PRIMO PIANO
Mercoledì 14 Settembre 2016
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Giampaolo Pansa: mi laureai con una tesi di 600 pagine, oggi se la cavano con quaranta
I giovani si guadagnino il futuro Ecco perché ho scritto un romanzo sui vecchi (cioè noi) altre storie, a volte romanzate a vani l’abbiamo assai maltrattati. perché lo merita, è chiaro che comandi! GOFFREDO PISTELLI R. Seee, maltratti. Ma se c’è tutta la Ma insomma, Eugenio Scalfari scrive volte no. R. Sì, mi è capitato di riordinare il mio retorica di fare per i nostri figli, per il ancora, a 92, i suoi editoriali domenicali, iampaolo Pansa è tornato in libreria, ma questa non è una archivio - sa che io ogni giorno leggo una futuro. Guardi che io ho scritto una tesi Piero Ottone, suo coetaneo, lo fa anconotizia. Ormai ci ha abituato a mazzetta di 10 quotidiani? – e di leggere di 600 pagine, oggi se la cavano con 40. ra sul Venerdì, mi pare. Li leggo sempre D. E vinse un premio Einaudi, volentieri, sono anziani di ferro. lavori a getto continuo e senza che, ogni anno, 5mila over 65 prendono D. Senta fra i politici che racconmai scadere di tono, per la gioia del suo mogli straniere, spesso le badanti. Ora perché la dedicò alla Resistenza fra Genova e il Po. tava nella prima Repubblica, oseditore, Rizzoli. La novità è che lo fa con Adele ha 12 anni meno di me... R. Sa cosa le dico? Quando vedo un servandoli col binocolo nei grandi D. E non mi pare che le faccia da un romanzo, Vecchi, folli e ribelli, in cui giovane che non ha cose da fare, mi sen- congressi di partito. non parla di politica, di giornalismo, né badante... R. Infatti. Però io questa schiera di to tremare per lui: non combinerà mai R. Li raccontavo ma non ho mai avuto dei vinti di Salò. “Ma questi ultimi erano sposi maturi la ca- un cazzo. I giovani sono portati in palmo una grande attrazione, sa. giovani”, dice al tepisco. C’è la paura di mano dagli anziani. Poi, va da sé, che D. Sì ma li guardava col binocolo lefono dal suo buen Sa cosa le dico? Quando della solitudine, i vecchi non vogliano cedere il passo. È durante i grandi congressi politiretiro toscano, “e si vedo un giovane che non ha c’è il problema del umano. Solo che ora sentono uno (bip) ci... trovavano nel pieno cose da fare, mi sento tremare sesso. come Matteo Renzi, che si vanta di R. Ah quello erano un Zeiss, allora delle forze. L’esatto D. Appunto, qui rottamare: ma vada fabbricato in Gercontrario degli anper lui: non combinerà mai un di sesso racconta- a quel paese, io rotmania Est. Me lo ziani senza mezzi cazzo. I giovani di oggi sono Su La7, c’era la Meli, una to ce n’è tanto. tamo lui. regalò Alberto di oggi”. Sì perché, portati in palmo di mano daR. Me lo obiettava D. Addirittura. Nicolello, allora appunto, al centro renziana al cubo, una tosta. gli anziani. Poi va da sé, che i un po’ anche Adele, R. Certo, se le incapoufficio stampa di questo libro, c’è C’era anche Roberto Speranvecchi non vogliano cedere il mentre lo scrivevo. teressa, scriva pure, alla Fiat. Sa, allora la terza età, anzi la za, un giovane su cui Bersani passo. E’ umano. Renzi dice Ma è una questione che voterà No al renon c’era la crisi e, vecchiaia come preconta molto. La Meli disse che vera, perché, per i ferendum. a Natale, le aziende cisa lui, da sempre che vuol rottamarli. Ma vada chi votava No era un malato maschi soprattutD. Fatto. Ma lei facevano qualche allergico al politicaa quel