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Martedì 11 Ottobre 2016
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Lo dice Massimo Fini che le si era opposto già 15 anni fa, come dimostra la sua Opera omnia
Mondializzazione inarrestabile
Il nostro è un treno che va a mille km/h senza guidatore sua serata in cui distruggeva R. Pochi giorni fa, quando gli un intuito politico eccezionale, D. E quale? un computer a colpi di mazza. ho chiesto di parlare del mio Claudio Martelli era, ed è, R. Che non siamo più in un ragazzo intelligente e ge- tempo. Le racconto una cosa. al salotto di Massimo Non aveva ancora incontrato libro sul suo blog. D. A proposito di demo- niale... D. Prego. Fini si vedono i grat- Gianroberto Casaleggio. D. Che consigli gli dette? crazia diretta, fra un po’ ci D. Lo definisce «ragazzo» R. Nell’88 o giù di lì, andai tacieli di Portanuova, R. Non me ne ricordo sarà il referendum costi- perché siete stati compagni al Cern di Ginevra a parlare a Milano. Quasi un tuzionale e di liceo a Milano... con Carlo Rubbia. E gli posi contrappasso al pensiero anti- nemmeno. E lei... R. Al Carducci. Un ragazzo questo tema, appunto. Lui era globalista, anche se mai no-glo- saranno stati R . L a intelligente, dicevo, anche se un po’ infastidito, da bravo pobal, che ha messo a fuoco negli sbagliati del fermo subi- con la moralità di una biscia. sitivista, mi disse che ero un ultimi decenni, fino a farne un tutto. D. Il suo to. È il clas- E poi, per tornare a quei so- apocalittico ecc, ecc. Cambiò atquasi un movimento, che nel sico esem- cialisti, c’era Gianni De Mi- teggiamento quando gli chiesi: 2002, chiamò Movimento zero, Movimento pio: vorrei chelis, che si studiava i dos- «Scusi, ma non è che, andando il cui manifesto fu firmato an- zero non era sapere che sier. Non era che da Alain De Benoist, e decollato. R. Massì, cacchio ha davvero male che pare tanto il progenitore In quegli anni era solo io, in Itafeci qualche c a p i t o l a come classe di del Cinque stelle. gente. Nem- dirigente. Nel salotto di casa Fini - libri, giro in alculia, a proporre la decrescita ed il meno io ho D. Però finì giornali, accendini e sigarette ne regioni, ritorno a livelli di sviluppo govercapito nulla. male. ovunque - siamo tornati per ma non semnabili dall’uomo. Adesso anche D. E come R. Si perse, parlare del suo libro appena brava inteun globalizzatore convinto come vota, mi scu- non dico per uscito per Marsilio, La moder- ressare. Carlo De Benedetti comincia ad D. Volasi? un piatto di nità di un antimoderno, e che R. Ah faccio lenticchie, ché avere dubbi al riguardo come ha raccoglie proprio i suoi saggi va troppo come sempre: il piatto molfilosofici usciti dal 1985 in poi. alto, forse. detto nella sua ultima intervista «La modernità non voto. La to grosso, ma Una sorta di Meridiano. Non R. Forse. al Corsera. Il mondo come è stato di un antimoderno mia religione i n s o m m a . . . succede spesso, soprattutto E poi era costruito non ha un momento non lo consen- Aveva ragioquando lo scrittore è vivente. un pensiedi Massimo Fini » di pace. Raggiunto un punto, te. ne Giorgio D’altronde Fini, classe 1943, ro davvero pensa al successivo D. Quando Bocca, quannato a Cremeno (Lc), da padre radicale. L’obiezione, giusta, pisano e mamma russa, mi- che mi si fa ancora è che non è che ha votato l’ultima do li definiva un comitato lanese da sempre, d’altronde ha sbocco. La mia è una critica volta, Fini? R. Sarà stato il 1992 e votai d’affari. a questa velocità, stiamo accorFini, dialla società D. Ma nel Fini-pensiero ciando il nostro tempo?». cevamo, uscita dal- per la Lega Nord. D. Beh, ne era pratica- c’è