Intervista a Claudio Petruccioli, ItaliaOggi 20 ottobre 2016

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Claudio Petruccioli: costoro sono come i fascisti che, di colpo, se la presero con Mussolini

Vogliono solo che Renzi sparisca Non intendono fare i conti con i loro tanti errori D. Certo. sarebbe in grado di mettere in Pietro Grasso. Per fare l’uniR. Ma poi loro stessi giu- piedi un’alternativa. Sono un ca cosa possibile: raccordare la legge elettorale della Camedicano con una uardi che il ra con quella proporzionale logica decisapremier non del Senato. L’intervento della mente ducesca: lo conosco Gli avversari di Renzi vogliono, Consulta, di tre anni fa, invase vogliono che neppure», sotmolto semplicemente, tornare a il terreno legislativo, con una Renzi sparisca tolinea al telefono Claudio mettere la mani in pasta. Non pendecisione che suscita ancora dalla vita poliPetruccioli, «ci siamo insano infatti, con la proporzionale oggi molte discussioni e pertica. Mi paiono crociati una decina di anni plessità. quei fascisti fa a Firenze, a un dibattito di diventare loro i padroni del tavoD. E il fronte dei vittoriosi che, di colpo, ce sull’informazione all’unilo (non sono mica scemi) ma sanno dovrebbe accordarsi. l’avevano con versità, quando lui era un che, con quel sistema, possono, R. Già, ma non credo che saMussolini, degiovane presidente di Proquanto meno, rientrare nella solita rebbero capaci di farlo, neanche caduto... vincia e io stavo a Viale dinamica: accordi, ricatti, rotture/ con la moral suasion di Sergio D. Q u e l l i Mazzini». Già parlamentare accordi, ricatti, rotture Mattarella e Grasso. che gli voltadel Pci, direttore de L’Unità D. Perché? rono le spalle e, appunto, presidente della R. Le faccio un esempio. Il dopo il 25 luRai, Petruccioli continua a Claudio Petruccioli glio. po’ come quelli della Brexit Consultellum prevede, per osservare la politica con gli R. Esatto. Che urlavano «via che, dopo aver vinto, se la sono il Senato, un sbarramento occhi della passione, che nel che, comunque, vivrà al massidell’8%. Se la immagina una tempo si è temperata sempre mo per altri 15-18 mesi, ossia il Puzzone!», non avendo vo- squagliata. D. Ma ci sono posizioni trattativa fra quelli del No, più al fuoco di idee riformiste. fino alla fine della legislatura. glia di fare i conti coi loro tanti per abbassare quella soglia? Il Negli ultimi anni, ha seguito Mi viene in mente una figura errori, di cui invece avrebbero diverse? dovuto vergognarsi. Oggi, per R. Certo. Il M5s, per dirla 4%? Il tre? Non deciderebbero con dichiarata loro, è così: togli Renzi, togli il col gergo del poker, ha una bi- un beneamato... accidente. simpatia il tenC’è un ceto politico che ha bisoD. E come si chiuderebbe danno. L’altro giorno, un caro laterale aperta. tativo di Matteo gno del proporzionalismo, quella partita? amico, Duccio Trombadori, D. Mi spieghi. Renzi, prima di R. Che il Parlamento finirebm’ha scritto una mail appasR. Gli andrebbe bene anche rilanciare il Pd e del funzionamento oligarchico sionata. se precipitasse tutto e si an- be per decidere sotto dettatupoi di governare del potere, del contrattualismo in D. Il critico d’arte. A che dasse a elezioni rapidamente, ra della Corte Costituzionale, il Paese. In ogni cui nessuno perde e nessuno vince di nuovo. Quindi proposito? caso, è uno dei e tutti giocano al tavolo della i filistei, gli inteR. Sulle riforme, dicendomi pochi politici della Se Renzi lasciasse, sarebbe sostispartizioni di vario tipo. L’Italicum gralisti difensori che lui sarebbe favorevole, se prima repubblica, tuito da un governo presieduto della Costituzione ci fossero riformisti seri come capace di guardaera un alibi: ora che il premier da Pietro Grasso col compito di come fosse Fort me, bontà sua. Ma con Renzi, re all’oggi senza si è detto disposto a modificarlo, Alamo, otterrebno. spirito di revanraccordare la legge elettorale della nessuno ne parla più, ha notato? bero come risulD. E lei che gli ha rispoche o nostalgie. Camera con quella proporzionale tato il passaggio sto? Domanda. Pedel Senato. Il Consultellum prevede dalla repubblica R. Che questo significa ritruccioli, ormai il dibattito retorica, l’hysteron proteron. uno sbarramento dell’8%. Se la parlamentare a D. È greco, materia per le nunciare a ragionare. sul referendum, dal destiimmagina la trattativa fra quelli quella giudiziaD. Torniamo a quelli del no personale di Renzi, s’è mie figlie, che hanno fatto rio-tecnocratica; No. Quali sono le regioni spostato sul giorno dopo il il classico. Che significa? del No per abbassare quella soglia? un passaggio R. L’inversione fra il fat- vere? voto. Ossia che succederà Sarebbe tutto bloccato, subito storico. R. Quelle che ha detto bene esattamente il 5 dicembre, tore meno importante, che D. «Giudiziaquale che sia il risultato. viene portato in primo