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Sabato 5 Novembre 2016
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Tra il referendum e il terremoto. Lo dice il vicedirettore de l’Espresso, Marco Damilano
Questa è una Leopolda sospesa E anche perché Matteo Renzi è ancora a metà del guado
R. Sì, mi ero detto convinto aggiungo, ha una sua centralità verna da così poco tempo gramma. D. L’anno dopo, si era nel europea oltre a una dimensione per chiamarsi fuori dalle che Renzi avrebbe usato il lanciafiamme nel partito e avevo aradossalmente non è bel mezzo della campagna internazionale che la cena con cose che non vanno? R. Massì, e non è colpa di Ren- sbagliato previsione. Il problefacile parlare autore- per le primarie contro Pier Barack Obama ha consacrato. Cena che è stata un successo zi né dei suoi ministri se, per mo- ma resta. Perché da una parte volmente di Leopolda, Luigi Bersani. R. Un’edizione un po’ simile personale e di immagine del pre- tivi vari, i risultati non ci sono. abbiamo il nucleo duro renziala kermesse renziana che si è aperta ieri a Firenze a questa. Anche se c’era l’idea mier, con un Renzi, per così dire, Della crescita, si può dire, come no, che però è sempre lo stesso. e chiuderà domani la sua edi- che Bersani ce l’avrebbe fatta, che ambisce a essere grande fra fa lui, che c’era il segno meno e Prenda la Fondazione Open. zione numero sette. Difficile, avendo l’apparato dalla sua - i i grandi del mondo. Anche se for- che oggi c’è il più ma, insomma, D. Il motore della Leopolda. perché bisogna conoscerne la parlamentari dem alla Leopol- se non si accorge che, i grandi, è una magra consolazione e le R. Sì, se lei vede, ci sono semprospettive erano altre. È così pre l’avvocato Alberto Biangenesi, lo svolgimento, e non da si contavano sulle dita di una non ci sono più. D. Nel senso che oggi non per l’occupazione giovanile, e chi, il presidente, oggi nel cda essere aprioristicamente ren- mano - il clima era tutt’altro che siamo più certi di pure per la riforma della Pub- di Enel, Maria Elena Boschi, ziani o anti. Uno dei nulla? blica amministrazione. E anche che fa il segretario, Marco Carrari profili adatti è certo Renzi governa da due anni e mezzo. R. Nel senso che, i in altri campi, il governo aveva rai e Luca Lotti che ne sono i quello del vicedirettore È diventato fi n dall’inizio, il personagnostri, sono gli anni in promesso sfracelli, mentre il ri- consiglieri. de L’Espresso, Marco gio centrale della politica italiana e, cui il potere politico ha sultato è stato mediocre. Damilano che, sotto la D. Esatto, l’inner circle, seperso di peso: pensiaD. Cosa significa fare i condo alcuni. E poi, nella geovolta della stazione dei aggiungo, si è guadagnato una sua cenmo alla crisi democra- conti con la realtà, che lei grafica che vede lei, chi c’è? Lorena, ha visto nascere tralità europea oltre a una dimensione tica degli Stati Uniti richiama? il renzismo. R. Oltre a questi, i personaginternazionale che la cena con Barack o alla decisione come R. Significa affinare il mes- gi sono andati cambiando. Nel Domanda. Damilano, Obama ha consacrato. Cena che è stata quella della Corte su- saggio anche sul referendum. 2011 c’era Luigi Zingales, che Leopolda sarà? un successo personale e di immagine prema britannica che, «Basta un Sì» è uno slogan, e va l’economista, una vera star, poi Risposta. Mi pare su Brexit, dosparita. Quindi Davide un’edizione un po’ sodel premier, con un Renzi, per così vesse decidere il spesa. Serra, il finanziere, fordire, che ambisce a essere grande fra i Intendiamoci bene, non mi iscrivo Parlamento. D. E perché? se troppo duro da sbangrandi del mondo. Anche se forse non si certamente nella categoria del benalD. Chiaro. R. Intanto, per la camdierare. Un altro anno, accorge che, i grandi, non ci sono più tristi, quelli cioè che non sono mai Ma l’ho interpagna referendiaria, vicora le conclusioni furosoddisfatti di niente. Dico solo che, rotta quando sto che siamo un mese no affidate a Graziano stava per rappresendal voto. Con voci di prove di sospeso. Delrio. di semplificazione in semplificazioD. C’era