Intervista a Marina Valensise, ItaliaOggi 17 dicembre 2016

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Sabato 17 Dicembre 2016

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Marina Valensise fa un bilancio della sua direzione dell’Istituto italiano di cultura a Parigi

La cultura aiuta il made in Italy

Che è l’espressione luminosa di tremila anni di storia di farli partecipare direttamente, ma non con la loarina Valensise, gica della sponsorizzazione classe 1957, è una o della raccolta fondi, per storica firma del ottenere soldi in cambio di Foglio ma, prima un semplice il bollino. D. Perché questa moancora, una francesista di formazione, avendo fra l’altro dalità non andava bene, lavorato per un decennio con Valensise? R. Anziché chiedere soldi lo storico François Furet a Parigi. Ha appena pubblicato alle imprese, già tartassate con Marsilio un lavoro dal tito- dal fisco, abbiamo promoslo singolare: La cultura è come so la loro partecipazione dila marmellata. Ma già dopo le retta, attraverso il project prime delle sue 147 pagine, la financing, che consente singolarità svanisce: si tratta risultati più efficaci. Ho di un puntuale e suggesti- detto loro: «Questo è il noMarina Valensise vo resoconto della direzione stro programma, vi interesdell’Istituto Italiano di cultura sa? Mettete a disposizione a Parigi, per quattro anni, dal dell’Istituto i vostri prodotti di do il sugo. Pur rispettando le 2012 allo scorso agosto. Una eccellenza, e in cambio avrete caratteristiche del genius loci, cronaca avvincente di come la possibilità di utilizzate que- potremmo migliorare l’accesso l’Hôtel del Galiffet, prestigiosa sto bellissimo palazzo, una o al nostro patrimonio culturasede dell’Istituto, si sia trasfor- due volte all’anno, per farvi le. D. Qual è la formula, almata in un grande laboratorio conoscere. D. Non la solita formula: lora? di promozione dell’Italia e delR. Comprendere che il nola sua cultura. Un racconto date i soldi per la cultura. R . N o o o , stro patrimonio è un bene e un che suggerisce niente que- immenso privilegio, perché è a n ch e m o l Tanti piccoli e medi stue col cap- il substrato su cui si fonda la to riflessioni pello in mano: nostra produttività, la nostra sul modo di imprenditori fanno cose ma uno scam- inventiva, quella che ci fa gestire, oggi, che incantano il mondo. bio trasparen- conquistare i mercati, grazie il patrimonio Io ho fatto in modo che te, di utilità alle migliaia di imprenditori culturale del essi avessero un prestireciproca, per che sono la colonna vertebrale nostro Paese. giosa vetrina per farli Domanda. produttori di di un sistema e di un Paese lavorare direttamente Va l e n s i s e , vino, coltiva- che, da tra millenni, offre una il libro è il tori, produtto- testimonianza ininterrotta di alla promozione delle diario di una ri di lampade, civiltà dove la cultura e la stoloro produzioni piccola-grandi tessuti, di ria si uniscono a un paesaggio de rinascita. cucine, di cap- unico al mondo per varietà e Risposta. A cominciare dal- pe di aspirazione, di macchine ricchezza. D. Non affatto è semplila valorizzazione di un luogo, utensili e così via. direi. Ho cercato di fare di quelD. È il modo di mangiare ce, in Italia. Ricordo che la sede il punto di irradiazione con la cultura, secondo la quando il povero Alberto della cultura italiana in senso famosa frase spesso evoca- Ronchey, diventato ministro dei Beni culturali, coesteso. ta, o c’è dell’altro? D. Ossia? R. Un’istituzione culturale minciò a cambiare qualcoR. Ossia non solo quella deve essere produttiva, deve sa, i puristi si stracciarono dei grandi classici, non solo tenere i conti i ordine, evitare le vesti. R. Ah, lo so Dante, Petrarca, di Ma- di accumulabene, essendo chiavelli o di Galilei, e non re le perdite. Non abbiamo messo stata a capo solo del grande patrimonio I musei non paletti. l’unico vincolo della sua searcheologico o del genio rina- possono proera che le produziogreteria parscimentale, ma un’idea diffu- durre utili, ticolare. La sa di cultura che ci rende unici lo sappiamo ni fossero di assoluta legge 4/93 ha nel mondo, un’idea fondata su bene, non sono qualità: abbiamo aiuintrodotto nei quella dote inconsapevole che l’industria del tato produttori di vino, musei la geogni mattina fa accendere una c i n e m a . S i coltivatori, imprese di stione privata lampadina nella testa di noi t r a t t a s o l o design, creatori di modegli servizi italiani, consentendoci di tro- di calibrare aggiuntivi osvare soluzioni nuove e eleganti l’offerta, di bili e persino di cappe sia i ristorana problemi complessi. metterla al d’aspirazione ti, i bookshop, D. Una cultura diffusa. servizio del il marchandiR. Un’idea di cultura che pubblico, di appartiene all’antropologia, renderla appetibile, friendly sing. Fu una piccola rivoluzioche definisce un carattere come si dice in inglese, non ne prodotta da quattro articoli di legge, che permisero di libenazionale e di cui siamo spes- respingente. so inconsapevoli. Eppure nel D. I nostri musei lo rare un sistema ingessato, in balia dei sindacati e di norme mondo vogliono mangiare ita- sono? liano, vestire italiano, abitare R. Beh certi sì, mi scusi ma obsolete, aprendo la strada italiano. alcuni restano luoghi poco all’interazione pubblico-priD. La formula è stata invitanti, malgrado il grande vato. D. Appunto. Ma i talebainnovativa: riempire il interesse per le opere che conni resistono: se un’opera prestigioso palazzo di pro- servano. Anche se... va in prestito succede la duzioni made in Italy, per D. Anche se? farne una sorta di espoR. Anche se un museo ha rivoluzione. R. Bisogna distinguere sizione permanente, da una sua specifica natura, non promuovere durante gli mi fraintenda, e non può cer- bene. La politica dei prestiti, eventi e le manifestazioni to diventare un supermercato. a volte, è stata dissennata: si dell’istituto. D’atra parte, la realtà italiana sono fatte mostre solo per far R. Tanti piccoli e medi im- è fatta di tanti piccoli musei, viaggiare i sovrintendenti, prenditori italiani fanno cose in luoghi dove magari le chiavi che forse non l’avevano fatto che incantano il mondo. Noi le tiene una custode che te le da giovani con l’Interrail. E abbiamo lavorato sull’idea consegna mentre sta cucinan- capisco, in parte, le ragioni DI