piano, Arturo Parisi, nella vostra inAnche Arturo Parisi l’ha rispetto a quello decisivo che tervista: un ceto politico che anche con queste leggi, con il ria», mi è chiaro, ma perché fatto, da queste colonne, finisce sullo sfondo. Sta acca- ha bisogno ancora del propor- Pd che si troverebbe nel ma- tecnocratica? zionalismo, del funzionamento rasma e il centrodestra messegnalando che, in caso dendo questo. R. L’ha letta l’intervista a D. Vede una soluzione? oligarchico del potere, del con- so male. Oppure, come hanno Mario Monti, ieri (l’altro ieri di vittoria del No, vede R. Guardi una, paradossale, trattualismo in cui nessuno già chiesto, sarebbero conten- per chi legge, ndr)? Il senatore all’orizzonte il proporzioci sarebbe. È una fantasia, non vince e nessuno perde e tutti ti anche di una nuova legge è uno che pesa al milligrammo nalismo giocano al tavolo delle spar- elettorale proporzionale, che non solo le parole, ma anche le Risposta. L’ho letta, un suggerimento. D. Avanti. tizioni di vario tipo. Usano il permetterebbe quell’intervista. Molte ragioR. Che Renzi, a 15 giorni collante del «via Renzi», ma loro di stare alla ni di Arturo, sono le mie. È Finirebbe che il parlamento decievidente, tuttavia, che questo dal 4 dicembre, dicesse: lascio queste sono le ragioni vere. finestra e di non derebbe, ancora una volta, sotto L’Italicum era un alibi: ora che allearsi con nesesercizio vale soprattutto se la politica, vi saluto. dettatura della Consulta. Quindi D. E che accadrebbe? il premier si è detto disposto a suno. vince il No. R. Che quelli del No dovreb- modificarlo, nessuno ne parla D. Perché, se le riforme D. E gli altri? i filistei, gli integralisti difensori più, ha notato? venissero confermate? R. Gli altri, i della Costituzione come se fosse D. Poniamo D’Alema, i BerR. Beh, in quel caso la Fort Alamo, otterrebbero, con il che vincano, sani, i Parisi, vostrada di Renzi è chiara: agCi sono due partiti: uno vorrebbe No, il passaggio dalla repubblica che succede? giustamento eventuale della gliono rimettere Renzi appeso a testa in giù. parlamentare a quella giudiziarioR. Qui entria- le mani in pasta. legge elettorale, visto che ha E l’altro (nel quale ci sono D’Alemo nel campo Non pensano, con fatto recentemente un’apertutecnocratica. Una vera e propria ma, Bersani, Parisi e persino delle previsioni, la proporzionale, ra in questo senso, e poi voto regressione di proporzioni storiche lo stesso Di Maio) che vogliono far e l’autorizzo a di diventare loro alla scadenza di legislatura. chiamarmi il 5 padroni del tavovincere il No ma desiderano che La soluzione di continuità, la dicembre per lo, ma che, con quel sistema, virgole. E nelle sue motivazioni frattura, arriverebbe in caso Renzi resti perché non saprebbero c h i e d e r m e n e rientrerebbero nella dinamica per il No... di bocciatura di quelle modicome costruire un’alternativa. Sono conto. fiche costituzionali. solita: accordi, ricatti, rotture/ D. ...che non c’entrano come quelli della Brexit che, dopo D. Lo metto accordi, ricatti, rotture. D. Appunto. E che cosa con la riforma, ma sono aver vinto, se la sono data a gambe in agenda. accadrebbe? D. E Renzi, in tutto que- un giudizio su Renzi... R. Nel No ci sto? R. Mi fa dire una cosa priR. Esatto. Nelle sue parole sono due partiti: ma? R. Da quello che osservo, e c’è tutta la sfiducia verso la D. Ci mancherebbe. bero finalmente fare i conti col quelli che vorrebbero Renzi se non mi sbaglio nel giudicar- politica. Per lui, a prendere appeso a testa in giù, stile lo, non continuerebbe a gover- le decisioni che contano, deR. Anche questo spostamen- merito di questa vicenda. to, dal merito del referendum D. Ci sono tanti suoi ex- Piazzale Loreto, e quelli che nare, in caso di sconfitta della vono essere gli organi giurialle conseguenze politiche del compagni, là in mezzo. vorrebbero che continuasse. riforma. Non accetterebbe di sdizionali, di vario ordine e Fra questi ci sono Massimo far finta di niente. Senza scon- grado, oppure gli esperti e i voto, può risultare deviante, Come li vede? visto che mette sullo stesso R. La cosa singolare è che D’Alema, dopo molte oscilla- quassi, salirebbe al Quirinale e competenti. Come lui, che è piano cose diverse, ossia cam- accusano il premier d’ave- zioni, ma anche Pier Luigi si dimetterebbe. diventato senatore a vita e biamenti che produrrebbero re, per così dire una cultura Bersani, Stefano Parisi, lo D. Dopodiché? Un gover- presidente del Consiglio per effetti per decenni – e sarebbe «ducesca»: sa la polemica del stesso Luigi Di Maio per cer- no del presidente? questo. così anche se fossero accanto- «capo», di «quello che coman- ti versi. E tutti lo fanno perR. A guida, immagino, delnati - e la sorte di un gabinetto da» e via dicendo... ché, se Renzi cadesse, nessuno la seconda carica dello Stato, continua a pag. 6 DI