una via politica a geD. Che cosa le rispose? è un caso la RivoluLa mia, dice Massimo Fini R. Mi disse che il nostro a sé: giorzione in- mente il teorico, coi suoi stire la complessità che in «La modernità di un mondo è su un treno lancianalista dustriale, articoli sull’Indipendente, viviamo? antimoderno», Marsilio, R. Gestire la complessità, to a mille chilometri all’ora e di razza, razionaliz- a quell’epoca. è una critica alla società R. Ah, l’Indy. dopo due secoli e mezzo dalla che, per sua coerenza interna, moolto zata nell’Iluscita dalla Rivoluzione D. Ma prima votò sociali- rivoluzione industriale, non è non può che aumentare quella conteso, luminismo, in una sia nella sta, lavorava pure all’Avan- più possibile. Pur da reaziona- velocità. Un treno senza manoindustriale, razionalizzata rio, trovo però che, per il «qui e vratore o che, se c’è, si illude c e r t a versione li- ti. nell’Illuminismo, sia nella fase, dalberale che R. Certo. Anche se c’arri- ora», l’idea socialista, di unire di poterlo governare. Un conversione liberale che in le tv per in quella vai da reazionario. Ma era un libertà civili a giustizia socia- voglio che forse ha superato quella marxista, che però la sua marxista, bell’ambiente, libertario, mi le, sia ancora valida. Solo che anche la linea di non ritorno, non produce alternative. E capacità ch e p e r ò corrispondeva. Comunque non non c’è più il Partito socialista, per cui, anche se freniamo di la democrazia rappresendi bucare non produ- sono mai stato legato a un par- ridotto a percentuali da albu- colpo, comunque andremmo comunque a sbattere contro la il video, ce alterna- tito. Non puoi esserlo, in questo mina. tativa è, se mi si consente D. Uno dei punti del ma- montagna. E Rubbia è un illuma antive. lavoro. Anche se... la battuta, il sistema più nifesto del suo Movimento minista, non è certo il Mullah che auD. L e i D. Anche se? sofisticato per metterlo tore e indice che R. Anche se il Psi di Bettino zero, era di fatto l’attuale Omar, mio idolo, e unico vero in culo alla povera gente terprete q u e s t o Craxi aveva suscitato speran- decrescita felice. Lei, in- no global (ride). D. Gli ha dedicato un liteatrale, s i s t e m a ze: i socialisti si erano tolti l’in- fatti, scriveva, molto prima di Grillo, che era il bro, infatti. E la globalizzaquando non può caso di tornare, in zione è sempre stata oggetnemmeno si sapeva cosa fos- durare. maniera ragionata, to della sua critica spietata, se l’orazione civile. E scrittore R. Collasserà, anche se non Carlo Rubbia mi disse, nel all’autoconsumo e quando ancora c’era chi infaticabile. si può dirlo. 1988, che il nostro mondo all’autoproduzio- non ne afferrava il signifiDomanda. Un libro imD. E ce l’ha anche con la ne. cato. Sempre convinto? portante. Che effetto fa? democrazia rappresentaè un treno lanciato a mille R. Sono correnti di R. Assolutamente. E oggi, Risposta. Beh è gratifican- tiva. chilometri all’ora e che, pensiero americane, anche personaggi come Carlo te, non è una cosa che si faccia R. Certo. Se vuole, la si può per coerenza interna, non essendo quel Paese la De Benedetti sono diventati per tutti gli autori e, in genere, risolvere in una battura cruda: può che aumentare quella punta di lancia dell’at- dubbiosi. È sotto gli occhi di solo per quelli defunti. E io, allo è il sistema più sofisticato per velocità. Un treno senza tuale modello, hanno tutti che la globalizzazione stato, sono ancora vivo. metterlo nel culo alla povera prodotto gli anticorpi abbia esasperato tutti i nodi manovratore o che, se c’è, D. In questi libri ci sono gente. per primi: parlo del negativi dell’industrial-capimolte riflessioni