Intervista a Maurizio Milani, ItaliaOggi 9 agosto 2017

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Mercoledì 9 Agosto 2017

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Maurizio Milani / Ora la Rozza, assessora milanese alla sicurezza, sta sempre assieme ai generaloni

Era a Comiso contro i missili Che cosa ne pensano i suoi amici con le bandiere arcobaleno? DI

GOFFREDO PISTELLI

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capisce: pezzi di elettorato che vengono meno. Già le cronache giudiziarie non ci aiutano. D. A che cosa si riferisce? R. All’arresto del sindaco di Torre del Greco, che era dei nostri, di centrodestra intendo. D. Ho letto. Teme ripercussioni elettorali? R. Purtroppo sì. E io non capisco. Se entrassi in politica, un giorno, farei una mia compo-

R. Massì, ricchi. Come i veri comunisti. Si ricorda quel che diceva Ennio Flaiano: «Vorrei essere comunista ma non me lo posso permettere». Questi sono tutti pieni di soldi. E ora ce l’hanno su con Minnitti. Ma, dico io, vogliamo favorire gli sbarchi clandestini, vogliamo abolire i documenti? E i passaporti, i timbri? Come se io e lei, domani, andassimo in Nigeria, e ci presentassimo senza un documento all’aeroporto di Lagos: «Eccoci, siam qua». Che cosa crede che ci farebbero? D. Ci impacchetterebbero, temo, rimandandoci indietro. R. Infatti. Ma se vogliamo abolire tutto, lo facciamo anche qui da noi, così evito di andare in questura, a Lodi, a fare la coda per il rinnovo del passaporto. Dopo, però, mi si lasci andare in Messico o a Cremona, liberamente. Senonché… D. Senonché? R. C’è tutta un’economia sotto, che vien giù. Questi non ci pensano mai, ovviamente. Le aziende che fanno i timbri crolleranno: gente a spasso, poche storie.