GOFFREDO PISTELLI

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Se nei panni di Renzi oggi ci fosse Bersani, Gotor e Speranza sarebbero presidenzialisti

Dipende da chi è il semi tiranno Il Cav se la prende contro le sue posizioni d’un tempo SEGUE DA PAG. 5

Vignetta di Claudio Cadei MARCO BERTONCINI

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a coabitazione degli oppositori alla riforma costituzionale produce due effetti, entrambi negativi per chi sostiene il no: si svolgono manifestazioni andando a braccetto con avversari dichiarati; si usano argomenti mescolati alla rinfusa, confondendo temi di destra con motivi di sinistra. La confusione che si genera, sia fra persone sia fra propagande, rischia d’indispettire elettori che sarebbero propensi a scrivere no sulla scheda e che restano sconcertati. Ovviamente sono soprattutto i militanti nel fronte del sì a denunciare le incongruenze del cartello avverso. Esempio clamoroso è l’insistenza sull’uomo solo al comando, sulla deriva autoritaria, sui rischi per la democrazia, sullo strapotere del capo del partito vincente alle elezioni. Che una tesi simile venga sollevata da sinistra è comprensibile: il presidenzialismo è sempre stato largamente avversato in quei settori. Basterebbe tornare alle accuse, agli sberleffi, alle contestazioni, ai dileggi lanciati da sinistra, e non solo, contro la proposta di nuova repubblica lanciata da Randolfo Pacciardi negli anni Sessanta per capire l’allergia che l’ipotesi di un capo dello Stato a elezione popolare trovava diffusamente. Vi furono poi eccezioni: basti citare Bettino Craxi. A destra, invece, il tema attecchiva. In ogni modo l’avversione da sinistra è oggi strumentale: la circostanza che l’uomo solo sarebbe Matteo Renzi sconvolge i suoi contestatori. Se, per mera ipotesi, segretario del Pd fosse ancora Pier Luigi Bersani e reggesse il governo, si può star certi che molti fra quelli che nel Pd oggi esternano timori sulla possibile dittatura terrebbero la bocca chiusa. Cominciando da Miguel Gotor e arrivando a Roberto Speranza. Che adesso a prendersela con la supposta semi tirannia instaurabile da Renzi, qualora passasse la riforma costituzionale, sia addirittura Silvio Berlusconi, riesce paradossale. È ancor più grotte-