che sono D. Detta in altro modo? si illude di poterlo governabioregionalismo e del talismo e, oltre a questo, ha andate a costruire il MaR. È l’uomo che peggiora il re. Questo è un treno che neocomunitarismo, incentivato la sperequazione nifesto dell’antimodernità, sistema, perché la democrazia ha superato la linea di non con la riduzione dei fra ricchi e poveri. fatto di antiglobalizzazio- esisteva anche quando non ritorno per cui anche se freconsumi e il ritorno D. Anche se certe statistine, di piccole patrie e di sapeva d’esserlo: nei villaggi niamo di colpo, andremmo alla terra. che direbbero di no, e cioè decrescita. Un documento pre-industriali, quando i capi D. Da quel mani- che i poveri siano diminuiti che forse oggi avrebbe avu- famiglia decidevano tutto, ricomunque a sbattere festo, che è il con- complessivamente. to più fortuna. unendosi in assemblea. Ma densato del libro R. Sono palle, mi permetta. R. Fummo poco abili noi, to- quella democrazia diretta non oggi pubblicato da Basterebbe vedere le migraziotalmente disorganizzati. è trasportabile oggi. Non puoi D. Con basi meno solide, chiamare la gente a decidere, feriority complex verso il Pci, Marsilio, sono passati qua- ni. Togliendo i rifugiati per moquello di Beppe Grillo ha al livello globale su cose sulle proponevano un socialismo si tre lustri. E nel frattem- tivi di guerra, la maggioranza fatto faville. quali non sa nulla, come si illu- moderno, una socialdemocra- po le hanno costruito qui, a sono migranti economici, che R. Guardi, Grillo quando devano Grillo e Casaleggio. zia europea. due passi da casa sua, i più fuggono dalla fame. Nell’Africa faceva i primi spettacoli imD. Con Grillo vi sentite? D. Già si ricorda i dibatti- bei grattacieli di Milano. subsahariana c’è la fame. Qui pegnati, mi chiese una consuti su Proudhon contrappo- Quelle ragioni sono sempre ci siamo introdotti con l’attralenza amichevole, su come inR. Ogni tanto, ma con lui è sto a Marx, su L’Espresso? attuali? Si può tornare alla enza del modello del Nord, e abbiamo distrutto quella ecotrodurre certe tematiche negli difficile parlare: in genere ti R. Come no? Ed erano una decrescita felice? show, avendo letto il mio La travolge di discorsi (ride). classe dirigente mica male, i R. La decrescita può essere nomia di autoproduzione e ragione ha torto. Ricordo che ci D. Quando è stata l’ulti- socialisti: Craxi era ignorante solo dolorosa e infelice, il punto autoconsumo su cui erano vissuti. A Lagos ci sono milioni di incontrammo a margine di una ma volta? come una scarpa, ma aveva è però un altro. DI
GOFFREDO PISTELLI
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È da 15 anni che siamo in guerra con il mondo musulmano D. Anche lei ritiene che nigeriani che prima vivevano in campagna e non morivano sia colpa nostra? R. Beh, sì da 15 anni siamo di fame. A nessuno piace fare questi viaggi per arrivare ad in guerra col mondo musulmaavere il cellulare, che peraltro no. Prima l’Afghanistan, poi l’Iraq, alla Somalia, alla Libia. già hanno. D. Qualcuno dice che questi La democrazia esisteva nei vilmigranti non laggi pre-industriali, quando i sono proprio capi famiglia decidevano tutto, i poverissimi riunendosi in assemblea. Ma del Continente nero ma, piutquella democrazia diretta non tosto, membri è trasportabile oggi. Non puoi di una claschiamare la gente a decidere al se media che livello globale su cose sulla quali aspira a una non sa nulla. Del referendum, vita migliore. E citano, a riad esempio, vorrei sapere che prova, il fatto cacchio ci ha capito la gente. che mettere Nemmeno io ne ho capito nulla assieme il danaro necessario a questi viaggi, dell’or- È