paese. Io rottamo lui to, affrontare quel trova che ci sia strenna. di mente. E quello, zitto, non mente corretto. tipo di declino è uno davvero una retoD. E allora, fra i Domanda. Panha replicato. Sembrava un politici attuali? sa, un libro sui vecchi, una sorpre- shock. Guardi che ne ho parlato con ge- rica giovanilista giovanottino portato al borriatri, mi sono documentato. E il Viagra in Italia? R. Di Renzi le sa. Ma perché questa scelta? dello dagli amici che, davanti R. Certo che c’è. E ho detto. Ma gliene Risposta. Intanto questo libro, in è stato una grande invenzione. alle donne discinte, rimaneva D. Gli dedica un capitolo. ho cercato di smondico un altro. Gioqualche modo, rimedia un’assenza. fermo in un angolo R. Certo anche se non lo uso, per ora tarla con questo vane pure lui. D. Vale a dire? D. Prego. R. Sui giovani sulle donne sul fem- non ne ho bisogno. Mi ricordi la sua età, libro. D. Che anziaR. L’altro giorno minismo, sugli omossessuale, sui de- Pistelli? D. Io ho 53 anni. ni ha incontrato nella sua vita, a La7 c’era Maria Teresa Meli del linquenti, ma non ci sono libri sugli R. Beh lei non ne ha bisogno. Pansa? Corriere della Sera.. anziani. D. Spero per molto ancora. R. Guardi, il primo con cui ho avuto D. Non giovanissima, direi... D. Secondo lei, per quale moR. E mica vora che fare è stato R. Mi faccia finire. La Meli mi piativo? Giulio De Bene- ce, è una renziana al cubo, ma è una R. La vecchiaia fa paura, anche molta, rà negare la sua Gli anziani non sono affatto detti, mio primis- guerriera, e a me le combattenti sono persino a chi ne è lontano. A me che ci stessa possibilità, a un soggetto di moda: l’anziano simo direttore a La sempre piaciute. Collegato da fuori quelli che hanno posono dentro no davvero. rompe, si lamenta, pretende Stampa. Un anzia- studio c’era Roberto Speranza, un D. Vabbè lei, vecchio anagrafica- chi anni più di lei? no vero. giovane su cui la sinistra bersaniana mente, batte i trenta-quarantenni (ride). Io comunque di sapere tutto. Non vuole D. Il mitico Gi- conta molto. il Viagra ce l’ho: è la a iosa. accettare l’età che il Padrebidì, coi capelli D. È il capo di Area riformista, la R. Se il Padreterno me lo consente, scrittura. Ho scritto terno gli ha concesso. E poi all’umberta. corrente antirenziana e pro-Ditta. il prossimo 1 ottobre, faccio ottantuno 62 libri e sono stati ha il terrore di ammalarsi. Ha R. No, aveva il R. Ora la Meli, in studio, a un certo anni, Pistelli. Otto, uno. Anzi, sa quando tutti libri che ho voanche paura di diventare di ciuffo, il ciuffo lun- punto, ha detto praticamente che chi mi è venuta l’idea di questo libro? L’anno luto, non mi hanno nuovo povero, perché la bango. E aveva 70 anni votava No... scorso, perché, per gli 80, tutti mi faceva- mai imposto cose quando mi assunse D. Come Speranza... no gli auguri. E auguri di qui, e auguri che mi annoiassero. ca ti frega, come, ad esempio, e io, essendo stata la R. ...era un malato di mente. E quello di là, tanto che io rispondevo: “Eh che Al mattino, devo acnel caso dell’Etruria fine degli anni 60, si zitto, non ha replicato. Ma come si fa? cazzo, dovreste farmeli se diventassi mi- cendere il pc e metè no 25. Mi convocò M’è sembrato il giovanottino poratto in lionario al Superenalotto, se vincessi lo termi alla tastiera. D. Su questo elogio del sesso seni- in redazione, a Torino, col segretario di un bordello dagli amici e che, dinnanzi