sco che, insieme, il Cav rilanci con ostentata convinzione l’ipotesi dell’elezione diretta per il capo dello Stato, fra l’altro con la consueta, ventennale e voluta incertezza su presidenzialismo (Stati Uniti) e semipresidenzialismo (Francia). I maligni potrebbero asserire che si tratti di pura invidia, perché l’ipotesi di una guida autoritaria del Paese piacerebbe, eccome, a Berlusconi se fosse lui ad assidersi di nuovo a palazzo Chigi (o ascendere al Quirinale). In ogni modo questa critica Berlusconi farebbe meglio a lasciarla alle urla di Matteo Salvini o alle invettive di Massimo D’Alema. Ne guadagnerebbe più convinte adesioni.

D. La terza repubblica sarebbe tecnoD. Tant’è vero? giudiziaria. Un’immagine suggestiva, R. Che c’è un pezzo di opposizione interna Petruccioli. E inquientante. dem, che vorrebbe abbassare il premio di R. Una repubblica che potrebbe andar bene maggioranza dell’Italicum perché comunanche al M5s. Non è affatto incompatibile que non si arrivi mai al 50%, e che chi vincol suo «uno vale uno». ca sia sempre e comunque condannato alla D. E perché? coalizione. Un tentativo subdolo. R. Guardi Roma. Più la sfida è difficile e D. La cultura del cespuglio. È la corpiù cercano i curricula. Di chi? Di magirente agreste, diciamo. Ma lei, Petrucstrati e di competenti, vedi l’imprenditore cioli, cosa vede in giro? Massimo Colomban, che hanno scelto R. Da pensionato mi spingo ogni tanto in come assessore alle centro, a Roma, in partecipate. quelle trattorie che, Mario Monti è uno che pesa al D. Molti magistrati intorno a Palazzo milligrammo non solo le parohanno detto di no. Madama, sono abiR. Ma non è detto che, tualmente piene di le ma anche le virgole. E che trattandosi del goversenatori. cosa ha espresso sul Corsera? no nazionale, altri conD. E c h e c o s a Tutta la sua sfiducia verso la tinuino con gli stessi nota? politica. Per lui infatti debbodinieghi. R. Vedo che c’è un no prendere le decisioni che D. E il Pd che cosa interesse, vivo e vifarebbe? tale, a che quell’ascontano gli organi giurisdizioR. Se si votasse nelsise rimanga e che nali oppure gli esperti, la primavera 2017, al quei 315 posti non i competenti. Come lui, Nazareno dovrebbero vengano aboliti, inche è diventato senatore fare il congresso. Lì vevece che diventino, e premier per questo dremmo se si spacca o per il terzo che rese regge: io credo che sterebbe, appannagRenzi rivincerebbe le gio di altri, gente che primarie. Certo che cambierebbero molte con loro non c’entra niente. Ognuno coltiva cose. ancora questa idea, di poterlo riavere quel D. Ossia? laticlavio; la condizione è, ovviamente, che R. Con una legge elettorale proporzionaquei posti siano messi ancora a concorso. le, la clausola del segretario che diventa Faccia la riprova, Pistelli, vada fra quei candidato premier, non avrebbe più senso. tavoli. Renzi dovrebbe farci i conti. E dovrebbe D. Lei dice che fra una fettuccina e prepararsi alla mediazione infinita con una gricia si vede? l’altra sinistra, con altri soggetti più picR. Caspita se si vede. coli di un’eventuale coalizione. Numeri che twitter @pistelligoffr saranno molto difficili. Tant’è vero... © Riproduzione riservata