chiaro che si sia creato una dine di migliaia di dollari, reazione di questo tipo. Quannon sia semplicissimo in do Amedie Koulibali... D. Uno dei terroristi degli quei Paesi. R. Questa obiezione è ragio- attacchi di Parigi... R. Sì, quello del supermernevole, in effetti. Ma nell’Africa subsahariana ci sono oltre cato kosher. Quando dice: 700 milioni di persone, se si «Voi ci attaccate e pretendeeccettua il Sudafrica. Se solo te che non vi rispondiamo. una parte di loro decidesse di Chi siete? I padroni della spingersi quassù, non ci sareb- Terra?», ecco io sono assobe Matteo Salvini capace di lutamente d’accordo e l’ho detto anche a Piazza Pulita, fermarli. (L’intervista si interrompe tempo fa quando mi hanno perché dalla segreteria telefo- invitato. Riconosco il loro dinica, nell’altra stanza, si sente ritto di reagire. arrivare la voce di Renzo ArD. Scusi ma dopo l’11 bore e Fini si sposta, per sen- settembre, dove avremtire meglio). mo sbagliato? PortaD. Con Arbore siete ami- re la guerra nel cuore ci, Fini? dell’Asia, a costi umani R. Lui, incredibilmente, era ed economici enormi? un lettore dell’Europeo e l’ave- Però Osama Bin Laden va incuriosito questo «strano» stava lì. Si ricorda che Fini. Ma ci siamo conosciuti qualcuno, nelle prime e apprezzati molti anni dopo. ore dopo l’attacco alle Quando, nel novembre scorso, Twin Towers, teorizzava ho ricevuto il premio Mon- addirittura l’uso della tanelli, lui ha detto una cosa bomba atomica nelle valmolto bella: «Siamo gente che li dove stava il capo di Al guarda da un’altra parte». Qaeda? D. Torno sul libro. In queR. È stato davvero un presto suo approccio politico- testo. Washington Post e New filosofico, lei salva dell’Illu- York Times hanno scritto che minismo, per la capacità di i piani di invasione dell’Afghausare il dubbio come cate- nistan erano già pronti. E cogoria. Ma come si concilia munque Bin Laden gli afgani con la sua critica a un certo se lo sono ritrovati: glielo aveva antislamismo di maniera? I portato il nobile signore della musulmani, in genere, non guerra, Ahmad Massoud. hanno troppi dubbi. Quando Bill Clinton propose R. C’è un po’ un equivoco: al Mullah Omar di far fuori quando faccio la biografia del Bin Laden, questi si dichiarò Mullah Omar, non ne difendo d’accordo, perché gli americail pensiero, ma il diritto di un ni continuavano a colpire alla popolo a resistere l’occupazio- cieca... ne dello straniero, comunque D. E perché non si agì? motivata. Il mondo islamico mi R. Perché il mullah aveva è totalmente estraneo: quella è posto una pre-condizione: che una visione cupa, anche se la gli Stati Uniti si assumessero nostra è certo migliore. Detto la paternità dell’assassinio. questo... Clinton non volle farlo. EravaD. Detto questo? mo nel 1998, dopo gli attentaR. Detto questo, parlando ti in Kenya e Tanzania contro di Islam e non di Isis, bisogna gli statunitensi. E lo dicono riconoscere che i musulmani documenti del Dipartimento hanno valori forti e molte delle di Stato. cose che abbiamo perduto. D. Insomma, se Clinton D. Per esempio? avesse avuto più coraggio, R. Non ho il mito della fa- si sarebbe risparmiato l’11 miglia ma, visto che ne la- settembre. Lo avrebbe fatto mentiamo quotidianamente Barak Obama, anni dopo. la crisi, bisogna riconoscere R. Quella è la vicenda è la che, presso i musulmani, è an- madre di tutto. L’Afghanistan cora viva. È un mondo altro, e tutto il resto hanno incendiache non mi riguarda, ma che to l’immaginario musulmano. osservo con interesse. C’è poi Quando gli uomini del Califfo questo fenomeno dell’Isis, che tagliano la gola agli ostaggi, li ci siamo creati. vestono di arancione.