algrado la calura estiva, Maurizio Milani, al secolo Carlo Barcellesi, risponde dalla sua casa di Codogno (Lo), con voce cristallina. Cabarettista di vaglia ma soprattutto scrittore satirico, Milani, classe 1961, è prontissimo per un giro di opinione che, come al solito, spazierà dalla «politica poliSe un giorno entrassi in ticante» alla cronaca, politica, dice lo scrittore sadalla televisione alle tirico Maurizio Milani, farei donne, quest’ultime immortalate nella subito una mia componente celebre rubrica del (un tempo si diceva correnFoglio, «Innamorato te ma adesso pare che sia fisso». proibito). La denominerei «Oh Pistelli, si ricor«RP, rubare poco». Io infatti di di dirmi quando esce sono per la piccola ruberia, l’intervista», attacca, «che quelle dieci copie fisiologica, non grave, trale compro sempre, eh. sparente. Un non so che Faccio così anche per il Foglio: ne lascio poi una copia alla Pro-Loco, una nente, una corrente, denominadal barbiere, una alla pizzeria ta «RP, Rubare poco». D. Me che significa, Miladell’albanese che le ho presenni? tato. E tutti mi ringraziano». R. Come che significa? Non è Domanda. Milani, lei che è sempre un attento os- giusto che ci debba guadagnaservatore delle cronache, re solo Marco Trada cosa è rimasto colpito vaglio a denunciare Se io sto con Minniti o con nell’ultimo periodo? le cose, no? Io sono Delrio? Che domanda, PiRisposta. Senza dubbio dal- per la piccola ruberia, stelli! Sto con Minniti. Tutta la modella inglese rapita. fisiologica, non grave, D. Come mai, storia da trasparente. la vita. Mi dice lei perché le cronaca nera, nerissima. D. Si spieghi meong non debbano rispettare Forse troppo. glio. le regole e firmare un accorR. Eh, vedo anche lei ha R. Se io diventassi do? Pazienza se si offendono qualche dubbio. Io ho pensato sindaco di Codogno, quei miliardari di sinistra a qualche macchinazione per poniamo. E lei venisse che invece di andare a lavoaver copertura mediatica. Il a dirmi: «Ascolta, c’ho «Web profondo», il riscatto in bit mio figlio che non ha rare in Pirelli, vanno a fare coin, mah. Secondo me a quella lavoro, sta a casa, degli ong nel Mediterraneo ragazza faran fare la prossima presso, trovami un poprotagonista di 007. E non vor- sticino in biblioteca». D. Lei è un cantore inarei questo facesse un po’ parte D. Lei che farebbe? del lancio. Il problema di queste R. Glielo trovo. E così via: scoltato della old economy, vicende è uno solo. piccoli interessi privati, picco- soprattutto l’industria maD. Ossia? li vantaggi, entro certi limiti nifatturiera, quella che R. Noi di Forza Italia abbia- però. E soprattutto già dichia- dava lavoro. R. Che questi comunisti qua mo il problema di far venire a rati preventivamente, in fase votare le donne anziane che di programma elettorale. Poca han fatto a pezzi, parliamoci stanno al Lorenteggio (quar- roba, trasparente. Non come chiaro. Prenda Venezia con le tiere periferia di Milano, ndr) e quel funzionario regionale lom- Grandi Navi. D. Prendiamola. queste storie non aiutano. bardo, dell’assessorato agricolR. Io ne farei venire qualcuna D. Mica saranno fotomo- tura, sotto indagine con l’accusa delle? di aver arricchito l’azienda del di più. Cosa vuoi che rompano, non si rompe niente! Venezia R. No, ma queste notizie non compagno. le capiscono, con queste notizie D. Magari assolveranno il va usata, se la usa si rompe le perdiamo! Già non scendeva- sindaco di Sorrento e il fun- meno. D. Prego? no quasi più, per la sicurezza e zionario lombardo. VoltiaR. Lei provi a tenere una balle varie. Giusto per fare la mo pagina. Altra notizia? spesa e, appunto, per andare ai R. Il ministro Graziano macchina in garage ferma, per seggi a votare il Cavaliere. Ora, Delrio che vuol far cadere il anni. Le marciranno le ruote, a sentire queste cose… governo perché in disaccordo la condensa le farà arrugginiD. Per paura, restano a col collega Marco Minniti re la marmitta, sfondandola, casa? sulle ong. quell’auto verrà giù a pezzi, da R. Più che altro perché non D. Immagino che lei stia sola. Certo, anche facendole fare capiscono. Lei deve pensare che con Minnitti. un milioni di chilometri, ma se sono persone che comprendevaR. Tutta la vita. E perché le lei fa tutti i tagliandi… no il linguaggio dei tram della ong non debbono rispettare le D. Il povero Pierre Cardin circonvallazione, del sindaco regole e firmare un accordo, voleva fare un grattacielo al Carlo Tognoli, della Baggina, scusi? Pazienza se si offendono posto dei vecchi stabilimenera una Milano diversa. Ora, tutti quei miliardari di sinistra ti di Porto Marghera e se l’è fra Wikileaks e i rapimenti in che, invece di andare a lavorare data a gambe levate… bitcoin, queste non scendono in Pirelli, vanno a fare le ong. R. Ah me lo ricordo bene. più. Se poi sentono che Rober- Ha visto anche questa tedesca, Questi vogliono chiudere tutto, to Maroni che spende milioni di cui si parla? C’è dietro una bloccare, impedire. Fra un po’ per farle votare col tablet al ricchissima attrice. chiuderanno anche l’Autan, referendum sull’autonomia, lei D. Miliardari? dopodiché non so come faremo,

