da Malvestiti, amico di Mattei, che poi dre e sapeva molto D. Molti direttori, immaR. Perché quando Enrico tavo di più era il Guerin diventò deputato Dc. Per me, allora di me. Prima di as- gino. Si sente tributario di Mattei, fondatore dell’Eni, Sportivo, che usciva il sumermi, mi mise qualcuno in particolare? decise di farsi un suo gior- lunedì con la pagina di e per anni, comunisti e fascisti diventaalla prova come inR. Ho lavorato con molti nale per difendersi dalle Gianni Brera intitolarono la stessa cosa: fautori di dittature, segnante privato di direttori, e credo di avere im«fake news» del Corrierone, ta «L’Arcimatto» e le vinemici della democrazia suo figlio, che era parato sempre qualcosa da ne affidò la direzione prima gnette di Marino. Una stato rimandato a ciascuno. Franco Serra, con a Gaetano Baldacci, e poi goduria. D. Ci regala un ricor- settembre in latino e greco. il suo carattere di torinese spiD. Lei era uno di quelli a Italo Pietra, che era stato D. Test drive, diciamo. goloso ed esigente, mi insegnò partigiano di spicco, anche se che voleva fare il giorna- do fotografico di quegli R. Ricordo che trascorsi due a documentarmi sempre a fonlista sin da bambino, im- anni? un gradino sotto Mattei. D. Un momento, si ri- magino. R. Dalla quarta ginnasio mesi nella loro casa al mare: do prima di scrivere qualsiasi R. È vero, e il primo articolo in poi ho studiato a Milano e forte della preparazione rice- cosa: un’inchiesta o un pezzo ferisca alla campagna di Indro Montanelli contro l’ho scritto a 15 anni su La per arrivare alla fermata del vuta al Parini, con otto ore di di dieci righe. Un maestro. A Zanzara del liceo Parini: era pullman delle 7.00 che partiva lezione ogni giorno, diedi al cambiarmi la vita, in meglio, il patron dell’Eni? R. No, il Giorno è nato nel un’intervista a Gianni Brera, da Abbiategrasso e percorre- quel ragazzo 1956, come risposta agli at- e faceva parte di un’inchiesta va la statale vigevanese, ogni le basi per sutacchi della Confindustria sul calcio ideata da Walter mattina dovevo alzarmi alle perare bene Iniziai a lavorare ad Avvenire. A Paalla nascita dell’Eni, men- Tobagi, che decise di farla 6.00 e fare qualche chilome- non solo gli norama, dopo aver rifiutato una prima tre la macchina del fango insieme a me. Eravamo ami- tro in bici, con qualsiasi tem- esami di setofferta, fui assunto qualche anno dopo, montanelliana arrivò pochi ci ed entrambi figli di operai: po, anche con la neve. Così in tembre, ma quando avevo maturato altre esperienze mesi prima dell’uccisione di Walter diceva che noi due inverno mi venivano sempre i anche i sucanche nei settimanali. Credo di essere cessivi anni Mattei, avvenuta nell’ottobre eravamo i «populares» del geloni ai piedi. 1962: un omicidio vero e pro- Parini, un liceo duro e seletD. Un’Italia che si dove- di liceo. E a l’unico giornalista italiano che abbia laottobre del prio, causato da un attentato tivo, frequentato per lo più va dar da fare, quella. vorato nei quattro grandi settimanali del al suo aereo, come ha dimo- dai figli della ricca borghesia R. Negli anni Sessanta il 1968, quando dopoguerra: Tempo Illustrato, L’Eurostrato il sostituto procuratore milanese boom era agli inizi, a Milano nacque Avvepeo, L’Espresso e Panorama. A L’EspresD. Mi parli della Milano si vedevano ancora i segni dei nire, arrivò di Pavia, Vincenzo Calia, in so sono rimasto soltanto un anno, un libro sconvolgente per la di allora. bombardamenti, e l’Italia era anche la mia R. Sono un ragazzo di cam- un paese povero. Ma tutti ave- assunzione. quantità di indizi e prove da mentre a Panorama per più di venti D. Per oclui raccolte, ma sempre igno- pagna, nato e cresciuto in un vano una gran voglia di fare, rate su quel delitto e sui pro- piccolo paese della bassa mi- di progredire. Per vestirmi in cuparsi di sono stati Leonardo Valenlanese, con meno di 500 abi- modo decente, visto che il Pa- cosa? babili mandanti. R. Fin dall’inizio, sono te, che mi ha assunto per D. Riprendiamo il rac- tanti, a 20 km da Milano: Zelo rini era una scuola per ricchi, Surrigone. Da sempre, quan- mia madre portò un paio di stato responsabile della pa- primo, realizzando un mio soconto… R. Per formare la squa- do mi chiedono dove sono giacche di mio padre dal sarto gina «Economia e lavoro», gno, e Claudio Rinaldi, che dra, Pietra