continua. D. La Raggi c’ha messo anche del suo. R. Qualche errore lo ha fatto, sicuramene. Non erano preparata a mettere quadri, dirigenti e via dicendo. In ogni caso, lo dicevo proprio a Grillo l’altro giorno, questa situazione avvantaggia il M5s. D. Perché? R. Perché la gente capisce che, forse, qualche ragione costoro ce l’hanno, visto che tutti gli stanno addosso. Si dimostra che sono oltre destra e sinistra, come le dicevo prima. D. Beh, anche il primo Matteo Renzi, sembrava proiettato oltre il Novecento, ossia oltre queste categorie. R. Se lei entra in un bar, e a un amico dice «stai sereno» per poi sfilargli il posto un attimo dopo, in quel locale lei non c’entra più. D. Questo simpatico apologo per dire che cosa? R. Che non credo a una sola parola di quello che dice Renzi, il quale è poi incardinato in un partito, il Pd, che ha, coi suoi antecedenti, la responsabilità delle pessime condizioni in cui ci troviamo, insieme ai defunti Dc e Psi. D. Ma i populismi europei non la affascinano, invece? R. Sa che non ho mai capito il termine «populismo»? Dal punto di vista della democrazia, del governo del popolo cioè, col populismo si dovrebbe andare a nozze. Non mi è chiaro tutto questo disprezzo. D. E del populismo grillino che pensa? R. Che un movimento che si pone come rivoluzionario, sia pure in forma pacifica, almeno all’inizio dovrebbe essere leninista. Massimo D. Invece? Fini R. Invece c’è tutta questa preoccupazione di consultare di interferire. Mi pare così ele- partitocrazia si trova di fronte la base, che Lenin o Trotskij mentare. a qualcosa che esce dai suoi non avevano affatto. Credo che D. Non mi stupisco che schemi, si ricompatta, sinistra qui risiedano tutti i problemi, la prima Lega la sentisse e destra assieme combattono tutti gli avvitamenti del M5s vicina. a sangue i fenomeni nuovi. È attuale. Hanno preso otto miR. Quel Carroccio aveva successo con la Lega, accade lioni di voti, come pensano di avuto un’intuizione far decidere 100mila brillante: le macroreiscritti a meet up? L’invasione dell’Afghanistan e poi gioni. Umberto Bossi D. Lei poi, con la quella in Irak hanno incendiato pensava a un’Europa democrazia rapprel’immaginario musulmano. Nel unita, senza stati nasentativa, ce l’ha un solo Iraq sono morte 650 mila zionali e con macrorepo’ su. Comunque, gioni coese da un punmi pare che col mecpersone. Noi europei pensavamo to di vista economico, canismo del direttodi non essere in guerra, perché a sociale, climatico e via rio le stiano dando noi non toccava mai. Con Batadicendo. ragione. clan (e poi con Nizza) ce ne siamo D. Poi l’Europa R. La verità è che resi conto. Gli uomini del Califfo non s’è unita... Grillo ha ripreso in R. E la Lega ostegmano il movimento. che tagliano la gola agli ostaggiata, come nemmeDopo la morte di Cagi sono vestiti non a caso, con la no le Brigate Rosse. saleggio, si poteva pentuta di Guantanamo Come sta accadendo sare che si aprisse una col M5s, del resto. Ma fase nuova, anche con parlo dei primi Lumbard, poi si oggi col M5s. La storia di Vir- il coincidente passo indietro unirono a Silvio Berlusconi, ginia Raggi, a Roma, è vera- di Grillo. Una fase che facesse bene ai giovani leader. in un matrimonio disgraziato: mente grottesca. D. In che senso? D. Così non è stato? loro localisti e lui globalizzatoR. Nel senso