di logistica, qui nel Lodigiano. E, una volta, arrivò un camion col tendone «Standa». Il facchino che lavorava con me disse: «È di Berlusconi, non lo carico». D. C’era un po’ di ideologia. R. Infatti. Gli dissi che era un pirla perché, considerando che noi caricavamo pezzi di ricambio per le auto, e non roba per la Standa, era molto probabile che quello fosse il mezzo di un padroncino che non aveva i soldi per cambiare il telone. Loro sono per un economia senza riMaurizio Milani schio, tutta cooperative e circoli con le zanzare, quaggiù in pia- Arci. D. Un’altra notizia, Milani. nura. D. E col caldo, invece, Cosa l’ha colpita ancora? R. Ho visto le immagini di come fa? R. C’ho il Pinguino, Pistelli. una riunione del Comitato per Finché non faranno chiude- l’ordine pubblico e la sicurezza re anche loro per via del buco di Milano. D. E quindi? dell’ozono, della Co2 e balle R. E quindi c’era l’assessore varie. Siamo uno strano Paese: non vogliamo le industrie, per- Carmela Rozza, responsabiché inquinano, ma non voglia- le della sicurezza. Mi ha colpito mo nemmeno i turisti, perché perché, per sua stessa ammissono troppi, spendono poco, sione, la Rozza nel 1980 era a Comiso (Rg), a fare la pacifista vanno in ciabatte… D. Pigi Battista, sul Cor- contro i missili americani, ricorriere, ha scritto che ci scor- da? I Cruise e quegli altri… D. I Pershing. diamo d’esser stati anche R. Bravo, i Pershing. E la Roznoi così. R. No a questo e non a quello. za, col sindaco Beppe Sala, se I rifiuti li esportiamo perché gli ne stava in mezzo al questore, inceneritori non van bene. Ma a un generale dei Carabinieri e a Parigi, Vienna, Zurigo, come uno della Finanza. Si immagini fanno coi rifiuti? Eppure hanno se uno di quelli di Comiso, oggi, l’avesse rivista? Si sarebbe chieanche i turisti. D. La congiura dei miliar- sto se è la stessa Carmela che sventolava le bandiere arcobadari comunisti, lei dice. R. Sì, tipo quei cantautori che leno, quella signora in mezzo a vanno in giro a fare concerti per tutti quei «papaveri gallonati», «l’acqua pubblica» ma hanno come li chiamavano i pacifisti una bella piscina, a casa, che allora. non usano, uno spreco di metri D. Che vuole, Milani, sono cubi. E la sera ci va il figlio del i casi della vita. Il tempo che portinaio, con gli amici a dro- passa. garsi. R. Ironia della sorte, direi. D. Facciamo i nomi, Mi- Poi ci sono anche quelli che danlani. no di matto, tipo il capotreno di R. No, per carità. Questi sono Lodi che si sarebbe inventato miliardari ma non vorrei che la coltellata dell’extracomunipoi volessero mille euro da me tario. D. Stiamo voltando ancora pagina. Questi comunisti qua vogliono R. Per una dechiudere tutto. Sono per la lusione d’amore. decrescita. Fra poco chiudeSecondo me, ma è solo una mia ipoteranno anche l’Autan, dopodisi, s’era invaghito ché non so come faremo con di Benedetta Rile zanzare, quaggiù a Codonaldi. gno, in riva al Po. Io c’ho il D. La conduttriPinguino, Pistelli! Finché non ce de La vita in lo faranno chiudere anche lui diretta. R. Credo che, in per via del buco nell’ozono questo momento, sia della CO2 e balle varie la donna più bella d’Italia. Anche il regiper una querela. Comunque, sta gli fa delle inquadrature che questi sono così: pensano di rivelano qualcosa di più di un creare un’economia alternati- occhio professionale. Per una va, basata sul nulla. Si ricorda donna come quella si possono quando volevano «mangiare» le fare delle pazzie. Io prossimaditte al Berlusca, nel 1994? Lui mente andrò in banca, qui a Coentrò in politica e li fregò. dogno, preleverò tutto e andrò D. Ricordo l’indebitamen- ad Amsterdam, a farle tagliare to della Standa, e i tanti che il diamante più prezioso per fartifavano MAM per il falli- le dono di un anello. Ma quanti mento. anni avrà, quella donna lì? R. Nel 1992, lavoravo come mulettista in una grande ditta continua a pag. 8