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ON THE ROAD, NOTE DI VIAGGIO FRA I MEDIA DI MARIO SECHI

All’Italia fanno male i problemi europei DI

MARIO SECHI

Titoli. Quanti voti porterà a Renzi l’appoggio di Obama al referendum costituzionale? Molti, pochi, forse nessuno, potrebbe perfino avere l’effetto contrario. Siamo in una terra incognita e il precedente della Brexit è un memento: il presidente americano si schierò per il Remain, resta, il risultato fu che vinse il Leave, vai, con il 51,9 per cento dei voti contro il 48,1. Cameron si dimise e cominciò tutta un’altra storia con Theresa May al numero 10 di Downing Street. È comprensibile la retorica impaginata sulla giornata renziana alla Casa Bianca. Il Corriere della Sera registra in forma burocratica: «Riforme, Obama con Renzi»; Repubblica introduce il tema della stabilità: «Obama-Renzi, abbraccio alla Casa Bianca. Serve il sì al referendum, lui deve restare»»; Il Messaggero (caffè ar vetro) fa un titolo iperbolico: «Referendum, Obama vota sì»; Libero se la gioca con un refrain musicale: «Tu vuò fa l’americano»; La Stampa cerca un fatto concreto – e lo trova – in mezzo alla liturgia dell’amico americano: «Obama a Renzi: più impegno in Libia»; ll Manifesto fa un titolo dei suoi: «No, We Can»; L’Unità batte la notizia: «Obama con Renzi: Il

Sì aiuta l’Italia»; Avvenire, giornale dei vescovi, declassa l’incontro a seconda riga del sommario d’apertura e apre sulla battaglia di Mosul, in Iraq. È la gioia di un giorno. Ma quale sarà la reazione dell’elettorato in Italia? Passati i titoli, comincia un altro film e la sceneggiatura è influenzata dall’impatto della politica estera dell’amministrazione Obama, dal sentimento di incertezza e smarrimento diffuso in Europa, dalla visione del caos in Medio Oriente e in Nord Africa (leggere alla voce immigrazione), dalle tensioni con la Russia di Vladimir Putin che, per una parte non marginale dell’opinione pubblica occidentale, appare come una figura carismatica, dal ruolo della Nato i cui fini (oggi a dire il vero incerti) cominciano a essere messi in discussione. Un tempo per un politico europeo un solido rapporto con la Casa Bianca era un’importante assicurazione di longevità politica, oggi non più. Contano i problemi interni di un paese e se la politica globale non facilita la soluzione, allora si assiste a un ripiegamento, parola d’ordine: indietro tutta. Serve altro? Greci, ungheresi, italiani, polacchi e francesi si allontanano dalla globalizzazione e pensano che la soluzione sia «in casa». Quale?

Non si sa. Ì questo lo smarrimento. Ripensate alle nazioni citate: la Grecia è uno stato in bancarotta tenuto in piedi dagli aiuti europei; l’Ungheria alza il filo spinato ed è guidata da un leader ultra-nazionalista; l’Italia è in continua transizione e ha seri problemi di reddito, occupazione e debito pubblico; la Francia è il grande malato d’Europa con una società divisa e il sogno dell’integrazione tra culture in frantumi. Non è l’America, è l’Europa nella sua crisi senza governance. E’ in questo scenario che l’Italia di Renzi e anti-Renzi (siamo arrivati a questo, con il referendum) si scontra in una lotta tribale dove le virtù della parola, del dibattito civile, del confronto, si vanno disperdendo tra i boatos dei social senza pensiero. Mancano 46 giorni al voto del 4 dicembre e i toni di entrambi gli schieramenti sono da Armageddon. David Cameron impostò la sua campagna sulla Brexit con toni sempre più apocalittici. E perse. Ottenne l’appoggio di Obama. E perse. Il Sì in Italia ha dipinto la fine del mondo nel caso di vittoria del No. E ha avuto l’appoggio di Obama. Non sempre la storia si ripete, ma è certo che le sue lezioni non vengono prese sul serio. Buona giornata. Il Foglio. List.it

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