che si era apR. No, perché l’uomo pensa re, loro antiamericani e lui più americano di un generale del pena insediata la giunta, che sempre... umano (ride). Per cui i giornali hanno cominciato a le differenze non sono di tipo di Pentagono. D. Oggi chi le ricorda la martellare sui topi di Roma e ideologico, ma semplici invidie. prima Lega? Chi le pare sulla monnezza di Roma, come Quando cominciano a esserci possa realizzare il «Fini se non fossero venti anni che le «tipe» - sa, le tipe dovrebbero pensiero». I Cinque stel- la Capitale affronti queste emergenze. Un’aggressione le» continua a pag. 8 D. Come i prigionieri di Guantanamo, post 11 settembre. R. Infatti. E poi è arrivato tutto il resto. In Iraq sono morte 650mila persone. Noi europei non pensavamo d’essere in guerra, perché a noi non toccava mai. Col Bataclan ce ne siamo resi conto. D. A prescindere di torti e dalle regioni, non crede che ci sia, in certi islamisti, l’idea di conquistare l’Europa dall’interno, per via demografica e democratica? Lo diceva, per esempio, Ida Magli. R. Non credo che ci sia questo rischio. Credo però che ci sia l’esigenza che ognuno resti a casa sua. Noi non dobbiamo rompere i coglioni ai loro mondi, mi scusi l’espressione - e quindi evoluiscano o involuiscano come vogliono -, così noi non dobbiamo pretendere
R. In effetti, hanno qualcosa di quello che ho sempre detto e scritto, come il superamento delle categorie di destra e sinistra, vecchie di secoli, che non sono per niente in grado di rispondere alle esigenze dell’uomo moderno e occidentale. Esigenze che, nonostante le apparenze, non sono economiche ma esistenziale. È il tema del tempo che, nelle affermazioni di Grillo, talvolta affiora, per cui è il vero valore della vita, molto più che il lavoro. Qualcosa c’è in questo movimento. Per cui faccio il tifo senza implicarmi. D. Qualche problema l’hanno avuto. Penso a Roma. R. Beh, usiamo le vecchia parole. Ogni volta che la partitocrazia... D. ...come diceva Marco Panella... R. Giusto. Ogni volta che la
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Martedì 11 Ottobre 2016
Il No al referendum smuove la sinistra Pd. Anche nella rossa Emilia-Romagna
Bersani viene scaricato dai suoi A Genova, ex città più bersaniana d’Italia, lo rinnegano DI
RAFFAELE PORRISINI
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caricato dai suoi. Rottamato non solo dall’ex rottamatore Matteo Renzi, bensì pure da quegli ex seguaci che, dopo averlo sostenuto, sono pronti a voltargli le spalle di fronte al bivio del referendum costituzionale. È un destino amaro quello con cui sta facendo i conti Pier Luigi Bersani in questi giorni, soprattutto a seguito delle dichiarazioni rilasciate al Corriere della Sera domenica scorsa, con le quali ha annunciato il suo no alla consultazione popolare del 4 dicembre. Un no alla riforma costituzionale che va a cozzare contro quei sì espressi più volte in aula a favore del provvedimento firmato dalla coppia RenziBoschi. Ma in questa guerra senza quartiere al premier e segretario del Pd, Bersani rischia di perdere alcune sue truppe. Emblematico il caso di Genova, nel 2012 considerata la città più bersaniana d’Italia dopo che alle primarie contro lo stesso Renzi l’ex ministro stravinse sotto la Lanterna e in tutta la Liguria con percentuali fin sopra il 50%.
