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Sabato 26 Novembre 2016
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Salvatore Merlo: l’esagerata aggressività politica ricorda i momenti duri degli anni Venti
Odore di manganelli multicolori Un tempo erano solo neri, oggi invece sono trasversali D. Ci risiamo? R. Non lo so. So che, dopo alvatore Merlo, cata- quella stagione e la tragedia nese di Milano, classe della guerra, fu poi tutto un 1982, tratta la politica rifiorire, una recuperata grasul Foglio con invi- zia civile, un impegno che pridiabile levità. Non perché la ma pareva perso nel cinismo. svilisca, ma perché la tiene a Avemmo i magnifici anni ’50 e bada, anche nelle sue forme ’60, un progresso infinito, che più iperboliche, con un’invi- pareva inarrestabile. diabile cultura, frutto anche D. E noi, oggi? di una solida formazione. La R. Noi dobbiamo capire racconta senza il pathos degli qual è il nostro fondo. E poi a opposti estremismi: l’invettiva noi manca il soggetto storico, Salvatore Merlo o il servo encomio. Spesso con come lo furono i reduci della ironia. Come quella riservata Grande Guerra. Credo però l’altro giorno ad Alessandro che avremo il nostro scivola- pare però la cosa più normalmente di sinistra che vedo. Ma Di Battista e al suo mi faccia tornare ai nomignoli libro edito da Rize alla sottolineatura del difetzoli. Merlo spiega È la qualità della convivento fisico. come il grillino rinza civile che è precipitata. D. Prego. facci a Repubblica Agli albori del fascismo c’era R. Come si fa dire che Gad di non avergli pubviolenza verbale, tanta, tanLerner ha il naso adunco, che blicato un reportatissima, c’era il manganello Renato Brunetta è un nano, ge, quando stava che si profilava all’orizzonte, che Pier Luigi Bersani è il in Guatemala: «E Gargamella dei puffi? Sono insomma Scalfari c’era lo schiaffo a Toscanini. i toni degli anni ’20, del preaveva niente meno La storia purtroppo, nel male fascismo. che un Di Battima, fortunatamente, anche D. Anche il giornalismo sta originale tra le nel bene, è ciclica nella trincea politica,. E mani, e non lo pubperché, secondo lei? blicò. Pazzo. Non sa R. Perché non ci son più i che si è perso». La intervista avviene quan- mento e poi, la speranza di ri- personaggi grandissimi di do le agenzie hanno da poco vedere il rifiorire. Anche per il un tempo: gli Enzo Biagi, i Giorgio Bocca, gli Indro battuto l’anticipazione di nostro lavoro, Pistelli un déja vu dell’epoca d’oro D. C’è anche il giornali- Montanelli. C’è rimasto solo Eugenio Scalfari. Con loro dell’antiberlusconismo: l’unfit smo in questo bailamme? a un premier italiano da parte R. La nostra professione stavi attento, ti leggevano. D. Interessante, questo di Economist. Matteo Renzi è inquinata e faziosa, spesso se lo becca sul referendum. intollerante. Domanda. Merlo, anD. In quali circorché molto giovane, lei costanze? Gli squadristi moderni sono scrive di politica da una R. Mi riferisco gli incappucciati dei social decina d’anni. Concederà all’uso dei nomignonetwork. L’insoddisfazione che, negli ultimi 3-4 anni, li, al colpire i difetti gira tutta là dentro. Tutti è molto cambiata. fisici delle persone. elementi, questi, che non R. Mi accorgo soprattutto Un po’ come la scrodi un cambiamento, o di una fa di Beppe Grillo, sono certo un carburante del slittamento, se vuole, che ri- paragonata al terprogresso. E c’è forse da auguarda molto il linguaggio, la mine “accozzaglia”, gurarsi che un scoppio ci sia grammatica stessa della poli- già usato dal preperché, dopo ogni esplosione, tica. E lo trovo inquietante. mier verso lo schiesi ricomincia, si riparte D. Perché? ramento del No. R. Perché non si capisce se D. Che non è si è imbastardito il linguaggio esattamente la suo accostamento dell’ogdella politica, trasferendosi stessa cosa, diciamo. alla società, o viceversa. SiaR. Sbagliato paragonarle: la gi alle turbolenze di esatmo, più o meno, all’uovo e alla scrofa è la femmina del maia- tamente un secolo fa. Altri avvicinano i veleni di gallina. Però non questo periodo agli anni posso far a meno ’70, che poi deflagrarono di notare alcune inAnche il giornalismo si è nel terrorismo. quietanti similituinquinato, è fazioso, spesso R. Io credo che allora, quadini, nel linguaggio, intollerante. Mi riferisco, ad rant’anni fa, ci fossero anticornei toni, nelle paroesempio, ai nomignoli. Come le stesse, con altri pi che oggi non ci sono più: si si fa a dire che Gad Lerner ha periodi italiani. sparava, sì, ma c’era la tradiil naso adunco, che Renato D. E quali? zione democratica, c’erano le R. I nostri anni associazioni mobilitate, c’eraBrunetta è un nano, che Pier ’20. no i grandi partiti, il Pci, la Dc, Luigi Bersani è il Gargamella D. Ah beh, alloe c’era un senso di responsadei puffi ? Questi sono i toni ra si scherzava bilità nella classe dirigente del prefascismo poco: più che la italiana, che stesse in politica parola c’era la o nel