Primo Piano - Febbraio 2021

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a cura di Fabrizia Amaini

COME ERAVAMO

VINO E POESIA, AROLDO MITICA OSTERIA

In via Monte Pegni, a Correggio, fino al 1982 si trovava un’osteria priva di un’insegna e di una chiara denominazione, ma conosciuta, nel passato, come l’osteria “di tri scalein” (l’osteria dei tre gradini). Dal 1957, quando ne assunse la gestione Aroldo Gilioli con la moglie Norma, tutti iniziarono a chiamarla “l’osteria di Aroldo”. Era una locanda che offriva un servizio di vineria e di trattoria. Più di tutto rappresentava un punto di ritrovo per avventori in cerca di compagnia annaffiata con del buon vino, e gli eccessi erano all’ordine del giorno. Si racconta che quando, di notte, l’osteria chiudeva, spesso gli “spiriti allegri” continuassero all’esterno le loro sgangherate esibizioni canore, disturbando le persone che dormivano. Così i bollenti spiriti venivano spenti da frequenti lanci dalle finestre di “bucalein pin ed pésa”, vale a dire di pitali pieni di urina. Nel locale, a disposizione degli incalliti bevitori, erano posti sul bancone uova sode che ufficialmente si diceva servissero a “fare il fondo”, ma che, mangiate intinte nel sale, creavano ulteriore sete. Ogni giovedì veniva cucinato un piatto molto apprezzato dalla popolazione locale: la “buseca”, ovvero la trippa. Diverse famiglie portavano i “pgnatein” (i tegamini) e se la facevano cucinare da asporto. Tutte le mattine davanti all’osteria sostava Pistin, fruttiven-

Ieri, oggi e domani... 38

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dolo ambulante, con il suo biroccio spinto a mano e carico di frutta e verdura. Posizionato il carretto, per far sapere che era arrivato, urlava: “L’è tuta roba mersa!” (è tutta roba marcia!), e poi entrava da Aroldo a bersi un bicchiere di vino. All’uscita, le donne erano scese in strada per i loro acquisti. Nei giorni del mercato o delle fiere arrivava con un sidecar la “Mimi Fioraia”, cantastorie reggiana che, dopo essersi esibita nelle vie di Correggio, veniva nell’osteria a rifocillarsi e a continuare il suo repertorio di canzoni e storie. Negli ultimi anni di gestione, un gruppo di giovani ispirati dalle esperienze bolognesi di Gucciniana memoria aveva preso ad accompagnarsi agli anziani avventori. Bevevano vino, organizzavano serate culturali con letture di poesie e simili. Tra i più assidui frequentatori vi era anche lo scrittore correggese Pier Vittorio Tondelli, detto Vicky. L’osteria ha cessato l’attività definitivamente nel 1982. È stata l’ultima osteria aperta tutto il giorno dove si poteva mangiare e, soprattutto, bere. “Quei tre-quattro vecchietti rimasti lì a ridere e piangere fra i loro bicchierozzi perché la giovinezza non c’è più e questa sì che è disperazione quando ti senti proprio uno scartino che sei lì solo per morire. Ma il trip li prende anche loro e si mettono a

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