Negli ultimi tempi le cose sono cambiate se è vero che, come spiega il Secolo XIX, diversi bersaniani non hanno intenzione di abbandonare l’ormai ex leader sull’impervia strada del no al referendum costituzionale. «Il no alla riforma costituzionale non può essere deciso da una sola persona, occorre prima discuterne. Non è detto che lo segua, dovrei riflettere» ha messo le mani avanti Mario Margini, già assessore nella giunta di Marta Vincenzi e storica colonna portante della corrente bersaniana in terra genovese. Tirano dritto per la strada del sì alla riforma anche due bersaniani doc come il deputato Marco Tullo (che qualcuno vuole candidare a sindaco di Genova al posto di Marco Doria) e il capogruppo in Comune Simone Farello. Ma la stoccata più dura a Bersani arriva dal segretario del Pd genovese, quell’Alessio Terrile che ha sostenuto Sergio Cofferati alle primarie regionali contro lo stato maggiore renziano: «Trovo bizzarro», ha detto, «che un parlamentare che ha votato per tre volte la riforma possa alla fine optare per il no.
Spero che la sua sia solo tattica ma non posso negare che, se mantenesse la posizione contraria alla riforma, creerebbe disorientamento e amarezza tra i tanti che, anche qui a Genova, pur non avendo votato Renzi alle primarie, sono da tempo impegnati nella campagna per il sì». Valutazioni, queste, confermate anche da un altro big della sinistra pd di Genova come Luca Parodi, che in sostanza accusa Bersani&co di fare il gioco della destra e dei 5 Stelle. Una situazione analoga si sta verificando nella rossa Emilia-Romagna, storico bacino elettorale della Ditta bersaniana. Non si registrano segretari di federazione o esponenti di primo piano del partito disposti a seguire l’ex ministro nel no al referendum, benché fino a qualche anno fa pendessero tutti politicamente dalle sue labbra. Lo stesso Vasco Errani ora nei panni di commissario della ricostruzione dopo il terremoto in Centro Italia, non ha certo voglia di infilarsi in beghe interne al Pd, consapevole che la veste istituzionale non glielo consente. Prima di assumere que-
sta carica, si era limitato a invitare Renzi ad ascoltare le ragioni del no. Ma da qui a votare contro la riforma
costituzionale del proprio partito, peraltro già approvata in Parlamento, di strada ce ne passa.
SCOVATI NELLA RETE
SEGUE DA PAG. 7 essere escluse da tutto - che invidiano la Raggi e quindi... ecc. ecc. D. Torno al libro e al suo pensiero. Di cosa è figlio, culturalmente? R. Senz’altro Nietzsche, che per me è stato fondante. La mia lettura della storia non è politica ma esistenziale. «Si stava meglio quando si stava peggio», per dirlo con le parole di Leo Longanesi, riguarda proprio la qualità della vita. Sembra assurdo dirlo, per i balzi in avanti che abbiamo fatto con la Rivoluzione industriale e scientifica, ma ha abbiamo perduto, col mondo che se n’è andato, anche armonia ed equilibrio. D. Che derivavano da una posizione religiosa. R. Anche. Quella Chiesa ha dato speranza a generazioni intere e si è opposta, inizialmente con successo, per molto tempo al mercato, sia nel senso del profitto, non solo contro l’usura ma anche contro l’interesse. Nella concezione cattolica il tempo è di Dio e quindi non può essere oggetto di profitto e di mercato. Una battaglia a lungo vittoriosa, poi sconfitta dall’ideologia del mercante. Il grande cambiamento... D. Il grande cambiamento? R. Il grande cambiamento hai investito il tempo che, dal ciclico presente, diventa dinamico futuro. Ed è questo che ci fa star male. In un mondo come il nostro, non puoi avere un momento di equilibrio e pace: raggiunto un obiet-