giornalismo. mano. Anzi, il puD. Oggi? gno. le, c’è pure l’uso offensivo del R. Oggi quella violenza del R. Eh già, ma era proprio genere. primo ventennio del Novecenun modo di stare insieme, la D. Le segnalo che, a que- to è soprattutto verbale, pasqualità della convivenza civi- sto punto dell’intervista, sa da Internet: gli squadristi le, che era precipitata. C’era lei si è già preso del ren- moderni sono gli incappucciati violenza verbale, tanta, tantis- ziano. dei social network. L’insoddisima, c’era il manganello che R. Pazienza, io d’altra parte sfazione gira tutta là dentro. si profilava all’orizzonte, c’era ho sempre più simpatia verso Elementi che non sono certo lo schiaffo a Toscanini. E la questo fenomeno, malgrado un carburante di progresso, storia è ciclica. Renzi non sia simpatico. Mi anzi semmai sono un detonaDI
GOFFREDO PISTELLI
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tore. E forse c’è da augurarsi ralmente per il No. R. Ontologicamente, direi. che uno scoppio ci sia, perché, D. Ma c’è anche Silvio dopo ogni esplosione, si ricoBerlusconi, contro queste mincia, si riparte. D. Ma perché in questo riforme. R. Ed è incredibile, infatti. senso la storia italiana si Dovrebbe votare Sì in onore ripete, Merlo? R. C’è una nostra tendenza alla sua storia politica e invece storica a combattere piccole è per questo No ambiguo, che o grandi guerre civili: siamo punta a un indebolimento di un popolo di tifosi, Leo Lon- Renzi, perché sconfitto possa ganesi, coi suoi fulminanti essere meno spavaldo e quindi aforismi, coglieva questo ca- più disponibile ai patti. D. Un azzoppamento funrattere nazionale, che non ci scrolliamo di dosso. C’è un zionale per farlo venire a eccesso di passioni, si avanza più miti pretese. R. E te lo dicono in cameper spasmi violenti. Non c’è la tranquillità fisiologica del- ra caritatis, cosa che trovo le altre democrazie europee. Per questo sono per il Sì. Anche quarant’anni fa c’era D. Ah, un enviolenza, si sparava addiritdorsement vero e tura, ma c’erano anche gli proprio. anticorpi che oggi non ci sono R. Sono per il più, c’era la tradizione demoSì, perché questa cratica, c’erano le associazioriforma, sarà pure pasticciata, scritta ni mobilitate, c’era un senso maluccio, bisognosa di responsabilità nella classe di interventi succesdirigente italiana, politica e si... mediatica D. Ma? R. Ma mi inquieta questo gruppo eterogeno del No. Sono forti nel triste. D. Si diceva della paludire No, il No ha sempre una potenza espressiva maggiore, de, prima. Che porterebbe ma dov’è la pars costruens di a cosa? Massimo D’Alema, Beppe R. A una parte del No che Grillo e Matteo Salvini? si mette insieme a Renzi in Scrivo da una decina d’anni, funzione antigrillina, ma obma è da quando sono nato che bligandolo a una svolta prosi rincorre la medesima rifor- porzionalista, che andrebbe ma costituzionale e continu- bene anche alla piccola siniiamo avere un sistema lento, stra esterna: tutti si garanfarraginoso. Un sistema che, tirebbero la sopravvivenza nel 2016, è l’unico col doppio parlamentare. E il successivo passaggio parlamentare per parlamento vedrebbe estesa le leggi. E se diciamo No - qui al massimo la rappresentantorno al punto - il mondo non za. Ossia, il contrario di quelci starà ancora ad aspettare. lo che teorizza da vent’anni il D. Che cosa accadrebbe, Cavaliere, tuttavia... secondo lei, se il No vinD. Tuttavia? cesse? R. Tuttavia con la palude R. Si innescherebbe un mec- non governa, si sa. E la frucanismo di impaludamento da strazione crescerebbe, divencui non usciremmo né veloce- tando benzina per la logica antisistema. Quindi Grillo continueC’è una tendenza storica, in rebbe a fare quello Italia, a combattere piccole o che fa. D. Ossia? grandi guerre civili. Siamo un R. Ossia nulla. popolo di tifosi. Leo LonganeGrillo aspetta da si ci ha descritto molto bene. anni che la mela C’è un eccesso di passioni, si matura gli cada avanza per spasmi violenti. tra le mani. SinoNon c’è la tranquillità fisiora ha prosperato grazie agli errori logica delle altre democrazie della sinistra e di europee Berlusconi, che è stato un po’ ucciso mente né facilmente. un po’ no. D. Spieghiamolo. D. In effetti Grillo è staR. All’origine ci sono calcoli to seduto sul bordo del cinici. Ognuno ha un interesse fiume. contingente: D’Alema di conR. Se lei guarda gli ultimi sumare la sua vendetta contro anni, è accaduto questo. Anche il ragazzino che gli ha tolto il la battaglia sui beni comuni, giocattolo, ossia il partito, e l’acqua pubblica, i servizi con lui tutta la sinistra dem. pubblici locali, non l’aveva fatGrillo e Salvini, che coltivano ta lui ma il M5s ci ha messo la loro bolla di malmostosi e sopra la bandiera, a vittoria arrabbiati. avvenuta. D. I quali sono struttucontinua a pag. 8
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Sabato 26 Novembre 2016
Lo staff della Boldrini non sa che si possono bloccare le parolacce che scorrono sul web?
