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VARIETÀ E DIVERSITÀ

ARTURO MARIA PALLANTI, CASTELLO DI AMA

Padroneggiare la comunicazione, parlare onestamente per arrivare alla sensibilità delle persone, è il mantra di Arturo Maria Pallanti, che oggi gestisce l’ospitalità al Castello di Ama, la tenuta di famiglia.

Nuovi mestieri del vino tra passato e innovazione?

L’offerta e le comodità dell’informatica rendono strategiche la conoscenza e la credibilità delle opinioni dei rappresentanti, il cui mestiere volgerà verso un rinnovamento capace di me ere insieme le implementazioni dei mezzi digitali e il calore del rapporto umano. Come intravede l’evoluzione del conce o di terroir?

La mia sensazione è che da un ‘terroir’ astra o si sia passati ad un’idea che ingloba il saper fare dell’uomo. Anche i vini della zona più vocata possono essere discutibili se la loro interpretazione non rispe a la loro origine; allo stesso tempo, vignaioli coerenti e illuminati possono produrre grandi vini in zone storicamente minori.

Il vino del futuro?

Rispe o ai tempi dei nostri nonni, adesso vediamo il vino non più come una semplice bevanda. La varietà e la diversità di vini saranno i valori da perseguire e in questo, credo che la pratica di classificarli su una base comune sarà rivoluzionata.

Il vino della sua azienda a cui è più legato?

Personalmente, sono molto legato all’idea sposata da Castello di Ama e dai miei genitori, di esaltare il territorio di origine a raverso una filosofia di produzione originale ed autentica. Di cui il nostro Chianti Classico Riserva Montebuoni è una perfe a rappresentazione.

Mastering communication, speaking honestly to touch people’s hearts: this is the mantra of Arturo Maria Pallanti, who now handles hospitality at his family estate, Castello di Ama. How is the wine business changing with innovation and the recovery of ancient practices?

The vast amount of choice and the convenience of digital mean that the knowledge and credibility of representatives is key; their profession is leading to a renewal that will combine the use of digital tools and the warmth of human relationships.

Terroir is returning to the heart of winemaking. How do you see the concept evolving?

My feeling is that rather than an abstract concept of terroir, we’ve shi ed towards an idea that encompasses human knowhow. Even wines from the most ideal areas can be questionable if their interpretation doesn’t respect their origins; on the other hand, a forward-thinking and rational winemaker can produce great wines in historically less desirable areas. Wine in the future?

Compared to our grandparents’ time, today wine is no longer seen simply as a drink. Variety and diversity are the values that will be prioritised going forward, and in that respect, I think the system of classifying wines on a common basis will be revolutionised.

Which of your wines are you fondest of?

Personally, I’m a big fan of the approach followed at Castello di Ama by my parents, which showcases the production area through an original and authentic philosophy. And our Chianti Classico Riserva Montebuoni is a perfect example of that.

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