entusiasmo, lei tare il lato critico delintesa con Silvio Berlusconi, D. Che non è sparine, si rischia che qualcuno si ricordi la situazione di Renzi. come ha raccontato Ugo Magri dice? to, sta facendo il micome la rivoluzione di Renzi non sia R. Beh sì, c’era un po’ l’idea Proceda pure. su La Stampa. E poi sospesa nistro. ancora arrivata. Insomma, siamo alla R. Sì, dall’altro lato, perché, quando è stata piani- «vinciamo anche se perdiaR. E che resta figura prima ruga, come diceva una poesia ficata, non era prevedibile che mo», per la convinzione che, c’è questo 40enne che si di primo piano, ma che di Pasolini. Gliela cito: «I fi gli ebbero ci trovassimo in un momento comunque, per la generazione aggira di trasmissione in non è più associabile al drammatico, col Paese sconvolto al potere nel Pd, sarebbe stato trasmissione, confrontanrenzismo, in senso stretla prima ruga e la vita consumò su l’ultimo giro. E infatti lo slogan dosi con politici molto più dal terremoto. to. Quest’anno un ruolo loro la sua prima vittoria» D. Ma rispetto al passato, era #Adesso. centrale l’avrà Matteo anziani di lui e, di fatto, D. Seguirono Leopolde vit- agitando un cartello su cosa è preventivabile che ci Richetti. toriose, diciamo. sia di diverso? D. Leopoldino antemarcui sta scritto: «Tagliamo un po’ preso per quello che è, però... D. Però? R. Del Rottamatore che si fa di poltrone». Insomma, benché R. Ogni Leopolda ha vita a cia. R. Però, alla luce dei problemi sé, anzi come lei ben sa, questi establishment. Nel 2013 siamo sia al vertice dell’establishment, R. Un po’ sacrificato negli eventi hanno dato origine a una alla vigilia di una elezioni scon- il premier non rinuncia al suo ricordati, trasmette il messaggio ultimi anni. In generale, però, sottocategoria giornalistinon ci sono più le anime iniziaruolo di Rottamato- che non basta un Sì, invece. D. Benaltrista pure lei? ca, quella dei «leopoldololi. Ossia, oltre alla «Banda dei re. C’è questo 40enne che si aggira in tv, R. Ma no che non mi iscrivo quattro» fiorentina... gi», come una volta c’erano D. E questo cosa i «cremnilologi», che stuD. No, la fermo subito. Il comporta, secon- a quella categoria, dico solo che, confrontandosi con politici molto più di semplificazione in semplifi- paragone con la moglie di diavano ogni cambiamendo lei? anziani di lui e, di fatto, agitando un to nella foto di gruppo del R. Che, inevitabil- cazione, rischia che qualcuno si Mao e gli altri è un po’ tropcartello su cui sta scritto: «Tagliamo un 7 novembre sulla Piazza mente, anche la Leo- ricordi come la rivoluzione non po duro: quelli finirono mapo’ di poltrone». Insomma, benché sia Rossa di Mosca. polda vivrà su questo sia arrivata. Insomma, siamo lissimo. al vertice dell’establishment, il premier R. Ma fecero la Rivoluzione doppio volto di Renzi, alla prima ruga, come diceva D. Quelli che, guarnon rinuncia al suo ruolo di Rottamafra compiacimento di una poesia di Pier Paolo Pa- culturale prima (ride). Mi lasci dando la tribuna del quanto fatto fin ora, solini. Gliela cito: «I figli ebbero usare questa immagine, che, Pcus, lei dice, coglievatore. E questo comporta che, inevitae desiderio di aver a la prima ruga e la vita consumò d’altronde, fu usata anche per no dai posizionamenti bilmente, anche la Leopolda vivrà su Benigno Zaccache fare con un chi contasse di più? questo doppio volto di Renzi, fra comgnini e la sua segrevecchio potere Beh, insomma, un accopiacimento di quanto fatto fi n ora, e Certo non è colpa di Renzi se i risultati taria... da abbattere. stamento un po’ ardito. desiderio di abbattere il vecchio potere D. Chi c’era? D. Non poR. Massì, era un’osfatti sperare non ci sono. Della cresciNino Galloni... trebbe essere servazione ironica e auta, si può dire, come fa lui, che c’era R. ...c’erano Bepuna buona toironica, e quella era la il segno meno e oggi c’è il più ma è una pe Pisanu, Guido brezneviana stagnazione, con le tata di Matteo Renzi a segre- strategia? magra consolazione e le prospettive Bodrato e Corrado R. Già, ma ci sono alcuni mummie novantenni coperte di tario del Pd. E questo tunnel erano sicuramente