Sono incompetenti o bloccati? Laura Boldrini potrebbe infatti preferire fare la vittima
I
DI
ANDREA FERRARI
n occasione della «Giornata Mondiale per l’Eliminazione della Violenza sulle Donne», la Presidente della Camera Laura Boldrini ha pubblicato un post sulla sua pagina Facebook per mostrare «alcuni messaggi tra quelli insultanti ricevuti nell’ultimo mese» per poi chiedere «questa si può definire libertà di espressione?» Ora, premesso che quelle frasi (con alcuni dei classici epiteti usati per insultare le donne) sono davvero ripugnanti, vanno approfondite alcune questioni. Primo: la Boldrini sa benissimo che in caso di diffamazione può denunciare i soggetti in questione, c’è una lunga casistica che dimostra come i social non godano di «extraterritorialità» rispetto alla legge. Secondo: le pagine di Facebook hanno una funzionalità grazie alla quale gli amministratori possono bloccare determinate parole, una sorta di censura preventiva per evitare commenti con parolacce o altro sulla propria pagina. Lo staff del Presidente della Camera (sette persone di staff personale a 943mila euro l’anno più trentadue che lavorano all’ufficio stampa istituzionale)
non ne è a conoscenza? I casi, a questo punto, sono due: nonostante gli ottimi stipendi, costoro non sono dei validi professionisti e forse sarebbe meglio che la Boldrini assumesse gente più preparata oppure non si vuole usare la funzione della «profanity list» in modo da poter poi fare le vittime? Oltretutto è lunghissima
Laura Boldrini la lista di personaggi famosi (uomini e donne), soprattutto tra i politici, che quotidianamente prendono vagonate d’insulti sul web e quindi la questione sessista non è dirimente. Per qualche cretino (che può essere tranquillamente bloccato e persino querelato) bisogna aumentare la censura? Non eravamo tutti Charlie Hebdo? La questione è di enorme importanza e c’è il rischio che la cosa venga
SEGUE DA PAGINA 7 (...) D. Verso di lui hanno sbagliato in tanti. R. Anche Mario Monti, che è stato un successo tecnico, ha cioè salvato l’Italia dal default, ma è stato un pasticcio politico. E ha sbagliato anche Bersani, incapace di uscire dallo schema della guerra a Berlusconi, incapace cioè di capire che la destra comunque serve. Infatti una gran parte dell’elettorato M5s viene da lì. A volte temo che anche Renzi non lo capisca a sufficienza. D. Senta, immaginiamo che il No vinca. Renzi uscirà dei scena? R. Non penso proprio. Se anche perdesse, proprio per il meccanismo del «tutti contro uno», potrà dire che lui, lui da solo, ha il 40-45% degli italiani con sé. strumentalizzata per mettere in dubbio la libertà di espressione, uno dei principi fondanti della civiltà occidentale. Un timore, questo, legittimo e confermato da un tweet della Boldrini stessa in cui ci annuncia che «La prossima settimana incontreró @Montecitorio vertici @facebook per affrontare insieme la questione del contrasto alla #violenza». La speranza è che quelli di Facebook le dicano anche una cosa del tipo: «Esimia Presidente (o Presidenta, non ci quereli se abbiamo sbagliato l’appellativo), sui cretini in circolazione non possiamo farci nulla e purtroppo la loro madre è sempre incinta, però nel frattempo può dire al suo staff di usare la funzione per bloccare le parolacce».