R. Il quale, da cardinale, diceva: «Il progresso non ha migliorato l’uomo e la società e si prospetta come minaccia del genere umano». Finché lo dice Fini, passi, ma un cardinale e un teologo come lui l’avrebbero dovuto ascoltare. Oggi noto che, peraltro, si parla di recupero di valori cristiani, senza precisare però quali. D. Ossia? R. Ossia si dimentica che Cristo è entrato nel Tempio dicendo: «Voi avete fatto la casa di Dio, una spelonca di bari e di ladri». E che ha Arrivai all’Avanti! da reazionaconcluso l’happening, frustandoli tutti. Si scorda che lo stesso rio: ma era un bell’ambiente, Gesù ha detto che “non si vive libertario. Bettino Craxi, allora, di solo pane», in un’epoca in cui aveva suscitato delle speranze: i non ce n’era moltissimo, e che socialisti si erano tolti l’inferiority «è più facile che un cammello complex verso il Pci. E la classe passi dalla cruna di un ago che un ricco entri nel regno di Dio», dirigente non era male. Craxi era anche se la traduzione era un ignorante come una scarpa ma po’ imprecisa. Queste cose non aveva fiuto politico, Martelli era si citano perché disturberebbe intelligente ma con la moralità di al manovratore del mondo di una biscia. E Gianni De Michelis oggi. studiava i dossier D. Ma non è questo lo specifico di Francesco? R. Non lo so. Riconosciuto l’importanza della Chiesa nella storia dalle sue. R. Massì, questo pontefice è addirit- e, aggiungerei, delle religioni in genetura peggiore di Giovanni Paolo II, re, inclusa quella islamica, bisogna che è andato a un passo di liquidare ricordare come tutti i credi siano nati tutto. Questo è anche un piacione, fi- per lenire l’angoscia di morte dell’uogurarsi. Era molto più interessante il mo. D’altra parte siamo gli unici, su questa terra, coscienti lucidamente predecessore, Benedetto XVI. della nostra fine, inaccettabile per i D. Il Papa emerito. tivo nei hai subito un altro e un altro ancora. Questo pushing, questo spingere sulle persone, è funzionale a tutto il sistema, se non ci fosse, salterebbe. Ludwig von Mises, uno dei più lucidi e coerenti teorici dell’industrialicapitalismo, ricorda che il sistema è basato sull’invidia. D. Dunque lei riconosce il valore della Chiesa, ma oggi, con papa Francesco, sul soglio di Pietro ci sono idee lontane, direi opposte
più. Diceva Mircea Eliade... D. Lo storico delle religioni... R. Diceva Eliade che c’è stata una sola società che non ha avuto né dei, né dii unici, né culto e si tratta gli indigeni delle Isole Andemane, nell’arcipelago indiano. Vivono felicemente senza dio e culti e hanno una certa passione per gli scherzi osceni, perché le loro donne hanno un bel culo. D. Sì ma lei, Fini, come lenisce l’angoscia della morte? R. Non la lenisco affatto. Il pensiero, oltre che della morte anche della vecchia, mi ha sempre angosciato fin da ragazzino. Credo che sia valida la frase di Menandro e cioè «caro agli dei è chi muore giovane». E infatti, da piccolo, mi sarebbe piaciuto morire in battaglia. Fossi vissuto all’epoca della Grande Guerra, sarei stato così pirla da uscire per prima dalla trincea, pigliandomi subito una pallottola in fronte. D. Infanzia felice o no? R. Sì, ma inquinata appunto dalla consapevolezza che sarebbe finita presto. Da piccolo non volevo crescere. D. Un piccolo Peter Pan. R. Ho portato i calzoni corti finché ho potuto, tanto cercavo di non farlo. Quando avevo otto anni, sul lungo mare di Savona, mi fermai a guardare alcune piastrelle rosse, pensando: “Voglio fissarmi nella mente questo momento, per potermi ricordare, un giorno, di avere avuto otto anni». © Riproduzione riservata