scudetto. Che sarà mai. Invece... le, qualcuno la criticherà: non è più redazione, il professor Fausto Frittit- alla regazze seminude, rimanesse fermo D. Invece? ta. Non mi sbagli questo nome, Pistelli, in un angolo. Un giovane politico quotaR. Invece mi sono reso conto, e quella umana la pace dei sensi? R. Ma codesta è un’ipocrisia assurda, Frit-tit-ta, era un campione della steno- to. Siamo un paese pronto per essere godata me l’ha confermato, che gli anziani vernato dai Carabinieri e dalla Guardia non sono affatto un soggetto di moda: anzi la pace dei sensi fa ridere. Se met- grafia. D. Controllo con Google, promet- di Finanza. Anzi a Roma... l’anziano rompe, si lamenta, pretende di tiamo i sensi in pace vuole dire che non D. A Roma? saper tutto, non vuole accettare l’età che scandalizziamo più un per politico che to. Ma come andò, quel primo sconR. A Roma dove Virginia Raggi, il Padreterno gli ha concesso di avere. È ruba? Per un matto che fa lo stalking? tro generazionale? Per un pedolifilo? chiaro, il vecchio non piace. R. Mi chiese quanto guadagnassi un’altra giovane, per quel tira e molla D. Lei dice che la pace dei sensi all’Istituto Feltrinelli. Gli risposi, mi con tutti questi, convinti d’esser politiD. Quindi lei ha scritto quasi per non può essere selettiva. reazione. pare, 59mila lire. Lui disse, guardando il ci, Grillo, Di Maio, e come si chiama R. Eh certo. La segretario: ‘Facciamo 100 perché si deve quell’altro, quello della motocicletta. R. Ho voluto dire vita è fatta di tante trasferire da Milano a Torino’. E siccoche, durante la vecD. Alessandro Di Battista. I giovani debbono capire che cose diverse. E co- me feci un’espressione strana, che però chiaia, la vita contiR. Ecco Dibba. Dicevo la Raggi se ne nulla verrà loro regalato, che munque, nel libro, era di stupore positivo, Gibidì, sempre deve andare. Però non può tornare il nua. Ho pensato di si dovranno conquistare tutto, parlo anche delle rivolto a Frittitta dicendo: “Ecco, questi prefetto Tronca. raccontare momenti molte paure che giovani non sono mai contenti. Facciamo belli e meno brillanD. Che non è giovane, diciamo. anche l’aria che respirano percorrono gli ita- 120mila e dal 1 gennaio prende servizio ti: il terrore di amR. Sì, ma è troppo per bene. Lì ci vuole come, in fondo, abbiamo fatto liani della terza età, in cronaca”. malarsi, la paura di un bel commissario vecchio e autoritaanche noi. Io sono uno che come le dicevo pridiventare poveri, il D. Beh, insomma, nessuno scon- rio, un signore che abbia già fatto tutta tira la carretta tutti i giorni da ma, incluse quelle tro. problema del sesso, la carriera che doveva, che se ne sbatta 40 anni. Ho scritto 62 libri e di diventare poveri, difficile da risolvere. R. Ma per carità. Quando De Bene- di tutto, e li faccia rigare diritti. continuo anche adesso che ho perché la tua banca detti entrava nel salone della redazioMa l’ho fatto in modo D. Insomma, questi giovani non ti frega, come nel ne, con in mano i fogli azzurri e rosa dei li ama troppo. Però gli dia un conlieve, anzi qualcuno ottant’un anni il primo ottobre caso dell’Etruria, o dimafonisti, ci alzavamo in piedi. Tutti. siglio. mi dice che ho scritto prossimo. Otto, uno l’invidia per i gio- Finche lui non diceva: “Signori, seduti”. un libro umoristico. R. Capiscano che nulla gli verrà regavani. D. In effetti c’è Un anziano, comanda. lato, che si dovranno conquistare tutto, D. Qui la