altre. È così per Belci. medaglie. Questa è una platea suggestivo, che è appunto l’ex- nodi politici aperti. E non l’occupazione giovanile, e pure per la «tecno», dove sono tutti giovani stazione lorenese, si dimostrò di poco conto. D. Non competo D. Cominciamo dal smart e basta affacciarsi due insufficiente a contenere tutti. con un storico come riforma della Pubblica amministraziominuti per cogliere un’intensa Si affacciarono per esempio, per- primo, Damilano. lei. E alla Banda ne. Il governo aveva promesso sfracelli, R. Torno in Piazza del attività sui social. Però qualcu- sonaggi mai visti, come Nicola dei quattro di Maomentre il risultato è stato mediocre. no sale e scende anche lì. D’altra Latorre, Dario Franceschini Popolo, al comizio di una Renzi chi faceva E il suo Pd è stata battuto a Roma che, un anno prima, militavano settimana fa, in cui Renzi parte si è cominciato nel 2010. riscontro e ora non da Virginia Raggi non da Golda Meir orgogliosamente contro. ha detto che il suo governo D. Un’era geologica fa. c’è più? D. Comparve anche Fas- è durato di più di quelli di R. C’era anche Pippo Civati R. C’era il partito e si coniò il termine «rottama- sino. Quindi arrivarono le Alcide De Gasperi, Aldo dei sindaci: Delrio a su loro la sua prima vittoria». Moro e Giulio Andreotti. zione». L’anno dopo, addio a edizioni da premier. Reggio Emilia, Lorenzo GueD. Molto bella. E con qua- rini a Lodi, Sergio ChiampaR. In cui c’è stato il rischio che D. In effetti, era la sorte Civati... D. Che fece un intervento la Leopolda diventasse un luogo degli esecutivi della prima li altri problemi deve fare i rino a Torino, lo stesso Angelo conti Renzi? di saluto dal palco, ma le dove il potere celebra se stesso. repubblica. Rughetti, oggi sottosegretario, R. L’altra grande questione è che guidava l’Anci da segretaD. Ma veniamo all’edizioR. Vero. E Renzi ha ragione, strade s’erano divise... R. Comparvero i 100 punti, ne attuale. Sospesa, lei ha il suo è durato, ma questo im- la classe dirigente del suo par- rio generale. Personaggi che si pone che il suo bilancio non sia tito. ossia dalla rottamazione tout detto all’inizio. sono allontanati, o sono caduti, D. Ne avevamo parla- quando il renzismo è diventato R. Sì perché, da un lato, Renzi edulcorato e sia giocoforza meno court, si cominciava a passare all’idea che, un giorno, quella governa da due anni e mezzo. È celebrativo, perché, appunto, il to in un’intervista, prima obeso per l’arrivo di quelli della dell’estate. Dopo le ammini- seconda, terza e quarta ora. esperienza avrebbe potuto go- senza dubbio personaggio cen- premier non è arrivato ieri. D. Lei dice, Renzi non go- strative. vernare, e se ne faceva il pro- trale della politica italiana e, continua a pag. 8 DI
GOFFREDO PISTELLI
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Claudio Petruccioli (che di idee ne ha di sue) questa volta si mette nei panni del premier
Ok, sono il ventriloquo di Renzi
Solo così gli faccio dire tutto ciò che lui non può dire CLAUDIO PETRUCCIOLI *
C DI
osa farei io, adesso, se fossi Renzi. Da qui in avanti è come se a parlare fos-
se lui. Il 4 dicembre gli italiani decideranno sulla riforma costituzionale approvata dal Parlamento. È l’atto finale e decisivo per sapere se raggiungeremo il traguardo inseguito da trent’anni. All’inizio di questa legislatura, ripropose l’argomento, in modo drammaticamente stringente, un Presidente della Repubblica obbligato alla rielezione, di fronte a un Parlamento impotente e consenziente. La riforma – fu detto allora – è il primo obiettivo al quale deve applicarsi non solo il Parlamento ma anche il Governo. Me la trovai, dunque, fra le mani quando, l’anno dopo, sostituii Enrico Letta a Palazzo Chigi. Quell’impegno non solo l’ho accettato, ma l’ho perseguito con profonda convinzione; e lo dimostrano i fatti. Sono diventato Presidente del Consiglio il 22 febbraio 2014; il 15 aprile – dopo 52 giorni – il Senato ha cominciato l’esame del disegno di legge presentato dal mio governo. Il 15 aprile 2016, la Gazzetta Ufficiale ha pubblicato quel testo che, dopo sei letture, ampiamente e