incaricò Angelo nato, spiego che Zelo viene dal e le fece rivoltare a misura per con l’economista Giancarlo mi fece tornare a Panorama Rozzoni, capocronista a La latino agellum, diventato poi me. Non ci voleva molto a ca- Mazzocchi come superviso- dopo la mia breve parentesi Patria, piccolo quotidiano azellum, infine zelo: si tratta- pirlo: il taschino per la penna, re. Mazzocchi era docente alla all’Espresso. milanese con la tipografia in va infatti di un ricco podere, invece che a sinistra, io l’avevo Cattolica e diversi suoi assipiazza Duca d’Aosta. Una ti- in origine un tipico accampa- a destra. continua a pag. 10 stenti scrivevano per la mia DI

GOFFREDO PISTELLI

«T

orre di controllo» è il nome di una rubrica diventata popolare fra i lettori di ItaliaOggi. Perché Tino Oldani, che la cura, ama affrontare i problemi in maniera documentata e per nulla prona alle letture alla moda. E questo, accurata documentazione e libertà dalle vulgate che vanno per la maggiore è un po’ il marchio di fabbrica di questo milanese classe 1946, una lunga carriera nei periodici, soprattutto a Panorama. Domanda. Oldani, par-


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SEGUE DA PAG. 9 della Galleria di Milano, il regista dro Mangia, ordinario di diritto co- portato avanti con il rafforzamento dei D. Come mai quel ritorno? R. All’Espresso non mi trovavo Ermanno Olmi si basò su una sce- stituzionale alla Cattolica, ha rilasciato poteri in capo alla Commissione Ue, bene. Proprio allora la Mondadori neggiatura, scritta per l’occasione da nei giorni scorsi. Dice che «è in atto una una tecnocrazia sempre più imperstava uscendo da una crisi, e per la Dino Buzzati. Durante il montaggio campagna che prelude al commissaria- meabile rispetto al voto popolare. Una prima assunzione, dopo il blocco dei dei filmati, di cui avevo organizzato le mento dell’Italia nei prossimi mesi. tecnocrazia alla quale gli Stati membri D. Un commissariamento? nuovi ingressi, Rinaldi suggerì il mio riprese, Olmi mi chiese di aggiungere della Ue devono cedere la loro sovraniR. Sì un commissariamento per via tà su un ventaglio di materie strateginome a Mario Formenton, dicendo: poche righe al testo di Buzzati, a com«Oldani è uno che lavora per tre». Nel mento di immagini non previste all’ini- finanziaria, sostiene Mangia, «una svol- che, in primis la moneta e le banche. ta a cui il Corriere della Sera sta Due obiettivi, di fatto, già raggiunti. biglietto d’auguri che Formenton mi preparando l’opinione pubblica». inviò dopo l’assunzione, citò proprio D. L’Italia a che punto è, seconHo lavorato con molti direttori, La giustificazione della campagna do lei? quella frase per spronarmi nell’ine credo di avere imparato sempre sarebbe questa: «A che serve votare teresse dell’azienda. Altri tempi. R. In Italia, purtroppo, abbiamo da qualcosa da ciascuno. Franco Serra se la politica è quella che vediamo? anni diversi influenti sostenitori della D. Di questi direttori, RinalForse è meglio rinunciarvi e farci cessione di sovranità nazionale e della di però è stato senza dubbio mi insegnò a documentarmi sempre governare da altri». Aggiungo io: il necessità del governo delle élites, in tequello di cui si è parlato di più. a fondo prima di scrivere qualsiasi problema vero non è la terza o la sta Giorgio Napolitano, definito non Il suo Panorama fece scuola. cosa: un’inchiesta o un pezzo di dieci quarta repubblica, ma l’inverarsi a caso da Kissinger «il mio comunista Com’era? righe. A cambiarmi la vita, in meglio, sempre più concreto della tesi di preferito», e affiliato alla Three Eyes: se R. Lavorare con Rinaldi è stato sono stati Leonardo Valente, che mi ha fondo elaborata nel saggio La crisi non bastassero i governi da lui inseun onore: avevamo la stessa età, assunto per primo, realizzando un mio della democrazia, commissionato diati senza passare per le elezioni, si giocavamo a calcio insieme, ma sul nel 1975 dalla Trilaterale, che come vada a rileggere le sue esternazioni lavoro era sempre un passo avanti a sogno, e Claudio Rinaldi, che mi fece è noto è un’emanazione dei poteri sulla crisi della democrazia, dove il tutti. Con lui Panorama superò ogni tornare a Panorama dopo la mia breve forti che fanno capo, a livello mon- voto popolare è visto come un perecord di vendite, e impose all’editoparentesi all’Espresso diale, alla