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Sono stati loro che hanno salvato il mondo dalla ripetizione della crisi devastante del 1929

Elogio dei banchieri centrali Hanno capito subito che bisognava stampare un sacco di soldi DI

GIUSEPPE TURANI

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ieci anni fa è esplosa la grande crisi dei titoli subprime e per un certo periodo si è temuto che si trattasse di una ripetizione della crisi del 1929, con i disoccupati americani che dormivano sui vagoni ferroviari e la miseria dilagante in tutto il pianeta. Invece non è andata così. Certo c’è stata una lunga crisi (i cui effetti non sono ancora stati del tutto riassorbiti), ma quasi niente al confronto di quello che successe nel 1929. Il merito, va detto, è stato dei banchieri centrali, che hanno capito subito che bisognava stampare soldi e riempire i sistemi economici di denaro a costo zero (nel 1929 si era fatta la cosa contraria). E anche i governi, almeno quello americano, si sono comportati bene. A parte il fallimento della Lehman, dopo hanno salvato qualunque cosa, anche se dieci volte più grande della stessa Lehman. Hanno salvato tutto, banche e assicurazioni, con denari pubblici, cioè dei contribuenti. Ma nessun cittadino vi ha rimesso un soldo: quelle azioni, infatti, una volta passata la crisi sono state rivendute, e con un certo guadagno per lo Stato. Dove ci sono stati problemi (e grossi) è perché come in Italia la politica era

incerta e i populisti cianciavano di banche: invece di dare i soldi ai pensionati, salvano i banchieri. Discorso assolutamente idiota perché se salta una banca finiscono nei guai migliaia di cittadini e di imprese. Quindi le banche vanno sempre salvate, salvo poi punire i responsabili. Il sistema, tutti i sistemi, funzionano attraverso le banche: non capirlo significa non capire niente del mondo in cui viviamo. Ma questo è tipico dei populisti, che sognano un mondo semplice, vegano, in cui ognuno coltiva da sé i suoi broccoli sul balcone, e che al massimo arriva alla cinta daziaria E poi c’è la globalizzazione, altro mostro per i populisti, da abbattere, eliminare. È vero che la globalizzazione ha contribuito a diffondere rapidamente la crisi subprime nel mondo. Ma è anche vero che, se ne siamo usciti, è merito della stessa globalizzazione: oggi quel poco di ripresa che esiste in Italia è trascinato dalle esportazioni, cioè dal resto del mondo che compra cose nostre, prodotte in Italia. Non certo dagli scambi che avvengono nei mercatini rionali, come invece pensano Grillo e Salvini. E ancora di più sarà così in futuro. Perché il mondo sia più ricco, più benestante, e noi con lui, dipende da Cina e India. Se quei due paesi si