tenacemente emendato, era diventato legge con il voto della Camera di tre giorni prima. In due anni esatti ho esaurito il compito, non semplice, che mi era stato assegnato. Ho cercato di svolgerlo al meglio; anche perché coincide, per me, con la stessa ragion d’essere del mio governo; nonostante abbia fatto altre cose che non mi sembrano trascurabili. La riforma della Costituzione è una decisione così importante che gli italiani hanno diritto di prenderla, senza che nella loro scelta interferiscano altre valutazioni. A sentir molti, l’interferenza verrebbe dalla legge elettorale in vigore dal luglio di quest’anno. Per questo motivo ho manifestato piena e ampia disponibilità a modificarla. Ma non è servito; non è lì il punto. Inutile che me lo nasconda: il punto sono io, è a me che puntano i fautori del NO. Quelli ai quali importa solo che io venga tolto di mezzo, e quelli che volendo affondare la riforma pensano di riuscirci più facilmente se riescono a trasformare il referendum in un plebiscito su di me. Non hanno torto; infatti, nonostante io abbia accolto il pressante consiglio di Giorgio Napolitano, correggendo mie iniziali intemperanze, la voglia di far diventare quello del 4 dicembre il voto sulla «Rexit»
non solo non si è sgonfiata ma monta. Qui è l’intrico, qui è il nodo; inestricabile. Per consentire agli italiani di decidere sulla riforma costituzionale senza il peso di altre ipoteche, il nodo bisogna tagliarlo, come quello gordiano. Ci ho pensato
Matteo Renzi e ripensato; posso farlo solo io. E ho deciso: lo faccio. Convoco il Consiglio dei ministri e poi vado in Parlamento.
«Spero che la riforma costituzionale sia approvata – dirò – Voglio, comunque, che gli italiani possano decidere senza altre sollecitazioni o preoccupazioni per la testa. E’ il minimo, quando l’oggetto della decisione è importante come una riforma della Costituzione. Per come si sono messe le cose, sarebbe difficile distinguere fra il SI e il NO alla riforma – che è l’oggetto effettivo del referendum – e il SI o NO a Renzi, che molti si ostinano a proporre come prevalente su tutto. Per quanto dipende da me, intendo fare tutto il possibile per rompere questo equivoco deviante. Al termine di questa comunicazione mi recherò al Quirinale per rassegnare le dimissioni. Informerò il Presidente della Repubblica che, qualunque sia l’esito del referendum, non sono personalmente disponibile per nuovi, eventuali incarichi a formare e guidare un governo prima che si siano svolte nuove elezioni per il rinnovo del Parlamento. Questa mia determinazione è tanto
GIANNI MACHEDA’S TURNAROUND Preso lo stalker della ministra Boschi. Le aveva scritto mail deliranti tipo: «La riforma della Costituzione è bellissima». *** Roma, spese pazze dei vigili urbani: 40 euro per profumare un wc. Saranno le purghe della Raggi. *** In Centro Italia in 10 mila dormono in auto. Il Paese sta facendo le prove generali. *** Bonus ai 18enni tutto online in un Paese che naviga a 56k. In molti finiranno di utilizzarlo dopo la laurea. più ferma perché coincide con la mia convinzione che debbano essere i cittadini, con il loro voto, ad attribuire la responsabilità del governo. Non mi ritiro dalla vita politica; resterò segretario del Pd. Prevedo che sarà comunque necessario mettere a punto le leggi elettorali. Confermo qui che, come segretario del Pd, darò seguito alle disponibilità che ho già dichiarato per migliorare le leggi
elettorali attualmente in vigore; sia quella per la Camera sia quella per il Senato». Così, il nodo sarebbe tagliato. Ma io non sono Renzi. Per fortuna, direi: sua, forse; ma anche mia. Non so, infatti, se da Palazzo Chigi sarei capace di pensare pensieri e pronunciare parole che, dove sono adesso, mi sembrano lineari, convincenti ed efficaci. *larivistaintelligente.it