superloggia massonica ricolo per le istituzioni. Tesi fatte re che anche i redattori ne avessero «Three Eyes», fondata da Henry proprie da Eugenio Scalfari, da un beneficio sullo stipendio. Cosa rara nel giornalismo. Era amico di zio. Bastavano tre righe, ma ne scrissi Kissinger e Zbigniew Brzezinsky. sempre in sintonia con Napolitano, D. Ricordiamo quella tesi. Carlo De Benedetti e considerava trenta. Troppe. E Olmi le stracciò. Una che è diventato paladino del goverR. Secondo questa tesi, la governabi- no delle oligarchie illuminate. Una Silvio Berlusconi un avversario da lezione salutare. D. Vabbé, il maestro sarà stato lità esige da parte dei cittadini elettori traccia politica che ora, a sentire il abbattere. Per questo lasciò Panorama, insieme a Giampaolo Pansa, quando troppo selettivo. Senta, ma perché la rinuncia a influire sull’operato degli professor Mangia, viene fatta prolei oggi scrive sempre cose lonil Biscione prese la Mondadori. pria da alcuni editorialisti del D. La famosa battaglia di Segra- tanissime dal mainstream? Non Corriere della Sera. Per il documentario tv Rai sui primi sarà bastian-contrarismo? te. E lei? D. Pessimista, dunque. R. Se per mainstream ci si riferiR. Io la pensavo diversamente, ma R. Se le premesse sono queste, cento anni della Galleria Vittorio siamo rimasti egualmente amici fino sce a una tendenza prevalente, ma invece di chiedere se l’Italia ce di Milano, il regista Ermanno Olmi all’ultimo. Purtroppo è morto giovane, negativa, per rispondere faccio mia la farà o meno, trovo più giusi basò su una sceneggiatura di Dino e ogni anno, il 4 luglio, vado a portare la domanda di Papa Francesco: sta una domanda meno generica: Buzzati. Durante il montaggio un fiore sulla sua tomba, nel cimitero «Chi sono io per giudicare?». Ma se l’Italia, dopo le prossime elezioni dei filmati, di cui avevo organizzato di un piccolo borgo, Barbarano Roma- proprio insiste, lascio il giudizio ai politiche, riuscirà o no a evitare il le riprese, Olmi mi chiese di aggiunnumeri, al mercato: se si vendono no, dove aveva la casa di campagna. commissariamento finanziario da D. C’è un articolo a cui è parti- sempre meno giornali, non è soltanparte dell’Europa? Riuscirà a evigere poche righe al testo di Buzzati, to perché la tv e il web ci inondano colarmente affezionato? tare che le oligarchie tecnocratiche, a commento di immagini non previste R. Un pezzo sulla Cina, prima della di notizie. sia domestiche che europee, svuoall’inizio. Bastavano tre righe, D. Lei è un lettore esigente? strage di piazza Tienanmen del 1989, tino del tutto il suffragio universama ne scrissi trenta. Troppe. E Olmi R. A volte, sempre più spesso, sfoin cui raccontavo la vita quotidiana dei le, trasformando la democrazia in le stracciò. Una lezione salutare cinesi: il figlio unico imposto dal parti- glio 10-20 pagine dei giornaloni con una finzione? Oppure… to comunista dopo la morte di Mao, i centinaia di redattori, e non trovo D. Oppure? salari e il tenore di vita, l’ammirazione nulla di interessante da leggere. Da R. Oppure dovrà calare definie l’invidia dei cinesi per i prodotti tec- anni, la crisi del settore genera paure eletti con petizioni, pressioni o manife- tivamente le brache alle élites delle nologici giapponesi, che allora pochi in nelle redazioni, e la paura uccide le stazioni. Il suffragio universale è una superlogge e della grande finanza Cina potevano permettersi. Lo scrissi inchieste coraggiose, mentre alimen- bella utopia, dicono i supermassoni, ma speculativa? Saremo pure un paese in dopo un viaggio a Pechino, grazie alle ta il servilismo. Con poche eccezioni, la crisi della democrazia, che è crisi di crisi, ma nelle banche italiane ci sono lunghe chiacchierate fatte con l’inter- come ItaliaOggi. E il lettore, che è un governabilità, va risolta con l’introdu- centinaia di miliardi di risparmi, che prete, una giovane donna con cui avevo consumatore consapevole, si regola di zione della tecnocrazia, con il governo fanno gola a certi poteri forti europei, dei tecnici, delle élites illuminate. In per i quali la democrazia è solo un instabilito un buon rapporto: quella don- conseguenza. Europa… D. L’Italia ce la farà, Oldani? na era stata una guardia rossa e non tralcio da «sopire e troncare». D. In Europa? R. Su questo tema, condivido in toto era mai uscita dalla