SEGUE DA PAG. 7 D. Aspetti che apro Wikipedia: è del 1981, formatasi a Radio Merdiano 12, emittente dei salesiani a Roma. R. Dei salesiani! Ma è magnifico, don Giovanni Bosco è il mio santo di riferimento! I salesiani che sono vicini alla Stazione Centrale, a Milano, mi han dato la tessera di benemerito e posso dormire in tutti i loro ostelli, in giro per il mondo. Quindi, oltre che bella, Pistelli, è dei nostri, è una di Chiesa come noi? D. Così parrebbe dal cursus. R. Questa è una notizia bellissima. Mi rende più semplice chiederle di fare due appelli, tramite il giornale del direttore Pierluigi Magnaschi, che mi permetta di salutare. D. Fatto. Vada con gli appelli. R. Il primo è al ministro degli Interni, per consentire a noi ex ausiliari di rientrare nell’Arma col grado di vice-brigadieri. D. Lo facemmo l’altra volta, mi pare caduto nel vuoto. Il secondo? R. Il secondo è poter recitare in Don Matteo, nella ventunesima edizione, come ufficiale dell’Arma. D. Mi pare che anche di questo parlammo, la volta scorsa, ma senza esito. mettono finalmente a spendere (e un po’ hanno cominciato) ci saranno soldi e affari per tutti. Se poi qualche paese africano decolla, ancora meglio. Ma in Italia si ha l’impressione che le cose, nella crisi, siano andate un po’ peggio che altrove (in Germania sono alla piena occupazione). È vero, qui le cose sono andate peggio. Ma esiste una spiegazione, a parte i soliti ritardi della politica e la presenza

R. Stavolta però ci rivolgiamo direttamente a Nino Frassica, che, da maresciallo, qualcosa potrà. Lei non pensò mai a raffermarsi, Pistelli, quando fece il servizio di leva nei Cc? D. Ci fu un momento, in effetti. R. Avremmo fatto meglio, ma chi poteva immaginarselo che quello sarebbe stato un posto sicuro? Negli anni 80, qui nel Lodigiano, potevi scegliere fra 5-6 lavori diversi. D. Finiremo male. R. Glielo dico io, dove. Se questi comunisti, cioè i Travaglio, i Peter Gomez, gli antivaccinisti, gli anti-Ogm… D. Quindi comunisti in un’accezione vasta… R. Vastissima, ma vengon tutti da lì. Se questi, le dicevo, continuano a far chiudere le ditte per inquinamento e balle varie, a fermare i gasdotti, a bloccare gli inceneritori, finiremo a suonare il tamburo alla Darsena di Milano, con un perizoma di paglia, mentre i turisti americani, da sopra, ci buttano giù due noccioline. D. Non è una bella immagine, Milani. R. Lo so, lo so, ma d’altra parte ci aspetta quello.

dei populisti con il loro primitivo odio contro le banche. Prima della crisi, fra il 2001 e il 2007 (anno dell’esplosione subprime) l’Italia era un buon paese, con una crescita media dell’1,2% (la stessa cosa che oggi fa gridare d’orgoglio Renzi e i renziani tutti, allora era durata otto anni di fila). Solo che invece di usare quella buona congiuntura per tagliare un po’ la spesa pubblica, la si è fatta aumentare. Quando

poi la crisi è arrivata, c’è stato poco da fare. È arrivato Mario Monti con l’austerità per evitare guai maggiori. La storia sembra volersi ripetere, comunque. Adesso siamo di nuovo in una fase di buona congiuntura. Ma di nuovo, si pensa a grandi spese e a nuovi debiti, invece di mettere fieno in cascina. Siamo italiani, incorreggibili? Uomini&Business

IN CONTROLUCE

Solo gli enormi gettiti fiscali generati nelle nazioni capitalistiche possono permettere di finanziare le politiche compassionevoli DI

DIEGO GABUTTI

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argaret Thatcher (trovo questa citazione sul Foglio di lunedì) una volta disse che «nessuno si ricorderebbe del Buon Samaritano se avesse avuto solo buone intenzioni». Per fortuna «aveva anche i soldi» (abbastanza da permettersi un mantello). Oggi (quarant’anni dopo la Thatcher, migliaia di anni dopo le parabole evangeliche) siamo circondati da samaritani fanaticamente devoti alle buone opere (l’accoglienza a prescindere, il reddito di cittadinanza) ma nemici dichiarati dei mezzi per realizzarle. Anzi, più che «mezzi», al plurale, un mezzo solo: il capitalismo, cioè il grasso che cola dalle nazioni ricche e industrializzate. Una cosa è sicura, infatti: a finanziare il welfare universale non saranno le buone parole e le buone intenzioni della sinistra-sinistra (la cui idea d’utopia socialista è diventata la «decrescita consapevole», dopo che per tutto il Ventesimo secolo i suoi massimi esponenti, da Stalin a Togliatti, da Ernesto «Che» Guevara