voglio. Qua e là, nel libro, una levità che lo percorre longituD. Un istinto? anche l’aria che respirano. Ma ora basta, dinalmente. Le storie di Mario ed si percepisce l’idea che non siamo R. Ma no, il fatto è che se uno non Pistelli, ora mi ha stufato, le ho detto un Elena, che sembrano molto lei e la un paese per vecchi, come diceva arrivato in un posto che occupa, per ra- sacco di cose. Adele Grisenti, la sua compagna quel film dei fratelli Coen. Ma è poi gioni di partito, di camarilla, o metta lei continua a pagina 12 da quasi trent’anni, ma poi tante così vero? Negli ultimi 20 anni i gio- la via tortuosa che le pare, se c’è arrivato DI
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I sindaci, pur di proteggerli, preferiscono rinunciare alle compartecipazioni fiscali
Gli evasori non vanno disturbati Anche se i Comuni li conoscono più facilmente del Fisco DI
FRANCESCO CERISANO
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i sindaci non piace farsi nemici in casa propria. Soprattutto al Sud. Lo confermano ogni anno i dati sui premi riconosciuti ai Comuni per la partecipazione alla lotta all’evasione (si veda ItaliaOggi di ieri). Pochi spiccioli, come sempre, ma non c’è limite al peggio. Nel 2016 i sindaci hanno incassato meno dell’anno scorso (17 milioni contro i 22 del 2015). Eppure i comuni avrebbero, e hanno, maledettamente bisogno di soldi, perché i trasferimenti dallo stato diminuiscono, perché, dopo che Renzi ha cancellato la Tasi, le compensazioni sono state, per molti enti, inferiori alle attese, perché la nuova contabilità impone bilanci più veritieri e non si possono fare più trucchetti. Aiutare il Fisco nell’accertamento e nel recupero delle imposte evase sarebbe un gioco da ragazzi per i sindaci. Perché solo i sindaci, soprattutto nelle piccole realtà, hanno una conoscenza diretta del territorio e della popolazione. Se c’è qualcuno che non paga la retta della mensa all’asilo ma gira in suv, se fanno fatica a incassare l’imu da un multi-
proprietario immobiliare che magari vive di affitti in nero non dichiarati, possono inviare una segnalazione qualificata all’Agenzia delle entrate, tenendo per sé il 100% di quanto recuperato. Un gioco da ragazzi, un’operazione semplice semplice per la quale non servono 007 fiscali o banche dati da incrociare. Basta guardarsi intorno. Eppure nessuno lo fa. O quasi nessuno. Nelle grandi città, dove la spersonalizzazione delle relazioni rende meno compromettenti le soffiate al fisco, le cose vanno meglio. E infatti è Milano aggiudicarsi l’assegno più ricco (2,3 milioni), Genova è seconda con poco più di un milione di euro, Torino terza con 995 mila euro. Ma guai a pensare che tutto il Nord sia virtuoso. Ai dati incoraggianti della Lombardia e dell’Emilia-Romagna (dove si registrano le ottime performance di Modena, Reggio Emilia e Ravenna) fanno da contraltare i risultati piuttosto magri del Veneto. Con Venezia che recupera solo 83 mila euro. Che i venditori di souvenir sul ponte di Rialto si siano improvvisamente convertiti tutti allo scontrino fiscale? Improbabile. Tutti vir-
SEGUE DA PAGINA 11 D. Vecchio, folle e ribelle: è anche un po’ un autoritratto, Pansa? R. Non lo so. Io sono uno che tira la carretta da 40 anni, e diverte. Poi, quando il Padreterno si romperà... D. È la terza volta che lei dice “Padreterno”. R. Ah sì? D. Le ho contate. Significa qualcosa? R. Lei lo sa che io non sono credente. D. Appunto.