SEGUE DA PAGINA 7 D. Il salto sul carro del vincitore. R. Del sottogoverno, più che del governo. D. Qual è il punto, Damilano? R. Il tema è sempre lo stesso: la leadership di Renzi non basta. E non basta una fiammata, una spallata, come possono essere il Jobs Act e altri provvedimenti. Occorre un soggetto, ma anche un progetto. E una continuità. Per parafrasare lo slogan della campagna, «non basta un Renzi». Soprattutto manca il Pd. D. Lei torna su questo punto. R. Sì, perché la Leopolda sembra sempre un partito a sé, e anche stavolta sarà così. Il lanciafiamme è rimasto nell’armadio e così accade che a Napoli, dove il Pd non è arrivato al ballottaggio e ha preso la miseria di 45mila voti, i dirigenti siano tutti al loro posto. E che dire di Roma? D. Diciamolo. R. Insomma, nella Capitale hanno perso contro Virginia Raggi, mica contro Golda Meir. E lei mi dica: come farà, a Napoli e Roma, il Pd a fare campagna per il Sì? Gli stessi comitati non sono mai decollati a livello nazionale. Doveva presiederli Franco Bassanini, poi Arturo Parisi, addirittura Giorgio Napolitano. Di fatto sono rimasti al palo. D. Beh, un po’ ne siano sorti. R. In alcune province, come funghi. Ma non paiono aver nessun compito, nessuna missione. Ma se lo stesso Renzi, in Piazza del Popolo, ha suggerito di portare gli amici a prendere una pizza e discutere di referendum? D. Un modo di fare campagna, non le pare? R. Sì, ma lo si può dire a un anno o 48 ore prima dal voto. Non a un mese dalle urne. Così è solo un segnale di grande debolezza organizzativa. D. Siamo al referendum. Renzi, pur di vincere e ricucire a sinistra,
pare però disposto a rivedere l’Italicum. R. Anche la Boschi, a Piazza Pulita, ha detto che le porte sono spalancate, ma è una svolta troppo fragorosa e repentina per non esser considerata strumentale. Di cambiare prima, glielo aveva chiesto, molto tempo fa, lo stesso Napolitano. D. Dunque Bersani avrebbe ragione a non fidarsi. R. Bersani, dal canto suo, finge di non veder gli spiragli che ci sono.
Sono andato in Piazza del Popolo, al comizio di una settimana fa, a Roma, in cui Renzi ha detto che il suo governo è durato di più di quelli di De Gasperi, Moro e Andreotti. E questo è un fatto sicuramente vero. Il suo governo è durato, ma questo impone che il suo bilancio non sia edulcorato e sia giocoforza meno celebrativo, perché, appunto, il premier non è arrivato ieri D. Una commedia degli inganni? R. Direi più una commedia della tattica. Tutti fanno tattica: uno apre, ma è un bluff, l’altro chiude, ma per convenienza. C’è però un’altra cosa. D. Prego. R. Se davvero si andasse verso la rinuncia al ballottaggio, ossia allo smontaggio dell’Italicum, tramonterebbe l’idea del sindaco d’Italia, che Renzi aveva sempre rivendicato. E creerebbe delusi sul versante opposto. Anzi, a molti, l’Italicum che permetteva di sapere chi avrebbe governato la sera del voto, sembrava un bilanciamento del pasticcio del nuovo Senato. D. E dunque, anziché l’autoritari-
smo alle porte, denunciato da alcuni, cosa avremmo? R. Avremmo qualcosa peggiore, di più debole, persino della prima repubblica... D. Il trionfo del proporzionalismo. R. E quindi delle trattative estenuanti. Con un Senato, però, fatto da consiglieri regionali incontrollabili. D. Senta ma Renzi, oggi e domani, non tirerà fuori dal cilindro qualche colpo a sorpresa? R. Credo che riparlerà di legge elettorale, ma farà anche un discorso sull’Europa, con una postura molto anti-Bruxelles, più che antieuropeista. Credo che proverà a rilanciare la campagna per il Sì, la quale, dopo Obama, dopo la legge di Bilancio con la chiusura di Equitalia, il taglio delle tasse e i soldi ai pensionati, aveva avuto cenni di ripresa. D. Poi è arrivato il terremoto, sono accadute altre vicende. R. Certo, perché le dinamiche sociali e politiche, poi, sono anche altre e non è tutto legato a queste riforme. Immagino che Renzi tenterà qualcosa alla Leopolda, resta da vedere se sceglierà ancora il tema del «male minore», come ha fatto a Piazza del Popolo. D. In che senso? R. Beh, quando ha detto: «O vinco io o, se vince il No, vincono Massimo D’Alema, Renato Brunetta». D. E non è vero? R. Sì, ma il sotto-testo di quella battuta era: «So d’essere antipatico a buona parte del Paese, ma forse vi stanno più antipatici loro». Insomma, non più riforma epocale, non più «Sì che cambierà tutto in meglio», ma il caro vecchio male minore. twitter @pistelligoffr © Riproduzione riservata