e Fìdel Castro a Pol Pot, hanno agitato nell’aria la bandiera dell’industria pesante, dei piani quinquennali e dello scialo energetico). Non c’è da fare conto nemmeno sulle esortazioni domenicali di Francesco I né sul bla-bla demagogico dei politici da talk show eternamente scandalizzati dall’«indegno spettacolo dell’opulenza». Una società samaritana, per essere efficace, dev’essere ricca, oltre che buona. Secondo Keynes, che dei compassionevoli rimane il grande ispiratore, nell’economia reale «non ci sono pasti gratis»: qualcuno, da qualche parte, sta pagando per la tua colazione, se non sei tu a pagarla (a meno, naturalmente, che gli ultras dell’accoglienza non provvedano, con la supervisione delle principali autorità religiose, a moltiplicare i pani e i pesci). Allo stesso modo non c’è solidarietà, qualunque cosa ne dica l’agit-prop delle pale eoliche e dei prodotti a «chilometro zero», senza i mezzi per finanziarla, cioè senza gli «egoismi» dell’accumulazione di profitti. Se si vuole essere compassionevoli, servono soldi e mantelli. Solo gli enormi gettiti fiscali generati delle nazioni capitalistiche (quelle dove i ricchi, secondo i boss delle

Ong e dei partiti neogoscisti che stanno rinascendo un po’ ovunque, sono sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri) possono ragionevolmente pagare le politiche compassionevoli. Non c’è altro modo, comunque la si rigiri. Servono montagne di soldi, cioè enormi profitti capitalistici da tassare, se si vuole essere generosi ed esportare in Africa e nel Medioriente, se non la democrazia, una parola che fa venire il sangue agli occhi dei compassionevoli, almeno il suo principale obiettivo politico (e filosofico): il diritto a perseguire la felicità (e chi «persegue la felicità», come spiegava Walter Matthau in un vecchio film, «deve perseguire anche un po’ di soldi»). Ma essere ricchi e solidali non basta. Si tratta anche di decidere con chi essere solidali, come stanno facendo tutti in Europa, persino Angela Merkel dopo l’incredibile mattana del 2015, quando la Germania accolse oltre un milione d’emigrati in poche settimane. Tranne la sinistra italiana, sia radicale sia moderata, che non è semplicemente in grado di prendere una posizione e mantenerla più a lungo d’un giorno o due, non c’è maggioranza di governo, in Europa

e nel mondo, che non abbia assunto posizioni nette in fatto di solidarietà. Sostanzialmente due, e non negoziabili. Uno: accettiamo profughi, ma non emigrati economici, e di sicuro non gli emigrati economici che ci vuole affibbiare l’Italia ignorando le leggi proprie e altrui. Due: gli emigrati economici vanno aiutati in casa loro (così anche i profughi, non appena possibile). Sempre in materia di profughi, ancora qualche precisazione, aggiungono i governi responsabili. Per cominciare non si accettano autocertificazioni, ma soltanto documenti d’identità ufficiali, e soprattutto niente «profughi per fame», o per il piacere d’emigrare, ma soltanto «profughi di guerra». Un profugo, inoltre, non sbarca clandestinamente a Taranto o a Lampedusa dopo aver pagato il passaggio a organizzazioni libiche (jihadiste o criminali) e non viene traghettato in Italia da Ong convinte che (a differenza dei soldi, e dei poliziotti italiani) i barconi e le mafie non abbiano odore. Ai buoni samaritani, con le tempeste in corso, non servono soltanto soldi e mantelli, ma anche regole e scorte armate. © Riproduzione riservata


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