GOFFREDO PISTELLI

M

dei guardiani dell’ortodos- di Parigi. È chiaro che il consia. Ma sulla base della testo condiziona, quello che si mia esperienza parigina, può fare a Berlino forse non si io sostengo che pubblico e può fare a Ankara. Per quanto privato possono convivere riguarda le altre istituzioni in e operare in vista di scopi Italia, le possibilità sono infinite, ma ogni galleria d’arte, ogni comuni. museo è storia a sé, e merita D. Come? R. Da un lato, bisogna un’attenzione particolare. D. L’altro corno della viabbandona la cultura del sospetto verso il mercato, cenda, nella valorizzazione del patrimoquella che nio, sono le paralizza Ero nella segreteria regole della la Pubblica particolare di Alberto Pubblica amminiRonchey ministro amministrastrazione e, zione. dall’altro, dei beni culturali. R. Io penso occorre cirCon una legge di che l’inefficoscrivere quattro articoli realizzò cienza non sia l’eccesso di una vera rivoluzione, un destino: le autoreferenrendendo possibile la cose possano za dei privati cambiare, ma che aspirano gestione privata dei serse la volontà a fare di testa vizi aggiuntivi nei musei politica è caloro, senza rente, bisogna considerare i accontentarsi del piccolo cabovincoli e la visione della PA. D. Insomma né fautrice taggio. Spesso l’inefficienza è figlia della demotivazione, che del mercato, né purista? R. Chi vorrebbe solo priva- si può debellare stabilendo tizzare, trascura il concetto dii nuovi obiettivi, rispettando le demanio pubblico inalienabi- persone con cui si lavora, prele, senza il quale non sarebbe miandole ma anche sanzionanpossibile la tutela patrimonio. dole. Sa cosa fece Ronchey, da I coccetti, cioè, non si possono poco arrivato al ministero? D. Racconti. mettere in vendita. Le vestali R. I commessi si presentadei beni culturali, però, non possono restare prigionieri vano al lavoro indossando madell’idea di indisponibilità e gliette sdrucite e pantaloni da di e inalienabilità del patri- contadini addetti all’orto. Ronmonio, perché quel patrimonio chey reintrodusse la marsina, rischia, per assenza di risorse, e appena arrivò pretese per i di consumarsi e estinguersi. commessi un’elegantissima diD. Basta guerre? visa nera con le code. E non era R. Bisogna farla finita col un periodo facile, mi creda, erabellum omnium contra om- no gli anni delle stragi contro il nes: meglio sedersi intorno patrimonio: dalle bombe contro a un tavolo, e ragionare su l’Accademia dei Georgofili a Fiobiettivi comuni a partire da renze a quelle in San Giorgio vincoli chiari. al Velabro, a Roma. D. Lei ha Parigi lo ha D. Però il Collegio rofatto? mano, sede del ministero, R. Altroché. Abbiamo im- doveva ritrovare la sua diposto vincoli draconiani. Una gnità. volta, un nostro partner s’era R. E Ronchey era uno che mosso in autonomia, stabi- telefonava direttamente ai lendo quali imprese e quali funzionari. Anzi, spesso, usciva prodotti portare, senza condi- dal suo studio per andare ad viderli con l’Istituto. aprire la porta all’improvviso D. E lei? degli uffici del Ministero. R. E io minacciai di annulD. La produttività ne belare tutto, spiegando che, in neficiò, immagino. Per finiquel luogo, non si potevano re, devo farle una domanda esporre le lampade del merca- personale, però. to di Piazza Vittorio a Roma, R. Prego. ma solo prodotti di qualità, D. Ricordo le polemiche innovativi e ad alto valore che infuriarono anche sul aggiunto. suo nome, quando il miniD. Patti chiari, amicizia stro degli Esteri, Franco lunga. Frattini, la scelse per PariR. Non si abdica da certi gi. Le si imputava di essere vincoli: le stesse aziende han- la sorella del nostro ambano l’interesse a condividere sciatore a Berlino. Questo un progetto pubblico che offre libro, resoconto di un’imloro la possibilità di servire il presa vera e propria, è un Tricolore, rappresentando l’ec- po’ una revanche? cellenza industriale e artigiaR. Pur essendo calabrese nale italiana. non sono permalosa (ride). D. Questo suo libro può Feci i complimenti agli amici essere una ricetta per l’Ita- del Fatto quotidiano per la loro lia? inchiesta sulla «parentopoli leR. Spero che potrà servire ai galizzata»: anch’io ho in odio i 90 istituti di cultura nel mondo, privilegi e la casta… intendiaanche se non tutti dispongono moci, di sedi prestigiose come quello continua a pag. 10


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