Lei lo sa, caro il mio Pistelli, che non sono credente. Però ogni sera mi rivolgo a un Gesù Bambino in legno, con la barba, regalo di uno scultore valtellinese, Giovanni Thoux, ti-acca.o-u. ics. E sa che cosa gli chiedo? Che ci custodisca, me e Adele, e ci faccia svegliare bene l’indomani. Dopodiché sarà quel che sarà
tuosi anche a Firenze, verrebbe da dire, visto che il bottino di evasione accertato ammonta a soli 86 mila euro. La vicina Prato invece ne incasserà 533 mila, ma i cinesi, si sa, serbano meno rancore dei commercianti di Ponte Vecchio. Nel Meridione, fatta eccezione per Reggio Calabria (397 mila euro) gli incassi dei pochi comuni che si sono mossi sul fronte della delazione fiscale ammontano a qualche centinaia di euro. E ci sono anche assenti
illustri come Napoli e Bari che non hanno recuperato nemmeno un centesimo dalla lotta all’evasione. La maglia nera va indiscutibilmente alla Puglia dove solo otto comuni hanno recuperato qualcosa, ma cifre irrisorie nell’ordine di poche centinaia di euro: 650 a Ostuni, 850 a Lecce, 150 a Ugento, 100 a Monopoli. Il comune più virtuoso è stato Panni, 795 anime in provincia di Foggia che ha recuperato 1.244 euro. Il suo capoluogo, che di abitanti ne fa 152 mila,
R. Però ogni sera mi rivolgo a un Gesù Bambino in legno, con la barba, regalo di uno scultore valtellinese Giovanni Thoux, ti-acca-o-u-ics. D. E che cosa gli chiede? R. Che ci custodisca, me e Adele, e ci faccia svegliare bene l’indomani. Dopodiché.... D. Dopodiché? R. Dopodiché sarà quel che sarà. © Riproduzione riservata
non ha incassato nulla. Eppure tra qualche settimana, quando la sessione di bilancio entrerà nel vivo, puntuali inizieranno le lamentazioni dei primi cittadini contro lo stato centrale cinico e baro che con i suoi tagli mette a rischio la chiusura degli asili e dei centri anziani, la manutenzione delle strade e dei giardini pubblici. I soldi ci sarebbero, basterebbe solo smetterla di far finta di non vedere. E aver il coraggio di farsi qualche nemico.
CARTA CANTA
Dagli Agnelli un addio all’Italia votato all’unanimità DI
È
ANDREA GIACOBINO
stata votata all’unanimità dai 19 presenti la fusione transfrontaliera della Giovanni Agnelli & C., accomandita degli Agnelli-Elkann che controlla Exor, nella newco di diritto olandese Ga Bv che poi cambierà nome in Giovanni Agnelli Bv. Lo riporta il verbale della riunione degli azionisti svoltasi lo scorso 3 settembre a Torino davanti al notaio Ettore Morone. La riunione, guidata da John Elkann nella sua qualità di presidente del consiglio degli accomandatari ha constatato la presenza di soci che in proprio o per delega rappresentavano oltre 3,4 milioni di azioni ordinarie sui 3,7 milioni totali e oltre 34mila zioni di categoria B. Erano presenti gli accomandatari Alessandro Nasi, Maria Sole Agnelli e Gianluca Ferrero, assenti giustificati Andrea Agnelli, Tiberto Brandolini d’Adda e Luca Ferrari de Gubernatis Ventimiglia. La fusione avviene tramite emissione da parte della newco olandese di una azione ordinaria, del valore nominale di 50 euro, per ogni ordinaria della sapa italiana e una azione di categoria B senza diritto di voto, dello steso valore nominale, per ogni identica azione di questa categoria della incorporata. Al termine della votazione Elkann ha messo a verbale che capitale e riserve della incorporanda ammontano a oltre 1,4 miliardi. Alla riunione oltre agli accomandatari hanno partecipato in qualità di soci, alcuni dei quali muniti di deleghe, Vittorio Avogadro di Collabiano, Benedetto Camerana, Daniele Camerana, Nicolò Camerana,
Oddone Camerana, Vittoria Camerana, Virginia Campello, Edoardo Teodorani-Fabbri, Clemente Ferrero Ventimiglia, Gianluigi Gabetti, Tiziana Nasi, Delfina Rattazzi, Lupo Rattazzi, Giacomo Delorenzi e Luigi Frigerio.