Cina. twitter @pistelligoffr R. In Europa questo disegno è stato l’intervista che il professor AlessanD. E riusciva a capirla bene? © Riproduzione riservata R. Parlava benissimo la nostra lingua, che aveva imCON LE LORO DECISIONI POTREBBERO APPESANTIRE LA RIPRESA ECONOMICA parato dalla sorella di Giorgio La Pira, che insegnava all’università di Pechino. Anni dopo, parlandone con Giuliano Ferrara, mi resi sistemico. lavorare su due piani. Da un lato, per DI DANIELE CAPEZZONE conto che anche un ex comuEd è una seconda volta colpa no- promuovere sul piano nazionale attivinista di grande cultura come ale forse la pena di accendere stra, perché tocca a noi mettere in cam- tà e politiche che aiutino a conseguire il lui ignorava l’obbligo cinese i riflettori anche su un aspetto po una iniziativa forte per affrontare la doppio obiettivo di riduzione del portadel figlio unico, con tutte le più generale, che va ben al di massa di crediti insoluti, il cui recupero foglio di debito in possesso degli istituconseguenze che ora sono di là dei lavori della Commissione è un elemento decisivo per contenere le ti bancari e di recupero tempestivo ed dominio pubblico, in primis le sulle banche. Chi scrive continua (forse perdite dei cittadini-contribuenti rispet- efficace della massa dei crediti insoluti. centinaia di milioni di aborti pateticamente) a occuparsi delle conse- to alle undici crisi bancarie avvenute in Dall’altro, per contrastare in sede euogni anno per evitare le naguenze su tutti i cittadini-contribuenti, Italia nell’ultimo triennio e concluse con ropea iniziative che, per tempi, modascite femminili. tema che pare interessare a pochi: i più, l’azzeramento totale del capitale. Qual è lità e caratteristiche, imporrebbero al D. Ferrara, forse, ne fu infatti, preferiscono perdersi nel circui- il problema, allora? Il punto è che questo sistema Italia uno choc insostenibile, così’ colpito da fondarci to penale-manettaro. Portiamoci avanti doppio sforzo deve avvenire con tempi e determinando seri problemi sul piano un partito sopra. Senta, con il lavoro, allora. L’Europa è infatti modalità tali da non determinare né crisi dell’allocazione dei titoli del debito pubma si è mai pentito d’aver all’opera per creare nuove insidie, men- rispetto al debito italiano né un’ulteriore blico, e generando un prevedibile effetto scritto qualcosa? tre la politica italiana (con rare eccezio- stretta sul credito ai danni di famiglie di stretta creditizia a danno di famiglie R. Non mi rimangio nulla e imprese. ni) o mostra di non accorgersene oppure e imprese. di ciò che ho scritto, ma mi Al contrario, in sede europea, le Tanto vale dirlo e ripeterlo fino non se ne rende proprio conto. vergogno ancora per quello Intendiamoci bene, la colpa è no- proposte avanzate dalla Bce e in parti- allo sfinimento. Se ci faremo fregare che non sono riuscito a scristra due volte. Una prima volta, per- colare dall’ineffabile signora Danièle un’altra volta, saremo dinanzi a «fatti vere. Semmai ho un rimpianché tocca indubbiamente a noi, all’Italia, Nouy costituirebbero un vincolo ecces- nuovi» che comprometteranno quel tanto. assumere iniziative per incoraggiare gli sivamente forte per il sistema Italia, e to di ripresa che sarebbe effettivamente D. E quale? istituti bancari nazionali a ridurre il loro determinerebbero esattamente i rischi possibile nel 2018, e che consentiranno portafoglio di debito pubblico, effettiva- indicati. E peraltro, un intervento di ai soliti «amici» franco-tedeschi di metR. Nel 1968, prima di enmente troppo ampio e quindi pericoloso. questo tipo non dovrebbe mai avvenire terci una mano sulla testa. Non per trare all’Avvenire, facevo il L’entità di questa esposizione costituisce bypassando il Parlamento europeo e i proteggerci, però: mi riferisco alla mano precario alla Rai di Milano che qualcuno preme sul capo di qualcun infatti, in particolare in presenza di si- Parlamenti nazionali. come organizzatore cinemaMorale: anziché discutere di qui- altro per farlo lentamente annegare. gnificative criticità del sistema bancario tografico. Per il documentario nazionale, un ulteriore fattore di rischio squilie e pinzillacchere, occorrerebbe tv Rai sui primi cento anni © Riproduzione riservata

Bisogna impedire ai franco-tedeschi di farci annegare

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