D. E non avrebbe torto. Resta da capire se, vincendo il No, alla prima impennata di spread, non cali giù la Troika. R. La vittoria del No è inevitabilmente uno scenario di instabilità. Per quanto Economist si sia sforzato oggi (ieri per chi legge, ndr) di dimostrare che non succederà niente, anzi invita a votarlo. In pratica una riedizione del famoso “unfit to lead”, affibbiato a Berlusconi. D. I nemici di Renzi sono gli stessi? R. Maliziosamente si potrebbe dire che l’Italia debole, incasinata, quella della doppia fi ducia, che non trova stabilità, dell’alto tasso di litigiosità, ferma, che l’Italia debole, dicevo, faccia comodo a molti. © Riproduzione riservata
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IN CONTROLUCE
Grillo era un comico, anche piuttosto bravo. Quindi non fa paura, per quanto si sforzi, ma fa ridere, benché reciti la parte del babau DI
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DIEGO GABUTTI
he le parole violente (PS=SS, «serial killer dei nostri figli e nipoti», «fascisti borghesi ancora pochi mesi», scrofa ferita) possano incitare e anzi senz’altro incitino alla violenza è un fatto. Gl’italiani lo sanno per esperienza: le parole, che già sono pietre, ci mettono poco a diventare pallottole, candelotti di dinamite, raffiche di mitra. Dipende, però, da chi le pronuncia. Quando alla violenza verbale, negli anni della guerra fredda, ricorrevano i comunisti, oppure i fascisti, le conseguenze si vedevano subito: stragi sui treni e nelle stazioni, omicidi di poliziotti e magistrati, rapine con morti e feriti, sequestri, «gambizzazioni» (si dovette inventare il termine, perché il fatto, prima che le Bierre lo inventassero e praticassero con un generoso sforzo di fantasia, non esisteva). Tra la sera e il mattino, scritti in grandi caratteri, apparivano sui muri delle case e
delle scuole incitamenti all’omicidio ed elogi del tumulto. Erano «parole» da prendere molto sul serio. Quando a strillare che «la violenza è la levatrice della storia» (o che «la guerra è l’igiene del mondo») erano i discepoli di Marx (o quelli dei duci) l’unica era correre ai ripari perché i tempi stavano pericolosamentevolgendo al peggio. Sotto quelle lune, la violenza verbale era soltanto una parentesi – più o meno breve, più o meno lunga – tra un’esplosione di violenza e l’altra. All’epoca, quando le strade pullulavano di fanatici, all’inizio disarmati ma presto armati fino ai denti, il fanatismo politico aveva basi robuste: le sue chimere di giustizia sociale (sub specie piani quinquennali, plotoni d’esecuzione, campi di rieducazione e tripli urrà-urrà-urrà ai Grandi timonieri) suonavano convincenti, alle orecchie dei civilizzati, come le lusinghe del demonio nelle leggende medievali. Ma adesso? Be’, oggi è tutt’altra
cosa, senza offesa per gl’incitatori di violenza (e per gli allarmisti, pronti a cavalcare un nuovo sondaggio sbagliato). Quando le «violenze verbali» non sono le sparate staliniste di Pietro Secchia, il passo dell’oca dei neofascisti o gli slogan dell’Autonomia operaia ma gli strilli e le sfrenatezze del guru del Movimento ½ Pippa che dà del «serial killer» e della «scrofa ferita» ai suoi avversari politici come si fa a prenderle sul serio? Che conseguenze può avere una sciocchezza, per quanto espressa in termini iperbolici, da imbonitore televisivo di vecchia scuola? Un cattivo maestro, per essere tale, deve avere un minimo di statura intellettuale, anche nefasta e criminogena, mentre qui stiamo parlando d’un tale che dice «sono un ambientale, non un ambientalista» e «intimizzare il senso di colpa». (Intimizzare? Ambientale e non ambientalista?) Ammetto che in giro non manchino gli psicopatici,ma uno psicopatico «ambientale» disposto a
imbracciare un fucile a pompa oppure a indossare una cintura esplosiva per fare strage dei «serial killer» o per dare un misericordioso colpo di grazia alle «scrofe ferite» restie a «intimizzare»il senso di colpa» non si trova facilmente, neppure nel paese che vota in maggioranza (o quasi) per il Movimento ½ Pippa. Beppe Grillo, dopotutto, all’origine era un comico, anche piuttosto bravo. Quindi non fa paura, per quanto si sforzi, ma fa ridere, benchè reciti (senza successo) la parte del babau. No buono, naturalmente. Resta intollerabile che gli elettori italiani abbiano trasformato in un partito (con centinaia di deputati e senatori) quello che in un paese civile sarebbe tutt’al più un carro di carnevale. Ma così è andata. Con la violenza, però, Grillo c’entra niente. Non la provoca (né la provocherebbe, nemmeno se volesse). E neppure ce la risparmia, come ogni tanto si vanta. © Riproduzione riservata