I film sono indigesti per i fratelli Elkann I “buoni film” non bastano nemmeno ai fratelli Elkann. Qualche settimana fa, infatti, Ginevra Elkann nella sua qualità di presidente e azionista della Good Films, casa di produzione e distribuzione cinematografica, ha guidato un’assemblea straordinaria della società svoltasi a Roma davanti al notaio Giorgio Perotta che aveva a tema la situazione patrimoniale allo scorso febbraio da cui sono emerse perdite per oltre 1,66 milioni di euro dopo che il 2015 si è chiuso in roso per circa 1,1 milioni, decisamente peggio dei 232mila euro di passivo del precedente esercizio. Occorreva dunque correre ai ripari e così è stato fatto: le perdite sono state dapprima ripianate attingendo parzialmente alle riserve, poi azzerando il capitale sociale di 100mila euro, utilizzando un versamento a fondo perduto e infine aumentando il capitale sociale a un milione. A quel punto chi ha sottoscritto sono stati solo Ginevra con 850mila euro e la Laps To Go Holding del fratello Lapo per i restanti 150mila euro. Dal capitale della Good Films sono usciti così due soci fondatori: Francesco Melzi d’Eril che aveva il 30% e la Wilsise col 10%, società di Lorenzo Mieli, figlio di
Paolo, presidente di Rcs Libri. Il 2016 della società dovrebbe essere migliore, visto il rinnovo dell’accordo triennale con Sky tanto che Melzi d’Eril, amministratore delegato uscente, nella sua ultima relazione sula gestione del bilancio 2015 parla di «previsioni, stimate con la massima prudenza, nettamente positive», ma sottolinea anche «l’esigenza di risorse finanziarie» per predisporre un nuovo piano di sviluppo. Nel 2015 i ricavi di Good Films sono diminuiti a 4,3 milioni dai 6 milioni dell’anno prima a causa di incassi sotto le aspettative tra cui la pellicola «Il segreto dei suoi occhi», che pure vedeva sul set due stelle come Julia Roberts e Nicole Kidman. A giugno «Anime nere» ha vinto 9 David e da settembre la società ha distribuito film che hanno superato tutti le 100mila presenze e, tra questi, «Non essere cattivo», che però ha mancato la candidatura all’ultimo Oscar come migliore film straniero. Nel consiglio di Good Films, usciti Mieli e Melzi d’Eri, è entrato Andrea Tessitore, manager vicino a Lapo.
Giancarlo Vacchi deve ringraziare il cugino Lo scatenato “dancer” estivo, l’imprenditore bolognese Gianluca Vacchi, deve ringraziare il più compassato cugino Alberto che guida l’azienda di famiglia, la quotata Ima. È grazie infatti al dividendo di 16 milioni di euro proveniente da Ima se Cofiva Holding (Ch), cassaforte di Vacchi, ha chiuso il 2015 con un utile di 14,6 milioni andato a ripianare gli oltre 9,7 milioni di perdite accumulate negli anni scorsi. In Ch
oltre ad azioni proprie per 13,1 milioni, ci sono terreni e immobili per 5,4 milioni e partecipazioni per 10,6 milioni. I terreni sono quelli del golf a 9 buche di Casalunga, a Bologna, attualmente in vendita; mentre le partecipazioni sono il 99,9% della lussemburghese Cofiva Sa (azionista di Ima), il 65% di Boato Holding (finanziata da un pool di banche con in testa Unipol banca), il 100% di Lamp srl e GVLifestyle srl e il 25% di First Investments, finanziata dal Banco Popolare. Con un patrimonio netto di 26,3 milioni la holding di Vacchi è però indebitata per quasi 45 milioni. Di questi 14,7 milioni sono quelli che l’imprenditore ha preso a prestito dalle banche dove figurano mutui residui erogati da Carisbo, da Banca di Bologna proprio per l’acquisto del golf felsineo e un altro mutuo di 6 milioni erogato nel 2012 dalla Banca Popolare di Vicenza. Di questo finanziamento, ottenuto per comprare un immobile a Porto Cervo diventata la sua residenza estiva, Vacchi doveva restituire 2 milioni nel 2015, ma non lo ha fatto. Perché? «Il mancato pagamento – dice la nota integrativa – è connesso all’effettuazione da parte di Cofiva Holding di alcune analisi peritali sui rapporti accesi negli anni scorsi con Banca Popolare di Vicenza, dalle quali sarebbero emerse alcune irregolarità». «A tal riguardo la società, oltre ad aver sospeso i pagamenti, ha da un lato provveduto ad inviare alla Popolare Vicenza apposito reclamo contestando i presunti indebiti e, dall’altro, ha attivato rituale ricorso all’Arbitro Bancario Finanziario competente». © Riproduzione riservata